Prigionia

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15:11 Matono:
  [Verso la montagna dei volti] Passetto cadenzato ed espressione persa per Matono che in questa serena giornata quasi autunnale passeggia per la sezione della foglia, non ha mai esplorato molto questa sezione, in realtà nemmeno le altre se proprio dobbiamo essere specifici. Ancora il tepore del sole si fa sentire e di conseguenza l'abbigliamento piatto e scontato del moro resta il medesimo delle uscite precedenti, tanti vestiti simili o uguali non è che non si cambi mai, Maglia bianca con tre bottoncini lasciati aperti, pantalone scuro lungo ma alzato sopra le ginocchia alla bene e meglio e scarpe chiuse. Non porta con se ninnoli o accessori di sorta, se non il coprifronte del suono ben legato al bicipite destro. Il suo incedere lo porta a ridosso della montagna dei Kage, riproduzione ovviamente dell'originale montagna che si trovava a Konoha riprodotta per il villaggio delle ombre, sebbene non abbia granchè idea di come fosse fatta l'originale, si ferma per un attimo dal suo incedere ad osservare la montagna stagliarsi di fronte a lui, piuttosto distante ancora, ma la sua stazza è sufficiente a svettare su ogni altro particolare del villaggio. Uno ad uno osserva tutte le sculture dei passati Kage della foglia, scrutandone con attenzione i lineamenti scavati nella roccia, cercando quasi di carpire l'essenza di quelle stesse persone, usando la fantasia s'intende. Rimuovendo l'attenzione dai volti di pietra inizia a guardarsi un pò attorno, a parte qualche passante curioso che sembra intenzionato a visitare il monumento, la densità di persone è piuttosto bassa in quella specifica area, ciò lo tranquillizza assai, abbastanza da convincerlo a continuare l'avvicinamento ai volti, l'incedere ora si fa più sostenuto e costante, tagliando abbastanza rapidamente per il prato e puntando ad arrivare proprio sotto alla montagna, cercando con lo sguardo la scala nera che dovrebbe permettere la salita, dunque una volta eliminata la distanza effettiva da essa vi si fermerebbe a circa dieci metri da essa ed alzando il capo all'insù, osservando i faccioni di pietra da sotto. L'intenzione ora sarebbe quella di cominciare la salita, però si premunisce di attendere che una coppia di persone che si appresta a salire giunga almeno a metà strada, giusto per non dover avere qualcuno troppo vicino.

15:27 Furaya:
 Dove potrà mai passeggiare se non per il settore konohano? Sta salendo a sua volta per le ripide scale che conducono al Monte dei Volti, laddove ben undici facce raffigurano quei pochi eletti che hanno potuto governare il paese, chi in buona fede e chi in tutt’altra. Percorre lentamente quei gradini, salendone uno alla volta con attenzione a dove poggia i piedi. Scandaglia la zona con occhiate fugaci, ignorando per il momento gran parte di coloro che hanno deciso di far la stessa cosa. S’è munita d’una camicia bianca dal collo alto, abbottonata sin ad altezza del seno e col colletto sbottonato, ben ripiegato ai lati. Le maniche son lunghe con doverosi polsini anch’essi allacciati come si comanda attorno ai polsi. Al di sotto delle suddette, è posta una coppia di vambracci metallici che ne circonda totalmente l’avambraccio sin quasi al gomito in qualità di protezioni. Le estremità del vestiario citato son infilate in una gonna sottostante a vita alta, la quale circonda inesorabilmente i fianchi della fanciulla. È nera con dei bottoni dorati posti sulla destra e fungenti da chiusura ermetica dell’indumento. Essa giunge a metà coscia, lasciando il resto delle flessuose gambe ben in vista eccezion fatta da metà stinco in giù. Qui, infatti, prendono posto un paio d’anfibi dalla suola alta, al cui interno son stati sistemati degli schinieri in modo che, come i vambracci, fungano da protezioni per le inferior leve. C’è ovviamente da considerare anche l’equipaggiamento del quale non fa letteralmente mai a meno. La vita è circondata da una cintura in cuoio nera e piuttosto spessa, al cui fianco mancino viene agganciato un fodero contenente la sua fedelissima katana – l’unica rimasta. Attorno alla coscia destrorsa, poco sotto l’indumento citato, v’è anche posizionato una tasca porta kunai e shuriken avente al suo interno ben tre kunai. Sul gluteo posteriore dall’opposto lato, sempre agganciata alla cintura di cui sopra, prende posto un’ulteriore tasca porta oggetti avente al suo interno tonici di recupero Chakra e coagulanti, qualche fuda contenente dei tronchetti. Al polso mancino, nascosto dalla manica della camicia, vi ha posto un fuda esclusivo nel quale ha sigillato la frusta che, di recente, ha optato come arma a discapito di spade più grosse della propria figura che, al momento, non riesce neanche ad usare come vorrebbe. Tra i capelli rosei, incurante del tempo e della società attuale, splende il suo coprifronte raffigurante il simbolo di Konoha con tutti i relativi segni d’usura e di graffio. Nel suo continuar a salire, giacché l’otiano si preoccupa di mantener una doverosa distanza di sicurezza e rallenta l’incedere, a sua volta si troverà ad esser troppo vicina a quest’ultima che, com’è giusto che sia, potrà tranquillamente sentirne i passi alle spalle – anche perché non sta facendo alcunché per nascondere la propria presenza. <…> In silenzio, non fa nient’altro che affiancarlo con il palese intento di superarlo a breve. [ Chakra ON ]

15:50 Matono:
  [Verso la montagna dei volti] Gli salta quasi in mente l'idea di scalare la montagna a suon di chakra, forse non è proprio un ottima idea, ma sarebbe un buon allenamento, quindi per non sbagliarsi alza il braccio destro componendo mezzo sigillo della "capra"[Mente 30], ora il respiro vien cadenzato e regolarizzato, diviene molto lento quasi sembra fermarlo mentre le palpebre, lente si chiudono, l'oscurità avvolge la sua vista. La mente è la prima cosa su cui va ad agire, viene svuotata dai pensieri inutili, dalle preoccupazioni e dai continui ragionamenti con i quali la riempie costantemente, l'espressione dapprima torva e guardinga vien distesa, segno che via via sta tentando di svuotarla per arrivare alla completa calma. Percepisce al centro del proprio addome il vorticoso movimento del chakra, come un torrente impetuoso si agita e riempie un metaforico recipiente all'interno del proprio corpo prima di traboccare e fuoriuscire, ora forza la mente a prendere il controllo di questo fiume in piena, domarlo ed assoggettarlo al proprio volere. La figura di Matono si tende leggermente mentre corpo e mente si allineano, doma quest'energia canalizzandola in tutto il corpo, i punti di fuga del chakra sparsi si attivano una volta che ricevono l'afflusso di quel fiume, ora tutta quell'energia ha formato tanti piccoli rivoli che partono dal centro e si estendono dal capo ai piedi.<Ok.> Un filo di voce annuncia l'avvenuta concentrazione, sente il proprio corpo energico e tonico, i muscoli rispondono con maggiore reattività, dunque ora decide di aprire le palpebre, la luce torna a mostrarsi mentre rilascia il mezzo sigillo e ridà attenzione al mondo circostante, per il quale e passato giusto qualche secondo. La prima cosa che gli salta alla all'udito sono dei passi, quindi voltandosi nota che appartengono ad una figura femminile non troppo distante, probabilmente aveva temporeggiato sul suo temporeggiare, insomma il piano per il distanziamento sociale di Matono è fallito.<Mh?> Osserva interrogato la donna cercando di scorgerne correttamente le fattezze, il cervello gli da uno schiaffone metaforico e trasale, sposta lo sguardo verso la montagna e poi verso la donna, non c'è dubbio che sia il decimo Hokage. Infatti tranquillamente alza il braccio destro a mezz'altezza indicandola e con voce neutra affermare.<Tu sei l'hokage.> Considerazione ovvia si direbbe, dovuta più al fatto che sembrerebbe più rivolgere a se stesso che all'hokage.<Posso farti una domanda?> chiede ma sembra aver deciso che la risposta sia un sì in quanto subito dopo la domanda la spara.<Ad oggi cosa fa un Kage> Nel mentre che l'ha posta la vista passa in rassegna l'intera figura di Furaya, cercando particolari e simboli vari, una semplice raccolta di informazioni insomma, l'espressione risulta come lo era inizialmente verso i passanti, ovvero sospettosa e guardinga.

16:13 Furaya:
 Prosegue la propria avanzata, schiena ben diritta e occhi rivolti alla propria destra. Adocchia il panorama che, salendo le scale che conducono all’alto del Monte, diventa sempre più ampio. Non le piace – sia chiaro. Non ha niente a che vedere con quello d’un tempo. La magione, ad esempio, la reputa troppo distante quando, in realtà, avrebbe dovuto essere direttamente sotto i vari faccioni dei precedenti Kage. Rilassa le spalle, portando le braccia dietro la schiena. Cammina neppur portasse addosso più del doppio degli anni che possiede davvero, quando ne son solo dieci quelli che le son stati tolti. Ne vien attirata l’attenzione soltanto in un secondo momento, strappandola dai propri pensieri e riportandola nella vita reale. Adocchia l’astante, si sofferma sull’espressione in viso e sui lineamenti, cercando di capire se l’abbia già visto da qualche parte oppure no. La sua mente non rievoca nessuna immagine importante, non ricollega il viso a neppure un nome. <Ero.> Lo corregge, stringendosi nelle spalle. <Sono e resterò il Decimo.> Non può andare avanti e non può certo diventare il prossimo. Dovrebbero tornare indietro col numero, la qual cosa è già successa. Ciò non implica che debba riaccadere. Non ha interesse nel diventar l’esponente maggiore d’un villaggio – d’un settore – che neppur reputa abbastanza necessario. Si tratta pur sempre di Kagegakure, un conglomerato di settori dal quale vorrebbe scappare il prima possibile, si spera quando i preparativi saranno terminati. Non nasconde ovviamente la propria natura, poiché l’obiettivo primario è mutato ed è diventato tutt’altro. Non serve nascondersi. Il suo volto è reso noto. O lo era, un tempo. C’è chi ancora la reputa morta o dispersa. <Ma come potevi esser sicuro che fossi davvero io?> Gli domanda, sbattendo per un attimo le palpebre sorpresa. <In molti, quasi non mi credono.> D’altronde, come detto, l’hanno data per morta durante l’ultima guerra, se non proprio per dispersa. Quindi, non è quella persona che vorresti ritrovarti davanti da un momento all’altro tanto meno qualcuno che potrebbe trovarsi in giro per una passeggiata – e invece? <Mh? Sì, cioè già l’hai fatta. Ma comunque> Si schiarisce la voce, restando ad appena un gradino di distanza, sull’altrui lato destro, tanto per tener un minimo di distacco tra loro due. <Presumo diriga il suo settore e si occupi d’esso. Kagegakure ha un comando generale differenziato. Sicuramente, non organizzano guerre, piani d’attacco e possibili riunioni con altri Kage con l’intento di mantener la pace.> Non che abbiano molte chance per farla saltare, ecco… [ Chakra ON ]

16:32 Matono:
  [Verso la montagna dei volti] Non sa precisamente cosa aspettarsi dalla donna che ha di fronte, cerca di studiarne le espressioni e le gestualità eventuali. Ascolta il suono della voce di Furaya, lo analizza e lo archivia nella propria memoria, ragiona sulla replica, , ma al momento non apre bocca limitandosi ad annuire un paio di volte e si concentra sulla domanda che gli viene posta, la guarda negli occhi, si volta verso la montagna, indica con l'indice destro verso la faccia di pietra che dovrebbe esser quella di furaya.<Sembri tu. Quindi mi sono buttato.> ha passato un pò di tempo ad osservare quelle facce di pietra sia da vicino che da lontano e non sconoscendo la storia certo non considerava le varie ed eventuali storie passate, ma nota l'espressione sorpresa della donna, storce il naso ed aggrotta la fronte domandando.<Sembri dubitarne anche tu.> la incalza sbuffando, denota il commento sul suo non attendere che gli venga dato l'assenso, alza la mano destra come in segno di scuse per poi rimettersi all'ascolto della risposta, aggiungendo una nota di curiosità al suo volto.<Ok.> Agguanta la risposta datagli e la elabora nella mente, immediatamente in risposta il suo cervello gli lancia una considerazione, che la sua bocca trasforma in voce.<Non ho molti ricordi a riguardo ma suppongo prima non fosse così.> Inspira ed espira lentamente, si gratta la guancia con la mancina ragiona sulla cosa ancora qualche attimo prima di tornare a dare attenzione a Furaya.<Invece un ninja cosa fa?> Sembrano domande stupide, soprattutto fatte con legato al braccio il coprifronte. La voce non cela polemica o supposizioni, però a tradire il fatto che all'effettivo conosce le risposte è di certo il come si pone, il momento con cui vengono poste d'altra parte risulterebbe strano a chiunque. <In ogni caso meglio che mi presenti, Matono> Fa un piccolo cenno con il capo verso il basso, mantenendolo un secondo netto e riportandosi perfettamente eretto, osservando negli occhi Furaya.[Chk On]

16:56 Furaya:
 “Sembri tu”, questa è la spiegazione che le rivolge. Una spiegazione che trova oltremodo buffa, tanto da farla ridere appena. L’espressione sorridente però non l’abbandona, piegando un sopracciglio con far altrettanto dubbioso per via delle affermazioni che avverte dall’altro. Le braccia restano ancor piegate dietro la schiena, ondeggiando appena sul posto per ritrovar un equilibrio degno di tal nomea. Incurante della gente che bazzica loro attorno e che, di tanto in tanto, lancia un’occhiata ad entrambi, si preoccupa finalmente di dargli una risposta soddisfacente. <Rispetto a quando gestivo io Konoha, questo settore e questo nuovo mondo sono completamente differenti.> Cerca di spiegare, gesticolando appena con la destrorsa che vien liberata dalla morsa dietro la schiena, sbucando dal fianco corrispondente. <Senza contare che son stata assente dieci anni, quindi devo tutt’ora comprendere come girino davvero le cose.> E no, non sta mentendo. Ci son un sacco di nuove tecnologie delle quali non ha mai sentito parlare e che neppur ha visto utilizzare a Kusa quando vi gironzolava, di tanto in tanto. Difatti, non possiede in alcun modo un telefono cellulare perché non vuole ambientarsi, non vuole utilizzare qualcosa che – sì – potrebbe tornare utile, ma di cui non si fida ciecamente ( un po’ come del Consiglio di Kagegakure, ecco ). <Assolutamente.> Replica su com’era un tempo quel posto. <Ogni villaggio era la capitale di un paese a sé stante. Konoha era la capitale del Paese del Fuoco, Kusa quella del Paese dell’Erba e così via.> Racconta mite, continuando a gesticolare. Ipoteticamente, è un modo per tener alta la concentrazione mentre chiosa con dovizia di particolari – per quanto possibile – la storia dei tempi che furono. <Al momento, invece, sono settori d’un villaggio più grande. Niente a che vedere con gli ettari di terreno che avevamo e i confini da non valicare per evitare una guerra con l’altro paese.> Ora come ora, vivono tutti in armonia. E’ cambiato davvero così tanto il mondo e se ne rende sempre più conto mentre narra queste vicende. La domanda successiva è quella che la coglie ben più preparata delle altre. Si schiarisce la voce. <Deduco tu sia diventato Genin da poco> Adocchiando con la coda dell’occhio il coprifronte che si porta dietro. <ma un ninja, fondamentalmente, si occupa della protezione del proprio villaggio ed è totalmente asservito al suo Kage di riferimento. Per lui, la parola del Kage è un ordine imprescindibile.> Replica con attenzione alle parole da usare, mantenendo un tono sì serio, ma assolutamente pacato. <Ovviamente, ti parlo per quanto riguarda i miei tempi. Adesso, la figura del ninja non ha grande potere. E’ un civile qualunque: questo perché i Ninja, che erano nati per proteggere il villaggio – come vittime sacrificali purché si compiesse il giusto, non sono riusciti a difender alcunché.> Non lo dice in maniera dispregiativa, ma lo pensa. Evita d’esternare atteggiamenti che potrebbero mettere a repentaglio la propria persona di fronte a qualcuno che, non conoscendolo, potrebbe persino essere un membro della famigerata Shinsengumi. <Altrimenti, non ci troveremmo qui.> E lei – ovviamente – s’include nella lista di coloro che han fallito. Il ragazzo opta per presentarsi, alché replicherebbe le movenze con un mesto quanto fugace inchino in avanti. <Furaya Nara.> Tanto per completezza, alla fine. [ Chakra ON ]

17:19 Matono:
  [Verso la montagna dei volti] Denota una piccola risata, ma denota anche diversi passanti arrivare, di istinto non appena si avvicinano si sposta verso il corrimano verso la montagna, ma senza distogliere lo sguardo da Furaya se non per piccoli attimi, giusto per osservare quanto gli passano vicine le persone. La storia dei dieci anni lo coglie un attimo impreparato, confuso guarda Furaya, non può non chiedere maggiori informazioni a riguardo, la sua innata curiosità si è accesa.<10 anni ? Ti sei presa una vacanza ?> Non ha proprio il tono di una battuta, o magari non è stato semplicemente in grado di dargli quel particolare timbro. In ogni caso ascolta il racconto con attenzione, sebbene a grandi linee sapesse come andavano le cose sembra piuttosto preso dall'ascolto. Concluso dunque l'ampio racconto e udito il nome completo dell'Hokage lascia passare giusto qualche secondo prima di portare una nuova replica.<Dunque il sistema dei ninja allo stato attuale delle cose è come credevo.> Conviene con sè stesso, abbassando leggermente lo sguardo ed osservando a terra, ragiona tra se e se in silenzio per ulteriori cinque secondi<Siamo un residuo di una società passata.> Sembra leggermente infastidito dalla cosa.< Perchè esistiamo ancor dunque.> Il ragionamento logico vedrebbe tranquillamente un ereadicazione di quel ramo secco della società, che allo stato attuale potrebbe vivere benissimo senza.<Questo vale unicamente per il fatto che chi decide ora si accontenti di un fazzoletto di terra. d'altra parte quello che è successo fuori me lo ricordo quasi non li biasimo.> Conviene sinceramente, fà rabbrividire il pensiero di dover affrontare delle chimere, ma d'altra parte la soluzione è in casa e lo sottolinea veemente.<Onestamente credo che un Ninja oggi dovrebbe puntare ad accumulare potere sufficiente a permettere a tutti di tornare a vivere fuori da un recinto da pascolo.> Alza le spalle sbuffando.<Almeno è per questo che lo sono diventato.> poi torna a concentrarsi su di Furaya<Invece lei, signorina Hokage. Crede che dovremo morire dentro queste mura concentriche e basta?> Interroga Furaya con voce che si fa più colorata e decisa.

17:37 Furaya:
 Al contrario dell’altro, la coglie eccome la battutina ironica… O presunta tale che fosse. <Prigionia, oserei dire.> Correggendolo con un’alzata di spalle ed un mezzo sorriso, tanto per smorzare la tensione che, da questa frase, potrebbe venirsi a creare. Si limita ad un mero cenno del capo per quanto riguarda l’argomento successivo, preoccupandosi maggiormente di quel che vien ulteriormente dopo. <Perché non siamo ancora morti e perché il sistema conosce soltanto noi. Attualmente, nessuno si definisce più ninja, il che porta a pensare che, col passare del tempo e con la morte degli ultimi veri ninja rimasti, l’ideologia andrà a perdersi man mano.> E’ mero ragionamento il proprio. Non le piacerebbe che ciò avvenisse, tuttavia deve esser anche consapevole dei rischi nei quali s’incorre con una mentalità che sta progredendo, anziché restar retrograda come il resto di loro. Fa spallucce, ha dato sommariamente il proprio punto di vista anche per quanto riguarda quest’argomento. <Ciò ch’è successo fuori è stato un errore degli stessi ninja che adesso hanno perso qualunque potere. Pensare, architettare, pianificare: sapevamo fare soltanto questo. Abbiamo dimenticato una tessera fondamentale del puzzle e questo è il risultato.> Pensare che la divinità fosse sparita soltanto perché sconfitta non era corretto. Non hanno assolutamente pensato che, come tutti, si sarebbe potuta rigenerare e tornare – esattamente come fece la seconda volta. Tutti, infatti, per quanto stanchi, riposano e con delle doverose ore di sonno riescono poi a rimettersi in piedi – sempre, almeno finché non è troppo tardi e non è più possibile rialzarsi da terra. Annuisce, ne ascolta il parere che, alle sue orecchie, suona essere fin troppo interessante. <No> Replica al di lui ultimo quesito. <sono del parere che dovremmo uscire fuori a riprenderci il nostro territorio. Sono del parere d’essere capace di far qualcosa del genere.> Non a caso, ci sta già lavorando. Ha avanzato delle proposte verso Mattyse che potrebbero funzionare come si deve, facendo ovviamente caso alla situazione nella quale vivono e alla gente con la quale son costretti a convivere. <Kagegakure è un rifugio sicuro per chi, all’esterno, ha perso tutto quel che aveva. Ma son passati anni, è ora di tornare.> A riprenderci tutto quello ch’è nostro? Ah no, non era così? [ Chakra ON ]

17:50 Matono:
  [Verso la montagna dei volti] Fissare negli occhi Furaya comunque non era così semplice, il colore azzurro unito al rosa dei capelli creano un incastro cromatico che a momenti stranisce leggermente Matono, certo la donna sembra dare nell'occhio parecchio, non a caso le persone si voltano a fissarla quando vi passano nei pressi, de facto essendo l'hokage dovrebbe esser conosciuta, ma la mancanza di 10 anni che la donna ha preso ancora lascia alquanto confuso il ragazzo, quel che è certo è che tecnicamente è ricomparsa con la creazione del villaggio, almeno andando a spanne coi conti. Matono non è che abbia freni a dire quel che pensa, in realtà non se ne cura particolarmente, le menzogne non sono il miglior modo che ha di interagire, già fatica a colloquiare normalmente, figurarsi doversi inventare trame e storielle.<Oh non me ne volere.> Si scusa più o meno come sa fare, certo vorrebbe indagare oltre sulla cosa e mille domande esplodono nella mente cercando di fuoriuscire, fa appello a tutta la sua concentrazione per starsi zitto e passare a discorsi più semplici appendendosi alla replica di Furaya.<Io non ho storia quindi dal mio punto di vista rimpiangere qualcosa che non ho vissuto sarebbe insensato.> afferma sinceramente allargando le braccia, per poi tendere il destro verso Furaya.<Ma a lei sicuramente un pò di fastidio lo potrebbe dare.> Trasforma una domanda in una semplice affermazione, un pò volendo farsi correggere all'occorrenza.<Di questo non ne dubito, ma non mi volevo ancora fregiare di averne possibilità, per quel che riguarda lei suppongo che se è lassù.> il braccio va all'indietro con il pollice che punta alla faccia pietrosa di FUraya.< Se sei lassù direi che non menti a riguardo.> Legge le parole di Furaya come per nulla arrendevoli, nonostante credesse che i Kage fossero diventati semplci figure di comodo, deve per forza di cose denotarlo a voce.<Sono contento di sentirlo, avevo la stupida credenza che i Kage avessero tacitamente accettato tutto ciò. Almeno per quel che ti riguarda.> Sembra ammorbidire parecchio il modo in cui osserva Furaya, gia da un pò sembrava meno nervoso rispetto al primo incontro, ora decisamente rilassato sia nell'espressione che nel corpo.<Forse parlo per incoscienza, ma sono decisamente d'accordo con te.> Ma l'essere d'accordo certo non cambia le cose per come stanno<Però non ho potuto far a meno di chiedermi se dopo questa coesione dei villaggi non diventi un conflitto. Certo preferisco rischiarla.> D'altra parte la storia umana ne è piena.[Chk On]

18:22 Furaya:
 Gli occhi chiari come il ghiaccio non si discostano in alcun modo dalla figura che ha davanti, studiandone i tratti e il modo di fare. Si limita ad annuire, un movimento lento del capo, segno che lo sta ascoltando e che trae significato da quanto espresso. <Senz’alcun dubbio. Tuttavia, la domanda mi sorge spontanea> E, come ha fatto lui in precedenza, non attende un responso prima d’esporre quel che pensa. <per quale motivo vorresti uscire se di quel che c’era all’esterno non ricordi granché?> Il quesito le sorge assolutamente spontaneo, ma ciò non implica che venga pronunciato con chissà quale maldicenza. E’ davvero curiosa di capire e soltanto Matono può darle una risposta soddisfacente in merito, a meno che non debba crearsela da sé, ma in quel caso non sarebbe accurata. <Inutile nasconderlo.> Il fatto che potrebbe darle in qualche modo fastidio, intende. Dopotutto, ha perso tutto quel che aveva e, a differenza del ragazzo, lei lo ricorda perfettamente. Non si scompone neppur per il fatto che si tratti d’un membro del villaggio di Oto, giacché ha più volte sottolineato come non ricordi granché del passato. E’ un buon motivo per evitare razzismo gratuito verso chi non lo merita: non si comporterebbe mai in questo modo. <Aver una faccia su quel muro indica, innanzitutto, oneri ed onore. Gli oneri soliti d’un Kage son quelli di proteggere il villaggio anche a costo della vita> Cosa che lei non ha potuto fare, ma che avrebbe sicuramente fatto qualora ve ne fosse stata la possibilità. <e l’onore d’esserlo vale ben più d’ogni altra cosa.> Non a caso, ha messo sua figlia da parte assieme al suo matrimonio. Il villaggio doveva avere la precedenza su qualunque altra cosa, per quanto importante essa potesse essere. E ha peccato d’orgoglio, ma è una storia ormai già narrata ed è inutile continuar a discuterne. Che si senta in colpa per quant’accaduto, specialmente dopo queste parole, è palese ben più di qualunque altra parola. <Non so cosa possano pensarne i miei “colleghi”. > Alzando la dritta con annessi medio e indice per emulare le suddette virgolette. Alza per un attimo gli occhi all’orizzonte sulla propria sinistra, prima di tornar su Matono. Vuol trovare le giuste parole da usare affinché possa dargli una risposta esaustiva. <Se ciò diventasse un conflitto, sta a significare che verrebbe a galla la dittatura che nascondono, poiché non vorrebbero condividere il potere che hanno acquisito. Non so bene come potrebbero prenderla, in realtà.> Se l’è certamente posto, ma pretende d’andare avanti comunque. Che Matono possa far parte del progetto, presto o tardi? E’ molta la gente che pare pensarla come lei, ma non abbastanza da trascinarla nell’ipotetico baratro – per il momento. [ Chakra ON ]

18:42 Matono:
  [Verso la montagna dei volti] Coglie il dubbio della donna, in effetti non è che si fosse spiegato bene, quindi si vede costretto a porre una sottile rettifica, o chiarimento che dir si voglia.<Non ricordo molto bene com'era, ma non toglie il fatto che percepisco quanto sia becero guardare fuori dalle sbarre un mondo molto più ampio. Non è questo il mio posto, lo sento e basta.> Il tono si mantiene pacato, lo sguardo resta su Furaya, la ascolta e un po si sorprende della sua affabilità nonostante la posizione ricoperta, certo non si immaginava di trovarsi a parlare con un Kage così casualmente, ma fortunatamente le domande non gli mancano e questa potrebbe essere un occasione irripetibile. <Posso solo supporre ed immaginare in realtà.> D'altra parte Matono nella vita altro non ha fatto che fare tutto in funzione di se stesso, adora quel modo di vivere, forse sarebbe il caso di correggere questa cosa in realtà, da almeno un mese a questa parte la scorza di pietra che si era metaforicamente creato attorno si è pian piano sgretolata permettendo qualche relazione umana in più rispetto a quanto abituato.<Non vogli ofare ancora supposizioni a vuoto, spero solo che siano allineati al tuo pensiero.> Afferma laconico, sperarci ci spera, esserne convinto di una reale possibilità del genere è fantasia e basta fino a non sentire discorsi simili dagli stessi, non si ritiene cosi fortunato da riuscire a colloquiare con altri Kage in questo modo.<O forse sarebbe ora che si facessero da parte.> Scuote le spalle affermando la cosa lapidario, con voce comunque bassa e osservandosi attento gli immediati pressi, cercando eventuali orecchie.<Il conflitto di solito è una via impacchettata e pronta per l'uso, ma è anche una ruota.>Sorride ma non tanto convinto.<Esisterebbe un unica reazione plausibile> Sospira prima di dare un occhiata alla volta del cielo, cercando la posizione del sole con lo guardo e gli occhi infastiditi dalla luce, seppur meno intensa e più sopportabile rispetto alle ore passate.<Sei una strana Kage Furaya, decisamente strana. Ma sono parecchio contento di aver parlato con te, hai dato uno schaiffo al mio nichilismo.> Ammette senza vergogna, in effetti l'incontro gli ha permesso di chiarire un apio di cosette con se stesso, decisamente la motivazione ne ha giovato non ne ha alcun dubbio.<Spero proprio di avere questa fortuna un'altra volta Furaya.> Alza la mano destra in segno di saluto, prima di lanciarsi giù dalle scale della montagna dei volti, senza rilasciare il chakra, ha una certa fretta e dati i troppi pensieri pensare agli appuntamenti dati è alquanto dura.[END]

20:52 Furaya:
 In parole povere, Matono le spiega il suo punto di vista e il motivo per il quale vorrebbe essere fuori da quelle mura. <E’ come se ti sentissi all’interno d’una prigione.> Nient’altro di più semplice d’una risposta simile. Diretta. Non vuol esser in alcun modo un insulto a coloro che hanno costruito Kagegakure, poiché – in cuor suo – comprende che, senza questo villaggio delle ombre, nessuno sarebbe sopravvissuto. Quindi, se deve ringraziare questi ultimi, lo deve fare soprattutto per quanto concerne la protezione degli abitanti superstiti. <Anch’io non so esattamente come potrebbero prendere una richiesta del genere. Sta di fatto che non intendo venir fermata. Trovo che sia un obiettivo nobile cercare di riprendere quanto abbiamo perso, facendo ammenda delle nostre pene.> Si stringe nelle spalle, mostrando un piccolo sorriso, giusto per smorzare – ancora una volta – la serietà del discorso che hanno intrapreso da quando si son incrociati lungo le scale che portano al Monte dei Volti, ai quali neanche son giunti alla fin dei conti. <Chissà, non possiamo saperlo finché non faremo una mossa. Sta di fatto che, se vorrai seguire questa strada, potrai contare anche sul mio aiuto. Trovo che da sola non riuscirei a fare molto, ma avendo al mio fianco persone col medesimo obiettivo, tutto potrebbe funzionare.> A meno che, come anticipato, il villaggio di Kagegakure non metta loro i bastoni tra le ruote. L’ultima affermazione di Matono, invece, la lascia un po’ sorpresa. Strana? Perché dovrebbe essere strana? Aggrotta un po’ le sopracciglia, non se l’è affatto presa. Tuttavia, cerca di capire, dapprima da sola e con le sue forze, cosa stia a significare quella frase. <Mi chiedo come mai io sia strana, ma se sono riuscita in qualcosa di buono, tanto vale tenermelo.> Ed evitare di chiedere ulteriormente informazioni in merito. Cinquanta e cinquanta, una sorta di baratto, per così dire. Egli, subito dopo, prende le strade a ritroso per scendere. <Arrivederci.> Lo saluta di rimando, facendo ondeggiare la dritta da un lato all’altro sinché sarà sparito dalla sua vista. Solo dopo, s’avvierà verso l’alto. A differenza del ragazzo, preferisce passare ancora un po’ di tempo sul Monte dei Volti. [ END ]

S'incontrano sul Monte dei volti e Matono chiede a Fru un parere riguardo il ruolo dei Kage e dei Ninja attualmente. La donna si sbilancia in alcuni paragoni tra presente e passato, convenendo s'un argomento specifico: uscire.