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11:09 Rasetsu:
 Il cielo piange una scomparsa. E lui non intende restare ricoverato in un ospedale più del tempo previsto. Sta di fatto che non s’è neanche ancora curato, preferendo passare il suo tempo all’esterno spaventando i ragazzini ch’entrano nella struttura. Resta seduto sugli scalini che precedono l’entrata, adocchiando di tanto in tanto il cielo mattutino cosparso di parecchie nubi scure. Non gl’importa che venga a piovere. Sarebbe più che coerente con quant’accaduto. Espira. Inspira. Lentamente. Gran parte del proprio corpo gli fa male, fattispecie le gambe dov’è stato maggiormente colpito. Tuttavia, nessuno gli toglierà quel peso dal cuore. Non è tanto la morte di Kamichi a fargli male, ma l’essere stato un membro della Famiglia. E ogni membro va rispettato nell’ora giunta. Ha fasciato alla bell’e meglio le gambe, adoperando parte del suo equipaggiamento medico. Non ha ancora steccato adeguatamente la caviglia, ma evita accuratamente di muoverla o di spostarla. Ha solo tentato di rimettersela dritta ed ha fatto un male che non augurerebbe a nessuno. Seduto sulle scale, mantiene la gamba ben distesa e le stampelle poste ai propri fianchi per ovvietà. Non può saltellare costantemente. Inoltre, potrebbe usare l’innata per spostarsi, ma va da sé che abbia perso anche una buona quantità di sangue e che non sia ancor capace d’usare il Calice dell’Ordine Infernale con il quale era solito curarsi. Inoltre, non sfrutta neppure le Mani terapeutiche. Reputa che siano qualcosa di basso rango, impossibili da utilizzare per uno scienziato e genetista del suo calibro. Indossa soltanto un paio di pantaloncini recuperati chissà dove e neri ed una camicia bianca – la propria – sgualcita, sporca di sangue nero con delle chiazze disseminate sul fronte e sbottonata ad altezza del collo. Insomma… Niente di troppo eccentrico. Tra le labbra, una sigaretta appena accesa e l’espressione di chi vorrebbe ammazzare qualcuno ben stampata sul visetto candido e pallido. [ Chakra OFF ]

11:27 Shinsei:
 Anfibi neri, pesanti, ghermiscono il terreno, passo dopo passo. Non veloci, ma costanti nell’incedere che conduce il biondo nei dintorni dell’ospedale. Perché un giro tanto lungo? È una tattica per costringersi ad esplorare quella città così enorme, prendere la strada lunga per arrivare da un punto all’altro. L’ospedale di Konoha in questo senso, sarebbe solo un punto di passaggio. Jeans neri fasciano aderenti i muscoli delle gambe. Non porta altro che una canotta nera, aderente al torso, atletico, lasciando libere le spalle stondate. Il volto affilato è decorato dai draghi d’inchiostro nero disegnati sui fianchi del cranio liscio, liberati dai capelli tenuti raccolti in una lunga coda. Lo sguardo nero, profondo, decora il tutto donando al volto l’espressione austera che lo contraddistingue, mentre vaga pigro nel campo visivo che ha a disposizione. Ha con se uno zaino che non è tanto grande, ma da come preme sulle spalle e sulla schiena, sembra contenere qualcosa di molto pesante, che però il biondo trasporta senza apparente sforzo. Come al solito è ancora troppo diffidente per muoversi per quella città senza aver impastato il chakra. I gomiti verrebbero piegati fino a portare gli avambracci, paralleli al suolo, l’uno contro l’altro, con le dita delle mani ad abbracciarsi nel sigillo della capra. Avrebbe quindi tentato un respiro profondo, concentrazione necessaria ad estrarre, oltre il velo della sua mente frammentata, l’energia psichica che ne muove le intensioni e le pulsioni più profonde. Instabile ed elettrica, l’avrebbe portata al centro del plesso solare, a congiungersi con la gemella opposta, l’energia fisica che consente a quel corpo di rimanere in vita, potente e fluida. Avrebbe dunque mischiato il suo Yin e il suo Yang nel tentativo di ottenere un’energia superiore, il chakra, che avrebbe quindi spinto nel sistema circolatorio ricavandone quel brivido di piacere tanto difficile da frenare. Un campo visivo pieno di niente d’importante finché, apparentemente senza motivo, una zazzera rossa, compare alla sua sinistra, proprio sulle scalinate dell’edificio che sta superando. Volta il capo lentamente arrestando il capo. Lentamente il sopracciglio destro si alza, mano a mano che lo sguardo oscuro si poggia su quella figura dal naso aquilino. Senza pensarci troppo, devia il percorso del suo incedere, che non per questo si fa più frettoloso. Dovrebbe arrivare presto, percorrendo il vialone centrale, ad incombere sul rosso. Una minaccia. Probabilmente per lui no… se non fosse ridotto in quello stato. Ma qualcosa li lega. <Stavo giusto per farmi un giro nel tuo…studio privato…> Commenta mentre quello sguardo pesante scivola sui dettagli di quella figura che gli è concesso cogliere, macchie, fasciature, stampelle, insomma… non ci vuole molto a capire che non se la deve essere passata tanto bene. <mh> Quasi a commentarlo, a giudicarlo perfino <…questi mariti…> Dovrebbe sembrare una battuta. Ma non è detto che lo sembri in effetti. [Tentativo di impasto del chakra]

13:48 Rasetsu:
 Solleva distrattamente la mancina in direzione del volto, così da spostare la sigaretta dalle labbra e soffiar fuori il fumo accumulato nella cavità orale e nei polmoni. E’ l’unica dipendenza che può permettersi al momento, seppur sia a sua volta quella da evitare. Tuttavia, Dokuhiro non c’è e non sarebbe neanche un buon momento per dirgli cosa sia giusto o sbagliare fare. Non gli importa. Gli occhi incoccano dopo qualche attimo la figura di Shinsei in avvicinamento. Un volto che ha avuto modo di conoscere e che difficilmente può dimenticare, considerando le richieste che gli ha rivolto e dal quale attende dei risvolti quanto più positivi possibile. Assottiglia lo sguardo, lo fissa. Ripone la sigaretta nuovamente tra le due labbra socchiuse. Le palpebre son circondate da un alone scuro, di chi probabilmente ha dormito anche piuttosto poco durante le ultime notti, specialmente quella precedente. <Difficile trovarmi lì, al momento.> Piegando la testa per indicare le stampelle che si porta dietro, assieme alle fasciature che coprono gran parte delle gambe. E meno male che aveva quella parvenza di protezioni addosso, altrimenti sarebbe andata di sicuro molto peggio di com’è andata adesso. <Era un marito piuttosto violento, in effetti.> Ammette, stringendosi nelle spalle. Qualcun altro passa e va via, qualche altro paziente entra, altrettanti s’alternano su quelle scalinate. A lui non importa del resto, non oggi. <Cosa sei venuto a fare da queste parti? Hai qualcosa per me?> Niente d’assolutamente allusivo o lascivo. Sta davvero chiedendo e comportandosi in maniera prettamente normale, per quanto sia normale per lui essere così arrabbiato. [ Chakra OFF ]

14:07 Shinsei:
 Effettivamente potrebbe apparire un tantino diverso da quando l’ha fermato per strada l’ultima volta. Senza cappuccio, con i capelli raccolti. Insomma un po' più aperto, ma d’altronde era così che avrebbe avuto intensione di presentarsi. Forse è arrivato il momento di rendere le conversazioni col rosso meno… disallineate, se così si può dire. Scambia senza problemi lo sguardo con l’altro, seguendo il suo indirizzo quando accenna alle stampelle, accompagnando il cenno con la sua prima frase <mh> annuisce due volte, è evidente. Assottiglia le labbra l’una sull’altra, contrariato, senza timore di darlo a vedere. È la battuta che l’altro propone sul “marito” che ha affrontato a fargli tirare le stesse labbra in un ghigno accennato <lo immagino> Non ha molto interesse a sapere come si sia fatto quelle ferite, a dire il vero. Ed è abbastanza certo che il rosso mentirebbe, anche solo perché non avrebbe un buon motivo per non farlo. È ancora sulla difensiva con lui, le parole con cui Sango l’ha messo in guardia ancora echeggiano nel cranio tatuato del biondo. Quella domanda tira ancora di più quel sorriso, in un vero e proprio ghigno. Decisamente non interpreta “normale” quella domanda. Probabilmente per deformazione. <Dipende> Risponde con voce profonda, vibrante, ma bassa <Sai, è un po' difficile avere qualcosa per te… al momento> Le ultime parole lo citano palesemente, al punto che imita il gesto del capo, andando ad indicare anche lui, senza parole, le stampelle <Puoi alzarti? Parliamo.> Non sembra proprio un invito, ma non ha intenzione di starsene li sulle scalinate della struttura. Come l’altra volta, quello che devono dirsi va mantenuto il più possibile nel privato. Gli basterebbe un cenno dell’altro verso le stampelle, a dirla tutta, per spostarsi, voltandosi di tre quarti, cercherebbe di imboccare con lui uno dei viali del prato davanti all’ospedale, magari trovano una panchina libera. La rotazione provoca un tintinnio metallico e dalle tonalità basse, provenire dallo zaino. Appena udibile a dire il vero <Sono Shinsei.> Eccolo li, si porta sul livello dell’altro facendogli conoscere il suo nome. D’altronde, ben presto ci sarà ben di più che il rosso scoprirà sul biondo. [chakra ON]

14:42 Rasetsu:
 Dalla tasca del pantaloncino, tira fuori una custodia contenente delle sigarette. Gliel’allunga in avanti, tenendola nel palmo della mancina. Non parla. La richiesta è indiretta. Se vuole, potrà favorire; caso contrario, rimetterà tutto a suo posto. Lui, dal canto proprio, continua a sbuffare fuori fumo dalle labbra socchiuse. <Mh> Pronuncia appena, stringendosi nelle spalle. Distoglie lo sguardo dall’interlocutore, lanciando occhiate negli immediati dintorni. Torna sul biondo soltanto in un secondo momento. <allora non mi interessa parlare con te. Se hai qualcosa d’importante da dirmelo, fallo subito.> Gli schiocca un’occhiataccia in tralice, sbuffando nuovamente. Tira in dentro una boccata di fumo, assaporandone il gusto e l’odore acre, salvo poi aspettare che sia l’altro a parlare, a dir qualcosa di concreto. Adocchia le stampelle, prendendole ambedue e alzandole in piedi. Non dovrebbe essere troppo difficile permettersi d’avanzare, anche se con l’assenza di Chakra in corpo è tutto ben diverso. Porta ambedue i sostegni sotto le ascelle, ponendo le mani nei sostegni appositi. Dopodiché, tenta d’alzarsi in piedi con attenzione. Il pié destrorso poggerebbe a terra come sostegno assieme agli altri due attrezzi, mantenendo invece quello manco piegato ed evitando accuratamente che possa toccare suolo. <Andiamo, ma vai piano.> Bofonchia contrariato, scostando i capelli di lato con un cenno della testa. La sigaretta è ormai quasi a metà, la cenere decide di seguir la forza di gravità verso il basso e cadere poco prima dei suoi piedi. <Bel nome di merda, meglio il mio.> Asserisce, senza bisogno di ghignare, tanto meno di ridere. Non è giornata. Il cielo sta per piangere. [ Chakra OFF ]

15:06 Shinsei:
 Tiene lo sguardo sulla figura dell’altro. È evidente che non sia l’atletismo il suo forte. Quei pantaloncini poi, sulla camicia, sono qualcosa da tramandare ai posteri. Quella frase iniziale disegna, sulle labbra del biondo, un sorriso un po' più sincero del solito <Quel cazzo di marito deve averti suonato per bene per farti girare il culo così> Commenta con voce lenta, all’indirizzo del rosso <e poi non è vero, rosso> Cosa? Che non gli interessa parlare con lui. È probabile che avranno un bel po' di vivaci conversazioni da fare per un pochino di tempo, da quando Sango li ha fatti incrociare. Lo aspetterebbe senza problemi. Fino a farsi affiancare, per giunta. Lo osserva bofonchiare. Quella caviglia non sembra ridotta benissimo. Eppure non è pietà che gli si dipinge sul volto affilato, soprattutto quando l’altro decide di rispondere in quel modo alla sua presentazione. Scuote il capo, limitandosi ad un sorriso quasi divertito, nel vedere quanto l’altro sia piccato nello spirito. Non è affar suo, a dire il vero, e quindi non indaga. <Sicuro, ma sei tu che hai scocciato tutto il tempo per saperlo.> Commenta banalmente sollevando gli avambracci quel tanto che basta per infilare le mani nelle tasche. Lo sguardo si scurisce appena, tenuto dritto davanti a se, mentre camminano <Mi sto muovendo, Rasetsu, per ottenere ciò che mi hai chiesto.> Non ci vuole molto a capire di cosa stiano parlando. Di cosa stia parlando il biondo soprattutto. I discorsi sono stati chiari l’ultima volta <Sto portando avanti la mia parte di quello che abbiamo pattuito.> è innegabile. Tra l’altro sarebbe da apprezzare anche la celerità con cui si è mosso, ma è ben consapevole, il biondo, che non avendo risultati in mano, non è che sia poi questa gran notizia. Non agli occhi del rosso almeno che, ma questa è un’idea sua, è sicuro che senza il risultato ultimato non sarà soddisfatto. E forse è giusto così, è per questo che abbiamo deciso di legarsi <ma.> Eh si, altrimenti perche mai sarebbe dovuto venire a cercare il rosso? C’è sempre un ma.[Chakra On]

11:41 Rasetsu:
 Non è certo colpa sua – forse – s’è stato talmente malmenato che l’unica cosa che può indossare sono dei pantaloncini comodi e larghi, onde evitare che abiti stretti diano fastidio alle bruciature sui polpacci e alla caviglia slogata. <E’ stata davvero una giornata del cazzo.> Commenta a proposito del presunto marito che pare avergliele date di santa ragione. Agita distrattamente la destrorsa, giacché la mancina è tutt’ora impegnata a sorreggersi tramite la stampella della quale ha necessariamente bisogno finché non sistemerà quel problema. S’alza in piedi, barcollando appena e zoppicando per ovvie ragioni, saltellando sull’unica gamba buona che gl’è rimasta e che comunque gli crea qualche problemuccio. <Andiamo, dimmi quello che hai da dire.> Lo incalza subito dopo, poiché mentalmente la sua attenzione è perlopiù rivolta al fatto d’aver perso un membro della sua famiglia e di non esser riuscito a far granché per evitarlo. <E’ comunque un passo avanti. Non devo chiamarti “coso biondo con la treccia”.> Ogni tanto, se ne esce con qualche soprannome diverso. Non si può dire che non sia originale… Pensa un po’. In seguito, Shinsei lo annovera circa quel che sta facendo. Come anticipato, non è chissà cosa quel che gli viene portato, d’altro canto è come specificargli che sta facendo esattamente quel che deve fare. Drizza immediatamente le orecchie e arresta il passo quando pronuncia quel: <Ma?> Con una tonalità che incita l’altro ad andare avanti. Ha creato un’ottima suspense. [ Chakra OFF ]

11:59 Shinsei:
 Ascolta le frasi che gli vengon riferite. Tiene lo sguardo dal taglio sottile dritto davanti a se. <mh.> Annuisce una volta. È evidente. È una persona radicalmente diversa da quella che ha conosciuto in quel vicolo, che a sua volta era una persona parecchio diversa da quella che Sango ha descritto. Che qualcosa sia capitato non ci vuole un genio per capirlo. Sono tuttavia ad un livello di conoscenza troppo poco profondo perché possano interessarsi alle faccende private l’uno dell’altro. <Si vede.> mormora in merito alla sua prima frase. Non approfondirà con domande, sarebbe strano farne a un semi sconosciuto, e nello stato in cui è il rosso, riceverebbe probabilmente una serie di insulti in risposta. Cammina piano. Adeguandosi al passo di lui, ma non si fermerà finchè non siano una zona sufficientemente lontana e isolata del giardino dell’ospedale. Un sorriso affilato viene donato al rosso in risposta a quel nomignolo <Mi sembrava giusto riportare la conversazione sullo stesso piano, Rosso col naso a becco d’aquila> Commenta spostando su di lui lo sguardo con la coda dell’occhio. Si fermerà solo quando fosse sicuro di non aver nessuno vicino in un raggio sufficiente da consentirgli di parlare, spingendo tuttavia verso l’altro niente più che sussurri bassi e raschiati. <Due cose.> Fermerebbe il passo, effettuando una rotazione del busto che gli consenta di tenere il rosso di fronte a lui <Ho bisogno che tu sia un po' più specifico su ciò che mi hai chiesto…> lo sguardo vaga nei dintorni, costantemente, non è mai fisso sul Kokketsu <in merito ai Doku> Spinge parole basse verso di lui <Hai parlato di veleni…ma anche di… un Doku> cita le parole dell’altro, di qualche giorno prima. Prima che ricevesse quella “giornata del cazzo tra capo e collo” <Devo di che livello deve essere, in che stato vuoi che ti arrivi…> Questioni che vanno messe in conto nella preparazione di un piano <non è la stessa cosa trasportare per la città un corpo vivo, uno morto o una boccetta> Sarebbe utile tra l’altro almeno evitare che sia lui a doversi occupare dell’eventuale trasporto, ma questa è una questione diversa. Solo una volta silenziato il discorso, lo sguardo nero torna in quello giallo/verde di lui. In attesa. Fermo come una statua davanti a lui.[chakra on]

12:21 Rasetsu:
 Fa roteare gli occhi verso l’alto innanzi a quel becero semi-insulto che gli vien rivolto. Che abbia il naso a becco d’aquila è risaputo e lo sa lui stesso. <Andiamo avanti che voglio farmi infilare dell’ago con della morfina in un braccio quanto prima.> Mormora, facendo una smorfia di dolore per via della caviglia che fa ancor male. Infatti, la si può veder livida tra il violaceo e il nero. Impossibile che ci sia rossore poiché privo del sangue dal classico colore degli esseri umani normali. Una volta giunti un poco più distanti dall’ingresso dell’ospedale, può preoccuparsi d’ascoltare le parole proferite da Shinsei circa la missione che gli ha dato. Annuisce nel momento in cui il biondo specifica che il rosso debba essere un poco più specifico, permettendogli d’andare avanti con le domande ed evitando d’interromperlo. <Sì. Ho bisogno di veleni ed i Doku ne producono naturalmente per via della loro innata.> E’ un’innata che, assieme a quella Yakushi, lui ha studiato a menadito. Ne conosce ogni tipologia. Li ha classificati, sfruttati, utilizzati. Sa sintetizzarli per prenderne soltanto il meglio ed evitare d’avvelenare il corpo che usufruirà di quella droga. <Mi vanno bene anche veleni creati artificialmente, ma il costo della merce andrà poi ad aumentare considerevolmente e non posso permettermelo.> Una pasticca, all’epoca, l’avrebbe venduta da un minimo di centocinquanta ad un massimo di duecentocinquanta. Se, tuttavia, una fiala di veleno costa duecentocinquanta ryo di per sé al mercato, non riuscirà mai a riprendersi dalla spesa. Dovrebbe aumentare il costo della Sbrilluccica. <Mi servirebbe quanto meno vivo. Puoi anche convincerlo con le buone maniere, caso contrario con le cattive. Puoi spezzargli una gamba, ma non toccargli in nessun modo la bocca o il naso. Niente colpi in faccia, mi serve integro da quel punto di vista. E mi raccomando, attento alla saliva o a qualunque altra secrezione.> Tutto il loro corpo è velenoso, quindi c’è da star attenti senz’alcun dubbio qualora voglia affrontarli. Quel che Rasetsu può quanto meno fare è informarlo circa le possibilità che questo accada. <Quando mi avrai portato quel che cerco, inizierò a lavorare su di te.> D’altronde, potrebbe rischiare di non pagare e non vuol correre nessun rischio del genere. Si stringe nelle spalle, sostando in sua prossimità, guardandolo direttamente negli occhi scuri. Non ne ha timore. In fondo, stanno solamente facendo affari. [ Chakra OFF ]

12:47 Shinsei:
 Non si priva di uno sguardo a quella caviglia martoriata, mentre lo sente parlare. Più che un marito sembra abbia discusso con un treno in corsa, ma sono considerazioni che tiene per lui. Ha ragione. Meglio evitare di allungare troppo la simpatica chiacchierata. Lo sguardo si affila, avido nel recepire le informazioni che immagazzina con voracità. Poteva essere forse una cosa diversa da quella più difficile? Certo che no. Ma l’aveva messa in conto. Irrigidisce la mascella tirando le labbra in un sorriso amaro al dire di lui <Oh immagino sia facile convincere con le buone qualcuno a finire tra le mani di un genetista, se non è idiota come me che mi ci sono messo da solo> Commenta tra l’ironico e il sarcastico. Ampliato la cassa toracica e prendendo aria per un profondo sospiro esalato dal naso <Integro dal collo in su, niente colpi alla faccia, occhio alle…secrezioni> arriccia il naso appuntito a quell’ultima parola. Fastidioso parlare di secrezioni per chi non mastichi il termine. <vivo.> Memorizza quelle informazioni, annuendo. Ha già cominciato la caccia, farà in modo di pagare il suo debito. Ma qualsiasi movimento si blocca alla sua ultima frase. <Non posso farlo prima, Rasetsu> esordisce in modo chiaro. Lasciando passare lunghi attimi di silenzio in cui l’unico segno del suo nervosismo sono quei draghi ai lati del cranio liscio che si muovono spinti dai muscoli che serrano di continuo la mascella. Deve esporsi. O resteranno in stallo <Nello stato in cui sono se mi avventurassi in una cosa del genere la cosa migliore per te che potrebbe succedere è che mi facciano fuori e perderesti di nuovo la possibilità di avere ciò che vuoi.> preme le labbra una contro l’altra <la peggiore è che mi catturino e mi estorcano le informazioni sul mio mandante> Ringhia <Anche i genjutsu più semplici hanno per me un effetto che non riesco a controllare. Mi capita di avere delle crisi anche quando non sono in combattimento, se mi trovo a trattare argomenti… particolarmente sensibili> Particolarmente loquace forse, ma a chi se non al rosso ha bisogno di spiegare nel dettaglio cos’ha? <Senza tirarla per le lunghe. Se vuoi avere ciò che vuoi devi rimettermi in sesto o rischio di mandare tutto a puttane> lo sguardo si ferma su di lui <Trova il modo, ma ho bisogno di riavere quei ricordi che adesso non ho e che mi assalgono all’improvviso come dei cazzo di Kunai nel cervello> è nervoso, si vede. Odia dover parlare delle sue debolezze. Eppure è costretto a esporsi in quel frangente.

13:44 Rasetsu:
 Dalle labbra, sfuma all’esterno un sospiro pesante. Rilassa le spalle, s’appende alle stampelle per restare quanto più eretto possibile. Gli occhi seriosi del demone restano focalizzati attentamente in quelli di Shinsei che parla, si lamenta e spiega le sue considerazioni. <Sai come puoi convincere con le buone qualcuno a finire tra le mani d’un genetista?> Non gli concede il tempo di rispondere. Flette la mancina, tenendo il suo appoggio sotto l’ascella, e fa sfregare il pollice contro i polpastrelli dell’indice e del medio. <I soldi. Posso offrirgli un lavoro. Due fiale del suo veleno in cambio di cinquecento ryo al mese. Non deve fare domande e non gli torco un capello.> Affila il sorriso, piegando la testa da un lato. Ragiona meramente da membro della Yakuza, nonostante lui fosse riuscito a diventare l’élite di quella marmaglia di persone, non soltanto grazie ai suoi affari illeciti e al mercato nero degli organi che aveva messo su, ma anche grazie a Yukio che ha fatto fuori Jinto Oboro. L’espressione, dapprima entusiasta e divertita, muta immediatamente in una più guardinga e attenta. <Tsk> La lingua schiocca contro il palato. Non è molto d’accordo su quel che c’è da fare. E non è molto concorde nell’aiutarlo senza aver qualcosa in cambio fin da subito. <Possiamo lavorare alla prima sessione> Spiega in sua direzione, tanto per trovare un compromesso che faccia comodo ad entrambi e non soltanto ad uno di loro. Non può rifiutarsi perché di quel veleno ha bisogno. Quindi, scendere a compromessi e trovare un affare vantaggioso è quanto di più corretto ed utile possa fare per sé stesso. <e valutarne i risultati. Nel frattempo, salvati il mio numero di telefono ed aggiornami ogni qualvolta hai delle informazioni utili. Continua a lavorare nella raccolta d’informazioni utili s’un possibile candidato. Pedinalo, capisci bene cosa gli piace da fare. Assecondalo se entra in un bar e fattici una bevuta.> Spiega quale sia il metodo migliore da utilizzare in questi specifici casi. Ne attende una risposta. Più di così, non sa come andargli incontro. E sta già provvedendo ad uscire fuori dai suoi schemi abitudinari. [ Chakra OFF ]

14:09 Shinsei:
 La prima frase del rosso s’insinua nel cervello sinuosa come la melodia d’una sirena. Lo sguardo s’assottiglia, iniziando a ragionare su quanto il rosso stia dicendo. È davvero una possibilità? C’è davvero qualcuno che sarebbe disposto a fare una cosa simile per denaro. D’altronde, per chi secerne naturalmente quelle sostanze, che cosa potrà mai comportare donarne un po' per denaro? Col sangue c’è chi lo fa volontariamente senza chiedere pagamenti indietro. L’unico scoglio sarebbe gli scopi del Genetista, che al biondo sicuramente non interessano, ma potrebbero interessare la persona che coinvolgerà. Eppure… <Se trovassi una persona sufficientemente in difficoltà…> mormorii quasi rivolti a se stesso, pensando ad alta voce <Se il genetista diventasse un ricercatore…> Potrebbe funzionare… passa rapidamente in rassegna le informazioni che ha acquisito. Aggiungendo i tasselli che il rosso sta fornendo adesso, ha bisogno di un quadro che sia il più completo possibile prima di muoversi. Viene richiamato dall’oblio dei suoi pensieri dallo schiocco della lingua del rosso. Torna con lo sguardo su di lui. <…> Schiude le labbra a quella proposta. Ma le richiude subito, lasciando passare qualche secondo. Non si aspettava ci sarebbero state più sedute. Cosa mai può saperne lui di una cosa come quella che il rosso si sta impegnando a fare. Serra la mascella. La persona che ha davanti deve aver compreso che mandarlo in giro instabile per un compito tanto delicato non sia una cosa molto intelligente da fare. Se non altro adesso stanno condividendo la stessa necessità ma per obbiettivi diversi. Per ottenere i suoi veleni il Kokketsu, per ottenere i suoi ricordi il biondo. Annuisce <è un’inizio.> Si, lo è. Lo ascolta di nuovo. Mentre altri consigli vengono forniti. Non aveva preso in considerazione un approccio morbido. La pressione psicologica che dovrà sostenere per tenere in piedi è sicuramente maggiore che tendere un’imboscata, spezzare la schiena a qualcuno e consegnarlo al rosso, ma…potrebbe funzionare. Deve stare solo molto attento a non perdere se stesso. In questo solo il rosso può aiutarlo <Fai in modo che non perda le staffe con questa facilità. E porterò a termine quello che mi chiedi.> Risponde secco, mentre si sfila una spallina dello zaino, per aprirne una tasca, e tirare fuori.. si, taccuino e penna per lui <Non ce l’ho ancora, un telefono.> Ammette porgendo al rosso quanto serve per scrivere il suo numero <Mi sono fatto un giro nel quartiere dei Doku. È gente schiva, diffidente, ma ho qualche carta da giocarmi. Ti terrò aggiornato.> è la sua parte del patto, infondo. Attenderebbe di ricevere di ritorno il taccuino, per infilarlo nella tasca dello zaino e rimetterlo in spalla <Un’altra cosa Rasetsu. Non so come hai intenzione di gestirla…> Che fastidio <Ma devi assicurarti che il posto in cui…lavoreremo alla prima sessione, mi consenta di incatenarmi da qualche parte. In qualche modo.> Non lo guarda, non subito almeno, è faticoso doversi mettere così tanto nelle mani di qualcuno. Ma è l’unico modo per far riuscire la cosa <Non so descriverti quanto fastidio mi diano certe cose e non voglio rischiare che ti succeda qualcosa.> Non per mano sua. Sarebbe il colmo.

14:35 Rasetsu:
 Shinsei riesce immediatamente a capire le parole del rosso, abbastanza da elaborarle come meglio crede ed adottare delle contromisure eccelse. <Esatto.> L’aiuto è sicuramente servito a qualcosa, mentre lui non farà altro che osservare quel che lui andrà a compiere. Il sogghigno permane stampato sul suo volto, sistemandosi meglio gli occhiali sulla punta del naso con l’ausilio della mancina. <Ci lavoreremo. Quasi sicuramente avrò bisogno che tu arrivi a provare quella rabbia, così da capire qual è la causa scatenante e risolverla. Un tempo, avrei potuto cancellarti la memoria e metterti tutt’altri ricordi. Al momento, mi è impossibile quindi seguiremo la consueta pratica psicologica.> Si stringe nelle spalle, spoilerando in un certo senso quel che andranno a fare non appena sarà possibile. Innanzitutto, il rosso deve riprendersi prima dalle ferite subite durante l’ultima missione. <Non so quanto fossero famosi Sosachi e Zashiki Doku, ma erano due miei collaboratori stretti. Potresti sfruttare il loro nome.> Mormora distrattamente, facendosi per un istante pensieroso. Del resto, potrebbe anche non funzionare. Son passati decenni ormai, se non di più, da quando entrambi son spariti nel nulla, senza neanche lasciar traccia. Forse una missione andata male, sta di fatto che ha perso tutto il veleno che aveva in suo possesso, poiché erano una coppia di ghiandole salivari ambulanti che sfruttava per la Sbrilluccica. <Nel posto in cui ti porterò, sarai al sicuro. Non è intestato a nome mio, quindi qualora vi accada qualcosa, le conseguenze non rientreranno nei cazzi miei.> Lui non ha una fissa dimora, ad onor del vero, quindi si può spostare tranquillamente a casa di Dokuhiro e sfruttare quella di Touma come meglio crede. <Ad ogni modo, non preoccuparti. Avrò anche delle catene.> Dei costrutti della sua innata dovrebbero bastare. Caso contrario, sfrutterà davvero delle armi a scopo difensivo, qualunque aggeggio possa tenerlo fermo contro una parete o legato ad un letto. <Abbiamo finito? Procurati un cellulare, servirà. L’indirizzo è XX. XXXX.> Detto a voce, non verranno lasciate tracce. E’ funzionale. [ Chakra OFF ]

14:52 Shinsei:
 Tiene lo sguardo nero sull’altro, che effettivamente lo guida nelle sue riflessioni. Annuisce quando l’altro conferma. Ascoltando il suo successivo dire. Lo ascolta parlare di rabbia. <è complicato.> Non si tratta solo di rabbia, si tratta di anni da ricostruire. Ma le successive parole riescono in un attimo a dipingere un’espressione di rabbia sul volto tagliato e affilato del biondo. Che non esiterebbe a tentare di afferrarlo per la camicia, al centro del petto <Che non ti venga mai in mente un’idea del genere, Rasetsu. Se scopro che speri di potermi fare qualcosa di diverso da quello che abbiamo pattuito, costi quel che costi, troverò il modo di toglierti quello che hai di più caro> Oh certo e come faresti se non puoi nemmeno ricordarti di lui? Lo sguardo nero non lascia spazio al dialogo. <Voglio i miei ricordi. Ridammeli e otterrai quello che vuoi.> Lo lascerebbe andare ovviamente. Inspirando ed espirando profondamente col naso. Si vede che non è tranquillo su queste cose. E doversi esporsi proprio con la persona che ha davanti non è qualcosa che riesce a digerire. Ascolta quei due nomi. Preziosi. Li annota mentalmente. Annuisce <Ne farò buon uso.> Ha bisogno di più dettagli, dovrà fare delle ricerche. Il cervello si mette in moto. Annuisce più convinto <Bene.> Sorride affilato <Immaginavo avresti pensato a tutto> Non ha avuto l’idea che il rosso possa lasciarsi fuggire dettagli di questo tipo. Ancora un cenno di assenso nel ricevere quella rassicurazione. E infine, di nuovo per la conclusione <Bene. Ci vediamo li.> Mezzo passo indietro, tornando ad osservare la figura completa. Qualche minuto di silenzio <Stai bene, mh?> Un sorriso affilato <Che mi servi.> Almeno tanto quanto serve il biondo a dirla tutta. Un cenno, niente di più, prima di dargli le ampie spalle ed uscire da quel posto[END]

15:11 Rasetsu:
 Si limita ad annuire. Non lo mette in dubbio che sia complicato. Tuttavia, bisogna farlo e ci sono differenti modi per lavorarci. Entrare nella mente di qualcuno è oltremodo difficile, i Genjutsu funzionano proprio su questo punto di vista, ma esiste comunque un metodo per uscirne. Non sono efficaci al cento percento. D’un tratto, si vede afferrato dal bavero della camicia. Dal centro del petto. Non fa una piega. Una stampella cade a terra perdendo l’equilibrio che aveva contro il corpo del rosso. Gli occhi del demone s’assottigliano, l’espressione diviene d’improvviso seria. Continua a fissarlo dritto negli occhi. Un tempo, quand’era sotto droghe o sotto alcolici, avrebbe probabilmente reagito in maniera differente. L’avrebbe deriso, molto probabilmente si sarebbe preso altre mazzate rispetto a quelle che ha già preso dal Serial killer. Altre volte, avrebbe tentato di divincolarsi e di scappare. Adesso, no. L’affronta a muso duro e a Chakra spento. <Era un’ipotesi. E ora lasciami, altrimenti senza di me non concluderai niente.> Glielo ricorda. Gli ricorda che ha bisogno di lui per qualunque cosa voglia fare, a meno che non voglia trovar qualcun altro di più qualificato e reputa egli stesso che sia complicato. Sistema la camicia alla bell’e meglio con uno strattone della mano ormai libera. Dovrà farselo andar bene. Si china appena dabbasso con quel poco equilibrio che si ritrova. Riacchiappa il suo fedele sostengo e s’erge in piedi. <Già.> Storce le labbra, infastidito dall’ultimo commento che gli rivolge. Lo guarderà allontanarsi, in silenzio. Infine, con tutta la calma del mondo, tornerà all’interno dell’ospedale dove verrà ovviamente curato dal buon Kan, preso a male parole da quest’ultimo e poi dimesso qualche giorno dopo. [ EXIT ]

Shinsei si reca all'ospedale per parlare con Rasetsu, il quale è ferito e arrabbiato (role precedente alla cura in ospedale).
Gli sottolinea la necessità d'altre informazioni per arrivare ad un Doku e al suo veleno.
Si scambiano opinioni e richieste, assieme a qualche minaccia di contorno che male non fa.