Questione di ideali

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16:33 Furaya:
 Un gran bel sole splende nel cielo pomeridiano, seppur sia quasi l’ora del tramonto e dell’imminente crepuscolo. Il bosco dei ciliegi è uno dei suoi posti preferiti in assoluto, tanto da recarvisi molte volte, specialmente quando non ha alcuna intenzione d’andare sul Monte dei Volti di Pietra. E’ un ottimo luogo di relax, specialmente quando non ha interesse nello stare in mezzo a gente che parla, che architetta piani e che urla. Seppur sia popolato da coppiette od altri passanti, non sono un problema per lei. S’accinge ad avanzare con passi lenti, schiena diritta e spalle rilassate. Per necessità, nonché per l’arrivo d’eventuali intemperie dettate dall’arrivo dell’autunno, è andata alla ricerca d’un outfit che facesse al caso proprio. S’è munita d’una camicia bianca dal collo alto, abbottonata sin ad altezza del seno e col colletto sbottonato, ben ripiegato ai lati. Le maniche son lunghe con doverosi polsini anch’essi allacciati come si comanda attorno ai polsi. Al di sotto delle suddette, è posta una coppia di vambracci metallici che ne circonda totalmente l’avambraccio sin quasi al gomito in qualità di protezioni. Le estremità del vestiario citato son infilate in una gonna sottostante a vita alta, la quale circonda inesorabilmente i fianchi della fanciulla. E’ nera con dei bottoni dorati posti sulla destra e fungenti da chiusura ermetica dell’indumento. Essa giunge a metà coscia, lasciando il resto delle flessuose gambe ben in vista eccezion fatta da metà stinco in giù. Qui, infatti, prendono posto un paio d’anfibi dalla suola alta, al cui interno son stati sistemati degli schinieri in modo che, come i vambracci, fungano da protezioni per le inferior leve. C’è ovviamente da considerare anche l’equipaggiamento del quale non fa letteralmente mai a meno. La vita è circondata da una cintura in cuoio nera e piuttosto spessa, al cui fianco mancino viene agganciato un fodero contenente la sua fedelissima katana – l’unica rimasta. Attorno alla coscia destrorsa, poco sotto l’indumento citato, v’è anche posizionato una tasca porta kunai e shuriken avente al suo interno i due elementi da cui prende nome, per un totale di tre ciascuno. Sul gluteo posteriore dal medesimo lato, sempre agganciata alla cintura di cui sopra, prende posto un’ulteriore tasca porta oggetti avente al suo interno tonici di recupero Chakra e coagulanti, qualche fuda contenente dei tronchetti. Al polso mancino, nascosto dalla manica della camicia, vi ha posto un fuda esclusivo nel quale ha sigillato la frusta che, di recente, ha optato come arma a discapito di spade più grosse della propria figura che, al momento, non riesce neanche ad usare come vorrebbe. Tra i capelli rosei, incurante del tempo e della società attuale, splende il suo coprifronte raffigurante il simbolo di Konoha con tutti i relativi segni d’usura e di graffio. Non v’è ombra di chissà quale altro riconoscimento, quindi si premura soltanto di passeggiare – e niente di più. Per il momento, sembra una giornata pacata – una classica domenica. Segue il sentiero, senz’uscir da esso non avendone motivazione. [ Chakra ON ]

16:43 Shuuya:
 Cielo sereno. Un bosco di ciliegi. Tempo e luogo perfetti per chi, come Shuuya, ama dedicarsi all'allenamento fisico e spirituale circondato dalla pace e l'armonia. Ed è proprio quello che si sta apprestando a fare il neo-Genin. Lo si può notare abbastanza facilmente in uno spazio vuoto sull'erba, sotto uno degli innumerevoli alberi dalla chioma rosa. Vestito in stile tradizionale e piuttosto sobrio, con un gi blu scuro dalle maniche lunghe decorato da un simbolo a forma di rombo bianco diviso in quattro rombi più piccoli, simbolo riportato sul petto all'altezza del cuore e sulle maniche all'altezza delle spalle. Sotto di esso uno hanjuban bianco fa da indumento intimo che separa la pelle dal gi, mentre le gambe sono rivestite invece da uno hakama nero con lacci marroni che lo legano al di sopra di un obi, anch'esso nero. I piedi, infine, sono rivestiti da dei semplici sandali zori. All'altezza della vita, sul lato sinistro, un bokken rivestito di una semplicissima saya nera è infilato sotto l'obi. È seduto in ginocchio, nella tradizionale seduta seiza, con le mani entrambe posate con precisione rituale sulle cosce. Schiena dritta, mentre il capo è appena inclinato verso il basso, meditabondo. Le due ciocche di capelli neri scendono lungo i lati del volto dai lineamenti affilati, mentre gli occhiali sul naso fanno da schermo a degli occhi ancora chiusi <...> In silenzio, respira cadenzato, concentrato. Qualche secondo, e valuterebbe che il proprio allenamento piò passare dalla sua fase prettamente mentale a una più pratica e fisica. Destra che quindi si stacca dalla coscia, andando a comporre con le dita un mezzo sigillo della Capra, dando così inizio alla fusione di energia fisica e psichica all'altezza del plesso solare in modo da impastare il chakra. Lo farebbe con cura e calma, quasi come a voler seguire un rituale. Energia che quindi porterebbe a far scorrere lungo l'apposito sistema circolatorio così da andare a irrorare tutto il corpo. Terminata la procedura, la destra andrebbe di nuovo giù sulla coscia, mentre la sinistra si porterebbe sul bokken, in modo di afferrarlo tenendo il pollice sulla tsuba. Una posizione basilare di allerta, prima di apprestarsi alla vera estrazione [ 3/4 - Tentativo impasto Chakra ][ Chakra ON ]

17:01 Furaya:
 Il di lei passeggio si mantiene costante come poc’anzi. Non si preoccupa molto di quel che le succede attorno, d’altronde non ha fatto alcunché per meritarsi una caccia. O forse girare con l’haori da Hokage, qualche giorno fa, le ha fruttato dell’interesse maggiore? E’ anche per questo che deve contattare quanto prima Kamichi, in modo da capire a cosa potrebbe andare incontro, ammesso anch’egli ne sappia qualcosa – per ovvio. Di Shuuya, chiaramente, non conosce neppur il nome e pur vedendolo in quella posa classica, potrebbe ben pensare d’andarsene in tutt’altra zona per evitare d’essere fonte di disturbo. Tuttavia, è assurdamente incuriosita dalla figura che s’appresta, in ginocchio, ad estrarre un’arma dal proprio fodero. La postura è quella, lei lo sa bene. A sua volta, era un’abile houjutser, non prima d’esser eccezionale nelle arti magiche. Inoltre, il vestiario che gli vede indossare è ben diverso da quello che, di norma e regola, era in vigore ben dieci anni prima, quando tutto questo mondo “nuovo” non c’era. E’ rara la gente a cui ha visto indossare abiti tradizionali. A vederla, infatti, s’è dovuta costringere a sua volta ad indossare vestiti d’uso comune adesso, a Kagegakure. Porta le mani dietro la schiena, accerchiando il polso mancino con la specular opposta, tamburellando sulla pelle dell’avambraccio. Neppur fosse una vecchina di fronte ad un cantiere, s’appresta a raggiungere la posizione altrui, tenendosi comunque ben distante onde evitare che ne invada eccessivamente lo spazio vitale. Risulta essere comunque visibile, mostrando un piccolo sorriso di circostanza e nulla più. <Samurai?> Una domanda ed un appellativo che le escono fuori dalle labbra come la cosa più normale del mondo. Reputa che sia abbastanza innocente da poter ricevere una risposta che sia positiva o negativa, salvo poi lasciarlo stare nel caso in cui si rivolga in malo modo, dato l’ipotetico disturbo. E’ un paradosso – esatto: teme di disturbare, ma la curiosità non può far a meno d’esser colmata. Un gatto, talvolta. E’ pur sempre un predatore, dopotutto. [ Chakra ON ]

17:21 Shuuya:
 Una volta che il chakra sarebbe entrato per bene in circolo, darebbe inizio alla prima esecuzione. La mano destra andrebbe ad avvicinarsi alla tsuka del bokken per afferrarlo con lentezza rituale, mentre le palpebre si schiuderebbero a mostrare gli occhi castani, piano tanto più quanto la destra si avvicina alla tsuka. In contemporanea, una leggera e costante tensione delle gambe lo porterebbe ad alzarsi lentamente fino a quando le cosce non sono perpendicolari al terreno. A quel punto, l'atto di estrazione. Pollice della sinistra che spingerebbe appena la tsuba per far fuoriuscire la lama di legno, prima che la sinistra stessa trascinerebbe indietro la saya per facilitarne l'estrazione. La gamba destra andrebbe a compiere un passo in avanti, puntando il piede sul terreno cercando di formare anche in quel caso un angolo di 90 gradi fra coscia e stinco. In contemporanea, la sinistra piegherebbe appena la saya per indirizzare il filo del bokken su una traiettoria orizzontale e la destra andrebbe ad effettuare l'estrazione vera e propria. L'obiettivo: quello di portare un tondo roverso parallelo al terreno, con l'intenzione di terminare il movimento della spada nel momento in cui avrebbe terminato il passo con la gamba destra. Gamba sinistra ancora in ginocchio. Il movimento effettuato sarebbe fluido, ma ovviamente tutt'altro che perfetto. Sguardo in avanti verso il vuoto, a valutare la propria esecuzione. Un sospiro a rilassare il corpo lascerebbe trasparire la completa consapevolezza che il kusano ha delle proprie lacune. Solo dopo quel breve periodo di trance si accorgerebbe della figura di Furaya, complice anche la domanda di lei. Apre appena di più gli occhi, come se si fosse appena svegliato, prima di voltarsi verso la konohana <Solo un genin che ne segue lo stile> Affermerebbe, calmo. Lo sguardo è serio e quasi truce, ma dovrebbe essere facile capire che è più una specie di bitch-face perenne che una effettiva espressione di fastidio. Lo sguardo la scruterebbe, soffermandosi sul coprifronte e sullo stato in cui versa. Decisamente, non è di una kunoichi di primo pelo <Atipico, non è vero?> Domanderebbe infine, lasciando di nuovo a lei la parola [ Chakra ON ]

17:43 Furaya:
 Arrestato il suo avanzare, osserva le altrui movenze come un anziano che si premura che i muratori del cantiere stiano facendo attentamente il loro dovere. Egli s’alza per proseguire nell’estrazione dell’arma che ha sul fianco, mentre lei assiste a tutta la scena con una certa nota di curiosità. Ne segue le movenze, notando quanta meticolosità vi impieghi, nonché l’eleganza con la quale si preoccupa di far sbucar fuori quella lama. Lei stessa gira con una katana al fianco, il che lascia intendere che sappia anche utilizzarla. <Posso?> Chiede, avanzando d’un passo soltanto quando il ragazzo avrà seguito le movenze per le quali s’è alzato. Sono allenamenti che ha fatto a sua volta, tanto tempo prima e che tutt’ora esegue quando intende allenarsi, affinché possa riprendere la mano e ritrovare la forza che le manca. <A mio avviso, dovresti essere un po’ più sciolto nelle movenze. Pensa al movimento da compiere, studialo.> Disegnalo? Dipende se n’è capace, altrimenti è un pelino complicato. Tanto vale ritentarlo molte volte finché non gli riesce in maniera corretta. Da parte sua, non è nient’altro che un piccolo consiglio che, in effetti, avrebbe potuto tenersi per sé. <Dopodiché, provalo.> Deve comprendere dapprima le mancanze, ma ad ogni modo pare essere abbastanza capace anche dal punto di vista analitico, il che rende – di base – qualunque commento della Judai superfluo. Immobile, gli occhi chiari ne studiano il vestiario, cercando uno stemma o un simbolo che sia interessante e che possa darle qualche risposta in più a proposito dell’individuo che ha di fronte. <Appartieni a qualche clan?> E’ usuale che un Genin così fedele ad uno stile faccia anche parte d’un clan. Ne conosceva almeno due – di famiglie – che supportavano l’utilizzo delle armi e lo stile dell’Houjutsu. Quindi, reputa che sia una domanda adeguata al contesto. Nota quello sguardo truce, ma non le fa assolutamente né caldo né freddo. Ha visto di peggio, sa anche come affrontare eventualmente gente del genere che, apparentemente, non possiede alcuna emozione o debolezza. <In un periodo come questo, sì. E’ molto atipico, sei uno dei pochi e non è un difetto, forse un vanto. Son ben poche le persone ancor legate al passato.> Una tra queste è lei. [ Chakra ON ]

17:58 Shuuya:
 Ascolterebbe con la silenziosa attenzione di un avido studente i consigli della konohana <Già. Ho percepito in effetti che mi manca la fluidità necessaria> Proferirebbe abbassando appena il capo, a fissare il vuoto. Non come un cane bastonato che si da addosso, ma come uno studioso che prende atto e analizza lo stato delle cose. Nel frattempo, decreterebbe che l'allenamento può essere interrotto, quindi procederebbe a reinfoderare la spada di legno nell'apposita saya. Anche in questo caso, i movimenti sarebbero effettuati con cura rituale, portando prima con la sinistra la bocca della saya a contatto con il dorso della lama di legno, facendola poi strusciare guidandola con pollice e indice della sinistra fino alla punta del bokken, per poi inserirla nel fodero e terminare di infoderarla. Il tutto senza distogliere lo sguardo dall'interlocutrice. Non c'è arroganza o volontà d'impressionare, in quest'azione. Di cosa si dovrebbe impressionare, poi? Qualunque Genin che abbia imparato a maneggiare un'arma più lunga di un kunai ne sarebbe in grado, o perlomeno in accademia lui ne ha visti. Anche la gamba destra si ritirerebbe, ripristinando così la sua originaria posizione seiza <Grazie infinite per le indicazioni> Lieve inchino del capo accennato in segno di riconoscenza <Oh no, sono un Genin dal sangue comune, come tanti. Non appartengo a nessun clan> Sicuro in quella affermazione, con il passato che ha avuto non gli passerebbe nemmeno nell'anticamera del cervello di sognarsi di avere chissà quali origini. Si alzerebbe in piedi ora, sempre mantenendo una certa cura nei movimenti. Ascolterebbe poi il commento di lei sulla sua propria atipicità, e i suoi apprezzamenti, a cui risponde con un accenno di sorriso che, perlomeno, manifesta di apprezzare i suoi riconoscimenti <Kanzaki Shuuya, Genin di Kusa> Si presenterebbe formalmente a lei <Immagino siete una kunoichi esperta. Almeno, il vostro coprifronte sembra avere molto da raccontare> Aggiungerebbe, osservando di nuovo l'accessorio che la konohana porta alla fronte [ Chakra ON ]

18:13 Furaya:
 Shuuya le risponde in maniera affermativa, ammettendo a sua volta d’aver qualche problema nella fluidità dei movimenti. Niente di trascendentale, alla fine. <Hai solo bisogno d’allenarti.> Soprattutto perché le ha rivelato d’esser soltanto un Genin, quindi si presume che abbia lasciato l’Accademia relativamente da poco. In quell’istituto, i Sensei sono tenuti a spiegare degl’argomenti basilari che l’allievo dovrà poi mettere in pratica all’esame per salire di grado. Tuttavia, la vera essenza del ninja e il vero utilizzo di quegli insegnamenti vengono appresi soltanto sul campo, durante le prime missioni livello C. Dunque, si dà abbastanza per scontato una risposta. Lo vede rinfoderare l’arma, movimento che la porta ad arcuare un sopracciglio. Ha già smesso d’allenarsi? Chi si fa i fatti suoi campa cent’anni, dunque preferisce – almeno per questa volta – restarsene in silenzio. Non propone un allenamento, non era giunta lì per allenarsi, ma potrebbe anche far un’eccezione alla regola. <Nessun problema. Sono anch’io una spadaccina, in fin dei conti.> Sposta la mancina a ridosso della spada che porta al proprio fianco corrispondente, stringendosi successivamente nelle spalle. Non si reputa una samurai, non è assolutamente il tipo da seguire determinato dogmi così rigidi come quelli del bushido. Ne rispetta alcuni, ma lungi definirsi tale. E’ sempre stato un ripiego secondario, nella malaugurata ipotesi finisse il Chakra durante una missione importante o qualora preferisse contenerlo per una battaglia intensiva. <Trovo opportuno scambiarci opinioni e consigli, se ciò ci facilita gli allenamenti e se non sei un nemico.> E non lo sembra. In teoria, dovrebbe etichettare chiunque viva tra quelle mura come un ipotetico nemico, però sta tenendo in considerazione anche qualche altro membro da aggiungere a quell’enorme progetto che hanno in mente. Sfidare il Consiglio, dopotutto, richiede persone d’un certo calibro e che non siano in alcun modo legate alla Shinsengumi – eccezion fatta Kamichi, soltanto perché è un suo “fan”, per così dire. <Furaya Nara> Si presenta, un nome che, un tempo, sarebbe stato abbastanza altisonante, tanto da ripercuotersi per tutte le terre Ninja e che, in quest’epoca, nessuno ricorda o finge di non rammentare, etichettandola ben presto come un Tiranno della Pace che ha fatto cadere il suo villaggio in battaglia, piuttosto che un Hokage che ha sempre fatto di tutto per Konoha. Conseguenze. Nient’altro che queste. <e il mio coprifronte è con me da quando divenni Genin.> E’ per quello ch’è così rovinato, non l’ha mai tolto, mai cambiato. E’ un monito, un vanto. <Un altro oggetto che a Kagegakure vedo fin troppo poco.> Sospira, effettuando un singolo passo alla di lui volta, vagliando l’ipotesi d’avvicinarsi ancora o mantener qualche metro di distanza. Sorride, comunque, di rimando all’affermazione secondo la quale venga ipotizzata come una kunoichi esperta. Perché mentire? Ma perché vantarsene? [ Chakra ON ]

18:42 Shuuya:
 Resta in piedi, ora, di fronte alla kunoichi. Le braccia sono entrambe distese lungo i fianchi. Non ha motivo di mantenere una subdola guardia tenendo la sinistra sulla tsuba come sarebbe di norma in situazioni di allerta. Resterebbe in silenzio ad ascoltare le parole di lei. Poi, anche Furaya si presenta. Ha l'impressione di aver già sentito quel nome, ma non riesce a focalizzare né dove, né a chi facesse riferimento. Non ci si soffermerebbe troppo, però <Già, mi è sembrato di vederne di meno qui rispetto che a Kusa. Non che sia nella posizione di criticare o altro> Dopotutto, lui stesso no ne ha uno indosso, attualmente <Comunque, alla fine credo che ciò che conta sono le azioni a manifestare i propri ideali, non i simboli. Ho assistito a persone che si fregiavano di essere grandi nobili e protettori dei più deboli, mentre pensavano solo al proprio tornaconto senza badare ai danni che facevano agli altri> La memoria va alle sanguisughe del Consiglio di Kusa che a suo tempo imposero quelle folli tasse che hanno trascinato lui e la sua famiglia nel baratro [ Chakra ON ]

19:03 Furaya:
 Il discorso verte principalmente sul coprifronte, in questo momento e ne analizza, oltre che ascoltare, le parole che provengono dalla bocca altrui. Fa spallucce innanzi a quella constatazione. <I tempi cambiano, così si suol dire.> Non che ne sia contenta, ovviamente. Fosse per lei, esattamente com’è il suo pensiero, le cose dovrebbero tornare agli antichi fasti. L’unica cosa che lascerebbe invariata è la conoscenza della tecnologia attuale, poiché piuttosto avanzata rispetto a dieci anni prima. E’ evidente che l’unione dei villaggi ha permesso al resto del mondo di conoscere quelle particolarità avvantaggiate che possedevano soltanto pochi fortunati. E’ ben lungi dall’essere così irragionevole. Tuttavia, vorrebbe reintegrare la visione dello shinobi e del coprifronte, dei valori e della Volontà del Fuoco. <Esiste gente che possiede potere, ma che non sa utilizzarlo per fini benefici. Talvolta, neanche per quelli malvagi. Si fregia soltanto dell’identità del più forte nella teoria, ma nella pratica s’evince la realtà dei fatti.> Incrocia le braccia al petto, mantenendo una postura equilibrata e solida per la propria postura. Niente di più normale. Ne ascolta ancor le parole, così da potervi porre un’adeguata replica. <Invece, in altri contesti, i simboli rappresentano un monito, una “volontà”> Per inciso, la propria – quella del Fuoco, quella che in pochi al momento incarnano. <un motivo per andare avanti e che ci spinge a volerlo fare. Basti pensare al mio coprifronte. Per me, esso rappresenta la mia voglia di non fermarmi: non mi sono mai fermata da quando l’ho ottenuto, ancorché la situazione diventasse pericolosa o impossibile.> Anche in tal caso, ciò non vien pronunciato con vanto bensì con consapevolezza. Altrettanto seria nell’esporsi, poggia una mano sul cuore come a voler far capire, anche a gesti, quanto possa tenerci a roba così misera esteticamente, ma grande come significato. [ Chakra ON ]

19:30 Shuuya:
 Ascolta in religioso silenzio Furaya, soppesando le sue parole. Si trova d'accordo con quello che dice, in fondo. E sulla questione dei simboli, ne comprende il significato e l'importanza che possono avere per alcune persone e per lei. Annuirebbe, come a dire che comprende quella sua linea di pensiero <Capisco. In effetti, un oggetto può essere un buon catalizzatore per i propri ideali> Abbasserebbe appena il capo, portando poi la mancina a contatto con la tsuba del bokken <Per certi versi, vale anche per me. Anche se nel mio caso non è esattamente un oggetto, quello che determina il mio ideale> Una breve pausa, mentre il pollice si farebbe più solido sulla tsuba, come se tramite essa cercasse di raggiungere e toccare qualcosa che va oltre il materiale <Autocoltivare me stesso e puntare alla perfezione per mantenere vivi gli insegnamenti di una certa persona... tramite l'arte della spada> Direbbe infine, enunciando con lenta solennità le ultime parole <Direi che per me è "la spada" ciò che per voi è il vostro coprifronte. È causa di ciò che sono e obiettivo di ciò che aspiro ad essere> Il tono è quello di uno che si è momentaneamente lasciato naufragare nei ricordi del passato. Ritornerebbe poi con lo sguardo verso la kunoichi, come a tornare in sé <Lo so, non è esattamente patriottico> Chioserebbe poi, inarcando appena l'angolo della bocca in un sorriso che sembrerebbe quasi cercare di giustificarsi [ Chakra ON ]

19:52 Furaya:
 Da questo punto di vista, sembrano quanto meno concordare. <Già.> Un oggetto come catalizzatore d’ideali è alla stregua d’un pensiero fisso che ti porta avanti per tutta la tua esistenza. E’ un obiettivo, ma concentrato all’interno – in questo caso – d’un coprifronte. Annuisce innanzi alla spiegazione per la quale, nella situazione altrui, egli non abbia bisogno d’oggetti per perseguire il suo ideale. <Comprensibile.> Non è certo doveroso che debbano aver lo stesso metodo. <L’importante è aver comunque qualcosa che ti muove, altrimenti non vivi per nulla.> Per niente di concreto, ma soltanto perché qualcuno ha deciso di metterti al mondo. Il significato che vorrebbe dare alla propria frase è esattamente questo. Fa spallucce, di nuovo. Lancia un’occhiata nei dintorni, laddove il sole è ormai caduto dietro l’orizzonte ed ha lasciato spazio al crepuscolo con i suoi stupendi colori all’orizzonte. <Non importa che sia patriottico o meno. Ognuno ha un suo ideale.> Lo ha detto lui stesso, anche, facendo presente che il suo risiede all’interno di quell’arma con la quale ha scelto d’allenarsi e addestrarsi. Non chiede la motivazione, reputa che sia qualcosa d’estremamente personale che non riveli al primo che capita, pertanto lo rispetta ma non entra più di tanto nel particolare. <Anche una spada può essere patriottica a suo modo.> Se tramite d’essa lotta per la famiglia, per il clan a cui appartiene, per il villaggio, per un gruppo di persone a cui magari deve tanto. E’ molto generalizzata come cosa, in fin dei conti. Al contrario, il coprifronte ha di base un unico significato, ma è quello che gli danno le persone a diversificare l’intera visuale. <Ad ogni modo, temo d’averti disturbato abbastanza. Buona serata e buon allenamento, magari potremmo anche farne uno assieme, prima o poi.> Gli sorride, salutandolo con un cenno della dritta, iniziando ad incamminarsi verso tutt’altro lido, presumibilmente verso il settore konohano. [ EXIT ]

20:09 Shuuya:
 <Già...> Sibila appena quando lei parla della necessità di qualcosa che dia moto alla vita. Seppur non è stato esattamente quello il suo caso, la memoria non può che andare a quando lui stava quasi per arrendersi all'inevitabile, quando il suo corpo emaciato lo stava per abbandonare, troppo debole anche solo per produrre lacrime. A quando fu salvato da lei. Fu da allora che lei e ciò che lei rappresentava e aveva a cuore sono diventati il suo "qualcosa" che lo faceva andare avanti. Furaya sembra poi fare per lasciarlo, salutandolo <Nessun disturbo. È stata una pausa gradevole e proficua> Rassicurerebbe lui. L'espressione è seria e sempre spigolosa, ma ha comunque un tono cortese <Grazie. Sarebbe un grande piacere> Finirebbe poi, in risposta alla proposta di lei su un futuro eventuale allenamento insieme <Buona serata> Saluterebbe infine, lasciando che il suo sguardo indugi ulteriormente sulla sua figura in allontanamento. Meditabondo, su di lei e sulla discussione che hanno avuto. farebbe poi qualche valutazione e deciderebbe alla fine di restare lì. Piegherebbe appena le gambe allargandole, più che altro per via dei limiti anatomici che le costringono a farlo, per poi infilare la destra in mezzo ad esse così da dare due colpetti, uno per lato, al tessuto dell'hakama così da spostare le pieghe verso l'esterno e permettere una seduta composta e ordinata anche a livello di apparenza estetica della hakama. Ritornerebbe così nella iniziale posizione seiza. Da lì, riprenderà il suo ciclo di meditazione ed esecuzione di kata con il bokken. Per quanto ancora andrà avanti? Solo i kami lo sanno [ USCITA ]

Shuuya s'allena nel bosco dei ciliegi, mentre Furaya gironzola tranquilla.
S'incuriosisce dalle movenze altrui, poiché spadaccino ed iniziano a parlare di ideali.