Un passo alla volta

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11:42 Furaya:
 C'è davvero un bel sole per evitare di mostrare al mondo e alla generazione attuale chi si è davvero. Ed ha scelto di farlo in un determinato settore, non a caso, così come non è stato lasciato all'eventuale fortuna il quartiere specifico. Quest'oggi, bisogna dare spettacolo! Inutile continuare a nascondersi, facendo sì che Kamichi possa anche sol pensare d'averla in pugno perché conosce la sua vera identità. Al contrario, d'altronde ha giurato di seguirla, no? Inspira. Petto in fuori, pancia in dentro, neppur fosse in marcia militare verso un altro ipotetico avversario che minaccia la pace - quella effimera che ormai neppur esiste. Per necessità, nonché per l’arrivo d’eventuali intemperie dettate dall’arrivo dell’autunno, è andata alla ricerca d’un outfit che facesse al caso proprio. S’è munita d’una camicia bianca dal collo alto, abbottonata sin ad altezza del seno e col colletto sbottonato, ben ripiegato ai lati. Le maniche son lunghe con doverosi polsini anch’essi allacciati come si comanda attorno ai polsi. Al di sotto delle suddette, è posta una coppia di vambracci metallici che ne circonda totalmente l’avambraccio sin quasi al gomito in qualità di protezioni. Le estremità del vestiario citato son infilate in una gonna sottostante a vita alta, la quale circonda inesorabilmente i fianchi della fanciulla. E’ nera con dei bottoni dorati posti sulla destra e fungenti da chiusura ermetica dell’indumento. Essa giunge a metà coscia, lasciando il resto delle flessuose gambe ben in vista eccezion fatta da metà stinco in giù. Qui, infatti, prendono posto un paio d’anfibi dalla suola alta, al cui interno son stati sistemati degli schinieri in modo che, come i vambracci, fungano da protezioni per le inferior leve. C’è ovviamente da considerare anche l’equipaggiamento del quale non fa letteralmente mai a meno. La vita è circondata da una cintura in cuoio nera e piuttosto spessa, al cui fianco mancino viene agganciato un fodero contenente la sua fedelissima katana – l’unica rimasta. Attorno alla coscia destrorsa, poco sotto l’indumento citato, v’è anche posizionato una tasca porta kunai e shuriken avente al suo interno i due elementi da cui prende nome, per un totale di tre ciascuno. Sul gluteo posteriore dal medesimo lato, sempre agganciata alla cintura di cui sopra, prende posto un’ulteriore tasca porta oggetti avente al suo interno tonici di recupero Chakra e coagulanti, qualche fuda contenente dei tronchetti. Al polso mancino, nascosto dalla manica della camicia, vi ha posto un fuda esclusivo nel quale ha sigillato la frusta che, di recente, ha optato come arma a discapito di spade più grosse della propria figura che, al momento, non riesce neanche ad usare come vorrebbe. Tra i capelli rosei, incurante del tempo e della società attuale, splende il suo coprifronte raffigurante il simbolo di Konoha con tutti i relativi segni d’usura e di graffio. Non solo. Non solo! Perché quest'oggi ha deciso di far quel grande passo - e non si parla di matrimonio! Su quello, ci ha ormai messo una pietra sopra, era inevitabile. Sulle spalle, le maniche lasciate libere di volteggiare dietro la sua schiena spinte dal lieve vento, appare quello che potrebbe apparire un lontano ricordo. Un vecchio haori, sfilacciato, bianco e rosso, raffigurante dei kanji specifici. Le estremità sono rovinate, naturalmente, essendo stata sotto terra per dieci lunghi anni ed avendo combattuto precedentemente in modalità animale. Sventola, tranquillo, a differenza del cuore della donna che s'agita appena, battendo poco più forte. Raffigurata sulla schiena, una singolare nomea: "Judai Hokage". [Chakra On]

11:48 Saigo:
 Caro vecchio quartiere dello spettacolo, la conoscenza di questo luogo è tale per cui ad ogni passo, ogni angolo e persino ad ogni tombino potrebbe collegare un ricordo, infondo è lì che ancora si dirige quando toglie la divisa, lavora instancabilmente sempre e solo con l’obiettivo di distrarsi, non aver tempo di preoccuparsi della propria vita significa semplicemente poter vivere senza soffrire. Stancarsi al punto di crollare prima ancora di capire quando stia male e lasciare ai sogni il peso delle sofferenze. Le notti passano lente, si sveglia troppo spesso dai suoi incubi per poi crollare nuovamente stanca, soffre silenziosamente sperando che nell’altra stanza Nobu non se ne renda conto, scappa semplicemente. Non vuole parlarne, non vuole affrontare il discorso, infondo non ne vale la pena. I rapporti umani sono inutili. Non che sia qui per perdersi nella sua mente o cercare dei ricordi, oggi non si tratta nemmeno di andare a fare qualche provino, oggi si muove per quel quartiere in divisa, un paio di pantaloni neri dal taglio classico, scendono dritti lungo le sue gambe allenate, la piega che sta proprio al centro delle sue cosce. La vita è alta e il bottone dorato si intravede appena tra i lembi di quella giacca elegante chiusa solo con il bottone centrale, le mani spostano i lembi scuri di quell’indumento ai lati essendo infilate dentro le tasche laterali. Il petto è scoperto, pelle candida che si nota insieme a quel dettaglio della bralette in pizzo nero, anch’essa appena visibile nei suoi bordi superiori. Al braccio la fascia verde con il kanji di fedeltà, indica così non solo l’appartenenza alla shinsengumi ma anche il grado, sul petto infine la spilla dello stesso colore, lì sopra al suo cuore. Così fedele? No ma basta farlo credere al mondo intero. Il distintivo è nella tasca destra, ben protetto dalla sua mano al momento e con sé non porta altro che un telefono per ogni necessità. I lunghi capelli biondo fragola sono raccolti in un’elegante coda alta che lascia completamente scoperto quel delicato viso pallido, occhi rossi protetti solo da un paio di lenti azzurrine così da schermarla appena dai raggi solari. Cammina tranquilla, affaccendata sulla ricerca delle tracce per quella misteriosa morte di due anni prima quando lo sguardo incontra una donna dai capelli rossi e quell’Haori. Sorride. La descrizione sembrerebbe combaciare a parte per il fatto che a quanto pare ha deciso di smettere di nascondersi. Sorride divertita nascondendo quella tronfia espressione dietro ad un’apparenza gentile e delicata. L’odio non è leggibile dai suoi occhi, così come il rancore per quello che ha subito. Si limita ad accelerare il passo per raggiungere quella schiena su cui legge fin troppo bene “Hokage”. Si schiarisce la voce per attirarne l’attenzione <e così> alza appena il tono per essere sicura d’essere udita dalla donna mentre si appresterebbe a raggiungerla nel chiaro intento di fermarla <qualcuno ha deciso di tornare dal mondo dei morti, o è solo uno scherzo di cattivo gusto?> finge. Finge di non possedere alcuna informazione, si finge gentile con quelle melliflue note che escono dalle sue labbra delicate

12:08 Furaya:
 Inspira. Di nuovo. Prende fiato e lo trattiene per qualche istante. Lo lascia andare dopo pochi istanti, schiudendo appena le rosee labbra e svuotando la cassa toracica. Attende. Fa finta di guardare davanti a sé, come se gli occhi indiscreti dei passanti non le dessero alcun fastidio. Vuole – pretende – che la guardino. Ha scelto il Quartiere dello Spettacolo per un motivo ben preciso, oltre ad aver stabilito che il settore konohano fosse d'obbligo. Devono capire che è tornata e che ha smesso di nascondersi, che è un pericolo ma potrebbe addirittura essere una speranza per chi ancora crede in lei. Ne saranno rimasti? Li troverà. Akaya, Tachiko, Keiga, Kamichi... Non sono gli unici. Continua nella sua passeggiata, braccia stese lungo i fianchi e spalle rilassate – seppur lei non lo sia affatto. Le orecchie dovrebbero riuscire a captare non solo una voce, bensì anche dei passi che le si stanno avvicinando da dietro. Ora, deve solo fingere d'essere chi era una volta, no? La dolce, cara e gentile Judai... La stessa che ha poi deciso di guerrigliare contro la Yugure senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni. Arresta il proprio incedere, roteando appena sul proprio asse affinché possa introdurre nella propria visuale la figura che ne ha appena attirato l'attenzione. L'espressione pacata, gli occhietti chiari come il ghiaccio che si soffermano immantinente sui capelli biondo fragola dell'agente. <Oh, buongiorno.> Buongiorno un c477o, oseremmo aggiungere. La osserva con attenzione, valutando attentamente come comportarsi. La divisa che le vede addosso è identica a quella che ha potuto adocchiare addosso al Kokketsu. Fingendo innocenza, unisce le mani dietro la schiena e arresta il proprio moto per aver la biondina frontale. <Temo che ci sia ben poco da scherzare, sia sulla morte che sulla vita delle persone, non trova?> Coerentissima, mi stanno dicendo dalla regia. Tanto vale reggere lo stesso tono altrui, dimostrandosi oltretutto convinta delle parole che le proprina, fingendo su quel carattere che ha ormai lasciato perdere in virtù d'uno ben più manipolatore e attento. Le dà comunque una sorta di risposta affermativa, dopotutto, essendo palese che sia tornata dal mondo dei morti. <Ha davvero dei capelli strepitosi.> Falsa come una banconota contraffatta dal peggior Yakuza del Quartiere notturno, continua a mantenere vivido l'interesse per l'altra figura, nonché manifestando un sorrisetto gentile e accondiscendente. Ci hanno messo ben meno del tempo che pensava per fermarla. Ottimo lavoro, Shinsengumi! <Posso chiederle se c'è qualche problema?> Beh, il problema è piuttosto evidente, seppur lei voglia far credere che non stia facendo niente di sbagliato – sta facendo tutto nel modo più corretto e giusto possibile, esattamente come aveva pronosticato di fare. [Chakra ON]

12:20 Saigo:
 La osserva con attenzione, perché svelarsi ora così di botto? Insomma la tengono d’occhio da un po’ e questo comportamento non è coerente con ciò che ha letto di lei, nei rapporti. Nascondersi sembrava il suo principale obiettivo, per fare qualcosa probabilmente ma questa è la sua inclinazione a non fidarsi dei ritornati. La osserva e non si toglie dal volto quel dolce sorriso. China appena il capo a quel complimento, accettandolo ma senza dare una risposta verbale, non è certo una novità che i suoi capelli siano belli o che lei sia strepitosa, infondo l’unica cosa in cui crede davvero è il suo corpo, che non è stato comunque abbastanza per tenersi Haru o Fuji parrebbe. Gentilissima quindi scuote il capo <e perché dovrebbe esserci qualche problema?> domanda ancora lasciando che gli occhi tornino su quelli della donna, osservandola, nascondendo i veri intenti dietro ad un’espressione innocente e delicata attenta però a captare le sue reazioni. Perché svelarsi <devo quindi desumere che voi siate Furaya Nara?> domanda ancora <se è così non vedo perché dovrebbero esserci problemi, avrei delle curiosità in merito alla sua vita ma nulla di ufficiale> sorride. Definirla una serpe non sarebbe corretto, il loro strisciare è avvicinarsi silenziosi al nemico non può essere paragonato a quel suo splendere sotto al sole, mostrarsi innocente, l’atteggiamento è tipico umano e non del mondo animale. Non è una creatura velenosa, nulla in lei suggerisce pericolosità e di fatto su livello fisico nemmeno lo sarebbe, lei si limita ad accumulare informazioni, memorizzarle e poi aspettare il momento giusto. La odia? Oh sì. Lei, la Yugure, tutti i vecchi ninja così accecati dalla loro finta forza da dimenticarsi del loro vero compito: proteggere. Nessuno l’ha protetta contro il dio, nessuno la sta proteggendo ora che viene continuamente tormentata, a nessuno interessa davvero del prossimo eppure non le sta sputando veleno contro a trattenerla è solo la divisa. La perfezione di quel governo, lei un cane ammaestrato ed addestrato per rappresentare il consiglio che continua a mostrarsi semplicemente perfetta <Si è già registrata? Senza temo non potreste usufruire di tutti i diritti di cui godono i cittadini> sorride gentile. Cosa nascondi Furaya? <poter essere curati, essere protetti dalle bestie e cose così> già essere protetti. Con delicatezza estrae uno stiletto mascherato da dolce caramella e lo infila direttamente nel cuore avversario, sembra elencarle i vantaggi di appartenere a Kagegakure con gentilezza e invece nel suo cuore mette solo i puntini sulle i. Guardaci siamo sopravvissuti ai tuoi errori <se non dovesse averla fatta posso aiutarla io, il suo nome la precede penso di poterle almeno far saltare la coda> sorride ancora. Che dolce, lei si mostra pronta e disponibile, innocente come forse un tempo è stata [divisa informale]

12:43 Furaya:
 Si sorridono. Due serpi che potrebbero avvelenarsi l'un l'altra e risultare poi immuni allo stesso veleno. Sono apparentemente così simili. False all'esterno, mostrando quei sorrisetti che tutto sanno fuorché di vera gentilezza. Incuriosita dalla donna che le si è mostrata innanzi, continua amabilmente quella conversazione. Nel frattempo, annota. La Shinsengumi si muove velocemente, oltre a tener d'occhio chiunque caghi dal vaso anche soltanto una piccola goccia di escremento: come ha appena fatto lei, rivelandosi. E non è certo ingiusta la domanda che Saigo silenziosamente si pone: perché adesso? Perché, se il suo unico obiettivo era nascondersi come un topo in trappola dal gatto cattivo? Cos'è cambiato? Oh, se sapesse. <Chiedo per via della divisa che indossa. Da quel che ho compreso stando a Kagegakure, siete delle forze dell'ordine, dopotutto.> Sottintendendo che potrebbe aver fatto qualcosa di sbagliato poiché è stata fermata dai Cani del Governo. E quindi, proprio per via di questo, si mantiene collaborativa o quanto meno ci sta provando. <Confermo> Un peso le si toglie dal petto. Lei è Furaya Nara, l'unica e sola. Colei a cui spetta di diritto il ruolo di Judai Hokage, colei a cui tutti portavano rispetto, colei che ruggiva contro qualunque avvisaglia nei confronti del villaggio. Colei che è caduta in guerra perché ha peccato d'orgoglio e superbia, credendosi persino più forte di un Kami. Nulla di ciò dovrebbe or trasparire, se non l'espressione gioiosa nel pronunciarsi. Mostra un sorriso cordiale, radioso, affatto amareggiato. <il mio nome è Furaya Nara, Judai Hokage dell'ormai ex Villaggio della Foglia.> Sol giunta in questo punto del discorso, il capo vien chinato in segno di rispetto verso un villaggio che aveva giurato di difendere e che è caduto. E non ha alcun bisogno di fingere poiché se ne è assunta completa colpa. Non ha neanche necessità di sperare che Saigo ci creda, da questo punto di vista ha la coscienza completamente al suo posto. <Mi faccia pure tutte le domande che reputa pertinenti.> Le labbra tornano ad arcuarsi. Da quant'è che non sorrideva così? E perché tutt'ora non v'è niente di vero in quel che tenta di mostrare? Non è più la stessa persona d'un tempo, però cerca d'apparirlo per quieto vivere, per raggiungere la sua missione ultima. È palese quell'aria tesa che, nonostante tutto, sosta tra le due fanciulle. Se solo potessero, prive della divisa che ambedue indossano – Saigo, quella della Shinsengumi e Furaya, quella da Hokage – potrebbero arrivare tranquillamente ad ammazzarsi. Fiuta il sentore del pericolo, ma non ne ha davvero timore. Ha combattuto contro i peggiori nemici del mondo ninja. Ne ha battuti altrettanti, dunque non possiede alcuna paura nei confronti della Manami. Tutto sta andando, per il momento, secondo i piani. <Appena giunta al villaggio, mi sono premunita di registrarmi con lo pseudonimo di Pakkurida.> Perché nasconderglielo, dopotutto? Sta svelando le carte per risultare collaborativa. <Mi occuperò di modificare ogni mio documento con il mio effettivo nome. Sa, appena arrivata qui, coi ricordi della guerra, pur definendola un'oasi di pace nella distruzione che la circonda, non sapevo ancora se potessi fidarmi.> Non è innaturale che qualcuno sfuggito alla morte cerchi il primo rifugio. Tuttavia, un essere come lei, così orgogliosa e superba, non s'è mai fatta aiutare da nessuno: è lei che aiutava gli altri. Tutto ciò soltanto per sottolineare quanto si stia tenendo coerente all'aspetto caratteriale che più la caratterizzava un tempo. E non le nasconde nulla, nulla. <Non si preoccupi, non potrei mai accettare di saltare la fila. Preferirei persino far passare gli altri avanti, piuttosto che arrecare disturbi alla comunità.> Esatto, la Judai d'un tempo, di dieci anni prima, parlerebbe proprio così. Tuttavia, Furaya – bambina – non ti sei posta un quesito fondamentale. Sei stata tu a renderti così? [Chakra ON]

12:58 Saigo:
 La osserva sorridere tronfia del disastro che ha creato, come ci si sente a sopravvivere a colore che bisognava proteggere? Vorrebbe chiederglielo, vorrebbe persino condurla lei stessa sulle rovine della fu Konoha per poi limitarsi ad abbandonarla lì, attendendo che qualche bestia faccia il suo dovere. Sorride però sempre gentile e perfetta in quel ruolo che interpreta, un cane del governo. Se solo fossero in un vicolo, se solo potesse rivelare la sua vera natura ed osservarla soffrire, magarli lasciarla morire. Ma sono solo sogni che la rendono felice questi <oh sì sono della Shinsengumi ma ciò non significa che parlo con le persone solo quando ci sono problemi> ridacchia, una risata leggera e quasi spensierata. I lunghi provini, gli anni da attrice che corrono in suo aiuto al momento, sta semplicemente interpretando una parte <non siamo cattivi> replica lei. Fin troppi stanno perdendo di vista chi è il vero cattivo, lo ha davanti in questo momento <il più delle volte io aiuto le persone> sorride ancora. Oh eccola ammettere anche la sua falsa identità, ma perché? Ancora non comprende, dovrà sicuramente riferire ma prima vorrebbe capire qualcosina di più, avere altro da offrire significherebbe un passo in avanti nella sua carriera. La conversazione procede eppure non c’è fiducia in quelle parole, perché non fidarsi di coloro che hanno fatto davvero qualcosa di utile per il mondo intero? <Ex Hokage> sorride e puntualizza <temo che se vi sentisse l’attuale Hokage potrebbe offendersi, immagino che come tutti qui abbia grande stima di lei> Puzza di bruciato, solo chi ha la coda di paglia avrebbe dubitato, per quanto odi ammetterlo persino Sango si è mostrata più trasparente per quanto ancora non degna della sua fiducia <oh noi? Non ha saputo? Il governo ci ha salvati tutti, ha permesso alla società di prosperare e poi ucciso il dio, ci è riuscito> vede una possibile piaga e ci infila il dito. L’hai sentita? Il governo è riuscito lì dove ha fallito. La donna le parla, si mostra quasi innocua eppur lei continua a dubitarne, troppi i dettagli che non le tornano, analitica mentre all’esterno continua a fingersi ingenuamente ben disposta, il tono non muta mai falsa come un ryo di carta. Per quanto ancora continuerà con quella farsa? Tante le domande nella sua mente ma è singola la matassa che prova a sbrogliare mentre l’aspetto innocente la protegge dal poter vedere davvero oltre. Che il suo odio e la sua sete di vendetta restino nascoste, sopite nel cuore abituata da anni ormai a nascondere persino a sé stessa i sentimenti <comprendo e non mi opporrò alla vostra volontà, il giuramento di ogni Kage infondo non è la vita del villaggio sopra alla propria?> affonda ancora. Furaya tu non hai messo la tua vita davanti a quella del villaggio, tu sei qui mentre molti dei tuoi no.[divisa informale]

13:59 Furaya:
 Ma d’altronde Saigo cosa può saperne del dolore che si porta dentro? Cosa può capire di quello che ogni notte è costretta ad affrontare? Sogna i volti dei ninja che invocavano il suo aiuto, che la chiamavano a gran voce. E ogni volta che sogna, si sveglia in preda al panico, non riuscendo più a chiudere occhio. Vede il sangue schizzare fuori da corpi che perdono la vita, da corpi che vengono divorati mentre lei è intrappolata nel cristallo. Gli occhietti ancor focalizzano la figura altrui, scegliendo di districare le dita dal loro precedente intreccio. <Mi fa molto piacere che ci sia gente come voi che stia aiutando la popolazione.> Le tende il braccio, fornendole il palmo aperto e le dita divaricate. Sta per stringere la mano ad un diavolo, ne è davvero sicura? <Piacere di conoscerla.> Sorride alla di lei volta, aspettando la malaugurata ipotesi che lei possa stringer l'altrui mano o meno. Quanto le fa schifo farlo? Quanto si sente sporca dal comportarsi in questo modo? Eppure deve farlo se pretende di raggiungere un obiettivo preciso. Ne rivelerà il nome? Si presenterà? Oppure terrà per sé i suoi oscuri segreti? <Ho oltretutto specificato Judai – ossia Decima. Non mi permetterei mai di surclassare l’attuale Hokage.> Ah, l’orgoglio! Quante può farne? Può rovinare o migliorare tutto, a seconda di come viene utilizzato. Nei confronti della Nara, è un’arma a doppio taglio. Sa farla volare in alto, ma cadere non appena raggiunta la cima più alta del mondo, costringendola a cedere. E’ un vecchio e solito circolo karmico. Esagera e giunge il contrappasso. <Purtroppo, non ho ancora avuto il piacere di conoscerla. Ne ho scorto soltanto il viso sul Monte dei Volti.> Riferendosi all’Undicesima. <Inoltre, vedo che l’avete ricreato piuttosto fedelmente all’originale. Sa, era il mio posto preferito.> Non sta mentendo, almeno per quanto riguarda l’ultimo punto. Anche adesso, pur non reputando che sia perfetto – anche se deve ammettere che hanno fatto un bel lavoro, per quanto le bruci – ne sta usufruendo come suo posto preferito, quello in cui si reca solitamente per meditare, pensare o staccare dal mondo intero, persino da Mattyse. Si limita ad un lieve cenno del capo quando viene esposta l’ipotesi secondo la quale l’attuale Hokage possa aver stima di lei. Diffida, diffida fortemente. Un commento del genere, tuttavia, se lo tiene per sé. Non ha alcuna intenzione di esporsi più del necessario. Le parole di Saigo avrebbero fatto male qualora, il primo giorno in quel di Kagegakure, avesse scorto proprio la signorina qui presente come principale nuovo coinquilino. Torna ad annuire, apparentemente affranta – ma non è molto lontana dalla verità, poiché lo è davvero. <Sono molto contenta che siate riusciti a salvare molta gente, tanto da fornire loro una nuova casa e una nuova vita. Senz’alcun dubbio, avete compiuto ciò che tutti noi – io, in primis – auspicavamo per la nostra gente. Ho peccato d’orgoglio e superbia> Solleva la mandritta ad altezza del petto, stringendo saldamente il ciondolo con il simbolo del ventaglio Uchiha che sempre ha con sé, in memoria di Hanabi dell’omonimo clan. <pensando che io da sola potessi riuscire a salvare chiunque. E ho fallito. Su quel campo di battaglia, avrei preferito morire> Le s’incrina la voce, lungi da lei fingere su qualcosa del genere, nonostante il modo in cui si sta comportando fin dalla prima parola rivoltale dalla Manami. <piuttosto che veder morire gli altri.> Sospira, abbassando la mano lungo la coscia, stringendo le dita tanto da far sbiancare le nocche. Non smuove neppur per un attimo lo sguardo, per quanto in esso possa leggersi il vero dolore che prova al sol pensiero della gente che, persino di notte, torna a trovarla per invitarla ad ammazzarsi, piuttosto che continuare a vivere con un peso del genere sul groppone. <Tuttavia, anche appena arrivata, ho peccato di presunzione. Ho creduto non foste stati in grado di fornire opportuno sostentamento alla gente. Al contrario, coloro che conoscevo mi hanno confermato che va tutto bene. E non smetterò mai di ringraziarvi abbastanza per quello che avete fatto.> Per sua figlia, per sua cugina. Non ci crede neanche lei… Internamente, ride in maniera isterica. Probabilmente, terminato il discorso con la qui presente agente, finirà col vomitare in un vicolo per togliersi di dosso questi orridi pensieri. Tuttavia, in alcun modo può smettere di credere – invidiandoli – che abbiano fatto DAVVERO un buon lavoro. Perché si sono rialzati, hanno combattuto, hanno ABBATTUTO una divinità che neanche col più forte dei poteri LEI – la Judai Hokage del cui titolo ancor si fregia – era riuscita. E si china in avanti. La Furaya d’un tempo l’avrebbe fatto. Le rivolge un inchino di cortesia, per ringraziarla. E un brivido le sale lungo la spina dorsale. Rialza il capo, riprende in mano la situazione. <Assolutamente, cosa in cui ho fallito.> Mai ha nascosto il senso di colpa provato, mai lo nasconderebbe di fronte a chi vuole abbattere perché deve darne atto: hanno svolto un lavoro egregio, un lavoro nel quale lei non è contemplata assieme agli altri ninja del passato. [ Chakra ON ]

14:17 Saigo:
 Affonda la sua lama nel corpo altrui, ancora una volta senza risparmiare i colpi lasciando solo che il dolore si palesi davanti alla sua vista. Avete peccato tutto e dovete pagare, non comprende il motivo per cui il consiglio ha scelto di accogliere tutte queste persone e in realtà non le importa capirlo, per quanto li odi non sono che semplici distrazioni dal suo vero percorso. Un vecchio Hokage che pensa di valere ancora qualcosa, una stupida rossa che vive in un tempo sbagliato ed un pazzo maniaco che gira per le loro strade altro non sono che piccole formiche da schiacciare quando avrà il potere per fare davvero ciò che vuole, possono al massimo essere uno strumento per la sua carriera ed è per questo che ora va ad allungare la sua mano verso la donna. Non deve identificarsi ed è per questo che evita, non vuole che la donna sporchi il suo nome, non vuole essere nominata da un simile errore della società passata <è un piacere Furaya> sorride come se nulla fosse, gentile lei seppur non si esponga. Saigo è il risultato degli errori di quella donna e tanti altri, non era altro che Manami prima ed ora non è più nulla e non ha più qualcuno. Ultima come unica sopravvissuta, lei che sulle spalle porta i desideri di una classe intera, lei che ogni giorno deve alzarsi e meritare la vita che ha tenuto stretta tra le sue stesse mani <deve ringraziare il nuovo Hokage per quel monte, io non ho mai visto l’originale è stata lei a dirigere i lavori> è vero? Nemmeno lei lo sa, si limita a trovare sempre nuovi modi per affondare con eleganza quella lama, sorridendo gentile e continua a fingersi ingenuamente disponibile, lei che all’apparenza non farebbe del male ad una mosca, lei che non potrebbe comprendere d’essere in pericolo fino a quando non sarà troppo tardi. Annuisce infine quasi grave alle affermazioni altrui, che creda davvero a ciò che dice? Non è facile capire ma la verità è lampante ai suoi occhi, le colpe della donna le sono evidenti e sentirla ammetterla non può che rallegrala, seppur continui a nascondere tutto dietro a quella perfetta facciata da gentile ufficiale pubblico. Insomma non può sorridere davanti a tanta sofferenza per quanto le faccia davvero piacere leggerla, osservare quella mano stringersi sulla coscia, che immenso piacere che prova <posso farle qualche domanda personale?> teneramente quasi abbassa il tono di voce, come se non volesse disturbarla in quelle riflessioni, in quella presa di coscienza, come se davvero le importasse qualcosa di ciò che era o di ciò che è ora. Finge un riguardo verso i sentimenti altrui che non prova, muovendosi in sua direzione al solo scopo di trovare la motivazione dei gesti altrui. Infondo ancora si chiede perché si sia rivelata solo ora, non che non rida dell’ingenuità con cui la donna pensa di essersi esposta ignorando d’esser sempre stata sotto il loro occhio attento[divisa informale]

14:39 Furaya:
 La fanciulla preferisce non presentarsi. Inutile insistere, da questo punto di vista potrà chiedere direttamente informazioni a Kamichi. D’altronde, perché non dovrebbe darle una risposta in merito? Si fida di lei ed è pronto a seguirla, tanto da rivelarle importanti nozioni conosciute soltanto ai membri della Shinsengumi. Si limita ad un cenno del capo nei riguardi altrui, mostrando un ennesimo sorrisetto cordiale. Ne stringe saldamente la mano, evitando eccessiva forza della quale, tra l’altro, non è neanche più dotata. Le rivolge soltanto una stretta decisiva, tutto qua, concludendo la presentazione e ritirando l’arto superiore. Quanto meno, non si sono avvelenate tanto meno ustionate a questo giro… Si limita a rimettersi diritta, portando le mani nuovamente ad unirsi dietro la schiena. Non ha fiatato a proposito dell’haori che indossa, portato sulle spalle soltanto per mera provocazione nei riguardi di chi avrebbe – appunto – potuto fermarla. <Ah sì? Non ne avevo idea.> Ammette poiché davvero non s’è posta alcun quesito a proposito di chi abbia gestito i lavori del Monte dei Volti. D’altronde, cosa gliene importa? Non è l’originale, è soltanto una copia rappresentata sicuramente in maniera eccelsa – ma pur sempre una copia. Fa sparire dalla faccia quel risentimento che prova verso sé stessa, assolutamente reale, seppur chi le sta di fronte possa ampliamente non crederci. Non la biasima di certo. <Certo, faccia pure.> Perché non dovrebbe? Perché non fingersi accondiscendente, dopotutto? Non sta facendo niente di sbagliato, si sta addirittura prodigando per sembrare cordiale. E’ solo stanca di star a guardare. E’ ora di mettersi in marcia, tanto vale farlo partendo da questi piccoli passi che, rispetto ai precedenti, sembrano così grandi e ampi. Una falcata dietro l’altra, mossa con decisione pur di non venir presa in flagrante ed evitare che li abbia perennemente su di sé. Ma è evidente che vengano controllati, sorvegliati, schedati. Piega la testolina da un lato, ne attende un responso, una di quelle domande personali che Manami vuole rivolgerle. [ Chakra ON ]

14:53 Saigo:
 Quella discussione persegue e in un certo senso giunge anche al termine. Non ha più una piaga in cui infilare il ditino motivo per cui deve cercane una diversa. La shinsengumi osserva e non può certo immaginare che tra loro ci sia un traditore, al massimo si aspetta la traditrice, assurda la vita. Ad ogni modo eccola sorride come a volerla ringraziare quando sente quella risposta affermativa. Le domande sono tante, il punto che intende raggiungere è singolo ma deve fare attenzione a non svelarsi troppo e a non svelare <da quanto siete tornata?> domanda semplicemente <sa ho incontrato altri ninja di dieci anni fa e mi chiedevo se foste apparsi tutti insieme, magari potremmo capire che vi è successo> falsamente interessata alla loro vita, traccia semplicemente una linea nella sua mente, comprendere se davvero si siano risvegliati tutti insieme potrebbe esserle utile, comprendere anche se il fenomeno abbia toccato solo alcuni o tutti. Insomma ha delle indagini a proposito di strani fenomeni che avvengono all’esterno e in qualche modo loro potrebbero essere collegati, ci sono troppi dubbi nella sua testolina e da qualche parte dovrà pur iniziare <e ha avuto modo di conoscere le persone del posto? Ha vistato altri settori? Avere qualcuno nativo di questa città potrebbe essere utile per ambientarsi> quattro chiacchiere, sta effettivamente facendo solo quattro chiacchiere perché dovrebbe fare altro? La conversazione è a questo che mira, domande mirate mischiate ad altre di cui le importa poco o nulla, tutto pur di poter nascondere l’effettivo interesse. Sorride ancora gentilmente, il tono sempre estremamente cortese, ancora una volta si maschera da agnellino nascondendo il lupo che è in realtà. Predatrice seppur a suo modo, spinta dalla consapevolezza della sua debolezza. Forse è proprio questa la sua forza, mai peccherà di superbia finché ricorderà a sé stessa quanto poco ci è voluto per spazzarla via, quanto poco è servito per farle tornare i dubbi e tormentarla. Il finto Dio che ancora la perseguita, minacciandola di un ritorno, solo lei ormai sa, l’ultimo a cui ha rivelato quella visione è scomparso e non può che comprenderlo, potesse scappare anche lei da quella verità lo farebbe[divisa informale]

15:14 Furaya:
 In attesa trepidante delle domande che vuol chiederle, ne scruta attentamente i lineamenti. Gli occhi cremisi, i capelli tendenti al rosato, la divisa che indossa e il kanji sul braccio. <Non saprei dirlo con esattezza, ma probabilmente un paio di mesi.> Ammette, stringendosi nelle spalle. Niente di più e niente di meno che la verità assoluta. Ha cercato di rimettersi in piedi come poteva nell’arco di questo lasso temporale, cercando di campare con qualche lavoretto pur d’aiutare sua figlia, sua cugina e chiunque le stesse a cuore. Per non parlare di come abbia dovuto dar un peso e una risposta al suo futuro marito… quello che avrebbe dovuto esserlo e che non lo è più diventato. <Sono uscita dalla terra in completa solitudine, rinchiusa nel cristallo per un decennio intero. Non so con certezza cosa sia successo agli altri. Ne ho incrociati alcuni, ma deduco che siamo rimasti in pochi.> Non ha negato che abbia incontrato qualcun altro sul suo stesso percorso, come Mattyse o Sango, pur non accennando in alcun modo ai loro precisi nomi. Lo trova superfluo, d’altronde deve attenersi alla domanda che l’è stata rivolta piuttosto che divagare. Rischia di esporsi eccessivamente. <So soltanto ch’è stata colpa del Kami che ci ha distrutti dieci anni fa. Fummo intrappolati nel cristallo, impossibilitati a reagire. E fu allora che apparvero anche le chimere.> Le stesse che ha potuto incontrare nel suo cammino, strada facendo per raggiungere Kagegakure dove adesso soggiorna, dove adesso sta trovando un modo per rivivere e per tornare all’antico splendore: a prima della distruzione totale dei villaggi e del mondo che avevano imparato a conoscere e ad amare. <Ho visitato Kusa, Suna e Kiri.> Se non erra. Anche s’è sicura al cento percento di non aver in alcun modo visitato Oto. Non s’azzarda neanche a metterci piede in quel settore, col rischio di far esplodere qualche statua di troppo – o direttamente qualcun altro. <Ho conosciuto qualche elemento, ma tendenzialmente sono riuscita a ritrovare gente del mio passato che è riuscita a sopravvivere.> I Nara, no? Qualche altro membro del vecchio villaggio che sicuramente conosceva e che tutt’ora potrebbe riconoscerla. Nient’altro che questo, mantenendosi ligia alla domanda che le viene rivolta, evitando d’eccedere. Tanto quanto chi le sta davanti, sta sondando il terreno. D’altronde, era un leader. Un Hokage. Sa come comportarsi e non ha bisogno d’alcun aiuto. [ Chakra ON ]

15:29 Saigo:
 Le mente, almeno da quello che sa lei, Pakkurida è stata avvistata ben più di un paio di mesi, ma lo nasconde. Annuisce e semplicemente si fa pensierosa, non sa il motivo per l’altra abbia deciso di mentire su questa semplice informazione ma va bene così, ha motivo per sospettare di lei ora, un motivo che va oltre alla sua naturale mancanza di fiducia verso i vecchi ninja. Ascolta silente e nasconde ogni suo pensiero astioso, anche la successiva parole suonano vaghe e lette nel mezzo di quella menzogna la portano a dubitare di tutto. Perché non rivelarle le identità già che lei stessa si è appena esposta? Qualcosa le sta venendo nascosto ed ormai ne è decisamente convinta. Ci sono altre cose da scoprire ma forse non ora e non con quella divisa, le sta chiaramente mentendo motivo per cui è inutile proseguire, c’è una rete da svelare e per quanto non abbia vogli è quasi il caso di rivolgersi ad altri vecchi ninja, deve capire cosa li lega ma soprattutto ormai si è convinta che ci sia qualcosa sotto. Il telefono suona, una sveglia che le ricorda semplicemente il passare del tempo, lo estrae e spegne, osserva i numeri su quello schermo l’orologio e il passare dei minuti. Ha anche altro da fare, infondo era lì per indagare sul caso di Kan, meglio quindi muoversi. Ritira velocemente il telefono in tasca e con un ultimo ampio sorriso gentile si rivolge alla donna <Le auguro di integrarsi al meglio e non si faccia problemi a cercarmi se dovesse avere qualche bisogno> china appena il capo. Un segno di rispetto e di saluto che detesta dover compiere ma che sa esserle necessario per il futuro. Un passo alla volta senza dimostrarsi davvero ingorda o sospettosa <faccia attenzione all’Haori che indossa, qualcuno potrebbe crearle dei problemi> e rialzandosi si limiterebbe a voltarsi per poi tornare in parte sui suoi passi. Appena le da le spalle quella dolce e delicata espressione sparirebbe dal volto, solo rabbia furante nei suoi occhi, desiderio di vendetta. Non sa cosa stia succedendo ma di certo sa di voler vedere quella donna disperata e morente, non è che le importi nemmeno la motivazione per cui la farà finire in quella posizione sa solo di doverlo fare. Li annienterà tutti, uno alla volta, ogni ninja tornato dopo dieci anni morirà tra le più atroci sofferenze [end]

15:59 Furaya:
 Un paio di mesi è fortemente indicativo, non è andata a misurare nell’effettivo la quantità del tempo. E’ consapevole anche del fatto che la stiano sorvegliando, ma poco importa. Quella che si sta per combattere è una guerra contro i ninja del passato e contro coloro che adesso vogliono vivere una vita normale. Succederà ben presto che ci sarà quella goccia che farà traboccare il vaso e lei li attende al varco. Non a caso, intende restare tra quelle mura il meno possibile, specialmente se viene considerata come qualcuno da cui diffidare – il che è ovvio, da un certo punto di vista, meno dall’altro. <Oh, volentieri. Ma come faccio a rintracciarla? Non mi ha detto il suo nome.> L’avvisa, aggrottando appena le sopracciglia. In effetti, non saprebbe neanche da che parte cercare, a meno che non dia una descrizione fisica della persona con cui ha appena terminato il dialogo. La saluta, poi, rendendole anche noto che dovrebbe fare particolarmente attenzione all’haori che porta addosso, poiché potrebbe avere dei problemi a lungo andare. Problemi dei quali la stessa Nara ha tenuto in conto. Si limita ad un mero cenno del capo, nonché ad un sorriso che condisce tutto, compreso il saluto che pronuncia in seguito. <Buona giornata.> Non farebbe altro che intraprendere una strada TOTALMENTE opposta a quella di Saigo, proseguendo per la sua via e assicurandosi che non venga seguita dalla ragazza. Non si sa mai, non può fidarsi di chiunque si trovi di fronte e questo è un dato di fatto. Cerca di tornare alla propria dimora, pur di non fermarsi in un vicolo, pur di non arrestare l’incedere e pensare strenuamente a quello che ha appena pronunciato. Un passetto è stato fatto, adesso non resta che attendere. [ EXIT ]

L'ex Hokage gironzola per il quartiere con indosso il suo vecchio haori. Incrocia Saigo.
Ambedue si scrutano e si studiano, due predatrici che sondano il terreno in vista del nemico.
L'una non si fida dell'altra neanche con le più buone intenzioni.

Un passo per entrambe verso la conquista dei propri desideri: sovvertire Kagegakure, per una; distruggere i vecchi ninja del passato, per l'altra.