Un'unica realtà

Free

0
0

20:15 Shizuka:
  [Casa di Kan] E' più tardi del previsto, ma fra una commissione e l'altra ha tirato tardi. Però per lo meno ha comprato i Takoyaki, gelosamente custoditi in un sacchettino che tiene con la mano destra. La sinistra invece è libera e dondola avanti e indietro assecondando il passo. Ormai la strada per raggiungere l'abitazione di lui la conosce a memoria e ormai è quasi giunta all'ingresso di essa. E' leggermente diversa dal solito, trucco appena accennato sugli occhi, che sembrano ancora più grandi di quanto non siano, i capelli sono lasciati sciolti ma sono stati arricciati sulle punte, restando quindi lisci nella parte alta. Indossa un abitino tutto blu, completamente sbracciato che le fascia il busto fin troppo in evidenza date le forme abbondanti, in vita si stringe lasciando poi partire una gonna ampia e vaporosa. Ai piedi indossa delle scarpe basse, blu, comode per camminare ed eleganti allo stesso tempo. Una borsetta nera completa il tutto, lasciata a tracolla, poggiante sul fianco sinistro, all'interno della quale ha portafogli, cellulare e chiavi di casa. Si l'appuntamento era saltato ma ormai quel vestitino lo aveva comprato e quindi aveva deciso di metterselo nonostante non sarebbero usciti per cena, in fondo l'importante era stare insieme no? Nella preparazione è stata aiutata dalla madre ovviamente, e il padre poco ha potuto obbiettare con il supporto totale di Yuki che l'ha solo pregata di avvisarla se avesse poi avuto intenzione di fermarsi dal Sumi per la notte. Non ne ha idea nemmeno lei, forse da un lato ci spera, forse dall'altro teme ciò che potrebbe succedere stando ancora un poco assieme così vicini. In ogni caso ogni preoccupazione si fa nulla nel momento in cui va a sfiorare il campanello. Il piano è semplice, sfoggiare un bel sorriso e alzare con entrambe le mani il sacchetto coi Takoyaki, per metterlo in bella mostra, una volta che l'albino avesse aperto l'uscio. [Vestito: https://www.sposatelier.com/wp-content/uploads/2016/05/15-743-5_1.jpg]

20:31 Kan:
  [Home] L'arrivo della nana viene prolungato più del previsto, un attesa lunga un'intera mattina e un intero pomeriggio in cui ha potuto mettere in ordine quella casa fin troppo a soqquadro in quel periodo dove tutto è accaduto. Un'operazione di natura al quanto semplice ma in grado di permettergli di non pensare al lutto in cui si ritrova. In continuo movimento ha provveduto di pulire ogni singola stanza della casa cominciando dalla cucina la quale è totalmente lucida, abbastanza da potersi specchiare sul metallo della stessa, fornelli lucidati a dovere privandoli di macchie e quant'altro; tinelli in ordine, pietanze, cibarie, tutto è sistemato con minuzia seguendo un'ordine di colore ben preciso. Il salotto ottiene lo stesso risultato lavando a terra, spazzando la polvere dai mobili, buttando il superfluo liberandolo dai fogli in eccesso. Stessa sorte tocca alle altre stanze, la propria camera è riordinata alla perfezione, maniacale, concisa, non un singolo foglio è visibile fuori dal proprio posto nascondendo eventuali disegni effettuati, privando gli scaffali della polvere, il letto tenuto in modo perfetto e infine il bagno, uno specchio vero e proprio. Ultima passata data al corridoio permettendo fin dall'ingresso di ammirare il proprio operato ritrovandosi, alla fine delle operazioni, totalmente stanco, spompato, senza energie in grado di far continuare lui la giornata. Forza viene fatta trovando nella consapevolezza dell'arrivo della Kokketsu le giuste energie per andare avanti. Il tempo abbonda scegliendo di rendere quella serata lievemente diversa, per tal motivo il vestiario comprende un paio di blue jeans strappati in più punti lasciando intravedere piccole porzioni degli inferiori arti, una camicia color del latte con lunghe maniche nel coprire interamente quel busto, bottini inseriti negli appositi spazi lasciandone vuoti un paio per permettere di intravedere parte del petto. La bianca chioma è come sempre spettinata nel suo taglio seppur mostri una certa cura, leggermente tirata all'indietro concludendo l'outfit con quel paio di occhiali dalla nera montatura sul viso, un piccolo tocco da lei apprezzato. L'atteso si protrae, lenta, inesorabile, il sole tramonta, l'aria fresca soffia per tutto il villaggio, la luna sorge ed in tal momento il suono del campanello irrompe nell'abitazione. Smosso il passo del Sumi verso quella porta, celere nel movimento allungando la destrorsa per aprire la porta restando inerme dinanzi alla visione. Osserva la genin in totale silenzio, il sorriso mostrato, il vestito indossato, il taglio di capelli; muscolo cardiaco perde un battito, deglutisce con labbra schiuse <Sei fantastica> indietreggiando, continuando in quel suo guardarla, senza porsi di lato, solo indietro permettendole di entrare impedendo a se stesso di scostare altrove lo sguardo <Li hai portati sul serio> leggero il sorriso mostrato mentre le dorate vengono incastonate nelle azzurre di lei, felice, dannatamente felice.

20:49 Shizuka:
  [Casa di Kan - Corridoio] Già ecco cosa mancava alla Kokketsu per essere completa, un po' di colroe sulle guance. Viene accolta alla porta da lui, camicia leggermente aperta bianca, blue jeans strappati in vari punti lasciando intravedere quella pelle candida, capelli leggermente tirati indietro, occhiali dalla montatura scura. Evidentemente lui ha avuto la stessa brillante idea della Genin, vestendosi ugualmente come se stessero uscendo per cena, donandole quello spettacolo che non viene commentato perchè interrotta dal verbiare di lui. Le guance si fanno rosse mentre lui fa qualche passo indietro per farla entrare, cosa che esegue immediatamente, per permettergli di chiudere la porta. << Grazie >> Solo questo riesce a dire mentre entra nella dimora altrui, lo sguardo blu che accompagna il dorato come se ci si fosse incollato. << Certo che li ho portati! Te lo avevo promesso no? >> Gli sorride nuovamente guardandolo di nuovo dalla testa ai piedi, arrossendo forse ancora di più. << Sei molto carino anche tu.. >> Abbassa lo sguardo, mentre borbotta quel complimento a fatica, come se dirlo a voce alta fosse molto complesso. Il corpo viene spostato in direzione del corridoio, notandone l'estremo ordine e la pulizia quasi maniacale. Si ricorda quindi di sfilare le scarpe, restando a piedi nudi e muovendo qualche passo in direzione della cucina. << Cavolo, ora mi sento di nuovo il caos nel tuo mondo perfetto, hai sistemato tutto oggi eh? >> Cambia argomento, cerca di non fissarlo troppo e di comportarsi in maniera naturale, cosa che ormai le viene difficile. Però non è troppo sfacciato entrare li e pretendere un bacio sulla porta quando nemmeno hanno ben chiaro che cosa siano ora? Eppure quei cricetini non fanno altro che desiderare quelle labbra che sembrano diventare sempre più desiderabili ogni volta che vengono sfiorate.

21:36 Kan:
  [Home] Il battito cardiaco non accenna nel diminuire, il cuore martella in modo costante il petto dell'albino provocando in lui sensazioni a dir poco innovative, ritrovando indecisione come se il momento passato insieme fosse solo quello, nulla di più, trattandolo banalmente come una consolazione quando, probabilmente, risulta molto di più. La porta è chiusa alle spalle della ragazzina continuando a guardarla, distogliendo le dorate un breve attimo solamente per chiudere l'anta lasciandoli all'interno completamente da soli, senza alcun altra anima nel poter disturbare quel loro momento unico, inimitabile. L'innato rossore del visetto ne scioglie le fattezze, ogni volta tale visione riesce nel compito di portare a galla qualcosa di insperato, una parte dell'albino da sempre seppellita, tenuta completamente all'oscuro da chiunque, salvo da lei. Inimmaginabile un simile risvolto e forse, è in tal momento in cui le parole di Yuki riecheggiano maggiormente, non aver paura di esser felice, di buttarsi, tenerla stretta a se più di ogni altra cosa al mondo dando un significato a tutto quanto, dando un nome, mandando al rogo la possibilità di perderla decretando ogni emozione da lui provato. Non replica al ringraziamento, non ne sente la minima necessità <Si, è vero> sorridendo, ampliando appena le labbra quanto bastano lasciando intravedere una minima parte dell'arcata dentale alla sequela di messaggi ricevuti, una breve conversazione in cui ha esplicato la mancanza, il bramoso desiderio di vederla, averla con se nuovamente in quella vuota dimora priva di una vera vita, esente dal mondo, sfruttata come mero rifugio per un'anima i cui averi son andati persi quasi del tutto <So che ti piacciono le cose semplice, quindi> indicando se stesso, il vestiario estremamente semplice quanto anonimo, privo di qualunque archetipo straniante alla vista, donando eleganza in maniera estremamente misurata. Segue il passo di lei, le azioni compiute non perdendole di vista, sorridendo ad ogni passo effettuato, persino a quella frase <Sai com'è, doveva venire a trovarmi la mia...> arrestando il proprio dire, non riuscendo a definire ancor bene quel rapporto eppure, in qualche modo, deve pur riuscirci, prendere un'iniziativa, lasciando parlare il desiderio, i fatti, mettendo da parte il verbo favorendo un bene più grande. Lungo il trattenimento del fiato all'interno dei polmoni mentre smuove altri passi distanziandosi dalla precedente posizione cercando di porsi dinanzi alla ragazza, ergendosi difronte a lei lasciando nuovamente scivolare le dorate sul viso; mancina sollevata, palmo tenta di carezzarne il volto con il viso abbassato, avvicinato all'altrui per porre un bacio su quelle labbra, non una semplice carezza bensì un azione più profonda, sentita, spingendo se stesso contro ella, un bacio ricercato, probabilmente da entrambi, dettato dall'istinto.

22:03 Shizuka:
  [Casa di Kan - Corridoio] Conferma la promessa fatta da lei sul cibo. Abbandonate le scarpe si allontana lungo il corridoio, senza fretta, lasciando che lui la osservi e spieghi come mai indossa quegli abiti, solo per far piacere a lei. << In realtà non è che non mi piacciano gli altri vestiti... >> La voce si fa sentire, come a dare una spiegazione migliore di come lei vede quelle vesti: << Semplicemente mi ricordano quanto tu volessi tagliarmi fuori da quello che sei. >> In sostanza non è il vestiario in se, ma l'atteggiamento con il quale indossa tali indumenti a fare una differenza notevole. << E' difficile che tu non mi piaccia in generale... >> Borbotta un pochino quest'ultima frase, sempre incapace di ammettere determinate cose senza arrossire, senza distogliere lo sguardo. La frase sul sentirsi troppo diversa dalla perfezione totale prodotta dal Sumi viene commentata in maniera singolare, non viene però portata a termine quella frase, viene tagliata, mentre accorcia le distanze. Si pone davanti a lei, facendola diventare rossa come un peperone perchè in fondo lui ce lo ha scritto in faccia quello che vuole fare. Gli occhi si incrociano dei due, una mano del Genin si posa sul viso della Kokketsu con il chiaro intento di raggiungere quelle labbra poste venti centimetri più in basso. La man destra che reggeva la busta con i takoyaki molla la presa lasciando cadere a terra il contenuto, fortunatamente non si disperde in giro essendo ben salvo in un contenitore dentro al sacchetto stesso. Le braccia vengono alzate, portate dietro al collo del ragazzo dal crine bianco, lei si solleva sulle punte per arginare quel divario in centimetri. Non è lui che cerca lei, sono entrambi a dirigersi in direzione dell'altro, le labbra che si toccano, un bacio desiderato più di altro, che rapidamente si intensifica. Lingua che viene usata dapprima per leccare le labbra altrui, andando quasi a chiedere il permesso di ingresso, di far diventare quel bacio qualcosa di più intimo, più coinvolto ancora. Se lui non le avesse negato quello scambio le braccia si sarebbero strette ancora di più attorno al collo altrui, lasciando che la passione vada a muovere i due partecipanti all'atto. Quanto passa? Secondi? pochi minuti? E' sempre lei che come ha cercato di iniziare quel bacio intenso cercherebbe di interromperlo, tornando con i piedi per terra e lasciando che le mani scivolino sul corpo di lui, poggiandosi sui pettorali dell'albino. Le blu rivolte in alto, sguardo a ricercare l'oro fuso delle iridi Konohane, guance leggermente arrossate: << Senti Kan.. >> Le labbra si schiudono pronunciando due parole soltanto, come se fosse difficile buttare fuori quel rospo. << Quello che ha detto Yuki l'altra sera... >> La prende larga, larghissima per raccogliere tutto il coraggio che può ricavare << A parte il fatto che sei solo il secondo ragazzo che bacio in vita mia >> Il musino si increspa, sembra quasi infastidita, << Però sei sicuramente l'unico che io abbia mai baciato senza... Va beh hai capito no? >> Il broncio si fa sempre più intenso su quel faccino. << Non ne abbiamo più parlato però ti andrebbe? >> Gli occhi blu sembrano quasi imploranti, ha fatto una fatica immensa per tirar fuori quella frase detta a metà, quel pensiero vago e poco definito che spera lui colga senza dover proprio dire le esatte parole a voce alta. << Cavolo che vergogna....Non avevo mai abbandonato i takoyaki per nessuno.... >> Stemperare la tensione con una frase stupida? Tentativo effettuato, il dubbio è se sarà efficace ora.

22:30 Kan:
  [Home] In fondo è a conoscenza della reale motivazione di quella preferenza eppure permane in silenzio ascoltandone il dire, la breve spiegazione chiarificatrice giunge all'udito dell'albino, recependo ogni singola parola. Lento il sospirare, ricordi emergono da lontane sponde della mente, ricordi non troppo lontani quanto significativi di un momento in cui il detestarsi è all'ordine del giorno, non una conversazione senza battibeccare provando un'insano piacere nell'infastidirsi in modo diretto <E ancora devi spiegarmi come hai fatto ad entrare lo stesso> ridacchiando appena nonostante, anche in questo caso, si ritrova ad essere a conoscenza di tale risposta. Numero i ragionamenti effettuati in merito, il pensiero evoluto, le deduzioni, alla fine, tutto è ricondotto ad un singolo momento, quel giorno in cui il gelato, le chiacchiere hanno rotto qualcosa permettendo alla verità di emergere con il passare del tempo. Sorpreso, stupito nell'udire tale verbo, una piccola dichiarazione, improvvisa, mai enunciata prima di quel momento <E' difficile che io non piaccia, insomma, mi hai visto?> sorridendo, mostrando l'infinito ego in proprio possesso, un egocentrismo elevato da emergere persino in momenti meno opportuni come questo. Non riesce a farne a meno pur con la consapevolezza di aver udito qualcosa di magnifico, dall'unica persona in quel mondo, corrotto e sofferente, veramente importante in tutta la sua breve vita. A volte il compito di esprimere un'emozione è lasciato al corpo, in questo preciso caso, lo sguardo; dorate illuminate mostrando felicità, quasi commozione nel sentire ciò, comprendere di essere, in qualche modo, essere riuscito a far breccia in lei, incredulo di aver compiuto un gesto del genere, di come il destino si sia mosso a sua favore donandogli i giusti momenti. Interrompe una frase simbolica, definitiva preferendo la vicinanza, il contatto fisico, il bacio e le conseguenze di esso. Busta a terra, corpi ravvicinati con braccia di lei intorno al proprio collo, lento il movimento della lingua nell'insinuarsi lasciando incontrare le labbra, portando il desiderio ad un'esibizione manifesta. Il tempo è fermo, nulla risulta avere importanza nell'ottenere il gesto più bello da desiderare in un'intera vita; infinito, lo spera, brama sia così ma come ella sceglie la vicinanza, sempre lei opta per un leggero distacco portando tra loro parole, quesiti. Lascia andare le labbra non prima di rubarle un ultimo, piccolo, bacio con le dorate intente nel guardarla, mancina ad accarezzare l'epidermide del visetto arrossato; ode silente il suo dire rimembrando eventi di quei giorni passati con la madre, parole di un certo peso, annuendo con mesto sorriso <Ho capito> ed al quesito un'inevitabile sospiro ne emerge. In procinto di rispondere, il discorso cambia radicalmente portando l'attenzione sulla busta a terra, intatta ma comunque a terra <Mi sento onorato> stemperando a sua volta, abbassandosi nel prelevare la busta con la mancina mentre la destra prende la mano di lei portandola con se nel salotto, passo dopo passo fino ad adagiare la bustina sul tavolo. Pensieri affollano la mente, la respirazione è incrementata visibilmente, deglutisce tornando con lo sguardo sul volto di lei <Per un attimo non ci speravo più. Non ho mai voluto nulla da te se non la tua felicità e per un singolo attimo ho creduto che mi sarei dovuto rassegnare, consapevole di come non mi avresti mai visto in modo diverso> la mano è stretta da parte sua, il discorso scava dentro se stesso, al provato nei confronti della rossa <Poi quella sera mi hai stravolto, pensavo di aver rovinato tutto baciandoti, di aver distrutto un rapporto e mentre lo facevo, mi dannavo ma hai ricambiato, inaspettatamente, cogliendomi impreparato. Mentalmente non sapevo come reagire, cosa assai strana per uno come me, sempre allerta e preparato a tutto> sorridendo, portando nel discorso una leggera ironia stemperando un po' la tensione con le parole di Yuki ancora in testa, i messaggi di lei nello spingerlo ad avanzare senza perdere occasione alcuna <Sono innamorato di te, questo non è più un segreto oramai> profondo il respiro preso, estremamente profondo <Non voglio più essere solo un amico, voglio essere qualcosa di più...> schiarendo la voce, crucciando lo sguardo e la fronte <...essere il tuo...ragazzo?> non ben conoscitore di certi termini <E voglio che tu sia la mia, ora, da adesso. Basta insicurezze> mettendo un punto, un freno ad un sentimento a cui sente di non appartenere in alcun modo.

23:06 Shizuka:
  [Casa di Kan - Corridoio] Inevitabile come l'ego altrui debba sempre mettersi in risalto, così che gli occhi di lei roteino verso l'alto, come esauste da certe affermazioni, anche se sulle labbra il sorriso permane. Poi il tutto passa in secondo piano quando i corpi si uniscono in quel contatto, quel bacio che è bramato da entrambi e che trasmette tutto quello che non viene detto a voce alta. Lui si interrompe nel momento sbagliato, lei ha bisogno di mettere dei puntini sulle i, ha bisogno che ci sia una definizione per non sentirsi in difetto. Per quello si allontana da lui, per quello lascia che le parole confuse vengano fuori. Fortunatamente il Sumi è dotato di un intelletto superiore alla media, oppure lentamente a forza di passare il proprio tempo con la Kokketsu ha imparato a leggere fra le righe. Afferma di aver compreso, commenta stemperando la situazione quel gesto di abbandono del cibo, che lui prontamente raccoglie, conducendo lei per mano in sala. I takoyaki vengono poggiati sul tavolo mentre non molla la femminile mano, il respiro si fa più complicata e la guarda, li in piedi davanti al divano. E' li a frotneggiarla con tutta la sincerità di cui dispone, esprime sentimenti, paure, angosce. La mano viene stretta di più mentre spiega il terrore di aver rovinato tutto quel suo gioco di pazienza sfiorandone le labbra, e invece aveva solo attivato quella stupida mente che si era incastrata nel timore di perdere di nuovo qualcuno di importante. Si dichiara così, senza più barriere, prende un bel respiro dichiarando per la prima volta di volere di più stavolta, non solo la felicità della rossa, ma anche qualcosa per se, in maniera egoistica ma estremamente dolce. Lo sguardo corrucciato che gli si dipinge in volto prima di quella domanda quasi retorica le fa sfuggire una risata dalle labbra, inevitabile il pensiero a lui che continuava a ripeterle che le piaceva da impazzire quando era tutta arrabbiata. Per quanto lui si sia impegnato in quella domanda e richiesta, lei si è divertita a vederlo in difficoltà quasi, fragile e spontaneo come ogni volta e nel frattempo i cricetini hanno pensato, elaborato qualcosa di estremamente elaborato. Lui ancora le stringe la mano, perciò può cercare di condurlo dove preferisce. Cercherebbe dunque di andare a recuperare l'altra mano di lui, muovendo qualche passo verso il divano, non troppo distante. Occhi blu che si incastonano nei dorati prima di aprire le labbra: << Potresti sederti sul divano per favore? >> Solo queste parole di richiesta in risposta a quel discorso, se lui avesse accordato l'ennesimo capriccio femminile la rossa sarebbe poi andata a recuperare il contenitore di Takoyaki nella busta sul tavolino. Una volta fatto ciò sarebbe tornata sui propri passi, se lo avesse trovato seduto ci si sarebbe seduta in braccio, una gamba per lato del corpo del Sumi, lasciando che il vestitino copra quel che serve anche se sostanzialmente dovrebbe trovarsi a cavalcioni sopra l'altro. La busta di cibo viene aperta, viene recuperata una pallina fritta: << Ho paura. Di tutto. E se ti stufassi di me? E se poi ti accorgessi che non sono abbastanza? E se poi ti annoiassi dei miei capricci? Perchè nonostante tu dica di essere innamorato di me dovrei darti accesso completo alla possibilità di ferirmi così tanto? >> La pallina viene appoggiata sulle labbra di lui, ed eventualmente spinta fra esse se lui le avesse aperte. << Tutte queste domande mi giravano nella testa da giorni. Non riuscivo a venirne a capo, avevo sostanzialmente paura di ammettere che già tutto era compromesso. Poi mi hai dato quel bacio, o più precisamente quella carezza. E lì è come se si fosse incastrato tutto nella mia testa. Per quanta paura io possa avere non posso in alcun modo negare che io ti voglio per me. >> Se devono essere sinceri che lo siano entrambi a questo punto. << Ti ho baciato perchè io volevo averti, dovevi essere mio e di nessun altro. Quindi da ora tu sei mio e io tua. >> Qualora lui avesse mangiato quella pallina ora sarebbe lei ad aprire la bocca, busto inarcato un poco indietro come a chiedere di essere imboccata mentre ancora sostiene il contenitore con il resto del cibo.

23:35 Kan:
  [Home] Una stretta per nulla impegnativa donata alla manina di lei, una forza inesistente nel Sumi, o meglio, non allenata a sufficienza per renderla effettivamente invasiva in semplici movimenti perchè dopo il bacio, giunge la confessione, la prima richiesta dopo molto tempo. Restio nell'avanzare qualcosa, scegliendo di accontentarla, di starle a fianco come mero amico tenendole su il morale eppure, quel bacio donato giorni prima ha creato un bisogno, un'esigenza impossibile da contenere, un desiderio di averla per se, solamente per se impedendo a chiunque di avvicinarsi. Maledice Sango, maledice il giorno in cui l'ha scambiata per Kushina, maledice se stesso per il totale fallimento dei propri propositi ritrovando se stesso coinvolto nei sentimenti, avvolto in emozioni da sempre rifiutate ed ora completamente emerse in favore di Shizuka. Il tempo è odioso, troppo presto per poter affermare di più, osare nel parlare, essere innamorato risulta un conto, affermare due semplici parole in più un altro, un peso maggiore. L'osserva ridere, divertirsi a quella visione, un sopracciglio sollevato, indispettito, desideroso di domandare eppure, prima di farlo accadere viene smosso dalla posizione, incamminato verso il divano e li il passo viene arrestato definitivamente con una richiesta ben specifica <Sul divano? Uhm...> squadra il sofà adagiando il proprio corpo sui morbidi cuscini come richiesto da ella, non comprendendo il reale motivo ne le intenzioni. Troppo imperscrutabile per poter veramente comprendere le altrui intenzioni, limitandosi nel seguirne i movimenti. Non perde di vista la ragazza, di ritorno con in mano la busta di Takoyaki e poi il declino definitivo. Dorate totalmente aperta nel vederla e sentirla sopra di se, il corpo tremendamente a contatto con il proprio, in braccio, a cavalcioni in una posizione del tutto inaspettata. Muscolo cardiaco riprende quel battito forsennato, viso leggermente arrossato, deglutisce inghiottendo tutto quanto, respiro lievemente affannato, labbra schiuse mentre ne ode il dire, un discorso a sua volta pregno di paure, angosce, quesiti capaci di distruggere un'anima dal profondo. Il silenzio cala sul Sumi, tace lasciandola parlare, udire tali quesiti; labbra ancor più schiuse al contatto con la pallina di polpo, avvolge la cibaria iniziando un lento masticare, uno stuzzicare dinanzi allo spettacolo eppure qualcosa in se comincia ad attivarsi. Mastica a fatica, la presenza di Shizuka, del vestito da lei indossato, l'intera situazione non giova alla calma, alla quiete interiore dell'albino fino al ricevere l'informazione finale. Essere desiderato da lei, comprendere i sentimenti provati dalla rossa portando a galla la sincerità. Ci è riuscito, in qualche modo è riuscito nell'entrarle nel cuore, da fastidio a pensiero fisso, un pensiero insinuatosi dentro. Suo. Sua. Si appartengono, null'altro ha da dire, null'altro da esprimere se non un mesto sorriso percependo un leggero tremore delle mani, delle braccia, un continuo e crescente desiderio, uno scatto in avanti del busto nel vederla schiudere le labbra, tacita la richiesta dei takoyaki, totale disinteresse nel fornirglieli. No. Impossibile frenare l'istinto, infattibile chiedergli di permanere fermo su quel divano, di non pensare, di non agire. Viso avvicinato, labbra spinte sulle altrui con forza, possessività, lingua ad insinuarsi ricercando la gemella; arti superiori sollevati, non più carezze, gesti innocenti, scendono lungo il corpo prendendole i fianchi, alzandole la veste il più possibile, tirandola a se mentre egli stesso poggia la schiena contro lo schienale del divano trattenendola definitivamente.

23:58 Shizuka:
  [Casa di Kan - Corridoio] In effetti a richiesta di lei non si è mai negato, per questo si ritrova seduto su quel divano, sovrastato da lei, imboccato, mentre lei spiega i pensieri nella mente femminile, fino a quel bacio, quel momento. Lui è completamente perso nei gesti della rossa, che forse abbastanza inconsciamente si è messa in una posizione veramente provocante. Quando sei quella innocente, nessuno si aspetta da te intraprendenza e movimenti eccessivi. Per questo il Sumi si ritrova a subire in maniera totale quella posizione, quel dargli da mangiare, quel dirgli a voce alta che lei lo vuole, e vuole solo lui. I takoyaki vengono messi da parte dal ragazzo albino questa volta, quella richiesta viene ignorata, la fame completamente scordata, l'unica cosa di cui vuole nutrirsi è lei. Stavolta il tutto è più deciso, come se lei gli avesse finalmente dato il permesso di agire come meglio crede su quella figurina che ora è sua e basta. Lui si avventa su quelle labbra in maniera decisa, possessiva, le mani toccano quel corpo come se fosse di sua propietà, trasmettendo passione e desiderio sui fianchi femminili. Il problema è che ha pulito tutto il giorno per poi distruggere tutto rapidamente. Difficile arrivare al tavolino non con lui addosso che le ruba anche l'aria. Cercherebbe almeno di allungare quel contenitore di cibo sul bracciolo del divano, il punto più stabile, meno soggetto al movimento dei cuscini. E' decisamente l'ultimo sprazzo di compostezza della Kokketsu però che non si sottrae a quelle mani ma anzi collabora attivamente al tutto. Una volta liberatasi in qualche modo del cibo le mani femminili andrebbero a portarsi istintivamente fra i capelli bianchi di lui, intrecciandosi in essi e sospingendo il viso del ragazzo verso il proprio, come per forzarlo a stare vicino. Le lami di lui passano sotto la gonna, per toccare quel corpo che si cela sotto a quell'abito bellissimo ma forse di troppo. Lui si sospinge indietro, poggiando la schiena su quel divano e lei lo segue con il corpo, senza staccare mai le labbra da quelle di lui di cui si sta cibando avidamente. Il rosso dei capelli evidentemente è rappresentativo del fuoco che sta mostrando di avere all'interno di quel corpicino, che in un attimo è diventato rovente. Senza nemmeno accorgersi il corpo della Kokketsu si muove in direzione di quello del Sumi, lasciando che scivoli su di esso, lasciando che lui possa percepire ogni singolo movimento effettuato da lei. Il fiato si fa sempre più corto ma stavolta non ha la minima intenzione di essere lei ad allontanarsi, non mentre quelle mani la stringono tanto forte da toglierle il respiro, così forte da farla sentire unica.

00:24 Kan:
  [Home] Chiacchiere, discorsi, parole, banalità ricadute nel superfluo nell'attuale situazione. Parlano da sempre, dal primo giorno in cui le dorate hanno avveduto le azzurre di lei, da quella stretta involuta da ella dove tutto è cominciato, i cammini incrociati ma mai un singolo momento il pensiero ha sfiorato la possibilità di un simile risvolto di tale entità. Vista in principio come una ragazzina la cui vita è appena affacciata al mondo, innocente, per nulla pronta ad affrontare le insidie dell'esistenza, una bambina agli occhi di allora. In quelle settimane, la visione muta in via inevitabile confrontando il caratterino d'ella con la superbia innata del Sumi, convinto in principio della sicura vittoria, consapevole, col passare del tempo, di trovarsi dinanzi ad una sconfitta. Totalmente preso, rapito dalla rospetta il cui visino lo ha completamente travolto trasformandolo in un'essere diverso, un ragazzo quasi opposto a colui da sempre mostrato. La richiesta di Shizuka è accolta, non nel modo pianificato, il cibo passa in secondo piano, la fame si annulla in via definitiva, il desiderio di nutrirsi rivolto ad ella, possederla, averla per se, esclusivamente per se. Un pensiero egoista, il peggiore da poter fare nei confronti di un'essere umano mostrando una possessività senza eguali eppure l'importanza è nulla. Troppa sofferenza patita, troppo dolore accusato nel vedere la vita di lei scorrere in compagnia di un altro e dopo senza rappresentando la figura di un mero amico per passare il tempo. Il momento è giunto, farsi avanti provando felicità, annullando qualsivoglia paura, timore, dimostrando la vera natura di tali sentimenti mentre le labbra affondano nelle altrui, le mani sollevano il vestito insinuandosi al di sotto, tocca l'epidermide del corpo nudo, privo di impedimenti, carezza con decisione tale parte risalendo sul busto, i fianchi dove esse trovano ristoro adagiandosi. Egli stesso poggia la schiena allo schienale del divano, mani di lei nella chioma bianca, ansima, fiato corto, respiro assente cibandosi dell'essenza vitale della Kokketsu. Un bacio lungo, infinito, capace di durare quanto lo scorrere della vita stessa, incurante delle palline di polpo da li a poco, incurante della dimora pulita, incurante del mondo all'esterno la cui capacità è solo quella di giudicare. Lui. Lei. Quella sera conta solo quello, solo quell'istante di pura intimità privo di censure, di impedimenti mentre gli arti superiori tentano, lentamente di alzarle la veste, sollevarla con il chiaro intento di privare la genin di quel vestito lasciandola scoperta, ci prova non negando ne a se stesso ne a lei l'intento, il fine ultimo di quel gesto <Ti ho desiderata per così tanto tempo> staccando appena le labbra, sussurrando parole udibili solamente ad ella <Non voglio fermarmi, sei mia, soltanto mia> rimembra ad alta voce un concetto fondamentale, unico mentre ancora tenta quello svestire.

00:44 Shizuka:
  [Casa di Kan - Salotto - Divano] Quella che sembrava piccola e innocente si rivela completamente persa nel momento, le mani si stringono tra i capelli di lui mentre quel bacio e quei tocchi divengono sempre più intensi. Da quanto tempo non si sentiva così tanto desiderata? Da quanto tempo non le sembrava di valere così tanto per qualcuno? Lui sicuramente fra i due è quello che ha più esperienza, che sa come muovere le mani per far perdere la testa a una donna, però tutto quel desiderio le piace pensare che sia solo ed esclusivamente per lei, dato che ormai sono uno di proprietà dell'altra e viceversa. Entrambi faticano a star dietro al respiro, il fiato è corto, divenuto quasi uno per tutti e due i presenti. Le mani che le toccano la pelle proseguono senza fermarsi, nell'intento di privarla di quell'abito che aveva scelto solo ed esclusivamente per lui, per essere bella e fargli perdere la testa. Però quelle mani intrecciate al crine candido sono d'impiccio. Lo lascia andare, lasciando che si divincoli da quella presa, lasciandogli modo di pronunciare qualche parola a conferma di quanto le mani già stavano facendo. Le manine esili non farebbero altro che aiutarlo nel suo intento, rimuovendo completamente quel vestitino che la ricopriva, restando rigorosamente in intimo, reggiseno e mutandine di un anonimo color carne, reggiseno a fascia, slip alla brasiliana. Forse un attimo quello in cui le blu lo osservano, cercano le iridi dorate prima di ritornare su di lui, mani a cingergli il viso, riprendendo a baciarlo con foga. Anche se effettivamente ora che lei è così scoperta, quel tatuaggio stampato come monito sotto il seno di sinistra è ben visibile, quattro lettere nere, così scure da bruciare su quella pelle candida: 'H I K O'. Si perchè lui era tutto per lei, un fratello, un amico, il ragazzo di cui si era perdutamente innamorata e dal quale aveva ricevuto un rifiuto. Lei glielo aveva detto che lui non sarebbe mai sparito, che sarebbe stato sempre con lei. Il problema resta: può quella scritta frenare tutta la passione scaturita in un attimo? Se così non fosse stato la rossa sarebbe tornata all'attacco, le manine a infilarsi di nuovo fra quei capelli, le labbra a cercare quelle dell'altro, pronunciando poco prima di toccarle una singola parola: << Mio >>

01:04 Kan:
  [Home] La foga del momento, il desiderio lo porta inevitabilmente nel basilare gesto di toglierle quella veste, ella stessa in quel breve distacco ne aiuta il compimento e per la prima volta s'avvede di quel corpo senza veli, o quasi. Solo un intimo eppure risulta di poco conto, non prova vergogna, non vede in lei vergogna alcuna, abbastanza da spingerlo a continuare, muovere contro di lei mentre le dorate, in quel breve istante ne ammirano il corpo, le forme. Si lascia invadere da quella vista scendendo dal viso, al collo, ancora più giù verso il petto ed il seno e proprio sulla sinistra, sotto di esso quella scritta invade totalmente la vista arrestandolo. Il corpo immobile, lo sguardo fisso sulla dicitura, Hiko e poco gli ci vuole per comprendere il plateale significato. Il momento in cui il verbo di Shizuka inonda la mente del Sumi, egli è sempre con lei, non può essere dimenticato in quanto facente parte della vita della ragazzina, un'ombra indissolubile, costante, onnipresente con cui deve fare i conti persino in un momento del genere. Il destino è davvero crudele, beffardo, egli da, egli toglie, si diverte a piacimento rovinando l'esistenza di chiunque; uno schiocco di dita e tutto può venire meno eppure Shizuka ha parlato, ha proferito chiaramente di volerlo, desidera tenerlo per se, brama l'esclusività, dunque come è possibile? La mente richiede una pausa, fermare il tutto per domandare, porre un quesito fondamentale, la razionalità predilige la comprensione assoluta. Non questa volta, l'intelletto, la mente, messi da parte lasciando solo all'istinto il compito di agire mettendo in chiaro le cose <Hiko> sussurra, tono vocale medesimo di pochi attimi prima, udibile esclusivamente dalla controparte, lo legge, l'espone deglutendo, inghiottendo un amaro boccone. Ancora una volta l'istinto agisce, impone una decisione. Può davvero un nome rovinare tutto? Una persona importante di certo, basta, però, nel rendere del tutto vano quel viaggio da loro compiuto? Un viaggio per unirli, renderli ciò che sono, essere l'uno parte dell'altra. Dorate risalgono la beltà del corpo, ricercano le azzurre, immergono se stesse al loro interno <Non m'importa> ammette con estrema franchezza <Sei tutto ciò che desidero, sei la mia unica realtà> braccia ad avvolgerla, stringerla ponendosi sulla schiena, mani ne toccano i fianchi spingendola contro di se, adagiandola al proprio busto, sulla camicia incrociando nuovamente quelle labbra, ritornando a quel bacio udendo una singola parola capace di spazzare via mille dubbi, mille pensieri, mille timori in una volta soltanto. Quel mio così reale, vero, presente, privo di ombre passate, dell'influenza di qualcuno con le cui azioni ha portato sofferenza nel cuore della rossa, le lacrime a solcarne il viso, il pianto continuo. La promessa fatta insorge, mai più quelle sofferenza avrebbe attanagliato il di lei cuore. Mai. Spinge il volto, battito accelerato, calore del corpo in continuo aumento scegliendo di non fermarsi, di non dar spazio alla testa ma solamente a quei sentimenti ora del tutto accettati.

01:22 Shizuka:
  [Casa di Kan - Salotto - Divano] Perchè quel discorso non era mai venuto fuori? Eppure era stata lei a marchiare il Sumi con quel tatuaggio rappresentativo del suo clan, così come era stata lei a marchiarsi con quel nome, sicura che non l'avrebbe mai abbandonata, mai messa da parte. Ora quel marchio indelebile lo avrebbe portato con se in eterno, forse a memoria della sua prima opera, a ricordo di cosa hanno passato insieme, di un'infanzia ricca e felice. Però quando è Kan a leggere quelle lettere sul suo corpo, il cuore smette di battere, il fiato resta in sospeso. E' come se tutto si fermasse, quattro lettere per distruggere tutto, per ferirlo ancora di più di quanto non abbia già fatto con i suoi comportamenti infantili. Gli occhi di lui la osservano, in tutto il suo splendore, in tutto il suo timore. E poi se ne esce con un semplice non mi importa, ripetendo che lei è ciò che desidera, con tutto quello che ciò implica. Le braccia del Genin si avvolgono attorno a quel corpicino stringendolo forse quasi maggiormente. Il cuore riprende a battere, l'ossigeno a irrorare i polmoni, le manine si infilano fra quei capelli bianchi, gli si avvicina, pronuncia tre sole lettere e tornaa baciarlo come se fosse l'unica cosa importante in queso mondo. Lui si lascia andare contraccambia tutta la passione che lei gli sta riversando contro. Di nuovo le mani della rossa si spostano però, discendono sul collo, sulle spalle e sul petto di lui, senza prendere fiato, senza allontanarsi da lui in alcun modo, andrebbe a slacciare i bottoni della camicia, lasciandola completamente aperta, andando a toccare con la stessa intensità dimostrata da lui nei femminili confronti. Può sentirlo sotto le proprie mani quanto in questo momento Shizuka non abbia alcun freno, sia completamente preda dei sentimenti che paiono scorrere come un fiume in piena addosso a Kan. Sempre lei è quella che, invece che restare seduta su di lui, repentinamente andrebbe a sdraiarsi sul divano, lasciando le labbra del ragazzo che si ritroverebbe davanti la propria ragazza in mutande e reggiseno, con il visino completamente rosso e il fiato corto.

Shizuka va da Kan per passare una serata in cui entrambi definiscono il punto da loro raggiunto dando un nome effettivo a ciò che sono in quella relazione. Cominciano a spogliarsi ma Kan nota il nome di Hiko tatuato sul corpo di lei eppure, dopo gli ultimi avvenimenti, non rappresenta un problema e si lasciano andare ad una piacevole notte insieme.