Qui giace Rasetsu Kokketsu

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00:20 Rasetsu:
 Non crede neanche lui stesso a quel che sta facendo. Non può essere vero. Pala alla mano, nel mezzo del bosco oscuro, sta facendo esattamente quel che Dokuhiro vorrebbe facesse: sotterrare il passato. Un passato che per lui vuol dire tanto, considerando come s’è sempre comportato a causa di sostanze stupefacenti e bibite alcoliche in quantità. E’ un effettivo problema giornaliero al quale non aveva mai deciso di far fronte e né n’è convinto in questo momento. Di tanto in tanto, per qualunque sventurato s’aggiri in quei dintorni in piena notte, è possibile sentire qualche mugugno e altrettanti singhiozzi. <Sigh… Sob…> Come se stesse sotterrando un cadavere o qualcuno di molto caro che gl’è morto di recente. Perché sotterrarlo nel bosco, poi… ma vabbè, sorvoliamo su queste spiegazioni delle quali a nessuno potrebbe interessare. Pianta la punta della pala nel terreno, calcandoci sopra il piede. Non ha in alcun modo manualità e coordinazione, ma ci prova lo stesso. Viene premiata la dedizione al lavoro, dopotutto. Solleva una piccola zolla di terra: da lì, inizierà il suo calvario. Dotato di ben poca forza fisica, come testimoniano i sottili avambracci scoperti per via delle maniche arrotolate della bianca camicia, ci perderà sicuramente del tempo prezioso. <Non lo voglio fare…> E allora per quale dannata ragione lo sta facendo, esattamente? Per una sfida del cavolo? O perché, nell’effettivo, nell’ultimo periodo ha veramente tanto esagerato? Un tempo, ci sarebbe stata la sua fedelissima Serpe a dargli un freno, a tirarlo indietro dal guinzaglio quando usciva fuori dalla retta via – non che ne abbia mai avuta una, ma seppur retta non fosse la via c’era davvero. Ora, pare dimenticarsene. La zazzera rossastra di capelli è spettinata sotto alla poca luce lunare che filtra dalle fronde degli alberi, infatti ha con sé persino una piccola torcia e una scatoletta in legno contenente chissà quali grandi tesori che deciderà di lasciare ai posteri. O v’è il cadavere del suo animaletto preferito? Sta di fatto che qualcosa sta architettando. Le scarpe eleganti e nere son già sporche di polvere e terra e, ben presto, potrebbero coinvolgere anche i pantaloni d’egual cromia che ne cingono le inferior leve, sorretti da una cintura in cuoio. [ Chakra OFF ]

00:32 Akira:
  [Bosco] Non vi è molta luce nel posto di cui iniziamo a narrare le vicende, è una sera scaldata dal pallore della luna, piena questa si impadronisce del trono celeste, accompagnata da una corte di stelle pronta a seguirla nella silenziosa e solitaria ronda. Eppure l'aria all'interno di questo bosco è parecchio rarefatta, è possibile scorgere l'umidità stessa, muoversi come nebbia ed appiccicarsi a vestiti e pelle dei presenti, niente male per chi ha qualcuno o qualcosa da sotterrare. Un ragazzo dai lunghi e raccolti capelli corvini, tanto da formare una coda vaporosa che si muove alla stregua di una pesante fiamma sul suo capo, lentamente si divincola dalla presenza di alberi e piante varie. La voce di un uomo non esattamente contento di star sbrigando le sue faccende, arriva alle sue orecchie come una lenta e malinconica litania, non qualcosa che si sussurra alle orecchie dei bambini per farli addormentare. A breve sarebbe arrivato a destinazione, abbassa lo sguardo delle iridi nocciola per inquadrare meglio la figura, per cercare di capire cosa diamine stia facendo, l'ora non può far pensare a qualcosa di buono... o legale. Richiama la sua attenzione, non vi è timore nel tono della voce, nessuna preoccupazione o esitazione < Spero che quel tizio meritasse una fine tanto triste > la fossa però non sembra molto grande, neanche ciò che porta con sé, sapientemente nascosto. Incrocia le braccia al torace, continua a guardarlo < ho visto nani veramente cattivi, non giudico > potrebbe anche aver ucciso un bambino, ma per il momento preferisce non fare un pensiero del genere. Veste dei larghi pantaloni di seta nera stretti sugli stinchi da fasce dure di color marrone a cui si abbinano un paio di zori non troppo alti, utili a mantenere una posizione quanto più composta possibile. A petto nudo, indossa solo una sorta di coperta azzurra a cui si abbina uno spallaccio, o quel che ne rimane, posto sulla parte sinistra del corpo ed a forma d'ala, il volto è sereno, adornato da una barbetta incolta e non troppo lunga. Attende una reazione da parte dell'altro, deve capire chi ha di fronte per poter mandar avanti questa strana serata.

00:46 Rasetsu:
 In effetti, nel bel mezzo d’un bosco – definito per altro oscuro – non son molte le cose legali che si potrebbero fare a quest’ora della notte, specialmente se si viene sorpresi con una pala in mano. Insomma, non bisogna neanche giudicare qualcuno dalle apparenze. Ad ogni modo, prosegue col suo intento iniziale di scavare una fossa grande abbastanza per contenere quel che vorrebbe far sparire. Si mordicchia il labbro inferiore sovente, continuando a singhiozzare come un bambino al quale hanno appena tolto un giocattolo – uno dei suoi preferiti – per punizione. <Sigh…> Continua imperterrito nel suo fare, anche se risulta essere molto goffo nei movimenti. D’altro canto, la forza muscolare posseduta dal qui presente demone non rasenta neanche l’essenziale per vivere normalmente. Infatti, seppur vi sia poca luce, è facile notare quanto sia magro nonostante sfiora il metro e ottanta. Sotto quei vestiti, s’aggira a malapena uno scheletro dal cuore nero. <Quella mocciosa di merda…> Bofonchia ancora e, nonostante si stia lamentando d’un’altra persona, sta eseguendo ferreamente quel che lei vorrebbe facesse. Il tutto per una sfida che non è capace neanche di perdere. Chiedergli di smettere di farsi di sostanze stupefacenti è come chiedere ad un bambino appena nato di smettere di piangere o di riferire al genitore di cos’abbia bisogno. Solleva qualche altra piccola zolla di terra che viene lasciata cadere di lato, allargando quel piccolo fosso almeno quanto basta per farvi inserire quel che deve nascondere – o totalmente dimenticare. La voce che giunge alle sue orecchie non lo fa sobbalzare più di tanto, è troppo triste anche soltanto per reagire. Tira su col naso e, nel girarsi, è possibile intravedere dei lacrimoni che scendono fino al mento. <Magari fosse un cadavere! O persino un bambino> Quest’affermazione è piuttosto grave, ma di cosa mi sorprendo? So con chi ho a che fare ormai da tempo. Si stringe nelle spalle come se volesse nascondersi – o proteggersi dalle ingiurie che gli arriveranno addosso, delle quali non s’è mai importato davvero. <invece no! Sono i miei unici averi!> Letteralmente, considerando che la maggior parte del suo denaro viene investito in alcol e droga – e sesso, ma non è questo il caso, dato che non può sotterrare qualcosa del genere. [ Chakra OFF ]

00:59 Akira:
  [Bosco] Sussurri, maledizioni sgraziatamente strozzate in gola e versi vari, questo vien prodotto da quello che non sembra essere un uomo perfettamente in salute, se messi a confronto i due potrebbero persino essere considerati perfettamente opposti. Il corpo dell'uomo dalla lunga coda è tonico, apparentemente pronto a qualsiasi tipo di sforzo, anche se non è così scemo da voler seppellire qualcosa per un possibile assassino, appena incontrato poi. Pochi passi in direzione del rosso, l'attenzione non viene mai meno, non ha intenzione di farsi fregare vista la tendenza di questo mondo a fornire una prima impressione sbagliata, potrebbe essere facilmente il più terribile degli avversari. Indirizza la sua rabbia verso una “mocciosa”, anche se non ha ben chiaro chi sia ne cosa abbia fatto < i mocciosi sanno essere seccanti > è praticamente la loro definizione, cerca un minimo di creare empatia, giusto per prendere confidenza. Preferirebbe fosse un cadavere, anche quello di un bambino andrebbe bene, il disturbo in quel caso sarebbe pari a zero evidentemente < ah, beh peccato > lo asseconda ancora, per poi venir a conoscenza della verità. Degli oggetti, i suoi averi raccolti alla meno peggio dentro un umile contenitore < per quale ragione li stai seppellendo, potrebbero essere ancora utili... inoltre > assetato, deve essere rimasto in questa foresta per molto tempo. L'altezza del ragazzo, intorno al metro e ottanta in piedi, si ridurrebbe nel momento in cui le ginocchia si piegano, in questo modo si abbasserebbe riversando il peso del corpo interamente sulla punta dei piedi ed alzando di rimando i talloni. L'equilibrio rimane ottimale < non è che stai buttando dell'acqua? O del sakè... meglio il sakè > se potesse esprimere una preferenza, gradirebbe senz'altro quello, probabilmente però non è la scelta più adatta. Completamente disarmato, con il lenzuolo azzurro a muoversi appena assecondando il respiro della foresta, stesso movimento della chioma e del tessuto lasciato libero di svolazzare, non dista molto da Rasetsu, questo ora dovrebbe poter notare come effettivamente appaia affamato e non molto in forma.

01:14 Rasetsu:
 Ci sono talmente tante cose da dover spiegare… E non ci troviamo nel posto adatto per farlo, tanto meno di fronte a qualcuno che potrebbe capire. Sempre secondo la convinzione del demone. Deve continuare a scavare, è questo che si ripete. Purtroppo, è abbastanza complicato. Pianta la pala nel terreno, poggiandosi contro d’essa ed inspirando profondamente, tirando su col naso quel moccio che altrimenti scenderebbe, considerato il pianto che continua a venir fuori dalle cavità oculari. Neppur si trattasse d’una scena teatrale, solleva il volto alla poca luce lunare che continua a filtrare dalle fronde degli alberi. Porta il braccio mancino a flettersi, rivolgendo il gomito al cielo e l’avambraccio sulla fronte e sugli occhi, così da coprirli. Un’anima in pena… E solo perché gli è stato chiesto – se non del tutto ordinato – di disintossicarsi. Fosse stato un adulto, molto probabilmente, non gli avrebbe neanche dato retta, ma come fai a dire di no ad una quindicenne? Diciamo che, dritto per dritto, le teorie per le quali sia un pedofilo non sono esattamente infondate. QUANTO MENO, non se la sta portando a letto e CI MANCHEREBBE pure. <Lo so, infatti non li sopporto!> Riferendosi ai mocciosi, perlopiù quelli che non riescono a sostentarsi da soli e che piangono e pisciano a più non posso, affidandosi ciecamente ad un genitore che se ne prenderà cura. Un po’ come quelli di Rasetsu, no? Mica lo trattavano come un carcerato quand’era piccolo, sia mai. Ha vissuto davvero una bell’infanzia, non c’è che dire. E hanno il coraggio di lamentarsi per quello ch’è oggi. <Perché mi danneggiano, mi fanno del male! L’ho sempre saputo, ma di smettere non ho intenzione. Però, c’è una gara in ballo alla quale non posso non partecipare, tanto meno perdere.> Non è assolutamente vero perché avrebbe potuto semplicemente rifiutare, andarsene da quella catapecchia che adesso dovrebbe dividere con Dokuhiro e sparire dalla sua vista. Molto probabilmente, non l’avrebbe neanche più incontrata. Al contrario, ha deciso di scegliere tutt’altro. Diciamo che s’è dato la zappa sui piedi – o la pala, in questo caso. <L’acqua fa la ruggine, non lo sai? E’ scotch, uno dei migliori. Pensa quanto invecchierà qui sotto quando tornerò a prenderlo.> Perché ha stabilito tutto, eh. Lui mica è scemo. Si disintossica un pochetto, nel frattempo lascia l’alcol ad invecchiare. E’ tutto un piano congeniato, assolutamente geniale. Non a caso, gli si illuminano persino gli occhi al solo pronunciare di queste parole. [ Chakra OFF ]

01:26 Akira:
  [Bosco] Non li sopporta neanche lui, maledettamente odiosi ed discutibilmente utile, si chiede come mai stia eseguendo alla lettera un ordine < direi che concordiamo > lascia andare il peso all'indietro, abbastanza da toccare terra coi glutei e lasciar andare in avanti le gambe. Forse dovrebbe assumere una postura migliore, ha imparato così tanto durante il suo non più recentissimo passato, che rimanere svaccato nel bel mezzo di un bosco maledetto, o presunto tale, gli sembra contro natura. La schiena viene spinta all'indietro, abbastanza da permettere alle braccia d'esser tese in direzione del terreno e alle mani di far lui da supporto, eviterebbe così di faticare troppo e non cadere per terra come fosse un sacco vuoto. Si sente danneggiato dai suoi averi, dai suoi vizi, deve abbandonarli a causa di una gara < quindi è solo una sfida > quasi deluso, avrebbe preferito un racconto diverso o una spiegazione filosofica diversa. Si abbandona al silenzio per diversi secondi, al rumore del vento che trascina con sé la nebbiolina con cui la radura si sposa alla perfezione, un'unione spettrale e destinata all'eternità. Sosterrebbe lo sguardo altrui poco dopo, ancora una volta si riaccende < curarsi tanto dell'opinione altrui è segno di debolezza, forse non è l'alcol il tuo problema > iniziare un discorso del genere con un pazzo, a quest'ora della notte, non è proprio la più brillante delle idee. Ha lasciato dello scotch in quella buca, non roba scadente, qualcosa che assumerà ancor più valore se lasciato invecchiare < capisco... > commenta, quasi leccandosi le labbra, sa benissimo che non è l'ideale per dissetarsi ma non sembra importargli < sono sicuro che lo ritroverai, esattamente dove lo stai mettendo ora, nessuno sa dove si trova dopotutto > spera di non contare come possibile ladro, quello è tanto in preda alla disperazione da non accorgersi neanche di avere un testimone proprio di fronte a lui. Si rimette più dritto, alzando la schiena e guardandosi attorno < l'accademia ninja di Kusa, è molto lontana da qui? > al sol pensiero di dover affrontare una camminata del genere, gli viene una gran voglia di seppellirsi da solo.

01:41 Rasetsu:
 E’ un controsenso vivente. Potrebbe non farlo, eppure lo fa. Potrebbe non dirlo, eppure lo dice. Tanto vale replicare con un’alzata di spalle. Son poche le persone che effettivamente potrebbero definirlo un conoscente, quindi non è così sbagliato che in molti, adesso, non sappiano come prenderlo. Un tempo, si sarebbe potuto anche definire piuttosto celebre, cosa che ormai ha smesso d’essere. Può preoccuparsi di comportarsi da ladruncolo da quattro soldi in piena libertà. <Cosa ci fai da queste parti? Sob…> Tira ancora su col naso poiché è sicuramente privo d’un fazzoletto o di qualunque altro pezzo di stoffa o di carta che possa improvvisare come tale. Egli pare deluso dal rivelarsi essere soltanto una sfida, ma non comprende quanto importante possa essere per chi ha davanti – e non lo biasima. Saranno gli effetti dell’esser sobrio da quasi ventiquattr’ore? Sta iniziando a sentirsi male? Ha cercato di mollare l’alcol, ma prima che possa anche solo allontanarsi da quel mondo, ha sicuramente tirato su qualcosa – e sicuramente non si tratta del moccio. Nonostante la situazione, è molto più stupido di quel che si possa sembrare. Quindi, è dato abbastanza per scontato che abbia ingerito, inalato o inoculato qualcosa del genere. <E forse il tuo problema è l’esserti infilato in affari che non ti riguardano!> Gli risponde sapientemente a tono, infastidito dall’essersi prodigato in una risposta del genere, tanto da averlo fatto innervosire dal nulla. Sia mai che non cambi umore da un momento all’altro, può farci veramente ben poco per gli sbalzi ai quali è sempre stato incline. Gli s’aprono di getto gli occhi quando Akira gli fa tranquillamente notare che nessuno saprà dove lo sta seppellendo adesso. <Tu sì> E di conseguenza, una poco amabile luce negli occhi andrebbe accendendosi, focalizzandosi per un istante sull’interlocutore. In una situazione del genere, non è neanche tanto immorale che l’altro venga minacciato di morte proprio per via dell’ubicazione attualmente conosciuta di quel posto segreto. <quindi, girati di spalle, così non vedi.> …Ah certo, così risolveresti davvero tutti i mali del mondo. Scienziato, eh. Ricordiamocelo quando qualcuno lo definisce poco affidabile e altrettanto professionale nel suo stesso campo. Riprende amabilmente a scavare, con la punta della lingua che fuoriesce dal bordo delle labbra – sulla sinistra. Alla di lui ultima domanda, fa spallucce. <Dovresti andare a nord, sei lontanuccio dal settore di Kusa.> Ma non accenna a dir altro. [ Chakra OFF ]

01:53 Akira:
  [Bosco] Molto lontano dal settore di appartenenza, in realtà non ha mai particolarmente apprezzato l'essere confinato, la cosa lo infastidisce non poco < è piuttosto semplice, quel posto non è casa mia > forse un po' banale come spiegazione, avrebbe approfondito immediatamente. Ora il peso viene lasciato andare nuovamente all'indietro, questa volta non saranno le sue braccia a fermarlo, si lascia cadere e stendere come se prendesse il sole, la tintarella di luna tuttavia non gli interessa. I pensieri vagano nella sua mente, non li ferma, come impetuoso vento porteranno le giuste parole alla bocca < tutti abbiamo perso caso, accettare una nuova sistemazione sarebbe un po' come arrendersi > forse non completamente sano di mente, ma ha i suoi principi morali da rispettare. Lo sguardo si perde sul mantello di stelle che copre il cielo < vado e vengo dai centri abitati, sopravvivo come posso in questo posto... ma forse è arrivato il momento di fare qualcos'altro > tornare ai vecchi fasti, percorrere la strada che sarebbe stata la sua senza il disastro di dieci anni fa. Non ha gradito il commento, il modo in cui ha sottratto importanza a quella sfida < non ti arrabbiare amico mio, io non giudico... io suggerisco > non avrebbe motivo di insultarlo o di prenderlo per il culo, non in un momento come questo. Il testimone lo ha di fronte agli occhi, gli suggerisce di voltarsi < vai tranquillo, sto guardando il cielo... posso contare le stelle per provartelo > il respiro si fa più lento, l'attenzione va man mano scemando. Comincia, facendo rimbalzare l'attenzione di puntino in puntino < uno, due, tre, quattro...eee cinque! Sei, sette … > sarebbe andato avanti per molto, almeno finchè l'altro non gli indica la via per il suo settore. Dal suo arrivo qui non ci è mai stato, adesso dovrà rimediare < quindi a nord, prima o poi arriverò. Ti ringrazio > dice, per poi sopperire al non essersi ancora presentato. Prende fiato, deve recuperare un minimo di forze mentre si rialza a fatica < sono Akira, discendente del clan... beh, non credo importi al momento > un sorriso beffardo vien disegnato sulla tela del suo volto adesso < con chi ho avuto il piacere di parlare stanotte ? >

02:11 Rasetsu:
 Potrebbe anche dargli una sorta d’indicazione per tornare al settore kusano. In fin dei conti, lo stesso Rasetsu ci si è praticamente stabilito poiché memore della sua reale appartenenza. Seppur abbia tradito l’Alleanza, a Kusa s’è sempre trovato piuttosto bene. Inoltre, lavora nell’ospedale lì vicino e frequenta assiduamente il Quartiere notturno. Sarebbe impensabile, per lui, vivere altrove. Ma questo è un altro problema che, al momento, non riguarda granché l’altro. La pala continua a sollevar man mano delle zolle di terra, cosicché possa finalmente aver uno spazio abbastanza ampio. Difatti, soltanto in un secondo momento, si fermerebbe affinché possa far un paragone con il contenitore. Ci starà? Deve scavare un altro po’ più a fondo? Oppure basta così? Non vuole chiedere consiglio ad un perfetto sconosciuto. <Per quanto mi riguarda, questa nuova sistemazione non è male. Inoltre, ho quasi tutti i villaggi vicini.> Non deve neanche più dare conto ad un Kage, anche perché quello attuale non lo conosce neppure, tanto meno n’è interessato. Ancora rimembra l’ombra di Yukio che, sbucante all’improvviso per merito della dislocazione, riusciva costantemente a trovarlo ovunque andasse – sapendo, ovviamente, tutto quel che stava facendo. <Suggerisci quando te lo dico io, allora.> Imbronciato come un bambino al quale hanno appena detto d’essere brutto e che il suo peggior nemico è migliore di lui, non farebbe altro che chinarsi per arraffare la scatola contenente il suo amorevole tesoro. La sposta nello spazietto apposito che ha lasciato per lei, niente di più e niente di meno. La squadra per qualche istante, mentre le spalle iniziano visibilmente a tremare. <Sigh… Sob…> E riprende a piangere. Insomma, se non vuol farlo, potrebbe anche fermarsi, ma ciò implica che si vada a minacciare il suo orgoglio e non può proprio lasciare che accada! Ignora persino ch’egli, addirittura, per fargli un piacere, si sia davvero messo a contare le stelle. <Dipende dal clan. Se si tratta di Yakushi o Doku potrebbe interessarmi, invece.> Per i propri scopi, ovviamente. Si passa in fretta una mano sul volto così da ripulirlo non solo dalle lacrime, m’anche dai rimasugli di terriccio che s’è strofinato con le mani sporche. La voce è ancora incrinata, tuttavia schiarisce la gola. <Il mio nome è Rasetsu.> Un nome che, forse, un tempo avrebbero potuto sentire in giro e che adesso è diventato nient’altro che un nominativo per indicare una persona – uno psicopatico dai capelli rossi che, in tarda serata, sotterra dell’alcol e delle pastiglie. [ Chakra OFF ]

02:21 Akira:
  [Bosco] C'è chi era legato alla vecchia casa, alle tradizioni tramandate tra le mura del Dojo e non, e chi invece la pensa come Rasetsu, decisamente più a suo agio in un posto con un intero mondo sul pianerottolo di casa, se volessimo fare un paragone esemplificativo. Ascolta il suo dire, mentre le mani impattano diverse volte la stoffa dei pantaloni, si scrolla di dosso per quanto può la polvere accumulata questa sera < sono contento per te > commenta, andando poi a riacquistare una postura corretta. Il suggerimento, o meglio il suo non voler essere troppo invasivo, sarà accettato solo se e quando richiesto dal rosso, avrebbe risposto a tali parole eseguendo un inchino in avanti e sottrando l'altrui vista ai propri occhi per pochi istanti. Non tutti i clan gli sono indifferenti, Yakushi e Doku attirano le sue attenzioni, il corvino scuote però la testa, ancora con gli occhi chiusi sembra voler dar lui un segnale abbastanza forte < direi di no, non loro > sotterra il discorso, sembra pesargli un po'. Viene finalmente a conoscenza del suo nome, una presentazione piuttosto striminzita e non proprio cordiale, ma se lo sarebbe aspettato < me lo ricorderò > direbbe iniziando a camminare nella direzione suggerita lui. Si lascia alle spalle lo sconosciuto, portandosi meglio sotto la protezione di quel lenzuolo, non troppo lungo a dirla tutta, ed iniziando ad allontanarsi < mi dirigo a Kusa, se mai dovessimo rivederci... ti offrirò da bere > sembra non aver capito nulla riguardo ai suoi vizi, all'abbandonarli, in realtà lo sta volutamente provocando. Per quanto riguarda l'opera in corso < ah, io allargherei un po' quella buca e scaverei per altri due metri, così non ci entra. Ciao Ciao > ha guardato benissimo tutto, il tono e di chi sarebbe piombato su quello scotch come un avvoltoio su una carcassa ancora calda. La figura dello spadaccino viene divorata in breve tempo dalla nebbia del bosco, il passo accompagnato da sussurri e versi come se si trattasse di un triste requiem, non gli resta altro da fare se non sparire, come un fantasma o un'ombra orfana della giusta luce.

02:43 Rasetsu:
 Invero, si tratta d’una blatta. S’adatta lì dove si trova. Non gli dispiace Kagegakure perché riesce ad avere gli stessi vizi per i quali era solito spostarsi al Tanzaku Gai. Certo, adesso qui ci sono delle regole da rispettare e non è innaturale che sopraggiungano gli Anbu se succede qualcosa di sbagliato, tuttavia è ben diverso dall’uscire dal villaggio ogni sera in cui desiderava soltanto un po’ di svago – praticamente sempre, tant’è che gli conveniva prendere casa direttamente accanto al bordello. Certo, si tratta pur sempre di tempi diversi, laddove poteva tranquillamente svolazzare altrove con le sue ali color nero pece, generate dal proprio sangue. <Mhm…> Mugugna appena, continuando a valutare se quella buca sia abbastanza larga e profonda per ospitare quanto deve nascondere. Giungono inoltre specifiche riguardanti l’eventuale clan d’appartenenza dell’altro, il quale gli rivela molto tranquillamente che Yakushi e Doku non rientrano nell’effettiva risposta che potrebbe dargli. <Non servi proprio a nulla. Ecco cosa non mi piace di questo villaggio: sembra che gli Yakushi e i Doku si siano estinti di punto in bianco.> Sul serio, non riesce a trovarne. A questo punto, converrebbe che vada a rapinare un laboratorio nel quale usufruiscono della sacra dote della genetica, sviluppata sino all’innesto delle varie innate. <Se vai a Kusa, mi trovi sicuramente nel quartiere notturno> Gli rivolge, anche se dimentico dell’effettiva disabilità alla quale va incontro per via di Dokuhiro che vuole cercare di farlo disintossicare. Va da sé che quel luogo di perdizione dovrà evitarlo – o così si spera. Non n’è convinto neanche lui, la qual cosa è anche abbastanza evidente. <chiedi di Rasetsu, sicuramente mi conoscono.> Come no… magari in maniera neanche tanto positiva, a giudicare da quel che accade nei bordelli quando lui è abbastanza ubriaco e strafatto. Non è un caso che, spesso e volentieri, l’abbiano mandato a stendere dietro un cassonetto purché la smettesse di dar fastidio e d’essere tremendamente molesto. <NON HO CHIESTO IL TUO PARERE!> Sbraita all’improvviso, sbattendo persino il piede a terra e facendo sì che la pala finisca a stendersi, di lato, sollevando qualche altro sbuffo di terra secca e asciutta. Non contraddirlo quando non beve. Non toccarlo quando non beve. Ben presto, verranno affissi in tutta la città i “comandamenti secondo Ryuuma”. [ EXIT ]

Il rosso sta sotterrando per "sempre" l'alcol e la droga dai quali deve disintossicarsi - secondo Dokuhiro. Qui, incontra Akira che gli dà qualche consiglio, oltre che chiacchierare del più e del meno.