Non dire gatto...

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14:15 Dokuhiro:
 torniamo al nostro duo disfunzionale, formato da una disagiata cronica dalle fattezze nemmeno lontanamente femminili e un rosso strafatto con i denti da squalo. lo ha portato fino ad ame, con cui il luogo di prima era vicino, per l'esattezza nella parte piu popolosa e meno legale della città, dato che ci sono tante persone è proprio per questo piu difficile da trattenere in ordine. proprio per questo non è strato che l'abusività sia rampante nel regno delle ombre e dei grattacieli. nel preciso, una delle stutture piu umili, un palazzo popolare, ospita anche l'appartamento di dokuhiro al terzo piano alla terza stanza di destra del corridoio disseminato di cadaveri di giocattoli e oggetti rotti di altri abitanti. non appena aperta la porta, la prima cosa che si nota è la larga entrata con solo un tappeto a terra oltre allo spazio dove piazzarsi le scarpe, cosa che doku fa e indica anche al rosso di fare la medesima cosa, a sinistra un angolo cucina con tanto di tavolo e, tra le altre due porte, una di quelle che chiaramente è fatta in modo ALTAMENTE abusivo, rompendo un muro e piazzandoci davanti una porta, probabilmente perche non aveva voglia di farsi mezzo giro di casa per raggiungere la stanza appena di dietro, e soprattutto, c'è anche parecchia polvere e non solo dove normalmente ci dovrebbe essere, ad esempio sui mobili, ma anche sul ripiano della cucina, come se non lo usasse da decenni e fosse lì solo per bellezza. quindi dokuhiro si fa indietro, aspettando che il rosso si decida a entrare completamente

14:34 Rasetsu:
 Zitto zitto, ha continuato a seguire passo dopo passo ogni avanzare della ragazzina. Non è altrettanto innaturale che abbia tentato occhiatacce di soppiatto, specialmente nei riguardi delle zone inferiori retrostanti. D’altronde, è rimasto sempre dietro la sua schiena neppur fosse un’ombra – strettamente, una di quelle malvage che senti dietro di te e che, una volta girata, non vedi più. Al contrario, non ha fatto altro che avanzare, un passo dopo l’altro. Di tanto in tanto, tira fuori qualche parolina di supporto al silenzio che li circonda, come uno sbuffo o un insistente: <Dove andiamo?> seguito immediatamente da un ulteriore fastidioso commento: <Quando arriviamo?> E’ incuriosito principalmente da queste due effettive problematiche, giacché si sta allontanando in un settore nel quale non è solito bazzicare. Un po’ come quando viveva nel vecchio Paese dell’Erba, frequenta soltanto il settore di casa sua, quello che sente particolarmente affine a sé stesso – mica perché c’è il Quartiere notturno, eh. No no. Miscredenti. Sta di fatto che non l’assilla realmente tanto, se non una domanda – di quelle due citate – almeno ogni cinque minuti di strada od ogni volta che prende un vicolo e, dunque, esce da quella principale. Tuttavia, la dimora giunge ben presto ed egli alza gli occhi verso l’edificio. <La merda in mezzo alla cioccolata.> Riferendosi allo stabile nel quale stanno entrando nel bel mezzo dei grattacieli ultrasofisticati ai quali lui non è neanche avvezzo. <Quanto cazzo son alti quei cosi?> L’unica cosa alta che vedeva tempo addietro erano i templi, ma gli edifici attuali li superano e non poco. In fin dei conti, anche per lui è ancora tutto così nuovo da non esserci abituato! I vestiti sono zuppi e appiccicati addosso data la pioggia che finora s’è preso. Ha bisogno senza dubbio d’asciugarsi, prima che s’ammali – ma ehy, lui reputa che sia immune alle malattie! <Quindi? Mocciosa, mi stai portando in una catapecchia. Sono abituato a puttane d’alto borgo, io.> Come no, quelle ch’è solito sbattere contro un muro dei vicoli del quartiere, oltre a rubare sistematicamente qualche spicciolo dalle loro borse anziché pagarle. Sosta all’ingresso, attualmente in religioso silenzio dopo essersi pronunciato, come sempre, a modo proprio. [ Chakra OFF ]

14:42 Dokuhiro:
 rotea gli occhi, sospira con una pesantezza davvero sentita e finalmente pare riuscire a parlare anche se sembra che non parla da mesi e mesi dal tanto che la voce è roca, e che anche quelle parole che dice sono tinte da una fatica inusuale per qualcuno che ha voglia di vivere [muoviti. bagno in fondo. ti ammali] con una papabile pausa a quasi ogni parola, in cui raccimolava le energie per andare a dire quella dopo [rottura...] borbotta strizzandosi i capelli e producendo una chiazza di bagnato a terra, completamente insensibile al fatto che quello è il luogo in cui dovrebbe abitare, ma a quanto pare il momento di chiacchierata è finito perche gli ha appena allungato una camicia e un pantalone puliti, comperati poco prima, guardando vagamente al centro degli occhi dell'uomo per non incrociarne lo sguardo e apparendo ancora piu strana del solito, ma se non dovesse prendere la camicia, chi è lei per tenere pure alzato un braccio? mettendo la camicia se non la prende su un mobile polveroso ciabatta fino in cucina da cui apre il frigo, e almeno quello è relativamente pieno e pulito, in netta discordanza con il resto dell'arredamento piegandosi lievemente per andare a ispezionarne il contenuto e prendendo due scatole pronte di ramen per i due nuovi coinquilini, forse condendolo con un po di sonnifero per farlo tacere ed evitarsi brutte situazioni come quelle di un combattimento nel bel mezzo di casa sua. il bagno anche è piuttosto pulito, per lo meno, pare tenerci alle cose veramente essenziali e superato uno stretto imbuto c'è una bella vasca sotto a una finestra

14:58 Rasetsu:
 Per la prima volta, da quando si sono incontrati – il che non supera neanche la doppia ora, la ragazzina apre finalmente bocca per parlare. Riesce a sentire la sua vocetta scaturire fuori dalla vibrazione delle corde vocali, raggiungendo immantinente la coppia d’orecchie del rosso. <Oh, ma allora hai la lingua per parlare.> Sghignazza tronfio e soddisfatto d’essere riuscito, secondo lui, a farla parlare. Reputa che sia un merito, piuttosto che una necessità da parte dell’altra nata dal non essere presumibilmente in mezzo ad altra gente. Tuttavia, come anticipato nella precedente puntata, il signorino è ben oltre le sue capacità cognitive da medico e scienziato qual è, quindi non riuscirebbe mai a comprender qualcosa del genere a primo acchito. Dovrebbe, peraltro, essere anche sobrio cosa che non è al cento percento. Il post sbornia inizia a farsi sentire e reagisce con una smorfia. <Che palle.> Solleva la mancina, la quale va incontro alla fronte, massaggiando delicatamente la tempia da quello stesso lato dapprima in senso orario. Abbassa lo sguardo in direzione degli abiti che gli vengono donati dall’altra, la quale s’è fermata alle bancarelle durante la passeggiata dal quartiere notturno al settore di Ame. <Guarda che sono immortale> Biascica, strizzando le palpebre e mettendo bene a fuoco la stanza nella quale al momento si trovano. <quindi, mi è impossibile ammalarmi.> Dimentico dell’infausta morte della sorella, defunta proprio per via d’una malattia della quale, tuttavia, a sua volta sa ben poco. E’ passato così tanto tempo che, grazie anche alla sbronza, dimentica facilmente ciò che gli ha fatto tanto male da portarlo sull’orlo del baratro – come se già ci volesse poco per portarcelo. Il ghigno s’amplia sull’ovale pallido del rosso, i cui occhi verdastri si focalizzano, al contrario di lei, in quelli suoi. <Perché dovrei rivestirmi? Non m’hai portato qui per fare cosacce? Tanto vale che resti nudo.> E difatti, non farebbe altro che iniziare a sbottonare gli ultimi bottoni della camicia rimasti ancora inseriti nell’asola, assieme al bottone unico del pantalone aderente ormai alle magre cosce. [ Chakra OFF ]

15:11 Dokuhiro:
 tattica numero 2 del repertorio di dokuhiro: ignorare completamente il rosso e le sue depravazioni, piuttosto sta aprendo un lembo delle scatole da ramen e vi sta aggiungendo acqua, prima di infilarle in microonde, anche quello piuttosto usato ma pulito, quindi si volta appena e scrive nel vento muovendo appena le dita per farlo [ho detto che ti avrei dato una casa e ripulito, non mi interessano gli scheletri] gli fa notare nonotante lei sia stessa sia una versione scheletro di quello che dovrebbe essere un vivente, e in effetti è vero [allora vacci per toglierti il fango] almeno a scrivere kanji nell'aria non pare avere problemi di fastidio, anche se muove appena la mano, il silenzio dell'appartamento è davvero assordante, ma per fortuna ce il resto della palazzina a far casino quindi gli rida di nuovo la schiena per controllare la cottura dei ramen che stanno girando sul piatto lentamente e inesorabilmente scaldandosi all'interno e dando un buon profumo che riesce a solleticare l'appetito di dokuhiro piu di qualsiasi altra pietanza di alto borgo, rimanendo però abbastanza fredda pure nei riguardi del depravatto gatto randagio quindi va a prendere un paio di posate e di bacchette ancora incartate e dei bicchieri, poggiandoli nel ripiano per andarle a lavare sul momento, evidentemente non ha spesso degli ospiti, anche perche non è di certo una che sappia tenere conversazione. piu che altro tratta il rosso come davvero succederebbe a un gatto scorbutico, lasciando vivere e convivendo nello stesso spazio

15:34 Rasetsu:
 Sfila la camicia di dosso, usandola distrattamente per asciugarsi anche s’è ben più bagnata delle strade. La poggia nei pressi d’un mobile o d’un divano, non gl’importa granché in effetti. Stessa cosa farebbe per i pantaloni ch’egli andrebbe a sfilarsi dopo aver tolto anche le scarpe. Medesimo posto verrebbe concesso loro, sopra la camicia precedentemente rimossa. Resta in boxer, la qual cosa non dimostra d’essere comunque uno splendido spettacolo. La pelle è pallida, per non dire cadaverica, anche se sarebbe l’epiteto giusto per definirla. Sottili venature nerastre son facilmente visibili lungo il corpo del demone, assieme al fisico sì definito, ma comunque ostentatamente magro. Le costole si possono contare con l’aiuto delle dita. Braccia e gambe non posseggono neanche l’ombra d’un muscolo che possa tale venire chiamato. Sui polsi e lungo gli avambracci non sono insolite neppure le cicatrici che mostra, specialmente per chi è affine all’innata del sangue come lo è lui. Difatti, son proprio quelle vene ad esser particolarmente marcate nel bel mezzo della magrezza assoluta. Gli occhi verdastri or fissano ancora la ragazzina, la quale par scrivere nell’aria qualche kanji che lui non riesce correttamente ad afferrare. <Io non ho scheletri nell’armadio, sono tutto qua!> Non ha ovviamente capito una cippa di quello che ha scritto a mezz’aria, anche perché è privo degli occhiali al momento giacché s’erano sporcati di fango. Inoltre, il mal di testa si fa sentire e tamburella con forza nelle tempie. <Hai mica del caffè scuro?> Anziché ingozzarsi di medicinali, ovviamente, come se già non lo facesse abbastanza, tenta i rimedi della nonna. Caffè nero senza zucchero e si vola! Ben presto, potrebbe anche risalire qualcosa dallo stomaco, ma poco importa. Tuttavia, capita la sonata, anche infastidito dalla mancanza di libido altrui, forse inizia anche ad associare i puntini. <Quindi, non sei una prostituta, eh? E io che c’avevo sperato.> Come sempre, del resto. Sembrava anche gratuita e con una casa, di conseguenza avrebbe fatto jackpot. Arraffa la camicia pulita che tenta di infilarsi dapprima tramite il braccio manco, dopodiché col destrorso. La lascia aperta, non ha interesse al momento ad abbottonarsela come si deve, tant’è che non veste neppure del pantalone. <E’ per me?> Bofonchia ancora, adocchiando successivamente il cibo tirato fuori da Dokuhiro. <Posso sapere almeno il tuo nome?> Coi bambini, è sempre così pacato… [ Chakra OFF ]

15:45 Dokuhiro:
 e lei rotea gli occhi quando viene a sapere che non è una prostituta, afferrando una bottiglia di vetro con dentro il caffe scuro richiesto, forse anche a lei piace un gusto così da adulti ma dato che gli da la schiena mentre sta passando uno straccio all'interno dei bicchieri per pulirli ulteriomente e poggiarli sul tavolino con un silenzioso suono sordo. Non pare in alcun modo interessata alla sua invasione di territorio da parte del rosso, piuttosto ha estratto dal fazzoletto i rimasugli di occhiali e un cacciative preso da uno dei cassetti dopo averci rimestato dentro per qualche istante. Sta provando a fare qualcosa per essi senza nemmeno l'altra lente, semplicemente stringendo le asticelle per farle trattenere per qualche minuto di piu e intanto il microonde suona, alzandosi va a prendere dall'interno le due scatole di ramen e le va a poggiare a tavola, quando le viene chiesto se una di esse sia effettivamente per il rosso, allunga una mano e spinge verso di lui con le punte delle dita la scatola bollente di fresco tornando alla propria, rimanendo in attesa per qualche istante prima di guardare verso l'entrata spoglia, se non in effetti per un piccolo altare con un rotolo in cui è scritto a grossi caratteri d'inchiostro "dokuhiro" un nome mascolino, non c'è dubbio, magari è davvero un maschio! tuttavia non pare farci molto caso preferendo andare ad aprire completamente la scatola e farsi inondare dall'odore di ramen, andando a prendere diversi fili con le bacchette senza ringraziare per il cibo ricevuto, e...sorride. pacificamente, come un angelo mentre si assapora quel cibo così umile come se non ci fossero altre cose piu buone al mondo seduta al suo posto alla tavola

16:03 Rasetsu:
 Tira indietro una sedia posta nei pressi del tavolo, in modo che ci si possa sedere sopra. Accavalla la leva inferior manca sul ginocchio opposto, tanto per mantenere la parvenza d’una posa adatta allo star seduti. Vede arrivar verso di sé quel barattolino contenente il ramen istantaneo, opportunamente riscaldato dal microonde dell’altra. Storce visibilmente le labbra, capriccioso. <Sei una mangiaramen?> Si riferisce ai konohani, conosciuti per l’appunto per la loro insensata volontà di trangugiare ramen come se non ci fosse un domani. Si tratta meramente di stereotipi dai quali lui trae comunque frasi del genere ed insulti, sia mai che si tenga qualcosa per sé – ovviamente. Tuttavia, sfila due bacchette in modo che possa spezzarle e dopodiché adoperarle come uso e abitudine per il suo pranzo. <E’ ora di pranzo o di cena?> Bella domanda. Considerata la pioggia, non ha potuto capire se fosse giorno o meno. Se ne rende conto ovviamente con il suo ritardo di sempre, quindi non c’è granché da stupirsi. Avvicina un paio di noodles alle labbra, soffiando delicatamente e masticando in seguito con tutta la calma del mondo. La smorfia di disgusto non sparisce neanche per errore dalla sua faccia. E’ chiaramente abituato a mangiar ben altro, seppur i ryo in suo possesso al momento scarseggino e capiti spesso di accontentarsi di roba in scatola – un po’ come sta facendo Dokuhiro, dopotutto. <Sai aggiustarli?> In riferimento agli occhiali, indicandoli con un gesto del mento che va sollevandosi proprio per indirizzar l’attenzione sull’oggetto sopracitato. Sbuffa sonoramente dalle labbra in un secondo momento, lasciando andare le bacchette da un momento all’altro e tornando a fissare l’interlocutrice. <Senti> Impaziente. <mi spieghi per quale cazzo di motivo mi hai portato qua? Inoltre, non parli. Se da un lato mi fa piacere che al momento tu stia in silenzio, mi scoccia anche star a leggere qualcosa che disegni nell’aria e che mi rende difficile la comprensione; per non parlar del fatto che sono privo d’occhiali e quindi mi pesa fortemente il culo anche affaticare la vista.> Sincero, dritto come uno stiletto che la pungola in un fianco in maniera fastidiosa. Tutto qua. Inarca persino un sopracciglio, vedendola sorridere. Che c’avrà da sorridere? Ne attende un fatidico responso. [ Chakra OFF ]

16:12 Dokuhiro:
 [fatica. parlare] borbotta dopo aver masticato e lo sguardo è piu leggero ora con qualcosa di buono nello stomaco [no, mi piace, cibo.] non è una di quelli che mangiano solo ramen, piuttosto pacifica ora con una dose di cibo in circolo [ci provo] agli occhiali, incurvandosi e chiudendosi vagamente nelle spalle [pranzo] non è una granche conversatrice, perche come sempre fa una tremenda fatica a parlare anche per le cose piu semplici [parlo solo...perche ti fanno male gli occhi] probabilmente una volta che gli occhiali saranno tornati a posto tornerà a scrivere piuttosto che sbattersi il sedere a parlare come una persona normale, ma intanto sta rimischiando il ramen per la propria gioia creando voluttuose nuvolette [chissa...] mormora per il motivo suddetto con uno sguardo piuttosto lontano dal rosso, forse sta pensando [tu. nome?] domanda, lesinando pure sulle lettere che compongono le parole con voce gracchiante per non parlare molto in generale, ma per lo meno non ha una voce acuta e strepitante [ogni quanto. dose.] domanda per i riguardi dell'altro e forse per prepararsi al meglio per la pulizia [forse. sei...un'espiazione...] una cosa buona da fare? una persona da aiutare? non che doku paia la persona piu adatta a questa cosa, sempre fregandosene di ogni cosa, anche del rosso in quel momento persa nei suoi discorsi, ma poi prende un'altra boccata di cibo e torna a sorridere dimenticandosi di tutti i suoi brutti pensieri, ognuno ha la sua droga, e per doku è il cibo, ironicamente persino piu difficile da reperire con la sua paga di una dose

16:36 Rasetsu:
 Mastica distrattamente, cercando di buttar giù quell’intruglio che ai konohani sembra piacere in maniera viscerale – sempre secondo le sue fonti. Storce il naso, borbotta qualche mugugno infastidito più o meno ad ogni forchettata. La sente poi cercar di parlare, sollevando le iridi alla di lei volta. <Potresti avere qualche problema alle corde vocali, ma potrei porvi rimedio. E no, non sto facendo il pervertito. Lavoro in ospedale, sono uno scienziato.> Agita la mancina in aria, mantenendo ancor quelle bacchette con l’ausilio del pollice e dell’indice. Per una volta, potrà sembrare stranamente serio, sarà per merito della sbronza colossale e del mal di testa allucinante. Allunga la mano libera alla volta d’un bicchiere, tirandolo verso di sé. Stappa quella bottiglia di caffè ch’ella dovrebbe avergli concesso poc’anzi. L’apre e ne versa un contenuto pari a due dita, neppur fosse uno shot – paradossalmente, potrebbe esser un’abitudine che difficilmente tende a togliersi di dosso. Lo butta giù infatti come se fosse tequila – o scotch, a giudicare dal colore del caffè, pur non rientrando esattamente in quello spettro. <Quindi, è mattina, va bene.> Ormai, pomeriggio. Ma va bene così, l’importante è aver quanto meno capito quanto manca alla fine della giornata. Dovrebbe anche capire di che giorno si tratta, giusto per sapere se deve andare al lavoro, se ha un turno o quant’altro. Ci tiene particolarmente, per quanto si possa pensare il contrario. <Oh, grazie, mia benefattrice. Nyahahah…> Si limita ad una piccola risata, niente a che vedere con quella per la quale Dokuhiro ha dovuto tappargli le orecchie, ovviamente. È bassa, normale – se tale la si possa definire. Al nome, scrolla le spalle, dopo aver ingurgitato qualche altro noodle e ciò che vi è in mezzo. <Rasetsu.> Il famigerato Demone Mangia Uomini che poi non ha realmente mai mangiato nessun uomo. Lo stupro deduco non valga, anche perché non ha comunque assaggiato con bocca il sangue della vittima. <Dose? Espiazione? Sono un demone in terra, signorinella. L’espiazione dovrebbe cercarla io, ma non ne ho interesse.> Tornando poi a mangiare come se non avesse detto niente di che. Son anni ormai che si definisce tale, in molti lo conoscevano proprio per le sue fattezze demoniache durante la trasformazione data dal sangue e dall’attivazione dell’innata conseguente. [ Chakra OFF ]

16:44 Dokuhiro:
 quasi sputa il ramen alla scoperta che la creatura è addirittura un dottore, va a controllarne la data e si prospetta essere piu che nella scadenza pattuita, quindi non sta sognando presa da una dose di muffa, ma per lo meno proprio quando prova a essere normale rasetsu ha avuto la piu violenta e sincera reazione da parte di doku, che si attira in bocca il resto della boccata e maccicca con le guanciotte piene, per una volta sembrando sul serio una giovane della sua età, ma per lo meno paiono trovare un compromesso sulle possibilità di avere addirrittura una risata che non fa stridere le sue orecchie, e infatti non fa quasi niente, se non guardare che si butta giu tutto in una volta sola [scotta...la polvere...è piu forte...] un piccolo monito per l'altro, un consiglio, addirittura, anche se lo dice come se niente fosse, si è appena sporta leggermente dalla sua zona di confort per avvisarlo di una cosa che non tutti sanno [chissa...] mormora di nuovo riguardo alle espiazioni [dice...i demoni...si sanno... riconoscere...] mormora prendendo il suo bicchiere e finalmente bevendo qualcosa oltre che mangiare [prendi...pausa da lavoro...la pulizia...sarà lunga] mormora [e dimmi...di cosa ti fai. e ogni quanto...] aggiunge sprecandosi proprio con le parole, a quanto pare è qualcosa di davvero importante se addirittura lo ripete due volte [ti. devia. la troveresti. senza...] senza cosa? [droga] aggiunge per dare un soggetto a tutta la frase, lei ha moltissimi lati negativi, ma per lo meno quello se lo è tolto

17:09 Rasetsu:
 Figurarsi quanto possa essersi interessato lui della data di scadenza quand’è abituato a dormire in mezzo ai cassonetti come i gatti randagi. Piega un sopracciglio poiché in un primo momento non comprende cosa stia facendo, salvo poi vederla con le guanciotte gonfie. <Sembri proprio una mocciosa. Rischio i polsi freddi.> Bofonchia a mezza voce, assottigliando lo sguardo e sospirando depresso, abbassando persino le spalle come se avesse appena preso concezione di quel che davvero sta succedendo. La testa fa male, senza dubbio, ma con un po’ di cibo nello stomaco sembra che stia iniziando ad andar un po’ meglio. La nausea si sta attenuando, ma non è detto che quel ramen riesca a restare all’interno dello stomaco fino alla sua digestione. Di tanto in tanto, nuove smorfie appaiono sul viso dello scienziato, il quale è comunque consapevole dei sintomi che sta avvertendo. <Sono abituato all’assenzio che brucia la gola come lava rovente, quindi non è un problema per me.> Probabilmente, non possiede neanche più le papille gustative poiché bruciatesi con l’alcol che versa in quantità industriali tra le sue fauci. Ci manca soltanto che si beva anche l’alcol puro. <Vuol dire che non diresti che sono un demone?> Sogghigna, mostrando l’affilata dentatura simile a quella d’uno squalo, brillante alla vista e appuntita al tatto se soltanto si volesse provare. C’è un modo per dimostrarle ch’è un vero demone, ma è troppo facile farlo immediatamente. Vuole prima comprendere meglio chi ha davanti. Brama e si ciba della paura, dopotutto. Sghignazza, allontanando da sé il contenitore del ramen ormai vuoto – evidentemente non mangiava da un po’ – così da rispondere alle ulteriori domande che provengono dalla fanciulla. <Di tutto> Una risposta vaga, ma che al contempo racchiude la sua essenza, nonché il problema che l’affligge. <ogni volta che voglio. Tendo a non bere e a non farmi durante le ore di lavoro, ma è relativo. In quel caso, getto giù ingenti quantità di caffeina.> Per sopperire, ovviamente, alla mancanza di sostanze stupefacenti. Talvolta, riesce anche a procurarsi dei medicinali appositi ma rischia costantemente di venir scoperto giacché Kan pare esser diventato la sua ombra. Dunque, ha preferito evitare – stupido sì, ma non troppo. <Perché dovrei farne a meno?> La domanda cruciale, alla fine, non è nessun’altra se non questa. [ Chakra OFF ]

17:20 Dokuhiro:
 <perche sei idiota?> domanda retorica alla sua ultima domanda sulla droga <non mi pare. ti aiuto io a smettere> mugugna ancora qualche istante prima di trattenersi e cercare di mantenere un volto il piu neutrale possibile, anche se viene scossa da quello che pare assolutamente una risata incontenibile nei riguardi del ferro sui polsi, ma poi lo guarda, a fondo, come se sapesse cose che l'altro non puo nemmeno immaginare nonostante sia un diavolo con un barattolo di ramen tra le mani, lo sguardo vaga sul volto del rosso, fino a fermarsi con precisione assoluta e disarmante negli occhi verdi dell'altro <dico che ce ne sono due, di demoni, in questa stanza> dichiara freddamente con sguardo folle, mentre usa la piu lunga frase mai detta da quando si conoscono e dalla voce atonamente cupa <non mangiamoci. seccatura> mormora cambiando totalmente personalità in quella piu scazzata di sempre <no donne, no droga qui dentro, ne alcool> dichiara <se vuoi...liberarti dalle dosi...prendi una lunga ferie da lavoro. sul serio. non ti piacerà la mia pulizia> dichiara ancora mentre va a chiudere il barattolo vuoto di ramen e guarda l'altro piegando appena il capo <non voglio drogati qui. ti ammazzo se torni fatto.> non lo sta dicendo per scherzare, ma pare avere tutta l'intenzione di mantenere il suo territorio per quanto desse l'impressione di accettare passivamente la presenza invadente del rosso <e ora. per il tuo stato. potrei riuscirci> malnutrizione, fattezza, e compagnia <ma. se superi. pulizia. andra tutto meglio.> lo guarda <pensa. volpe rossa...> un piccolo indizio che probabilmente l'altro nemmeno ricorda, ma forse un indicazione del suo crine, quindi va a mettere a posto le sue cose senza nemmeno ascoltare se abbia da dire qualcos'altro mentre prepara una branda per lui, indicandogliela quando sarà ora di addormentarsi dopo un buon bagno//exit e grazie!

17:48 Rasetsu:
 Il sopracciglio mancino s’alza con evidente cipiglio, dettato dal fastidio causato dalla frase appena pronunciata da Dokuhiro. <Non iniziare ad insultarmi perché non finisce bene.> Asserisce alla di lei volta, assottigliando le palpebre fin quasi a farle avvicinare tra di loro, schioccando infine la lingua sul palato. Fa poggiare la schiena contro la sedia, incrociando le braccia al petto. <Come pensi di far smettere qualcuno che addirittura ne crea?> Creava. Ormai, non possiede alcun materiale sul quale lavorare per creare la Sbrilluccica. I Doku sembrano scarseggiare ultimamente. Che siano rimasti tutti uccisi? Ascolta man mano tutte le parole che vengono pronunciate da Dokuhiro, la quale specifica che in quella stanza non dovranno entrare donne, alcol e droghe. Difficile considerando con chi ha a che fare. Difatti, l’uomo scoppia in una delle sue fragorose quanto fastidiose risate. <Nyahahahah!> Incurante che possa in qualche modo darle fastidio, reclina persino il capo all’indietro. Tutto sommato, ciò che gli sta proponendo è una sfida interessante. Reputa persino che sia incapace di riuscirci – ovviamente. Sia mai che si fidi di qualcuno che non sia stesso. Erano poche le persone che potevano vantarsene. <Facciamo così> Si sporge in avanti sul tavolo, gesticolando con la mancina e restando focalizzato sul viso altrui per qualche istante, il necessario per farle capire con chi abbia a che fare. <se riesci a farmi smettere, farò per te qualcosa di indesiderabile.> Che parolone, eh? <Ma se non riesci, farò io qualcosa A TE.> E non più *per* lei. Sghignazza, lasciando trasparire quella luce malevola negli occhi smeraldini tinteggiati di dorato. Ovviamente, è un discorso che vien lasciato in sospeso e che verrà sicuramente affrontato nelle puntate successive. Or come ora, non farebbe altro che restar lì, quanto meno per riposare come si deve e riprendersi dalla sbornia. Dopodiché potrebbe far una capatina a casa di Touma, quanto meno per prender qualcosa d’essenziale. [ EXIT ]

Rasetsu arriva finalmente a casa di Dokuhiro che gli dà un cambio e del cibo. Inoltre, spiega di volerlo riabilitare ripulendo dai suoi vizi...