Throught the looking glass

Free

0
0

21:09 Kioku:
  [---->parchetto di Ame] Sera in quel di Kagegakure, un pensieroso Kioku cammina distratto, la folta chioma legata da uno chignon non troppo pronunciato, degli occhiali da sole posti sul capo, d’altronde non è ancora rincasato da oggi, il caldo si fa comunque sentire nonostante l’estate stia cominciando ad appassire come ogni altra cosa in questo momento, lasciando poi posto a mesi sempre più freschi e freddi, ciononostante fa caldo e per tanto a ricoprire la pelle del Chunin vi sarà una camicetta abbastanza colorata, in contrapposizione al suo umore non proprio felice, umore grigio, pensieri ad affollare la sua mente, un semplice bermuda ed infradito a culminare il tutto, d’altronde è in “ferie” o almeno meno turni di servizio questo mese e li sta passando un po’ come vuole. Cammina distratto, ogni tanto sfila dalla tasca il cellulare per dargli una rapida occhiata, due scrollate con il pollice, <hmp> sbufferebbe, giocando con al sigaretta tra i denti, non ancora accesa, chissà da quanto tempo presa ma non ancora fumante, mano sinistra nella tasca, completamente tagliato fuori dal mondo, gli occhi per alcuni attimi si volgerebbero verso il cielo, un richiamo naturale quasi, come se fosse un qualcosa appartenente al suo passato, un abitudine che non può smettere di avere nonostante non ricordi nulla del proprio passato, ogni tanto qualche movimento involontario ma non innaturale interviene, percepisce uno strano sapore di nostalgia in quei movimenti, così come fu con quella ragazza…Sango, al loro primo incontro, così come in missione, cosciente che forse non potrà mai riavere la memoria indietro percepisce che vi è ancora in lui frammenti di quel passato, che lottano per rimanere vivi, tutto questo lo sfianca e lo stressa, conscio lui stesso del non dover impazzire dietro a quei frammenti di ricordi ma al tempo stesso con una sensazione di doverli proteggere, lo deve fare per lui, per colui che viveva prima di Kioku, non può dimenticare…non sarebbe giusto. Un conflitto che in questi ultimi mesi soprattutto, lavorando meno ha avuto modo di prendere sempre più piede, nutrirsi dei dubbi, dei pensieri, degli incubi che albergano nella mente di Kioku nella notte profonda, non a caso ora cammina, senza una meta per le vie di Kagegakure, strada dopo strada, spallata dopo spallata, un cenno del capo per scusarsi ed andare avanti, sguardo tra terra e cielo, quel richiamo potente al mondo ove risiedono i Kami eppure perché? Perché questa così forte attrazione magnetiche dei propri occhi al cielo? Non se lo chiede, non ora, cammina, il fuoco verrebbe ora portato all’altezza della bocca, ove la martoriata sigaretta finalmente gioverebbe di quel tepore rilasciando i propri fumi, le proprietà stesse cercherebbe di lenire i dubbi e lo stress, ma i tiri sono furiosi, nervosi, come ogni passo dell’Uchiha. La sua memoria, il clan Uchiha, questa ragazza, Sango, i dubbi, il dolore alla testa, i crimini in questa città, quella ragazza che lo aggredì e i suoi istinti, quasi irriconoscibili per lui, quei movimenti innaturali dei propri muscoli, quella freddezza glaciale nel compiere ciò che doveva essere fatto, pensieri, dubbi e terrore si manifestano a turno nel proprio animo, cammina, senza meta, senza un fine, cammina poiché l’unica cosa che può fare è andare avanti e nulla di più. La sigarette emetterebbe gli ultimi spasmi di fumo, quasi a bruciare le labbra stesse di Kioku, l’ultimo…amaro tiro a quella stecca di tabacco, prima di lasciarla scivolare via, come spoglie morenti, il passo si arresta, poiché del cielo scuro o meno, risalterebbe ora una statua alta quasi quanto il cielo, una statua a lui sconosciuta ma che richiama immediatamente l’ultima conversazione avvenuta con la Ishiba, la statua di Ame, li dunque i suoi passi lo hanno portato, così distratto da essersi fatto praticamente metà città tra passi felpati e passeggiata senza una meta, che sia stato un caso o anche una volta richiami di un passato a lui sconosciuto? Non importa, poiché neanche troppi istanti scorgerebbe, vicino ad un parchetto ben illuminato con tanto di bar ancora aperto anche piuttosto affollato e fornito di ogni necessità, la rossa figura, gli occhi sgranerebbero per un istante, ma non di tanto, quanto più li riporterebbe ad uno sguardo meno morto e più vispo, vivo, la gola comincerebbe a seccarsi, le dita sudare ”tum..tutum…tum” la cassa toracica rimbombare di quei battiti del cuore che ora pulserebbero fino alle proprie tempe, penetrando la propria mente, quasi con dolore. Strani effetti avvolgerebbero le membra del povero Kioku, in balia di sentimenti ed emozioni mai provate, disagio, rabbia, confusione, al solo guardare quella figura sostare in quel parchetto, il loro ultimo incontro è stato più che infelice e lui stesso ancora non ha ben idea di cosa sia accaduto, di cosa sia successo tra i due e come siano effettivamente rimasti dopo essere letteralmente volato via, coma una folata di vento, forse anche per quello che l’Uchiha in questo momento sta provando tutte queste sensazioni ed emozioni in incontrato l’una con l’altra. Un respiro, profondo, socchiuderebbe per un istante le palpebre, riaprendole subito dopo e volendo ora intenzioni e passi verso la di lei figura, che sia ancora in piedi o sedutasi su di una delle panchine presenti sotto ad un lampione, che creerebbe gioco di luci ed ombra, una volta arrivato nelle sue vicinanze, quanto basta per poter essere visto ed udito, esclamerebbe senza che ella possa anche solo schiuder labbra <Konbanwa Sango-San> timido quel saluto e quel tono di voce che da sicuro perderebbe tonalità e vigore <ecco io> si porterebbe la mano destra con l’indice stesso a strusciarsi verso la propria guancia rispettiva< stavo pensando…da quel giorno, ecco> cominciando a bofonchiare parole poco chiare <ecco io…sono dispiaciuto Sango> le rivolgerebbe ora un inchino con una inclinazione perfetta che ci potresti stirare i panni sopra quella schiena, dispiaciuto nel suo tono, chiuderebbe gli occhi stringendoli più non posso per l’imbarazzo del momento <non avrei dovuto fuggire via, mi dispiace di questo mio comportamento ma non sapevo cosa fare, credo di aver avuto una sorta di attacco di panico o trauma> si rialzerebbe, rosso in viso, sulla gote in particolare, completamente in imbarazzo <per questo ti chiedo scusa>. Tirerebbe un sospiro enorme, come se avesse appena affrontato una missione di livello S, in un certo senso lo è dal punto div ista di Kioku, completamente sprovvisto di mezzi e strumenti per avere anche solo una conversazione normale, ritrovata dunque la pace, in attesa di una risposta da parte della Kunoichi dalla rossa chioma, se non lo avesse cacciato via, coglierebbe l’occasione per proporle un qualcosa in più per riappacificarsi <ti andrebbe di bere qualcosa insieme? Offro io, almeno potrò sdebitarmi non solo a parole> se ella avesse acconsentito e compreso cosa avrebbe dovuto comprare si fionderebbe al bar/chioso a pochi metri da loro. [imbarazzo no jutsu] [chakra on] [Shounen boy]

23:13 Sango:
 Se il Seiun è li per caso, la rossa Ishiba si ritrova in quel punto da tanto tempo. Chissà quante ore son trascorse in quella stessa posizione senza rendersene conto, ferma immobile tanto da non sembrare viva. Ma il petto si muove calmo, il respiro procede lento e voluttuoso dalle narici che sbuffano l'aria più fresca, quasi ne sentisse l'odore della pioggia.. e come vorrebbe che scendesse per lei per rigar le guance di lacrime che non riescono ad uscire. Il petto che s'è fatto pesante, la pressa che ne toglie il respiro prima di lasciarla priva di qualsiasi cosa e vuota. Si sente letteralmente svuotata, realizza nella mente cosa è accaduto. La notte che Shiroyuki ha posto fine a loro, lei che ne ha preso il coraggio di distruggere l'ultimo legame col passato. Non avrebbe potuto accettarlo così, non con quel suo perenne sorriso a qualsiasi cosa ella dica, che nulla pare turbarlo, nessuna incazzatura, ne un briciolo di fiamma. E ripercorre i momenti in cui qualcuno riusciva a metterla di nuovo al mondo aprendole gli occhi, l'unico che riusciva a scuoterla talmente da farla pensare. L'unico che non vi è più. I ricordi affiorano alla mente e tutti fanno male, pungono la pelle e il cuore, e alla fine è accaduto. Ha tranciato tutto col passato e forse Kan ne sarà felice di quel rinnovato episodio, ma l'unico episodio che ha davvero messo fine a quel poco che le rimaneva. Manca il fiato , seduta su quella panchina a testa china ove i rossi capelli ne fanno da coperta dell'animo nei confronti del mondo intero. I gomiti che puntellano sulle nude gambe e lo sguardo perso , non vede nulla, non sente nulla, si sta solo crogiolando nel proprio piccolo dolore. Non vi è più nessuno li con lei, li per lei, e lei per nessuno. Un esistenza che adesso pare vuota e triste, solitaria come un animale nella propria foresta e credeva d'aver davvero trovato qualcuno a cui donare quel.poco che le è rimasto. La figura potrà esser vista senza troppi problemi, il kimono nero che la copre fino ai glutei, lo stesso che scivola fino ai gomiti per interrompersi in una sorta di campana. E snuda la pelle pallida e candida, fredda come la pioggia. I rumori non sono nulla per lei, nemmeno quelli di Kioku adesso, nessuno pare avvicinarsi tanto alla donna stessa.. se non che qualcuno la chiama. Un saluto particolare, una voce conosciuta sebbene paia più sottile e delicata, di colui che non par aver ricordi ne esperienza, ne dolore. Nulla. La mente che par riattivarsi lentamente nel constatare che si, sta parlando proprio con lei. Solleva lentamente il viso da quella cascata di rosso intenso per ritrovarsi molto più bassa ad udire e vedere stranita quelle scuse. Il loro ultimo incontro era finito nel peggiore dei modi possibili, lui fuggito via, lei a guardarlo andarsene senza fare nulla. Nessun inseguimento, nessun grido, solo silenzio che faceva tanto male ma che ha sopportato e chiuso in un cassetto del proprio cuore. Lo ascolta finché egli non finirà di scusarsi. Di inchinarsi. Quanto è differente da colui che ha seguito e amato a modo proprio, e se ne stringe il cuore. < Kioku > ritrova la voce, calda e bassa, stanca in quel suo fare rimettendo la schiena retta e dritta in quella panchina < non devi scusarti > non è colpa sua dopotutto, è propria la colpa di averlo spinto a tanto, di aver provato a riportare in vita un morto. Stringe pico le labbra per un attimo prima di sciogliere il groppo alla gola < è colpa mia > sussurra rialzandosi lentamente per riprender la propria altezza, i sandali ninja che stridono sulla terra battuta di quel posto < pensavo che alla fine mi sarebbe toccato un po' di felicità. Ma i kami sanno cosa fare e quando farla > parole enigmatiche per lui ma che escono con naturalezza dalle proprie labbra morbide. Lo osserva in quegli occhi neri e profondi, così umani adesso rispetto al Rinnegan di Pain. La proposta arriva e sembra quasi volerle fare ancora più male, perché non fugge il piccolo sciocco appena nato? Dovrebbe aver il sentore di cosa sia ella. Molto più simile a colui che non vi è più ormai. < mi farebbe piacere > nascondere quei sentimenti è giusto per lui, per se stessa pure, deve rinchiuderli e mai più riaprirli. Farne a meno e andare avanti, sempre più avanti fino alla propria fine. < hai qualche idea in mente?> no dovrebbe andarsene lei, dire di no, negare tutto e fuggire, ma masochista com'è perché rinunciare ad un po' del proprio tempo con quell'uomo? Andrebbe a far qualche passo verso la piazza principale, chissà se rimembra anche tutto quello che gli ha detto su quella statua?

22:27 Kioku:
  [Centro di Ame (Parchetto)] Non ci vorrebbe dunque molto affinché la di lei figura si mostri agli occhi dell’immortale portatore del Rinnegan, eppure egli non è che un mero ricordo di quel tempo, Kioku del resto è ciò che attualmente vive ed esiste, quando più nulla era rimasto Kioku è nato, come fenice dalle ceneri per poter resistere ancora un po’ in questo mondo marcio, un altro spasmo di vita di chi le proprie carni non vuol abbandonare, immortale…quasi, resiliente non molla, nonostante egli sia sopito nell’animo vi è ancora…non è morto. Fatte le dovute scuse, accoglierebbe con gioia e un po’ stranito le parole di Sango, sollevato certo dal fatto ch’ella non lo odi per come si è comportato ma al tempo stesso non crede che la colpa debba ricadere su di lei, no di certo, ancora più strano come prosegue nella sua favella <sai Sango> l’indice della destra a grattarsi ancora la guancia, imbarazzato e ancora arrossato <a volte tempo proprio di non capire quello che dici> eh si insomma, va bene tutto ma non è che Sango sia proprio chiara, anzi criptica, enigmatica, mai trasparente, mai tangibile, nelle sue parole e nella sua forma, ah che ironia se solo ricordasse, chissà magari la vedrebbe con occhi diversi rispetto ad allora, la vedrebbe si come ancora il suo piccolo fiore di lotto ma magari maturato e sbocciato ormai. Annuirebbe alle ultime parole d’ella, tornando un pochino più felice ed abbozzando un sorriso dalla bianca dentatura <ne sono contento> esclamerebbe se non altro è il minimo, in cuor suo pensa, che debba fare per lei dopo essersi comportato in quel modo strampalato e poco rispettoso con una ragazza, con lei <beh stavo pensando di prenderci qualcosa al bar qui vicino sempre nel parchetto, inoltre la vista è davvero molto bella> arresterebbe per un attimo le parole, volgendo le proprie iridi a destra e sinistra, come a voler osservare l’ambiente <c’è qualcosa nella natura che mi rasserena sai? Non so spiegarmi come mai ma circondarmi della natura acquieta i miei demoni e mi dona ristoro> per poi indicare proprio la statua, ben scorgibile dal parchetto <e poi come vedi non tutte le tue parole sono state perdute quella notta> quasi a volerla sfottere un po’, ridacchiando <quindi? Cosa prendi da bere? Chiedi e in uno schiocco di dita tornerò con quanto richiesto> mimando quasi un maggiordomo dai magici poteri, di quelli che ha sempre a portata di mano tutto quello che serve, mimando anche l’inchino dei maggiordomi con tanto di mano sul petto, una dietro la schiena ed inchino solenne per l’appunto, per poi tirarsi nuovamente su e ridacchiare di gusto, mentre una nuova sigarette verrebbe portata con la destrosa tra le due labbra, in attesa di mettersi in moto e accendersela, non prima ovviamente di aver portato all’attenzione di Sango il pacchetto stesso, qualora ne volesse una da fumare. Il rossore comincia a scemare ma le sensazioni di prima no, nonostante le parole la bocca è arida e non a caso vorrebbe davvero bere qualcosa, si sente stranamente a disagio con lei e nervoso, ed il suo primo sorrisetto ne è forse la prova lampante, non aspettando altro di potersi accendere quelle sigarette per lenire i nervi, qualcosa, un mix che non sa ben definire mischiarsi nel suo animo, sentimenti…qualcosa. Le nere iridi verso di lei, forse ora, come mai prima di allora, come Kioku, l’aveva guardata in quel modo, quel richiamo antico, quello sguardo, incontrollato, involontario, che cercherebbe le di lei iridi dai colori splendenti, cercherebbe loro, l’animo di lei, penetrando affondo, uno sguardo che richiama tempi antichi, uno sguardo che seppur involontario ora è su di lei. [imbarazzo no jutsu] [chakra on] [Shounen boy]

22:28 Sango:
 Ah che ironia della sorte! Sempre più simile a quell'essere sopito, sbocciata ormai nella propria maturità e come un fiore di loto , esso deve prima morire nel profondo e oscuro lago, prima di risalire e poter aprire i propri petali sbocciando e mostrando al mondo i propri intensi colori. Sa benissimo che l'altro non avrebbe compreso davvero il proprio dire, calcola bene quelle parole in modo che restino enigmatiche e sconosciute al nuovo Uchiha appena nato. E sorride appena quando sente il suo non comprendere < è meglio così > suggerisce , in quell'arte appresa con il tempo proprio da lui, vivendo a stretto contatto, discutendo per ore e notti sotto le stelle, in quella natura in cui ne ha visto la propria casa, il proprio nindo, solo finché egli c'era. Ascolta il suggerimento che le pone sul bere qualcosa proprio li ma lascia che egli finisca le proprie parole , seppur siano di differente natura < un tempo anche io l'amavo > sussurra bassa per non rompere quel silenzio < sembra come..casa > suggerisce osservandolo caldamente, col petto che brucia e galoppa verso la propria fine. Non dovrebbe provare nulla, non è lui, ha lo stesso viso, lo stesso corpo macchiato da migliaia di cicatrici di mille battaglie . Porta gli occhi a Pain poco lontano, la veste, gli occhi, tutti riportano a colui che ne ha ereditato il potere enorme di un kami < cosa provi? > curiosa di sapere cosa si sia sentito al solo guardarlo, chissà che quegli indizi non siano che una scossa imponente per lui, per la sua psiche, che smuovano qualcosa di antico e potente dentro di lui. < Sakè > nuova ironia, ma lo vuole in memoria di quel loro primo antico vero incontro, il primo che li ha portati ad avvicinarsi e infine avere un simil percorso. Lei sempre ad inseguirlo, a cercarlo nei posti più improbabili, e poi del sakè. Ne vede la differenza, oh quell'inchino non l'avrebbe mai fatto e le viene da ridere, se solo egli potesse vedersi in questo momento! Osserva anche quasi indispettita quelle sigarette che rifiuta con un gesto della mano < quelle non fanno bene alla natura > suggerisce quasi un motivo per gettarle senza essere un imposizione la propria, solo un suggerimento . Lo sguardo proprio che diviene più morbido, e ogni diamine di respiro sembra un coltello in più in fondo alla gola , decisamente più a suo agio rispetto lui. Ne percepisce il nervosismo, il sorrisetto che provoca , e la rossa si ritrova a sospirare anche lei nervosa, ma per motivi ben differenti. Ella conosce la natura di ciò che prova, di ogni dolore o briciola di felicità e speranza, conosce bene cosa l'uomo che le sta davanti le abbia provocato, come l'abbia portata ad un cambiamento tale da divenire oggi ciò che è. Forse un mostro, forse no, ma pur sempre lei . Sorregge quello sguardo, e un brivido ripercorre la schiena, un nodo alla gola e allo stomaco. Quello sguardo che conosce bene , quello che la vedeva ogni maledetto giorno, quello che la conosceva e ne ricercava l'anima. Se ne nutriva come lei di lui. Esseri senzienti ma forse troppo avvolti dalla solitudine e dal dolore, simili in molti aspetti. Uno sguardo che ricambia con quello che era solito donargli. Ammirazione, possesso, amore, dolore. Un misto di emozioni e sensazioni che la rendono ancora viva quella notte, e per un attimo dimentica tutto. Farebbe quel leggero passo senza pensarvi per accorciare le distanze, per arrivargli più vicina e provar ad avvicinare solo la propria destra alla mano altrui. Vorrebbe sfiorarla, vorrebbe sentirla ancora per come la ricorda, e vorrebbe morire proprio in quel momento sotto quello stesso sguardo. Non parla, respira più veloce, e la speranza s'accende come una piccola scintilla al centro del petto ravvivando quel focolare debole e quasi spento.

22:46 Kioku:
  [Centro di Ame (Parchetto)] Posti l’uno d’innanzi l’altra, ora ella ad essere seduta come se attendesse l’arrivo di qualcosa, qualcosa che possa anche solo smuovere qualcosa dentro l’animo, come un tempo lo era per Akendo, statua eterea quasi, inafferrabile, intangibile, in attesa di un qualcosa, per quanto ora quella sia una panchina e si trovino in un parco, un quadro dipinto dai Kami raffigurerebbe le medesime figure ma a parti invertite ben oltre 10 anni orsono, ella in cerca di risposte, di potere egli in cerca di una luce, di un fuoco, che potesse coltivare anche solamente per poterlo vedere divampare d’innanzi ai propri occhi…ah i Kami, sottile linea tra macabro gusto e scelleratezza. Annuirebbe semplicemente alle affermazioni riguardanti la natura, non comprendendo bene appieno ciò che significhi per lei e per lui dal canto stesso, alle di lei parole vibranti, volgerebbe lo sguardo verso l’antica e famosa statua, non è uno sprovveduto e su ciò che la rossa ha riferito si è informato, la statua raffigura Pain e non tarderebbe ad arrivare la risposta <per il mondo è un distruttore, per il proprio villaggio un liberatore, per i ninja un Dio> un sospiro, anche bello pesante <non so a quale villaggio io appartenga e trovo difficoltà a comprendere il significato di radici, non avendone almeno da quel che so, i miei stessi occhi richiamano l’innato potere degli Uchiha eppure trovo che nella pioggia vi sia più di quel che sembra> gioco di parole volontario riferendosi ovviamente sia al villaggio che al fenomeno naturale, una piccola fitta alla testa lo colpirebbe, una smorfia accennata sul volto, stringendo i denti e la parte destra della mandibola, come una fitta per l’appunto <provo…> incalzerebbe continuando < provo un senso di inquietudine d’innanzi a tale statua eppure sento come un richiamo, qualcosa che fa ribollire il mio sangue e mi affascina> la voce muterebbe per alcuni istanti divenendo ben più profonda del normale, lo sguardo sottile e tagliente fendere quasi l’aria in due <per te invece?> si rivolgerebbe ora curioso di comprendere cosa provi ella nei confronti di quella statua, di quel simbolo, forse anche per comprendere meglio come mai quella notte gli disse di cercare proprio quella strada se voleva comprendere qualcosa sul proprio passato. Siparietti ed inchini a parte, sakè dunque sarebbe la bevanda da lei richiesta, nonostante il suo reiterare come quelle sigarette siano dannose, ormai quella tra i denti verrebbe rosicchiata ulteriormente, prima di porre via il pacchetto, prendere l’accendino ed avviarsi dunque verso il bar per poter prendere del Sakè e ovviamente una birra per lui, ma prima che possa farlo, il calore della mano d’ella lo raggiungerebbe, sfiorando la propria, quello sguardo profondo ricambiato, i due molto più vicini rispetto a prima, la gola divenire arida, la sigaretta ancora tra i denti, sempre più stretta, il rumore del proprio cuore dimenarsi nella gabbia toracica. Un rossore involontario crearsi sulle gote del giovane Uchiha, mentre il cuore continuerebbe a tuonare nel corpo, nella mente, nell’animo, scambio di sguardi, forse fin troppo vicini l’uno a l’altra…d’istinto, come quel loro primo incontro sotto la pioggia, quei baci, le afferrerebbe la mano, stringendola e sugellando nuovamente quel patto di carne, quel collegamento tra i due, imbarazzato comunque da quell’azione, le farebbe cenno con il proprio capo e corpo del bar, muovendosi verso quest’ultimo, aspettando che magari ella possa rispondere alla sua domanda, accendendosi nel frattempo la sigaretta così da evitare silenzi ulteriormente imbarazzanti. Arrivato quanto più velocemente al bar, seppur quasi una sfilata con quel mano nella mano, se ella fosse rimasta in quella stretta, si defilerebbe per brevi istanti giusto per poter ordinare <del sakè e per me una Asahi bella fredda oji- san> ormai sono tutti vecchietti anime per lui in qualunque chiosco o bar si trovino, lampo nel tornare con il beveraggio, si incamminerebbe vicino ad un lampione non troppo distante ne dal bar ne dalla panchina, volendo comunque continuare la conversazione in piedi magari anche abbastanza vicino, ora liberi da quella stretta affrontata poc’anzi con tanto vigore e coraggio ma anche con tanto rossore, ancora visibile sulle guance del giovane. [imbarazzo no jutsu] [chakra on] [Shounen boy]

22:47 Sango:
  Non riesce nemmeno a vedere l'ironia di quella scena, di come ella si sia trasformata in lui - nel vecchio lui- prendendone sopra le spalle i dolori, le morti, la solitudine.; in un potere perduto e tutti i legami di un passato ormai recisi dal mero tempo, il peggiore ed ingannevole demone. E attende si qualcosa, una speranza, una piccola luce che possa illuminare di nuovo l'oscurità che s'è creata al centro del proprio petto; e quella fiamma che ormai parrebbe esser spenta per sempre dando spazio solo ai propri demoni, alle colpe che l'affliggono, al peso che spezza le spalle e la schiena e affoga nel dolore dei propri occhi .. e allunga la mano come un tempo fece lui per lei, per reggere la sua anima, i suoi dubbi, per esser consigliera e demone salito dagli inferi, per aiutarlo come un tempo egli fece con lei, per amarlo forse come egli amò Lei. Se solo potesse vedersi si renderebbe conto di quanto ormai sia simile ad Akendo, ed ironia della sorte Kioku somiglia terribilmente alla se che non aveva ancora fatto una scelta, non s'era elevata ad un essere superiore più vicino ad un kami che ad un umana, ponendo la mente oltre il visibile e il velo di Maia. I Kami terribili e crudeli, e come quel piccolo filo rosso finiranno forse sempre per ricercarsi in qualche modo, in altre vite, senza memoria e sentimenti, ma sempre legati l'uno all'altra. Sorride dolce, un sorriso che non concede così facilmente ma che nasce dall'essere vicina al nuovo Uchiha < la pioggia ha un passato di grandi Ninja. Di occhi neri e di origami . > un riferimento a loro due, sottile, non comprensibile ad un primo udire . Osserva la sua reazione, di quel dolore e sforzo che fa, di quei sentimenti a lui sconosciuti che lo abitano farsi vivi e vegeti. Una veste e degli occhi, egli che è il legittimo erede di tutto quello. < il potere di un dio > suggerisce a quel suo fascino, chissà che non risollevi qualcosa nell'anima altrui adesso, e poi quella domanda, ma no, non andrà a volgere lo sguardo per Pain che per un mero secondo prima di volgerlo e scavare negli occhi neri con i propri, di uno sguardo intenso e violento che lo perfora per cercarlo ancora e ancora < una speranza > sussurra a bassa voce, dolci e calde le parole fluttuerebbero per lui soffiandogli sul viso. Chissà che non stia parlando davvero di Pain.. < Pain è stato il migliore di noi, ma qualcuno potrebbe addirittura superarlo. Egli alla fine ha perduto, è stato sconfitto dal suo potere. Basterebbe solo non soccombere a quella sete, e divenire un anima errante di questo mondo > suggerisce tra quelle parole ben scelte il suo stesso passato, il suo esser migliore dello stesso Pain, v'era un briciolo di follia si, ma non di quelle che avrebbero potuto sterminare l'intero mondo . Prima che possa andarsene cerca quella mano, con dolcezza, delicata a volerle sentire nella propria ma non un gesto violento ne di quelli che forzano, lui potrà decidere di scansarla, fuggire, lei sarebbe rimasta li a solleticar la sua con la propria. Il petto che pare scoppiare di dolore e..di felicità, per un singolo attimo si sente felice, come se nulla fosse cambiato e tutto fosse rimasto perfettamente come un tempo. Loro due e una foresta. Nessun altro. Il respiro che si spezza lieve e dolce come lo sguardo, la piega al semplice tocco di quella mano e potrebbe crollare in quel momento. Perchè lo fa? Perchè nonostante non ricordi assolutamente nulla le stringe la mano in quel modo? Sentirà la sua ruvidezza di mani che hanno combattuto per anni, di tagli, graffi di un passato a lei conosciuto e di un calore nuovo, più intimo e dolce così come il viso di lui che s'arrossa. Il proprio che rimane pallido, lo sguardo carico di cose non dette e la mano che stringe volontariamente la sua per seguirlo in quel lieve silenzio. Non le dispiace il silenzio e non lo trova imbarazzante, possono sentire quella natura vicina risvegliarsi pian piano, viva e vegeta e di nuovo la rossa e il moro a camminare insieme per un momento in quella terra alla ricerca di chissà cosa. Gode silenzio di quel momento in memoria di tempi passati e forse un pò del peso sul petto andrà a sciogliersi per scaldarsi al fuoco di Kioku, una fiamma viva, vegeta , meravigliosa. Che tocchi a lei adesso prendersi cura di quella e farla fiorire nel più bello dei ritorni? Lo sguardo che lo ricerca silente, nel rivedere il profilo di lui, le labbra piene , la mascella forte e quelle rughe di preoccupazione decisamente più lievi . Lo ascolta ordinare sempre silente, in attesa di poter prendere lei la bottiglietta panciuta e il bicchierino rotondo basso e in legno , lo avrebbe riportato alla fine della bevuta, seguendolo verso quel lampione < non ti piace il sakè? > Potrebbe sembrare una domanda stupida solo per riempire il silenzio, ma la rossa non rompe alcun silenzio, sta cercando di capire quanto sia rimasto di Akendo, e chi sia Kioku adesso < il non ricordare.. quanto ti invidio alle volte > solleva un poco il viso mostrando per un attimo il dolore per quanto sia profondo e quanto la stia mangiando viva giorno dopo giorno. E alla fine chissà cosa ne rimarrà di lei.

22:48 Kioku:
  [Centro di Ame (Parchetto)] Anime affini, toccate e segnate dal tempo, il filo rosso dei Kami…ah quale ironia, che intensità, che calore segnare questi due individui che involontariamente continuano a cercarsi nonostante tutto, memorie, sguardi, visi, corpo, anche quando dovessero morire ed effettivamente si reincarnerebbero come si potrebbe non pensare di ritrovarli ancora lì, l’uno di fianco l’altra, che sia una fitta boscaglia con una semplice capanna, che sia un enorme grotta di una catena montuosa o un piccolo bar affacciato su di un parchetto di una grande città, entrambi sapranno sempre come ritrovarsi, inconsciamente legati dal triste destino di sfiorarsi, potersi godere momenti, tempo, non quanto basti, prima che i Kami nuovamente giochino con le loro vite, con il loro figliol prodigo, un gioco sadico che lo vede continuamente in balia del loro volere, che lo voglia o meno. La guarda, in quegli istanti, prima che si muovano per prendere da bere, rossa ed intensa, l’occhio dell’Uchiha non potrebbe di certo ignorare le forme, per quanto visibili, che il kimono comunque mostra seppur largo, ma il magnetismo risiede laddove l’animo si mostra, le sue iridi, così splendenti, come smeraldi di una costa frastagliata, l’odore di pioggia permea quei momenti, un tiepido venticello alzarsi e smuovere le criniere di entrambi, ma lo sguardo permane, non vacilla…non cede. Le di lei parole accompagnare quei momenti, raggiungerlo ed accarezzarlo, ascolta silente, guardandola, cerca di comprendere le sue parole, non facile, spostandosi poi su Pain, il nome di colui che è stato raffigurato su pietra, simbolo della pioggia <una speranza…> ripeterebbe quasi sussurrando per non interromperla, il migliore tra tutti che non riuscì a resistere ed infine fu succube del potere e del dolore ma le parole che più colpirebbero l’animo dell’Uchiha sarebbero “il potere di un Dio”. Blackout, la vista annebbiarsi per alcuni istanti e poi il nero, lentamente immagini sbiadite formarsi, una figura apparire, parole che non riuscirebbe ad udire, poi un senso di impotenza, come se qualcosa lo stesse trattenendo, spasmo involontario del suo corpo, mascella serrata, digrignando i denti, il corpo agirebbe involontariamente, portando la mano libera verso la tempia…ma Kioku non è lì, non è presente, scivolato nei meandri di memorie bloccate, oscure, intrappolato ora, non riesce a muoversi e quelle immagini sbiadite non aiuterebbero, portandolo sempre più nel panico, quella figura d’innanzi a lui ridere, parlare ma no riesce ad udire nulla, di colpo l’intero corpo si irrigidirebbe e Sango questo potrebbe notarlo benissimo, una paralisi vera e propria, cosa sta vedendo ora l’Uchiha? Proverebbe a guardarsi intorno, dello strano materiale ricoprirlo lentamente, i piedi, le gambe, le braccia, infine udirebbe una voce, così simile alla sua, così piena di odio, così folle, così irascibile “<IO SONO UN DIO> griderebbe con tutte le sue forze <Sono colui che ha trasceso ogni potere, ha trasceso il concetto di ninja> la voce si spezzerebbe quasi per il forte tuonare, rovinando ogni sua singola fibra, le sue corde vocali, incurante di questo <IO NON CEDERÒ> con le sue ultime forze vitali e non farebbe quanta più pressione possibile a partire dalle braccia, non cederà mai, né ora né tra mille lune. Romperebbe la propria cristallizzazione, sbavando ed inveendo frasi già pronunciate poc’anzi <IO SONO UN DIO> ripeterebbe tra il forsennato, incredulo e disperato, liberando le proprie braccia e cominciando a staccare pezzi di cristallo solamente per rendersi conto che un istante dopo novelli cristalli avvolgerebbero il suo corpo <pensi di potermi eliminare così facilmente?> ringhierebbe nei confronti della figura mistica palesatasi <questa è la logica di un perdente> inveirebbe nuovamente cercando di staccarsi con le ultime forze i cristalli ma senza successo, rimanendo ancora intrappolato, con solamente il viso e la bocca ancora tuonerebbe probabilmente per l’ultima volta il proprio nome <Un vincente non deve pensare a come è fatto il mondo, ma a come il mondo dovrebbe essere> ormai senza forze e senza fiato <ecco perché non riuscirai mai ad eliminarmi><ecco chi sono> sbavando ormai sangue, quasi scellerato in quelle che la sua mente ormai hanno compreso essere i suoi ultimi istanti, in balia e succube di un potere più grande <IO SONO AKE-> il cristallo solidificarsi completamente. Di colpo sentirebbe un impulso trascinarlo via, un dolore lancinante in ogni dove del suo corpo, ammesso che Sango faccia qualcosa per aiutarlo o alleviare il suo dolore, tornerà, ritornerà in quel parchetto, stordito, frastornato, sono passati attimi ma per lui in quello strano fenomeno sbiadito parrebbero passate ore <anf anf> ansimerebbe quasi <cosa è successo?> chiederebbe quasi a Sango non comprendendo cosa sia accaduto o cosa ella abbia visto, i suoi ricordi sono così confusi, il suo animo tormentato si dimena, non ci penserebbe più, afferrata dunque la mano d’ella, andrebbe verso quel bar e una volta ordinato tutto si accascerebbe quasi a quel palo della luce, come se fosse quasi l’unica cosa a reggerlo veramente in piedi, non è scioccato ma indubbiamente confuso, stordito <non l’ho mai provato il sakè hmf> una smorfia, nulla di più, un po’ sudaticcio, alcuni capelli ricadere sul suo volto, segnato da quanto appena accaduto, spossato <credi che la mia condizione valga la tua invidia?> chiederebbe di rimando ma senza un tono sarcastico o arrogante <vago senza meta, anima errante, vivo la mia vita come posso e cerco di godere di quel che posso, è vero a volte è un sollievo quasi non avere passato ma tutto ha un prezzo e l’ho imparato presto> un tiro alla sigaretta mentre la bottiglia già stappata verrebbe velocemente portata alle proprie labbra, che, schiuse, lascerebbero entrare il liquido alcolico, copioso, sgorgherebbe con irruenza, ha bisogno di distrarsi, ha bisogno di non pensare, liquido alcolico che scivolerebbe dalle labbra alle guance, fino al collo, perdendosi sotto i vestiti, incurante di quel furioso sbrodolarsi, finito il lungo sorso <phwua> esclamerebbe, cominciando a ripresentare quel rossore, ormai perso in quel momento di confusione <tutto ha un prezzo> la sua voce diverrebbe più cupa e profonda <per ogni giorno spensierato vi sono notti insonni, urla nella mia testa, voci che non riconosco, sequenza frammentate> inspirerebbe la sigaretta ancora accesa, seppur maggiormente divorata dal vento e dal tempo <mi sveglio la notte in posti diversi della mia casa, vicino alla finestra durante una tempesta, inzuppato, quando combatto non riconosco i movimenti del mio corpo come se qualcun altro lo manovrasse, sono padrone di un corpo non mio eppure io sono vivo> alzerebbe il tono di voce, dando un altro sorso alla birra <io sono Kioku, sono nato nel momento in cui ho perso tutto, ho dovuto nascere o sarei morti lo capisci?> si sgolerebbe quasi nelle ultime parole, sperando che nessuno si giri essendo comunque un po’ più lontani dal bar <io non sono solo un ombra o un mero rimpiazzo di ciò che un tempo sono stato, ho dei sentimenti, dei miei pensieri, dei miei sogni da raggiungere, non voglio scomparire come un fantasma> adesso rotto il suo respiro e le sue parole strozzate, s’interromperebbe, troppo ha detto, troppo è stato detto. Sotto quel lampione, luci offuscate e qualche insetto svolazzare vicino a quelle luci, due individui, il fumo della sigaretta innalzarsi, Kioku è vivo e vuole urlarlo al mondo intero, non vuole morire…Kioku è vivo.

22:49 Sango:
 Un filo eterno forse il loro, per quanto si siano allontanati, per quanto abbia perfino provato ad amare qualcun altro per esser felice con un mero mortale , alla fine sembra sempre che i passi e il destino la riconduca a lui. Dolore e angoscia da condividere, il passato frammentato, in attimi brevi di pace ove si riunivano così come le loro mani adesso..ignari di ciò che sarebbe stato il loro futuro. Un essere che per lei era un kami, da seguire e inseguire, mai alla stessa altezza solo per ammirarlo nella sua stessa essenza, solo per sentire il suo stesso dolore e tangerlo delicata con le proprie dita come un oggetto frantumato più e più volte, solo per ricolmarlo dell'oro della vita. Solo per sentirsi anche lei qualcosa. Per non sentire quell'immensa vasta solitudine che diviene una voragine nel petto e inghiotte la sua stessa essenza adesso quando quella luce s'è spenta. La propria ormai morente, di braci e di delusioni, di sbagli e di sconfitte, quante ne ha accumulate anche lei nella propria vita? Stringe quella mano calda, viva, e sente quel calore altrui irradiare anche se . Ne ha amato il viso, il corpo, ogni singolo dettaglio che ha potuto conoscere, ma l'anima, è quella che l'ha davvero resa sua, come fedele servitrice alle volte, come fedele compagna molte altre. Affonda in quelle iridi d'oscura sapienza, in memoria d'un antico amore e ossessione, simile per lei a quel Pain tanto vicino e amato, indiscusso per la propria anima, eppure più vero, stanco e dolorante come un uomo. Carne e ossa, lo aveva sempre pensato di lui, nonostante la sua divina discendenza. Accompagna per un attimo lo sguardo a quella statua di speranza, ma per lei era lui la vera speranza d'avere un mondo come doveva essere, un mondo come desiderava che fosse, e poi forse l'avrebbe seguito in eterno per quella terra senza mai fermarsi , solo per vivere davvero libera come desidera, solo per liberarsi di quelle ostruzioni terrene create dalla mente degli uomini.. libera, ecco come si sentiva in sua presenza. Ciò che accade dopo non potrà saperlo, non avrà alcuno strumento per comprender cosa vi abiti dentro la sua mente e il suo essere, di come quell'Akendo rimasto in vita e in catene se ne voglia disfare con orrore, terribile più di quanto lei stessa abbia mai potuto conoscerlo . Percepisce però lo spasmo della mano, la stessa che andrà a stringere violenta e lo sguardo allarmarsi. Tanto vicina da sentire il respiro spezzato del suo corpo, da vedere quello che pare dolore tingersi sullo stesso viso dolce < Kioku?> chiede per riportarlo indietro eppure passano i secondi, tanto che nel gesto improvviso andrebbe a porre immediata la mano libera sul volto per sorreggerlo, per tenerlo alto, per capire e tenerlo vicino, decisamente allarmata nello sguardo e terribilmente spaventata che qualcosa possa avergli fatto male in qualche modo. < Kioku > sospira sollevata nel momento in cui vedrà tornarlo, con quelle domande poste, con quel respiro affrettato , e la mano stringe più forte < ti sei irrigidito, sei stato in silenzio quasi per minuti > non sa in effettivo quanto sia passato, per lei un eterno momento d'angoscia, la stessa che si tinge sul viso della donna e che adesso riflette su di lui quel proprio terrore . Se ne sente tirata via da quel momento, come se qualcosa non andasse, e lo segue, lo osserva nel suo poggiarsi accanto al palo, e lo segue vicina pronta a sorreggerlo se deve. A quella domanda tace, colpevole in tutto e per tutto, egoista come poche, la stessa che alle promesse fugge via nel panico. Stringe i denti oltre le labbra < scusami > per aver versato su di lui le proprie frustrazioni, per non essersi nemmeno resa conto di come egli, anche in quello stato ove si ritrova, con la birra che gocciola giù dal mento e ne imbratta le vesti. < ..lo so bene..> che tutto ha un prezzo, e più è alta la posta più quel prezzo sarà grande, farà male. Lo lascia parlare, lo lascia nascere infine anche davanti i propri occhi, Kioku non è Akendo, ne l'ombra di se stesso. Solo un essere nuovo e appena nato per non morire.. lo lascia sfogarsi su di se mentre il petto si stringe sotto il peso della vergogna < Kioku..> sussurra solo adesso, posando a terra il proprio sakè, e con la manica destra della bellissima veste che porta proverebbe a pulir se possibile il collo, il petto da quella stessa birra, impregnando il proprio kimono della stessa sostanza < sono una persona molto egoista a volerti qui ancora > sussurra la stessa facendo quel breve sorriso triste < credevo.. credevo a molte cose, volevo cose del passato > non vuole che capisca davvero ciò che dice, ma solo il senso generico delle frasi < senza rendermi conto che anche tu meriti il mio rispetto e quel poco d'amore che m'è rimasto > lo stesso che ha donato ad Akendo, immenso, travolgente, ma cosa davvero è rimasto di quell'amore se non le ceneri in cui è morto alla fine? < perdonami > finirebbe dunque di pulirsi per allontanarsi di quel poco per dargli spazio vitale < se vuoi che me ne vada basta dirlo, lo farò > per lui lo avrebbe fatto, sempre, andare o tornare < ma se mi chiedi di restare sappi.. che adesso anche io ti vedo come .. Kioku > e muore un'altra volta anche l'Ishiba nel solo pronunciare quelle parole, nel mettere fine all'amore provato per il portatore del Rinnegan. Al periodo più bello e felice di cui ha memoria, a quella libertà condivisa appieno nel bel mezzo della natura stessa, e trattiene quelle lievi lacrime agli occhi, non ne potrebbe sopportare il peso.. in attesa che una nuova pioggia venga per poter piangere al proprio posto. < sai > sussurra cercando di mitigare quella situazione, per addolcirla < potresti saggiarlo > conscia di come egli ne andasse pazzo, si tratta di corpo, fisico, gusto, no? Offre lui quella piccola bottiglietta < quando ci si scambia il sakè è una cosa importante. Lo si fa in amicizia, lo si scambia per rafforzare il legame, in amore. > a dirgli che quello scambio, per lei, avrebbe qualcosa di più che del mero liquido ambrato.

22:55 Kioku:
  [Centro di Ame (Parchetto)] Cosa è accaduto? Un vortice quello in cui la sua mente è ora in balia, eppure quei frammenti di memoria sbiaditi rimarrebbero quasi indelebili, se non le immagini le parole, l’odio, il dolore, la rabbia, di chi era quella voce così simile alla sua? Che abbia visto o ascoltato o anche solo vissuti istanti di una vita passata che non ricorda più? La fitta è lancinante, tremante quasi nei movimenti della mano, fortunatamente tenuta salda da Sango ed infine quello sfogo, uno sfogo quasi più liberatorio che concretizzante, conscio della situazione in cui si trova, disastrosa, a pezzi, senza nulla su cui potersi poggiare ed unicamente un percorso dritto d’innanzi a lui da poter percorrere…nulla di più. Il morbido tessuto del kimono d’ella poggiarsi sulla propria pelle, sensazione inebriante, cullato da quella morbida carezza tessuta, impregnarsi del liquido alcolico che si è riversato nella foga e nello shock, eppure non può fare a meno di apprezzare quel gesto, quella vicinanza, non è solo almeno, non ora a differenza delle molte sere che accompagnano i suoi incubi e queste visioni terrificanti. Spalanca le iridi a quelle prime parole, interrompendo di getto quelle scuse portando l’indice della destra, se libero, ad apporsi sulle morbide e calde labbra d’ella, vietandole quasi di scusarsi, di certo non colpa sua, per poi abbandonarsi nuovamente a quel palo e a quel contatto con il morbido kimono, lasciando che la rossa possa proseguire, ascoltandola con attenzione, scrutandolo da sotto le palpebre con il capo rivolto verso il cielo, ascolta, attende, deglutisce lentamente. Attende che quelle ultime parole terminino ed un istinto, di getto, senza libertà ed autocontrollo sui propri movimenti, portando entrambe le braccia parallele al terreno, infine superarla e posarsi dietro di lei, stringendola infine con vigore, se necessario portando avanti il proprio corpo, facendo lievemente leva sulla propria pianta dei piedi, incastrando il proprio capo infine, tra la spalla ed il collo d’ella, poggiandovisi con il mento per alcuni stanti, il respiro affannoso e caldo della birra a pochi centimetri dall’orecchio dell’Ishiba <non devi scusarti di nulla> sussurrerebbe in quell’istante <non andartene….te ne prego> nonostante sia senza memorie, il corpo, le mani, quella stretta, quella voce, dovrebbero essere ben più che familiari alla ragazza, quella scintilla prodursi dal solo sfregarsi delle loro pelli, estati delle sinapsi, un senso di torpore e quiete, ancora una volta schiuderebbe quelle labbra ormai infuocate <io sono Kioku è vero, ma non posso nemmeno ignorare ciò che un tempo ero, ne ignorare ciò che te vedi in me, i tuoi ricordi, cosa ti provoca…> spezzerebbe volontariamente quella frase <sai…> sussurrerebbe ancora <sarò ingenuo ma non stupido, so bene che mi conoscevi, lo vedo nei tuoi occhi…lo vedo nel tuo sguardo, vedo riflessa una immagine che non è la mia, non completamente almeno, percepisco qualcosa quando sono con te> parole importanti che quasi inconsciamente verrebbero riversate sul collo d’ella, incendiandosi arrivando così alla di lei mente. Sussurri, respiri, crogiolandosi forse per fin troppi istanti in quella posizione ma ancora qualcosa deve dire Kioku <si sono Kioku e vorrei che te, il mondo intero, possano vedermi anche per la persona che sono ora e non per un mero involucro o per quello che ero un tempo, ma non devi dimenticarlo, non devi dimenticarmi per poterlo fare> d’altronde i ricordi dolorosi o felici che siano, sono parte di noi, ci accompagnano e ci rendono ciò che siamo, Akendo è una parte di lei, come lo è di Kioku, il vero filo conduttore che ora vede entrambi legati, ancora, nuovamente <percepisco sensazioni non mie, almeno che non mi appartengono ora, ma io sento questo senso di vuoto, d’incompleto, eppure non riesco a staccarmi da te> un sospiro, portando il proprio capo adesso ad altezza umana, potendola ora guardare negli occhi, ma mantenendo consciamente o meno quella stretta, quell’abbraccio, quella unione, qualora ella non voglia disfarsene ovviamente.. <ciò che un tempo ero> riprenderebbe il suo dire <è ancora dentro di me, non so dove, non so cosa sia accaduto, eppure è qui, mi costringe a stare con te, vicino a te, legato a te, che io lo voglia o meno non ha importanza, chiunque un tempo conoscevi è ancora vivo da qualche parte nel mio animo> un profondo respiro <ciò che ti chiedo è di non pensare solamente a quando egli tornerà, ma di vedere me anche come una parte di lui, nuova se vuoi, ma sono sempre io, non avrò i ricordi ma ho i tuoi, te mi vedi per quello che ero e ora puoi vedermi per quello che sono ma domani? Potrai vedermi per ciò che sarò> persino in quegli istanti la sua mente si spingerebbe oltre, volta a toccare i nervi recettori d’ella, le sue parole scivolerebbe feline nel vento, la sua voce, queste parole, criptiche, enigmatiche, proprio come un tempo, nonostante sia più incosciente per lo più che cosciente di come si stia ponendo, d’innanzi agli occhi splendenti della rossa Kunoichi non dovrebbero essere altro che familiari queste parole, se non nel loro senso specifico, nei modi di fare, nei modi di porsi, è vivo, li dentro, incatenato, prigioniero di chissà che cosa, ma è vivo, entrambi lo sono ed entrambi sono la stessa persona…potrai farcela Sango Ishiba? Potrai ricordare Akendo, per come lo hai visto, amato, vissuto…potrai in egual modo vedere una parte di sé ora, seppur smarrita, forse bisognosa a tratti di essere difesa, un fardello pesante eppure se ricordassi quei tempi andati…non fu un in un giorno di pioggia, ai confini di Oto, in quel boschetto, in quella semplice casetta di legno, che chiedesti ad un certo punto se avresti mai potuto condividere con lui il fardello un giorno? [no tag solo storia…]

23:34 Sango:
 Premure quelle che raramente concede, premure come quelle che mai ha concesso nemmeno al fu Akendo, sebbene fosse pronta nel caso ad esser lei un giorno ad allungar la mano verso di lui, ad attrarlo a se come in quello stesso momento , con la mano tremante a stringerlo forte, lo stesso viso cinto dal proprio tocco dolce e una preoccupazione che sembri aver sfumature d'ossessione . Le scuse che nascono per quello che sono, veritiere, di ciò che lei stessa sa di essere, egoista e capricciosa , testarda e violenta. Il kimono che viene portato a lui per raccogliere delicata quel che è rimasto del liquido che s'è versato addosso, ne raccoglie ogni singola goccia con fare calmo, preciso, ma dolce allo stesso tempo quasi fosse tornata indietro di tanto tempo. Scuse interrotte dal suo stesso dito, muoiono in gola sebbene voglia fargli comprendere chi sia davvero, cosa sia, quale mostro sia divenuta lei stessa in quel mondo. Il gesto che arriva, inaspettato, il corpo che viene stretto dal suo d'improvviso e ne percepisce lo stesso calore , il profumo mischiato a quello della sigaretta e della stessa birra. Rimane quasi paralizzata in quell'esatto momento, con la bottiglia nella destra e il bicchierino nella sinistra e lo sguardo spalancato incapace di parlare, di rispondere a quel suo stesso dire. Non andarsene. Le mani che lasciano andare via quel che reggono tra di esse, quelle stesse mani tremanti che corrono a stringere quella schiena che riconosce, che conosce già da migliaia di notti . Le stesse mani che fremono e la fronte poggiata su quella stessa spalla, come tante volte nel passato adesso si ripete allo stesso modo. Le manca il fiato, ma non potrà che pendere ancora una volta dalle sue stesse parole , da quella verità che nasce semplice come un fiore, sboccia immensa nella propria bellezza < Kioku > sussurra a quella confessione, chi non si sarebbe accorto del modo in cui riesce a guardarlo, andando oltre il semplice vedere, per affondare in ciò che ha amato quasi con ossessione . Le mani , le braccia che lo stringono lo tengono a se per non lasciarlo andare, per non lasciare che quell'abbraccio termini in breve tempo, che possa ancora sentire il suo stesso calore e il suo petto su di se. Le lacrime , lente, quelle scivolano inesorabili dopo tanto tempo e rigano il viso in silenzio < non potrei mai dimenticare > come potrebbe mai fare un atto così orribile? Come potrebbe rinnegarlo in qualche modo? No, quello non potrebbe mai farlo. Che sia quel loro passato a continuare a unirli e allontanarli ogni volta? A giocare con loro quei dannati kami orribili che non fanno altro che ridere delle loro vite , spezzate, nel dolore, nell'angoscia, nell'oscurità più opprimente . Scosta quel viso per osservarlo ancora, per poter sollevare il viso come tempo addietro, senza vederne gli occhi violacei cerchiati dal potere, ma una pozza di oscuri neri occhi < Kioku > spezzato esce quello stesso sussurro, qualcosa di blocca alla gola per non farla parlare, per lasciare che egli possa esprimersi . Lui è ancora li, insieme a Kioku. La stessa persona ma differenti, qualcosa che potrebbe forse confondere chiunque sia, seppur senta anche lei quell'attaccamento ossessivo nei suoi confronti. Quel filo rosso che permane ancora, nonostante la ricerca di altro, d'una felicità effimera, di liberarsi dal passato, dal dolore, non può che non vivere di quel momento, non può che respirare infine e sentirsi..felice. Si, come quel tempo trascorso insieme nella più completa loro libertà, libera di poter esser se stessa. Adesso è lui che lo chiede a lei, di vederlo come Kioku ma anche Akendo, di vedere che siano entrambi vivi come in quei loro tocchi, come quel loro ricercarsi nonostante entrambi siano fuggiti l uno dall altro durante quella loro vita in quello stesso mondo. Le mancina, libera, andrebbe di nuovo a cingere quel viso con delicatezza, rimembrando forse solo adesso quell'antica richiesta, di poter portare lei stessa il suo fardello, i suoi dolori, i suoi rimpianti.. < non me ne andrò > sussurra bassa per quello che proviene dritto da dentro, non solo dal cuore, ma dalle loro essenze. Di quello loro si son nutriti, l'essenza dell'altro, se ne sono cibati avidi per potersi condividere, ed adesso ella è colei ad allungar la mano verso l'altro per sollevarlo da quel baratro . Un sussulto lieve per porsi poco sopra, sulle proprie punte, per provare solo adesso a sugellare quella che pare una promessa con le proprie labbra sulle sue. Delicate, dolci, come un tempo chiudendo quegli occhi . < lascerei tutto per te > sussurra bassa, in un segreto inconfessabile, immondo da pronunciare adesso, ma che questa notte troverà la propria culla ove nascere.

00:09 Kioku:
  [Centro di Ame (Parchetto)] In quello stringersi forte…il cosmo, il mondo, il tutto…loro, quel legame indissolubile che riuscirebbe a resistere a qualsiasi cosa, morti, vite, millenni, la distruzione stessa del mondo che conoscono, nulla a quanto pare riuscirebbe a scindere quel legame così imperfetto e al tempo stesso per quello stesso motivo…perfetto, perfetto per loro. Un filo rosso che va ben oltre il mero destino, una promessa, il rincontrarsi sempre, nonostante tutto, che debbano passare anni o secoli, vite o reincarnazioni, come allora anche adesso, eccoli lì, uniti, stretti in quell’abbraccio, come due persone investite dalla lava e carbonizzate per sempre in quell’abbraccio, loro, statue, immobili, immerse nei loro stessi animi. Attimi quelli che passano, eppure parrebbe quasi esser passato un decennio intero da quando si sono stretti tra le loro braccia, l’uno in quelle dell’altra e viceversa, infine i loro sguardi incontrarsi e nonostante tutto sia cambiato, intorno a loro, il villaggio, il mondo, loro stessi, loro sono ancora li. Ascolta quei sussurri che a sua volta Kioku, ormai in balia delle proprie emozioni, dei propri istinti antichi, di questo richiamo del proprio animo, richiamo magnetico nei confronti d’ella, incalzerebbe rispondendo ad ogni sussurro d’ella <non dovei farlo> sussurra, ansima quasi, respiri profondi, poi nuovamente viso a viso, iridi che danzano in quella notte, un azzurro splendente che incontra la notte più buia, la fine dei tempi, duettano al calar delle ombre <Sango> sussurrerebbe di rimando ancora una volta in risposta alla rossa. In quelle sue ultime parole un patto implicito, involontario quasi, un richiamo al loro primo incontro, parole mosse dal dio incatenato al suo interno, egli incapace di comprenderlo ne di sopprimerlo di certo, come al tempo del loro primo incontro, le parole si strinsero e le loro iridi s’incontrarono, anche ora, oggi, questa sera, le parole lentamente prendere forma, come un patto, lentamente riformarsi tra i due. Attende quelle fatidiche parole, un attesa quasi straziante, mentre il cuore si dimena, l’animo si dispera, la propria gola come il deserto di Suna, i propri occhi seccarsi quasi, per paura di sbatterli e perdere anche solo un singolo istante della figura d’ella, così bella, così viva al suo tatto, quegli occhi splendenti, quei lineamenti magnetici, l’odore della pelle stessa, tutto di lei è un richiamo per lui, antico, dimenticato ma solo in apparenza, dunque attende ch’ella decida il da farsi, conscio o meno delle sue parole precedenti, crudele il tempo e i Kami, dilaniante e lacerante attesa per il proprio animo che s’immerge nella rispettiva della Ishiba, accasciandosi per trovare ristoro nella fonte d’ella. Quel bicchierino ormai caduto, così come la bottiglia, lasciando che il famoso liquido nipponico inebri anche la natura, infine le di lei parole raggiungerlo, inebriandolo quasi come la stessa sostanza del sakè, allietando le proprie membra, inspirerebbe lentamente, mentre nuovamente viso a viso, non vorrebbe mai e poi mai dimenticare questa visione, quelle labbra, quegli zigomi, quelle iridi, la fiamma d’ella accendersi d’egual colore dei capelli, uno schiocco di dita…il tempo arrestarsi attorno a loro, la natura stessa rallentare il proprio decorso, loro immortali in quel momento al tempo stesso, la percepisce, al vede, avvicinarsi con altrettanta lentezza, sempre più vicino, il cuore ardere come non mai, bruciare vivo, la cassa toracica esplodere e ogni singolo capillare esplodere quasi al semplice tatto, le di lei rosse labbra avvicinarsi sempre più e come in quella notte di Kiri, le parole formarono un patto e quel patto fu sugellato dalle proprie labbra, l’una posta sull’altra. Le labbra unirsi, esplosione di sensi e sensazioni, sentimenti inondarlo, il cuore ora come fiamma che brucia sempre più grande, il proprio corpo risvegliarsi quasi, il proprio animo accogliere il calore d’ella, avvolgerla al tempo stessa e cullarla in quel patto, in quella silente unione, in quel duetto carnale, ardono entrambe le carni, quasi a bruciarsi a loro volta, infine allontanarsi di qualche centimetro, quanto basta per non essere troppo distanti, quanto basta per poter udire ancora una volta la di lei voce, sussurro impercettibile al quale di tutta risposta Sango potrà udire <non farlo…non c’è bisogno> un breve respiro, quasi affannato per l’incredibile esplosione di sensi avuta poc’anzi <non dovrai lasciare nulla poiché io sono qui, ora, sarò qui anche domani> questo il patto suggellato, come allora così oggi, quelle labbra sigillarlo per sempre, ella alla ricerca del vecchio Akendo e del nuovo Kioku, quest’ultimo alla ricerca del suo passato ed ogni suo legami, volendo però lei, Sango Ishiba nel suo futuro.

22:12 Sango:
 Fuggire, cosa servirebbe farlo? Quando i kami in un modo o nell'altro paiono volerla sempre riportare a lui. Figli della pioggia, del sangue, della morte e della gloria eterna, figli d'una terra che adesso non esiste più, di dolori e di disperazione che ha affondato le sue luride mani al loro interno per strapparne pezzo dopo pezzo quello che restava di buono, e sostituirlo con un vuoto incolmabile, di noia per egli, e d'un senso soffocante per ella. Anime simili seppur differenti, amanti, sensei e allieva, e l'eredità che ne ha colto dalle sue spalle non è stata forse questa? Il nulla, il vagare, il volere fuggire da quelle inutili mura per camminare alla ricerca della conoscenza, di tecniche occulte e proibite, di fili da tirare e della violenza stessa che può manifestare? E adesso cosa potrà reggere per lui se non quella nuova esistenza pura e priva di memoria, ma non di dolore, quello vi è , può vederlo infondo agli occhi d'un abisso che si riapre, ma adesso invece d'esserne lei stessa ingoiata solleverà quella mano per portarlo più in alto, a danzare come una nuova fiamma tra le stesse stelle e lei ne trarrà sollievo nel solo vederla, nel crescerla e nel proteggere. Come egli fece per lei, adesso è il proprio turno di salvarlo da quella vacua disperazione e solitudine in cui egli annega. Tutto si ripete e si rinnova, si capovolgono le parti e prender nuove sfumature sconosciute, di una storia che non può ripetersi, ma deve cambiare, evolversi, come loro stessi. Nuovi esseri a quel mondo sputati dalla terra, entrambi non in grado di morire nemmeno in quel modo ma continuare a vagare alla ricerca di un senso più profondo e intimo. E lo stesso senso che li portano ancora a stringersi, nel sentire il suo calore, quell'odore che ricorda il passato che si solleva alle narici ma ne porta note nuove, di speranza, di felicità perfino, di gioia. Sentimenti a loro sconosciuti e celati per troppo tempo ormai, e che sia questo il loro momento per brillare come non mai? Solo i kami potranno saperlo . Continua a guardarlo come mai ha guardato qualcuno, forse un tempo, da piccola quando i capelli bianchi di un Ren vivo la facevano sentire completa, adesso è per quegli occhi di oscura tenebra alla quale lascia andare ciò che ancora prova per egli. Ammirazione, rispetto, desiderio perfino di compiacerlo e di fargli comprendere in qualche modo che alla fine il proprio fiore è sbocciato sotto i suoi stessi occhi. Seppur i suoi ricordi siano spariti si rende conto che ancora la ricorda in qualche modo, perfino nel non fuggire per una volta, per rimanere e cercarla, per accettare infine quel bacio di sangue che pone di nuovo un sigillo tra di loro - adesso è lei che vi sarà per lui, per seguirlo, indicargli la via, per sorreggerlo e lasciarlo infine sbocciare di nuovo. Fiore nero che si cela sotto la sua pelle, tornerai a sbocciare ancora adesso per la rosa? Un bacio che significa più di quanto pensi, di non solo quel patto sugellato, ma d'amore violento e bruciante che consuma le ossa e le viscere, il sangue pare farsi secco sotto la pelle per riprendere una vita che aveva quasi dimenticato, il cuore violento a battere e a volerne più , egoista ed ingorda ma di egli non si ciberebbe mai. Vomita dentro il suo animo il proprio quasi ad avvelenarlo, d'un gemito soffocato che rimanda alla propria natura di cacciatrice, violenta e amorevole allo stesso tempo in un rosso che non diviene solo un colore ma l'anima stessa. Le mani che stringono violente quella sua stessa veste dimenticandosi ove si trovino, per tornare nel passato in quella foresta scura e buia ove il silenzio l'avrebbe sempre circondati, e i loro pensieri a divenire macigni rumorosi. Non c'è bisogno? < per te sacrificherei questo intero mondo > avrebbe fatto di tutto per egli, d'una dichiarazione più importante d'un mero amore passeggero, di mere sensazioni, ma di violenza appartenenza e desiderio rinnovano d'averlo per se, solo se < non fuggire allora > sussurra calda la voce, privata, solo per le sue orecchie < innalzati come una fiamma, e starò li a guardarti danzare > proferisce parole importanti e se ne arroga la possibilità di farlo, si, solo lei avrebbe potuto portarlo sempre più alto adesso.

22:14 Kioku:
 Immobili in quel vincolo carnale, attimi o secoli non importa quanto passerebbe, legati da qualcosa che trascende e va ben oltre il semplice casuale, passato, presente e futuro tutti insieme, essi esistono e coesistono nello stesso momento, nello stesso piano, uniti da quel patto, le loro labbra s’incontrano. Se la teoria delle dimensioni fosse realmente confermata chissà…se vi fosse Akendo sicuramente un pensiero lo sfiorerebbe, chissà se in una di quelle tante ipotetiche visioni parallele, loro non conducano una vita diversa? Una vita costellata più di amore che infelicità, una vita nella quale non sono dovuti stare lontani, per un motivo o per un altro, una vita nella quale i loro cari, il loro clan, ancora li circondano, una vita…con dei loro figli, a cui poter tramandare amore e storia, retaggio e lignaggio. Sicuramente questo sarebbe un pensiero dell’eterno, ora sopito in Kioku che d’altro canto rimarrebbe stregato da quel patto sugellato con le loro labbra, quasi in apnea, rimarrebbe immobile, gustando ogni attimo con sua incredibile ed inspiegabile avidità, non è la prima volta che le proprie labbra si scontrerebbero con quelle d’ella ma di certo e di gran lunga più piacevole, questa volta non percepirebbe strane sensazioni o reazioni, quanto più un fuoco incredibile crescere dentro di lui, nel suo animo, crescere e divampare, un rossore prendere il sopravvento sulle sue gote, la temperatura alzarsi, come una tenera e pura infatuazione per quello che questa volta è un bacio sentito, vissuto…assaporato. Le braccia si stringerebbero ancora di più, le mani affonderebbero le proprie dita nella morbida seta, cercando la di lei pelle ,seppur dall’esterno, affondando nella carne con fretta ma non con forza, stringendola a lui, per poi donare quello spazio ricercato da entrambi al termine del lungo bacio, respirando ora come riportato a nuova vita, con un po’ di affanno e tutto arrossato, ascolta le sue parole, ne rimane rapito, i suoi neri occhi a ricerca quelli splendenti della rossa Ishiba, la mano destra si staccherebbe dal kimono di Sango, volgendo le proprie intenzione sui capelli vicino alla fronte, scostandoli e accarezzandoli con delicatezza, lasciando che le proprie labbra si schiudano e parlino con volontà propria o forse quella di Akendo, lo sguardo fisso verso lei, per poi scostarsi fugacemente verso quei capelli spostati <si…> sussurrerebbe avvicinandosi <anche io penso…> sempre più impercettibile la sua voce, seppur inspiegabilmente profonda e potente <potrei farlo…non so spiegarmi né come ne perché, ma per te> attimi di pausa avvicinando il proprio volto a quello d’ella, superando le di lei gote, avvicinandosi all’orecchio e sussurrando per un ultima volta <sacrificherei tutto> lasciando che quell’ultima parola si spenga lentamente. A quel punto, udita l’ultima frase della Kunoichi, cercherebbe di guadagnare della libertà di movimento, senza allontanarsi troppo dalla di lei figura, cogliere il sakè ed il piattino caduti attimi prima, riempire il suddetto piattino e porlo su entrambe le mani unite e poste ora d’innanzi al suo petto <una fiamma? E come potrai riconoscermi?> involontaria frase detta quasi forse più per memoria persa, volgendo ora lo sguardo nuovamente verso il piattino di sakè <attraverso te, i tuoi occhi, la tua anima…vedo quello che un tempo ero, non ne ho memoria ne mi riconosco> attimi di pausa, istanti interminabili, le iridi di lui ricercar ancora una volta, sempre e per sempre le di lei iridi, la sua anima < ma attraverso te potrei ricordare chi un tempo ero> aggiungerebbe per poi terminare infine con un ultima frase <attraverso te potrei incontrare il me perduto> ora che ha compreso, ora che è conscio di ciò che è lei e di cosa racchiude, una malsana curiosità verrebbe a galla, una mai avuta ma che smania dalla voglia di sapere, dalla voglia di chiedere e così farà, appena potrà…le chiederà chi un tempo era lui. Andrebbe a bere dal piattino ma senza finire l’intero liquido alcolico che abiterebbe la propria gola, fluendo sempre più giù, infiammandolo e bruciando la propria anima, a quel punto lo porgerebbe in direzione di Sango, invitandola a bere da quello stesso piattino senza ch’ella debba usare le proprie mani, le nere iridi fissarla, desideroso, ansioso di chiedere, in attesa che lei si avvicini, in quelle movenze ben più del semplice scambio, in quello sguardo ben oltre la semplice intenzione, un gesto che racchiude ben più di una semplice bevuta in compagnia? Lo si scambia per rafforzare il legame, in amore…giusto Sango Ishiba?

22:16 Sango:
 Quello diviene un se grandissimo, se molte cose fossero andate in modo differente non sarebbero loro, non avrebbe venduto la propria anima al diavolo, non avrebbe perduto Ren, egli non avrebbe addosso quell'intenso dolore e il peso sulle sue spalle. Se molte cose fossero andate così, chissà che non si fossero mai trovati, oppure si! Un villaggio in cui vivere, amarsi, dei pargoli perfino.. ma ciò non è stato, pensarvi sarebbe solo deleterio in quella notte. Non quando l'ha ritrovato, in qualche modo, in una nuova veste, e pentirsi del passato sarebbe solo un ennesimo errore. Sospira tra quelle labbra e in quell'abbraccio eterno, differente dai baci rubati nel corso di quella nuova vita, di amori ricercati pur di non sentirsi cadere a pezzi, per non affrontare quel mare oscuro da sola. Non avrebbe avuto la forza di farlo senza impazzire totalmente, e infine una piccola parte di quella felicità agognata è tornata loro, un piccolo filo di speranza nel sapere che alla fine ancora non è sola, non sono soli. Oh per una creatura che ricerca l'intima solitudine, non è forse questa la cosa più desiderata? Le iridi che aprono di nuovo lo sguardo al mondo, ricercandone i tratti conosciuti sebbene nuovi, con quelle rughe di dolore che son scomparse ad esso e si sono impresse nel proprio viso . Entrambi pronti a sacrificare il mondo per l'altro , per puro egoismo e le sta bene, non vi sono bugie questa notte, solo un intima verità che nasce alla luce della luna, da sempre loro spettatrice unica a veder come i loro destini si intreccino e si separino . Un brivido scende lungo la schiena a sentirlo pronto al suo stesso passo, un brivido che sappia infine di felicità, gioia perfino, celate ad un pezzo che torna a battere davvero, a respirare per la prima volta dopo tanto tempo. Uno specchio in cui la propria destra andrebbe a salire al viso altrui, per cingerlo delicata come un tempo, di tocchi che si sono perduti ma non dimenticati . Le braccia che lo lasciano andare per comprender cosa stia facendo, nel recuperare quello stesso sake e quel basso tozzo bicchiere in legno, e la domanda che le pone quel sorriso sulle morbide labbra rosse < tra mille fiamme riconoscerei sempre la tua > oh quale gioia poter dire lei stessa quelle parole, le stesse che un tempo le furono dedicate dallo stesso uomo che ora si pone di nuovo davanti a lei . E tace adesso per donargli modo e tempo di parlare, di esser ciò che è , di chiedere e di volere ritrovarsi. < si > con il tempo avrebbe lui mostrato una via, impervia, oscura, per ricordare chi era. Chissà cosa sarebbe accaduto in quel lasso di tempo? Sarebbe continuato ad esser solo Kioku? O qualche parte avrebbe ripreso il suo posto con lui, insieme per divenire un unico nuovo essere? Riconosce quella scintilla di curiosità smodata alla quale risponderà col proprio sorriso, chissà quante e quali domande vorrebbe porle, chissà cosa debba raccontargli e cosa possa raccontargli. Perfino a lei sfuggono eventi e catastrofi, imprese di gloria, ma ciò che potrebbe dirgli è solo come lei abbia conosciuto il sannin, cosa abbia appreso da lui, e chi egli era con lei. Osserva il piattino venir riempito celando le domande dietro le labbra schiuse, ne osserverà il fare, il berlo con tutta quella calma e poi riporgerlo a lei. Solleva solo adesso lo sguardo a lui, chissà se ricorda cosa significa scambiare il sake con qualcun altro? Con una donna per giunta! Interrogativa lo osserva prima di avvicinarsi le stessa e berne ciò che rimane, in uno scambio che pone un sigillo ulteriore. Sebbene più carnale e sentito delle sole parole. Finirà raccogliendo le ultime gocce sulle labbra, sollevando il capo dolcemente di nuovo a lui. < Kioku > pronuncia quelle parole sotto voce < verresti con me a casa? > per poter parlare senza occhi indiscreti, senza orecchie a udir i loro segreti. Per essere di nuovo se stessa nell'intimità d'una casa e non di una foresta, per quella avrebbe dovuto scegliere un posto differente. [end]

22:49 Kioku:
 La voce della rossa Ishiba lo raggiungerebbe, soave e morbida tonalità che lo avvolgerebbe come ora entrambi sono uniti, in quella stretta carnale ma non del tutto intima, non ancora, uniti l’uno all’altra si scambiano promesse silenti, patti non sussurrati, scambi di sguardi, non serve altro a quelle due anime erranti ora ritrovatesi finalmente dopo così tanto tempo. Quelle parole lo colpiscono direttamente, con un gusto di già sentito, a quale ironia, ma questa volta non tragica, bensì piacevole, poter udire quelle parole ora rivolte a se stesso, seppur incosciente ancora del loro reale valore e peso, indubbiamente Akendo sopito troverebbe il tutto molto ironico e divertente, ma ciò che entrambi, Akendo e Kioku, mostrerebbero alla Kunoichi di Ame sarebbe uno sguardo carico, profondo, penetrante, ricolmo di orgoglio, per il giovane Uchiha quasi immotivato ma per il dormiente possessore del Rinnegan un dono incredibile da farle, per quanto entrambe le “entità” convivano forzatamente non sono controllabili, ne si possono scambiare a vicenda, ciò che il corpo istintivamente farebbe è la smisurata forza di volontà che il Rikudo Sennin ancora dormiente, l’unica, forse, qualità che non è andata perduta con la sua dormiveglia…la osserva, la guarda, orgoglio, amore, vederla così cresciuta, così forte, a quale gioia sarebbe per lui, come un amante guarda nelle iridi la propria amata, così le donerebbe d’istinto quello sguardo. Il sakè, che strana bevanda, pensieri stupidi ora affollerebbero la mente dell’Uchiha, forse fin troppo confuso da tutto quello che gli sta succedendo, concedendosi qualche istante di spensierata stupidità, concentrandosi sull’odore e sapore del liquido alcolico che scivolerebbe fresco lungo tutta la gola, infiammandone infine lo stomaco, un interessante retrogusto e per quanto non sappia ancora se gli piaccia o meno non può far a meno di notare come ai suoi occhi sembrerebbe così naturale quella strana bevanda alcolico che non ha mai assaggiato prima di oggi. Quelle parole scambiate proprio dallo stesso Kioku, forse non ancora conscio del tutto del peso e dell’importanza di un gesto quale quello di scambiarsi la tazzina, poco importa se lo ha fatto è unicamente perché gli andava di farlo, forse un po’ per sfidarla, forse per smorzare quei momenti così carichi di tensione e di sentimento che ancora lo renderebbero tendente al rosso attorno alle proprie gote <Sango> sussurrerebbe il nome d’ella non appena quella proposta gli si paleserebbe d’innanzi, nuovamente si avvicinerebbe, avendo guadagnato spazio per tutta la faccenda del sakè, il proprio sguardo perso nelle di lei iridi, il proprio viso farsi sempre più vicino, i loro respiri mischiarsi, i loro odori unirsi, le labbra muoversi verso le orecchie della Ishiba, le labbra schiudersi, forse per l’0ultima volta, forse solamene in quel loco, respiro inebriarla, voce accompagnarla <ora come ora ti seguirei ovunque> una frase potente, diretta, decisa, che cela volontà e curiosità, non può e non vuole negare i sentimenti che da questo l’oro incontro ormai si sono manifestati, alberga in lui, lo possiedono, così come colui che un tempo era che continua a spingerlo verso la rossa criniera, ciononostante la curiosità, il comprendere, la conoscenza perduta, il sapere chi un tempo lui fosse, motivazione così forti che lo spronerebbero indipendentemente da tutto a seguirla, a voler sapere di più, costringendola anche se necessari, istanti quasi folli nella sua mente che non riconoscerebbe assolutamente, quasi maniacali come desideri, sgranerebbe leggermente gli occhi al realizzare quanto forte possa essere questa sua forza di volontà, questo suo spirito indomabile di colui che ora giace e dorme dentro di lui, tanto da volerlo spingere a tutti i costi a seguirla, a voler sapere di più, anche con la violenza. Scaccerebbe con violenza questi tremendi pensieri, volendo seguire ora i sentimenti che prova, puri, unici, indissolubili, l’antico filo rosso, nuovamente con decisione e d’istinto le prenderebbe la mano, volgendo primi passi verso la piazza centrale, poi starà a lei guidarlo verso la di lei casa, immagina nel quartiere degli Ishiba <non narrarmi di come morì, parlami di come è vissuto> un ultimo sussurro inerenti ad una delle prime domande che potrà così aiutarla a comprendere in che direzione seguire il discorso che una volta a casa avranno e non solo possiamo immaginare, il filo rosso, le due anime unite, un patto di carne legarli l’uno all’altra. [END]

E oggi come un tempo ormai le parti si son scambiate.
Le vesti son cambiate, così come le menti, una mano che si allunga di nuovo a regger un'anima errante nell'attesa di rivedere la fiamma bruciante , ma questa volta non sarà Akendo a porgerla, ma colei che regge ancora sulle proprie spalle il suo ricordo.

Lo specchio che capovolge tutto.