La muta (non da sub) e il chiacchierone - Alla ricerca del nome fantasma

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21:10 Kan:
  [Pressi Statua] Ame, luogo dove la storia ha inizio. Scelta è la sua di venir da solo nel loco dove i tumulti dell'animo han provocato quel cambiamento inserendosi con forza nell'acuta mente del genin. Il distretto della pioggia, mai realmente visitato come si dovrebbe eppure, in tal giorno, si sta recando nella piazza dove la statua del Pain troneggia dinanzi al mondo intera. Una presenza magnetica, pregna di forza oppressiva; nell'albino, man mano che la vicinanza prende piede, tutto ciò non è suscitato, attratto da una tale figura di levatura superiore eppure i pensieri irrompono poderosi rovinando un momento potenzialmente mistico quanto rivelatore. Il passo lento e cadenzato gli permette di avanzare passando oltre a negozi, esseri viventi, non calcolando, per il momento nessuno fino alla sosta presa ad un metro soltanto dalla statua stessa. Il vestiario del Konohano risulta atipico, strano ai più eppure originale nella sua bellezza effimera composto da un paio di blue jeans nel ricoprire gli inferiori arti, più smosso in zona polpaccio e caviglie e sandali shinobistici per finire la parte inferiore. Marrone cintura con fibbia dorata legata alla vita ed una camicia blu di lunghe maniche sul busto, bottoni inseriti nelle apposite fessure ma le ante della stessa risultano separate permettendo la mostra del fisico allenato del diciottenne. Polsini viola e bordi blu ed una giacca color del latte ricade su spalle, schiena e braccia i cui bordi inferiori risultano di un viola, esattamente come le sfumature sulle spalle. Albina chioma pettinata ma allo stesso tempo scomposta, lunga non oltre il collo. Portaoggetti legato alla cintola, fianco destro come parte selezionata trovando al suo interno fuda e inchiostri speciali, favoriti dal clan per portare avanti la suprema bellezza dell'arte ereditata al momento della nascita. Dorate incastonate nella particolarità dell'occhio del Dio, mai avveduta un'iride simile, decisamente impossibile passare inosservati e la domanda nasce spontanea: di cosa si tratta? Non comprende, non è qui per comprendere, solo passare una serata evitando di pensare più del dovuto alla spinosa situazione in cui si ritrova a vivere. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

21:18 Dokuhiro:
 la statua che è espressa è una rappresentazione del dio Pain, enorme, mastodontica e solenne che torreggia sulle vite degli altri ma che riesce a impallidire a discapito dei grattacieli. qualcuno ci prega ancora in quella situazione ma per nostra fortuna dokuhiro non pare essere una religiosa, anzi, sta ammirando la statua con una sfrontatezza intolerrante come se ammirasse semplicemente una bella opera d'arte, mento alto, sguardo però spento mentre tiene le braccia dietro la schiena mostrando un petto inesistente, forse è un maschio con tratti piuttosto asciutti, come l'intera figura che è ammantata da un'abito umile e sicuramente usato non solo per passeggiare ma forse anche per allenarsi. a differenza dell'albino non è assolutamente una persona che salta all'occhio, anzi, risulta una di quelle a cui solitamente si cambia direzione pensandole una senzatetto instabile e scarto della società come molti di quelli che non hanno sfondato nella vita di Ame. lo sguardo spento è, come detto, in direzione della statua presa nei suoi pensieri, ma come molti sentendo lo strepitare di certe gallinelle lo sguardo si posa verso un raggio di luna in forma personificata che è ben piu che appariscente. forse prendersi una stella in faccia farebbe meno male alla sua cornea, e sperando probabilmente senza successo di non essere stata vista guardarlo, che abbia o meno incrociato lo sguardo dell'albino finirebbe per spostarlo di nuovo verso la statua con una faccia...schifata. quello era sicuramente disgusto!

21:31 Kan:
  [Pressi Statua] Palpebre socchiuse all'udire delle gallinelle, schiamazzi verso di se. In diversa situazione la personalità dell'albino avrebbe certamente permesso lui di avvicinarsi, effettuare conquista, trovare qualcuna con cui passare la notte divertendosi, rimarcando uno dei più grandi e dimenticati obiettivi dell'essere umano, la spensieratezza, l'assenza di limiti, rendere la vita estremamente divertente. Dimenticato tale concetto permane solo tristezza, guerra e odio comune verso chiunque, Sango risulta la prova vivente di tale pensiero, la conferma definitiva di come il mondo stia lentamente cadendo in basso. Leggero il sospiro effettuato, lento il moto del corpo voltandosi nella direzione delle ragazze, ampio il sorriso mostrando l'interezza dell'arcata dentale <Fatevi vedere in giro in questi giorni, ci prendiamo qualcosa da bere, cosa ne dite?> veloce l'occhiolino eppure le dorate notano un movimento improvviso da parte di un'altra figura. Anonima, in disparte, disgustata e schifata dalla visione; ricerca le altrui iridi dalla distanza, lo sguardo necessita di esser incrociato almeno una volta per comprendere cosa sia accaduto, cosa scateni tanto orrore nel volto. Permane il sorriso con il passo smosso avvicinandosi niente che poco di meno a Dokuhiro in persona, togliendole la solitudine e lo spazio vitale, fermandosi a poco più di un metro frontalmente, inquadrandone il viso, ci prova quanto meno. Scruta l'outfit in possesso, il vestiario, indaga sul modo di fare non comprendendo realmente il sesso altrui, forse donna, forse uomo, non ne ha idea, solo la voce può donare conferma a tale questione. Labbra schiuse, tono vocale alzato, goliardico <Ehi amico> esordisce rompendo direttamente il ghiaccio <E tu da quale buco infernale sei stato cacato fuori?> diretto, conciso, volgare, privo di un freno alla lingua. L'intrattenimento della serata giunge, colui o colei capace di distrarlo è dinanzi agli occhi, va solo sfruttato a dovere <Ho visto lo sguardo schifato di prima, non mi sembra di avere specchi addosso. Cosa hai notato di particolare?> mera allusione la propria mantenendo alto lo sguardo, non distogliendo mai le iridi dalla propria vittima. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

21:41 Dokuhiro:
 e non solo il ghiaccio rompe, evidente come la luna in cielo anche dokuhiro pare averci scritto in faccia quello, anzi, riesce pure ad aggiungervi qualche nota di apatia in un gioco di tira e molla direttamente privato tra se e le proprie emozioni che alla fine pare avere successo l'apatia rilassandone i muscoli facciali e quelli dei palmi che stavano contraendosi e rilassandosi nella foga del momento, un'occhiata di tralice verso i piedi di kan anziche il volto e la sua vicinanza molesta, quindi un passo di lato per metterci un minimo di distanza. un minimo di distanza necessario a se stessa per la propria incolumità fisica e mentale da uno sconosciuto, ma il fatto è che il gergo offensivo di kan non attira nemmeno la sua CONSIDERAZIONE, del fatto, come e kan non esistesse o pensando che così se ne andrebbe, fa qualche passo indietro ulteriore dato che potrebbe subire un attacco per il suo comportamento, facendo un'altra volta quella faccia schifata alzando un labbro rispetto all'altro senza fare alcun rumore di disagio, ma di disagio è perfettamente visibile sulla magrezza eccessiva della figura di...non si sa bene cosa. non pare avere alcuna intenzione di parlare, forse addirittura di cercare rogne dato il suo comportamento alquanto particolare, disturbante e distruttivo per se stessa. gli occhi invece non vengono mai colti dalle iridi dell'altro, nessun contatto visivo, nessun desiderio di entrare così tanto in intimità con uno sconociuto che darebbe solo fastidio alla sua giornata. e invece eccoci lì

21:53 Kan:
  [Pressi Statua] Sguardi non corrisposti, iridi assenti dalla controparte le quali non osano per un singolo attimo incrociarsi con le dorate del Sumi i cui modi di fare, invasivi, posseggono un loro vero perchè a conti fatti. Segue il breve moto altrui, una piccola distanza messa, un passetto di lato per permettere allo spazio vitale di interporre una barriera tra entrambi. I pensieri vengono decisamente meno, da molto, troppo tempo non trova qualcuno a cui dare realmente fastidio, preso da Shizuka, dal clan, dalle male girate di Sango e dalla propria carriera nel mondo ninja quanto all'interno dell'ospedale. Inspira dimenticando gli svariati motivi per cui il passo lo ha recato ad Ame, per un singolo attimo il pensiero della Kokketsu lo abbandona in favore di quello verso Dokuhiro. Sorriso ancora intatto, nuovo sguardo schifato, letteralmente ignorato, non calcolato minimamente, oro per se stesso. Orecchie non odono verbo alcuno in risposta, una sfida si affaccia, scatenare una reazione di qualunque tipo o genere, non è importante, vuole comprendere il punto fino a cui riesce a spingere. Schiarisce la voce, inarca un sopracciglio, leggero il ghigno creatosi sul volto <Il gatto ti ha mangiato la lingua? O ti hanno sculacciato così forte da aver perso la voce?> ride sotto gli assenti baffi, divertito mentre tenta di effettuare qualche passo in avanti, riportare le distanze ad esser nulle ma, stavolta, non difronte, bensì di lato, sulla sinistra di lei in particolare dove tenterebbe di alzare il superiore arto destro, piegato, per provare banalmente nel mero gesto di adagiarlo sull'altrui spalla <Vuoi dirmi cosa ti fa tanto schifo oppure no? E spero che la risposta non sia perchè messo a confronto, tu sembri uno che è stato masticato, digerito e successivamente vomitato> la fantasia è totalmente lasciata allo sbando, frasi offensive pregne di nera ironia vengon portate a galla senza un reale filtro <O sbaglio? Perchè se sbaglio dimmelo, voglio sapere eh> ricercando le iridi dell'altra, vederne finalmente il volto. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

22:03 Dokuhiro:
 il tentativo di abbordarla non va a segno, errando, vedendo il braccio che si alza ha l'istinto di allontanarsi ancora di piu dalla creatura albina che a quanto pare ha deciso di agganciarsi peggio di una cozza, significando che deve fare un'altro passo per schivarne l'abbraccio irruento e fastidioso, un solo passo, quindi uno come kan potrebbe riacchiapparlo facilmente. lo sguardo si scansa di nuovo ben lontano da kan, diretto verso l'uscita, un semplice motivo che spinge all'azione sopra descritta è solo una: la fuga. per fastidio, paura, apatia, noia, comunque è quanto qualche semplice nozione di medicina che kan ha sicuramente direbbe della figura. dato che non vuole averci a che fare, comincia a camminare esattamente come se kan non esistesse affatto, il volto è un volto anonimo, sballato, con grandi occhi folli e apatici, e si è appena voltato per camminare con passo davvero molto lento verso l'uscita della struttura ben piu lontano, per rimischiarsi in mezzo alle persone e magari sperare che kan si prenda qualcun altro. nel camminare è evidente la magrezza della figura dalle spalle strette come i fianchi, nessuna curva, niente che farebbe pensare a una femmina nemmeno della piu bieca specie, ma in piu si stringe le mani nelle spalle chiudendosi in un auto abbraccio e incurvandosi nella lenta camminata come se avesse freddo, una reazione ce stata, anzi, ben due, la fuga e il disagio di cui palesemente è portatrice sana. ma così tanto sana che potrebbe costruirci un castello con tutte le fondamenta.

22:17 Kan:
  [Pressi Statua] Il bieco tentativo di adagiare l'arto sulla spalla non giunge a buon fine ritrovando una ragazza intenta nello spostarsi, evadere quella libera prigione in cui il Sumi la sta imprigionando tramite azioni, gesti, parole di ogni tipo pur di ottenere una reazione quanto meno distintiva, abbastanza da farlo desistere nel continuare la persecuzione. Nota i vari movimenti, appena lo sguardo, il tentativo di fuga verso non si sa bene quale direzione. Migliaia i pensieri, tante le ipotesi eppure alcun movimento viene ignorato, la magrezza del corpo, la secchezza di cui è dotata seppur non la riconosca come ragazza per il momento. Occhi folli in quel apatico viso privo di qualsivoglia espressione, qualcosa, in effetti nota. Non appena la fuga ha inizio, il passo dell'albino procede spedito al mero inseguimento, non pone troppa forza negli inferiori arti ne accelera il passo oltre i propri limiti, il bisogno di compiere ciò è assente, inesistente. Pochi i momenti persi prima di raggiungere nuovamente la figura affiancandola, questa volta evitando di toccarla, provando un approccio totalmente diverso dal precedente, estremamente votato alla logica nella mera speranza di aver tratto una giusta deduzione sul motivo di simili comportamenti <Fammi indovinare> si fa per dire, indovinare è attività da stolti <Hai paura> esordisce semplicemente <Probabilmente a causa di un trauma infantile o qualcosa del genere e adesso tendi non solo a non rispondere ma direttamente a fuggire da chiunque cerchi di approcciarti o di fare conversazione> espone il pensiero nella sua totalità, riassuntivo, non molto esplicativo, dopotutto non ha idea di chi sia, non conosce la figura li presente, solamente ciò le cui dorate possono assistere <Un'altra persona avrebbe risposto a tono o quasi, dipende dalla grandezza di quello che ha nei pantaloni ma tu no, non solo non hai risposto, mi stai letteralmente evitando come la peggior calamità di questo mondo> procedendo il passo al fianco a meno di un metro di distanza, non molto ma neanche troppo poco, il giusto per far si che l'aria non manchi mai <In ogni caso che noia, non c'è gusto se le cose stanno così. Se non replichi e non dici qualcosa, è fiato sprecato, non c'è divertimento> sbuffando in maniera altisonante. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

22:46 Dokuhiro:
 due singole parole, che però finalmente paiono colpire abbastanza perche le iridi abbiano un lieve movimento verso l'albino in un punto non precisato, anche se nota che è stata riacchiappata. pare accettare un po meglio la presenza dell'altro solo perche ha preso le distanze, ma ancora prova disagio a sentirsi parlare addosso anche se sta soltando prendendo delle ipotesi campate per aria da uno sconosciuto che nemmeno la riconosce da donna, ma lei non lo sa e pensa il peggio. quando la spiegazione si fa troppo lunga, il suo interesse scema di nuovo e kan si ritrova a parlare da solo, anzi, si va pure a grattare un polso, una cosa che deve fare spesso perche ci sono evidenti tracce di segnacci rossi che possono essere solo quelle delle unghie o forse di peggio, ma presenti solo sul sinistro. per fortuna pare che kan perda interesse e puo tirare un leggero sospiro soffiando dalle labbra che possa quindi essere un ottimo detentore di avere una paura del diavolo dell'albino o forse della situazione cercando quindi di avere la naturale reazione di aumentare il passo, ma ancora ben piu debole dell'altro puo essere ripresa di nuovo, anche se prova a prendere altre distanze ben lontano dalla situazione provando ad aprirsi ad imbuto. lo sguardo delle iridi si è perso di nuovo nelle sue motivazioni e pensieri, la passeggiata con kan non pare sordire effetti se non negativi e in piu pure kan pare volersene andare, cosa che ha dato una buona idea alla ragazza di continuare quella cosa piu di prima

22:58 Kan:
  [Pressi Statua] Nessuna traccia di voce proviene dalla ragazza, assorta nel silenzio in cui l'ha incontrata, essa persiste nel non esporre i propri commenti, al contrario, continua imperterrita l'avanzata verso non si sa quale posto di quello scorcio di villaggio. Con essa, anche l'albino tende ad avanzare portando con se il medesimo silenzio di ella mentre una veloce occhiata, repentino scatto delle dorate, gli consentono di apprendere di più su essa. Nota il grattare sul polso, probabilmente un'abitudine dovuta all'ansia, non comprende di cosa nell'effettivo, impossibile senza riuscire nel mero intento di sbloccare in lei una qualsiasi reazione. Forse non è la vittima adatta per portare il pensiero altrove, quel continuo tacere inevitabilmente ottiene la reazione di riportare la mente a Shizuka. La Kokketsu, attualmente estremamente lontana, in compagnia di colui le cui azioni han portate le lacrime sul visetto della genin, trasformando il sorriso di lei in tristezza eppure non può far a meno di cogliere una frase "passare li la notte". In una notte può succedere di tutto, perderla, ritrovarla, allontanarla o avvicinarla; possibilità infinite, diverse in base al lato da cui la storia è guardata. Socchiude le palpebre, pesante il respiro, profondo, petto avanzato, aria lasciata libera di vagare nell'ambiente circostante <Sei ansioso vedo> riferimento al grattare del polso <Non ne hai motivo, mi sono scocciato di darti fastidio> per l'ennesima volta la comprensione dell'altrui sesso non raggiunge la geniale mente dell'albino. In essa vede un ragazzo, le condizioni in cui versa non risultano favorevoli al riconoscimenti, un problema neanche posto, dopotutto, senza una voce, esso è un corpo vuoto, privo di vita il cui camminare risulta un'azione di mero riflesso, niente di più <Almeno posso sapere come ti chiami o hai davvero così tanta paura del mondo?> non un solo attimo sfiora la mente di una paura verso di se, totalmente ingiustificata, in apparenza, infondata verso chi non le ha realmente fatto alcun tipo di male. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

23:14 Dokuhiro:
 quasi pare essere felice di aver la coscienza di aver liberato la propria presenza da kan, con un sospiro quasi gioioso, eppure, lentamente, qualcosa si fa avanti nella sua coscienza mentre gli occhi roteano verso kan con una sorta di lentezza come se vedesse in essi una linea temporale, quando viene chiesto il suo nome. un nome è una cosa importante, necessaria, qualcosa che definisce la sua intera presenza camminando si ferma finalmente, lo sguardo è sempre lontano dal kan selvatico almeno ha smesso di grattarsi il polso, adocchia la sabbietta dove stanno passando per il parco, si accuccia avvicinando le ginocchia magre al petto e tenendosi con una mano su un ginocchio si sporge per scrivere con l'altra "dokuhiro" un nome maschile che significa grande veleno, scritto ovviamente in kanji semplici e lineari perche è perfetto a modo suo, forse avvalorando la tesi che sia maschio e il fatto che le gambe siano ben chiuse non lascia occhiate ai pantaloni ben coprenti di zone che un maschietto dovrebbe avere anche sottosviluppato. traduzione: tutto pare avvadere alla cosa che sia un maschio. almeno quando scrive il suo nome, lo ammira con un certo tono come se fosse qualcosa di prezioso, un brillio negli occhi smorti, forse ce ancora vita nel guscio e semplicemente kan non è riuscito ad andare a fondo con le sue metodologie di fastidio congenito ed estremamente malefico, non appena lo ha scritto, normalmente si cancellerebbe e invece lo tiene lì alzando il musetto magro standosene accucciata con le mani sulle ginocchia

23:26 Kan:
  [Pressi Statua] Improvvisa e attesa la reazione, essa finalmente giunge con il passo arrestato distogliendolo appena da quella marea di pensieri capaci di abbattere chiunque. Per fortuna o volere dei Kami, la mente del genin risulta abbastanza forte da reggerne l'immenso peso. Scruta gli altrui movimenti, il di lei avvicinarsi alla sabbia nelle vicinanze, piegarsi cominciando a smuoverla. Capo piegato sul lato, il sinistro precisamente portando sul volto la curiosità nel carpire cosa ella stia mettendo in atto; il moto riprende portandolo nei pressi di quel parchetto, avvicina se stesso alla sabbia chinando le dorate per leggerne la scritta, capire cosa stia realmente facendo e un nome giunge. Dokuhiro, finalmente sa come chiamare quel ragazzo fin troppo silenzioso per i propri gusti ma, perchè ciò? Parlare è difficile? Un attimo solo di straniamento prima di permettere all'intelletto di svolgere il proprio ruolo arrivando alla conclusione più semplice, dinanzi agli occhi fin dall'inizio, mai avveduta. Sguardo spalancato, sorpreso, stupito nel non essere riuscito prima nel banale intento di comprensione volgendo il volto nella direzione della ragazza <Non dirmi che...non sai parlare o non riesci a parlare...sei muto> altrimenti, il senso di scriverlo al posto della pronuncia dove risiede? Non sussiste altra soluzione plausibile; i pezzi, pochi e miseri, vengon collegati, il dilemma del trauma trova un fondamento più che fattibile <Dokuhiro è un bel nome comunque> ammette in maniera franca, al quanto sincera, motivi per mentire su ciò non è giustificato <Se l'avessi saputo prima, ti avrei dato fastidio in altro modo, ti avrei fatto scrivere il tratto filosofico di **** ***> pronunciando un nome di un filosofo dei tempi andati, poco conosciuto ma non per il Sumi dalle cui labbra si scatena una leggera risata pregna di divertimento, desiderata, voluta da se stesso per stemperare appena quel momento <Sei più calmo adesso o dobbiamo andare in un centro massaggi per farti rilassare?> non si sa mai, magari accetta. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

23:39 Dokuhiro:
 è soltanto una seccatura, parlare, ma ovviamente kan non puo leggerle nella mente ne pare comprendere che sia una femmina dato che continua a parlare al maschile, quindi si solleva dalle proprie ginocchia da stecchi, concludendo il fatto della sua parlata con un roteare lento e scocciato degli occhi che puo essere anche compreso con un te ne sei accorto ora? ma ovviamente il tutto viene lasciato completamente al silenzio come se niente fosse anche se quando ammette che comunque le avrebbe dato fastidio le sopracciglia si accrucciano appena con una sorta di fastidio ben visibile sul musetto scheletrico, quando le chiede se è piu calma, almeno non ha bisogno di doversi scorticare un polso e denota una certa calma, quindi apre appena un occhio verso kan muovendo di un millimetro il mento verso di kan come a chidergli qualcosa al riguardo, e poi muove le iridi verso il nome nella sabbia ancora impressa, forse chiedendogli ancora. quindi fa un leggero passo in avanti quando ammette che è un bel nome per poi tornare indietro, una leggera fluttuazione di una foglia nel vento come una sorta di ringraziamento, anche se il viso è comunque apatico e lontano dalla faccia di kan come se avesse paura degli occhi dell'albino. la sera ormai è diventata notte fonda, il musetto si alza e il cielo è pieno di luce dai grattacieli e dalla gente che è ancora ben sveglia nonostante sia notte. un rumore assordante, continuo, soprattutto degli adoratori di pain che stanno pregando facendole chiudere un orecchio con una mano stringendo la mancina contro l'orecchio

23:54 Kan:
  [Pressi Statua] Riporta le dorate su quel nome scritto nella sabbia, un piccolo, minuscolo quanto impercettibile passo in avanti vien fatto. Osserva la ragazza nella sua posizione eretta, non distoglie più lo sguardo notando il cessare del continuo grattare mentre un suono improvviso proviene dallo smartphone riposto nella tasca. La destrorsa in un lento movimento tira fuori l'apparecchia sbloccandolo con un semplice scorrere del dito, i messaggi di Sango si susseguono uno dopo l'altro; straniato quanto preso alla sprovvista si appresta nel rispondere, parole semplici, veloci, dirette per mettere a tacere quella sequela di falsità su stessa. Il tempo per spegnarlo è pari a zero, la risposta giunge da parte di ella, un sospiro ne scaturisce rispondendo a proprio volta, un messaggio capace di segnarne il ritorno a casa. Non possiede la minima idea di cosa l'abbia portata nello scrivere tali parola, dure, difficile da comprendere, allo stesso tempo facilmente deducibili per chi, almeno un po', riesce a conoscerne la personalità. Ripone lo strumento nella tasca <E nulla, io mi chiamo Kan, Kan Sumi> pronunzia il nome suo, del clan con fierezza nello sguardo quanto nel tono vocale sfruttato nell'elargirlo <Non sono un ente di beneficienza ma se hai bisogno di qualcosa, mi trovi nel distretto di Konoha, se non mi trovi chiedi in giro a qualche ragazza, lei saprà> non importa chi, quale o il nominativo, quella giusta l'avrebbe beccata <Oppure vieni in ospedale, potresti trovarmi di turno> alzata veloce di spalle schiarendo la voce, smuovendo il collo di lato portandolo allo schiocco <Beh amico, ci vediamo in giro e per l'amor del cielo, mangia qualcosina, riesco a vederti attraverso> nello scuotere il capo dona alla ragazza le spalle ricominciando a muoversi, il passo è svelto, veloce, deciso, protratto a Konoha dove, con estrema probabilità, lo attende una lunga litigata con l'Ishiba. Arto destro superiore sollevato, mano puntata al cielo, aperta come ultimo cenno di saluto alla ragazza li presente. [END]

00:00 Dokuhiro:
 un nuovo nome viene registrato come se niente fosse nella sua mente, un nome che forse dimenticherà, ma dice qualcosa di interessante: è un dottore. un dottore fa sempre comodo anche se per sua natura rifugge da situazioni pericolose e il massimo che fa sono le missioni di tipo d, le piu semplici e tranquille, ma si sa, non si sbarca il lunario con solo quelle. quando le dice che le passa attraverso con lo sguardo in effetti si muove leggermente con il capo come se dovesse vederne se sia effettivamente vero, ovviamente non è così, ma a quanto pare ha registrato anche la faccia che faceva kan mentre rispondeva e non le serve una spiegazione che ha litigato con qualcuno, l'altro se ne va salutandola con un cenno della mano, lei manco quello fa rimanendo a fissargli la nuca mentre se ne va, lontano dalla presenza degli occhi che tutto possono vedere e che le sono così avversi per tale stessa ragione, ovviamente non fa a meno di decidersi dopo qualche istante ad andarsene anche lei ciondolando fuori dalla porta principale del parco lontano dai pericoli del mondo esterno, solo pr entrarne in un altro peggiore ma che per lei significa solo un lavoro comodo, senza la possibilità ne il desiderio di spiluccare qualcosa per mettere su ciccia sullo scheletro semovente che si ritrova, ben diverso dalla bella figura dell'albino che farebbe girare la testa a donne e non, solo per potersi allontanare dagli umani. un silenzio che non riesce ancora ad avere e che non ha certo intenzione di ricercare attivamente(end)

Kan incontro Dokuhiro iniziando a insultarla, prenderla in giro, essere fastidioso come una zecca su un cane; successivamente apprende il suo mutismo oltre al nome delineando un piccolo prospetto sulle possibili cause di tale patologia.