Chi sei? Furaya non lo sai.

Free

0
0
con Furaya, Kan

17:07 Kan:
  [Albero] Il settore della foglia, casa dolce casa, dove tutto ebbe inizio nel mondo dell'albino. Nato in tal loco, cresciuto, in apparenza, seguendo la volontà del fuoco dei propri nonni, vero esempio di cittadini konohani fino al midollo eppure le pecore nere nascono anche in simili contesti. La natura lo ha scelto come simbolo per portare avanti la perfezione umana del mondo, discostandolo dalla comune marmaglia, rendendolo superiore, una visione elevata rispetto ai semplici mortali il cui tanfo infesta quelle zone. La volontà del fuoco rappresenta un concetto astratto di una filosofia di vita appartenente a un'epoca defunta, un passato impossibile da riavere, disastrato dall'incompetenza di chi, prima di loro, ha osato governare sul mondo. Il mondo stesso è finito creando una realtà totalmente diversa dai racconti proferiti dai genitori adottivi, da coloro il cui pensiero è quello di crescerlo. Molte zone hanno una ricostruzione quasi del tutto fedele, tra queste il campo di addestramento ove è solito recarsi non tanto per seguire un allenamento, bensì rilassare la mente concedendo ad essa riposo, ristoro al fisico staccando per un singolo attimo la spina da se stesso concentrando le attenzioni sulla bellezza dell'arte in proprio possesso. Il vestiario del Konohano risulta atipico, strano ai più eppure originale nella sua bellezza effimera composto da un paio di blue jeans nel ricoprire gli inferiori arti, più smosso in zona polpaccio e caviglie e sandali shinobistici per finire la parte inferiore. Marrone cintura con fibbia dorata legata alla vita ed una camicia blu di lunghe maniche sul busto, bottoni inseriti nelle apposite fessure ma le ante della stessa risultano separate permettendo la mostra del fisico allenato del diciottenne. Polsini viola e bordi blu ed una giacca color del latte ricade su spalle, schiena e braccia i cui bordi inferiori risultano di un viola, esattamente come le sfumature sulle spalle. Albina chioma pettinata ma allo stesso tempo scomposta, lunga non oltre il collo. Portaoggetti legato alla cintola, fianco destro come parte selezionata trovando al suo interno fuda e inchiostri speciali, favoriti dal clan per portare avanti la suprema bellezza dell'arte ereditata al momento della nascita. Sotto la chioma di un albero, l'albino sosta in totale silenzio rimembrando parole, eventi degli ultimi tempi di varia natura, sbagliando nel farlo, scuotendo il viso scacciando tali informazioni mentre porta i superiori arti ad altezza petto unendo le dita della mani nella creazione del sigillo caprino cominciando visualizzando due piccole sfere di energia, mentale e fisica poste relativamente nella zona adibita alla mente ed in quella del ventre. Entrambe le sfere cercano di essere mosse dal loro torpore, risvegliare cominciando a percorrere il corpo; quella mentale discende l'essenza percorrendo le zone di viso, collo e petto velocemente, tracciando una linea netta e ben definita mentre l'energia fisica andrebbe a provare un movimento inverso per portarsi in alto attraversando l'intero ventre, salendo per lo stomaco ed entrambe cercherebbero di giungere nella bocca dello stomaco. In talo posto proverebbe a dare inizio ad una fusione tra le due, miscela le energie cercando un contatto tra loro nel tentativo di dar vita alla forza primaria dello shinobi, una terza energia dal colore blu astro denominata chakra. Lento il moto del corpo contro la corteccia, schiena poggiata, inferiori arti piegati e di dietro scontrato col terreno tirando fuori dal portaoggetti pennello e fuda. [Se C On][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

17:16 Furaya:
 Non è una giornata particolare, è a malapena soleggiata. Non che ne abbia bisogno, d’altronde il calore che emetterà da lì a breve è ben alto, quindi le basterà di certo. Si sta dirigendo alla volta del campo d’addestramento konohano, dov’è sicura di poter usare il proprio “dono” senz’alcuna ripercussione. D’altronde, è un campo fatto apposta per chi deve allenarsi e mettere in campo i propri poteri. Sarebbe difficile trovare un posto in cui adoperare la sua innata e non intende in alcun modo chiedere asilo al clan Yoton. Sarebbe come mentire. Tuttavia, la gente ha iniziato ad innestarsi innate a prescindere dal clan e dall’onere che questo comporta, quindi potrebbe anche adottare un pretesto del genere. Ma no, non vi riuscirebbe. E’ legata ai vecchi valori, del resto. Un top nero dalle lunghe maniche ne copre il busto sino allo stomaco, lasciando scoperto il piatto ventre. Lieve la scollatura che lascia intravedere, affatto trasparente come si potrebbe pensare che sia. Le maniche giungono a tre quarti, permettendole ampia manovra, mostrando il paio di vambracci sottostanti. Un pantaloncino nero a vita alta, invece, ne circonda le flessuose gambe, il quale permette soltanto una lieve visione delle cicatrici che attraversano il corpo della giovane lungo il busto. La vita è altresì circondata da una cintura nera collegata a delle cinghie poste attorno alle toniche cosce. Sulla cinghia di destra, è stato attaccato un porta kunai e shuriken con le relative armi al suo interno. Dal lato opposto, invece, nonostante la cinghia sia presente, non porta con sé alcunché poiché alla cintura superiore v’è unito un fodero con la sua katana. Tornando al lato destro, ma appena defilato sul retro, trova posto anche un piccolo passante usato per portarsi dietro la frusta dal manico rosso. Ai piedi, infine, calza un paio di sandali ninja – quelli vecchio stampo, chissà dove li ha trovati – con tanto di schinieri che giungono sin ad altezza del ginocchio. Attorno alla gola ha soltanto una collana con il ciondolo raffigurante il ventaglio degli Uchiha nonostante non faccia parte del suddetto clan né v’abbia avuto chissà quali contatti nel corso degli anni passati. Non solo. È tornato al suo posto anche il copri fronte della Foglia, posto tra i lunghi capelli rosei, scintillante come al solito, sul quale è tuttavia ben notabile l’usura del tempo. Un ulterior fuda è sistemato nella tasca porta oggetti, avente al suo interno tutto il necessario affinché possa svolgere il suo lavoro in tutta tranquillità. Lancia delle rapide occhiate nei dintorni, giusto per sincerarsi di trovar un posto adatto nel quale fermarsi. Al pari d’un richiamo del Chakra, ma privo di qualsivoglia sigillo, ella chiuderebbe appena gli occhi per cercare di concentrarsi. I suoi sentimenti son tutt’ora fortemente legati a quell’innata secondaria, divenuta primaria a tutti gli effetti. Per questa ragione, socchiude gl’occhi affinché possa mantenere costante la concentrazione necessaria alla sua attivazione. Suddividerebbe il corpo a metà, stessa metodica del richiamo precedentemente citato. Ad altezza della fronte, prenderebbe forma una sfera cremisi in cui arde una fiamma viva. Rappresenterebbe l’elemento del Fuoco. Ad altezza del ventre, prenderebbe invece forma una sfera marroncina che pare sgretolarsi al minimo tocco come zolle di terra. Rappresenterebbe l’elemento del Doton. Esse inizierebbero a ruotare fino all’avvicinarsi, come calamite che s’attraggono, verso il centro del petto. Si formerebbe un’unica sfera crepitante del classico colorito rossastro misto al nero della cenere, un cuore pulsante di un vulcano che a breve potrebbe eruttare. Dal centro del petto, questo vulcano si proietterebbe immediatamente verso la gola, riempiendone le ghiandole salivari poste al di sotto della lingua. Da lì, finché lo terrà attivo, potrà sfruttare l’hijutsu del Clan Yoton. Privo dell’utilizzo dei sigilli, non sarà ovviamente ancora possibile notare l’effetto dell’innata su di sé o il potere che appunto genera. Un’occhiata fugace dovrebbe riuscire a cogliere la presenza di Kan, aggrottando le sopracciglia. <Kyofu?> No, è impossibile che sia lui altrimenti gliel’avrebbe detto. [ Chakra ON ][ 2/4 – Attivazione Hijutsu Yoton II (-2pt Chk) ]

17:38 Kan:
  [Albero] La solitudine è un elemento mai da ricercare, impossibile da ottenere se non secondo il volere del fato, un'ardua lezione da imparare per l'albino il quale commette l'aberrante errore di decidere al di sopra del destino, passando oltre esso favorendo solo se stesso e non la volontà da egli mostrata. La presenza di Furaya ancora non si avvede, dorate chinate sul terreno dove adagiata il fuda a forma di rotolo, aprendone le fattezze sgretolando la carta speciale fornita dal clan; al fianco l'inchiostro con all'interno il pennello. Dopo Keiga, utilizza ancora una volta quel potere assaporando le capacità, rendendo grazie per l'espressione visiva del proprio intelletto, dell'immaginazione pervasiva della mente che ogni giorno lo coglie illuminandolo, ispirandolo. Lento il respiro mentre l'arto destro incastra tra le dita il pennello ancora immerso nell'inchiostro con la mancina sollevata ad altezza petto formando un mezzo sigillo della pecora cominciando ad agitare il chakra all'interno dell'essenza del genin. Mosso per il sistema circolatorio esso infonde energia ad ogni singolo arto cercando di convogliarne una maggiore quantità nel destrorso fino al raggiungimento dell'inchiostro provando a far uscire l'energia bluastra al suo interno per attivarne le potenzialità inespresse. Mischia l'energia con il liquido, tenta di dar vita al proprio potere in modo diretto e perfetto. In caso di riuscita, tala sigillo verrebbe spezzato ed il destrorso estrae il pennello dalla boccetta poggiando la punta sul fuda cominciando la propria opera. Qualcosa di semplice, efficace, rappresentativo della bellezza odierna del mondo; per tal motivo la mano smuove dalla posizione disegnando uno stelo con vari spine sul dorso, rotonda la punta, appena tagliata risalendolo ed iniziando con l'aggiunta dei petali, bombati, quasi del tutto rotondi cercando di creare una rosa, semplice e pura come la bellezza delle terra, nera come l'inchiostro creatore di tal opera d'arte di impressionante realismo. Concentrazione alta, sguardo posato sul fuda, mente totalmente assente dal mondo privando se stessi di ogni possibile contatto fino al momento in cui voce non distrae le membra costringendolo ad un sollevamento del capo. Suono a lui rivolto, dorate ricercano la fonte trovandola in un'avvenente donna dai capelli rosi, spaventosamente simile alla decima Hokage; osserva le fattezze, il vestiario, l'usura del coprifronte, la katana alla cintola <No bellezza, non sono Kyofu> replicando infine rendendo nulle quelle brevi speranze altrui <Non vedevo un copri fronte di Konoha da veramente molto tempo, fa quasi senso di questi tempi> mera osservazione, poco incline al marpionaggio per il momento ma diamo tempo al tempo. [C 29/30][Se Choju Giga I][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

17:57 Furaya:
 Gli occhi della fanciulla si posano sulla figura di Kan poco distante ed in avvicinamento. Mettendolo a fuoco, riesce a comprendere come non si tratti assolutamente di Mattyse. “Bellezza”. Le giunge forte e chiaro, abbastanza per farla rabbrividire e perplimere al tempo stesso. Resta ferma sul posto, l’espressione pacata che rivolge direttamente all’interlocutore. <Mi hanno confuso i capelli bianchi.> Borbotta, facendo rotear per un attimo le iridi verso il cielo salvo poi tornar sulla terra e a ridosso del Sumi. Ne dovrebbe riuscire a scorgere il pennello e l’eventuale fuda sul quale starebbe disegnando, il che ne attira immantinente l’attenzione. <Disegni?> Una domanda ovvia che avrebbe anche potuto risparmiarsi, ma alla fine si rivela esser un modo come un altro per attirare l’attenzione dell’interlocutore anziché star in silenzio. Fa spallucce a proposito dell’argomentazione riguardante il suo copri fronte, anzi portando la dritta a sistemarlo un minimo affinché sia maggiormente visibile. I raggi solari si riflettono contro la piastrina metallica che raffigura il simbolo della Foglia. <Mi spiace che sia passato di moda, ma non oso rinnegare le mie origini.> Afferma con compostezza ed altrettanta sicurezza. Gonfia il petto persino – orgogliosa sin ai minimi termini. Quello stesso orgoglio che la porterà – e l’ha portata – alla rovina per sua mano, senza neppur il bisogno che qualcun altro lo facesse al suo posto. Si limita ad una nuova alzata di spalle, infilando la dritta nella tasca porta oggetti che porta sul retro del gluteo, in modo da tirar fuori un fuda contenente chissà quali segreti e particolari oggetti misteriosi. Per chi la conosce, è un fabbro. Per gli altri, soltanto un volto anonimo che, con un po’ più d’attenzione, potrebbe vagamente somigliare ad un muro sul Monte dei Volti. [ Chakra ON ][ Hijutsu Yoton II ON (-2pt Chk) ]

18:15 Kan:
  [Albero] Un sentimento comune, la confusione, scambiare una persona per un'altra, egli stesso ne è peccatore travisando la piccola Shizuka per la sua Kushina, due persone molto simili esteticamente, abbastanza da impedirgli di mettere a fuoco nell'immediato il proprio errore. Non può farne direttamente una tragedia ma tal confusione suscita una mera curiosità, egli è bellezza, perfezione, nulla e nessuno giunge a simili condizioni se non coloro appartenenti alla nobile dinastia dei Sumi <Davvero? Perciò questo Kyofu può essere simile a me? Descrivimelo, magari lo conosco> dorate sollevate notando l'avvicinarsi della donna, la distanza vien meno potendo mettere a fuoco ancor meglio le fattezze di lei, le forme in suo possesso <Cazzo ma hai un corpo perfetto, seno e sedere sono in perfetta armonia> ammirando a voce alta ciò che le iridi concedono, una visione paradisiaca di una donna estremamente bella tanto quanto il fascino insito in lei. Alla domanda, l'istinto porta lo sguardo ad abbassare la veduta tornando sul fuda, pennello comincia a ripassare la rosa <No, creo arte> il gambo viene sottolineato ripassando la di lui forma, marcando il contorno, esattamente come per i petali, ridisegna al meglio la conformazione, i punti di unione, il bocciolo al centro oramai totalmente schiuso mentre la mancina vien riporta al petto formando il mezzo sigillo della pecora immaginando nella mente, donando ordini alla propri creazione, ovvero muovere la rosa nella direzione del viso di Furaya per incastonarla tra le ciocche dei capelli per un paio d'ore <Ultra illustrazione> il chakra comincia a smuovere la propria essenza all'interno del sistema circolatorio passando dalla bocca dello stomaco, loco in cui esso nasce formando l'energia di cui è composto; oltrepassa ogni barriera scivolando nella direzione dei numerosi tsubo del corpo tentando di spingersi all'esterno emergendo dall'epidermide entrando in contatto col fuda speciale, cercando di alimentare il di lui potere rendendo viva la propria creazione, infondendo in essa la necessaria energia per rendere ciò possibile. In caso di successo dal fuda si innalzerebbe una rosa di inchiostro la quale vola lentamente nei confronti della Nara-Yoton <Non ti fa niente> mettendo le mani avanti ancor prima che ella possa far qualcosa eppure, l'operazione, dovrebbe andare in porto tra le ciocche della donna, a meno di una reazione improvvisa <Quel copri fronte, abbinato a quel vestito, ti rendo un dannato schianto, al diavolo la moda> sincerità, quanti problemi porta insieme a tanta, troppa soddisfazione <Questo capolavoro della natura ha un nome? O devo chiamarti Rosetta?> un nome un programma, non dispiace neanche a lui ma è sicuro di poter trovare di meglio dalle labbra della ex Kage. [C 28/30][Choju Giga I][2/4 uso innata][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

18:41 Furaya:
 A differenza di Kan, però non s’è lanciata addosso all’individuo pensando bene d’affondare tra le braccia altrui. S’è dapprima sincerata che si trattasse della persona in questione – cosa rivelatasi fasulla. Squadrando meglio l’interlocutore, in effetti, la somiglianza c’è ed è parecchia. Si premura di qualche altro istante per studiarlo al meglio, prima di rispondere alla domanda che le ha rivolto. <Osservandoti da vicino, Kyofu è un poco più alto di te, ma non di molto.> Lei non può saperlo, come infatti dimostrano le parole che gli ha appena rivolto, ma Mattyse è più alto di soli quattro centimetri. Tamburella con le dita sul mento, scostando il peso corporeo sulla leva manca così da adottare una posizione quanto più comoda possibile. <Avete lo stesso colore di occhi, ma i suoi sono più brillanti.> Mormora appena, dandogli appunto una sommaria descrizione che possa coincidere quanto più possibile. D’altronde, non sta pronunciando nessun’informazione che possa mettere a repentaglio l’incolumità del soggetto – pur non sapendo cosa sia accaduto qualche sera prima al nuovo Ochaya. I capelli li ha già citati come motivo di comparazione, dunque evita di farlo una seconda volta. Però, deve ammettere che hanno davvero molti particolari in comune. Forse differisce un minimo la lunghezza di questi ultimi, ma non intende continuare a porre delle differenze tra i due. Dovrebbe aver già detto abbastanza. <Prego?> Si blocca all’improvviso, subito dopo aver sentito quelle parole uscire dalla bocca del ragazzo. Una goccia di sudore le scende dalla tempia, cercando di calmarsi. Lo Yoton, d’altronde, è già attivo. Potrebbe bruciarlo in un istante se solo volesse. Tuttavia, non uccide per così poco. Sì, la sua domanda è solo un modo per permettergli di ripetere la frase in maniera differente. Subito dopo, la informa che crea arte. <Uh?> Si zittisce nel vedergli creare un disegno – nel vero senso della parola. Il ragazzo, adoperando la sua innata – o presunta tale, riesce a creare una rosa che, in seguito, vien fatta apparire tra i capelli della giovane. Quest’ultima non sussulta, resta ferma sul posto in attesa che quel fiore vada a mescolarsi al rosato dei capelli. Solleva gl’occhi come se ciò servisse a farglielo inquadrare. <Che tecnica è?> Domanda con evidente sorpresa, sgranando appena le palpebre in concomitanza col tono utilizzato per porre tal quesito. Non conosce nessuna tecnica che possa creare qualcosa di così vivido. Solleva la mandritta per toccar quella creazione, sfiorandola appena per paura che possa sparire o danneggiarsi. Non intende rovinare un così bel lavoro. Del resto, era un’artista anche lei. Sorvola di nuovo su quegli apprezzamenti, lanciandogli un’occhiata bieca. Spera che possa bastare, ma forse non è detto. <Pakkurida.> Si presenta al di lui indirizzo. <Rosetta non mi piace.> Stringendosi nelle spalle e rivolgendo ancor l’attenzione sull’espressione facciale altrui. <Qual è il tuo?> E’ bene sapere con chi si ha a che fare di solito, questa non è un’eccezione. Effettua un piccolo spostamento sulla destra, in modo da metter spazio tra loro due. Dopodiché non farebbe altro che inginocchiarsi al suolo, poggiando esclusivamente il mancino e tenendosi in equilibrio. Il Fuda verrebbe posto innanzi a sé sul terreno e vi immetterebbe una piccola quantità di Chakra utile a far fuoriuscire gli oggetti sigillati al suo interno: materiale per la creazione d’armi, un piccolo incudine, attrezzi vari – tutta roba che solitamente è da porre nella bottega d’un fabbro. Peccato che non ne possegga una. [ Chakra ON ][ Hijutsu Yoton II (-2pt Chk) ]

19:13 Kan:
  [Albero] Fin dall'inizio si evince una marcata differenza caratteriale, egli più spinto e diretto, privo di qualunque pelo sulla lingua mentre lei, riservata, taciturna, estremamente sulle sue non donando particolari attenzioni ne soddisfazioni. Un lavoro a dir poco perfetto da mettere in atto, convertire una donna del genere al proprio stile di vita inneggiando alla libertà, alla vita stessa portando la mente a sciogliere ogni blocco che ne impedisce la vera realizzazione <E lo hai capito nonostante sia seduto?> rompere al prossimo è un'arte, punzecchiarli nei momenti meno opportuni un'abilità innata al pari di quella dei Sumi, speciale, unica, solo pochi eletti risultano in grado di utilizzarla con cotanta maestria <Più brillanti? AH. Dovevi vedermi giorni fa al nightclub in mezzo a tette e culi di ogni tipo. Saresti diventata cieca dalla loro brillantezza> momenti di puro godimento in compagnia di ragazze prominenti, il giorno più bello dell'intera esistenza, concluso non con uno ma ben due botti <E questo tipo è tuo amico?> immischiandosi negli altrui affari, rendo se stesso partecipe di una vita di cui non conosce nulla eppure a cosa serve conoscerla davvero? L'obiettivo è sempre quello, divertirsi in ogni possibile modo, mandando al bando l'etica, la morale, goderla fino alla fine, ogni momento può risultare l'ultimo, non può permettersi di avere rimpianti di qualunque genere, specialmente ora dopo aver appreso di esser rimasto fermo per ben due anni. Ancora non immagina di esser paragonato all'uomo dell'Ochaya, il padre incapace di badare ad una bambina, inetto nel fare il genitore ma prima o poi sarebbe giunto alla divertente verità ricavando egli stesso benefici da non sottovalutare <Cosa? Ho detto che hai un corpo da far invidia alle supermodelle> mettendola in modo meno volgare, sempre diretto eppure con leggera raffinatezza in più sopperendo alla mancanza di prima, voluta ma agli occhi dell'altra risulta tale. La rosa vien creata non trovando opposizioni da parte della Nara-Yoton la quale accetta di buon grado l'inserimento di tale creazione tra le ciocche, carezzandone persino la superficie con delicatezza, notando la sorpresa mista a curiosità nelle azzurre su cui le dorate scelgono di incastonarsi <L'arte segreta del mio clan, la Choju Giga o Ultra illustrazione> una spiegazione a grandi linee evitando volutamente di entrar nello specifico sui segreti del proprio clan, sulla vera essenza di una tale forza <Non ne hai mai sentito parlare?> bramosa la curiosità nell'apprendere la conoscenza dell'ex Kage. I Sumi non hanno mai brillato per fama, nessun loro esponente è giunto alla ribalta, probabilmente l'albino è il primo ad esporre così tanto se stesso <Cosa c'è? Non ti piace la schiettezza?> riferendo, ovviamente, al complimento sull'essere uno schianto ma mentirebbe nel non affermarlo con così tanta sicurezza. Nome inconsueto, mai udito prima di tal momento, nuovo persino per le orecchie di chi ha udito i nominativi più disparati nei sotto borghi del villaggio <Solo Pakkurida?> fuda e inchiostri vengon raccolti sollevando il corpo dalla posizione, tornado eretto, smuovendo il passo accorciando le distanze dalla donna in modo da poterne inquadrare meglio le fattezze, ottenere una visione chiara, priva di sfocature <Kan Sumi> un nome una garanzia ma è il susseguirsi dagli eventi a coglierlo con stupore, oggetti da fabbro tirati fuori da un fuda <Oh, sei un fabbro?> domanda lecita <Ah, ma sai che assomigli davvero tanto a Furaya Nara? Cavolo, il tuo volto è uguale a quello del monte, sei una sua parente?>. [C 27/30][Choju Giga I][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

19:58 Furaya:
 Cerca di non concedere chissà quale confidenza agli estranei, soprattutto in un villaggio che non sente “suo” e nel quale tutt’ora non riesce a vivere come vorrebbe – non intende vivere come un coniglio. Stiamo parlando d’un capo branco, d’un alpha. Non può scendere al loro stesso livello, deve ergersi come migliore rispetto a coloro che hanno deciso d’abbandonare il vecchio stile di vita. <Mhm> Mugugna, portando il capo a flettersi da un lato appena. Ne squadra meglio la figura. <forse siete alti uguale.> Non riesce ancora a dirlo con estrema certezza. D’altronde, deve fare affidamento esclusivamente ad un’immagine visiva, quindi una memoria fotografica che non è detto sia perfetta – ovviamente. Si lascia scappare un piccolo accenno di sorriso, comprendendo come possa effettivamente aver sbagliato analisi. Avrebbe anche potuto dire ch’era più basso del Senjuu, non sarebbe cambiata poi molto. Non possiede alcuna certezza assoluta in merito. <Sei un frequentatore di night club?> A giudicare da quel che dice, non vedeva anche l’ora d’andarci e, se gli si sono illuminati gli occhi, sta anche a significare che potrebbe essere uno dei suoi posti preferiti. Mera analisi del testo, alla fin fine. <Sì, diciamo così.> Col cazzo che sono amici. Sono amanti, hanno pronunciato d’amarsi dopo aver deciso di distruggere quel villaggio delle ombre che non merita neanche di stare in piedi. C’è anche da considerare la situazione con Saisashi, ma non intende in alcun modo tirar fuori un argomento così delicato e personale in presenza d’una persona che non conosce e che ha continuato a fare apprezzamenti sulla sua figura – precisamente sulle sue curve. <Così suona meglio.> In merito all’apprezzamento che gli ha concesso di ripetere per evitare che pronunciasse parole poco ortodosse o che le facessero perdere la pazienza in qualche modo. A sua volta, già inginocchiatasi sul terreno, non farebbe altro che assumere la classica posa dell’indiano. Incrocia le gambe e porta davanti a sé quel pezzo di metallo che le occorre maneggiare affinché possa ricreare quell’oggetto desiderato, precedentemente ordinato da Keiga. Non farebbe altro che, una volta posto innanzi alle fauci, generare un flusso di lava che si manterrebbe costante, nonché ridotto di dimensioni grazie alla chiusura delle labbra nel formare una piccola “o”. Indirizzato verso l’oggetto metallico, esso dovrebbe riuscire a divenire malleabile, divenendo altresì rossastro come se fosse fuso. La lava in eccesso finirebbe ovviamente sul terreno che assumerebbe una tonalità nerastra laddove essa poggia e diverrà solida nel giro di poco tempo. Non l’avvisa neanche di spostarsi. Sta a lui decidere del suo destino. Non ha mai detto ch’era lì per perdere tempo, dopotutto, ed ha potuto anche adocchiare gli strumenti da fabbro che ha poc’anzi tirato fuori – senza una fucina adeguata. <No, non ne ho mai sentito parlare.> Sincera, fa spallucce. Col martello nella dritta, non farebbe altro che iniziare a martellare affinché quel costrutto divenuto incandescente possa diventare il disegno che ha in mente. Deve modellare, ma non è uno scultore. <In cosa consiste? Rende reali i disegni?> A primo acchito, è effettivamente questa l’idea che ha dato all’interlocutrice, la quale cerca di capire per mero interesse personale aspettando una replica da parte del Sumi – ammesso voglia dargliene, s’intende. <Preferisco la schiettezza alle bugie, ma non mi piace in determinati contesti come un apprezzamento. Sembri soltanto maleducato.> Si stringe nelle spalle, continuando a martellare con attenzione per evitar di schiacciarsi le mani. Insomma, non è nata ieri e non è da poco tempo che lavora come fabbro – e picchia come un fabbro, ah no. Rialza appena lo sguardo in sua direzione per captarne eventuali espressioni facciali, preoccupandosi perlopiù di lavorare che di prestar attenzione a chi o cosa la circonda. Non sembrano esserci grossi pericoli se escludiamo Kan. <Pakkurida – Yoton.> Sì, ha vagamente senso aggiungerlo, d’altro canto l’innata che ha utilizzato è lampante e l’assonanza ovvia. Non può mostrare quella Nara per più d’una motivazione. <Non l’avevi intuito?> Ironizza sulla questione dell’esser fabbro, salvo poi preoccuparsi velatamente per l’ultima domanda che le vien rivolta. Oh, insomma. Quel volto di pietra le somiglia veramente così tanto? Avrebbe avuto da ridire in merito a qualche lineamento, a dir il vero. Scuote il capo cercando d’indossare una delle sue migliori maschere – aka faccia da schiaffi. <Ti pare che io possa essere sua parente? Andiamo. Ne sarei onorata, senza dubbio, ma non lo sono.> Agita la mano in aria munita di martello per sottintendere quel che dice. Palesa dissenso, non può mica essere lei! Tuttavia, spetta all’altro crederci o meno. [ Chakra ON ][ Hijutsu Yoton II (-2pt Chk) ][ 2/4 – Uso innata base ]

20:38 Kan:
  [Albero] L'ignoranza della gioventù emerge in questi casi, non a conoscenza delle diatribe dei risvegliati nei confronti di Kagegakure, nonostante egli abbia cercato di cambiar le cose nel lontano passato, non è minimamente paragonabile alle sensazioni provate da uomini e donne come Furaya il cui rancore va ben oltre la normale concezione. Essenzialmente non ha idea di cosa sia, provare rancore rappresenta una mera perdita di tempo, la vendetta immediata risulta più soddisfacente, appagante evitando inutili pensieri, rimugini futuri impedendo al sonno di giungere con fare ristoratore <Mh> piccoli velati dubbi nascono ma di cui parola non vien esposta, dopotutto, non ha nulla in mano ma semplici illazioni, congetture o presunte tali le quali lasciano il tempo che trovano senza fornire ulteriori dettagli eppure la domanda successiva vien colta, presa al volo non permettendo alla risposta di farsi attendere <Frequentatore è una parola grossa. Sono stato all'inaugurazione dell'Ochaya giorni fa e mi dispiace per tutti coloro che si son persi una simile esperienza> attendendo solo qualche momento <Però c'è stato uno dai capelli bianchi li, ha letteralmente saltato la fila entrando; mi assomigliava un po' in effetti> l'esca vien buttata inevitabilmente con le dorate concentrate nelle azzurre altrui per poter scrutare una reazione, comprendere se il pensiero è giusto oppure solo il nulla. Attento nel carpire ogni movimento del viso, del corpo, ogni manifestazione della gamma emozionale in favore di una descrizione di tal tipo <Quel diciamo nasconde molto di più e hai scatenato la mia curiosità> farsi gli affari degli altri per chi è alla ricerca di emozioni giornalmente non è altro che il modo migliore per trovarle <Non dovrei ma, coraggio, spiega. E' un'amicizia particolare? Una conoscenza non proprio amichevole? Un amico di letto?> varianti, possibili spiegazioni correlate alla suddetta frase con l'obiettivo di svelarne i segreti più reconditi, oscuri, informazioni da non rivelare in nomarli casi. Glissa sul complimento ancora in discussione, concentrazione portata nel lavoro altrui con i metalli ed è la tecnica usata a portarlo ad un indietreggiamento. Lava vien fuori dalle labbra, fuoco, calore, un potere anormale, a tratti affascinante <Incredibile> ginocchia flesse abbassando il corpo, osservando meglio il procedimento in corso <Cos'altro puoi fare con quel potere?> nel dirlo il fuda viene poggiato nuovamente sul terreno, aperto, pennello intinto nell'inchiostro prelevato dalla destrorsa le cui dita si avvinghiano intorno allo stelo; punta riposta sulla superficie cartacea cominciando il proprio disegno, un cerchio di quasi 180 gradi con seghettature nel mezzo, un piccolo pomello sul finire, linee più precise possibili, la mano mossa velocemente, dettagliatamente non lasciando alcun tipo di sbavatura nella creazione di un semplice ventaglio la cui lunghezza totale supera di poco i 30 centimetri. Mancina all'altezza del petto componendo il mezzo sigillo della pecora <Ultra illustrazione> chakra rimesso in modo cercando di convogliarlo verso gli tsubo del corpo tentando di portarlo all'esterno, espanderlo intorno a se entrando in contatto con la carta del fuda, focalizzando l'azione del ventaglio, quella di muoversi vicino al proprio capo agitando l'aria portando fresco. Il chakra avvolge il disegno alimentandolo e in caso di successo va a prendere vita uscendo dal foglio, muovendosi vicino al capo dell'albino eseguendo l'azione di movimento <All'incirca. Essa rende reali i nostri sogni, le nostre immaginazioni, la bellezza del mondo. Permette un'espressione maggiore, una resa estetica migliore. Siamo un clan di amanti dell'arte, viviamo per essa e questa è la nostra massima espressione> difficile da far comprendere a chi non è all'interno del clan, per gli esterni essa risulta una novità. Labbra ad estendersi in un lieve sorriso al rimbecco della rosa <La maleducazione è prenderti in giro, al contrario, io ammiro ciò che ho davanti, ammiro la bellezza in tuo possesso, la conformazione del tuo corpo, del tuo viso, la lucentezza degli occhi e l'outfit indossato> sicuramente non passa inosservato ma ancora non entra nel dettaglio favorendo il proseguo della conversazione <Yoton, ora mi spiego la colata lavica> lasciando scappare una risata, ridotta, poco elaborata, sinceramente divertita <Io sono rimasto ai fabbri nelle fucine, non ne ho mai visto uno tirare fuori gli strumenti da un fuda. Da cosa avrei dovuto intuirlo? Dalla katana?> fisse le iridi, incuriosito da una possibile risposta ma l'ultima frase non porta convinzione, solo altri dubbi <Hai detto che preferisci la schiettezza alle bugie, giusto? Allora sarò schietto> schiarendo appena la voce <Il copri fronte è decisamente vecchio, non nuovo di fabbrica questo mi porta a pensare che non sia tuo ma di qualcun altro oppure è tuo e tu hai più anni di quanti ne dimostri, suppongo tu abbia 25 anni dimostrati? 26? Non ne ho idea> un primo discorso andato ma esso continua <La somiglianza con quel volto sul monte è davvero tanta e per uno come me il quale non crede alle coincidenze, si, secondo sei imparentata con lei e probabilmente quel copri fronte è suo o di qualcuno della sua famiglia. Non comprendo come tu possa essere Yoton ma d'altronde mio nonno è Sumi mentre mia nonna no, tutto può essere plausibile> sorridendo, classico sorriso da faccia da schiaffi soddisfatto. [C 26/30][Choju Giga I][2/4 uso innata][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

22:06 Furaya:
 Ochaya – un nome, una garanzia. Conosce ovviamente quel nome, non tanto per il locale che ha aperto di recente, bensì per quello che un tempo Mattyse ha ben pensato di far esplodere entrandovi con una canzoncina ed una copia lignea. <Ochaya?> Chiede conferma, sia mai che abbia sentito male. In effetti, il bianco le aveva accennato che sarebbe andato in un locale, non prima d’aver parlato con quel tal dei tali assieme a Dyacon ed Ekko. Chissà che fine hanno fatto entrambi! Non li vede da un po’, forse sono indaffarati. <Non è sicuramente un locale che fa per me.> Ammette senza preoccupazioni, stringendosi subito dopo nelle spalle. Deve tornare a martellare ed è quello che fa esattamente dopo. Effettua dei colpi precisi a ridosso di quell’aggeggio metallico, cercando di fare in modo che assuma una precisa forma. Deve far sì che prenda la forma di tre artigli, distanziati soltanto di qualche centimetro l’un dall’altro. Inoltre, devono essere uniti tra di loro nella zona che, successivamente, verrà inserita in un apposito guanto. E’ l’unica cosa che al momento non sa costruire con le sue mani, quindi Keiga dovrà arrangiarsi con quel che troverà in giro. <Chissà. Si dice che ci sono sette sosia nel mondo, dopotutto.> Una diceria che ha tirato fuori da dove non si sa, forse un cilindro nel quale ha gettato tutte le scuse del mondo per uscire fuori da determinati improponibili discorsi. Sorvola sull’argomento, poiché è impossibile che non si tratti di Kyofu. Associare il termine “Ochaya” al nome “Mattyse” è ormai un must; è come per gli inglesi il “fish and chips”. O per Konoha il ramen. Per Oto la violenza. Per Kusa l’erba – ah no, abbiamo confuso le due cose! Ovviamente, sul volto ella cerca di non far trapelare alcunché. Sarebbe deleterio, sarebbe ben poco utile dal momento che sta cercando di tenere nascosta la sua reale facciata. <Mh?> Sorpresa dalla curiosità altrui, sposta l’attenzione sui suoi lineamenti del volto e cerca di dargli una risposta che sia quanto più soddisfacente. Fa roteare gli occhi verso l’alto. <E va bene, in realtà siamo più che amici.> E non prosegue la spiegazione della sua frase, lascia ch’egli tragga le sue conclusioni e, dunque, gli cede tranquillamente il beneficio del dubbio. D’altronde, cosa otterrebbe in cambio dandogli quella risposta? Ormai, il suo pensiero principale è guadagnare informazioni, aiuti e quant’altro possa favorirla nella vita che sta trascorrendo tra quelle mura. Cos’altro può fare col potere lavico? Vorrebbe raccontargli della sua capacità d’utilizzo talmente elevata da generare due katana composte esclusivamente da quell’elemento o l’enorme dragone che combatteva al suo fianco e che poteva, al contempo, portarla alla morte. Andrebbe a comporre i sigilli, poggiando il martello al fianco della coscia. Innanzi al petto, in rapida sequenza, eseguirebbe “drago”, “serpente”, “cinghiale” e “topo”. Dalle fauci, genera altra lava che sarebbe immantinente diretta verso le mani giacché il suo potere è immune su sé stessa ed è impossibile che si bruci. Così facendo, genera e cerca di plasmare una piccola ninjato non più grande di cinquanta centimetri. Avendo una vasta conoscenza delle armi, non tanto come fabbro quanto come houjutser, la fanciulla dovrebbe riuscire senz’alcun problema a crearne e a dargli la forma che desidera. L’unica pecca è l’assenza d’un filo tagliente, segno inequivocabile di come abbia perso potenza. La lava dovrebbe solidificarsi istantaneamente affinché assuma quella forma che, subito dopo, solleverebbe innanzi agli occhi del ragazzo in modo che possa vederla. Se vuol toccarla può farlo, d’altronde è ormai solida, seppur possa essere al contempo ancor calda. <Un ventaglio?> Adocchia la sua ultima creazione, ascoltando dopodiché ciò che la sua innata – o presunta tale – è in grado di realizzare. <Devi saper disegnare, però.> E’ una tecnica e una creazione che lo rende quanto meno ovvio se si vuole aver un oggetto o un disegno reale che possa essere abbastanza fedele all’originale. <Buono a sapersi. Mi hai descritta quasi completamente.> Non lo ha fatto, ma lascia intendere che l’intenzione era esattamente quella. Si tratta di mera ironia. Dalle fauci, fugge una risata sommessa. Scuote di nuovo il capo all’ardire altrui, tornando al suo lavoro e poggiando quella ninjato al suolo nel caso in cui egli non abbia voluto prenderla direttamente in mano. <Dagli attrezzi – mi riferivo al mio lavoro di fabbro.> Non all’innata in sé e per sé che, appunto, non gli aveva ancora menzionato e questi poteva anche non conoscere. Del resto, gli Yoton erano famosi per essere estinti e non per l’uso che se ne faceva di quell’innata in battaglia. Probabilmente, l’unica ad usarla poco prima della caduta era proprio lei. L’ultima considerazione che le rivolge, tuttavia, le permette – la costringe – di lasciare per un attimo quel martellare convulso che ha finora mantenuto costante. <Chi ti dice che questo coprifronte non possa essere di mia madre?> Sia mai che metta in mezzo suo padre, potrebbe mordersi la lingua prima di riuscire a pronunciarne il nome completo. <Inoltre, no. Ho trentun anni.> Cinque in più rispetto ai ventisei che Kan le ha detto di dimostrare. Per fortuna, riesce ancora a mantenersi piuttosto giovane. Dovrebbe essere un vanto. Dieci anni di cristallizzazione portano i suoi benefici. Ed è anche una menzogna il fatto d’averne trentuno se teniamo in considerazione che dovrebbe averne una decina in più sulla carta d’identità. <Non dovresti giudicare un libro dalla copertina.> Sembra fermarsi qui, per il momento, in attesa di risposte o commenti da parte del Sumi. [ Chakra: 40/50 ][ Hijutsu Yoton II ][ 2/4 – Forgia Yoton ]

22:49 Kan:
  [Albero] L'Ochaya non è solo un luogo di puro divertimento, esso nasconde segreti estremamente vecchi, inconoscibili se non per coloro le cui vite hanno incrociato la strada con il locale nel vecchio passato. Può soltanto immaginare la storia dietro tutti gli avvenimenti, aumentando la morbosa curiosità in possesso, giovanile in ciò, desideroso di conoscere più del normale <Già> ne conferma il nome <Dalle parti del quartiere notturno c'erano dei volantini a segnarne l'inaugurazione> probabile ella viva fuori dal mondo, racchiusa nei pensieri isolando se stessa da ogni eventuale contatto umano, impedendo ad emozioni e sentimenti di convergere verso la razza umana conservando se stessa <E quali locali suscitano il tuo interesse, Pakkurida? Ichiraku non vale> veloce il cenno profuso in direzione del copri fronte sul di lei capo, troppo scontato fare il nome del miglior chiosco di ramen di tutti i distretti, troppo noioso permetterle di legarsi a tale possibilità senza esplorare null'altro. Il silenzio ricade nell'osservare il lavoro della chunin, sfruttare il potere innato nella creazione di qualcosa, un aggeggio, forse un'arma <Cosa stai creando?> naturale sorge la domanda, un lavoro effettuato in piena luce ove chiunque risulta in grado di vederla all'opera ma il verbo pronunziato lascia ilarità nell'aria, una sommessa risata scostando il viso sul lato destro, dorate portate al terreno un singolo attimo in cui il pensiero, la mente cerca di rimembrare i ricordi del giovane dai capelli bianchi di quel giorno <Dubito sia un mio sosia. Da quello che ho potuto apprendere, siamo estremamente diversi, probabilmente non abbiamo neanche nulla in comune se non il colore dei capelli> tolto il contatto visivo lasciando trasparire un pensiero continuo ad affollarne la mente, parole della rossa rigirano come una ruota, spiegazioni breve seppur concise sulla situazione di Mattyse e Mekura e della bambina oramai perduta, forse per sempre <Credo sia un'idiota> nel tono non è presente ironia ne la volontà denigratoria, serio nell'affermare un simile giudizio, condizionato dalle parole dell'Ishiba con molta probabilità. Il viso della Nara-Yoton permane di ghiaccio, nulla traspare da esso, non una singola informazione, un'espressione, un movimento di ciglia o labbra ad indicare un giusto percorso seguito, niente se non l'indifferenza più totale nei confronti del Sumi. Non forza per apprendere, lascia agli eventi il loro naturale corso, il tempo necessario di giungere alla verità nascosta. Dorato tornano ad incastonarsi nell'azzurre alla primissima rivelazione della giornata <Oh oh, più che amici, questo restringe di molto il campo ma di solito una simile frase si usa per indicare un certo tipo di rapporto> giunge alle proprie conclusioni <Quindi mi hai confuso con il tuo ragazzo o amante> soddisfatto <Ti piacciono molto giovani vedo, sei una da toy boy?> l'età di lei è al di sopra la propria, non appena diciottenne come l'albino facendo di lui poco più di un ragazzino; per molti tratti Furaya rasenta una marcata similitudine con il ben più noto termine di Milf, peccato l'albino non sappia un particolare tanto intrigante, gli approcci cambierebbero, in peggio sotto il punto di vista altrui. Alla domanda alcuna risposta giunge, bensì una dimostrazione pratica del potere della donna la quale forma una ninjato fatta interamente di solida lava, un'operazione semplice eppure simile alla propria arte di creazione. Mancina portata avanti, dita lente cercano di toccarne la superficie, strano il contatto, strana la sensazione, inconsueta ed estasiante contemporaneamente <Interessante, non male> affascinato, ha trovato un potere degno di esser paragonato alla bellezza della natura, una forza diversa dal normale <Se non lo hai notato, stai sputando lava bollente, fa caldo> motivo piuttosto basilare a giustificare la presenza di un ventaglio il cui intento becero è svolazzare intorno alla testa lasciando passare quantità di aria maggiori <E' una cosa che ci insegnano da bambini, è inevitabile. Un po' come se un tuo genitori è appassionato di uno sport, se ci stai sempre a contatto, se vivi costantemente in quell'ambiente, la passione arriva da sola e con il disegno è la stessa cosa> schiarendo il vociare <Anche se, in realtà, è l'istinto la chiave, almeno per me. Quando poggio il pennello, non penso a come disegno ma solo a quello che voglio disegnare, al resto ci pensa il mio corpo, fa tutto da solo e io mi affido completamente a lui> trasparendo la verace passione caratterizzante del clan, il vero significato di esser un Sumi fin dalla nascita. Ennesimo il sorriso creato, labbra divaricate, estese, divertimento emerge da tal espressione <Non ti ho descritta neanche un po', ho solo rimarcato ciò che vedono i miei occhi> difficile per chiunque accantonare le parole del genin alla descrizione di una persona. Veloce l'alzata di spalle passando oltre, ricambiando solo la piccola risata prestando attenzione maggiore alla reazione della donna, costretta a lasciare il lavoro, attirando lo sguardo su di se <Infatti non ho escluso una simile eventualità, ho solo detto che chi te lo ha dato, magari, è imparentato con Furaya Nara, di conseguenza appartiene alla sua famiglia ma...> silente, la mente viaggia <...io ho parlato di un membro della sua famiglia e tu hai fatto riferimento a tua madre, quindi, probabilmente, la parentela con lei è stampo paterno, un cugino magari, un procugino yoton molto lontano> cervello in moto, acceso nel carpire ogni più piccolo dettaglio in favore delle sue tesi, girando la frittata nel modo più adatto <31? Santo cielo, sei uno schianto ancora di più. Te ne davo quasi 10 in meno> ammettendo candidamente quella leggera attrazione nei confronti della rosa, puramente fisica ovviamente <Non mi sembra di aver espresso giudizi. Sono solo pensiero, non ti ho donato alcun appellativo e non ho intenzione di farlo> non stacca le dorate dal visetto della donna <Ancora non ti conosco ma...è qualcosa che mi piacerebbe fare>. [C 25/30][Choju Giga I][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

15:35 Furaya:
 Non bazzica letteralmente mai nel quartiere notturno. È accaduto probabilmente una volta soltanto ed è finita con l’appartarsi in un vicolo assieme al bianco. Quindi, chiudiamo il discorso! In realtà, ne ha anche sentito parlare proprio dal diretto interessato, seppur se ne sia interessata poco. Ha preferito fosse lui soltanto a dirigersi in quel locale, poiché il di lei volto è fin troppo noto e in molti si stanno rendendo conto d’una vaga somiglianza con la Decima Hokage di dieci anni prima. Non è cambiata d’una virgola, dopotutto. Si stringe difatti nelle spalle in merito ai volantini e alla pubblicità dell’Ochaya. Risulta essere invece sorpresa quand’ecco che il ragazzo le rivela che rispondere “Ichiraku” non è congeniale. Fa roteare gli occhi verso l’alto, prima di riportarli in sua direzione. <Avrei risposto proprio Ichiraku!> Demoralizzata, intuibile dal tono, non fa altro che chinar il capo innanzi lasciandosi coprire dai capelli rosei arricciati che scendono sin oltre l’altezza scapolare. Divengono una vera e propria tendina. <Preferisco locali tranquilli, ecco.> Nessuna musica ad alto volume, nessuna gente ammassata che risulta essere fastidiosa il più delle volte e nessun contatto indesiderato. Sì, è vecchia scuola o probabilmente è vecchia dentro. Preferisce starne ben volentieri alla larga. A proposito di quel che sta creando, sta cercando di martellare affinché quell’oggetto metallico diventi qualcosa di lineare ed affilato. Ovviamente, avrà bisogno di tutt’altro macchinario per affilarlo che, in questo momento, non ha assolutamente con sé. Ci penserà poi. Il martello s’abbatte qualche altra volta ancora, tuttavia il ferro s’è ormai raffreddato quindi occorre che ci fiondi sopra un’altra minima quantità di lava. <Una commissione per un cliente. Sono degli artigli da polso.> È difficile definirli tali in questo momento poiché la forma non è assolutamente perfetta. Convoglierebbe del Chakra lavico lungo le ghiandole salivari dalle quali non farebbe altro che eruttare quella colata di lava, indirizzata verso il metallo. Nuovamente, non si premura d’avvisare l’altro di spostarsi – non le interessa. Ha gli occhi per accorgersene. La indirizzerebbe precisamente verso il costrutto d’acciaio, rendendolo per la seconda volta incandescente. E soltanto allora tornerebbe a lavorarci su affinché possa costruire l’arma appena citata nei di lui confronti. Manterrebbe il flusso stabile per qualche istante, riducendo l’ampiezza del getto e rallentandone anche la velocità, dunque riducendo la sua capacità d’utilizzo del Ninjutsu e la potenza dell’attacco. <Come mai credi che sia un idiota?> Non si scompone, ma non le piace che parlino di Mattyse in tal modo soprattutto quando non è presente. Grazie agli addestramenti Anbu, per sua fortuna, riesce a nascondere gran parte delle proprie emozioni senz’alcun problema. Ne attende un responso mentre continua a lavorare alacremente, incuriosita – per davvero – dalla risposta che potrebbe darle da lì a breve. <T-Toy boy? Che significa?> Balbetta e sgrana appena gli occhietti chiari poiché è un termine sicuramente giovanile che nella sua epoca era inesistente. Per tal ragione, non riesce a comprenderne il significato ed è costretta a chiederne. Non sembra comunque niente di positivo a giudicare dalla precisazione fatta antecedentemente al termine espresso. Cazzo, l’ha scoperta comunque. È il momento di generare una cortina di fumo e scappare come i migliori ninja della storia. <Ah, giusto.> Lei non ne risente granché del caldo essendone immune, soltanto se generato dalla sua stessa innata, pertanto l’è soltanto sembrato strano in un primo momento. Ragionandoci, non ha poi così torto. Si ritrova a muover il capo per annuire alla di lui spiegazione circa la capacità del disegno. Personalmente parlando, la Nara non ha letteralmente preso nulla dai suoi genitori in questi termini. La mania del controllo è di Ryota? Non saprebbe dirlo con esattezza, ma forse non sarebbe poi così sbagliato associarla al traditore. <Comprendo. Io ho imparato a disegnare soltanto perché mi piaceva, non c’era alcuna correlazione con le passioni dei miei genitori.> Fa spallucce, non si sta esponendo in maniera eccessiva. Piuttosto, reputa che sia un’argomentazione piuttosto valida. D’altronde, in molti, durante gli anni passati, hanno perso i genitori a causa delle guerre che si sviluppavano anche per futili motivazioni. Saprebbe come pararsi le chiappe in caso d’eventuali domande. Le sopracciglia vengono aggrottate e l’espressione diviene sorpresa, come se stesse guardando uno stalker che non smette di seguirla. <Ti stai semplicemente facendo degli inutili viaggi mentali. Il copri fronte appartiene a mia madre. Se poi fosse imparentata con la Decima, non me lo ha mai detto. Sta di fatto che non lo reputo poi tanto plausibile.> E torna a stringersi nelle spalle, come se non avesse pronunciato chissà quale affermazione. Sta palesemente mentendo, ma questa volta lo fa cercando di guardarlo direttamente negli occhi e mantenendo la sua solita faccia di bronzo. Insomma, era il Generale Anbu un tempo: sono arti che vengono insegnate agli apprendisti fin da subito. Non devono mai mostrare le loro emozioni, soprattutto in situazioni durante le quali è palese debbano mentire. <Buono a sapersi.> Se ne dimostra dieci in meno è sicuramente tanto di guadagnato. Vuol dire che tutto sommato si porta bene gli anni che ha. Potrebbe divenire motivo di vanto – o forse è meglio di no. Non è più una ragazzina. <Vorresti conoscermi soltanto per mera attrazione fisica?> Lei non ha bisogno di storie d’amore blande o d’avventure d’una notte soltanto. Il “drama” è ciò che la rende forte! [ Chakra: 38/50 ][ Hijutsu Yoton II ][ 2/4 – Utilizzo innata base ]

16:14 Kan:
 Il bazzicare in locali notturni non è da tutti, in pochi hanno la predisposizione per lochi di tal tipo, la maggior parte preferisce, esattamente come la Nara Yoton, portare se stessi in luoghi la cui tranquillità è al centro della serata, ristoranti privi di musica o di bassa entità, appartati dove poter chiacchierare liberamente, privandosi dell'assordante rumore provocato dal chiacchiericcio, dalle urla, dal vomitare di molti coetanei distruggendo momenti magici, di grande importanza <Tutti i konohani rispondono Ichiraku, non posso darvi torto ma il mondo offre così tante possibilità che focalizzarsi sempre sulla stessa è uno spreco di tempo, di denaro> pensiero libero, voglioso di scoprire nuovi posti in cui passare del tempo, in compagnia, in solitudine, non importa, l'importante è vivere al massimo ogni singolo secondo fornito dai kami, lasciarsi cullare dalle volontà del destino e del fato permettendo ad essi di far ciò che più desiderano <Immaginavo, direi di conoscere un posto perfetto per te. Ha tutto ciò che potrebbe piacerti e manca di tutto ciò che potrebbe non piacerti> non ne rivela l'ubicazione, troppo facile, troppo esaustivo, tali informazioni, seppur piccole, vanno guadagnate con sommo sudore. Passi rivolti all'indietro mettendo un altro po' di distanza, giocare con la lava risulta pericoloso, schizzi potrebbero giungere alla sua persona rovinando il vestiario, ferendo il perfetto corpo, bruciando la pelle; non è la giornata adatta per andare in ospedale, non adesso che la compagnia diviene interessante, di spessore <Richiesta inconsueta ma toglimi una curiosità, il tuo nome non l'ho mai sentito nel quartiere konohano eppure sei una kunoichi> cenno veloce al copri fronte <Qual è il tuo grado?> ninja di elevato grado posseggono un nome capace di risuonare ben oltre il quartiere di nascita eppure la donna è esente da tal denominazione, mai udita prima d'ora incrementando la voglia di indagare su un'apparente sconosciuta di cui non si sa nulla se non ciò che ella proferisce. Dorate seguono il moto lavorativo, la fuoriuscita della lava incandescente il cui compito è riscaldare il ferro a tal punto rendendolo malleabile, utilizzabile per creazioni avanzate come fosse un pezzo di carta da cui si ricava un'origami <Sono affari suoi, posso dirti che ho scoperto il motivo per cui è andato all'Ochaya e secondo ha sbagliato in tronco, doveva muoversi per tutt'altra via. Adesso, con molta probabilità, ha soltanto peggiorato la situazione> menefreghista nei confronti altrui eppure la delicatezza dell'argomento impedisce alla verità di giungere all'esterno mantenendo la riservatezza, mostrando un briciolo di rispetto nei confronti di chi, seppur con inettitudine, ha sofferto, colpa di un gravoso passato fallimentare in qualità di genitore. Voce schiarita, sopracciglio innalzato all'altrui balbettio, divertimento a mostrarsi sul volto dell'albino <Beh, tecnicamente significa che una donna più grande sceglie di divertirsi con un ragazzo molto più giovane di lei, parecchio più giovane. Da qui lui diventa una specie di giocattolo con reciproci guadagni, quindi toy boy> notare la reazione a tal spiegazione è ciò di più atteso ci possa essere, osservare il suo reagire nell'apprendere cosa ella rappresenta, cosa ha fatto. Ventaglio in continuo movimento, agitato lentamente favorendo il correre di aria fresca contrapponendo al calore della lava, rendendo l'aria stessa respirabile, meno pesante, più favorevole alla condizione salutare del genin <Non ho preso la passione dai miei genitori, non so neanche chi siano. Mio nonno mi ha portato su quella via, cavolo ricordo ancora quando ha creato un pavone davanti ai miei occhi, è stato magnifico> sorridendo perdendo se stesso nei meandri della memoria <In quel momento decisi che anche io ci sarei riuscito> un attimo dura la distrazione perpetrata, un solo attimo prima che l'attenzione torni riversandosi totalmente sulla donna, sull'aspetto di lei, sul lavoro, sul verbo proferito. Flesse le ginocchia abbassando l'intero busto per avere una visuale più chiara, a tu per tu con la rosa; sorriso manifesto sul volto, ampio mostrando quasi la totalità dell'arcata dentale <Sai cosa sprona un bambino a tal punto da spingerlo a superare i propri limiti? Dirgli "ehi, lo sai che quella figura li è della nostra famiglia? Un giorno potresti diventare come lui/lei, se ce l'ha fatta, puoi farcela anche tu"> breve la pausa presa <Non credo neanche per un secondo che ti abbia tenuta all'oscuro di una parentela tanto eclatante. Non parliamo di una mukenin, bensì della decima Hokage della foglia, una donna che negli anni ha fatto la storia stessa del villaggio, surclassando il sesto Hokage, Shikamaru Nara, all'interno del proprio clan. E' stata una donna capace di fare grandi cose, famosa in tutto il mondo ninja> spiegato il motivo per cui tenere all'oscuro la chunin è una mera idiozia a cui non crede per nulla. Il cervello non cessa di girare, attua pensieri su pensieri, considerazioni di vario tipo. Per il momento sceglie di non proseguire attendendo la reazione di lei, il modo di porsi e solo allora avrebbe ribattuto con maggior forza. Annuisce solamente andando avanti, attirando dall'ultima domanda <Non voglio conoscere quelle per cui sono attratto fisicamente, mi basta portarle a letto e fine. No, voglio conoscerti perchè, molto banalmente, mi susciti una sincera curiosità e un'irrefrenabile voglia di sapere e capire chi si nasconde dietro quel viso di ghiaccio che usi come maschera. Ostenti una continua indifferenza impedendo a chiunque di leggerti dentro, mostri poco e parli ancor meno. Io voglio capire il perchè, cosa ti ha portata a diventare ciò che ora sei> semplice quanto efficace il motivo. [C 24/30][Choju Giga I][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

17:32 Furaya:
 Rispondere con “Ichiraku” è assolutamente un must, lo sa anche la diretta interessata. <Sono semplicemente di vecchi principi.> Solleva il mento, convinta delle parole che ha appena avuto modo di pronunciare. Convinta lei, insomma, convinti tutti. <Che locale?> La domanda sorge spontanea giacché potrebbe anche portarci quello scapestrato del suo “compagno”. Come potrebbe definirlo? Terrorista è il sostantivo che più gli s’avvicina, dopotutto. Alla fin fine, è come qualunque ragazzina innamorata che mette costantemente l’eventuale partner di fronte al resto, al primo posto rispetto a tutto. <E perché avresti dovuto sentire il mio nome nel quartiere di Konoha?> Aggrotta le sopracciglia, portando appena il capo a flettersi da un lato per meglio scrutare l’interlocutore. Le domande che le sta rivolgendo non sono quelle più idonee – secondo lei. E’ come se sapesse qualcosa e si ostinasse a girarci attorno pur d’arrivarci il prima possibile e con risultati personali. <Sono una kunoichi, ma non godo di chissà quale fama. Come ben saprai, i ninja non son ben visti dalla popolazione di Kagegakure.> Si stringe nelle spalle, esternando una spiegazione che le sembra quanto più ovvia possibile, visto che anche Kan vive in quel territorio e dovrebbe dunque conoscere la mentalità di chi ci vive. E’ impossibile per lei conoscere la verità, ossia che quegli ha dormito per ben due anni, assopito in un coma profondo. S’è risvegliato da poco tempo. La domanda successiva la mette un po’ a disagio. Deve trovare in fretta una risposta da potergli dare mentre cerca di far prendere la forma prestabilita al metallo incandescente prima che si raffreddi. In base alla potenza che ancor possiede, nonostante il riposo forzato per dieci anni – in un certo verso, è stata in coma anche lei, dovrebbe essere poco più forte d’un Genin. Non è assolutamente al pari d’un Jonin, altrimenti sarebbe capace d’evocare il Drago dell’eterno dolore. Ha fatto ovviamente dei test per cercare di capire fin dove potesse spingersi. <Chunin.> E’ la spiegazione più ovvia che riesce a darsi. Impossibile catalogarsi più in basso – poiché altrimenti non sarebbe capace di compier alcunché, ma neanche troppo in alto per via dell’incapacità d’utilizzo d’alcune tecniche. L’analisi che lui fa a proposito del bianco la lascia per un attimo pensierosa. N’è in realtà incuriosita, quindi sposta l’attenzione nei di lui riguardi per un istante, soppesando quel che ha appena sentito dirgli. <Commenta pure, se vuoi.> Fa spallucce, fingendo che ciò non le interessi affatto e preoccupandosi piuttosto di tornar a batter il ferro finché è caldo – non a caso. Mostra comunque una forza piuttosto basica, dal momento che è costretta a sforzarsi un po’ più del dovuto. Non è certo quella d’una volta, purtroppo. Le gote si tingono d’un rosso acceso quand’ecco che le svela cosa intendesse dire con il termine “toy boy”. Stenta a crederci che abbiano coniato un termine anche per questa preferenza. <Non è assolutamente vero!> Stacca, stacca! Ci stanno tracciando! Ci hanno sgamato in pieno! E’ il momento d’usare la cortina di fumo e sparire immediatamente dalla circolazione. <Insomma, ne dimostrava di più – ecco.> Come no, inventiamoci la scusa che le abbia mentito sull’età, rivelandosi soltanto successivamente per chi è davvero. Al contrario, n’era abbastanza consapevole, d’altronde conosceva tutte le informazioni su di lui ben prima che accadesse qualcosa di sconveniente. Alla fine, ha semplicemente voluto provare quello per il quale anche Mekura s’era in precedenza venduta. <Deve essere stata sicuramente una bella esperienza.> Riferendosi alla capacità del nonno di creare un pavone, di disegnarlo e di mostrarlo al nipote tramite l’innata che anche in Kan è andata poi risvegliandosi. Per la prima volta dall’inizio della loro conversazione, tira fuori la parvenza d’un sorriso. Sospira, poiché il Sumi si dimostra essere esasperante per quanto riguarda la discussione e le domande inerenti alla plausibile parentela di Pakkurida con la Decima Hokage. <Senti, ti ho detto quel che so> S’imbroncia, evidentemente infastidita dal suo esser pedante nei propri confronti. <se mia madre me l’ha tenuto nascosto – ed è ancor da vedere se fosse vero, non te lo so dire. Può anche darsi che tu ti stia semplicemente sbagliando.> Come ha detto in precedenza. Torna a stringersi nelle spalle e ad adocchiare gli artigli che stanno prendendo man mano forma, affinché diventino esattamente l’arma che vorrebbe che fosse. Spera che quanto meno Keiga ne risulti essere contenta e soddisfatta. All’ultima considerazione altrui, l’unica risposta che riesce a dargli la reputa oltremodo ovvia. <E’ la vita che mi ha resa quella che sono.> Enigmatica al punto giusto, la qual cosa potrebbe risvegliare nel Sumi una ulteriore curiosità – esattamente come sono andati avanti fino a questo momento. [ Chakra: 35/50 ][ Hijutsu Yoton II ]

18:20 Kan:
 Vecchi principi, un'insolita frase senza alcun vero senso nel contenuto. Non riguarda una questione di vecchiaia, solo di mera abitudine difficile da scacciare preferendo un usato sicuro alle novità del mondo. Non può biasimarla, in pochi posseggono il coraggio di sperimentare per davvero la vera essenza della vita, cosa essa può dare, fornire, le numerose esperienze pregne di vita, da assaporare, scrutare nel profondo dell'animo <Te lo dirò quando e se accetterai un mio possibile invito, un giorno> non rivela nulla di quel posto, necessita dell'esclusiva per portare avanti un piccolo piano partorito dalla geniale mente dell'albino. Semplice eppur lineare, convinto di poter riuscire in un'impresa piuttosto ostica nei confronti di una donna paragonabile ad una stele di ghiaccio priva di vita, imperscrutabile. Tutta apparenza, la realtà risulta ben diversa, solamente uno sciocco provvisto di paraocchi non riuscirebbe nel vedere l'ovvietà della situazione <Anche io lo sono, e allora? Mi dovrei forse crocifiggere l'anima perchè alla gente non piace quello che faccio e sono? Si fottessero i giudizi degli altri, questo è il segreto per vivere. Alla fine ti criticheranno sempre, perciò, pensassero ciò che vogliono, tanto fanno comunque affidamento su di noi quando hanno bisogno di aiuto. Possono chiamarci Anbu, agenti della shinsengumi ma la verità è solo una, siamo ninja, tutti e tali rimaniamo> pensare troppo al volere della gente riduce l'ampia gamma di libertà di cui l'essere umano è provvisto. Ognuno pensa a se stesso, lasciar trasparire indifferenza verso ogni critica, faccia strana, il solo modo per riuscir a trarre divertimento dall'ostico periodo storico in cui verte il mondo ninja, fatto di razzismo e pregiudizi oltre ogni dove. L'altrui lavoro prosegue portando innanzi persino una risposta secca, diretta su un grado non certamente basso <Mh, comprendo> null'altro si evince dal verbo dell'albino nonostante il dubbio alberghi in lui or più che mai lasciando crescere un sospetto; il tempo avrebbe concesso lui ogni possibile risposta, bisogna soltanto attendere, pretendere di avere pazienza lasciando agli eventi la possibilità di far il loro corso nonostante svariate siano le idee partorite sul modo di agire <Voglio ma per una questione di delicatezza, non lo faccio> chiudendo il discorso, rendendolo nullo su ogni fronte possibile per essere proseguito nonostante l'altrui curiosità. Incredibile come tali situazioni possano portare ad un senso di moralità di più ampio respiro, solamente riconducibile alla totale inconoscibilità di Mattyse, unico fattore come sua salvezza dall'essere spettegolato a più riprese. Sopprime una vigorosa risata alla reazione dell'affermata chunin colpendola profondamente, notando una prima e sincera reazione di imbarazzo <Certo, lo hanno detto pure quelle più grandi con cui sono stato ma intanto ci sono state> non le crede in questo, neanche per un singolo secondo eppure il discorso non ha proseguo, lasciando il silenzio stampa come mero contorno <L'esperienza più bella è stata quando sono riuscito da solo nella creazione> soddisfazione personale padroneggiando la propria abilità innata, non perfettamente ma è comunque in grado di farlo riuscendoci grandemente. Nota il sorriso sul viso, esattamente come si evince l'insofferenza causata dal proprio verbo continuo <Dubito, io non sbaglio mai ma tant'è, sono solo parole, è inutile infastidirsi> superiori arti lievemente allargati rabbonendo la donna con parole di conforto. Schiarimento della voce, inferiori arti allungati riportando se stesso in piedi, stirando i muscoli corporei <Scusa la franchezza ma anche un po' grazie al cazzo che è stata la vita> di certo il colpevole non è un albero <Il mio interesse è capire cosa la vita ti abbia fatto, chi ha portato sul tuo cammino per renderti ciò che sei> entrando maggiormente nello specifico <Ma questi sono argomenti per una futura, si spera, conversazione> non chiudendo nulla, aprendo soltanto svariate parentesi <Io vado, ti lascio lavorare Pakkurida Yoton, chunin di Konoha> bieco sorriso lanciato incominciando nel moto, scostando il corpo portando il cammino verso il quartiere Konohano <Ah, tra meno di due ore togli la rosa dai capelli o si sporcheranno di inchiostro> ultimo verbo lasciando, infine, la rosa al suo lavoro. [END]

20:10 Furaya:
 Del resto, non era altro che una battuta, una frase pronunciata con un bel pizzico d’ironia. A quanto pare, non tutti riescono ad arrivarci con la stessa facilità! <Ci penserò.> A proposito dell’accettare o meno un invito da parte di Kan dal momento che non lo conosce abbastanza. Invero, anche con Ryoma è andata più o meno così, ma quegli aveva comunque fatto presente come sentimentalmente fosse preso da tutt’altro individuo. Quindi, era anche abbastanza palese che non fosse interessata a lei se non sotto forma di mera curiosità, a differenza del modo in cui s’è posto l’albino. <Infatti, non m’interessa dell’opinione della gente. Tuttavia, è per rispondere al motivo per il quale io non sia così famosa come ti aspettavi che fossi.> Sta cercando di seguire il suo ragionamento abbastanza da riuscire ad ottenere anche una visione del suo insieme e del motivo per il quale si spinga a tanto per ogni argomentazione. In breve, si rivela essere un cagacazzi di prima categoria. Smette di martellare gli artigli, i quali son divenuti qualcosa di vagamente simili a questi ultimi, pur dovendoli affilare e trovar un guanto nel quale fissarli in maniera ottimale. Decide di agguantare di nuovo il fuda dal quale li ha estratti. Poggia la mandritta sugli attrezzi che si premura di mettere l’uno vicino all’altro, poggiando invece la gemella sul fuda nel quale ha intenzione di sigillarli. Convoglia il Chakra lungo ambedue gli arti superiori, in maniera tale che possa condurlo all’esterno tramite gli tsubo e riuscire nel proprio intento. Il suo lavoro per oggi è terminato, tant’è che si premura di disattivare anche l’innata onde evitare di causar qualche strage, dimenticandosela attiva. <Come preferisci.> A proposito del commento che vien opportunamente evitato dall’altro, come se non volesse in alcun modo generar zizzania, seppur abbia instillato la curiosità e la necessità di richiesta da parte della rosata. Quest’ultima è tuttavia parecchio orgogliosa, quindi non s’azzarderà a chiedere s’è esattamente quello che lui vuole. Non gliela darà vinta così facilmente. Ci saranno sicuramente altre occasioni nelle quali poter disquisire con il diretto interessato, nonché con il Senjuu. <È un discorso differente!> Si sta arrampicando sugli specchi. È conscia del fatto che Mattyse abbia appena diciott’anni, mentre lei ne ha ben trentuno. Son tredici anni di differenza, non pochi. Infatti, queste differenze si vedono soprattutto nelle decisioni che il bianco prende a discapito della rosata, l’atteggiamento infantile che lo contraddistingue quando è arrabbiato e smette di pensare lucidamente. <Vedremo chi dei due ha ragione, allora.> In merito alla vicenda della quale hanno prima parlato. Può anche provare ad indagare come no, d’altro canto lei non ha fatto altro che cercare di pararsi il culo. Tuttavia, ha comunque cercato di sfruttare al meglio gli insegnamenti passati e fingere d’essere qualcuno che appunto non è. <Buona serata, Kan.> Lo saluta così facendo, alzandosi a sua volta in piedi per abbandonare il luogo. Un’ultima occhiata nei dintorni, sincerandosi che lo stalker non s’azzardi a seguirla, dopodiché sparirebbe in direzione della casa di Tachiko. [ EXIT ]

Kan si ostina a cercare di capire tutto di Fru, la quale invece tenta di nascondere in tutti i modi la sua vera identità mentre costruisce gli artigli per Keiga.