Kan riceve una convocazione ufficiale da parte del direttore dell’ospedale. Il giorno dopo il suo risveglio, ha avuto l’ardire di contattarlo per avvertirlo di una situazione un po’ particolare. E dal momento che non è stato l’unico ad inoltrargli una richiesta del genere, ha pensato di comunicare quanto meno con colui che vorrebbe entrare a far parte dell’Organizzazione Mondiale dei Medici. Quindi, lo attende nell’ufficio al quinto piano, nel reparto di cardiologia. Una volta raggiunto il quinto piano, egli dovrà semplicemente prendere a sinistra il corridoio che si estende per almeno una decina di metri – se non di più. L’ufficio è praticamente all’ingresso, quindi non dovrà neanche camminare più del necessario. La porta bianca è direttamente sulla sinistra, con un tesserino recante “Reparto di Cardiologia – Direttore sanitario: Kenshi Aburame”. L’uomo gli ha scritto che l’avrebbe atteso all’interno del suo ufficio all’orario attuale, motivo per il quale è comunque in perfetto orario a meno che non si fermi a guardare qualche infermiera aitante che ne attiri in qualche modo l’attenzione. Per il momento, data anche l’ora, non v’è un grosso via vai di gente né di medici od infermieri. Tutto sembra tacere ed essere piuttosto silenzioso. L’odore di disinfettante nell’aria giunge rapido alle narici del giovane. Sulla destra, vi sono delle finestre che danno all’esterno dell’edificio mostrando un piccolo giardino interno della stessa struttura. Niente di chissà che, tuttavia era giusto notificare la visuale che si ha dal piano superiore. L’email ricevuta dal direttore verteva circa l’incontro colloquiale, senza specificare chissà cos’altro in merito poiché – a quanto pare – preferisce incontrare di persona il diretto interessato, discutendo a quattr’occhi. [ Ingresso OMM – Chiusa ]
Giunto al quinto piano, bussa tre singole volte alla porta e attende un responso dall’altro lato che giunge nel breve tempo. <Avanti.> Esordisce l’interlocutore, permettendogli dunque d’entrar nella stanza adibita ad ufficio. Una volta all’interno, può notare come si tratti d’un ufficio fondamentalmente minimal: una scrivania bianca è posta di fronte alle finestre e parallelamente alla porta d’ingresso; due sedie anch’esse bianche con telai color legno anticipano la scrivania. Dietro quest’ultima, una normale sedia da ufficio nera con schienale e braccioli occupata da un ragazzo che potrebbe avere qualche anno in più di Kan – a giudicarlo esteticamente, sulla carta potrebbe rivelarsi sicuramente ben diverso. Andiamo però con ordine. Sulla destra dell’ingresso, vi sono degli scaffali contenenti dei referti e delle cartelle cliniche: si tratta d’un mobile con vetrate trasparenti che è tenuto chiuso a chiave per ovvie ragioni. Sulle pareti di sinistra, vi sono appesi svariati attestati appartenenti ovviamente al diretto interessato, quel direttore dai capelli bianchi che sta or ora fissando l’interlocutore girandosi per la bocca un lecca lecca che lascia nell’aria un vago odore di limone. Indossa un camice bianco con il doveroso badge affisso al taschino sul pettorale sinistro, recante il nome esposto anche all’esterno dell’ufficio, nonché la nomina di Direttore generale. Al di sotto del camice, è possibile intravedere una camicia bianca, i cui primi due bottoni son lasciati aperti onde evitar che il caldo gli rechi qualche fastidio, ed un paio di pantaloni neri sorretti da una cintura d’egual cromia. Non s’alza neanche in piedi, passandosi una mano tra i bianchi ciuffi e scostandoli da un lato, indicandogli con la mano libera una delle due sedute sulle quali è per lui possibile prendere posto. <Prego, accomodati. Piacere di conoscerti, il mio nome è Kenshi Aburame.> Dunque, anch’egli è originario di Konoha, privo comunque di coprifronte o di chissà quale legame affettivo con il suo distretto. Lo squadra per un attimo, aspettando che questi possa prendere posto. <Da dove vogliamo iniziare?> Domanda, piegando il busto in avanti e poggiando i gomiti sulla scrivania. Solleva le braccia, incrocia le dita tra di loro e assume una posizione quanto più comoda, col mento posato sui dorso d’ambo le mani come se niente fosse. [ Ingresso OMM – Chiusa ]
Il direttore presta attenzione alle parole pronunciate dall’interlocutore, passandosi il lecca lecca da un lato all’altro della bocca come se niente fosse. Ne attende un responso avendogli rivolto quelle parole, mantenendosi ovviamente pacato e al contempo attento. Non si perde neppur una parola dell’interlocutore nell’istante in cui questi riprende a parlare. <Sì, ho letto la tua cartella clinica.> Spiega al di lui indirizzo, senza però rivelargli alcunché. Qualora ne sia interessato – insomma, ha la bocca per parlare e per rivolgergli una domanda. D’altronde, son lì per chiacchierare e per prendere in considerazione la candidatura spontanea del ragazzo. <Sulla paga, non posso assolutamente contraddirti.> Si lascia scappare una piccola risata, schiarendosi subito dopo la voce per cercare di ritrovare equilibrio e mantenendo una posizione tale da sembrar quanto meno un direttore e non un presunto scappato di casa. Annuisce, adocchiando per un attimo lo schermo del computer in stand-by. <Nella tua e-mail, avevi anche parlato d’un caso particolare.> Ammette, piegando la testa da un lato e facendosi per un istante poco più serio, aspettando proprio le spiegazioni che quest’ultimo potrebbe dargli in merito al reclamo nei confronti del Dottor Rasetsu. Inoltre, raddrizzando la schiena e poggiandola a ridosso dello schienale, mantiene comunque l’attenzione su Kan. E’ interessante avere a che fare con qualcuno che ha già ben chiara la situazione, nonché il suo ruolo. <E’ altamente probabile che tu debba fare la spola tra l’ospedale del distretto konohano> Nel quale adesso si trovano. <e in quello del settore kusano.> Alla fine, adoperando i giusti mezzi per lo spostamento, non risulta essere troppo complicato. D’altro canto, i medici non sono mai abbastanza nel settore – si ha sempre bisogno d’un paio di mani in più. <Prima di passare oltre> Evidentemente, ha per lui in serbo qualcosa di particolare che però non vuole ancora rivelargli. <dimmi: cosa ricordi del giorno in cui ti sei addormentato per due anni?> Interessato a sua volta, tamburella adesso con i polpastrelli sulla superficie del tavolo. Cos’ha in mente per lui? [ Ingresso OMM – Chiusa ]
Il Genin pone domande in merito alla cartella clinica. <A seguito d’un trauma cranico> Avvenuto, proprio come dice l’altro, a seguito d’una botta in testa piuttosto forte. <hai subito una emorragia celebrale.> Spiega rapidamente al suo indirizzo, gesticolando con la dritta e mantenendo un’espressione pacata ma al contempo seria. <Ciò ha causato una perdita delle tue facoltà cognitive, inducendoti in uno stato vegetativo per i due anni a venire.> Non è niente di troppo complicato, a quanto pare. Una semplice reazione del corpo al relativo trauma cranico subito. <Semplicemente, hai avuto bisogno del tuo tempo per riprenderti. E sono stupito del fatto che la tua ripresa sia stata tanto veloce.> Ammette ad alta voce, sorridendogli e mettendo in mostra la dentatura perfettamente allineata. Non si direbbe considerando che gira tutto il tempo con una stecca di lecca lecca tra le fauci. <L’unica cosa che sappiamo per certo è quanto mi hai raccontato anche tu adesso.> Si riferisce all’assalitore anti – Kagegakure che a quanto pare ha colpito sia Kan che la sua amica Kushina, seppur non si abbiano notizie a proposito della ragazza in questione. Passando a tutt’altro argomento, l’uomo dal bianco crine – tanto quanto Kan – ascolta con interesse quel che vien pronunciato dal ragazzo di fronte a lui. <Allora> Inizia, schiarendosi la voce per mantener un tono quanto più serio possibile a prescindere dalla situazione che, in altri contesti, l’avrebbe per altro anche fatto ridere se consideriamo che si tratta di vestire un paziente da pagliaccio. <purtroppo, non ho prove a mio carico. Si tratta della tua parola contro la sua, almeno per quanto riguarda l’orribile scena che mi hai propinato.> Riferendosi immancabilmente alla possibilità di stuprare dei pazienti ricoverati in stato comatoso o vegetativo. Non vuole neanche pensare ad un’eventualità del genere. Qualunque essere umano sano di mente non potrebbe mai essere d’accordo di fronte ad una pratica simile. Tuttavia, Rasetsu non è una persona normale e questo – bene o male – lo sappiamo tutti quanti. <Per quanto riguarda l’averti vestito da pagliaccio, ti chiedo scusa dapprima a nome mio e dell’ospedale. Non è stato sicuramente un atteggiamento maturo neanche lavorativamente parlando.> China appena il capo in segno di rispetto e di scuse, giustamente – non si tratta certo d’una presa in giro tra amici che si sarebbe potuta risolvere bene o male con una pacifica discussione. <Inoltrerò un provvedimento verbale nei suoi confronti. In merito alle minacce, potrei pensare anche ad una multa da fargli pagare ai tuoi danni. Ti terrò aggiornato.> Specifica, mantenendo tutt’ora l’attenzione nei riguardi altrui rialzando gl’occhi chiari dal tavolo, a causa del precedente inchino per scusarsi del comportamento d’un suo dipendente. Sospira, si passa una mano tra i capelli prima di riprendere il discorso. <Qualora tu voglia indagare dall’interno, potresti controllarlo da vicino. Posso fare in modo che tu lavori a stretto contatto con lui> Spiega, gesticolando appena con l’ausilio della manca come se fosse stanco di far fronte ad una questione tanto delicata. <dopodiché, potresti collaborare anche con l’agente scelto Manami e se ne occuperà chi di dovere.> Bofonchia ancora, aspettando una possibile risposta affermativa da parte di Kan. <Cosa ne pensi?> Hanno un accordo? Può funzionare? [ Ingresso OMM – Chiusa ]
Kenshi si limita ad annuire in un primo momento. In effetti, la risposta del cervello potrebbe essere stata immediata, spinta anche dalla forza di volontà dell’individuo che voleva a tutti i costi riuscire nell’impresa di riprendersi in tempo breve. <Come ti stavo dicendo, non ero di turno quel giorno e non ricordo niente di particolare. Insomma, vediamo pazienti ogni giorno.> Ma sicuramente un soggetto che finisce in coma a causa d’un trauma cranico non passa inosservato. Sono quelle vicende che ti ricordi perché – magari – è successo durante una pessima notte di pioggia o durante una giornata impegnativa che sembrava non finisse più. <Ciò che posso consigliarti è di domandare in giro tra i colleghi. Magari, qualcuno di loro era di turno quando sei o siete arrivati.> Si stringe nelle spalle, non sapendo in alcun modo come poterlo aiutare: va oltre le sue possibilità. Tamburella di nuovo con le dita sulla scrivania, prima di riprendere a parlare per concludere il discorso relativo alla sua amica d’infanzia. <Forse la tua amica è stata ricoverata in un altro ospedale, mi duole dirlo ma potrebbe anche darsi che non ce l’abbia fatta. Ti conviene iniziare ad indagare.> Non vuole in alcun modo risultare pessimista, tuttavia è una considerazione che anche Kan deve fare presto o tardi. <Ci sono molti problemi legati al trauma cranico, tra i quali anche la perdita di memoria o lo stato vegetativo.> Sta a significare che forse è ancora bloccata nel lettino d’uno dei due ospedali – o peggio dei laboratori. Chissà. Le varianti sono molte, quindi bisogna soltanto iniziare a cercare da qualche parte, anziché arrendersi. Schiocca le labbra tra di loro, rese appiccicose dal limone e dalla caramella che ne ha il sapore e l’odore indistinguibile. <Guarda, preferisco non immaginare niente del genere.> Un brivido gli risale lungo la colonna vertebrale poiché in nessun modo riesce a pensare che qualcuno sia tanto depravato da comportarsi in questo modo. <Ad ogni modo, restiamo così. Tienilo sotto controllo, io non gli riferirò nulla del fatto che avrà un collega a stretto contatto.> Esattamente come Kan ha preferito che facesse. D’altronde, potrebbe anche pensare di darsi malato – qualora fosse vero il timore del Sumi, in effetti, non sarebbe impensabile che adotti un comportamento del genere. Bisogna pensare con larghe vedute per esser sicuri di batter qualcuno prima che faccia qualche mossa avventata. <Aggiornami periodicamente.> Aggiunge, prima di rifilargli sotto il naso il modulo d’iscrizione nel quale ha necessità di inserire nome, cognome, data di nascita ed eventuali altri tratti caratteristici di sé stesso. <Benvenuto nell’organizzazione mondiale dei medici!> Sancisce. Lo lascerà andare soltanto da lì poco, dopo aver terminato di stilare quel documento ed avergli dato gli ultimi accorgimenti utili per la mansione che andrà a svolgere – a prescindere da Rasetsu. [ End Ambient ]