La squadra
Free
Giocata del 26/05/2021 dalle 15:05 alle 19:40 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Ingresso] La giornata scorre ordinaria, con un meteo sereno che scandisce il clima del primo meriggio della cittadina delle ombre. Alla volta dello studio artistico del Tatuatore Otatsu, il Colosso della Nuvola fa la propria apparizione, animando in questo modo la scena. Mastodontico, si mostra in quella sua mole imponente, vestita con abiti comuni, ovvero un completo scuro costituito da una giacchetta leggera aperta ed un paio di pantaloni semplici; il tutto viene spezzato al tronco dalla camicia bianca, lasciata sbottonata sul davanti, da cui si riesce ad intravedere la parte frontale del busto, dove s'appoggia una cordicella a catena doppia, con delle dog tags ed il pendente dei cacciatori di taglie, ovvero una testa di lupo interamente nera incastonata in un tondo. Ai piedi, scarpe a collo alto sempre chiare. Sulla fronte, una anonima fascia che gli raccoglie i lunghi dreadlocks bruni fino alle spalle, mentre alla vita, una tasca porta oggetti contiene al suo interno un set di fumogeni, una bomba flash ed i tonici di recupero chakra e vigore. Alle mani, un paio di guanti a mezzo dito tipici da shinobi, rinforzati da due placche di acciaio sui dorsi. Ultime cose con sé, saranno i pochi effetti personali, tra cui il cellulare nella tasca destra. Chakra non impastato, mantenendosi ancora in assetto di quiete. Uno sguardo al cellulare, verificando che la posizione fosse corretta, aiutandosi anche attraverso le info rimediate sul web e attraverso i social. Se sarà riuscito a raggiungere il posto, esaminerà il luogo, procedendo col tentativo di ingresso, senza particolari cerimonie e/o tentativi di occultazione, muovendosi in modo trasparente e visibile alla volta della bottega, qualora l'accesso fosse libero. [Chakra off][Guanti Ninja][Fianco sx: Tasca Portaoggetti (Flash Bomb x1; Fumogeni Set x1; Tonici HP/CHK)] [Studio] Il lavoro è al centro della vita, vivere di aria è tutt'ora impossibile, ancora non viene utilizzata come mero metodo di pagamento, ciò lo porta a cimentarsi in quello che gli riesce meglio, la sofisticata arte del disegno su ogni tipo di tela, passando dalla semplice carta al ben più complesso corpo umano. I lavori vengono esposti in bella vista a ridosso della vetrina, simboli, figure mitologiche, ritratti fatti a coloro che incrociano la sua via imprimendo la loro essenza nella memoria dell'Otatsu. Non di sua proprietà tale studio, appartenente a qualcuno di ben più in alto, poco importa purchè la paga giunga alla fine del mese o alla fine di una semplice commissione portata avanti da qualche cliente. I disegni appesi sulle vetrine sono molteplici tra cui i ritratti di Pakkurida, Sango ed Ekko; molto recenti ma essi risultano soltanto i primi del lotto, in futuro ne avrebbe creati altri, più complessi e specifici. L'interno dello studio è di semplice fattura mostrando la presenza di due stanze, una di ingresso abbastanza larga da contenere una scrivania con pc acceso, una scrivania per il disegno illuminata da una lampa riposta sul bordo più in alto della suddetta; alle pareti vengono esposti i disegni del proprietario dello studio, foto di clienti soddisfatti del trattamento ricevuto mentre nella seconda stanzia è presente il lettino con tutto l'occorrente per svolgere un lavoro pulito ed efficace. L'azzurro siede dietro la scrivania, intento nel disegnare una nuova opera da proporre a chiunque passi da li decidendo di entrare, matita nella destrorsa, mina puntata sul foglio di carta mettendo su essa vari schizzi di possibili progetti futuri. Vestito con quelle solite vesti blande, molto formali formate da un lungo pantalone color del latte coprendo le inferiori leve e un paio di sandali shinobistici di misera fattura; una giacca del medesimo color dei calzi sosta sul busto coprendo gli arti superiori, cerniera chiusa fino all'ombelico lasciando scoperti petto e parte del ventre. Capelli corti e brizzolati delineano il capo del genin concludendo con quella maschera, una mandibola umana posata sul lato destro del volto, nascondendo il doloroso passato da egli vissuto e un occhio attento può denotare come, vicino al labbro, sbuchi una minuscola porzione di cicatrice, insignificante per molti ma tutto per lui. L'attenzione posta viene distolta dall'ingresso di una figura <Buongiorno> posano la matita, volgendo il viso verso l'ingresso <Posso far...> bloccando il verbo dinanzi alla figura di Ekko appena entrato, senza alcun tipo di problema <Sei qui per un tatoo o per altro?> sollevando il corpo dalla sedia innalzandosi nel suo metro e ottanta. [Ingresso] Occhi che vengono rapidamente attirati dalle raffigurazioni di Furaya e Sango, soffermandosi su entrambe, in ordine, un po' di tempo: probabilmente, l'Ishiba lo rapisce dei frangenti in più, lasciandolo per un momento assente, l'aspetto distante, così come la stessa mente fa un rapido viaggio altrove. Dopo un sospiro profondo, che sembra spingere via anche la propria panoramica da quelle raffigurazioni artistiche, una volta carezzata anche la propria con aria soddisfatta e divertita, si inoltra nello studio. La propria postura è imponente, dovuta in particolar modo all'aitante corporatura che ne caratterizza l'apparenza, definita da un tronco scultoreo, spalle belle larghe che si aprono in un petto altrettanto voluminoso, una rappresentazione erculea di muscoli, passando dai pettorali fino a proseguire con le braccia, due vere e proprie spranghe di granito. Quella potente complessione di scipionica vigoria, poggia su due gambe forti, robuste, vere e proprie travi, il cui allenamento è indiscusso, e visibile anche se fasciate dagli abiti inferiori, dato lo spessore dei quadricipiti, e tutto quel complesso che restituisce indiscutibilmente una sensazione di solidità; anche perché sono slanciate, quelle leve inferiori fanno per lanciare la figura del Bronzo Kumese verso l'alto, lasciandolo ergere per oltre il metro e novanta di altezza. < Bella Broh. > un cenno del capo, in atteggiamento informale di saluto nei confronti dell'azzurro. < Mah, in verità passavo giusto per. Spero non ti dispiaccia o disturbi. > scrollata di spalle. < Però ho visto i disegni fuori. Sei in gamba. > accennando agli schizzi esposti. < Ci sei andato poi a cena con la tipa dai capelli Rosa? > rammentando quell'invito che si scambiarono i due nell'occasione nella quale il Kokketsu e la ex Decima Kage si sono conosciuti, anche tramite lui. Gravita nelle prossimità di Ryoma, a circa 3 metri di distanza più o meno, abbastanza al centro della sua bottega, dandosi un'occhiata in giro, senza però negare la corrispondenza visiva con l'interlocutore nei momenti opportuni di dialogo. {Chakra Off}{Stessi Tag} [Studio] L'improvviso arrivo del nigga impone al viso dell'azzurro una certa sorpresa, squadrando la figura non è mai pervenuta l'impressione di essere un tipo dedito a questo passatempo. La vita porta con se una dose di sorprese impressionanti ma potrebbe benissimo aver frainteso le intenzioni altrui, dopotutto la conoscenza tra i due non è pregressa ne approfondita da poter parlare con estrema sicurezza. Il geniale intelletto in suo possesso gli consente di giungere a deduzioni quasi sempre corrette ed efficaci, difficile è la possibilità di sbaglio eppure non resta che attendere il giungere della risposta richiesta ad una semplice domanda, banale in superficie ma il messaggio contenuto in essa, per le acute menti, risulta palese e diretto. Innalzato comincia a muovere il passo per lo studio portando il corpo verso la scrivania di lavoro, in assenza del capo tocca all'Otatsu gestire clienti, ordinazioni e commissioni lasciando che il taijutser esponga le motivazioni in suo possesso. Verbo giunto all'udito, ascoltato con modesta attenzione senza nulla dire se non un minimo cenno del capo per il saluto del tutto informale, poco consono al blando legame che li lega; niente viene ribattuto se non al motivo per cui il piede viene messo nello studio <Il primo pomeriggio è sempre vuoto, il disturbo è relativo> magari da quell'incontro può riuscire a strappargli qualcosa, deve solo comprendere cosa possa piacere all'altro, abbastanza da spingerlo a spendere una cifra abbastanza cospicua <Disegno fin da bambino, un modo come un altro per estraniarsi dalla realtà in cui si vive> flashback attraversano la mente, ricordi di un'infanzia distrutta, infusa di sangue e oscurità senza gioia o amore, solo tristezza e dolore. Non un lamento, solo ringraziamento per il modo in cui è venuto su, forgiato nel corpo e nell'animo per adempiere ad uno scopo più in alto e importante di lui. Cobalte portato sul volto del nigga, osservandolo silente qualche momento <Si, una donna interessante e avvenente, persino per uno come me> e le inclinazioni a cui fa affidamento da quando è nato <Probabilmente ci sarà un secondo incontro> non specificando nulla di ciò che la mente sta partorendo, i piani per lei e la sua collaborazione. Una donna forte e alleata è esattamente ciò che occorre all'inizio <Dimmi, hai deciso cosa fare alla fine con il locale? Vuoi davvero tentare un infiltrazione di quel tipo?> riprendendo il vecchio discorso e, di conseguenza, quella famigerata chiacchierata da lui proposta. [Ingresso] Increspa le labbra in una espressione di comprensione. < Buono. > breve il commento relativo al fatto che non disturbasse il tatuatore. < Non ti volevo stare tra le scatole. > aggiunge conciso, ed in modo chiaro, chiudendo così la parentesi dal proprio canto. < Capisco. > lieve battito di ciglia, guardandosi attorno, adocchiando un po' gli interni, qualche altro dipinto, resoconti dei lavori da lui effettuati, esposti in quella mostra che oltretutto pubblicitaria delle qualità del giovane in quel mestiere. < Un modo parecchio interessante. Lo fai anche in maniera capace. > complimentandosi con l'Otatsu per le sue capacità artistiche. < Vero, eh? > riguardo a Furaya, apprendendo di quel fugace rendiconto riferitogli in risposta alla propria curiosità, esternata poco prima. < Piace molto anche a me. > confessa, con totale leggerezza. < ... Ma ahimé è praticamente blindata. Impegnatissima. > sospirando, in una rassegnata accettazione. < E comunque, probabilmente non sono il suo tipo, dai gusti che ha dimostrato. > forse si consola così, con quella spiegazione. < Peccato. Ha un gran bel sedere. > lo dice in maniera giocosa, quanto immancabile quel paradigma a tessere le lodi delle leggendarie HoKiappe. < In bocca al lupo... > ci pensa su un attimo a quell'augurio formulato verso il Kokketsu. < Eh-Eh. > ridacchia, più tra sé e sé, come se qualcosa gli avesse suscitato dell'ilarità. Qualcosa su ciò che è stato detto precedentemente, nell'immediato. < Ad ogni modo... > passando oltre, andando così a trattare il discorso introdotto da Ryoma con la sua domanda finale. < Ci sto pensando, e credo di provarci, sì. > annuisce. < Cercherò di evitare però uno scenario così drastico come quello che hai dipinto tu nella nostra ultima conversazione. > ammette. < ... Non uccido solitamente. Se non estremamente necessario. > dichiara, con una certa fermezza. < E la missione non vale questo tributo di sangue. > esprimendo la sua opinione in merito. < Anche perché sento che non si sono esplorate tutte le strade e possibilità a disposizione. > aria morigerata quella che si conforma sul piglio. < Tu che dici, invece? > domanda conclusiva, restando a fissare Ryoma, zitto adesso. {Chakra Off}{Stessi Tag} [Studio] L'essere soli sul posto lavorativo non rappresenta un male, al contrario, un modo ideale per ramificare un piano senza dar nell'occhio, impedendo ad esterni di intromettersi ed immettendo in esso solo persone adatte, scelte con minuziosa cura, dedite al seguire in maniera pedissequa l'idea dell'azzurro. Osserva la fisionomia in possesso di Ekko, le larghe spalle, i prominenti muscoli capaci di spiccare mettendosi in mostra, creando un'idea su cosa poter disegnare su un corpo del genere, forse essa è presente ma il nero colore della pelle richiede un trattamento differente capace di accentuare i tratti del disegno permettendo ad occhio nudo di vederne sagoma e forma <Non farei questo lavoro se non lo fossi> consapevole dell'abilità in proprio possesso, il disegno è un arte tanto quanto l'omicidio ma meno incline allo sporcare. Qualche passo viene mosso prelevando un foglio con al di sopra un drago da egli disegnato, voltando il busto per porgerlo alla figura del genin <Questo potrebbe piacerti> prima idea, dopotutto, il drago è simbolo di forza, presenza e possanza, tutto ciò che confà l'interlocutore li presente ma l'argomento giunge ad un repentino cambiamento portandosi su Furaya notando in quel verbo il primitivo piacere di un uomo nei confronti di una donna. Qualcosa in più emerge in esso, non un'amicizia semplice, da parte sua vige un'interesse più profondo <Il suo essere impegnata non è un limite quando una sfida da prendere. Se il tuo interesse va oltre la semplice amicizia, nulla deve fermarti, come per ogni altro obiettivo> aiutarlo non se ne parla eppure nasce la curiosità, il desiderio di comprendere se egli possiede la determinazione per andare oltre con la rosa <Io, probabilmente, lo sono> dalla chiacchierata, l'affinità, è emersa senza il minimo margine di dubbio <Ma i miei interessi non sono così provinciali, il piacere che provo nei suoi confronti è meramente mentale, platonico e ideologico> la carne è solo uno sfogo ma in Pakkurida qualcosa viene visto, un'ambizione grande quanto quella dell'azzurro, capace di collidere ed esplodere al solo tocco. Il desiderio ardente di giungere ad un fine ampio. Superiori arti incrociati al petto, spalle più rigide ascoltando le intenzioni dell'uomo nei riguardi del locale. Buonista nei movimenti, il piano fornitogli non vuol essere attuato, poco male, è un'idea che solo uno come l'Otatsu potrebbe applicare. Sospiro prima di proferir parola <Dico che il tempo di fare quella chiacchierata va anticipato, Ekko> labbra allargate in un mesto sorriso mostrando parte dell'arcata dentale <Esistono strade alternative, io ne sto percorrendo una ma non posso farlo completamente in solitaria, le difficoltà sono enormi e seppur consapevole di poterle affrontare tutte, perchè precludermi una via più semplice?> qualche attimo di respiro <Il discorso che ti ho fatto l'altra volta è veritiero, i daimyo sono sicuramente invischiati e se nessuno fa nulla, vuol dire che loro non lo permettono ma se ti dicessi che parte del mio piano è rovesciare questo sistema impedendo il progredire di un simile marcio, tu, cosa risponderesti?> ponendo il primo di molti quesiti. [Su ninjagram si trova il disegno del dragone] [Ingresso] Alza le braccia, allargandole lateralmente, in una specie di segno di resa e scuse, stile meme di Barbieri che dice 'chiedo'. < Giustamente. Osservazione legittima. > sospiro lungo che segue rapidamente quella favella, portandola via con sé nell'aere circostante, disperdendola. Tiene gli occhi sull'Otatsu, che alla fine gli tira fuori un disegno, come fosse una proposta grafica legata ad un possibile lavoro sul di lui corpo. < Ah, un drago. > accoglie quell'idea, annuendo un paio di volte, focalizzandosi sull'immagine offerta. < Davvero molto bello, e ben fatto... > si congratula, manifestando ufficialmente quell'apprezzamento per il concept riproposto. < ... Ma conosco già un amico che ha qualcosa di simile, mi pare. > implicito quanto vago riferimento quello pronunciato poco dopo, andando quindi a declinare l'offerta, restituendo al tatuatore l'offerta di quella tavola. < Uhm... > sulle considerazioni promosse in merito alla questione Furaya, sembrerebbe sostanzialmente d'accordo. < Direi che hai ragione. > flebile ribattuta, accondiscendente. < Probabilmente non sono troppo convinto. > giustifica così quell'atteggiamento, dando una spiegazione alla faccenda. < O forse... boh. C'ho in testa un'altra... > increspa le labbra in una nota dubbiosa, facendosi per un attimo meditabondo. < Ah beh, dimenticavo effettivamente la tua elevazione a riguardo. > sui piaceri provinciali, sul considerare le donne come un mero oggetto di accoppiamento, e quant'altro che lo stesso azzurrino ha avuto modo di far trasparire nelle molteplici occasioni in cui la sua attitudine seriosa e fredda si è trovata a contrapporsi a quella più alla mano e caliente del Boogie Man Kumese. Affronta il tutto con una certa ilarità, prendendola con spirito positivo e sostanziale divertimento. < Mh? > sbattendo le palpebre varie volte, quando l'altro riferisce di voler anticipare quella chiacchierata che gli ha accennato di voler fare. < Se lo ritieni opportuno. > non sa di cosa si tratta, quindi non sembra essere preoccupato di quel cambio di tempistiche. < Visto che già sto qua. > si può approfittarne, sostanzialmente. < Ah sì, ricordo. > facendo per richiamare alla memoria quella considerazione condivisagli dal Kokketsu. < Beh, broh, l'hai detto anche tu, dopotutto. E' sempre la solita storia. > prendendo un lungo sospiro, riagganciandosi stesso alle parole menzionate dall'interlocutore in quella occasione rispolverata. < Ti chiederei: a pro di che? > il suo dubbio è molto semplice, limpido. < Kagegakure, tutto sommato, sembra funzionare, con tutte le schifezze che ci sono. > cerca di studiare le motivazioni che sembrano spingere l'azione dell'altro verso quella direzione. < C'è qualcosa che sai, di cui sei al corrente, che motivi un'azione del genere? O hai qualche sensazione, pensi che ci sia una valida ragione per fare tutto ciò? > non è astioso quell'interrogatorio, bensì incuriosito, analitico, date le perplessità formulate, non banali. < Tieni conto che non è una cosa facile. E' dei Daymo che stiamo parlando. C'è anche la Shinsengumi di mezzo. > insomma, non è comunqnue una cosa facile, quella che si sta prospettando di fare. {Chakra Off}{Stessi Tag} La bravura in qualcosa, se redditizia, va esternata portandola al pubblico per poter esser apprezzata in modi diversi, più ampi e marcati. Il lavoro del neo Kokketsu consiste nel vendere esattamente quello, opere di vario genere, disegni nelle arti più disparate, pastello, matita, cera, pennello, tutto risulta alla portata dell'azzurro ma queste rasentano la futilità più pura, poco importanti quando si ha un fine più grande capace di oscurare tutto quanto. Il drago, portato all'attenzione dell'altro, viene complimentato, poca la sorpresa di ciò, consapevole del piccolo capolavoro mitologico messo giù ma esso viene riportato indietro, rifiutandolo non elegantemente ma senza esporre dissenso in merito. Destro braccio avanza prelevando l'opera la quale vien poggiata sulla scrivania insieme alle bozze di tutte le altre <Proverò qualcos'altro> resa non contemplata, qualcosa di più adatto all'uomo sarebbe sicuramente stato partorito dalla mente dell'azzurro, solo questione di tempo. Inclinazione destra assunta dal capo con Furaya ancora al centro della discussione <Chi è l'altra che occupa i tuoi pensieri? Se non sei convinto di una donna come Pakkurida, allora deve essere interessante> scatenando, conseguentemente, l'interesse dello stesso genin la cui attenzione viene innalzata <Non solo ma non serve che ti spieghi> ha visto con i suoi stessi occhi gli accadimenti del campo di addestramento in compagnia di Rasetsu, del bacio portato sulle labbra del Kokketsu per risvegliarlo dal torpore del sonno. Glutei poggiati sul bordo della scrivania dopo aver esposto parte dell'idea partorita, facente parte di quel glorioso piano che il cervello ha creato e che in questo momento viene messo in atto in tutto il suo drammatico splendore. Domande e quesiti giungono all'udito, giustificati da chi è pregno di curiosità e rispondere ad esse è quanto mai semplice per chi, come l'Otatsu, possiede idee chiare da qualunque lato esse vengano guardate <Il mondo è cambiato con l'avvento di Yukio Kokketsu, anni fa, egli ha portato innovazioni di dubbia utilità quanto di gusto. Tali innovazioni si sono protratte nel tempo ampliandosi in questi dieci anni di progresso rendendo il mondo un posto vuoto e privo di personalità> cominciando un discorso di complicata natura <Kagegakure sarebbe dovuta essere una novità migliore, invece non è altro che una facciata per coprire quello che i villaggi son sempre stati, una dittatura, a volte della guerra, a volte della pace e la libertà in possesso del popolo è misera, quasi inesistente. Un essere umano libero avrebbe fatto irruzione in quel locale sistemando la faccenda, liberando il mondo da un marcio criminoso che insozza e uccide le vite> lieve la pausa fatta per riprendere il fiato speso <Ma nel mondo attuale, facendo una cosa del genere, interverrebbe il governo per salvaguardare l'interesse di chi è potente, favorendo il ricco a discapito del povero, senza tener conto se esso sia criminale o di buona fede> altra è la pausa presa <Kagegakure ha snaturalizzato la figura dello shinobi creando la shinsengumi, ha distrutto il simbolo degli anbu relegandoli ad un nulla di fatto e lo abbiamo visto entrambi, quel giorno. Ricordo l'anbu in sovrappeso? Un tempo ciò non sarebbe mai accaduto, sono sempre stati l'elitè, adesso sono alla stregua di una delle tue battute> ricalcando la bassezza dell'altrui ironia ma non ponendovi troppo l'accento <I ninja si sono ammosciati, la tecnologia li ha resi degli zombie, la mente è cambiata. Non esistono più gli shinobi di un tempo, coloro che possedevano la forza di agire anche andando contro le leggi e quel ragazzino, Kamichi, ne è un lampante esempio> schiarendo il vociare <Io voglio riportare la libertà nel suo senso più puro e primordiale, dare alla gente il potere decisionale delle loro vite e della loro morte, il libero arbitrio per come è stato realmente concepito eliminando la discriminazione, rendendo l'essere umano uguale relegando dettagli come il colore della pelle o l'orientamento sessuale a meri concetti primitivi di antico e nullo valore> la gloria del piano è esposta quasi nella sua totalità <E per farlo ho intenzione di creare una squadra composta da shinobi diversi nelle abilità, unici e potenti e allora, nessuno potrà fermare l'avanzata del destino. Tutto ciò, ovviamente, comporta lo sporcarsi le mani quando è necessario, senza opporre resistenza> staccando il fondoschiena dal bordo, avanza smuovendo il passo nella direzione di Ekko; intreccio delle braccia sciolto, perpendicolari al corpo macina la distanza giungendo ad un mero sputo dal figuro di colore <Avresti la possibilità di agire e smantellare quel giro, per questo, voglio te, voglio che tu faccia parte di questa squadra>. [studio] Annuisce verso il tatuatore, quando l'altro non sembra demordere sulla possibilità di offrirgli qualche altra tavola con una diversa idea grafica. < D'accordo. > disponibile magari a visionare qualche ulteriore template. < Eh. > la domanda che lui gli pone, su chi fosse quell'altra che occupa i suoi pensieri, non troverà risposta. Non immediatamente. Un silenzio sommesso. Un mutismo eloquente, poiché colmo di pensieri: riflessioni che scorrono dentro gli occhi, intrappolati tra i riverberi cobalti delle sue iridi, che migrano in direzione del disegno di Sango Ishiba, altro soggetto colto dalla mano artistica del Kokketsu. Il respiro si fa più lungo, dilatato, facendo pompare totalmente il petto, così come il movimento opposto, distensivo, praticamente l'appiattisce del tutto, liberando completamente quella gabbia toracica. < Lo è. > dice unicamente. L'indirizzo della propria visuale, orientata verso il ritratto della ex tigre, potrebbe suggerire il resto. < Ma... Vabbè. > scrollando le spalle, sbattendo le palpebre varie volte, come a cercare di togliersi dalla testa quelle riflessioni opprimenti, turbolente. Si umetta le labbra, un gesto privo di malizia, sebbene non del tutto spogliato da un latente desiderio, rimasto sepolto nel taciturno sepolcro del subconscio, sotto un blocco di indifferenza e noncuranza. < No... No... > tra brevi sussulti di ironia, quando quello asserisce che non vi è necessaria una spiegazione a quel riguardo, ovvero sulle tendenze altrui. < Yukio Kokketsu. > girandosi verso Ryoma, tornando a guardarlo. < L'ho sentito nominare più volte. Mi pare fosse un pezzo grosso della vecchia Alleanza. O almeno, così la chiamavano. > afferma, con una venatura di incertezza, di chi sta cercando una qualche forma di conferma alle varie informazioni estrapolate qui e là durante il corso delle sue avventure e ricerche. < Mh-Mh. > non un mugugno d'assenso, ma solamente un feedback di chi sta seguendo il discorso. Porta le braccia al petto, ponendole in posizione conserte. < Sì, me lo ricordo. > con aria alquanto divertita quando viene rievocata la figura dell'Anbu chiattone. < Beh sì, i tempi sono cambiati, le cose non sono più le stesse. > innegabile la cosa: tuttavia, lui non la proferisce con aria critica. < Kamichi è un altro discorso. Lui c'ha un'idea tutta sua, di giustizia, di ordine. > piglio meditabondo. < Da quel che so, non va nemmeno d'accordo coi suoi colleghi. Insomma... è una cosa un po' così. > che non sa bene definire; ma lo mette sicuramente in una ottica particolare. < Ah bene, bene. > annuisce sulla storia della discriminazione. < Anche se là i Daymo c'entrano poco. Sono comunque le persone che ragionano in un certo modo. Almeno, questa è la mia impressione. > non in disaccordo, ma nemmeno accondiscendente al cento per cento. < Ah. > sul formare una squadra. < Pure te. > grattandosi la fronte, sganciando la mano destra da quell'abbraccio delle leve superiori; espressione pensierosa. < Accidenti. Ma fa schifo proprio a tanti questo posto? > trovando la cosa parecchio comica. < Mh. Sono lusingato dell'invito. > mostrandosi effettivamente compiaciuto di quella considerazione. < Sarò onesto, broh. > ricomponendo la propria postura, compatta, con entrambe le braccia al busto. < Ci sono cose che non capisco di questo posto. Dalla questione che ti ho detto, così come il discorso delle Faglie, e dell'esterno. > ammette. < Non dico che sono un sostenitore del governo, eh. > prosegue. < Ma al momento è tutto quello che c'è a disposizione. Se ci sarà bisogno di fare qualcosa per cambiare, qualora le cose dovessero risultare effettivamente un male come dici tu, sarò sicuramente tra quelli che vogliono attivarsi. > guardandolo con una certa sicurezza. < ... Ma al momento credo non si possa fare più di tanto. Più che smantellare, vorrei scoprire di più a riguardo di molte cose. > conclude la sua esposizione, il tutto pronunciato con aria placida, neutrale. {Chakra Off}{Stessi Tag} Uno sguardo vale più di mille parole, gli occhi spiegano ciò che le labbra si rifiutano di ammettere e di concepire al pubblico. Il corpo è qualcosa di magnifico, esso parla pur senza far uscire alcun suono, incredibile come una voltata di capo riesca a dire ciò che Ekko rifiuta di ammettere. Non sfugge all'attenzione dell'Otatsu lo sguardo sul disegno di Sango e tanto potrebbe bastare, comprendere chi si cela nell'altrui cuore occupandone il pensiero, allontanandolo da altre figure rendendo la vita piena. Un significato di profonda natura assume l'aura del presunto taijutser, anch'egli, come molti esseri vivente, cede il passo al sentimento per eccellenza nonostante atteggiamenti esattamente contrario assunti in luoghi pubblici <Ah> piegando il viso <Ora capisco> non commentando altro, è sufficiente ciò per consentirgli la creazione di un'idea più composita su come agire in futuro. Il discorso vien messo da parte, molto meno importante, lasciando ampio spazio a ciò che esso ha in mente, portare l'altro dalla propria parte, renderlo parte attiva di un progetto glorioso cominciando con il rispondere a quesiti semplice <Yukio era l'Hasukage di Kusagakue dieci anni fa, un pezzo grosso come tutti gli altri Kage> non più di loro, non di meno, esattamente alla pari ma il suo discorso verte su altro, non ampliato, trattenuto assecondando le richieste del nigga, prestando attenzione alle osservazioni portate avanti finendo per parlare persino di un Kamichi <Le cose sono totalmente diverso, non raffigurano più le società di un tempo. Può essere un bene ma non in questo caso, dimostrano di non aver imparato niente preferendo rifugiarsi qui come ratti piuttosto che mostrare vera forza> rimembrando la conversazione con Furaya di giorni prima. Interessante sotto svariati punti di vista, eccelsa, due anime sulla stessa lunghezza d'onda in molti argomenti <Kamichi è un burattino che esegue ordini, è un eroe che combatte per la giustizia, vuole far rispettare l'ordine ma questo mondo non necessita di eroi. Questo mondo, necessità di salvatori> largo il sorriso, privo di divertimento o ironia, al contrario, il verbo pronunziato rasenta una totale serietà, una credenza cieca nelle parole proferite <Le persone perchè ragionano in un certo modo? Riflettici, cose le spinge a fare ciò che fanno? L'essere umano è, per natura, condizionabile e determinati pensieri, determinati atteggiamenti, provengono dalle alte sfere e questi dieci anni sono serviti per plasmare un popolo asservito completamente ai loro voleri> il punto di vista imperterrito emerge, prepotente nelle spiegazioni <Perchè non hanno combattuto? Perchè i villaggi non sono stati ricostruiti? Perchè, in questo modo, non ci sarebbe stato il monopolio totale sulle terre ninja. Il controllo vige> il marcio emerge in quelle semplici ma decisive frasi. Sorpresa manifesta il volto del genin nell'apprendere che qualcun altro vuol creare una squadra ma non è il suo caso perchè la squadra presente nella di lui mente risulta diversa da qualunque cosa <Mi vado a spiegare meglio, io voglio far rinascere una squadra e l'unica in grado di imporsi nell'ideologia del popolo, è la nuvola cremisi. Essa ha la necessaria forza simbolica per rendere questo obiettivo una realtà> ma sono le considerazioni di Ekko a portarlo al religioso silenzio con cui ascolta l'altrui parere. Sospira non comprendendo un limitato pensiero da parte sua, da parte del mondo intero; nessuno scorge la visione dell'azzurro, la strada tracciata dalla mente è così chiara da essere lampante eppure non trova riscontro <Questo perchè chiudi la mente, la limiti invece di espanderla. Preferisci attendere e lasciare che le cose peggiorino o agire e nel mentre indagare? Le strade sono infinite, i percorsi immensi, bisogno solo avere il coraggio di imboccarli> tacendo qualche momento, riflettendo sul successivo verbo <Io ti sto offrendo uno scopo da perseguire e ti prometto, che quando avremo finito finito, Kagegakure sarà un posto in cui tutti vorrete vivere, per sempre perchè a me non fa schifo, a me non interessa nulla, io faccio solo l'interesse del popolo> cobalte fisse nelle altrui iridi in attesa di un responso. [studio] Un'occhiata esigua verso Ryoma quando egli assume di aver capito qualcosa, che forse non è tanto chiara nemmeno allo stesso ragazzo di colore. Lungo è stato il silenzio, profondo, così come le cose stanno tra lo stesso ragazzo e la rossa fiamma. Un fuoco che, dopo esser stato acceso, ha smesso d'ardere tutto d'un tratto, lasciando il buio, la distanza, tutto questo dietro di sé, come la cenere che rimane una volta estinta quella escandescenza. Cos'abbia significato, cos'è stato, non lo sa; o forse, non lo vuole sapere: tutto è rimandato, stipato nei meandri dell'inconscio, nel silenzio che sa bisbigliare alla ragione solamente quando essa cede il passo, si assopisce, ma svanendo poi come la notte al sopraggiungere delle prime luci dell'alba. < Mh. > sciolto quell'intreccio nodoso come i suoi dreadlocks, prende e mantiene l'attenzione sull'azzurrino, quando questi corrisponde favella. < Capisco. > sulle precisazioni formulate su Yukio, figura che di volta in volta ricostruisce sempre di più: un'immagine del passato, la quale spesso ritorna, per via della rilevanza avuta in quegli eventi d'un tempo che è stato, ed ora non c'è più. < Non sei l'unico che la pensa così. > sull'essere rifugiati, sullo starsene chiusi, al presunto sicuro. Gli ricorda un po' Keiga, da quel punto di vista. < Ci vedi delle differenze? > sulle immagini dei salvatori e degli eroi. < ... Non necessita di eroi. > ripete quelle parole. Sta rimuginando qualcosa, con un certo piglio interessato. Come se gli piacesse quell'espressione. Come se trovasse in qualche modo interessante quell'idea. Anche se, nel proprio caso, non come vorrebbe intendere l'Otatsu. I successivi ragionamenti, sono piuttosto in linea con le proprie perplessità. < Eh sì. Sono le domande che mi pongo pure io. E le risposte che mi sono saputo dare, sono più o meno simili a quelle che hai definito tu. > commenta, molto francamente. < La nuvola cremisi? > aggrottando il destrorso sopracciglio. < Che cos'è? > troppo giovane per sapere di Alba. Ne ha sentito parlare da Ichirou, ma lui l'aveva chiamata in un altro modo: pertanto si trova praticamente disorietnato. < Non chiudo la mente, né la limito. > un cenno di diniego, abbastanza sicuro di quella risposta che va a dare alle illazioni dell'altro. < Soltanto, cerco di non fare mai il passo più lungo della gamba. Sono un semplice Genin. Per quanto possa pensare di essere forte, ho comunque contro un intero villaggio. E non solo. Perché non è detto che siano gli unici nemici. Così come il nemico del mio nemico, non sempre è detto che sia mia amico. > riferito un po' in generale, ai molteplici dubbi. < Questo è quello che sto cercando di fare e di scoprire. Ci sono molti ninja del passato, sui quali la Shinsengumi sta posando gli occhi, e su cui sono stato incaricato di indagare. Voglio capire chi sono, quanti, e cosa vogliono fare. Così come questi tizi di cui si parla, che cercano le faglie. Il governo li sta cercando. Li teme. Ma perché? Loro cosa vogliono? > questi sono i quesiti che va ad indagare. < Io voglio soltanto non buttarmi a capofitto in una cosa, senza sapere cosa c'è sullo scenario. Chiamami codardo, chiamami limitato. Chiamami come ti pare. Io la vedo solamente come una questione di analisi e di accortezza. > commenta, sempre con una certa pacatezza, molto compassato, tranquillo, anche se in parte in disaccordo, non è avverso od ostile; solamente, prudente. < Senza sapere quali sono gli attori in gioco, e che cosa potrebbero fare, i rischi sono troppo alti e gli imprevisti innumerevoli. Si finisce ancor prima di cominciare. > una sua stima personale, sempre in linea con la propria filosofia, di avvedutezza e prudenza. < Cerchiamo di capire di che popolo si stia trattando. > in sostanza, andando a replicare alle ultime parole del Kokketsu. Non si discosta dalla propria politica, quella che ha adoperato pure per quanto riguarda la Task Force, rispondendo in una maniera abbastanza similare anche alla stessa Furaya. Infila le mani nelle tasche, distendendosi un po', prendendo un assetto abbastanza quieto. {Chakra Off}{Stessi Tag} La figura di Yukio tormenta ancora quel mondo e quelle menti, ergendosi come forza incontrastabile, simbolo di un passato instabile, da dimenticare. Lentamente avrebbe creato un mondo in cui i crimini del Kokketsu sarebbero venuti fuori, gli occhi del mondo avrebbero visto la vera faccia di un usurpatore condannandolo in via definitiva, totale. Solo il tempo necessita, niente di più, niente di meno mentre avanza con il proprio pensiero, esponendolo nella sua totale interezza all'altro <Non sono l'unico e mai lo sarò. Tanta gente la pensa come me ma questo nuovo mondo ha assopito le loro menti privandoli della volontà necessaria per affermare ciò in cui credono, adagiandosi sugli allori della comodità tecnologica, facendo propria la paura che dieci anni fa questo governo ha instillato nei suoi abitanti> veloce fuoriescono quelle parole, dirette, prive di mezzi termini con cui censurarle <L'eroe fa ciò che giusto, un salvatore ciò che è necessario. Non sempre giustizia e necessità collidono> sostanziale differenza tra due termini estremamente simili, quasi uguali ma quella piccola parte di oscurità li differenzia in modo abissale. Il giusto favorisce l'immagine, la necessità, contrariamente, favorisce un fine ampio e delicato da trattare. Annuisce con lentezza, comprende i dubbi altrui, felice che le risposte siano le medesime, non deve ripetere nulla, solo approfondire <L'Akatsuki> chiamandola definitivamente con il nome che le appartiene <Un tempo era un'organizzazione famosa in tutto il mondo e sono sicuro che il suo simbolo vive ancora nelle menti di tutti. Essa è scomparsa ma non dimenticata e io desidero sfruttare il potere di quel simbolo, ricrearla da zero con un nuovo scopo, un nuovo fine, accogliendo in essa le eccellenze e tutti coloro che desiderano un mondo migliore, un modo libero in cui la libertà è sovrana> la bandiera della nuvola volteggia su ogni villaggio, il tremolio del popolo al suo passaggio riempie il silenzio, un rispetto intrinseco verso la forza di un'organizzazione capace di elevarsi a qualcosa di più, qualcosa di migliore ma anche per essa i piani dell'Otatsu non si limitano a ciò, più espansi e profondi, una mente la cui genialità lo spinge a pensare ad ogni minimo particolare per portare al termine le questioni irrisolte. Silenzio cala in entrambi, permea l'essenza dei due genin permettendo solo ad attacco di interromperlo con le osservazioni finendo per comprendere ogni dettaglio, ogni pensiero da lui proposto <Se mi conoscessi meglio, sapresti che ogni cosa che faccio non è lasciata al caso. Ogni mia azione, ogni mia parola, tutto ha un fine preciso e sono consapevole dei momentanei limiti imposti, limiti a cui ho trovato una soluzione che si affaccia al favore di tutti e tutto> nuovamente arresta il verbo per la presa d'aria <La mia, la nostra, sarà una salita lenta, fatta in principio di organizzazione e ponderazione e solo dopo passare all'azione. Vuoi indagare? Puoi farlo come più ti pare e piace perchè al contrario di un villaggio, io ti do la libertà di agire nel più totale anonimato senza subire conseguenze> permette all'altro di assorbire quanto detto con le giuste tempistiche <Se seguiamo la strada tracciata, gli imprevisti non esisteranno perchè il popolo di cui parlo è totale, tutto quanto, nessuno escluso. Io li abbraccio tutti> mettendo qualche passo di distanza <Questa sera comincerò una ricerca per trovare ciò che resta dell'Akatsuki, un covo, i loro lasciti, qualcosa e lo farò anche nei prossimi giorni. Sono sicuro che farai la scelta giusto, in fondo, anche tu la pensi come me solo che non vuoi ammetterlo> mesto è il sorriso mentre il passo lo porta ad avvicinarsi alla porta dello studio, aprendola, ponendosi di lato <Se non ti spiace, ora devo lavorare> il lavoro, purtroppo chiama <Un ultima cosa, non farne parola con nessuna. Questa conversazione resta qui dentro, tra me e te, nessun altro ne deve venire a conoscenza, intesi?> cobalte fissano ancora il volto del nigga, serioso, deciso in quella richiesta più simile ad un obbligo. Solo una volta che l'altro abbia messo piede fuori dalla porta, essa verrebbe richiusa permettendo il proseguo della giornata lavorativa. [END] [uscita] Mani nelle tasche, restando in quella postura comoda, più distesa. Occhi che fissano Ryoma, attenzione su di lui, dedito all'ascolto del tatuatore. Increspa le labbra in una nota dubbiosa, circa il pensiero critico che l'azzurrino espone con molto cinismo e severità. < Buona parte di quelli che la pensavano così è rimasta fuori dalle mura. > asserisce, facendo appello a quella diatriba primordiale, che ha diviso un po' i superstiti dall'ideale di Kagegakure, seppure il prezzo pagato per quelle teorie è stato il restare in un mondo distrutto, fatiscente, in balia dei pericoli, dell'insicurezza. Da quel punto di vista, la città delle ombre costituisce il posto più sicuro dove stare, nel quale poter vivere una sorta di esistenza in qualche modo accettabile. Un grosso compromesso: ma a vantaggio veramente di chi? < Suona sensato. > sulla questione dell'eroe e del salvatore. In linea di massima, sembra concordare con quelle considerazioni. Molto meno estremista, sicuramente: alla fine, è comunque un ragazzo di quasi diciotto anni, giovane perciò, con un passato abbastanza modesto, sebbene significativo per lui fino a quel momento. < Akatsuki. > ripete, a voce più contenuta. < Non mi è nuovo questo nome. > assottiglia gli occhi, sembrando meditabondo, come a voler ricordare dove abbia già ascoltato della nuvola cremisi. < Capisco. > tornando al discorso, che ora verte sulla rifondazione di quell'organizzazione decaduta. < Quindi riprenderesti il simbolo, la eco della fama, ma muovendoti su scopi magari differenti da quello che è stato prima. > sembrerebbe più una constatazione oggettiva facendo il punto della situazione. < Però, se sei tu a darmela, questo vuol dire che devo stare ad una tua concessione. Sei tu a darmi la libertà di fare ciò, da come dici. > pone in evidenza quello che per lui sembra un controsenso. < Uhm. > sulle penultime di lui, non saprebbe come esprimersi. Grossomodo d'accordo, solamente più moderato. < Sì, già, hai ragione. T'ho fatto attardare. > quando quello gli fa presente che debba lavorare. < Ah, sì, certo. Dopotutto, si tratta di un'investigazione. Roba di lavoro, insomma. > una maniera come un'altra per dirgli che non parlerà, un po' per segreto professionale, un po' per scaltrezza, che non sembrerebbero cose da spargere in giro; così come, con quelle parole, suggerirebbe un indiretto interesse a volersi informare di più su quella questione dell'Alba, dal momento che è divenuta una nuova componente dello scenario della trama, seguita da alcuni degli interpreti della storia. < A presto, allora. Tornerò per qualche altra idea per il tatuaggio. > un arrivederci informale e di convenienza quello, giusto per avere una scusa per ritrovarsi, per quanto superflua. Un cenno di saluto al kusano, sparendo poi dietro l'uscio. {///END}{Chakra Off}{Stessi Tag}