Kokketsu Forever
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Giocata del 20/05/2021 dalle 18:14 alle 23:18 nella chat "Piazza Centrale [Kusa]"
[Centro di Kusa] Il sole splende a riscaldare le membra dei paesani del distretto di Kusa, l'unica gioia vera della giornata! Tutto era stato abbastanza roccambolesco dalla sera prima. Quel biondino entrato forzatamente in casa sua, lei e Hiko spaventati l'uno per l'altra, l'aver in qualche modo salvato la vita a una persona, il sangue sul pianerottolo, la porta sfondata. L'interrogatorio con gli Anbu. Insomma troppo caos in una sola notte che invece avrebbe di gran lunga preferito dedicare al braccio dell'amico che ora restava ancora inciso per metà dalla penna metallica della Kokketsu. In questo momento ha lasciato lui a presidiare casa, aspettando che il fabbro arrivasse, mentre lei ha deciso di andare a comprare un paio di cose per cena e per ripulire il casino. La ragazza si presenta al mondo con i soliti capelli lunghi fino a poco sotto le spalle, rossi come il fuoco, occhi blu che si guardano intorno alla ricerca di quel che le serve. Sulle orecchie ha queste due cuffie enormi collegate al telefono che porta nella tasca della felpa. Durante la mattinata aveva abbandonato Yasuhiko a sistemare la cucina per andare a vestirsi con qualcosa di meno comodo della felpa gigante per la notte. Infatti ora indossa una camicetta bianca lasciata sbottonata solo in prossimità del collo, un maglioncino azzurro a coprire le braccia altrimenti scoperte in quanto la camicia è a maniche corte. Le gambe sono infilate in un paio di jeans blu scuro, non quelli strappati del giorno prima che ora sono a casa intrisi di sangue. Ai piedi indossa un paio di sneakers dal colore bianco e blu. Una piccola borsa dalla trama floreale le pende sul fianco sinistro. Fa molta fatica a udire i suoni attorno a lei, il Kuwabara non è con lei perciò la musica di lui le invade le orecchie come se non ci fosse altro da ascoltare. La conversazione con Ekko è giunta al suo naturale decorso, nulla ha più da dire con l'altro attualmente, tutto quanto viene snocciolato fino al prossimo incontro tra i due. Un ennesimo piano si è delineato nella mente geniale dell'azzurro andando a comprendere Ekko nonostante la totale assenza di sicurezza nel sapere una sua reazione, per questo motivo l'avvertenza è giunta con largo anticipo. Il terreno va testato e le reazioni calcolate al millimetri per evitare ogni possibile errore portando l'uomo dalla propria parte. L'argomento tirato in ballo, giostrato bene, può essere un'arma essenziale e decisiva, questo lo ha spinto ad accettare l'entrata nel locale con esso. Tanto da fare, ogni giorno qualcosa di nuovo giunge all'Otatsu e non può far altro che accoglierlo, farlo suo e sfruttarlo nel momento più opportuno rendendo tutto quanto utile ad una causa superiore a chiunque. L'intoppo giunto, adesso, è la parola d'ordine da scoprire, carpire tramite quelle scritte sul volantino, non semplice, non è avvezzo a simili trucchetti e in caso essa non venga recepita, ha già un'idea su come entrare facendosi strada in un modo estremamente diverso, più appariscente. Le leve inferiori proseguono nel loro passo avanzando nella piazza del quartiere di Kusa, cobalte scivolano verso i negozi, sorpassando passanti, limitandosi al tombale silenzio pensieroso, occupato in altro, non accorgendosi di una ragazzina il cui cammino va ad incrociarsi con quello dell'azzurro. Non la vede, assorto e preso, la fine di quel viaggio risulta inevitabile portandolo a scontrarsi con la piccola Shizuka, non forte ma una flebile botta al suo fianco sinistro portandolo al risveglio dal torpore in cui si è racchiuso <Chiedo venia> semplice gergo per mettere fine ad una qualsiasi discussione ancor prima che essa nasca. Vestito con quelle solite vesti blande, molto formali formate da un lungo pantalone color del letto coprendo le inferiori leve e un paio di sandali shinobistici di misera fattura; una giacca del medesimo color dei calzi sosta sul busto coprendo gli arti superiori, cerniera chiusa fino all'ombelico lasciando scoperti petto e parte del ventre. Capelli corti e brizzolati delineano il capo del genin concludendo con quella maschera, una mandibola umana posata sul lato destro del volto, nascondendo il doloroso passato da egli vissuto e un occhio attento può denotare come, vicino al labbro, sbuchi una minuscola porzione di cicatrice, insignificante per molti ma tutto per lui. [Centro di Kusa] Quando sente di venire urtata da qualcuno non si stupisce nemmeno troppo; dovrebbe smetterla si andare in giro distratta con le cuffie al massimo volume. Non riesce nemmeno a cogliere quelle due parole proferite dal figuro candido ma si volge comunque in sua direzione, le mani sfiorano un bottone sulle grandi cuffie per mettere in pausa la riproduzione, mentre al contempo vengono poggiate attorno al collo femineo. Il corpo viene piegato in un inchino fin troppo profondo con una voce molto dolce ed educata che sgorga dalle labbra rosee: << Scusi. Non volevo essere d'impaccio. Mi dispiace averla disturbata >> Detto questo andrebbe a rialzarsi, osservando appena la figura che si trova innanzi, notandone i tratti ma inevitabilmente fissando lo sguardo azzurro su quella mandibola umana aggiuntiva posata sul viso. Non verbia a riguardo, non domanda ma non è abbastanza delicata da non fissarla per qualche istante. Poi dopo quel momentaneo momento di trance tornerebbe con lo sguardo alla ricerca di un negozio in particolare che non visitava da tempo. Qualora lui non le avesse più rivolto parola e non avesse cercato di interagire in alcun modo i passi della ragazza si sarebbero mossi in direzione di un negozio per tatuatori, in effetti era il momento giusto per fare delle scorte e per chiedere riguardo al colore della pelle più scuro e come far risultare su quel tipo di epidermide un possibile tatuaggio. Lo scontro è segnato tra i due Kokketsu, un misero colpo per portarli ad un'interazione, blanda ma pur sempre tale notando come la distrazione non sia parte solo del genin, quanto anche della ragazzina occupata ad ascoltare qualcosa tramite le cuffie, probabile sia della musica non avendo udito alcun tipo di vociare provenire dalla di lei persona. Le cobalte scendono verso tale arnese scrutandoli nella loro interezza, permettendo alla mente di elaborare quanto appena veduto per giungere ad una piccola soluzione, sospirando ma prima di poter parlare, di dire qualunque cosa, persino un rimprovero, ella va ad inchinarsi quasi fino a toccar terra. Gesto inaspettato, a quanto pare l'educazione ancora esiste nel mondo, una piccola parte, una minoranza ancora calpesta quelle terre ed è grave notare come essa arrivi da chi è più piccolo, il contrario di chi dovrebbe essere più rodato ed incline a simili usi e costumi <Non serve tanta formalità, non è accaduto nulla> alzando la destrorsa, facendole segno di rialzarsi neanche fosse il suo padrone o il regnante di quel regno <Stia più attenta e usi meno quegli affari quando cammina> nata come un rimprovero ai danni di Shizuka, tale frase vien fuori più moderata, atona ma senza alcuna voglia di andarle contro, portando all'attenzione altrui una normale critica da prendere come tale senza la volontà di offendere eppure il tutto viene meno dagli sguardi che ella lancia al viso. La differenza con l'essere umano è proprio in quello, l'esistenza degli abitanti è normale ma non la sua, colpevole di portare una maschera di cui ne va fiero comprendendo il suo intrinseco significato, una spiegazione logica, secondo la mente dell'azzurro, e necessaria al fine ultimo da lui preposto <Qualcosa la disturba?> gli sguardi vengono colti, il nervoso risale lungo il corpo, fissato, osservato in un punto taboo a tutti salvo che a pochi eletti. [Centro di Kusa] Lui le si rivolge nuovamente dandole del lei, cosa che non si aspettava minimamente dato che la sua statura di 155 cm la porta spesso e volentieri a essere considerata una bambina. Sarà che con la camicetta e il maglioncino il seno è decisamente più in risalto che con i soliti felponi? Bah tutto è possibile fatto sta che non fa in tempo ad allontanarsi per la sua strada perchè evidentemente lo stupore di lei lo infastidisce un pochino, come c'era da aspettarsi. Giusto il giorno prima si era fissataa guardare Ekko in stazione perchè era enorme e di colore! I brutti vizzi non li ha ancora persi nonostante i 16 anni. Viene quasi rimproverata da lui, ma non può assolutamente dire che abbia torto in effetti, il problema è che ormai si distrae troppo quando è in giro, e il pensiero è sempre quello. << Ha ragione cercherò di prestare più attenzione >> Cortese, senza alcun segno di essersi offesa o risentita, il problema sta dopo in quella breve domanda che lui le rivolge e che la porta inevitabilmente a dare risposta rapida ed esaustiva: << Veramente no. Ma è la prima volta che incontro qualcuno che indossi una mandibola accessoria sul volto. L'ho trovato singolare perciò mi sono un attimino incantata a guardarla. Mi dispiace se sono stata indelicata. La trovo molto particolare, diciamo che attira l'attenzione. >> Si spiega in maniera il più completo possibile, scusandosi anche per i suoi modi poco consoni, ma effettivamente la cosa l'aveva interessata parecchio. Farebbe anche delle domande a riguardo ma non vuole disturbare oltre quel figuro che si trova innanzi e che sembra molto più adulto di lei. Tuttavia la rossa pare non volersi allontanare subito, come se a suo modo stesse dando la possibilità all'altro di rimproverarla ancora un pochino. Si sa gli adulti adorano bullizzare i bambini. Ci ha visto giusto, l'educazione è parte integrante della giovane la quale dimostra di essere molto più garbata e tranquilla di quanto si pensi; l'istinto porta la mente agli incontri passati, del tutto anomali se paragonati a quello di quest'oggi, chi legge libri sui demoni, chi cerca sigarette o si intromette in fatti e discussioni in cui non si è inclusi come è successo per lo stesso Ekko, conosciuto per puro caso e ora artefice di una conversazione dai risvolti interessanti per quanto di stampo buonista. Rimproverata? Certo, in modo blando e poco puntiglioso ma lo ha fatto portandole all'attenzione il problema, sia suo che il proprio, d'altronde non si esime da colpe in suo possesso, la distrazione lo ha colpito a sua volta <D'accordo> replica soltanto <Farò lo stesso> mettendo in mezzo persino se stesso se non vuol essere protagonista di spiacevoli incontri o situazioni al limite del ridicolo e della sopportazione. Purtroppo quel breve momento di scuse viene interrotto dal fissare altrui ai danni della maschera permettendo alla destra di alzarsi, le dita si avvicinano alla superficie ossea della mandibola cominciando a carezzarla delicatamente seguendone la linea inferiore, percorrendo la sagoma con la dovuta minuzia mentre la ragazzina parla esprimendo i pensieri a voce alta, rendendo l'azzurro partecipe <Mh> attira l'attenzione, un fattore di enorme svantaggio che cerca di evitare dal giorno della nascita nonostante sia consapevole della singolarità dell'indumento, se solo sapesse la reale provenienza di essa non la guarderebbe più con gli stessi occhi <Perchè attira l'attenzione? Provate curiosità per questa minuzia?> indicandola con indice e medio uniti, voce bassa e quel sorriso che lentamente increspa l'angelico viso <Non pensavo che ciò suscitasse clamore> il perchè non è dato saperlo per adesso, troppo presto per esternare simili pensieri <Come vi chiamate?> tanto vale presentarsi. [Centro di Kusa] Il tizio evidentemente più grande di lei che continua a mantenere quel distaccato lei riesce a farla ridere. Le sfugge infatti dalle labbra una risata decisamente composta che viene celata da una delle esili manine che si ritrova: << Scusi ma è evidente il perchè attiri l'attenzione. >> Forse è stata nuovamente indelicata? Molto probabile ma ha preso lo stesso vizio dell'amico nell'esprimersi con sincerità e spontaneità; sopratutto quando la situazione lo conceda senza rischi. << Di solito le persone hanno una sola mandibola e sta sotto la pelle. Averne una accessoria sul viso è qualcosa di fuori dal comune, qualcosa che di sicuro non le consente di passare inosservato. >> Spiega il punto di vista forse banale che l'ha portata a sorridere riguardo a quella domanda che le è stata posta così delicatamente. Poi lui le chiede di presentarsi, cosa che in effetti non ha ancora fatto, ma non aveva certo intenzione di interagire per così tanto con lui, o almeno questo non era il piano iniziale probabilmente di entrambi. << Shizuka Kokketsu. Molto piacere. >> Di nuovo il capo rosso viene piegato in direzione di lui, come un piccolo inchino, molto meno pronunciato del precedente. << Posso chiedere il vostro di nome? >> Resta sul vago cercando di comportarsi al meglio dell'educazione impartitagli da mamma e papà. << Comunque non credo susciti clamore. Temo di essere io troppo curiosa riguardo a ciò che non conosco. Ad esempio mi piacerebbe sapere come sia in grado di restare in quella posizione. Come si mantiene stabile nonostante il vostro camminare e muovervi. Insomma le cose fuori dal comune generano sempre un po' di interesse quanto meno in me. >> Si interrompe un pochino portando la mano al mento come a riflettere su qualcosa per poi tornare con entrambe le mani accanto al corpo. << Comunque vi dona, o quanto meno non sembra fuori luogo o di troppo. >> Non lo sta elogiando, in realtà è un fluire costante di pensieri che escono dalle rosee labbra femminili per interagire con l'altro. Ridere in sua presenza è sempre un rischio, molto spesso la gente ride del nome che porta o per via dell'aspetto mostrato, la maschera suscita ilarità nell'essere umano per via di ciò che non comprende eppure in questo caso, ciò che la porta alla risata è diverso, forse dettato dall'innocenza altrui o dalla sua tenera età, non ne ha la minima idea. Unica cosa certa è il proprio non provare astio, per adesso preferendo mantenere un tono tranquillo, restare pacato ad osservare una ragazzina curiosa; neanche replica lasciandole la parola, l'opportunità di esprimere il pensiero che ne attraversa la mente con quella semplice spiegazione, lineare certo ma non del tutto condivisibile per uno come lui <Siete giovane, ecco perchè vi sorprende> lampante e palese come l'acqua che cade dal cielo <Non avete ancora visto nulla di quello che accade al di fuori delle mura di questo villaggio, altrimenti non avrebbe fatto alcun effetto> ciò che succede all'esterno è pregno di una malvagità intrinseca capace di cambiare una persona per sempre. Una volta veduta la violenza di cui l'uomo è capace, una volta imparato cosa realmente è possibile fare e cosa vive in quel mondo, allora si giunge al punto in cui la sorpresa viene del tutto eliminata favorendo l'indifferenza verso ciò che, a primo impatto, appare strano e diverso. Tali parole vengono portate avanti con il medesimo sorriso prima di apprenderne il nome permettendo al sorriso di allargarsi mostrando l'intera arcata dentale. Il destino è pregno di ironia, nuovamente ha messo sulla sua strada l'ennesimo Kokketsu, un demonio la cui morte è segnata, un clan che merita di essere estirpato dalle fondamenta <Kokketsu> ne ripete il clan <Rk> pronunzia il nominativo, un codice come simbolo di cambiamento interiore, l'emergere del vero io estremizzando la persona catturata dal rosso anni orsono <Così, siete un'utilizzatrice del sangue nero...tanto giovane e già condannata, quale tristezza> la lingua accarezza il labbro superiore con le cobalte nel ricercare le iridi altrui, ora ne ha catturato davvero l'interesse anche se il discorso verte ancora sulla maschera in suo possesso <Mi sorprenda, secondo lei, come si mantiene sul viso? Cos'ha di speciale?> una risposta inimmaginabile così come è inaspettato il complimento ricevuto, forse il primo che riguarda direttamente quell'oggetto <Davvero?>. [Centro di Kusa] Eccola li la storia dell'essere giovane, giovane e fortunata, come tutta quella nuova generazione che ha conosciuto quasi prevalentemente solo la pace, che non ha sofferto gli indicibili orrori della guerra e che può bearsi di molte cose nuove e utili. Molto probabilmente lui ha ragione, lei conosce troppo poco di questo mondo e di quello esterno per non esserne stupita e attratta allo stesso tempo. A quanto pare lei è solo una novellina della vita. Lui la lascia eternare i suoi pensieri, non sembra particolarmente offeso dal fatto che si sia messa a ridere ne tanto meno spazientito da quella conversazione. Una volta essersi presentata non riceve altrettanto la cortesia di un ricambio ma piuttosto sembra che quel cognome desti sempre una sorta di interesse negli altri. Poi però ecco arrivare al tasto dolente, cosa che fa decisamente rabbuiare il viso della ragazzina che mugugna brevemente qualcosa rispetto al verbo di lui. << Veramente non ne sono ancora in grado... >> per lui probabilmente questo significa salvezza da quel destino dannato e maledetto. Per lei invece la cosa è molto più fastidiosa, come sentirsi menomata, come non possedere ancora tutte le potenzialità che le scorrono nelle vene. Lui si lecca le labbra in maniera piuttosto ambigua, cosa che tuttavia la rossa non nota avendo abbassato lo sguardo a causa del borbottio. Tuttavia poi l'argomento torna su qualcosa che le interessa di più ovvero quella maschera. Lui non le da una risposta ma lascia che provi ad indovinare come funzioni. La cosa risulta complicata fatta a distanza ma la curiosità è parecchia: << Allora, l'idea che mi sono fatta è che possa essere agganciata come un piercing. Ha presente quelli intradermici? Però in maniera più articolata perchè una mandibola che sembra umana anche se solo metà di essa non è così leggera. Quindi potrebbe avere due perni, uno a livello della guancia >> E con l'indice destro andrebbe ad indicarsi un punto sul bordo infero esterno della guancia. << E un altro poco distante dalle labbra >> E nuovamente andrebbe a indicare quella posizione. << C'è anche da dire che siccome il suo taglio di capelli le va a coprire l'orecchio destro, magari può aver applicato anche una specie di metodo di fissaggio anche li. Questo però la obbligherebbe a tenere un taglio che copra sempre l'orecchio destro. >> Spiega con dovizia di particolari le proprie idee senza remora alcuna, in fondo è stato lui a chiederle di indovinare. << Forse vedendolo da più vicino riuscirei a capire meglio ma questo è quello che ho immaginato da qui. >> Alla domanda stupita di lui fin ora non aveva risposto, troppo impegnata dnell'indovinello propostole. << Ad ogni modo si. O quanto meno è un giudizio che ho fatto vedendola oggi per la prima volta. Se è possibile rimuoverla senza problemi posso anche dirle se sta meglio con o senza di essa. >> Resta sempre molto cortese ed educata, come se in qualche modo volesse aiutare lui in un giudizio estetico totalmente soggettivo. Ma che poi cosa gli interessa se una sedicenne gli dice che sta bene con la maschera sulla faccia? Ella fa parte delle prove raccolte, ella rappresenta la peggior forma di Kagegakure, di chi non ha idea di come muoversi, di cosa significhi essere uno shinobi nel pieno delle sue capacità, impegnato ogni giorno della vita. Alcuni per aiutare e servire il villaggio, altri, invece, per perseguire un obiettivo che esuli dal mero compito di protettore, uno scopo più ampio che comprenda una veduta del mondo diversa, non la stessa accumunante. Tali osservazioni fanno calare il silenzio tra loro, non ottiene replica ne risposta alcuna sulle osservazioni portate avanti, poco importa, è solo un modo per confermare la ragione delle proprie idee e delle osservazioni, difficile sbagliare in casi come questi eppure l'attenzione viene rivolta ad altro, la discendenza a cui appartiene, la stessa maledizione che egli stesso si è ritrovato in corpo contro la volontà ottenendo un'immortalità non voluta, odiata e schifata. I Kokketsu rappresentano la figura di un'oppressore, colui che ha relegato Kusagakure alla discriminazione più totale portando la povertà e la diversificazione sociale come ordine rendendo una tale condizione legittima <No? Il destino ha voluto impedire la nascita di un altro schifoso Kokketsu> lasciandosi andare ad una leggera risata aprendo lievemente di più labbra, facendo uscire una tonalità di voce maggiore rispetto alla norme <Consideratevi fortunata> il motivo non viene spiegato ne enunciato, anzi, esso è nascosto nella mente dell'Otatsu, suo personale è il motivo di tale astio nei confronti del clan, ancor di più ora che egli è un utilizzatore di tale forza demoniaca. L'ironia del fato si espande oltre ogni limite, i Kokketsu fanno oramai parte del cammino ma già quel giorno, con il rosso, ha compreso pienamente il piano elaborato del fato e cosa esso si aspetta, deciso a portarlo a compimento nel modo più consono possibile. La maschera è un espediente che consente il proseguo della conversazione notando l'altrui fantasia su come viene sorretta al viso, ganci e piercing, metodi astrusi per fissarla tenendola ben alta. Permane il sorriso non rispondendo a nulla, facendosi pensieroso, dire la verità o mentire spudoratamente? Quale dolce enigma gli si presenta davanti <La ringrazio ma no, non posso toglierla> non vuole per dirla tutta <Per quanto riguarda il modo in cui si sorregge, mettiamoli così, ci avete quasi preso, qualche aggiustatina qua e la> quasi, sottolineiamo questa particolare parola. [Centro di Kusa] Lui sembra non apprezzare proprio quel sangue nero che lei invece sogna di dominare prima o poi nella vita. Pare che la sua famiglia non sia molto amata dal resto del mondo, cosa che fatica a comprendere avendo vissuto in un clima decisamente tranquillo e sereno fino a quel momento. Ma forse questo è un discorso da fare con papà in un altro momento, quando ce ne sarà l'occasione. << Non mi ritengo fortunata per non aver ancora avuto il dono di poter gestire un tale potere signor RK. >> Lo sguardo blu si fissa nelle iridi dell'altro con un piglio molto serio e deciso, senza dimenticare tuttavia l'educazione. << Piuttosto mi ritengo fortunata ad aver avuto modo di incontrare e vivere in un'ambiente non così brutto come lei crede. Forse non è saggio giudicare un intera dinastia solo da pochi emblematici casi negativi. >> Non sa nemmeno bene di cosa sta parlando, ma a suo modo ritiene sia il caso quanto meno di difendere i propri genitori che tutto sono fuorchè schifose persone. Lei non sembra voler imporre il proprio pensiero minimamente, lascia solo che lui possa eventualmente accogliere quell'affermazione come un ulteriore punto di vista, indagabile magari in futuro. << Credo che ognuno possa scegliere come meglio utlizzare le proprie capacità, se per il male o per il bene questo dipende da molti fattori. >> Continua a parlare di qualcosa che conosce solo in parte, visto negli occhi dei propri genitori, ma forse anche loro hanno dovuto combattere quel demone che effettivamente parrebbe dare potere a quel sangue maledetto. Tuttavia non vuole rimuginarci eccessivamente, e preferisce che l'argomento torni su quella maschera. Dopo la lunga spiegazione ottiene solamente come risultato di ricevere informazioni riguardo alla impossibilità di rimuoverla. Questo seguito dalla successiva informazione fanno venire in mente un'altra soluzione alla rossa che ponendo entrambi le mani appena sotto il viso andrebbe in maniera concitata a ricercare la verità << Allora se non può rimuoverla può esserle stata messa li appositamente tramite un intervento chirurgico! Su non si faccia pregare Signor RK, prometto che non rivelerò a nessuno il segreto! >> Ora sembra decisamente più infantile di quanto non sia, come se quella smodata ricerca della verità la stesse portando a regredire. << Comunque il suo nome è davvero singolare. In generale lei sembra una persona singolare. >> Non viene detto con tono di accusa, quel singolare potrebbe essere sostituito tranquillamente con un particolare o addirittura speciale per alcuni. Il sangue nero rasenta una maledizione senza pari, progenie di Yukio Kokketsu, capostipite di una ragazza che non merita di esistere e non prova pietà alcuna nei confronti di Shizuka, giovane e ingenua ma appartenente ad un clan che ha portato solo dolore e divisione invece di unire. Esso è il retaggio di un dittatore e prima o poi sarebbe scomparso esattamente come il suo creatore, senza troppi complimenti, svanendo nel nulla più totale divenendo parte dell'oscurità da cui è nato lo stesso azzurro. Sono le parole della ragazzina a confermare il suo non aver compreso a pieno cosa realmente porta dentro di se, quale potere malvagio ci sia nel suo corpo così come nel proprio e, solo la morte può salvare da un simile destino ed il piano per farlo avverare è già delineato nella mente, pronto da mettere in atto <Tu non hai capito. Yukio Kokketsu è stato il primo a portare il sangue nero nella nostra Kusa imponendo la forza su un villaggio, ergendosi a salvatore quando invece non è stato altro che un dittatore che ha preso Kusa mietendo decine di vittime e portando una divisione in essa> fermo qualche momento <Il sangue nero è il simbolo della menzogna e dell'oppressione, visto da molti come segno di salvezza senza capirne il senso. I Kokketsu e il loro sangue sono il retaggio di un tempo oscuro del villaggio e meritano di essere estirpati tutti> il sadismo diviene manifesto sul volto del genin fuso con il sorriso da sempre stampato su esso, desideroso di comprendere se l'altra abbia veramente capito o no il senso di quelle precise parole <Male e bene sono due concetti astratti e soggettivi. Le proprie capacità devono essere utilizzate per perseguire uno scopo> quello è l'importante, seguire un obiettivo, uno scopo ben preciso con cui dare un senso alla propria vita evitando di renderla noiosa. Curioso come il fare della ragazzina divenga infantile, privo di raziocinio, vedere cosa si cela sotto quella maschera, mostrare la vera natura ed essenza della sua persona tramite un gesto del genere <Va bene, se insisti> detto ciò la mano destra afferra la maschera nella sua interezza iniziando a staccarla lentamente dal viso, da due fessure create nella carne e con la medesima lentezza va ad abbassare il braccio mostrando il lato destro del volto. Esso è privo di carne e di pelle, la dentatura è esposta, gengive in mostra e sangue rappreso con le quattro fessure scavate nel viso per mantenere la maschera incastrare. Un buco è presente in suddetta parte il quale permette di scrutare all'interno della bocca <Ti piace il mio segreto?> piegando il capo sulla sinistra permettendo a lei di scrutarlo <Io sono unico, in tutto e per tutto> continuando a sorridere. [Centro di Kusa] Contrariamente a quanto fa la ragazzina lui sembra più prepotente nell'imporre il proprio punto di vista su di lei, andando a raccontare avvenimenti di cui lei è a conoscenza per averli studiari sui libri di scuola. A lei non importa un bel niente di essere portatrice di un sangue maledetto, che ha potuto fare del male e lo ha fatto senza remora alcuna. Il sangue che può togliere la vita può anche proteggerla ed onorarla, è questo che le è stato insegnato e in cui crede. << Scusi la mia impertinenza ma io me ne fotto di che cosa simboleggi il mio sangue per la gente. Non chiedo a nessuno che accetti la mia esistenza gratuitamente, ma mi piacerebbe non essere discriminata a prescindere per qualcosa che è stato fatto dal mio capostipite. >> Lo sguardo è acceso, molto coinvolto. Quel tizio dal nome strano la sta giudicando come chiunque altro in questo mondo per qualcosa, su cui lei non ha potere. << Io prima di essere una Kokketsu sono Shizuka. Penso che sia più corretto tenere conto di quanto il singolo possa fare, invece che recriminare su cosa hanno fatto gli avi prima che questa persona fosse anche nata. >> L'ha presa sul personale? Decisamente. Non teme di presentarsi col cognome che ha ricevuto in dono alla nascità, non smetterà mai di farlo, in quanto fiera dei suoi genitori e di quello che le hanno insegnato. Lei è sicuramente molto più infervorata in quel discorso ora, tanto che della maschera se n'era quasi scordata. Lui però pare volerla accontentare, forse pensando di metterla a disagio o di spaventarla. Sta studiando per diventare medico, o quanto meno per provarci, vedere certe cose può farla rabbrividire certo ma non distoglie lo sguardo. Come sempre cerca di focalizzarsi sulle parti meno schifose e capire quale sia la logica dietro a quel lavoro. << Posso dirle con certezza ora che quella maschera le dona molto sul viso. Vedere quello squarcio sul suo viso la rende molto meno attraente. >> Il tono è ironico, come se volesse in qualche modo distendere la tensione che lei stessa percepisce. << Immagino che sia stato un Kokketsu a procurarle quel danno... >> Eccolo li il problema. Aver avuto a che fare in prima persona con qualcuno che gli ha letteralmente spaccato la faccia. E' forse troppo chiacchierona e troppo testarda per lasciar andare il discorso sulla propria famiglia. << Scusi Signor RK ma ho la sensazione che io e lei abbiamo due visioni del mondo molto diverse. >> Si scusa, come a cercare di imbuonire una conversazione che inevitabilmente sembra andare verso il nulla. Le visioni sono completamente opposte, cose naturali, dopotutto è impensabile trovare un pensiero simile al proprio in una ragazzina così giovane e alle prime armi eppure quelle parole hanno un loro senso di esistere di essere al mondo dando voce ad un pensiero non del tutto sbagliato. Si parla di discriminazione nei confronti di una ragazzina nata con un gene e non ricercato o voluto, fare un'eccezione nei di lei riguardi? No ma spiegare meglio quel concetto, forse si se non fosse per l'uso di volgarità inutili, evitabili mentre le cobalte si focalizzano sulle altrui iridi <Io non discrimino voi, Shizuka ma il retaggio che portate dentro di voi. Quel sangue sarà la vostra rovina, non è un dono ne la via da percorrere, è una condanna ad una lunga vita di sofferenze> una spiegazione migliore, si spera, un argomentazione più sensata per rendere quella conversazione non a senso unico <E controlli le parole, non si addicono ad una signorina> ovvio è il riferimento al linguaggio scurrile da ella utilizzato pochissimi attimi prima <Siete giovane, magari mi farete cambiare idea visto che prima di tutto siete Shizuka> la gioventù gioca al di lei favore nell'odierna giornata. Non crede di poter cambiare realmente idea ma un intelletto come quello del genin è sempre aperto a qualunque tipo di novità, le attende per poterle studiare ed assimilare. Nota la rabbia insita in lei, il nervoso per affermazioni di una certa forza segno del profondo legame con quel DNA che le scorre dentro, un gene di cui ella va fiera. La maschera cade, il viso mostrato dinanzi ad occhi esterni, occhi di una bambina desiderosa di sapere cosa si cela dietro un simile ornamento e la reazione è quella attesa in parte, stranito dal non vedere di più, poco importa <Può essere considerato un insulto, anche voi discriminate con una frase del genere, ne siete consapevole?> ridendo ancora una volta per poi riportare la maschera sul viso incastrandola nuovamente, coprendo la deformazione tornando attraente come prima <No, sono nato così> malforme, un mutante, un mostro fin dalla nascita <Io...sono un Kokketsu> volgendo lo sguardo altrove, fissando un punto imprecisato dell'ambiente a quella rivelazione. Lo è, volente o nolente anch'egli è parte di quel clan purtroppo e poco ci può fare, non esiste cura <Siete ancora giovane, aspettate a dirlo e non avete bisogno di scusarvi, non avete fatto niente. Crescete, imparate, vivete e soltanto dopo, esponetemi la vostra visione del mondo> naturalmente, adesso, è presto. [Centro di Kusa] Quel tipo le da su i nervi, non le piace essere rimbeccata da qualcuno come farebbe suo padre per quella minima parola di troppo usata in un momento di rabbia. Perchè una donna non può usare parole offensive tanto quanto un uomo? Se di discriminazioni si parla allora anche questa lo è. Tuttavia pare che l'altro cerchi di esprimere ciò che pensa in un altro modo, mostrandole un punto di vista leggermente differente, quello di qualcuno che considera quel sangue una lenta rovina e portatrice di sventura. Non ha mai creduto a tutte le dicerie sul proprio sangue, sulle maledizioni e sui demoni. Forse proprio perchè quel corpo non è ancora invaso da quel sangue che dovrebbe portarle sventura. Un sorriso molto più sentito le scorre in volto mentre risponde con un velo di ironia all'uomo che si trova innanzi. << Allora cercherò di far durare questa mia vita il più a lungo possibile così da poter smentire il fatto che verrà costellata da sofferenze per colpa del mio sangue maledetto. Ora ho uno scopo da raggiungere come voi ritenete sia importante. >> Impara, apprende, recepisce e fa tornare a suo comodo l'informazione. Sta probabilmente giocando fin troppo con le certezze di una ragazzina innocente, che fronteggia qualcuno che la sa molto più lunga, ma la genin è una testona e chi la conosce lo sa. Lui torna a parlare di discriminazione, cosa che un poco la fa arrossire, non voleva che lui la leggesse in quel modo, come una discriminazione, ma essendovi nato con quel volto deve averlo in qualche modo ferito nonostante lui ne rida. Non fa in tempo a rispondere a quell'affermazione che lui si presenta in qualità di consanguineo, la cosa riesce a lasciarla letteralmente a bocca aperta. Non riesce a capire perchè tanto odio in quel sangue che lui stesso possiede, ma forse il motivo sta nel tempo trascorso su questa terra a sperimentarlo e utilizzarlo. << Non volevo discriminarvi in alcun modo. La mia era più una soggettiva opinione. Credo che quella maschera sul viso vi stia meglio che non possederla, ma è anche il mio gusto soggettivo. Discriminarvi per questo vorrebbe dire non consentirvi di fare cose che una persona senza il volto sfigurate normalmente fa. >> O quanto meno quella è la visione che la ragazza dal rosso crine ha di discriminazione. << Non penso sia il luogo adatto per chiedervi qualcosa di personale come cosa vi è successo per odiare così tanto quello che siete. Però cercherò di crescere, imparare e farmi la mia idea di questo mondo. >> Si interrompe un pochino prima di dondolare appena sulle punte dei piedi e rivolgergli un sorriso decisamente caldo: << Poi penso di potervi trovare qui attorno o magari nel distretto Kokketsu, tra qualche anno per raccontarvi come è andata! >> La mette sul facile, come se sicuramente fra qualche anno, entrambi saranno ancora li, entrambi nelle stesse posizioni di ora. La volgarità non viene quasi mai tollerata se non in contesti di un certo tipo, neanche in momenti di rabbia essa è utile, peggiora soltanto la posizione in cui ci si ritrova, la rimbecca ora che può farlo; i ragazzini vanno istruiti adesso, una volta cresciuti diviene quasi del tutto impossibile impartire loro un insegnamento fondamentale come quello, utile per rapportarsi con altri, per integrarsi in una società che, per ora, prevede un certo tipo di comportamento. Ancora per poco, la decisione è presa e la strada deve solo essere imboccata per giungere li, dove sostano le nuvole cremisi e creare un nuovo simbolo da sfruttare per se <Lieto che le mie parole ve ne abbiano dato uno> nella conversazione qualcosa è nato, in lei uno scopo si è creato, strano, inconsueto ma esiste e vive in lei un motivo di esistere <I Kokketsu sono quasi immortali, di tempo ne avete quanto ne volete> l'eternità quasi, ecco un'altra maledizione del sangue di Yukio, una vita lunga e niente che possa mettere fine, neanche una semplice malattia. Non ha con se il brivido della morte, non può aspirare ad una fine degna di nota se non con uno scontro mortale, fortuna vuole che esso faccia già parte del lungo piano, una programmazione degna di un genio. Il rossore sul viso dell'altra lo spingono a sorridere mentre sistema meglio quella mandibola in modo tale da coprire ogni centimetro del lato destro evitando che occhi indiscreti vedano il suo segreto, il lato di se che quel mondo non riesce a tollerare perchè diverso dal comune costume <Lo so cosa intendevate, signorina Shizuka, non me la sono presa> grazie a quell'intelletto riesce a comprendere determinate dinamiche infantili <Dopotutto non abbiano una visione tanto diversa, un pensiero ci accomuna> pensa a voce alta rendendola partecipe di ciò che sfiora la mente. La discriminazione, qualunque essa sia, è un peso dell'umanità e va messa al bando, in qualunque maniera possibile <Controllate il sangue nero e se ancora volete saperlo, venite a cercarmi. Ho uno studio di tatuaggi in questo distretto, mi trovate li> una condizione pone ma il motivo rimane ignoto, nulla rivela e nulla deve rivelare, il momento non è giunto per renderla partecipe <Per esperienza, vi dico che non passerà qualche anno ma molto meno. Questo mondo ti cambia in fretta, ti plasma a gran velocità> questo è successo alla figura dell'Otatsu dopo soli vent'anni di vita vivendo esperienze al limite della follia <Vi lascio ai vostri impegni, signorina Shizuka Kokketsu, vi ho rubato abbastanza tempo> si congeda in quella serata ancora giovane e tutta da vivere <Con per messo> cenno del capo indietreggiando, dando alla ragazzina le spalle per incamminarsi verso la direzione opposta e senza una precisa meta. [END] [Centro di Kusa] Lui sembra molto meno incline di lei agli sbalzi d'umore, sarà una caratteristica femminile o solo della sua singola persona? Questo ancora non ci è dato sapere ma quanto meno lui non sembra arrabbiato o tediato dalle frasi della piccoletta . Lei probabilmente ancora non ha ben compreso quali siano le proprie potenzialità, quanto quel sangue le cambierà la vita, in meglio come in peggio. Però quanto meno ha trovato qualcuno di diverso dai propri genitori con cui poterne parlare. Lui pare averla un poco presa in giro, non si è sentito discriminato e anzi forse quello è l'unico punto in comune che i due sembrano avere: l'apprezzare ciò che è diverso, unico e speciale. Poi quello che pensava si chiudesse in un nulla di fatto diviene un completo invito, a cofnrontarsi a chiaccherare di quanto quel sangue possa ferire. << D'accordo, verrò a farle visita allora, quando e se mai riuscirò a padroneggiare questo sangue. >> Come solito boffonchia, sembra essere impaziente di ottenere quel potere, non per se stessa, ma per dimostrare al mondo di non essere da meno di altri. Lui sembra avere l'atteggiamento di chi la sa lunga, il doppio degli anni vissuti da Shizuka in effetti possono cambiarti parecchio. << Spero che il tempo mi cambi nel migliore dei modi possibili Signor RK. >> Questo l'unico commento a quelle parole da lui proferite, avrà molto da pensare, oltre alla porta sfondata dal fabbro e Hiko che l'aspetta a casa. E' lui comunque che la saluta, proprio mentre la mente femminile è già concentrata su altro. << Può chiamarmi solo Shizuka e penso che mi abbia più regalato del tempo che non rubato. >> Si piega in avanti, rivolgendogli di nuovo quel profondo inchino che lo aveva accolto. << Buona serata Signor RK >> Lo guarderebbe ancora per qualche istante allontanarsi, volgendole le spalle, rimuginando ancora un poco su quell'incontro casuale che ancora una volta la musica di Yasuhiko l'aveva portata a fare. Poi come se il criceto nella rossa testolina avesse ripreso a girare si volgerebbe altrove, per proseguire con le proprie faccende. [// END]