Nella struttura sotterranea della Torre del Consiglio vengono effettuati i cosiddetti innesti riguardanti alcune delle abilità innate dei clan conosciuti. Soltanto per due d'essi è impossibile, poiché si tratterebbe d'un trapianto d'occhi costante e non è assolutamente plausibile che vi riescano. Le richieste sarebbero immani. Quindi, tocca fare alla vecchia maniera, ma non vi diremo assolutamente qual era. Il nostro protagonista odierno è stato condotto nelle profondità della terra, in un luogo ovviamente isolato dal resto, in una stanza che è molto simile a quella d'un ospedale. Al centro esatto, v'è un lettino reclinabile imbottito e di colore bianco, con una luce stroboscopica fastidiosa che punta esattamente su di esso. Attorno, vi sono scaffali e mobilie contenenti oggetti tipici d'una sala operatoria. Fialette vuote, alcune piene, macchinari d'ultima generazione, strumenti sanificati, guanti sterili, mascherine monouso e quant'altro possa tornar utile. Nejo viene fatto accomodare all'interno della sala, indicando l'angolo in fondo a sinistra separato dal resto della stanza da un separé bianco alto almeno due metri per coprire il tutto. <Va lì dietro e svestiti. Indossa il camice che abbiamo lasciato lì appeso.> E' un'infermiera a parlare, sicuramente di bell'aspetto e dai capelli rosa cotonati in un'acconciatura che si sarebbe detta retrò. Il camice è tipicamente ospedaliero, che va chiuso sul retro. Le maniche son a tre quarti così da lasciare libertà di manovrare al diretto interessato. <Dopodiché prendi posto sul lettino.> Il tono atono è tanto quant'asettica è la stanza. L'infermiere s'allontana chissà dove al momento, preparando con molta probabilità l'occorrente affinché avvenga quest'innesto. Questo è solo l'inizio! [ Ambient - CHIUSA ]
Il ragazzo indossa il camice, aggirando il separé e raggiungendo il lettino sul quale deve stendersi. I braccioli risultano essere abbastanza comodi, ma quello di destra è possiede un'insenatura metallica nel quale il braccio vien tenuto ben fermo e rigido. E' uno strumentopolo misterioso che ci servirà più tardi! Dopo qualche istante, l'infermiera riapre la porta della stanza portandosi dietro un medico tutto d'un pezzo. Non scherziamo, in realtà si tratta d'una ragazzina dai capelli biondicci suddivisi in quattro codine: due volgono al soffitto, due al pavimento. E' di bassa statura con un kimono vecchio stile bianco, ma in chiave moderna. Sotto d'esso, compare un top nero che ne fascia il busto sottile e curve apparentemente assenti. A coprir le inferior leve, prende posto un pantaloncino nero con parigine bianche che superano le ginocchia. Ai piedi, un paio di normalissime crocs bianche che hanno fatto sicuramente la storia in quel reparto con quel loro fastidioso cigolare della gomma contro un pavimento troppo liscio. <Buonsalve!> Esclama ma l'espressione è apparentemente calma, innaturalmente pacata, occhi spenti e vitrei che fissano davanti a sé come se fosse qualcosa che vedono fin troppe volte, come se non ci fosse assolutamente niente di nuovo o d'interessante. <Il nome del paziente è Nejo, mi corregga se sbaglio.> L'infermiera che le sta di fianco resta per il momento in silenzio, passandole soltanto la cartella clinica in maniera che possa legger meglio ciò che hanno raccolto a proposito del soggetto. La fanciulla, nel mentre, agguanta una mascherina che viene indossata febbrilmente assieme ai guanti lasciando la cartella sul ripiano più vicino e continuando a leggere. <Mi può spiegare> Rivolgendosi sempre al diretto interessato. <cosa l'abbia spinta a fare questa richiesta e quale innesto desidera?> Abbastanza diligente ed educata nel porsi, rialza lo sguardo in sua direzione soltanto in un secondo momento, aspettando appunto delle risposte adeguate ai quesiti che gli ha posto. [ Ambient - CHIUSA ]
L'avventura prosegue, ma ha solo il sentore dell'inizio. La dottoressa, una volta infilati i guanti e la mascherina, la quale le andrà a coprire almeno mezza faccia, non le resta da far altro che attendere la risposta da parte di Nejo. Risposta che arriva piuttosto in fretta. <Yakushi, mh?> Ripete ad alta voce, facendo un cenno all'infermiera, la quale raggiunge immantinente la porta d'ingresso, chiudendola alle proprie spalle e avviandosi chissà dove per chissà quale ragione. La dottoressa, invece, si limita a drizzar la schiena e incoccar gli occhi nei di lui riguardi, così da fissarlo negli occhi durante il suo ciarlare. <Presumo che tuo nonno si riferisse ad Orochimaru o quanto meno a Kabuto Yakushi. Onestamente, mi fanno rabbrividire. E' naturale che la nostra scienza e la nostra tecnologia discendano da loro, ma il metodo utilizzato per raggiungere i loro scopi non è sicuramente dei migliori.> Aggira il lettino ospedaliero sul quale lui giace, preoccupandosi soltanto di dargli qualche spiegazione in più. <Onestamente parlando, sono la prima a cercare qualunque pretesto ed utilizzare qualunque modo soltanto per i miei esperimenti. Tuttavia, è ben diverso.> Un piccolo sospiro fuoriesce dalle sue labbra, soffermandosi adesso in prossimità del braccio da lui esposto. Allunga la mandritta per seguir la scia della vena che l'attraversa per intero. <Più forte per cosa? I combattimenti ormai sono cessati. Dovresti goderti questo periodo di pace il più a lungo possibile.> Asserisce, mantenendo sempre quel tono cheto, pacato, di chi quasi pare totalmente disinteressato al contesto del quale stanno parlando nonostante così non sembri affatto. Pare interessarle quanto meno sapere, dunque, a cosa vada incontro dandogli quel nuovo potere, inserendogli quell'innata nel corpo nell'attesa che il corpo stesso non lo rigetti. Gli occhietti ambrati si posano sul braccio, non osando pronunciar altro che già non sia stato detto, dandogli modo di replicare a sua volta. [ Ambient - CHIUSA ]
Lo scambio di battute prosegue nella maniera più lineare possibile. L'infermiera, precedentemente mandata in un'altra stanza, torna subito dopo con una sorta di porta pranzo bianco recante su di esso il simbolo delle serpi. "Tenga", pronuncia alla di lei volta, porgendoglielo subito dopo. Clicca un pulsante sulla seduta altrui, in modo che s'apra un piccolo ripiano sulla destra del bracciolo. Qui, vi poggia il contenitore che vien subito dopo aperto. Al suo interno, la temperatura è nettamente inferiore di quella ambientale, facendo sollevare piccole volute di vapore. <Potrebbe anche darsi che sia come dici tu> Volge uno sguardo all'infermiera, senza pronunciar altre parole. Paiono intendersi a vicenda. Quest'ultima s'avvicina al ripiano, preparando un batuffolo d'ovatta che viene impregnato di disinfettante. Vien fatto passare, freddo a contatto con la pelle, sul punto della vena che sarà bucherellata a breve. Un rapido passaggio sulla pelle, gettando infine il batuffolo appena usato e lasciando tutto alle amorevoli mani della dottoressa che, dal canto proprio, non s'è neppure presentata. <ma purtroppo non potremmo mai saperlo. Forse, qualora avesse avuto qualcuno in grado di fargli cambiare, avremmo avuto queste tecnologie molto tempo prima.> Afferra il contenuto nella boccettina, chiudendo il contenitore che vien subito portato via dalla diretta interessata. Le viene data immediatamente una siringa che vien inserita all'interno tramite apposito fodero, riempiendo la siringa con quello che sembra essere del tutto sangue. <A giudicare dal tuo gruppo sanguigno, questo dovrebbe essere perfetto per te. Non credo faccia rigetto, ma nel dubbio recati immediatamente al pronto soccorso o ai laboratori del distretto di Oto.> Assicuratasi che non vi sia nient'altro di problematico, facendo anche fuoriuscir eventualmente l'aria che si sarebbe potuta formare, infilerebbe l'ago nella pelle altrui e premerebbe lo stantuffo. Il percorso ha appena avuto inizio. <Attiva il Chakra.> Pronuncia subito dopo, adoperando un ulteriore batuffolo d'ovatta che le vien passato dall'assistente per tamponare eventuali fuoriuscite di sangue. [ Ambient - CHIUSA ]
L'ago ne penetra la carne, egli non subisce neanche chissà quale sussulto o fastidio. La manualità della fanciulla è sicuramente d'alti livelli poiché non rivela alcuna problematica, anzi risulta essere ottimale per il soggetto. Getta via anche la siringa e pone il resto nelle mani dell'infermiera, poiché lei deve ovviamente occuparsi di ben altro al momento. Deve valutare se l'innesto è avvenuto con successo. Nejo, quindi, pone le mani al centro del petto per formare il sigillo caprino. Adopera le due energie, la spirituale e quella fisica, affinché vadano unendosi. Così facendo, ne va a formare una soltanto che si riversa lungo tutto il suo essere. <Ora, devi cercare dentro di te il gene che ti ho inserito. Devi farlo tuo, altrimenti il tuo corpo lo rigetterà non trovandolo analogo al tuo essere.> Commenta in sua direzione, mantenendo sempre quel velo d'apatia che la contraddistingue da quand'è entrata nella sala operatoria. Sfila dalle mani anche i guanti e rimuove la mascherina chirurgica poiché divenuti totalmente inutili al momento. <Il tuo corpo subirà delle mutazioni che, nella fattispecie, riguardano vista, olfatto, flessibilità degli arti e lingua. Otterrai particolarità abilità che ti consentiranno d'essere non dissimile da un normale serpente.> Quest'è quanto deve sapere affinché l'attivazione dell'innata avvenga nel miglior modo possibile. Tutto sommato, quel che dovrà fare d'adesso in poi, sta completamente nelle sue mani. La fanciulla, dal canto proprio, si limita ad osservare per trovar qualunque problematica emergente, assicurandosi che l'innesto abbia funzionato alla perfezione. Silenzio tombale quel che adesso inonda la stanza, nell'attesa che il richiamo venga portato a buon fine. [ Ambient - CHIUSA ][ L'innata toglie 1pt Chakra ]
La mutazione genetica prende in considerazione anche diversi aspetti fisici del clannato. Innanzitutto, gli occhi assumono un colorito giallastro dalla pupilla assottigliata. All'estremità delle braccia, si formano anche delle scaglie tipiche proprio dei serpenti che differenziano nella forma e nel colore da ogni Yakushi. Sono come dei fiocchi di neve: nessuno avrà la stessa forma e lo stesso colore di qualcun altro, a meno che, come in questo caso, non si prenda del sangue d'un altro Yakushi. Chissà, magari della Kokukage stessa? Il di lui naso adesso riuscirà a percepire degli odori netti, migliorati grazie al Chakra e al gene che s'è risvegliato dentro di lui. Sarà per lui anche possibile visualizzare fonte di calore, esattamente come un serpente. In questa forma, s'avvicina all'essere un ibrido tra l'essere umano e il rettile del quale abbiamo appena finito di parlare. <Direi che non c'è possibilità d'un rigetto, altrimenti sarebbe stato impossibile per te anche soltanto attivare l'innata.> Si stringe nelle spalle, rivolgendo un nuovo cenno d'assenso nei confronti dell'infermiera, la quale si limiterà ad aiutare il diretto interessato ad alzarsi dal lettino. Gli tende la mandritta, ancor guantata. "L'accompagno al separé, così può cambiarsi" pronuncia soltanto nella maniera più cheta possibile, mostrando un piccolo sorrisetto cordiale. La dottoressa invece torna a squadrarlo, prima di lasciare la stanza, avviatasi già verso la porta che conduce all'esterno. <Ti sentirai debole inizialmente, ma è normale. Allenala e falla diventare tua, altrimenti sarà soltanto un po' di sangue che ti circola dentro.> Risulterebbe essere soltanto un innesto sprecato e dunque avrebbe buttato del tempo. <E combatti per quello che credi, non per quello che ti hanno voluto inculcare gli altri.> Professa ancora, lanciandogli un'occhiata oltre la spalla, chiudendosi la porta alle spalle. Benvenuto, nuovo Yakushi. [ END AMBIENT ]