La debolezza
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Giocata del 01/05/2021 dalle 15:25 alle 19:59 nella chat "Piazza Centrale [Ame]"
Fa caldo, abbastanza pure, sarà l'aria sulfurea dei lontani vulcani ancora attivi, l'imminente estate ormai alle porte, eppure Ame si distingue sempre per quella sua pioggia perenne. Perfino in un giorno di festa come quello, la pioggia non farà altro che scendere e scendere, una cascata che scivola dall'alto per toglier di dosso la fatica e quel vago senso di sudaticcio che detesta immensamente, meglio la pioggia che il caldo torrido, chissà come sopravvivono gli abitanti di Suna in piena estate? Domanda molto interessante, avrà modo di chiederlo a qualcuno di loro, eppure l'unico vero Sunese che ha conosciuto non è altro che un nemico adesso, e per cosa poi, gelosia, rabbia, sfiducia, oh gli uomini come sono deboli e fragili - ed ella non è stata forse la più fragile nel solo pensare, sperare, che qualcosa potesse cambiare. Ma davvero, chi è come lei, non può anelare ad una vera felicità. Potrà ricercarla. volerla, averla perfino come intimo obiettivo, ma tale rimarrà, irraggiungibile nonostante la corsa e il tempo speso. LA piazza non è vuota ne gremita, l'orario inusuale per un uscita pomeridiana specialmente in quella festa che sta avendo inizio in tutta kagekakure a quanto pare, la festa dei .. lavoratori? Non ha ben compreso ,sebbene abiti li da differenti mesi, per sapere tutti gli usi e i nuovi costumi servirà diverso tempo. Indossa ancora uno Yukata, questa volta dai colori del gelo, freddi e ghicciati in contrasto evidente col rosso fuoco dei capelli, lingue scure adesso che paion sangue che scivolano sulle spalle grazie alla perenne pioggia alla quale non andrà a ripararsi. Le gocce che scivolano sul viso nudo , privo di alcuna schifezza ad insozzarlo, limpido nello sgauardo azzurro che si incastra in quella statua fissa d'innanzi a lei. Un uomo v'è raffigurato, anzi, un kami sceso in terra. Occhi viola cerchiati, capelli arancioni come novelle fiamme, veste nera a cingere il suo corpo e nuvole di sangue a tinger quella pioggia di rosso. Vede tutto questo in quella grigia statua immobile, il desiderio, una volontà, quella della pioggia. La rinascita, il desiderio di farsi valere, come una fenice che affonda nelle sue ceneri per poterne rinascere di nuovo più forte . Immobile il corpo nella sua postura, fisso lo sguardo a pensar a qualcosa di troppo segreto da pronunciare, in memoria del kami che conobbe da se, colui che pare non esserci più, colui che ha seguito e venerato come un dio, il proprio personale kami venuto a lei a tendergli una mano, a donarle la forza per compiere tutto il proprio cammino. Eppure se ne sente perduta adesso, senza la sua guida, senza la sua saggezza e forza, senza il suo amato che giace nella mente, in un angolo lontano di un nuovo essere totalmente differente. Dov'è andato a finire il proprio kami? Lo cerca, lo attende, lo rivuole ancora per se. Quella veste leggera lentamente andrò ad appiccicarsi addosso al proprio corpo, corta la gonna sotto i glutei, le maniche fino al gomito ormai son divenute parte delle braccia, tranne i sandali ninja che ancora s'ostina a portare seco. Il corpo martoriato dall'interno non percepisce il caldo presente nel fu villaggio di Ame, bensì risente della tremenda pioggia che veloce scende sulla Terra, gocce di pura acqua irradiano il mondo che l'essere umano calpesta da secoli e secoli, pioggia purificatrice, elemento primario della vita stessa, colei che in passato ha creato l'esistenza stessa donando il libero arbitrio. Sotto quel tempo infame, si aggira nella piazza di un villaggio mai visitato ne veduto prima di quel giorno, totalmente ed inesorabilmente nuovo per lui ed in essa si cela un antico fascino segnato dalla presenza della statua del Kami possessore del rinnegan, un uomo che ha saputo fare la differenza ergendosi a mero simbolo per poi scomparire nel nulla. Un'ambizione lontana ma non irraggiungibile, uno ce l'ha fatta e lui ne sarebbe divenuto il diretto successore. Luogo silente, privo di vita e di rumori, se non quello dell'acqua, va a presentarsi con un'unica presenza dinanzi a quel Kami che troneggia su tutto; la donna dai capelli rossi, un tempo mukenin, presenzia al suo cospetto sotto gli occhi del genin. Affannato è il respiro, bagnato e sudato, allo stesso tempo brividi di freddo si scatenano nel corpo con la pelle d'oca a mostrarsi; fronte calda per via dell'incessante febbre che porta con se da due giorni almeno insieme ad una perenne stanchezza e spossatezza. Capo ricolmo d'acqua, capelli brizzolati e bagnati, tenuti giù lungo le tempie e la fronte insieme alle appiccicate vesti che lo accompagnano. Pantaloni color latte nel ricoprire gli arti inferiori e due sandali shinobistici della più banale fattura mentre una giacca nero come la pece sosta sul busto ricoprendo gli arti superiori e chiusa fin sotto il ventre da una semplice cerniera lasciandone scoperto il petto. Fatica nel muoversi, labbra schiuse per il pesante respiro, pupille ridotte ad un minuscolo puntino all'interno delle cobalte iridi, occhiaie marcate ne dipingono il viso insieme alla mandibola umana posata sul lato destro del viso ricoprendolo quasi nella sua interezza, lasciando intravedere una piccola cicatrice nei pressi delle labbra. L'avanzare lo porta verso una panca, poco più avanti dell'attuale posizione di Sango, sorpassandola non donandole neanche un singolo sguardo, nemmeno nel voltarsi. Con lentezza estrema va a sostare su quella panchina poggiando l'intero corpo contro lo schienale, sotto la battente pioggia, deglutendo e provando, dopo dieci lunghi anni, la sensazione di sfinimento di chi ha combattuto per tutta la vita ma questa volta, qualcosa di diverso accade, qualcosa di strano. Peccato non aver mai avuto modo di veder davvero coi propri occhi ne Pain ne tantomeno Konan, ne veder il loro amore per Ame, il loro sangue con quelle nuvole librarsi in alto - eppure una storia simile è rinata tra due gocce di quel villaggio. Lei, figlia di Konan, portatrice del suo stesso anello, della sua volontà, di quel nome di Byakko che ha portato per tanto tempo sulle proprie spalle, e il Riduko Sannin, colui che fu il nuovo portatore del rinnegan, famoso in tutto il mondo eppure in pochissimi potevano dire di conoscerlo davvero, ultimo portatore dell'anello di Pain, del sovrano, di colui che avrebbe cambiato il mondo. Storce lievemente quel naso, gli occhi appannati dalla pioggia che si ristorano di nuova vita e consapevolezza, sbattendo le lunghe ciglia per diverse volto - abituata ormai al pensiero in mezzo alla folla, nella solitudine più totale estraniandosi dal mondo in un attimo, senza problema alcuno, dopotutto adesso nonostante abbia abbandonato le vesti dell'akatsuki, porta le vesti di quel nuovo governo. Com'è divertente quella vita, da mukenin ricercata da tutta l'alleanza, a parte di un governo centrale che sottomette tutti i villaggi pur di farli divenire pacifici tra di loro - questo è il pensiero che s'è potuta fare fino ad adesso, alcuna certezza, eppure è innegabile il potere della Shinsengumi su tutti quanti. Perfino su quei capelli azzurri , poco più chiari dei propri occhi, che le appariranno davanti illuminando per qualche attimo il plumbeo cielo grigio che si estende sui loro capi per chilometri, probabilmente anche Kusa e Oto adesso saranno nel pieno di quella nuova tempesta. Lo sguardo che brevemente andrà a seguire quel volto conosciuto, non tanto per le fattezze in se, quanto per la maschera che porta a metà sullo stesso viso < non credevo che ti avrei visto nella mia terra > punta la voce su quel "mia terra", per far comprendere l'altro che adesso è nel proprio regno, e quello lo conosce molto, troppo bene. Lo stesso sguardo che andrà a seguirlo, così come il collo, in quella sua camminata affaticata, stanca forse, fino a quella panchina nella quale andrà a cercare ristoro . Che sia fatto? Ubriaco? Probabile, e che provi solo a metter in pericolo o in fastidio un singolo elemento di quel villaggio, che si vedrà annegare in quelle acque scure e profonde sulla quale sorge il villaggio. Un mero pensiero, prima che lo stesso corpo vada a muoversi, lento verso di lui, prendendosi tutto il tempo che serve per analizzare meglio la situazione < ti senti male > ovvio, non una domanda la propria < perchè > quella dovrebbe esser una domanda, ma pare quanto più una vaga minaccia, mentre lo sguardo s'affila un pò nell'osservarlo dall'alto al basso, troneggiando letteralmente contro di lui, con l'arroganza di una tigre che l'ha sempre contraddistinta, in evidente attesa che l'altro si salvi da se. L'altrui terra rappresenta una novità per l'Otatsu il quale non è mai riuscito ad uscire fuori dal villaggio di Kusagakure, metà del tempo è rimasto imprigionato e l'altra metà congelato per colpa di un evento inspiegabile che ha colpito il mondo intero portandolo ad inevitabili cambiamenti. Una piacevole, se non unica, novità di Kagegakure, racchiudere in se tutti i villaggi e le culture di ognuno di essi permettendo alla massa l'accesso ad una conoscenza infinita, intrigante quanto interessante ma con lo stesso, medesimo problema, la dittatura. Così come Kusa, persino Ame soffre di una malattia vecchia come il tempo stesso, profanata e comandata da un'usurpatore e anch'essa merita di giungere alla liberazione. Tempo al tempo, ci sarebbe arrivato con la pazienza con cui ha cercato il rosso, trovandolo, ferendolo, divenendo egli stesso il creatore il cui scopo è forgiare nuovamente colui che gli ha donato la vera vita. Inspira gonfiando il petto, aria trattenuta ma il respiro porta con se un affanno che non fa altro che provocare dolore, polmoni provati e cuore malandato, inconsapevole di star pulsando un veleno oscuro al posto del liquido cremisi. Non cede sguardo all'Ishiba nonostante il verbo da lei pronunciato giunga all'udito del genin provocandogli un lieve sorriso, un singolo accenno all'ironia del loro nuovo incontro. Dalla sua terra si passa a quella della donna, una piazza, una panchina ma ruoli differenti, uno status differente <E' un luogo interessante> ammettere il contrario rappresenterebbe una blasfemia priva di senso, ingiusta nei confronti di un villaggio che potrebbe offrirgli molto, donandogli una quantità di informazioni imparagonabili grazie alle nuvole cremisi presenti sulla statue alle proprie spalle. Capo tirato all'indietro, sguardo puntato al cielo permettendo alla pioggia di colpirne la superficie, palpebre appena socchiuse ricercando la forza acquistata in ospedale dopo l'operazione ma risulta assente, lontana, un solo miraggio e tutto per via di un incontro con una biondina senza neanche l'età per bere. La resistenza nei confronti di Sango è nulla permettendo un suo avvicinamento a quel cadavere vivente che è l'azzurro <Arguta> non nasconde le condizioni in cui versa, motivi non ne ha, non si erge a Kami come molti dei suoi simili, contrariamente, si espone come semplice uomo mortale, capace anche lui di morire per le sciocchezze più infime come una malattia <Febbre> risposta semplice ma efficace <Il perchè, mi è ignoto> mentre parla alza l'arto destro e l'indice stesso indicando le nuvole poste sul manto di Pain <Cosa mi sai dire di quelle?> lanciando un minuscolo sasso di curiosità nei confronti di colei che ha forgiato il passato in cui ha vissuto. Che stia male è chiaro come il sole, dopotutto ha avuto modo di incontrarlo già, a Kusa , in quell'orribile piazza eppure lieta che non avesse alcuna statua di Yukio al suo interno, immeritevole. Ne può scrutare il viso, e non c'entra nemmeno il passato tra i medici e quelle vecchie e dimenticate conoscenze, quanto più la mente e l'osservazione, una leve pioggia come quella non può ferire alcuno, se non davvero quelli deboli. < una riproduzione vorrai dire > perchè nonostante la pioggia, gli abitanti, quella non è la loro vera terra . E' solo una riproduzione della loro memoria , malandata sicuramente dopo le ultime due guerre che l'hanno distrutta < è rimasta la stessa di moltissimi anni fa > trenta all'incirca, eppure in quegli anni era tecnologicamente ancora più avanzata di adesso, ma non andrà a rivelar dettagli dolorosi ad un mero sconosciuto nascituro di un epoca differente e di un villaggio che odia dal profondo della propria anima. < non ci vuole molto a capirlo, sei diverso dall'ultima volta > lo vede, debole, una preda facile, eppure non se ne approfitta, il proprio orgoglio che la pone al di sopra di molti altri, ma non per ciò è mai stata crudele davvero con qualcuno. La propria giustizia ha sempre un fondamento, i deboli non le sono mai interessati, solo i più forti di lei. < so che la pioggia abbatte i deboli > comincia, con un lieve sorriso sulle labbra < eppure non mi sembri così debole fisicamente > non è gracile come coloro che non hanno mai combattuto, o che mai si son sporcati le mani. Segue con lo sguardo quell'indice, lo segue fino alla veste di Pain, quel manto nero macchiato di rosso, lo stesso manto che lei ha indossato come ultima appartenente a quella cerchia ristretta di membri dell'alba < le nuvole di sangue della pioggia > un sussurro basso, si, eppure per lui così che possa udirla senza alcuna difficoltà attraverso il rumore della pioggia, con quell'odore di petricore che le riempie le narici e la rilassa notevolmente. Diversa da quella notte a Kusa ove il disagio l'ha posseduta nel corpo, adesso è rilassata, nella propria casa < immagino tu non conosca la storia di Ame , e come potresti, yukio l'ha cancellata sostituendola con le sue parole > stizzita al solo pensiero tornerà a guardare davvero il giovane disteso su quella panca, in attesa che svenga davvero, o no? Il circondario è una riproduzione della ben più potente Ame di un tempo, esattamente come lo è Suna, Konoha, persino Kusa non è altro che l'ombra di se stessa, priva della potenza che i suoi shinobi hanno sempre imposto nel mondo mostrando forza e risolutezza pur sotto gli ordini di un tiranno, di un blasfemo che non ha mai compreso il vero significato della parola libertà, dell'uguaglianza tra i popoli e la gente che li compone <Non sono mai uscito da Kusa, mi faccio bastare ciò che ho ma non nascondo il desiderio di vedere la vera Ame, un giorno> parole appena sussurrate, emesse con debolezza interiore conservando l'ossigeno per il mero atto di respirare, conservare l'aria necessaria a vivere, a sopravvivere in codesto momento. L'Ishiba è, tra i due, colei che porta con se più esperienza nei riguardi del villaggio della pioggia, non solo per il suo essere originaria quanto per l'appartenenza alla nuvola cremisi in un passato oramai lontano ed è inevitabile la manifestazione di una certa curiosità verso qualcuna che ha fatto ciò che avrebbe dovuto fare un intero villaggio, ribellarsi ad un dittatore per il bene supremo del popolo. Non si sofferma poi molto sull'argomento, non è li che vuole giungere, ha ben altri piano in mente nonostante quelle disastrose condizioni in cui versa la cui natura è sconosciuta persino a lui <Non sono diverso, solo stranito> malandato e malato, dettagli su cui cerca di indagare da un paio di giorni. Persino in ospedale ha manifestato dei sintomi, dapprima imputati alla ferita nello stomaco ma ora, comprende che qualcosa di incomprensibile sta avvenendo in lui, non può ammalarsi da un giorno all'altro sostando sempre sotto il sole e riparandosi durante il brutto tempo. Le altrui provocazioni portano ad un'effettiva reazione da parte dell'Otatsu andando a sollevare il capo posando lo sguardo sulla figura della donna; destra viene poggiata sul bracciolo della panchina spingendo con l'arto per rimettersi in piedi, lentamente, con fatica ma si erge dinanzi a quegli occhi <La pioggia è ciò che mi permette di camminare> la sua freschezza, il suo potere primario l'aiuta a rimanere in piedi entrando in simbiosi con gli elementi vigenti all'interno della propria essenza, la forza presente nel chakra <L'ho detto, è ignoto questo malessere. I medicinali non hanno fatto effetto e le febbre aumenta. Non riesco a comprendere da cosa ne derivi> una medicina è l'arma più efficace per combattere i mali terreni ma nel suo caso, esse sono solo caramelle da inghiottire ed espellere, nulla di più di un fastidio per far contenti i dottori. Avanza con quella camminata facendo leva ad un pizzico di orgoglio per porsi al fianco sinistro dell'interlocutrice, annuendo al di lei sussurro. Quelle nuvole rappresentano l'esatto fulcro del suo interesse, il motivo che lo ha portato veramente in quella parte di villaggio per la prima volta <Le parole di Yukio sono solo fumo, non ho mai dato retta alle menzogne che ha proferito al popolo> solo veleno gettato per nascondere la verità su di se, non un Kage ma un mostro <Parlami di Ame> una richiesta di conoscenza, nulla di più mentre le cobalte ricercano quelle della stessa Sango. < che vita ...triste > si, ai propri occhi quella non è altro che la triste vita di un non portatore di chakra, coloro che continuano il proprio fare giorno dopo giorno senza attraversar la soglia della propria casa e gettarsi nel mondo esterno, la fuori, alla ricerca di nuove conoscenze e di nuovi villaggi, di nuove vite alla quale legarsi e altre da dover spezzare. < quanti anni hai giovane > una richiesta strana eppure vuole saperlo, deve comprender in che loco temporale doverlo classificare, seppur non abbia addosso gli anni di Akendo, ha addosso i propri anni, cuciti tra Ame, Kusa, Konoha e infine anche Oto. Molti i posti vissuti, eppure le terre deserte così come le foreste son la sua reale casa < sei debole, nel bel mezzo della pioggia quando perfino tu sai di aver la febbre. Non credi che questo sia un comportamento debole?> richiede, arzilla e attenta in risposta rispetto l'altro , evidente quel suo malessere eppure perchè indugiare li, con la pioggia che continua il suo fare senza preoccuparsi di coloro che non sono suoi figli <..un tempo ero medico, tutto ciò.. è strano > molto, decisamente, non rimembra di certo casi simili sebbene quel suo tempo è stato davvero breve - quando ancora poteva dirsi alleata e figlia di Yukio e del suo regno . Ormai l'altro è di nuovo in piedi, nonostante tutto, per affiancarla in qualche modo, nonostante l'evidente malattia - spera solo che non sia contagiosa - per osservarlo poco più alto di se stessa, non troppo da non poterlo raggiungere con il mero sguardo. < hai mai davvero conosciuto Yukio Kokketsu?> sottile lo sguardo s'affila davvero, lo trafigge da parte a parte come una stilettata alla testa < Ame > sussurra tornando adesso verso Pain e poi verso la pioggia < il nostro passato è condito da migliaia di guerre continue > la verità prude sotto la lingua, sotto la pelle , in quelle mani che vorrebbero solo stringersi convulsamente < il sangue che scorreva ogni giorno era tale da non poter mai esser lavato via dalla pioggia perenne > ciò potrà portare lui un immagine reale di ciò che vivevano per le strade, di come i corpi s'ammassavano, di come i nemici interni ed esterni cadevano sotto i colpi < eppure eravamo il più grande villaggio di tutti i tempi. Fino a che l'ultimo kage non ci abbandonò definitivamente. Fummo distrutti, Yukio ci sottomise per non lasciarci andare più > una storia antica, vecchia, di coloro che sanno e hanno visto e probabilmente una storia non scritta per via della crudeltà di colui che si autoincoronò re di una nuova alleanza < ma il nostro retaggio mai morì, non quando il Riduko Sannin, colui che dopo Pain portò il rinnegan, prese nelle sue mani l'akatsuki > un nome probabilmente conosciuto quello, sebbene con molta probabilità non ne conosca il viso ne le fattezze, solo storie lontane prima che scomparisse < io stessa presi le vesti sue e l'anello di Konan per continuare quell'antica battaglia > un prendere metaforico, oh se solo _Nemurimasen si fosse convinto a donarglielo prima di morire, ma adesso non rimane che una traccia di antiche rovine pure nella propria di voce < è morta l'akatsuki quando ho messo via le vesti. Non vi è più nessuno oltre me che la ricordi ancora > vero, eppure Akendo è ancora vivo, li da qualche parte all'interno del nuovo Kioku, ma non rimembra, e mai dovrà farlo. Lo sguardo che di nuovo si sposta verso di lui < siamo figli dei kami, son scesi tra di noi, alcuni li abbiamo pure conosciuti, eppure siamo ancora qui, in balia degli altri > una dura, orribile verità che si fa strada tra le labbra, bassa la voce, ma alto lo sguardo, carico di un sentimento nascosto che vuol solo fuoriuscire ma che trattiene con forza. Mai parole furono più vere seppur non si tratti di tristezza quanto di sofferenza, ha sofferto durante il corso della breve vita vissuta in quel di Kusa; ogni avvenimento che lo ha portato ad oggi non gli ha permesso di vedere di più di quello che i suoi aguzzini gli hanno permesso. Non prova rimpianti, nonostante ciò, quello che ha vissuto lo ha fatto diventare l'uomo di ora e non cambierebbe nulla di quello che è divenuto, neanche per tutta la libertà del mondo perchè è questa creatura che avrebbe portato la vera libertà nel mondo intero, distruggendo il simbolismo portato avanti da Kagegakure in favore di un mondo moderno rivolto al passato, riportando gli shinobi di un tempo a popolare nuovamente quelle terre, rendendole forti e non più l'ombra di se stesse <E tu sai perchè è triste?> allargando le labbra in quel sadico sorriso il cui accenno è minore, nascosto ma presente perchè ella dimostra nuovamente come sia facile parlare ergendosi sugli altri senza mai conoscere ciò che vi è dietro. Una storia lunga, non difficile ma complessa da raccontare a chi non vuol vedere ne comprendere <Fisicamente ho vent'anni> il suo corpo è fermo a dieci anni fa, non è invecchiato di un singolo giorno preservando quella bellezza angelica della gioventù, conservando la forma corporea sudata con il tempo <Anagraficamente ne ho trenta> non molto giovane dopotutto ma basta e avanza a far capire che nemmeno lui appartiene a quel nuovo mondo, frutto del passato, trasportato in qualcosa che non lo rappresenta, troppo moderno. La tecnologia ha preso il sopravvento rendendo gli esseri umani amebe, privandosi dell'ambizioni e della voglia di crearsi un futuro degno di tale nome, preferendo le comodità. Tutto questo sarebbe scomparso un giorno, lo vede, vede il futuro che si è prefissato così come osserva il proprio operato compiersi nella sua totale bellezza <No, questo è solo un intoppo nella mia vita. Una volta guarito, nulla mi fermerà> i problemi esistono e ci sono, la vera forza consiste nell'affrontarli, superarli uscendone vincitore senza permetter loro di sopraffarti offuscandone lo sguardo ma la curiosità affligge nuovamente la mente dell'Otatsu a parole tanto semplici quanto strane, inconsuete <Spiegati meglio, cosa vedi di strano?> una normale condizione influenzale presenta eppure l'Ishiba va ad insinuare quella pulce amplificando i dubbi già presenti nell'animo del genin, dubbi che divengono più concreti ad ogni minuto passato senza apprenderne la vera natura <Ho conosciuto ciò che ha fatto, ciò che ha detto. Di persona? No, non ho mai parlato con il Kage...non ne ho avuto modo> flashback della gabbia, del sangue al di fuori del corpo, del dolore e del piacere scaturitone, esattamente quello che gli ha impedito di affrontare il Kage non avendone mai avuto l'occasione. Il racconto finalmente comincia facendone calare il silenzio, sguardo puntato sul viso della rossa permanendo in attesa ed apprendendo quello che è accaduto alla pioggia molto tempo fa. Il sangue è parte integrante della storia di Ame, ironia si affaccia sul volto dell'azzurro; egli, nato nel sangue, non è mai andato a visitare quella che sarebbe potuta essere la sua naturale patria <L'Akatsuki è morta> le nuvole cremisi sono distrutte, svanite nell'etere del tempo con Sango come unico punto di riferimento. La grandiosità delle nuvole messa da parte per colpa del nuovo mondo, quale offesa vien recata ad esse <Avrei, all'epoca, appoggiato la tua causa> alla fine del racconto è lui a prendere parola <Perchè, ora, sei qui? Cosa ti impedisce di perseguire in quell'obiettivo di un tempo? Quella donna era abbastanza forte da ribellarsi ad un dittatore, cosa è cambiato?> affannato il verbo, palpebre vengono sbattute ed il corpo lentamente barcolla, può star in piedi ancora per poco eppure lo sguardo non viene chinato, bensì sostiene l'altrui <Dov'è finita l'essenza dell'Akatsuki?>. Il perchè sia triste? Comprende il proprio punto di vista, ciò che per lei possa rendersi davvero tale, triste e immeritevole una vita trascorsa tra quattro mura, eppure non sapendo e conoscendo nulla dell'altro, nemmeno il suo nome, e cosa le importerebbe mai - nemmeno per qualcuno che ha vissuto i propri tempi senza mai esserne stata davvero parte integrante. < posso immaginare cosa per me sia triste una vita del genere > non parla mai per gli altri, ne mai lo ha fatto, non renderebbe giustizia a se stessa innanzitutto. Ode e ascolta quanto egli abbia vissuto, eppur lo può ancora definire giovane, non avendo vissuto davvero il cambio di quel mondo con la propria pelle, non ancora nato ne catapultato in una nuova realtà < la tua kusa è stata di pace > una verità scomoda, probabile, eppure la verità di chi è nato a kusa e tale è stata la sua vita. < potrei ucciderti adesso e nulla mi fermerebbe in questo caso , nemmeno tu > lo osserva, il cipiglio serio che imbroncia lo stesso sguardo opacizzandolo definendolo privo di amore o dolcezza alcuna, sentimenti che vivono in lei eppure relegati a pochi e alla propria famiglia, al proprio clan, nonostante tutto lo ama ancora < non si deve mai esser deboli, ne fisicamente ne mentalmente . Tantomeno nei sentimenti > una rabbia che condisce ciò che dice, per lei che in un momenti di debolezza ha lasciato fuggir via ciò che voleva di più, solo per gustarsi una mera pace e un mero amore sparito nel nulla, di una felicità che non può appartenerle. < non so molto, non sono più un medico. Ma ricordo che tutto era guaribile, specialmente una febbre > per quella basta davvero poco, perfino lei lo sa, i bambini, che basta solo stare a casa al caldo, e dopo pochi giorni tutto sarebbe passato < se le medicine non fanno effetto, ci sarà qualcosa di strano > quelle hanno sempre fatto un ottimo lavoro su di lei, sui suoi avvelenamenti perfino < sembrava una persona ..buona > può dirlo, nonostante il tempo quello le è rimasto impresso, quell'ultimo incontro reale e intimo a kiri, su quella spiaggia isolata dove gli aveva offerto parole di conforto, un dono dolce e romantico quasi < pensavo pure di potermene innamorare > oh la risata amara che ne esce fuori sputerà per lei via quel dolce tormento lieve < ma i segreti uccidono > i propri, quelli degli altri, i segreti da non dover mai rivelare a qualcuno , a nessuno, da celare per se stessi e divenire pesi nel tempo da portar sulla schiena, finchè la stessa non si spezzerà. Lo stesso accaduto all'ex hasukage, troppi segreti venuti fuori col tempo, lasciandolo solo davvero infine < davvero? Saresti stato uno dei pochi > eppure qualcuno l'ha appoggiata in quell'eterna lotta, qualcuno che può definire davvero un kami, ma egli lo fece per noia, lo sa bene, non per vero odio verso un suo ex compagno. Ascolta quella domanda, eppure prenderà il suo tempo prima di rispondere, spostando il viso verso coloro che adesso abitano quella nuova terra, verso quei visi ancora vivi, lucenti gli occhi a bagnarsi della loro madre < non ci sono stata per loro quando ne avevano bisogno > chissà adesso come s'è ridotta la propria casa, come è crollata sui colpi di quelle bestie < sono sopravvissuti, si son creati una nuova vita e una nuova speranza qui. Il mio compito rimane lo stesso, proteggere chi porta il mio sangue dentro e chi porta la volontà della pioggia dentro di se > quello è davvero il suo nuovo obiettivo? O solo per il desiderio di porre rimedio a quell'assenza che ha distrutto di nuovo la propria casa così come coloro che un tempo avrebbe visto come i propri cittadini? < l'essenza dell'akatsuki è cambiata nel tempo, si evolve insieme a coloro che ne hanno preso le redini. Ma l'alba è giunta, la distruzione prima d'essa, e non c'era nessuno in quel momento. Dunque non ha senso portare ancora avanti le vesti nere e rosse > tace adesso, aggressiva in quel suo ultimo dire, gli occhi stessi che lampeggiano di fuoco nei suoi confronti < e non permetterò ad alcuno di portare le vesti della pioggia di nuovo, specialmente senza comprenderne il reale significato > una promessa a se stessa, che quei colori muoiano definitivamente, ma se solo vedesse indossarli di nuovo da qualcun altro.. vivrebbe di nuovo per uccidere. Sango ne coglie finalmente il punto, per lei e non per altri si ritrova a parlare perchè le storie sono diverse come diverse sono le motivazioni che spingono l'essere umano a fare quello che fa. La tristezza di una vita dipende da molti fattori e l'uscito fuori da quelle mura non è compresa tra questi, ultimo dei suoi problemi e ultimo dei suoi interessi, per adesso. Il rosso è all'interno di Kagegakure ed egli ha la priorità su tutto quanto, fondatore del destino dell'azzurro, fautore della sua persona e del suo carattere <Per me la tristezza non è non essere uscito dal villaggio> non approfondendo quel pensiero, mantenendolo privato, occupandosene come un tesoro prezioso rendendo indegni tutti coloro che cercano di apprenderlo <La mia Kusa è morta con l'arrivo di Yukio come Kage e ancora non so cosa sia il villaggio in cui mi ritrovo a vivere> Sango ha ragione, non conosce quel posto ne lo comprende a pieno. Ciò che vede, in estrema superficie, suscita la sua simpatia ma si sa, la superficie non è altro che uno specchietto per le allodole, un modo come un altro per nascondere il marcio e la verità sotto di se. Parole dure pronunziate dalla controparte portando l'azzurro a smuovere il passo cercando di accorciare ulteriormente le distanze tra loro, abbastanza da poter sentire il respiro della rossa sulla pelle, da potersi perdere nelle verdi iridi altrui. Viso che cerca una vicinanza, tanto da poterle sfiorare il naso se gli fosse concesso <Fallo, se ti aggrada. Mostrami i fatti e non le minacce> consapevole quanto lei che nelle attuali condizioni non potrebbe tenere testa a nessuno, nemmeno al più debole degli esseri viventi tanta è la debolezza che esprime il suo viso ma non si tratta di qualcosa dipeso dall'azzurro, bensì da qualcosa di esterno e di incomprensibile natura <Questa debolezza non dipende da me, rammentalo> quell'ultimo verbo ha un sapore curioso <Tu sei stata debole per i sentimenti, dico bene?> una specifica non richiesta da parte di lei eppure fornita ugualmente, un'esperienza pregressa che torna a galla dal passato, un ammonimento verso chi già è passato da una simile situazione. <Lo so> concorda con quel dire, le medicine sono una prova della particolarità della sua condizione. Da solo va ad indietreggiare chinando il capo verso il terreno, poggiando la destra sulla medesima coscia per riacquistare le energie perdute senza volersi sedere, facendo leva sul pizzico di orgoglio ancora intatto nell'animo <Scoprirò cosa mi ha ridotto così> una promessa fatta alla sua persona, indagando e ricercando le cause di un malanno incurabile come quello. Nella sua mente non è mai riuscito a vedere in Yukio una persona con della bontà, davanti agli occhi si è sempre eretto un bastardo che avrebbe meritato la morte fin dal primo momento che ha messo piede nella dimora del consiglio, lo stesso non vale per la genin li difronte e la risata da lei scaturita risulta pregna di amarezza per qualcosa che non è stato <Nessuno è mai come si mostra> una lezione da imparare il prima possibile nel corso della vita. Chi in un modo, chi in un altro, tutti imparano ciò ed è la chiave per sopravvivere e decidere chi merita davvero l'onore della fiducia e chi, invece, merita la morte <Davvero> permanendo con le iridi sul viso dell'altra, lasciando che il resto della storia venga raccontato e le motivazioni spiegate <E nonostante questo, senti questo posto come casa?> ha bisogno di comprendere il reale significato delle sue parole, di trovare in lei ciò che gli serve e si, lo trova ma non nei riguardi del villaggio quanto verso l'Akatsuki e della presa di posizione nei confronti della nuvola cremisi <Capisco> non commenta ne espone le idee che con il tempo si è fatto <E comprendo lo stato d'animo> voltando il busto per riprendere il cammino in direzione della solita panchina. Le forze giungono al loro limite e necessita di quell'odioso appoggio. Non si scosta da quella vicinanza, rimane ferma ad osservarlo col proprio sguardo freddo, di ghiaccio, privo di alcun sentimento di bontà , senza ribattere in alcun modo alla sua kusa e a quel che divenne per mano del primo hasukage autonominatosi tale, ma cosa le importa adesso che quel passato ormai è morto da dieci anni e nessuno s'è reso davvero partecipe d'esso senza nemmeno mettere una statua d'esso? Solo con quel pensiero s'è definita una nuova era, quella kagegakure è nuova, ove non vi è posto per i ninja singoli ma per la comunità stessa < non ho motivo di sprecar le mie forze per qualcuno che non le merita > non per il suo esser debole, nemmeno per lui stesso in quanto persona, ma non ha davvero nessun motivo per cui attaccarlo < non sono mica una folle assetata di sangue > conclude il proprio dire e quella parte della storia con semplici parole, il cerchio che si chiude di nuovo e non vuole riaprirlo decisamente. < son stata debole per molte cose > non solo i sentimenti, ma solo la speranza, di quella vita che mai ha vissuto, lontana da guerre e villaggi, solo per viver per se stessa, nel completo egoismo e nella completa ignoranza di ciò che vi è fuori. Eppure tornando indietro non farebbe altro che la stessa identica strada, cambiando piccole parti, si, eppure la rifarebbe..cancellando il finale orribile nella quale s'è trovata a vivere , così come quel nuovo mondo < quante occasioni abbiamo avuto eppure ciò che è stato non può esser cambiato > parole che tutti dicono, parole che s'è sentita dire, eppure non vi crede davvero, conscia di quel che vuole fare. Avere una vita eterna, l'elisir della lunga vita, cambiando solo corpo, e poi qualcosa di ancora più estremo e peggiore, di colei che vorrebbe provar a riportare a se qualcuno di ormai morto. Pensieri che si inerpicano e si impigliano nella propria mente, eppure taciuti a chicchessia. Nessuno di loro comprenderebbe mai davvero il peso di tale decisione, e lei che già in passato ne ha portato diversi, sarà mai davvero pronta a portarsi un tale peso rinnovato? Solo il tempo avrà modo di dirlo, e solo lo stesso potrà farle comprendere il reale prezzo di tali desideri. < potrei dirti, ma va? dicono così i nuovi giovani > oh, com'è vero che nessuno si mostra mai come è realmente < ognuno conosce solo una parte dell'altro, e mai si conosceranno tutte le sfaccettature > conscia di quell'innegabile realtà, e troppo sempliciotta da pronunciare adesso, quando il peso del corpo la riporterà a donargli nuovamente il fianco, il viso lontano verso una nuova direzione < non importa quello che sento io, ma quello che sentono loro. Se per loro questa casa va bene, a me andrà bene > ciò che dovrebbe fare un kage non è davvero questa? Tendere l'orecchio a coloro che sono suoi figli, suoi amati, per proteggerli e renderli felici, per comprender ciò che desiderano davvero . E finchè la pioggia vorrà quel posto, anche lei lo vorrà e lo proteggerà < siamo shinobi, combattiamo per loro , non per noi stessi. Se questo nuovo mondo piace, che si renda migliore questo e non il vecchio > il pensiero che ormai s'è sedimentato in lei, non porterà mai via loro la felicità, la proteggerà a proprio modo. < se stai così male, seguimi. Oppure rimani qua > un singolo sguardo, un singolo dire, prima di riprender il proprio cammino lontano da quella piazza verso nuovi orizzonti, con la perenne pioggia ad accompagnarla. [end] La pioggia è per lui un'amica, una compagna fidata che regala forza a chi attualmente non ne possiede, dona energia al flusso che smuove il suo corpo, quell'energia chiamata chakra che con l'acqua entra in una simbiosi eterna mostrando il vero potere celato dentro l'azzurro. Quei dieci anni di fermo, però, lo hanno reso acerbo, dimenticando i più banali rudimenti insegnategli all'accademia. Difficile risulta reagire ad una minaccia, troppo il tempo perso ma non per questo si ritrova intimorito dinanzi alla possibilità di morire, ben consapevole che ciò non sarebbe accaduto e non per una questione di forza, quanto per la strada da tempo intrapresa e la scelta di essere lui stesso fautore e artefice della propria morte. Nessun essere esterno può ottenere un simile privilegio, non ci è riuscita un'insignificante ragazzina e non ci sarebbe riuscita neanche l'ultima esponente dell'Akatsuki <Allora non elargire minacce gratuite> e lui lo è? L'animo è oramai corrotto, il sangue divenuto una dipendenza, iniziare ad uccidere senza pensare è l'ultimo passo verso la follia totale, verso il sadismo più puro e macabro che il rosso gli ha insegnato. Un giorno quella parte della sua anima avrebbe trovato il giusto spazio mostrandosi all'intero mondo, ora, purtroppo, è presto per un simile evento; gli esseri viventi non sono pronti e mai avrebbero accettato qualcosa del genere <Lo so> sente la debolezza come sua, nello sguardo e nella voce, può toccarla e viverla in codesto momento. Una debolezza tramutata in forza ma forse non è del tutto esatto, forse in lei qualcosa è rimasto di vecchio, qualcosa che la rende umana e meno vicina al quella vita eterna bramata e agognata <Tutto può essere cambiato, non importa quanto tempo passi, nulla è definitivo> neanche una costruzione come Kagegakure lo è, essa può cadere in rovina esattamente come i suoi predecessori, venire meno alle promesse fatte dimostrandosi per ciò che è realmente. L'ultimo, nonché loro primo incontro, ha portato alla luce similitudini poste in due strade diametralmente opposte; oggi, le strade vanno a toccarsi per la prima volta, una linea di pensiero più affine e meno distante nel percorso da intraprendere ma solo i Kami possono conoscere le intenzioni ultime di ognuno di loro. La vita eterna non fa parte di quelle dell'azzurro, vivere per sempre rappresenta mero un modo per sfuggire alla morte, la paura di mettere fine all'esistenza con l'inutile credenza che essa non basti a renderla piena <Neanche noi conosciamo tutte le nostre sfaccettature> oggi è in un modo ma domani potrebbe scoprire qualcosa di totalmente nuovo nei suoi riguardi, qualcosa che odia o che gli piace, un nuovo gusto o una nuova passione. Il tempo è la chiave per la conoscenza in qualunque campo. Le strade tornano ad allontanarsi nuovamente ritrovando l'iniziale disaccordo in quanto la gente non sa ciò che vuole ne cosa è meglio per loro fin quando non gli viene dato; non combatte per loro, combatte per un'ideale che coinvolge tutti. Sospira, socchiude gli occhi intento nell'assestarsi sulla panchina prima della proposta in arrivo. Forza viene fatta sulle braccia tornando diritto, lieve il sorriso che ne increspa le labbra ed il passo riprende seguendo l'Ishiba; nulla ha da perdere, in apparenza, ha tutto da imparare da un'esponente del passato. [END]