Fuoco&Acqua

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22:03 Ryoma:
  [Panchina] L'oscura tenebra della sera sopraggiunge in quell'antico loco di Kusana memoria, ora facente parte della più estesa Kagegakure, conglomerato di quartieri di tutti i villaggi del mondo ninja. Un miglioramento sul fattore inclusione ma privo di quell'assoluta perfezione bramata dal nostro la cui idea oltrepassa il normale, e terreno, concetto di popolo per innalzarsi a qualcosa di più importante e marcato che possa portare il diverso ad essere comune, l'escluso all'inclusione totale privando il mondo di chi cerca di apportare modifiche sostanziali come fatto dal primo Hasukage anni orsono. L'operato di Yukio non ha portato altro che disperazione nell'animo dell'Otatsu ed in tutti coloro che, per sfortunate circostanze, si sono ritrovati sotto il gioco perverso del Kokketsu. Il tempo delinea in lui un pensiero preciso e meticoloso, per se stesso e per quel futuro la cui costruzione comincia da quel momento esatto, comprendendo se stesso e chiunque lo voglia seguire fino a raggiungere l'atto finale del suo grandioso proposito. Un piano a lunghissimo termine la cui fine è ben lontana da ogni sguardo, ambizioso e bisognoso di tempo ed è sulla base di queste premesse che lo ritroviamo seduto su una panchina, nei pressi della fontana, con un quaderno in una mano e una matita nell'altra intento a mettere su carta alcuni schizzi. Purtroppo, anche nell'odierna realtà, il lavoro rappresenta una tappa fondamentale della vita e l'hobby di gioventù può divenire tale, disegnare e applicarlo sul quadro più bello che questa Terra abbia mai creato, l'uomo e la donna. Il talento non basta, una tecnica va perfezionata e limata per raggiungere la sacra perfezione creando una proficua carriera in grado di finanziare i propri progetti. La mani della matita scorre veloce sulla superfice cartacea delineando la più nobile delle creature mitologiche, un drago cinese ed i vari dettagli che ne compongono la figura, scaglie, baffi, criniera e denti. Il genin porta con se un pugno di semplici vesti tra cui un lungo pantalone color del latte e un paio di sandali shinobistici; una giacca del medesimo colore dei calzari le cui maniche scorrono lungo gli arti superiori e una cerniera ne chiude il ventre fino all'ombelico lasciandone libero il petto scoperto. Scompigliata la corta chioma azzurra ed una parte di scheletro ne ricopre il lato destro del viso lasciando intravedere, ad un attento occhio, una minuscola cicatrice, appena visibile, al lato del labbro.

22:15 Sango:
 Oh se non ci fosse nessuno in quel loco, se non portasse nemmeno le vestigia e l'onere della Shinsengumi, distruggerebbe quella fontana e quella città in un attimo. Raderla al suolo non sarebbe che un passatempo pregno di divertimento, la vendetta verrebbe in parte finalmente attuata, e forse un pò di pace giungerebbe in quell'animo tumultuoso. Nemmeno i raggi della timida luna la raggiungono, celata ancora dalle nuvole che la coprono dolcemente, e da ciò che si costringe a nascondere, dimenticare. Come può esser stata così sciocca da rivelar quell'intimo unico dettaglio a Kioku, rivelandogli parte del suo passato e di ciò che fu per lei stessa? Ecco dunque il motivo per cui , per la primissima volta da quando s'è risvegliata, che si ritrova di nuovo in quella terra tanto detestata. Rabbia che si comprime sotto la pelle, il viso duro, la mascella serrata e quello sguardo azzurro che s'impregna di un'ira antica, di un fuoco che però non s'è mai saputo spegnere. Nemmeno troppo lontana da quel giovane dai cerulei capelli , si ritrova in piedi a fissar muta quella fontana inanimata, ove quelle anime s'accalcano per lanciar quelle che paiono monete all'indietro, forse alla ricerca di qualche fortuna , come se la fortuna poi esistesse < stupidi > sibila a voce normale, sebbene paia un ringhio il proprio, sputato direttamente dall'inferno del proprio essere. Fuoco che arde di nero e di rosso, come quei capelli che paiono sangue vivo appena versato alla notte, scuro solo per la mancanza d'una vera luce ad occhi altrui, che liberi inondano la stessa schiena in movimenti confusi per via di quella lieve brezza che la notte le ha portato addosso. Le braccia conserte si stringono al prosperoso busto, le mani strette in quei pugni di pura rigidità , sotto quel kimono bellissimo e d'ottima fattura. Seta che scende e ne avvolge il corpo , nelle forme sinuose da donna, d'un rosa e d'un rosso che si incontrano in migliaia di petali ricamati su di esso. Corto quello che ha, non porta più quei kimoni antichi, ancora non ne ha trovati, eppur le piace poter ritornare in qualche modo al proprio passato. Passo che riprende il proprio corso dopo quegli infiniti attimi, verso il kokketsu a lei sconosciuto, in linea d'aria col proprio cammino. < avrei dovuto uccidere Yukio quando potevo > per prendersi quelle sue soddisfazioni, saziare il proprio animo e tornare alla pace. Ne è certa, con la sua morte il proprio mondo sarebbe migliorato , e frase sibilata davanti a Ryoma, inconsapevole di tutto, eppur lo stesso proprio sguardo indugia su quel viso, per scender verso le sue stesse mani, verso quei disegni che analizzerebbe per quei secondi permessi. Lo sguardo fermo, freddo, distaccato, e quell'aria da nobile che ancora porta nel proprio sangue.

22:40 Ryoma:
  [Panchina] Veloce il moto della mano nel delineare i particolari dell'opera incompiuta ma in quella mente già si manifesta una perfetta collocazione sulla natura umana ovvero la schiena. Drago, simbolo di forza e potenza, possanza e orgoglio di chi non mostra alcun tipo di paura nel compiere ciò che è necessario per un mondo uguale e accettabile. Cobalte iridi concentrate nel creare il primo di molti schizzi da vendere mettendo su una piccola impresa. Il mondo intorno a se si colora di un nero pece racchiudendo se stesso in una bolla primordiale come un neonato nel ventre materno, escludendosi dalla vita lasciando intatta la sola concentrazione per il proprio lavoro, perdendo di vista passanti, famiglie, stupidi sognatori alla fontana le cui monete inquinano il dolce dell'acqua. Ricordo di tempi andata oramai morti e sepolti, andare avanti è l'unico metodo per cambiare relegando le mummie del passato alle polveri a cui sono destinate ma l'avvento di Sango smuove il genin dal proprio incanto risvegliandone i sensi. Per un singolo attimo le iridi si alzano nell'udire il suono della voce pronunciare parole ben precise la cui natura s'avvicina pericolosamente a quella dell'azzurro e del pensiero in suo possesso. Osservandone il moto lascia che si avvicini permettendole di scrutare l'interno del quaderno e il suo contenuto. Torna ai propri affari ritoccando alcune zone di quel drago, limando piccoli dettagli e creando piccole imperfezioni necessarie così da renderlo comune alla vita stessa. La perfezione non esiste, un concetto talmente astratto da essere inconcepibile ad una mente di larghe vedute, la sola definizione di quel termine gli dona il voltastomaco ma è il pensiero di Yukio a distrarlo. La consapevolezza di non essere il solo a riconoscerlo come un traditore di Kusa piuttosto che il vero salvatore, riconoscere in lui il male del villaggio e con esso tutti coloro che hanno collaborato alla sua ascensione al potere sacrificando un'organo, nella sua imperfezione, capace di gestire le cose <Mi sono sempre chiesto, cosa succederebbe se l'adorante popolo vedesse il proprio Dio cadere a terra come un normale essere umano?> chiare parole rivolte all'Ishiba in risposta alla sua affermazione ma lo sguardo è tenuto chinato, occupato a non lasciar scappare nulla dalla creazione <Probabilmente capirebbe che nessuno è invincibile o al sicuro> una risposta data in solitaria, frutto di un ragionamento neanche troppo complicato, più focalizzato sul prevedibile comportamento umano il quale si tramuta nel semplice e infantile caos.

22:54 Sango:
 Una voce che si solleva, la propria, bassa e femminea in quelle note che s'hanno ancora del ringhio delle tigri, basso nella foresta a fender e vibrar l'etere stesso. Dona quello sguardo, distratta da un mero disegno che l'altro si insinua ancora a compiere, tratti veloci, eppur il proprio passo ancor non s'è fermato. Di passaggio in quel loco come in quella vita, fantasma viandante a calcar la terra dei vivi, in quel limbo tra dolore e luce nella quale riesce a sopravvivere ancora. Eppur la voce dell'altro s'innalza, potrebbe proseguire, andare dritto ignorandolo completamente - anima a lei taciuta, non ne prova alcun interesse, il corpo per quanto possa esser bello cattura solo un istante, è tutto il resto ad attrarla agli altri pianeti. Dio. Lo ha definito dio.. e solo in quel momento fermerà il proprio passo, donandogli le spalle, con solo il viso che andrà lento a sviare verso destra, per osservar di bieco il profilo altrui. Lo sguardo lievemente interessato eppur tace ancora, inutile dire che il proprio ghigno interiore non andrà mai a palesarsi per sostituirsi alla grazie e alla bellezza rigida della stessa donna < non era un kami > legata a quel mondo spirituale, ove coloro che giostrano e giocano con i loro destini non sono altro che esseri terribilmente annoiati, nella costante creazione del caos e dello scompiglio < solo uno lo era > una frase che nasconde dentro di se un immensa verità, nascosta, taciuta perfino al legittimo proprietario. Di quell'onere e di quel peso che portava sulle spalle, su un viso fatto solo d'occhi violacei.. unici occhi di un kami apparsi nello stesso medesimo loco, nella stessa medesima acqua, due figuri che han fatto la loro storia, e unici. < non si può fuggire alla morte..> si, potrebbe farlo, sa che si può fare, viver chissà per quante vite ancora, cambiando perennemente il proprio corpo per concedersi la via della vita eterna < ..per sempre > ma un giorno, prima o poi, quelle braccia li accoglieranno tutti, marciranno sotto metri di terra nel bel mezzo dell'oscurità < giungerebbe a quel punto la disperazione e poi l'ira > veder crollare dunque la propria forza, il proprio eroe, colui che avrebbe dovuto proteggerli.. e sa che è quella disperazione ad aver colpito coloro che son rimasti dopo l'ultima grande guerra. Una disperazione tale da divenire odio, rabbia < invece di incolpar loro stessi per essere stati deboli > perchè è questo che sono stati nel momento in cui hanno puntato il dito verso di loro - deboli esseri indifesi che cercan protezione da altri..che disgusto che è divenuta quella società per cui lavora. un ossimoro vivente quella rossa, ferma in quello stesso punto, calma nel viso adesso, ammorbiditi son i suoi contorni.

23:18 Ryoma:
  [Panchina] L'uomo nell'arco dell'esistenza necessita da sempre della presenza di un Dio su cui appoggiarsi per far capo alla debolezza di un pensiero troppo limitato per vedere oltre le menzogne messe in piedi dai suoi simili; la figura di Yukio entra in gioco rappresentando uno stereotipo creato per l'occasione, la forza di uno in grado di surclassare la massa con così tanto spettacolo da trascendere la concezione che si ha di lui elevandolo ad essere superiore. I Kokketsu, idealizzati da Kamichi, sono l'emblema della stupidità dei viventi, definiti immortali quando la verità è ben più semplice; normali uomini, caparbi nella morte ma sempre mortali. Il verbo di Sango entra in contrasto con le parole appena enunciate ma allo stesso tempo si pongono e si piegano al volere di qualcuno che assume un tale titolo, un solo Dio, unico ed inimitabile ma anche costui non è altro che una marionetta creata dalle esigenze terrene. Il respiro, lento e calcolato, permette al ventre di avanzare scostando il quaderno; le dita sciolgono la prese sulla matita riponendola all'interno dello stesso completando il disegno di un drago perfetto nella sua imperfezione, simbolo di un mondo antico rovinato dall'avvento di un agglomerato tecnologico introdotto proprio dal tanto decantato Yukio <Lo era agli occhi del popolo di Kusa e del mondo. L'uomo lo ha reso un Kami e io ero li quando questo è accaduto> non dimentica la presa del villaggio e l'ascesa a Kage di un oppressore ed un distruttore; non dimentica le malefatte da lui compiute mascherate da un finto amore per l'erba <I Kami non esistono, sono frutto della debolezza dell'essere umano e della sua inadeguatezza nel vivere in questo mondo> persino coloro in possesso di abilità maggiori non vengono reputati divinità ma solo esseri dotati di grande potenza benvoluti dal destino, capaci di ottenere ciò che i deboli possono solamente sognare nelle loro notti più gioviali e luminose. Scostato quel quaderno, poggiato sulla panca, il genin spinge con i reni portando il corpo a sollevarsi ergendosi nel suo metro e ottanta di altezza innanzi agli occhi dell'esponente della Shinsegumi <La morte non si evita, si abbraccia e si costruisce come atto finale della propria esistenza> il momento più alto della vita è il giorno della morte, contornato non dalla vecchiaia e della malattia ma da un momento, un preciso attimo scelto nel corso dell'intera esistenza. La morte rappresenta l'emblema della persona, il massimo riconoscimento e la massima aspirazione <A quel punto giunge la semplice e banale noia di un'esistenza vuota e priva di stimoli> obiettivi da compiere e progetti da concludere e una volta fatto ciò? Cosa resta alla vita se non la noia e la monotonia <Debole è chi sconfigge la morte invece di abbracciarla> agognata e voluta, desiderata e bramata come si brama il proprio amante, il singolo evento che sta già panificando.

23:35 Sango:
 Lento il corpo tornerà a voltarsi, si, ma non verso lui, quanto più verso quella fontana. prova una vera avversione verso un semplice oggetto, un luogo dove si riuniscono, quella piazza che non esisteva davvero ai tempi in cui ha vissuto lei stessa a kusa. Ed egli parla di Yukio, parla come se lo conoscesse, e il sorriso si fa amaro sul viso. E' cresciuta con lui, con quel kage, ha vissuto tanti anni a seguirlo e lodarlo, a renderlo davvero ai propri occhi migliore di quanto fosse realmente.. e poi ha scoperchiato quel vaso colmo di bugie e intrighi, di mani allungate per il puro gusto di comandare, del potere stesso. < lo hanno reso Tessai, non un kami > lo corregge, e volta lievemente il viso verso il giovane. Troppo giovane per sapere davvero chi era Yukio Kokketsu, ormai morto e sepolto per la gioia propria e di chissà quanti pochi altri , eppur nessuno ne sente la mancanza, la sua memoria decadrà in breve tempo < davvero lo credi ? > il sorriso che s'ammorbidisce eppur pare prenderlo in giro, senza dirlo davvero, mettendo in dubbio ogni sua convinzione < cosa hai visto di questo mondo allora mi chiedo > poco, troppo poco. Il respiro è calmo, così come quel petto che si solleva ritmicamente, perdendosi solo nell'acqua che zampilla fuori dalla stessa fontana, di quell'oro luccicante che ne impregna il fondo .. illuminando quei visi inconsapevoli che si divertono a chieder fortuna a chissà chi. Sente quel suo movimento, lo percepisce in ogni singolo fare, lo segue lievemente con l'angolo dell'occhio sinistro < che visione limitata > un tempo forse avrebbe detto anche lei in quel modo, eppur la pulce nell'orecchio ormai è divenuto tarlo. L'eterna giovinezza, il continuar a viver per sempre, il potersi porre al di sopra della morte divenendole compagna e decidendo lei stessa quando finire nell'Ade. Invincibile? No, Hanae stesso è morto in quel suo nuovo corpo, seppur avesse dalla sua stessa parte un demone codato.. e quel suo stesso esempio da dover seguire? Quella sua candida ricerca della bellezza estrema, della sua forza di un essere mostruoso, reincarnato nel corpo di un bambino? Oh, non se ne era mai accorta prima d'allora, eppure quell'essere le ha donato tante piccole briciole nel loro tempo vicino, piccoli indizi per seguir una nuova strada, contorta e difficile, nuova ai propri occhi < sei già giunto alla noia dunque > non una domanda, quanto più un affermazione in risposta a ciò che sta udendo < debole è colui che crede di sapere, ma che non si interroga mai. > il perchè, il come, le motivazioni, lei stessa ha la mente avvelenata da quelle domande che l'hanno portata via da Yukio stesso, abbandonando l'alleanza, volendola distruggere e unendosi al portatore del Rinnegan . Tutto ciò per aver messo in discussione i propri ideali, troppo fragili, per creare la propria via col proprio sangue. < bisognerebbe sempre interrogarsi sulle cose >

00:03 Ryoma:
  [Panchina] L'urlo del lontano passato riecheggia ancora tra le strade di Kusagakure, ogni anfratto e negozio riporta alla mente la casa di un tempo rovinata dall'avvento di un Kage inetto e la sua concezione di vita, suddividendo un villaggio comune in una serie infinita di cerchi per dividere la popolazione in fasce, giudicandoli. I ricchi comandano e i poveri subiscono mettendo alla berlina l'uguaglianza favorendo la diversità e l'esclusione di coloro reputati diversi dalla normale società odierna. Un retaggio che il mondo ancora si porta dietro nonostante i cospicui cambiamenti subiti <Tessai è solo un mero titolo privo di significato, il Kami è un'idea e lui incarnava a pieno quell'idea agli occhi del popolo e grazie a quell'idea ha mascherato la sua vera natura di tiranno e usurpatore> la morte è giunta troppo tardi o troppo presto provando egli stessi un cocente desiderio di portare la sua mano a toccare il cuore del tessai, strapparlo dalle viscere e assaggiarne il sangue contenuto al suo interno. Desideri effimeri e momentanei nati da un passato di soprusi, dall'odio di chi lo ha condannato alla vita di un mostro, privandolo di ogni cosa. Le cobalte si voltano inquadrando il volto di Sango per la prima volta e rimirandone la bellezza e il portamento, lasciando che lo sguardo cali sul vestiario di infinitesimale importanza <Ho visto ciò che la vita mi ha concesso di vedere, l'oscurità e l'odio, il distacco e la sofferenza, la guerra e la morte> venti soli anni bastano per avere un bagaglio di esperienza ampio quanto una vita intera. La sua mente porta con se un numero infinito di ricordi e avvenimenti tali da portare alla pazzia un normale essere <Ho visto i mostri del mio tempo venire osannati come Kami per le loro capacità> tace lasciando uscire l'aria, respirando portando a compimento una parte del proprio pensiero evidentemente non condiviso dalla donna. Non rappresenta un problema od un intoppo, anche lei come la maggior parte degli esseri viventi, possiede una mente ristretta, impossibilitata a vedere ciò che si ha davanti concentrandosi su qualcosa di astratto e di metafisico, sviando dalla vera strada che il mondo ha tracciato per loro <La morte non è un limite> ribattendo <La morte è lo spettacolo finale, la conclusione del disegno del mondo e siamo noi a decidere in che modo essa debba avvenire. Una morte insignificante e normale oppure appagante, capace di coronare un'intera vita> la vede dinanzi a se, la morte avanzare, vede il giorno in cui lui e il rosso carceriere si sarebbe scontrati e avvicinati in una danza di sangue portando entrambi nell'oltretomba passando insieme l'eterno supplizio della dipartita terrena. Il sol pensiero lascia che la lingua passi al di sopra delle labbra sfiorandole lentamente, pregustando un momento lontano eppure, ogni giorno più vicino <La mia noia è assai lontana dall'essere presente, la mia vita ha ancora tanto da darmi> parlare di noia con un'essere come lui è impossibile, non conosce tale vocabolo e mai lo avrebbe conosciuto <Colui che non s'interroga mai è uno stolto, un superbo ma non un debole. La debolezza risiede in altro> ma anche farsi delle domande può risultare sintomo di debolezza.

00:23 Sango:
 Tessai, maestro, mostro, odiato, amato , quante cose è stato il Kokketsu per lei? Troppe facce e troppi piccoli aghi che ha piantato nel proprio essere pur di non vederla libera, pur di non ridarle ciò che le spettava, Ame stessa. Odia quel loco, odia perfino ogni suo singolo abitante, che respirino la propria aria, che siano ancora vivi < ciechi sono stati tutti coloro che ne videro un santo > un eroe, chiudendo gli occhi d'innanzi le sue azioni. Annichilimento d'un intero popolo, l'uccisione di tutto il consiglio per porsi più in alto di chiunque per cosa poi? Per il controllo, il potere stesso, senza provare nulla se non per se stesso. < ma quest'odio ormai non ha senso d'esistere, quando colui per cui ne provai adesso è cenere > dovrà sempre ringraziare il falso dio, oppure dovrà odiare anche lui per averle tolto la possibilità di compiere l'ultimo atto del suo grande cammino.. ma questo ancora dovrà scoprirlo < tutti li abbiamo visti, viviamo nell'era degli shinobi. L'eccezione sarebbe non veder tutto ciò > il viso che si gira infine davvero verso di lui, come se si fosse annoiata di veder sempre quella stessa, ripetuta, scena. Risate, occhi chiusi, lancio della moneta e gridolini finali < eppure ho vissuto tanto nell'alleanza, ma non ti ho mai visto > non è che un ignoto nessuno che parla come se avesse vissuto chissà quale battaglie .. o che stia parlando solo perchè è stato debole, probabilmente la seconda è molto più vicina alla verità, per lei. < pensala come vuoi sulla morte, chi sei tu per sprecar il mio di fiato ?> ne ha sprecato fin troppo, Ekko è uno di quelli, colui che l'ha portata di nuovo su quell'antica via di vendetta. Seppur non sia più una jonin, l'indole della protettrice delle tigri è sempre li, sotto pelle, che ringhia ancora per tornare a vivere . Non le importa d'andare a condivider il proprio pensiero < frasi che posso trovare nei biscotti della fortuna > un cenno lieve alla fontana stessa, mettendo in dubbio le sue parole, troppo semplici, troppo sentite e risentite < siete tutti lo stampino dell'altro. La gloria della morte, dell'ultimo atto della tua vita che nessuno ricorderà > quelle risata che sfugge alle morbide rosse labbra , petali che snudano i denti bianchi e quei canini affilati mentre lo fissa divertita < senza comprender che la vita è quella che va vissuta > perseguita ogni giorno, attaccandosi alla stessa, pur di non veder il proprio sogno crollare < o la tua vita vale così poco che solo la morte ne darà un senso.. che orribile fine, morire senza uno scopo, non sopporterei mai un esistenza simile > scivola quella voce, calda e graffiante, di colui che le ha insegnato cosa significa la vera parola, cosa significa la vera vita, e di tutti coloro a cui lei stessa ha insegnato a vivere < convinciti in ciò che vuoi giovane senza volto e senza gloria, le risposte ti giungeranno solo se non avrai l'arroganza di non ascoltare > l'arroganza appartiene anche lei, la sente in ogni propria parola, eppure condita da quella cosa che li distingue evidentemente, l'esperienza.

00:48 Ryoma:
  [Panchina] Una condanna comune, la cecità dinanzi agli avvenimenti salienti, vedere ciò che si vuole vedere, eliminare ciò che ci fa soffrire per rendere tutto migliore di ciò che è realmente <Ciechi sono coloro che ancora l'osannano> il tempo si è congelato ma la mente assuefatta del popolo non è scomparse, vige e cammina ancora su quelle terre come un cancro da estirpare per permettere alla vera libertà di farsi strada tra le macerie portate dal Tessai e dai suoi alleati, dalle sue idee e conquiste a discapito della vera Kusa <Quest'odio ha senso di esistere fin quando il suo retaggio sarà ancora presente. Uomini e donne a lui fedeli, costruzioni e simboli, tutto ciò che lui ha portato, fin quando esiste, Yukio non sarà mai morto> in quelle parole la propria idea prende forma, giorno dopo giorno percepisce il pensiero mutare, formare un percorso preciso con particolari marcati ed un piano per appagarsi completamente. Ennesimo pregustare di ciò, adorando il futuro che il destino ha in serbo per lui e che lui stesso sta costruendo, tracciando la strada più adatta da percorrere e giungere alla metà <Allora non fare domande di cui sai già la risposta> davvero molto semplice, non chiedere quando si sa o quando ci si aspetta un qualcosa di diverso ma la donna non comprende ne capisce cosa l'azzurro ha passato in gioventù. Vedere l'Ade in giovane età, subire una tortura non solo fisica ma anche psicologica da chi dovrebbe dargli tutto il contrario, vedere il punto più basso e oscuro dell'uomo, in gradi di trattare i suoi pari come meri oggetti o animali pur di raggiungere un obiettivo <Vuol dire che ho fatto bene la mia parte> ignorato, un nessuno, un'ombra che cammina in mezzo alla gente, non visto ma perfettamente mischiato con gli altri, in poche parole, un uomo comune <Chi sei tu per sprecare il mio> dell'Ishiba, apparentemente, non sa niente, solo una diversità di pensiero profonda e radicata, due menti complesse il cui cammino procede su due rette parallele, vicine ma impossibile da far avvicinare. Ironia e ilarità scaturiscono sul viso tumefatto lasciandosi sfuggire un breve sorriso scostando quella maschera quanto basta per lasciar intravedere un'altra piccolo porzione di cicatrice ed un bianco inusuale al suo interno senza proferir parola alcuna, scegliendo la via del silenzio per ottenere un profilo completo dell'interlocutrice riuscendo a comprenderlo. <Ambire ad una nobile morte rende automaticamente la vita vuote e insignificante? Al contrario, una vita piena di impegni e di obiettivi, una vita con uno scopo merita di ricevere un simile trattamento. Quando lo scopo viene soddisfatto e l'obiettivo terminato, la vita stessa perde di significato e l'unica cosa che rimane è morire per come abbiamo vissuto, a noi scegliere se farlo per essere ricordati o per essere completi> aprire e chiudere un cerchio di eventi, l'inizio e la fine, nel suo caso, tutto inizia con il sangue e tutto finisce con il sangue <Parli come se sapessi eppure non sai niente, un'essere interessante> pensando di lei ad alta voce, ricevendo la dimostrazione di come egli non sia un libro aperto come ella vuol far credere.

01:15 Sango:
 Ode quel dire, eppure le sembra attutito, una voce monotona, sempre con quei piccoli punti a dover arrogar il proprio pensiero < non esistono più gli shinobi di un tempo > una frase infelice così come il proprio animo. Da quanto tempo che non incontra qualcuno di veramente complesso, di un essere che davvero ricalchi l'esser ninja, uno shinobi di valore e non solo di chiacchiere. E quanto è divenuta orribile quella rinnovata forza perduta, dieci anni dentro un cristallo per toglierle ciò che ha appreso.. nemmeno il senjutsu ormai l'aiuta più, le evocazioni scomparse, forse per sempre. Chissà che esse possano morire? Pensieri che si discostano dalla realtà in cui è adesso, questa notte, ove Kusagakure non è più la stessa. Non vi sono più i cerchi, non v'è più la casa di Yukio, non v'è nemmeno più lui < nessuno vuole ricordare del passato, qui > verità che tutti coloro che vivono a kagegakure sanno - il passato è passato, non esiste nemmeno più il pensiero di crescer come ninja. E' solo rimasto l'odio per coloro che sono ancora vivi , e le glorie del passato, singole stelle ad illuminar il cielo, son divenuti una legione compatta con un simbolo, si, ma senza alcun vero volto da attribuire alcuna gloria. < oh suvvia, non essere così arrogante, tutti noi abbiamo passato guerra, morte e tutto il resto. Ogni persona sopravvissuta e venuta a questo villaggio > sorride allo stesso modo, seppur come una madre bonaria sorriderebbe al figlioletto piccolo, ingenuo, lo è. Poco importa quando ormai la piazza in cui si trovano, distanti , si inizia a svuotare data ormai l'ora avanzata. Probabilmente per rivoltarsi verso il quartiere notturno vicino, ove il giorno è appena nato per i suoi frequentatori. < un giorno magari lo saprai > scivola il passo verso quella stessa fontana poco lontano, li ove potrà veder brillar l'oro stesso nella notte, probabilmente qualcuno verrà a prenderselo quando non vi saranno più occhi vigili a guardare. L'acqua provoca quel rumore che le piace, una musica che comprende in tutte le sue note, sebbene queste siano troppo lontane da quelle veramente amate, distanti e fasulle , eppur specchiano sebbene la loro profondità sia minima. Uno specchio limpido e poco profondo, senza significato se non qualche leggenda assurda su fortuna, amore, soldi o qualsiasi cosa si possa desiderare. Quanto sono materialisti quegli uomini < pare che ti abbia toccato nel tuo nervo scoperto > tranquilla andrà a pronunciar quelle parole, notando come quelle stesse escano concitate, una dopo l'altra, come cavalli imbizzarriti che si rincorrono solo per metter una propria supremazia su qualcun altro. Che spreco di tempo.. un sospiro, un altro, per toccar quell'acqua con la punta delle stesse dita a sentirle adesso fredde < che bella sensazione > sfumatura di puro amore per quelle dolci e delicate parole, per quell'acqua, e per quello che significa per lei < davvero? oh, potessi non aver saputo nulla, avrebbe reso la mia esistenza più leggera da viver > avrebbe potuto raggiungere qualsiasi blanda felicità, senza rincorrere nulla, nessuno , vivendo normalmente. < un giovane appena nato, arrogante che prova a far il gradasso senza aver vissuto, ecco cosa mi sembri > giudice e giuria come suo solito, quando la smetterà di far così? Ma le abitudini son dure a morire, anche in quei tempi ove la guerra pare ormai un ricordo molto lontano < se hai davvero vissuto a Kusa dieci anni fa, allora dovresti sapere chi sono > si, perchè era famosa, non solo a kusa, ma in tutta l'alleanza, per aver tradito Yukio, per aver mosso una guerra che si sarebbe conclusa con la morte di tutti quanti, o quasi. E lei stessa, sensei dell'accademia, ne ha visti passare di visi nella sua carriera, ne ha visti anche morire di quei piccoli < mi manca Oto > li aveva vissuto davvero, libera da qualsiasi vincolo, ospite in quella terra eppure onorata nell'esserne divenuta una jonin. Crudele quel villaggio, nascosto sotto la terra insieme ai suoi segreti, eppur si può apprezzare davvero una terra tanto cruenta e sanguinosa. < poco importa se ci fossi o meno, se non ti ricordo, vi sarà un motivo > non odia konoha, non odia l'alleanza, il proprio desiderio era spazzare via kusa completamente, e l'avrebbe fatto insieme al portatore del sei code. Ma si vede che quello non era il proprio fato, quando quel sogno è crollato definitivamente, e Yukio ormai è morto. Ma li, nessuno ricorda più gli antichi kage, ne Yukio, ne Hitomu, Furaya, ne Kioshi. Eppur le viene da ridere, di come tutti quelli che ha incontrato, coloro che le abbiano condito l'anima son stati figure completamente differenti.

20:08 Ryoma:
 Lo shinobi è divenuto col tempo una figura sempre più mistica, contaminato dal progresso tecnologico fino al rendere la vita del ninja un mero ruolo di contorno nell'economia, protettori come tanti privo di quel seme speciale che dai tempi antichi li ha contraddistinti <Non esistono più gli shinobi> cruda, amara e pesante questa verità fatta emergere dalla donna dai capelli rossi e confermata dall'occhio che in queste settimane punta sui quartieri di Kagegakure. Nulla più esiste dei villaggi del passato, niente vive come una volta, uomini e donne adagiati sugli allori di una vita semplice e modesta, priva di pericoli e di brio; non esiste più l'impetuosa paura dell'ignoto al di fuori di quelle mura, solo tranquillità e una parvenza di sicurezza, ennesima bugia instillata da coloro che vennero prima, da esseri come lo stesso Yukio. Ecco il retaggio del Kokketsu, l'aura del vecchio ancora aleggiante sul nuovo ma le parole di Sango esplicano in modo diretto un pensiero in grado di farlo risvegliare dalla propria convinzione perchè il passato rimane tale e il futuro è ciò che aspetta tutti loro. Come si può dimenticare dopo un trauma simile? Cos'ha il nuovo mondo in più del vecchio? Modi innovativi per bivaccare su un divano dinanzi a film e televisione dimenticando la vera essenza della vita, irrefrenabili comodità di diverso genere per dare all'esistenza una finta aura di estrema facilità ammosciando l'essere umano fino a farlo divenire niente di più di un'ameba. Più le parole vengono espresse e più la consapevolezza di non essere altro che un attempato si fa largo nella mente ma, contrariamente, il nervo scoperto viene toccato in quel preciso istante mettendolo davanti ad un bivio che quella geniale mente non ha preso in considerazione. Il vero problema risiede in quel villaggio nato dall'esigenza di ripartire e ricostruire e tutti giungono in esso, attratti da un magnete, facendo esattamente ciò che non va fatto ovvero renderlo un simbolo, una necessità senza la quale non si può vivere, idolatrandolo. Le leve inferiori smuovono i primi passi in avanti, le cobalte iridi distaccano la concentrazione dall'Ishiba per focalizzarsi sulla strada la cui via è ora illuminata, la soluzione trovata e non una singola parola viene fatta sfuggire, un sussulto o emozione, nulla traspare se non un bieco sorriso accennato <Quel giorno susciterai il mio interesse> non negando a se stesso l'utilità delle frase da lei pronunciate, emblematiche e necessarie per giungere a quella comprensione nata in lui, permanendo con il sorriso in viso fino a tralasciare le altrui convinzioni. L'interesse di smentirla è inesistente, lei non rappresenta un problema ne un intoppo per ora, solo una donna la cui credenza di essere superiore la porta ad una levatura inferiore <Tacci me di arroganza quando tu stessa possiedi una tale qualità> ogni parola, sillaba e lettera trasuda di arroganza pura e semplice, non abbastanza da scalfirlo o infastidirlo se non fosse per quel sentore di sfida appena accennato, subito ricacciato nell'oscurità, non è tempo per mettersi in mostra agendo con fare stolto e inappropriato <Mi ricordi qualcuno, in effetti ma non devi essere stata di mio interesse> la memoria gioca brutti scherzi, la ripresa da quel che è successo risulta lunga e tortuosa, necessita ben più di un po' di arroganza e saccenza per riportare alla mente ciò che è perduto; persino dettagli come Oto nulla valgono, solo un blando straccio di ricordo poco nitido <Un motivo c'è> troppo superba per comprenderla, affacciata all'idealizzazione di immortalità e poco propensa nel guardare alla mortalità della vita in corso.

20:38 Sango:
 Davvero non ne esistono più, confinati e reclusi dentro quelle grandi mura sentendosi al sicuro invece che in trappola. Una grande gabbia per uccelli, che adesso le va anche bene dopo aver perduto la propria forza, eppure sa che un domani vorrà vederle crollare su se stesse per affacciarsi di nuovo su quella che è la libertà già vissuta. Ne sente gli antichi sapori, oppressi adesso da quella nuova civiltà < io sono una kunoichi > lo è ancora dentro, nei modi militari seppur allietati da quella bellezza di movimenti che si concede ad ogni passo. Antico e prestigioso il retaggio dalla quale discende, perfino in quel momento ove andrà a voltarsi davvero verso l'altro , col limpido sguardo del mare negli occhi, calmo e lento, come una perfetta giornata di primavera. Il passo che riprende il proprio corso, lento e cadenzato, movimenti ben studiati per portarsi di grazia verso quello sconosciuto dai capelli color acqua. Non ne prova alcuna paura, alcun fastidio, solo un ronzio che non sa ancora spiegarsi, eppure a quel suo primo dire andrà solo a tacere. Inutile andar a rispondere, sa bene la propria posizione, l'ha conosciuta e ancora se ne eleva pregna di un arroganza guadagnata e messa alla prova da mille guerre e conflitti. Si porterà dunque verso l'altro, passo dopo passo per affiancarlo, non al suo stesso modo, ma al contrario, spalla vicino alla spalla - neppure così tanto alta per lei - ma il viso puntato in direzioni completamente differenti . Sguardo liquido che andrà a intorbidirsi un attimo, così come il viso, sollevando quel mesto sorriso nascosto alla sua vista < posso permettermi di esserlo > sussurra al vento, calda la voce a riscaldare l'etere ormai fredda e dolce, la notte ormai inoltrata la richiama a se < non conosci nemmeno chi vi ha traditi dieci anni fa, ecco perchè non esistono più gli shinobi > probabile che avesse troppi pochi anni all'epoca, non comprendendo davvero quanti anni abbia egli rispetto ai propri, dopotutto ella è rimasta come una giovane donna all'esterno, sempre bella allo stesso modo, eppure ormai è più vicina ai quaranta che ai trenta.. ma questo nessuno lo sa, solo uno che nemmeno lo ricorda . Eppure sembra esserne contenta, d'averli traditi tutti, di aver desiderato vederli morire e probabilmente anche lui sarebbe morto .. e quanto ama sapere d'avere tradito direttamente Yukio e che egli mai è riuscito ad ucciderla. Tessai, si, eppure un mostro senza forze, dopotutto adesso è lui a cibare la terra < dormi bene, cucciolo > un ultimo sussurro prima di continuar il proprio di cammino fuori da quella cerchia, in lontananza già sente l'odore dell'acqua, il rumore della pioggia, la stessa madre essenza che la richiama a se per proteggerla e donarle forse una notte di pace, senza alcun incubo finalmente. La notte si chiude, in questo dolce sipario , per concluder un incontro fortuito. [end]

21:01 Ryoma:
 Chi non si pone interrogativi è uno stolto secondo lui e un debole secondo l'altra, in entrambi i casi egli non li va a rispecchiare in quanto adesso una domanda sorge spontanea muovendosi fluida nei pensieri, insinuandosi nella geniale mente dell'Otatsu. E' uno shinobi come quelli di un tempo? Uno sguardo approssimativo lo etichetta come tale solo che la risposta è l'esatto opposto, non lo è ne è uno shinobi della moderna epoca; qualcosa di più antico vige in quell'animo tormentato dai ricordi, l'essenza stessa del ninja creatore e non di colui che ci ha vissuto <Buon per te> le parole svaniscono al vento senza prove a dimostrarle, nulla ha visto per darle ragione e nulla ha veduto per darle torto, una semplice donna senza arte ne parte si erige dinanzi alle cobalte, ora concentrate sulla via che porta all'esterno del villaggio. Una strada vuota dovuta all'ora tarda e alla presenza della lucente luna. Silenzio, non un suono, non una presenza oltre loro due e lo scrosciare dell'acqua della fontana, suono magico e maestoso, rilassante e appagante sentendosi in simbiosi con quell'elemento puro e primordiale, parte di esso ma tanto diverso. Spalla contro spalla grazie a quei movimenti per portarli ad una vicinanza di carattere irrisorio, sguardi opposti, menti contrario e strade differenti, rette parallele, come enunciato prima, ora più che mai; lento il respiro nell'udirne la voce accompagnato da un mesto sorriso, nascosto dalla direzione intrapresa dal volto. Non esprime pareri, solo il tempo può dare una risposta e la ragione ad uno dei due oppure ad entrambi ma il susseguirsi di quel verbo gli permette di riottenere una parte perduta di quei ricordi andati. Dieci anni nel passato, l'accademia e gli avvenimenti di Kusa sotto la tirannia di Yukio, una figura lo contrasta, una mukenin di grande fama; capelli cremisi, vesti di mondiale levatura ed un nome che ne riempie la mente <Perchè non tutti i traditori li considero tali> agli occhi dell'intero mondo lei ha rappresentato un pericolo, non hai suoi. Ribellatasi al supplizio del nero sangue dell'oppressore, ha scelto una via impervia, stima? Presto per dirlo, motivazioni non sono pervenute ad un tale atto, tempo al tempo anche qui. I ricordi, ora riaffiorati, possono risultare un valente alleato ma non ora, è tardi e quanto viene detto è abbastanza su cui pensare e riflettere per un futuro degno di tale nome <Dormi bene, nuvola cremisi> il passo indietreggia, il busto gira per riprendere il quaderno sulla panca e aprirlo. Il cammino prosegue nella direzione prescelta mentre le affusolate prelevano la mano poggiando la mina su una pagina bianca dello stesso cominciando a disegnare. Si inizia con un volto delineandone la forma ed i dettagli del viso, si prosegue con una chioma lunga ed un corpo snello, un momentaneo accenno di seno. Il ritratto nei suoi primi schizzi, un lavoro personale per imprimere quella serata nell'eterna memoria. [END]

Ryoma e Sango per caso si incontrano, eppur la cosa che li porterà a parlar è l'odio comune per colui che fu Hasukage dieci anni prima. Ma gli occhi di entrambi son puntati in direzioni completamente differenti, opposti eppure simili nel profondo del pensiero, troppo arroganti per permetter l'altro di veder cosa celino.