Il passato che ritorna
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Giocata dal 19/04/2021 21:04 al 20/04/2021 01:29 nella chat "Bosco Centrale"
Cala la luna, dolce nel suo mezzo sorriso intimo che scende su quel nuovo mondo senza mai cambiare, sempre uguale al giorno prima, agli anni prima, eppure coloro che calcano quella terra non sono forse di solo passaggio? Forse non lo sono, forse potrebbe davvero riveder qualcuno di morto camminare di nuovo al proprio fianco, forse davvero potrebbe di nuovo tenerlo per mano per ritornare a quella infanzia strappata nel modo più atroce dal proprio infantile egoismo. Pensieri che ormai occupano tutto il proprio giorno, nemmeno la notte riesce a chiuder alcun occhio, e il viso di Hanae che torna anch'esso violento davanti a se. Egli aveva cambiato corpo, e dunque l'anima si può reincarnare.. come l'aveva chiamata? Ah si, tecnica dell'eterna giovinezza, per rimaner giovane e viva in eterno cambiando solo l'involucro. Quella crisalide che ancor la circonda di spessi muri adesso crepati, che mostrano l'infinita solitudine della quale s'è circondata, di quel vuoto che impregna le mura stesse lasciandola alla luce di quella tiepida fiamma che ormai pare esser sul punto d'estinguersi. Il viso che permane - non esattamente serio, quanto più .. angosciato, preso dai mille pensieri che s'affollano nella mente, lasciandosi sfuggire ciò che è quel presente che pare tanto odiarla quasi quanto lei. Quando vorrebbe tornare indietro, in quei dieci anni per riviver le cose più belle di quell'esistenza.. il senso di libertà totale, il poter correre insieme alle tigri lungo le foreste di quel mondo esterno che adesso le viene precluso, di quel potere che ha sentito proprio, di un richiamo della natura che ritorna ai meandri della stessa creazione.. e anche a quei momenti nella quale vuole poco pensare. Occhi violacei, tessuti di cerchi più fitti della notte, d'un ombra oscuro che macchiava quella stessa pelle di rughe e segni di un passato scabroso nella quale s'era perduto. Si fa del male da se, ne è prettamente consapevole, che inceder davvero così tanto in tutto ciò non le lascia altro che l'amaro sulla lingua, quel senso di anestetico pure di colei che par non sentire più nemmeno il gusto di viver quel nuovo mondo. Se saltasse dentro una faglia, potrebbe tornare indietro, cambiare e sistemare le cose, viver felice scegliendo consapevolmente le migliori strade pur di non restare vittima di ciò che è stato. Chissà chi sono coloro che si son avventurati in quelle faglie fuori dal villaggio stesso, chissà cosa vogliono, chissà chi sono. Potrebbe loro chieder di lasciarla andare in una di esse, viver fuori dal mondo e tornar a quello che vuole.. un breve sorriso par sollevarsi sul viso stanco della shinobi. Figura adulta nelle forme e nello stesso spirito che a testa lievemente china fuoriesce dalle mura di quel palazzo, di quella piccola isola della shinsengumi dove ha potuto allenarsi con le proprie armi, con la propria forza cercando di metter a punto alcune tecniche nuove con quello stesso ombrello. Veste però di un delicato kimono azzurro e bianco, dolce nei colori come il cielo delle più belle delle primavere. Veste che carezza il corpo morbido , scivola a V lungo i seni, e poco sotto i glutei. Pulito appare anche il viso dopo quel bagno che s'è concessa dopo quella fatica, privo di sporcizia e trucco - come se ne avesse mai avuto bisogno davvero. Azzurre perle d'oceano che si nascondono dietro lunghe ciglia nere , il tutto condito da quel rosso sangue. Cascata trattenuta da quell'alta coda di cavallo, le cui punte andranno a solleticare perfino le gambe nella loro rinnovata lunghezza. La pelle rimane nuda sotto la luna, pallida e intonsa, solo i piedi le donano quella sorta di rumore sommesso di chi sta camminando, eppur tutto di lei la farebbe apparire come un piccolo fantasma ambulante. Dovrebbe davvero smetterla di cercar il proprio uomo, qualcuno a cui legarsi, alla fine par che il risultato sia sempre lo stesso. Non la paura di legarsi, quanto più la consapevolezza di non aver molto da donare, poche briciole che cerca ancora di tenere strette per se, per non crollare, per non perdere la propria essenza. E cammina lungo quel bosco, la direzione di casa ormai intrapresa, Ame, e quello stesso ombrello rimane chiuso, non sarà lui a proteggerla dalla madre pioggia. [ombrello di carta] [--->Bosco Centrale] Che periodo di merda, una di quelle che probabilmente se te ne fossi stato a casa sarebbe stato meglio, non che per Kioku ora come ora sia la soluzione ottimale, il cerchio si stringe sempre di più, da un lato la Shinsengumi che dà la caccia ai risvegliati, Sango che gli intima di non rivelare a nessuno informazioni ma al tempo stesso condivide l’abitazione come coinquilino abusivo proprio con Nobu, membro della Shinsengumi e con il quale ha stretto fin da subito un rapporto incredibile, vorrebbe anche parlargliene, congratularsi ma ha paura di quello che potrebbe accadere, come reagirebbe? Cercherebbe di catturarlo e portarlo alla sede della Shinsengumi stessa? È un rischio che non può correre. Dilemmi e altro ancora affollano la testa dell’Uchiha, intento ora a dirigersi proprio verso la sede della Shinsengumi, pazzo totale fattuale tombale? O solo molto ardito nel suo fare, con determinazione andare a ricercare proprio Sango Ishiba, colei che a quanto pare conosce ben più di quel che vuole fargli credere. Questioni in sospeso con Sango Ishiba lo attendono dunque, ormai sul viale del bosco centrale, con in mente l’entrare dentro la sede della Shinsengumi e senza destare troppi sospetti richiedere un colloquio proprio con la rossa kunoichi, domande dovrà porre, quesiti si creeranno ad ogni risposta, convincente o meno, d’altronde come poteva ella sapere che fosse un suo anello? Nemmeno lui ne ha idea, una domanda che fin dal quella testa missione di ricerca nel bosco oscuro ora attanaglia la sua mente ed il suo spirito, eppure tutto si riconduce alla prima notte, a quel loro primo incontro, così strano, così particolare, sembrava lo conoscesse ed invece ha poi negato tutto, solo molta confusione abita quello specifico settore di pensieri quando riguardano la figura della rossa Ishiba. Stanotte dunque avrà delle risposte a partire dal comprendere meglio anche di quella pietra con quello strano simbolo, il perché non dovrebbe mai mostrarla e cosa ne sappia effettivamente l’Ishiba, domande, domande e ancora domande, oltre ad un gran mal di testa. Sigaretta stretta tra i denti, accesa da poco, lento il fumo, per via dell’assenza di vento, liberarsi nel cielo, alternando qualche respiro a delle nuvole tabaccose, abbigliamento completamente borghese per il giovane, nonostante non siano ancora i mesi caldi un semplice giubbotto aperto con una felpa e nulla di più a ricoprirne il busto, marchi e griffate varie ad adornarlo, pantalone cargo verde scuro e le famose Ninjadas ai piedi dagli strani colori <che situazione di merda> esclamerebbe volgendo il proprio sguardo verso la torre del consiglio ormai visibile ad occhio nudo in tutta la sua imponenza, un modo come un altro per esternare un suo sfogo, semplice, diretto, senza peli sulla lingua, ben diverso dal suo predecessore. Continuerebbe dunque a camminare, lento nel suo incidere, non ha fretta, non di certo di finire in mezzo ai leoni in attesa di scoprire le sue origini da risvegliato per saltargli al collo, che aspettino dunque se proprio deve lanciarsi in questa sua operazione 007 suicida, ci vuole fegato per ottenere risposte ma anche una certa dose di stupidità, certo, avrebbe potuto trovarla in qualsiasi altro momento e luogo, magari meno affollato, più appartato, la biblioteca stessa dove l’ha incontrata per la seconda volta eppure in cuor suo sa bene di doverla mettere all’angolo per ottenere le risposte necessarie, dunque quale modo migliore se non coglierla alla sprovvista e affrontarla in un campo sfavorevole a lui, ove mille pericoli e rischi di mandare tutto a rotoli sono presenti ad ogni angolo, volto ed orecchio. Ormai manciata di metri solcati da quel lento passo, sollevate dalle mille cicatrici che avvolgono il suo oscuro passato ma al tempo stesso spaesato, disorientato, senza meta in un mondo comunque nuovo per il giovane Kioshi, ma come da buon Shounen Boy, ecco l’evento innestarsi, i meccanismi cominciare a girare, girato l’angolo il viale che lo porterebbe alla Shinsengumi vedrebbe, da quello stesso, sbucare fuori proprio lei…Sango Ishiba. Rimarrebbe per qualche istante fermo, impalato ad osservarla, squadrandola per bene, in quel suo kimono dai colori azzurro e bianchi, le nere e profonde iridi posarsi su quel viso, la destrosa sfrecciare lesta verso al stecca tabaccosa, lasciare che quel profondo abbraccio con le proprie labbra si stacchi ed un ultima nuvola si possa liberare nel cielo <Konbanwa Sango San> la saluterebbe per poi rimanere distante da lei, interdetto, non sapendo bene cosa fare, cosa dovrebbe fare, vorrebbe dire altro, vorrebbe cominciare a parlare, chiedere, insistere, assalirla pur di comprendere…capire, eppure non una di quelle frasi o parole verranno da lui pronunciate, anzi, rimarrebbe in silenzio per diverso tempo, prima che quelle labbra nuovamente si schiudano e come una dolce nota, raggiungano la mente della ragazza <Ogenki desu ka??> non saranno dunque domande inerenti all’anello, a ciò che sa, non sarà un interrogatorio ne l’aggredirà…non ancora, bensì comincerebbe semplicemente chiedendola come va, d’altronde aldilà di anelli e strani simboli non hanno più parlato di ciò che accadde in quel bosco oscuro e della vittima di Ame in questione. [chakra on] Come mai potrebbe pensare che quel nuovo Akendo, divenuto quasi un cucciolo indifeso e un poco stupidotto, possa esser li per tenderle un agguato quanto meno se lo aspetta? Ovvio, non se lo aspetta, ma forse un poco della furbizia e della mente del Rikudo Sannin è rimasta a donargli un impronta di quasi saggezza, l'attacco è la miglior arma, quasi sempre insomma. Inutile dire che la rossa si sta facendo dannatamente i fatti propri, lontano il pensiero di Kioku adesso e di quell'anello che ha visto distrutto.. la pietra dell'akatsuki, la pietra del fu Pain morente e spezzata nella sua vita e nel suo più profondo significato l'ha destabilizzata. Quell'anello era suo, gli apparteneva, era colui che aveva ereditato il rinnegan stesso, chi altri avrebbe mai potuto metterla al dito? Nessuno, non l'avrebbe mai permesso , al costo d'uccidere. Che quelle nuvole rosse rimangano nascoste, forse verrà il giorno in cui si troverà ad indossar quella stessa cappa che egli le ha donato, avrà forse l'ardore e la fortuna di mostrarla di nuovo a quel mondo infame. Lento il passo procede, cadenzato la porterà sempre più vicina a quel loco di inaspettato incontro, mentre nemmeno le iridi andranno ad osservar poi troppo lontano. Sicura del loco ove si trova, sicura di quella fortezza impenetrabile abitata da tessai, da ninja di alto valore che nemmeno si considerano più tali. Non vi sono eroi singoli, ma solo uno stemma dietro la quale ergersi ed ergere a propria volta, uno stemma di giustizia che s'ha anche di malato, dietro quella facciata pulita ha iniziato a comprender cosa vi sia davvero. Marcio, senza dubbio, eppure tutto per un bene superiore, potrebbe mai aver da ridirne? No di certo, non ancora quando quella decisione pare esser altalenante, ancora non completamente convinta di metter il piede verso quella stessa direzione, ma verso il Nashi presente. Ode quella voce, quel nome pronunciato da un timbro basso eppure non v'è nulla di oscurità nel macchiarla, non v'è gravità nel timbro che non vibra e non fende l'aria, la carezza come molti fanno. uno sguardo che s'acciglia, lo stesso azzurro che si solleva per ritrovarsi ormai a pochi metri dal fu Akendo, e li che il corpo andrà a fermarsi, si blocca sul posto sollevando un poco della terra sottostante con gli stivaletti ninja. Lo sguardo che per un attimo si perde prima di riprendersi e riveder davvero colui che pare la stia aspettando - o forse una semplice coincidenza.. < Kioku > non sbaglia questa volta, si sforza nel pronunciar un nome senza alcun significato reale per lei, vuoto e senza alcuna identità sebbene paia che lo stesso lentamente stia avendo una propria individualità a se stante . Rimembra ancora l'ultima volta in cui si son visti, molto tempo prima, in quell'ultimo assassino che ha visto proprio uno dei consanguinei del fu Seiun morire d'innanzi a loro nel suo stesso sangue, e quel messaggio che ha volutamente nascondere con la richiesta di non parlarne mai con nessuno, solo con lei. La preoccupazione che dipinge il viso per un attimo prima che provi a scacciarla via, ricorda anche come sia scappata a gambe levate dopo aver informato chi di dovere di quell'assassino, conscia che prima o poi avrebbe dovuto confessare. Circospetta andrà ad avvicinarsi , gatto che scopre lo sconosciuto per comprender se sia periglioso o meno in questa notte, eppure non se ne vuole andare davvero. non quando può vederlo così da vicino nella più completa solitudine eppure tremendamente vicini a quel che può essere la morte per lo stesso. Un pensiero che balena alla mente, fuoco che arde negli occhi e solo li andrà a correre verso di lui, con la destra che cercherà di recuperar il suo braccio libero per spingerlo a correre con lei < che diamine ci fai qui > un ringhio basso, la rabbia che pare vibrare in corpo mentre non ha nemmeno impastato il chakra dopo averlo utilizzato per tutto il giorno < tu meno di tutti dovresti trovarti qui > e solo con quel movimento proverebbe a farsi seguire verso lo stesso bosco, sempre più lontano dalla shinsengumi stessa , prima di lasciarlo andare e toglier le proprie mani dalle sue - sempre che vi sia riuscita, non ha alcuna forza ne velocità questa notte, solo l'altro avrà deciso se seguirla o meno < ti avevo detto di stare attento > e la sua stessa vicinanza a quel loco è forse sintomo di stupidità o di un piano ben studiato , ancora non sa come sia cascata letteralmente nella sua trappola. Dannato. < cosa fai qui > solo in quel momento si volterebbe davvero verso di lui, schiena dritta e petto in fuori, viso sollevato per raggiunger il suo, mantenendo quell'ipotetica distanza dall'altro di circa un metro per via della , forse, precedente corsa . E rimane in attesa, arrabbiata senza alcun dubbio, eppure tremendamente spaventata . [Bosco Centrale] Notte profonda, buia, la stessa luna si nasconde dietro le nubi a lei amiche, poiché molto questa notte dovrà essere svelato che voglia o meno e dunque meno spettatori vi siano e meglio è…forse. Un incontro che in realtà non era stato immaginato in questo modo dall’Uchiha, lo stesso Kioku aveva immaginato una di quelle sue entrate anime style, sguardo profondo ed imperturbabile, tagliente e diretto, freddo ma colloquiale, un poi’ di charme esercitato sulla donna alla reception per poi scioccare come frusta la propria lingua nel palato e vociare il nome d’ella, della Ishiba, ecco più o meno così si era immaginato, probabilmente poi avrebbe ottenuto l’effetto opposto di rimanere con un basso profilo ma di certo non poteva immaginarsi di incontrarla proprio qui, ora. Poco importa, ora ella è qui, quel rosso fuoco infiammarsi ed il kimono bianco ed azzurro cercare dell’equilibrio in quelle tonalità così accese, mentre distese verde azzurro come mare limpido diverrebbero il perfetto contrasto in quella notte, illuminando quasi con quei colori il loco ove si trovano ora, le nere iridi di Kioku ancora una volta si porterebbero su quella figura, infine a ricercarne il contatto visivo…ma lo sguardo d’ella e le sue iniziali smorfie lo allarmerebbero facendogli presagire nulla di buono. La reazione difatti della rossa lo coglierebbe ancora di più alla sprovvista, si accapponerebbe la pelle, mettendosi in pose strane e difensive a quel suo vociare seguente al proprio nome, rimarrebbe quasi spaventato da quei suoi primi passi nella propria direzione, temendo quella furia rossa in avvicinamento e temendo per la propria incolumità, come un bambino che viene sgridato dalla madre, si chinerebbe leggermente coprendosi il capo mentre ascolterebbe tutto il di lei dire mentre verrebbe trascinato via senza opporre resistenza e solo una volta libero, cercare di ricomporsi. Una volta riportatosi in posizione eretta, si sistemerebbe il giubbotto e la maglietta, la destrosa lesta andrebbe a prendere la sigaretta dopo un ultima nuvola di tabacco, la tratterrebbe tra le due falangi dell’indice e del medio, lasciando che il braccio destro scenda lungo il fianco mentre il filo di fumo della stessa accompagnerebbe quelle movenze, lo sguardo riportatosi in quello di Sango, quasi a volerla sfidare e forse per la prima volta, l’Ishiba stessa potrà provare un sensazione diversa da quella solita, da quel solito Kioku, uno sguardo alla ricerca di quel verde azzurro, volendola sfidare e sovrastare in quella profonda oscurità delle sue iridi…solo a quel punto schiudere nuovamente le proprie labbra, freddo pungente libarsi in direzione della kunoichi di Ame <sono conscio dei rischi che correvo ma sono altrettanto sicuro che per scoprire e per sapere la verità vi sia bisogno di correre dei rischi> un sospiro, quasi più della pesantezza scrollarsi di dosso < se questo vuol dire lanciarsi nella tana delle tigri> chiaro riferimento all’incredibile anime TigerNinja, una pietra miliare nella storia degli anime, <così sia Sango Ishiba e in un modo o nell’altro ciò che volevo l’ho ottenuto> ecco dunque svelate le intenzioni <sai perché sono qui vero?> ci proverà dapprima con le buone e se non vorrà collaborare, beh si vedrà, qualcosa s’inventerà lo Shounen Boy. [Shounen Boy mode: ON] [Chakra on] Oh com'è divenuto facile trascinarsi via quel sacco di patate dai capelli neri in giro per quello stesso bosco, ovviamente ha scelto di fermarsi non sotto un lampione, ma nella prossimità della stessa vegetazione, cercando di ignorare accuratamente il suo viso, così come quegli occhi tanto differenti. Non immaginava che sotto quel violaceo abitassero quelli, scuri e profondi, eppur pregni di vita adesso . Lo lascerà alzarsi dalla terra stessa, cercando di mantenere quel muro mentale per non cedere come una scema dopo soli pochissimi secondi , quel ragazzo ha un ascendente unico su di lei, e a ragion veduta diremmo! Ma adesso si trova perfino costretta a vederlo, a guardarlo, sempre con quella scintilla di qualcosa di molto più profondo e taciuto, di una scintilla che ancora lo lega in qualche modo a lui. Lo sta salvando da se stesso, da ciò che era, eppure perchè diviene ogni giorno sempre più difficile continuare a mentirgli, continuare a negargli la possibilità di sapere chi sia davvero, chi egli era un tempo. Le braccia che si stringono al petto dolcemente, mentre lo sguardo si scosta lievemente per notar per la prima volta in quella sera la sua tenuta. Non male, davvero, eppure lo ha sempre preferito senza vesti, o con le nuvole rosse addosso. Pensieri che porteranno quelle stesse gote ad incendiarsi di un porpora intenso, lunghe le ciglia che sfarfallano per tornar a lui di nuovo, a quegli occhi. Quale errore farlo, mentre si perde all'interno degli stessi pozzi neri che la cercano, ne ghermiscono l'anima e solo lui avrebbe quella chiave per poterla leggere nel suo senso, in quello giusto, in quello che lui le ha permesso di fare. Uno sguardo che pare ammorbidirsi seppur si ritrovi a contrastar la durezza altrui che la lambisce.. potrebbe perfino sorriderne, un piccolo lieto evento per lei.. ma non lo fa, lascia solo che adesso sia lui a potersi mostrare, a poter snudare i propri pensieri e ciò che è venuto a fare li < non chiamarmi Sango Ishiba > il primo sussurro che sfuggirà alle morbide e rosse gemelle, petali che si contraggono per un attimo, fugace quel movimento così come quel senso di tristezza negli occhi velati . Era l'unico ad averle dato un nomignolo che la rendeva sua, ma lo ha dimenticato, anche quello con tutto il resto. La stretta al petto che si fa più forte , le braccia che cercano di tenere insieme i pezzi, di non lasciar che quello squarcio possa riaprirsi, eppur non s'è mai davvero chiuso, la ferita ancora sanguina e sempre lo farà. A quel suo ultimo dire giunge anche la consapevolezza, sa bene perchè è li, eppur perchè togli lo sguardo Sango? Perchè lo trascini via verso un punto indefinito della stessa terra, come a cercarne risposte, un senso < non so cosa stai cercando da me > la voce che permane un sussurro, delicato eppure ci prova nel renderlo duro e tagliente, dovrebbe solo mandarlo al diavolo così da proteggerlo < come ti ho detto, io non so nulla > oh, che falsa recita, quanto poco attrice può essere. Sebbene abbia appreso l'arte dell'inganno, non riesce a metter in piedi una recita senza sembrar la più mediocre delle attrici, un ruolo che mai s'è donato e concesso con l'altro, mente e cuore sempre aperto per lui, per lasciarsi leggere, eppure arrancando sempre per poter scorgere e leggere lui, per sfogliare le pagine di quella sua lunga esistenza. Chissà quanti anni ha adesso, e un misero sorriso sfugge al suo muro < n-non dovresti chiedere > un sibilo basso, eppure in quella notte, il silenzio ne farà da padrona per circondarli. Si, non dovresti chieder Kioku se provi almeno un briciolo di paura, e troverai quella stessa riflesse in quelle chiare iridi che di nuovo ti cercano. Impossibile per loro lasciarti andare quando sei così vicino, ma la verità ancora rimane celata, cucita tra le labbra della kunoichi che dovresti conoscere. La tentazione è forte, così come quei due brevi baci concessi, ma solo due piccole lacrime che ha potuto prender per se la rossa, consapevole d'esser in errore perfino nel guardarti. [Bosco Centrale] Amara quella notte, forse per entrambi, forse ad ognuno la propria motivazione, del resto questo è ciò che li muove in questo nuovo mondo ninja, interessi, persone, obiettivi, ideali, Sango lontana da quello che un tempo era il Rikudo Sennin, a protegger quel futuro e quel ragazzo che ora sorride di una vita che mai ha potuto realmente vivere e che per qualche strana ragione ora gli p stata data in dono, nientemeno che dal dio ninja stesso, colui che attacco l’intero mondo dei ninja a suo tempo, cose che ovviamente nessuno di loro può sapere, forse in futuro Sango se mai indagherà su cosa accadde in quel lasso di tempo, potrebbe arrivarci e ricollegare tutti i fili ma per il giovane Kioku c’è ben poco da fare, vittima di una tecnica sconosciuta, privato di ogni memoria e nozione, liberandolo dunque da ogni catena che i Kami stessi avevano dato al loro figlio prescelto. Kioku dal canto suo è lì poiché glielo deve ad Akendo, a colui che venne prima di lui, reliquia contenente i propri ricordi, glielo deve alla persona che un tempo era e che ora non ricorda più, ignorando ma al tempo stesso temendo in cuor suo, cosa questo scatenerebbe, chi un tempo era e cosa comporterebbe dunque riuscire a ricomporre la sua vita passata, aprire quei sigilli della sua mente perduta, vive di un giorno nuovo ma al tempo stesso non può ignorare più di tanto i segnali del passato se ciò vuol dire riconquistare la memoria. Entrambi afflitti seppur da cause diverse dal loro passato che si ripropone in una nuova veste in questo futuro per loro nuova realtà, per Sango si presenta sotto le carni di Kioku Nashi, quel volto, quegli occhi seppur non più violacei non mentono, non nascondono quello sguardo che, quando capita, ricalca esattamente quello di Akendo, quella voce, quando non intenta a dire cose senza senso e stupide, affonda i propri toni in un profondo e solenne timbro, che tanto ricorda il Rikudo Sennin, mentre per il giovane Uchiha, attualmente Sango rappresenta forse l’unico collegamento con il suo passato, non ha idea di chi lei sia veramente, se lo conoscesse bene o in maniera superficiale ma è innegabile che qualcosa sappia. In quel gioco di sguardi fugace, la sfida, in quelle iridi sfuggenti e contatti tra esse negate vi è la ricerca della verità, infine quelle prime parole, ovviamente non comprensibili nel senso più profondo a Kioku, rimanendo anche a tratti interdetto, non solo non comprendendo il loro reale significato ma distorcendolo, capendo tutt’altro significato <e sia> risponderebbe unicamente, situazione da facepalm probabilmente, almeno interiore, prestando ascolto al resto di quelle parole, frasi, frammentate, sussurrate ma pur sempre comprensibili all’Uchiha <non dovrei chiedere?> comincerebbe con ardore il suo vociare verso ella <e cosa dovrei fare? Vagare come un’anima errante? Sorridendo ed ignorando gli incubi di una vita passata che riaffiorano ad ogni notte? Dimmelo> una domanda più che retorica, questo è chiaro eppure non si interromperebbe, continuando, senza accorgersi che anche senza volerlo la starebbe aggredendo, con una rabbia a lui non familiare, sopita nel suo mondo inferiore, che freme, si sbatte…tuona <eppure nonostante ciò dici di non sapere nulla> entrambi comprendono quanto terribile sia l’Ishiba come bugiarda <non ho passato> cercherebbe di calmarsi qualora si accorgesse di una reazione da parte della rossa che gli farebbe comprendere i suoi modi quasi iracondi seppur non voluti nei di lei confronti <ne futuro…camminando in un presente incerto> lasciandosi a strane filosofie e poetiche che poco gli appartengono <mi guardi in maniera strana, dici cose strane riferendoti a me, hai riconosciuto quei simboli e quell’anello, sembri sapere qualcosa, sembri essere l’unica che possa sapere qualcosa su di me eppure …> si interromperebbe, quasi affaticato con un accenno di fiatone, non sapendo nemmeno lui come continuare quella conversazione, serrerebbe la mandibola, la destrosa riportare la sigaretta tra le sue labbra, mordendola con insistenza e fumandola, per poi andare alla ricerca di un qualche appoggio, panchina o albero che sia, un sospiro profondo, quasi stanco <non so cosa fare, non so cosa pensare, vorrei soltanto riuscire a vivere> qualcosa lo tormenta e non sa bene come affrontare tutti questi dilemmi che lo attanagliano, ironico quasi come sia passati dai dilemmi esistenziali e del mondo a problematiche molto più variegate e diverse se così si può dire <io non so cosa sto cercando da te, se risposte, verità o solamente sentirmi dire che va tutto bene e che non devo pensare a tutto questo> quasi più uno sfogo il suo che una reale ricerca della verità, per quanto glielo deve a colui che un tempo era e non ricorda, deve anche andare avanti per quella persona stessa, stringere i denti, sopravvivere e vivere. [Shounen Boy mode: ON] [Chakra on] Quel ringhio, quella voce interiore che freme e torna a farsi sentire come un tempo, le sputa addosso la sua anima isterica alla ricerca di quella verità che par potergli donare un senso di quel suo nuovo essere. Sa che ha ragione, non ha passato, non ha futuro, solo quel presente ove cammina cieco alla ricerca di qualcosa forse per cui vivere, un senso che ancora probabilmente non ha trovato. E non se ne allontana, non si distacca, ne prova paura. Rimembra la collera stessa di quell'uomo farsi violenta perfino contro di lei, eppur mai s'è allontanata , amandolo ancor di più per quella sua essenza grezza . Lo comprende e sa che forse meriti di saper qualcosa, qualcosa di piccolo, una briciola per donargli un senso, una ricerca , e li solo la destra si muoverebbe per scioglier quella stretta al petto e lasciarsi semplicemente andare in un piccolo, dolce e delicato tocco sulla sua stessa mano. Oh come par viver intorno a quell'essere dopo tutto quel tempo, quando perfino amori e amanti perdon la loro essenza per divenire nulla ai suoi occhi, niente rispetto a ciò che ancora si erge davanti a lei. Quanto ha provato ad andar avanti, trovando qualcos'altro, qualcun'altro, eppur come può dimenticare colui che le ha donato la vera libertà. Lo osserva allontanarsi alla ricerca di qualcosa che possa regger il tormento stesso, eppur ancora ella non s'avvicina donandogli quello spazio che merita d'avere. Lei non avrebbe mai allungato le sue mani su di lui come un arpia, non l'avrebbe mai incatenato ad alcuna gabbia d'oro, consapevole della sua vera essenza, libera da confini e villaggi, solo per se stesso e qualche volta, anche per se - un dolce piccolo pensiero che si concede ancora prima di comprender come quello strazio abbia scavato in profondità. < l'acqua.. ad ogni goccia, va a sciogliere la stessa roccia.. > sussurra melodiosa qualcosa che egli dovrebbe ricordare, o solo un modo per aiutarlo a rimembrare che anche lui, come lei, fanno parte dello stesso identico mondo. Acqua che scende da tempo e loro lacrime a condirne lo spazio, rosso il sangue a macchiar le loro mani che mai si potranno purificare - e anche adesso le stesse mani di Kioku son sporche di quel sangue che non riesce a vedere. Lento quel passo si scioglierà, lieto di potersi spostar verso l'altro con delicatezza che s'addice ad una donna, non più bambina, ragazza, ormai è una donna. < posso donarti un piccolo pezzo > confessa di sapere, non potrà mentire in quel modo bizzarro per ancora molto tempo, ormai la maschera è caduta, spezzata in migliaia di frammenti < ma sappi > lo stesso passo che andrà solo ora a fermarsi davanti a lui, liete le mani a cercar le sue, per cingerle con dolcezza senza esservi alcun desiderio puramente fisico < che non tutto ciò che posso dirti potrà aiutarti > quelle parole criptiche, quello stesso tono, grave seppur innamorato, l'ha appreso proprio da lui. In quelle infinite ore trascorse ad udir le sue risposte celate da un velo di Maia che doveva strappar lei stessa, trovandone la forza per poterlo fare, per esser almeno un poco più vicina , per poterlo seguire ed essergli accanto < una briciola o due, il resto.. è tuo > lui stesso dovrà cercare tutto il resto, trovar le sue stesse origini, ed ella non avrebbe dovuto metterci mai pensiero o mano al suo interno, conducendolo passo dopo passo verso il suo desiderio. Ma anche li, in quel momento, sarà solo una sua scelta, l'avrebbe rispettato in qualsiasi d'essa - e forse sarebbe divenuta per un attimo ciò che è stato per lei, un sensei, una guida, qualcuno a cui affidarsi ciecamente. L'ha protetto e continuerà a farlo, celerà quel suo passato per permettergli di vivere ancora e ancora, al costo della propria di vita semmai un giorno, qualcuno, lo dovesse scoprire. Non v'è pentimento in quello sguardo che ancor cerca il suo, rassegnazione sarebbe la sfumatura più adatta, ad attender che l'altro prenda quella sua decisione. Il silenzio che cala di nuovo dolcemente, luna che ancor li illumina da dietro quelle nuvole come a voler donar loro un piccolo spazio di intimità da occhi altrui, e cerca nella propria mente cosa mai potrebbe dirgli. [Bosco Centrale] Il fiato corto, la sigaretta quasi stritolata tra quei denti mentre la mascella resta serrata, lentamente la sua quiete riaffiorerebbe, non immediatamente ma metabolizzando le sue stesse emozioni mentre trovato un albero a cui appoggiarsi, lascerebbe che le sue carni trovino ristoro laddove la mente non può. Osserverebbe quelle prime movenze, da quel lieve tocco allo spazio creatosi tra entrambi, mentre prime parole in risposta raggiungerebbero il giovane Kioku, non comprendendo appieno il senso ed il significato esatto di quelle parole, come acqua lentamente scioglie la pietra, direbbe quasi criptico se conoscesse il significato della parola criptico, quanto più ignorando dunque a cosa si riferisca, non comprendendo di certo l’intenzione della ragazza, ottenendo così un Kioku ancora più interdetto e a tratti confuso, inclinerebbe verso sinistra il capo, con un espressione alquanto cruciata in viso, come a sforzarsi di comprendere, ora tocca a lui, è il suo turno, quello di non capire appieno le parole, di rimanere nel velo dell’incertezza senza mai apprendere appieno il perché di determinate parole, chissà se anche Sango, in cuor suo sa di star giocando come il Rikudo Sennin a suo tempo fece con lei, eppure in quelle parole che egli proferiva sempre al suo piccolo origami vi era sempre un significato, un motivo, un perché. La sigaretta quasi finita verrebbe semplicemente accompagnata a spegnersi con le proprie suola e lanciata lungo al strada con un colpo da vero maestro usando il pollice come base ed il medio come lanciatore, conscio di quanto l’avrebbe sgridato Sango se avesse buttato la sigaretta accesa nel bosco, novelle parole raggiungerlo e con esse la figura della Ishiba, avvicinarsi lentamente ma sempre di più, ascolta ed ascolta, parola per parola, il concetto è chiaro, le implicazioni e le conseguenze sicuramente no, forse estranei ad entrambi, di ciò che potrebbe accadere in futuro. Le mani unite in quel tocco, ormai libera dalla sigaretta, accoglierebbero quel tatto, fugace o meno che sia, le iridi spostarsi da quel cielo verdeazzurro a quelle labbra color carne, dapprima annuendo semplicemente come risposta muta, successivamente, metabolizzate le parole poc’anzi udite, schiuderebbe nuovamente quelle labbra, lasciando che i suoi sussurri la raggiungano, ora che entrambi sono così vicini l’uno all’altra <anche un solo piccolo pezzo potrebbe lenire questi tormenti, avvicinarmi sempre più o chissà anche allontanarmi> liberandolo così da questi pensieri e dubbi, potendo dunque riprendere il proprio cammino su questo nuovo sentiero, una nuova vita, quella mai vissuta. Rimarrebbe in silenzio per qualche istante, prima di smuovere leggermente il capo, come ridestatosi da un torpore temporaneo, rimasto incantato su quelle labbra e quegli occhi, infine le gote arrossarsi lievemente e solo a quel punto, con una espressione un po’ imbarazzata in volto, svicolare da quel contatto, liberarsi di quell’appoggio servito anche con spinta per tornare in posizione eretta ma non sul percorso dipinto del vosco centrale, quanto più in mezzo alla radura, vociando una volta date le spalle alla stessa Ishiba <perché non camminiamo nel mentre> abbozzando un sorriso imbarazzato, che seppur celato agli occhi della stessa Kunoichi potrebbe comunque esser percepito, mani nelle tasche comincerebbe a dondolare a destra e a sinistra come uno scemo per poi esclamare nuovamente <non so come mai ma ho notato che mi piace davvero camminare, che cosa strana, eppure passo un sacco di ore sul divano ahaha> cercando di rompere quella stessa tensione creatasi con una piccola risata, genuina, solare in quell’ombrosa boscaglia, si incamminerebbe dunque ma con lento fare, lasciando così modo alla rossa di poterlo raggiungere e fiancheggiare qualora volesse. Ironico a dir poco, forse più agli occhi della Amese, non solo sentirlo parlare di camminare, lui, famoso per i suoi viaggi da eremita, ma soprattutto poterlo fiancheggiare, potergli stare affianco forse come mai prima d’ora, la stessa Sango se ne potrebbe quasi averne la percezione. [Shounen Boy mode: ON] [Chakra on] Eppur rimane Kioku, rimane lo stesso giovane uomo che par imbarazzarsi perfino per quei semplici tocchi, innocenti , dita che sfiorano le altre in una sottile ed elegante danza , per donargli anche quel calore, quel conforto che pare non avere più. Ma ne rifugge, come novello ragazzo che mai pare abbia toccato le mani d'una donna, com'è crudele e sleale quel presente, eppure entrambi ancora non sanno il motivo per cui i kami stiano giocando i tal modo con l'altro. Perchè privarlo di quella memoria, di quell'antico potere che adesso pare esser scomparso. Ode quelle parole, lente ne comprende il senso, il peso specialmente per quel che è lui adesso. Tutto ciò potrebbe aiutarlo o distruggerlo, pare non vedervi altra alternativa se non quei due macigni , quella spada di Democle sospesa sulle loro teste in attesa che la fine giunga di nuovo sul loro capo. Sta forse giocando con lui? No, vuole solo proteggerlo, donargli indizi che forse comprenderà un giorno, perchè sa quanto le parole possan uccidere se non pesate del loro valore intrinseco, sa quanto la verità possa far male se pronunciata da labbra sbagliate. Ed ella, sebbene non sia come quel Riduko, prende quel suo lascito per donargli ancora una speranza, e che forse un giorno egli ritorni.. chissà che quella non rimanga che una vaga e vana speranza, e che possa davvero accettar quel nuovo essere che è appena nato. Scioglierà quel contatto con semplicità, comprendendo come non possa davvero permetterselo, piccoli gesti d'egoismo a cui si lascia andare con errore che un umano può commettere. Non deve commetterne, non con lui, l'unica gemma preziosa ancor rimasta della propria vita passata.. non è rimasto davvero nessuno per lei, che la conosca davvero come egli ha potuto, e che possa accettarla e apprezzarla per tutto ciò che è, in ogni singolo frammento, in ogni singolo colore della propria immensa tela. < si > un sussurro per seguirlo, notando quel suo imbarazzo nel suo muoversi, in quelle tasche che nascondono quelle stesse mani, come avesse paura che venissero di nuovo toccate - e ad ella non resta che sorrider un poco , affiancandolo in quella camminata < lo so > sa bene quanto possa piacergli, e sebbene non l'abbia seguito in lungo e in largo in quel mondo, ha compreso come la sua natura di viandante senza casa sia rimasta sotto la sua pelle, come lei è rimasta legata a quello stesso sentimento. Non fermarsi mai, spostarsi sempre, viver nelle foreste e nelle lande desolate, non aver una casa alla quale tornare. Solitudine, si, eppur anche libertà. Si porrà alla sua destra, così come Konan accompagnò Pain, ella avrebbe accompagnato ancora lui, sicura che sarebbe arrivato il momento in cui i kami gli avessero ridonato quel fardello. Un cammino lento, come mai è stato fatto, senza alcuna meta reale da voler raggiungere, solo per il piacere di farlo, solo per il piacere ancora d'affiancarlo sebbene poco più indietro di lui. Mezzo passo che mantiene, come allora anche adesso. < posso dirti di non cercare le tue origini nel suono > la voce che torna a parlare, chiara e bassa solo per lui, ponderando molto bene le proprie parole < cercale nell'acqua, ad Ame > orgogliosa di saperlo nascituro della propria terra .. ma adesso è tornato il momento in cui la stessa donna deve farsi forza, deve ricordar quella domanda che l'altro gli ha posto molte, molte volte < mi hai chiesto se vi era qualcuno che t'aspettasse > una domanda a cui sapeva dare una sola risposta. Non vera nessuno ad attenderlo, nessuno che ricordasse nemmeno il suo reale aspetto, tanto simile a quel Madara lontano. Ma qualcuno voleva mantener caldo quel piccolo focolare, sebbene i mesi passassero senza mai averne notizia, lasciandola sola nella propria oscurità, senza la sua mano a reggerla ancora. < credo di sapere chi > ma ancor tace, non avendo ne la forza ne tantomeno il coraggio per poterglielo confessare. E se a quel suo dire fosse fuggito prendendola per pazza? Come potrebbe spiegargli di averlo conosciuto abbastanza per comprender perfino il movimento dei suoi passi, delle sue stesse mani, di quei sorrisi rari che donava, di quell'amore per la natura stessa. Sospira, col viso che lentamente si solleva al suo, solo per dar lui un occhiata , per capire cosa pensa, quali emozioni adesso possano coglierlo.
Giocata dal 20/04/2021 23:38 al 21/04/2021 03:02 nella chat "Bosco Centrale"
[Bosco centrale (Boscaglia)] Momenti tesi, corda di violino vibrante nell’aria, un sussulto a quelle parole espresse, fugace come pochi, agile come una lepre, sguscerebbe da quella situazione con maestria, in quel suo divincolarsi maldestro e appesantito dal momento e dal tono poc’anzi usato, involontario certo, ma soppesato in ogni singola parola, ogni singolo respiro emesso ad intermittenza. Le guance arrossate ed il passo goffo verrebbero piano piano coperti da quella sua solita baldanza mista a cretineria che tanto lo contraddistingue e che tanto contrasta l’immagine residua di Akendo Seiun aglio occhi di Sango, uguali in tutto e per tutto eppure così distanti le due figure, uno il leggendario Rikudo Sennin, detentore del potere della natura, della vita e della morte stessa, l’altro il leggendario Shounen Boy, uno scappato di casa, detentore di pochi Ryo, pochi ricordi ed un pacchetto di sigarette, eppure ciò nonostante qualcosa li ha fatti rincontrare, se così si può dire, forse non nei termini e nelle volontà della Ishiba, in ogni caso in qualche modo è accaduto, nonostante di lei nella memoria dell’Uchiha non vi sia più traccia, come l’intera sua esistenza passata se i Kami vorranno si ritroveranno sempre e comunque. Quella fiamma che una volta ardeva tra tutte ora è cambiata, maturata, diversa, meno istintiva più logica e quell’infinito baratro oscuro, laddove ogni cosa cessava di esistere, dove ogni cosa veniva inglobata e spariva, ora vi è un chiaro bagliore lucente, una purezza mai vista, un’innocenza mai intaccata, un calore diverso da una fiamma, come raggi permeare l’individuo, intaccare perfino le sensazioni altrui, questo è ciò che trasmette Kioku. Ed ora eccoli lì, il lucente bagliore e la lucente fiamma, uno affianco all’altra, passo dopo passo inoltrarsi verso una non ben nota destinazione, poiché non ve ne sarà una in particolare se no la boscaglia stessa per poi sbucare prima o poi in una delle tante strade che si ramificano all’interno del bosco centrale stesso, inclinerebbe leggermente il capo verso ella all’udir anche solo i primi cinguettare <hmm?> mugugnerebbe quasi, cercando di afferrare senza troppo successo la prima analogia, salvo poi comprenderne il reale significato al proseguo della frase <ad Ame?> nonostante abbia capito, ciò lo confonderebbe ancora di più, d’altronde egli è un Uchiha, stando almeno ai fatti accaduti recentemente, al suo Sharingan risvegliato e la storia del clan stessa che da Konoha si è poi cementificata nella storia di Otogakure, si dopo quell’ultimo incontro in biblioteca ha avuto modo di informarsi maggiormente da solo tra libri e qualche ricerca su NinjaNet. Tirerebbe un sospiro, non di sollievo, no di certo, cercando unicamente di collegare le due frasi appena udite, cercando riscontro nella di lei figura <ma il clan Uchiha dopo essersi spostato da Konoha ha trovato le fondamenta in Oto…cosa centra Amegakure in tutto questo?> chiederebbe alquanto dubbioso, ma ciò che ne attrarrebbe maggiormente l’attenzione e quindi il proseguo della conversazione della Ishiba, sarebbero quelle sue ultime parole, esclamazioni e verità che si infrangerebbero contro la psiche di Kioku, arrestando così di colpo il proprio passo e , qualora Sango si fermi a sua volta, ne ricercherebbe il contatto visivo, se necessario volgendo con rapida torsione parte del suo busto e volto verso la kunoichi di Ame <aspetta!> esclamerebbe d’un tratto, portando il palmo inferiore della mano sinistra verso la propria fronte, quasi a sorreggerla e al tempo stesso ricercar ristoro, le dita sparire tra i folti capelli, mentre la destrosa, levata dal proprio fianco e parallela al terreno, si porterebbe tesa a palmo aperto verso l’Ishiba, in quel preciso istante, una miriade di pensieri, emozioni attraverserebbero il povero Kioku, in balia di quei pensieri che tanto a lungo, da quando si è risvegliato, lo hanno accompagnato, vi è mai stato qualcuno ad aspettarlo? O è sempre stato solo? Solo come un cane, senza nessuno ad aspettarlo magari, e in caso contrario, quel qualcuno che fine avrebbe fatto? Morto oppure dimenticandosi completamente della sua figura come egli ha fatto con tutta la sua vita? Troppi pensieri, troppe domande riaffiorerebbero a quella esclamazione, a quella che prenderebbe a spada tratta come verità innegabile, d’altronde perché Sango dovrebbe mentire nei suoi riguardi <io…io> comincerebbe a parlare, frammentate le sue parole, spezzato il suo respiro, quasi balbettante <io no-n…io non so se voglio saperlo, non so…> breve pausa <se riuscirei ad accettarlo, a comprenderlo, ad avere la forza di farlo> già…una delle sue più grandi domande che ora si scontra inevitabilmente con un ansia ed una paura altrettanto opprimente, e se quella persona fosse morta nel vano tentativo di cercarlo, o ancora peggio aspettando inutilmente un suo ritorno? O se ancora peggio non volesse più avere nulla a che fare con lui? No, è troppo, troppo per comprenderlo, troppo per accettarlo, non adesso, non in questo momento, non mentre si sente così fragile e senza difese, la sua mente non reggerebbe. Respirerebbe in maniera affannosa, mentre un singolo rivolo di lacrima scenderebbe lungo l’occhio destro, lo sguardo di quest’ultimo si alzerebbe per qualche istante, mentre il chakra incontrollabile sgorgherebbe da ogni tsubo investendo la sua cavità oculare, accendendo per alcuni solenni momenti quelle nere iridi di un rosso sangue avvolgente, opprimente, persino per se stesso, cercando il volto di Sango Ishiba <non posso farcela> quasi straziato in quelle parole per la sua psiche completamente scombussolata, frastornata, come in un vortice, scombussolando la sua anima stessa che tuonerebbe nella sua più profonda ed oscura cavità, come una bestia di un antro trattenuta contro la propria volontà, ma ciò non fa di certo bene a Kioku. Rimarrebbe fermo per diversi istanti, incapace di controllarsi, di controllare quelle tomoe, quel rosso sangue, quel retaggio, quei suoi sentimenti, ritrovando calma e ragione in uno sprazzo singolo, cercando poi di stabilizzarsi dopo un bel po’ e solo a quel punto vociare <vorrei sol-solo sapere se questa persona sta bene…> attimi di pausa <se lo sai ovviamente> nulla di più, se non gli fosse rimasta ancora un bel po’ di energia stramazzerebbe al suolo, ciononostante il suo fisico regge, la sua mente molto meno. [chakra on] [Meno Shounen boy del solito] Sa benissimo che egli non sia lui, che quell'oscurità sia stata spiazzata da una abbagliante luce, accecante e pura, pregna di speranza per un futuro nuovo, così come per quella vita che adesso gli rimane. E lei non è altro che osservatrice di tutto ciò , di tutto quello che sta avvenendo senza davvero poter far nulla, senza poter rimettere le cose al loro antico posto, quello che gli spetta, esser il kami sceso in terra ed ella ad accompagnarlo per non lasciarlo nella completa solitudine, e non morirne lei stessa. La propria anima cambiata da quel tocco funesto , una mano che l'ha colta durante la propria morte per aiutarla a risorgere come la fiamma danzante che è stata. Il proprio fuoco che ha brillato come non mai per l'ultima battaglia, quella che avrebbe infine messo la propria vita a tacere, accompagnandola nell'ade più profondo, ad annegar infine nel sangue di coloro a cui ha tolto la vita. E adesso vede il viso puro di Kioku e tutto quello gli pare sbagliato, perchè donargli quel peso immenso e gravoso sulle sue fragili spalle, troppo sottili adesso per regger di nuovo quella violenza, quella morte e tutto il dolore. Sospira, camminandogli a fianco, talmente vicina da sentir il suo calore, il suo stesso odore, i sospiri come cambiano, così come quel suo corpo che riceve quei piccoli frammenti che può donargli, troppo pochi per fargli male, eppure l'inizio di quel che sarà il suo cammino. Ascolta quelle parole, come vorrebbe dirgli che il suo sangue è quello della pioggia, come entrambi siano cresciuti per quel poco tempo sotto gli stessi cieli nei medesimi anni, i più orribili e i più belli allo stesso tempo < vai nella piazza centrale di Ame, li troverai una statua .. non posso dirti di più > quello è l'indizio che gli serve, Pain, primo portatore del rinnegan, primo portatore dell'akatsuki e delle nuvole di sangue. Si, quello lo avrebbe condotto nella giusta direzione, con l'orgoglio della rossa nel sapere che i due più grandi ninja sono del proprio villaggio. Una musica dolce che riempie il proprio cuore, magari avrebbe ritrovato se stesso, oppure no, oppure sarebbe divenuto un essere ibrido, spezzato dal passato e dal futuro.. e lei sarebbe stata li a sorreggerlo come può. Il passo che si ferma, il silenzio trotto da quel suo viso distorto da quell'immenso dolore che vi legge dentro . Quella mano che si allunga verso di se, la stessa che prenderebbe d'impeto per non lasciarlo solo, in balia di quei pensieri che lo rapiscono dalla ragione per gettarlo nel dolore, un dolore che forse non è altro che un eco del proprio passato, di nuovo vissuto come fosse nuovo, a riprovarlo su una pelle indurita dal tempo, pregna di cicatrici che non potrà cancellare e di cui un giorno scoprirà la provenienza. Non è stato solo, nemmeno quando quella solitudine l'ha cercata e desiderata, e il proprio cuore che si stringe a vederlo crollare lentamente , e ascolta quel suo dire sentendo morire una parte di se, quella piccola speranza, ma non andrà a dire nulla adesso, reggendolo in quel momento se l'avesse anche solo toccato, e figlia di lui, anche la propria lacrima scivolerebbe verso il basso. Sottile in quel sospiro trattenuto, in quel dolore che non lascia andare.. avrebbe trovato modo nella propria solitudine di esprimerlo davvero, eppur vuole rimanere forte in quel momento < finchè non sarai pronto, non dirò nulla > sottile fuoriesce quel sibilo, basso, che trattiene quelle lacrime che mute scivoleranno per lui.. e la propria mano, libera e delicata a prender la sua.. poggiando quel palmo sul lato del viso come farebbe una sorella, un amata, una madre, a raccoglier il suo dolore e reggerlo insieme al nuovo Uchiha . Quegli occhi che s'accendono di quel rosso a cui non rifugge, non se ne spaventa nemmeno se dovesse finire dentro qualche genjutsu, eppur sa che quello non sia altro che lo sfogo del proprio dolore < non sei solo > lo strazio che diviene il proprio , eco e specchio, eppur ella ne ha una comprensione maggiore per affondarvici dentro lentamente e con coscienza.. oh quanto vorrebbe stringerlo davvero < ci sono io > parole che l'altro non comprenderà mai davvero fino in fondo, forse, un giorno, quando avrebbe avuto la forza di poterle sorreggere allora le avrebbe comprese al meglio, ma non adesso quando quella mente si fa fragile e sottile come la carta stessa . Quel che chiede l'altro la fa un poco sorridere, e il dolore che scava ancora più infondo al petto, ne mangia le interiora come un demone vorace, lasciandola senza terra sotto i piedi, eppure ancora forte per sorregger l'altro, solo lui, solo per lui < lei ti ha amato molto, ti ama ancora > che quella possa esser un dolce miele per il suo essere, che possa risollevarlo ancora , scoprendo come quei sentimenti nonostante l'odio, la rabbia per averla lasciata da sola, non siano mai davvero scomparsi e morti < sta.. bene > mente davvero, per la prima volta, come fosse la più naturale delle cose da dire. Sta bene davvero? No, non può andare a dirgli nient'altro di ciò che non è pronto a sopportare, lo farà lei, ancora e ancora < vuoi .. sederti?> molte sono le panche su quella lunga via, molti i luoghi nel quale potersi riposare, perchè quella fatica ancora gliela legge in viso. E non lo lascerebbe andare, se non nel momento in cui l'altro non vorrà allontanarsi, trattenendo per se quelle urla di dolore, quella verità che scalpita per uscire, quella voglia di averlo di nuovo per se, eppure meno egoista adesso che in tutta la sua vita. Davvero dunque basta solo un anima per completarsi, per vivere, per sentirsi vivi come in quel momento sebbene affossata dall'angoscia che prova a celare dietro quegli occhi azzurri e tempestosi come la pioggia . Trattiene quel magone, quel nodo alla gola che spezza il respiro stesso, provando a fermar le proprie lacrime con decisione eppur quelle son maledettamente forti.. ma prima o poi, si fermeranno. Che sembri che stia piangendo per lui, tutto sarà solo più semplice.. [Bosco centrale (Boscaglia)---->Lontano....] Due stelle in terra che solcano quello stesso fogliame, agli occhi esterno potrebbero apparire come una stella rosso fuoco ed un bagliore splendente e candido, puro, privo di ogni malignità, nonostante lo stesso Kioku stia scoprendo a modo suo quanto contorto sia il mondo, le sfaccettature, i colori grigiastri, ove nulla è completamente bianco ne completamente nero, un po’ come lo Ying e lo Yang, nessuno dei due prevale ed in una realtà ove è l’uomo a dettare il flusso delle cose, ecco l’incognita, il grigiore in quelle pozze di bianco e di nero, l’uomo è il colore grigio, colui che per natura non definisce nulla ne come esatto ne come errato. Pensieri ovviamente ben lontani dalla natura di Kioku, dai suoi stessi pensieri, probabilmente un pensiero che se venisse partorito sarebbe probabilmente più per influenza del suo mondo interiore, la , dove il guerriero riposa incatenato, questo mondo Akendo lo conosce bene, la storia si ripete ed è giusto che sia così, eppure per il giovane Shounen Boy questo mondo è ancora tutto da scoprire e solamente con un passo dopo l’altro egli apprenderà ogni dinamica, sfaccettatura e colore di questo mondo ai suoi occhi nuovo e vivace, con esso tutto il bene e tutto il male che ne consegue, dalle festività e gli svaghi, al seria killer che imperversa e le ingiustizie di cui la stessa Kagegakure presenta e di certo non fa eccezione. Camminano, in quel loro passo, quasi a tempo coi loro cuori, con la natura stessa, due girovaghi in un mondo del tutto nuovo, colei che ha imparato dal Rikudo ad apprezzare la libertà di non avere più catene o concreti legami e dall’altra parte colui che sta riscoprendo piaceri appartenuti un entità ben diversa dalla propria, eppure entrambi godono di questo momento, infine il vociare d’ella, quella frase ai suoi occhi e le sue orecchie appare quasi profetica, così enigmatica, criptica nel suo reale sviluppo e significato, così pregna, densa, ricolma di risposte, eppure così difficile da comprendere per lo stesso Uchiha, come potrebbe una statua nel centro di Amegakure aiutarlo? Eppure ancora una volta, tornerebbe a chiedersi il senso di mettere in dubbio le parole della Ishiba, a che pro mentire? Fatta domanda, implicita e scontata la risposta stessa, dunque è li che dovrà andare, nonostante sia registrato come ninja di Ame, vive a Kusagakure e l’unica volta in cui vede il distretto di Amegakure è unicamente quando apre le finestre dell’appartamento di Nobu o quando esce per strada spostandosi tra i distretti, con l’iride che si posa sulla moltitudine degli edifici grigiastri, persino quando deve presentarsi alle ronde passa direttamente per l’uscita di Kusa, non dovendo quindi fare un giro assurdo, a quanto pare non sarà più così, a detta della rossa kunoichi è li che otterrà delle risposte, Fosse finito tutto li, riprenderebbe a camminare, magari sbucherebbero in una delle tante strade per l’appunto del bosco centrale, qualche chiacchiera, qualche risata, soddisfatto anche, in parte, di aver ottenuto quello per cui era venuto fin qui, nella speranza di incontrarla e invece…così non sarà, maledette quelle rosse labbra che si schiuderebbero, maledetti quegli occhi di quel verde azzurro splendente fissi sulla sua figura, maledette quelle mani, che lo cingerebbero, vedendolo crollare poco a poco, maledetta quella voce, timbro infame e demoniaco, sussurrargli parole che forse non avrebbe voluto udire, forse mai, forse si, poiché nonostante ella gli prometta che ne parleranno unicamente quando sarà pronto, beh commetterebbe forse l’errore più umano che ci sia, comprensibile del resto, anche solo pensare di tenersi dentro tutto quello che sta provando la rossa Ishiba, un miracolo che ce l’abbia fatta fino ad oggi, ancora ed ancora, ma quelle parole hanno un peso su Kioku, sulla sua mente. La stessa mente che si contorcerebbe, sforzandosi di ricordare, inutilmente ma tenterebbe <aaaaaargh> percepirebbe il tocco d’ella, ne stringerebbe la mano con tutta la forza possibile, provocando dolore o meno in quel momento non riuscirebbe di certo a pensarci <anf anf> come scariche a più riprese il proprio cervello verrebbe messo a dura prova e non solo, sente il peso della propria anima, la sente lacerarsi, come uno squarcio aprirsi, urlerebbe si, al suo interno, urla di dolore che lo stritolerebbero, quelle rosse iridi sanguigne cercherebbero per istanti la figura d’ella ma ciò che vedrebbero sarebbero unicamente immagini sfocate, appannate, la voce d’ella diverrebbe ovattata, il cuore pulserebbe sempre più forte, rimbombando nella testa del povero Kioku, in balia come torrente trascinarlo impetuoso senza possibilità di una vera ripresa , ansimerebbe <anf…anf > ancora ed ancora alternando dolori, lasciando che la mano sinistra con cui si appoggiava con il capo comincerebbe a premere contro la mente stessa, come a voler a contenere, zittirla, farla smettere <aaargh> una fitta lancinante trapassarlo da parte a parte, mente, anima e corpo, mentre rivoli di lacrime scavare il volto dello Shounen Boy, deturpare quel viso così puro e quieto, distorcendolo, nonostante quelle parole ovattate della ragazza, una tra tutte sarebbe ben più che nitida, amore, amato…ancora, non comprende, non capisce non in quel momento, forse un giorno, forse quando e se riacquisirà la memoria, ma ora tutto è caos, tutto è bianco, sfocato non ben conscio di cosa gli stia succedendo, percependo unicamente quel forte dolore distruggerlo, frammentarlo, spezzarlo, cadrebbe sulle proprie ginocchia, rimanendo comunque vincolato a lei da quella presa forte delle proprie mani, come a non voler cadere del tutto, non volersi abbandonare completamente a quel dolore o altrimenti lo distruggerebbe con molte probabilità. In quella posa rotta, spezzata…grottesca primi sussurri e rantolii proverrebbero da quelle fredde labbra, sudore umidiccio calcare la fronte dello stesso Uchiha <non…no-n riesco> facendo fatica anche solo a sussurrarle quelle parole, volgerebbe il proprio sguardo verso ella, impaurito, spaventato, dolorante, stanco, il volto scavato e solcato da mille mari di sale, il mento lentamente si alzerebbe, lo sguardo la cercherebbe in quella visione sfocata quasi un sogno, cercando di riprendere controllo e coscienza di se stesso, boccheggiando quasi per il dolore la cui mente ,cercando di ricordare, lo ha sottoposto, infine in un barlume di lucidità, scatterebbe quasi in piedi, se non fosse per la fatica ci riuscirebbe anche senza problemi ma non è questo il caso, mantenendo quel contatto tra le loro mani, si accascerebbe quasi su di lei, portando il proprio mento sulla spalla d’ella, probabilmente insozzando delle sue lacrime il kimono della ragazza, con la sinistra ora liberata dal controllo della mente, le cingerebbe i fianchi per alcuni istanti <gra-grazie..> balbetterebbe quasi <mi dispi-ace..io non..> frammentate le sue parole senza una reale coerenza riuscendo unicamente ad esternare i sentimenti più superficiali, innescando una sequenza di scuse e ringraziamenti a vanvera, sconnessi e frammentati da alcuni sussulti del proprio animo <io non…>un ultimo sussurro donatole, come quella mano sinistra a cingerle i fianchi, stringerla con forza un’ultima volta per poi spingersi quasi via da lei, mostrando ancora una volta quel viso, quello sguardo ancora disorientato, impaurito, quelle iridi rosso sangue cercare di inghiottire tutto quel dolore che la propria mente ha partorito. Che scena pietosa, forse, se Akendo lo vedesse, colui che era sopra ogni cosa, il cielo per gli uomini, un Kami per le povere anime erranti, la speranza per coloro che non volevano arrendersi al gioco della vita e dell’ingiustizia, sacrificando tutto pur di ottenere qualcosa in cambio eppure eccolo li ora, spezzato nel suo animo, ben lontano, ombra di ciò che un tempo era, ricordo di colui che era il Rikudo Sennin, il figlio dei Kami, il prescelto, ciò che è Kioku non è altro che un anima incompleta, rotta, ferita che cerca di rimarginarsi come può, assorbendo ciò che gli viene dato in pasto da questo nuovo mondo, o forse, Kioku è più di così, forse sente, percepisce e prova tutto questo dolore poiché è ben più di un semplice involucro, ciò che ha lasciato Akendo non è solo carne, ora in preda allo sconforto del proprio animo, cercherebbe di fare leva su tutta la forza rimanente per cominciare a marciare verso di lei, ma senza fermarsi, superandola, scappando via, correndo a più non posso, per evitare di provare ancora questo dolore a lui inspiegabile e sconosciuto, per evitare di soccombere e svenire forse, per evitare di provare ora, ancora…adesso quelle emozioni. [END]