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Giocata dal 17/04/2021 19:38 al 18/04/2021 02:20 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[esterno casa] La notte senza luna nel cielo, rende tutto il manto ancora più scuro, se non fosse per quella coperta di stelle descritta dal firmamento che tappezza il tetto del mondo. Alla volta dell'abitazione della Ishiba, la figura dell'erculeo kumese farebbe la propria comparsa. Indossa un jacket non troppo spesso, dal colore light blue tipo denim jeansato, che s'abbina ad un paio di pantaloni sulla stessa tonalità, con qualche traccia di sfilacciatura sulle cosce e le ginocchia, mentre al torso veste una camicia monotinta bianca, semplice, senza particolari effigi o motivi di decorazione ricamate su di essa. Scarpe chiare, così come la fascia in testa con tanto di coprifronte della foglia, che evita ai dreadlocks di scendergli frontalmente davanti alla faccia, tenendoli sul laterale e lasciando che questi possano trovarsi a cadere maggiormente dietro la nuca, arrivando a toccare con quei treccioni lunghi e nodosi anche le spalle ed il principio delle scapole. S'è privato dei guantini ninja, ed i capelli caratterizzati da quei bruni e lunghi dreadlocks sono legati da un gommino ricevuto da Nobu nel pomeriggio, in una coda che li lascia penzolanti e sospesi, con le punte che si aprono quasi a ventaglio. Cintura portaoggetti attaccata al fianco sinistro, con dentro la bomba flash, il set di fumogeni ed i due tonici, uno ricostituente e l'altro per il chakra. Al collo, nell'apertura sul davanti lasciata dallo scollo dell'indumento superiore, si può vedere la catenina con le dog tags sotto il pendaglio dei cacciatori di taglie, ovvero una testa di lupo tutta nera scalfita da qualche graffio e da segni di usura dal tempo. Essenziali oggetti, come cellulare e soldi, concludono l'inventario. Pupille che fissano il battente, andando a bussare. Un certo silenzio si percepisce provenire dall'appartamento, a differenza di quella volta precedente quando ha fatto la sua prima imboscata alla donna. < ... > un sospiro lungo, pensieroso. Non ha avvisato, non la sente dall'ultimo messaggio. E' lì, improvvisato, come sempre. [Chakra Off][Tasca Portaoggetti: flash bombx1, fumogeni set x1, tonico hp/ckr] E' passata relativamente poco tempo dal suo sostare nel bosco della morte, o bosco oscuro come viene chiamato adesso, un lungo incontro quello con l'Uchiha stesso. Un incontro che l'ha lasciata lievemente turbata, non sulla possibilità di trovar il proprio cammino, la propria forza , no, ma per quanto riguarda quel desiderio espresso ad alta voce. La spaventa senza dubbio, ne fa confondere i pensieri, se ne sente sporca eppure attratta. Non ha mai sentito di possibilità del genere, non ha mai sentito di poter prender un anima dal regno dei morti e riportarla alla vita, eppure non sono loro forse ninja? Usano le arti magiche, illusorie per molte cose, perfino Akendo con il suo rinnegan riusciva a fendere lo stesso spazio per trascinarsi lontano ove egli voleva.. pensieri fissi, dimenticandosi del dolore alla lingua per quel morso inaspettato, così come quel poco sangue che ne bagna ancora il labbro inferiore ove non è stato pulito bene. E i passi che la riportano a quella che è la propria di casa, con una certa rabbia visto come sbatte i sandali bassi su quella stessa terra. Le parole che rimbombano dentro la testa stessa, aghi che le premono continuamente < come se potessi esser di qualcuno > un mugugno basso , un sibilo sempre più simile a quello stesso ringhio che sale dal profondo del petto, della stessa pancia, come può qualcuno anche sol credere di poter avere una qualsiasi influenza o giustificazione a metterle le mani sopra, baciarla come fosse un oggetto, senza davvero comprender ciò che desidera? Inutile dire che non è la migliore delle serate, considerando anche il cellulare morto che sta nella tasca, ove l'ultimo messaggio con il nigga è di troppe ore prima. Ore in cui è tornata ad allenarsi al campo d'addestramento sull'acqua di Amegakure, difatti si presenterà non troppo lontana dalla propria casa vestita con un paio di pantaloncini corti molto ginnici e un top corto che giunge sotto i seni, senza maniche. Ai piedi i soliti sandali da kunoichi con le dita aperte, e i capelli rosso fuoco costretti in quell'alta coda sul capo. Lo sguardo serio, buio, concentrato, mentre ormai la notte è scesa violenta su quello stesso loco, chissà che non piova, non se n'accorgerebbe mai . Ma a pochi metri da li potrà vedere quella stessa casa occupata da una presenza, la stessa che andrà a farle fermare il passo, cercando di comprendere chi possa essere. Ma a dire dalla pelle, e dall'altezza, non può che non esser lui <Ekko> decisamente sorpresa s'affretta a raggiungerlo sull'uscio di casa, sollevando quel vaso a sinistra ove ha lasciato la chiave d'ottone < che ci fai qui? > lievemente a disagio, in imbarazzo dopo il loro ultimo incontro, e per il fatto di non averlo sentito per giorni interi.. sparito chissà dove. Lo stesso sguardo che lo segue per qualche attimo prima di aprir lei stessa la casa ed entrando per prima < entra > avrebbe pure potuto lasciarlo fuori, eppure perchè farlo? Non deve prendersela con lui per qualcosa compiuto da altri, no? Si libera veloce delle scarpe per rimaner scalza, l'altro saprà dove entrare, dove lasciar le sue cose e tutto quanto, non se ne agita molto eppur paia quasi volerlo evitare nello sguardo, troppo concentrata ancora nei propri di pensieri. [interno casa] Nessuna risposta. Guarda il cellulare. Stessa situazione. < ... > un nuovo mugugno, basso, senza reale verbo, ma soltanto suoni gutturali, che portano con sé più stati d'animo, che parole. Lascia stare il battente, ormai convinto che, dopo l'attesa, non vi sia effettivamente nessuno dentro. < Doveva succedere, prima o poi. > che restasse fuori, che non la beccasse: del resto, se ti presenti senza invito, c'è la possibilità di fare fiasco. Tuttavia, qualcosa sembra turbarlo. La domanda non è dove sia o meno la donna: la domanda è perché, non sia là. Corroso dai dubbi, fa subito per ricacciare quei pensieri più neri di lui dalla testa. Un cenno di diniego, contrariato pure dal suo stesso fare. Si gira, nel mentre, come se giocassero ad 1-2-3: nigga!, l'altra lo richiama, palesandosi al confine della propria vista. < Sango. > sorpreso anch'egli, dal momento che s'era distratto, finendo sovrappensiero, perdendo pure le speranze di incrociarla. < Perché non dovrei? > facile, risponde alla domanda con un'altra domanda. Perché non dovrebbe starci lì. Dopotutto, si sono sentiti, si stanno sentendo. Lei l'ha provocato ancora, dicendogli di sapere dove poteva trovarla. Quindi, non l'ha sentita, e dopo l'avversità degli ultimi giorni, ha ritenuto doversi far vedere. < Grazie. > quando lo invita ad entrare, rimanendo con lo sguardo su di lei, sul suo abbigliamento. Un'occhiata approfondita, sempre per goderne delle fattezze, di quell'affabile corporatura che la definisce; dopotutto, anche l'occhio vuole la sua parte, ed il fascino della Archivista, al di là della sua natura, e del significato che ha assunto, è passato comunque anche attraverso i canoni dell'estetica. Forse, però, potrebbe anche rendersi conto, in quell'analizzarla tanto per mero piacere e godimento personale, quanto per una sorta di premuroso interesse verso di lei, di quell'atteggiamento un po' elusivo, così come pensieroso. Si farà oltre, guadagnando l'ingresso, sul quale si toglie le scarpe, così come ha fatto la prima volta. Sempre un pilone, malgrado stia a piedi scalzi, pure a piedi nudi si impone con quel suo metro e novantacinque di statura, nonché l'imponenza data dalla mole muscolosa ed allenata. < Stanca? > una semplice domanda, di esplorazione, oltre che valutativa del mood della padrona di casa. Lui è composto, placido nelle fattezze, compassato sul piglio.
[Chakra Off][Tasca Portaoggetti: flash bombx1, fumogeni set x1, tonico hp/ckr] < dovresti iniziare ad avvisarmi prima di piombare qui dal nulla > non un rimprovero, quanto più una costatazione di ciò che può accadere - il non trovarla in casa, dopotutto anche lei ha il suo da fare, tra allenamenti, lavoro presso gli archivi, e tornare regolarmente alla Shinsengumi, sebbene ancora non abbia visto alcun risultato nei confronti del Sabaku stesso. E' stanca? Fisicamente sta molto meglio, le costole son tornate al loro posto senza necessariamente doversi trascinare in ospedale, i lividi si son riassorbiti lasciando di nuovo quella pelle pallida e candida, pulita da qualsiasi atto, ma è la mente quella ancora confusa < si > oh com'è semplice quella risposta in rispetto a tutto ciò che vi è sotto, ma ancora non sa se può parlargliene, se vuole farlo. Significherebbe metter in luce altri pezzi di se, di quel proprio essere egoista e anche.. malato, si, sotto alcuni punti di vista lo potrebbe sembrare .Lento il corpo va a voltarsi, bicchiere alla mano e acqua al proprio seguito < sono stata tutto il giorno ad allenarmi > sebbene non paia molto sudata e sfiancata fisicamente, eppure il proprio potere non deriva direttamente dal fisico e dai muscoli < e mi è morto il cellulare > altro motivo per cui non ha più risposto, sebbene avrebbe faticato nel rispondergli in quei momenti < tu come stai ?> domanda basilare in un rapporto, sebbene ancora non abbiano davvero definito nulla, si stanno.. conoscendo? Non sa davvero cosa fare, se raggiungerlo o meno, e allora se ne rimane ferma li, davanti quella cucina, ancora in piedi ad aspettare.. dovrebbe parlare, deve parlare! < sono.. stata al bosco oscuro l'altra notte > comincia con estrema calma, docile lo sguardo a cercarlo in viso, mentre si, ha acceso pur le luci senza nemmeno pensarci - gesti automatici di vita che non si impegna nemmeno nel fare < ho trovato un ragazzo li molto strano > strano e dir poco, eppure come spiegargli che le è parso davvero malvagio? < ha un'attitudine verso la morte e la crudeltà credo..> lei stessa, per quanto se ne dica, non s'è mai macchiata d'esser crudele davvero con un altro essere. Non avrebbe sorpassato quella sottile linea rossa che la divide dalle bestie < mi ha proposto di darmi del potere, di poter raggiungere ciò che voglio > i passi che riprendono, li verso quello stesso divano ben conosciuto da entrambi , solo per sedervisi tranquillamente < mi ha turbato più la mia risposta che la sua proposta > ancora tace, non racconta tutto, eppur nel guardarlo è consapevole che se debba star con lei, se vuole starle vicino, che la conosca davvero , che sappia cosa è in grado di fare , e che la storia ancora non è finita di certo. Si prende qualche attimo , leggero, per riprender il filo del discorso < mi ha proposto di donargli la mia anima, d'esser sua , di ceder tutto ciò che ho per lui > un breve sorriso va a innalzare quelle morbide labbra, eppur non dirà adesso cosa lei stessa ha risposto, volendo comprender se l'altro alla fine, qualcosa di lei, l'ha compresa. [interno casa] Appiattisce le labbra, sollevando poi entrambe le sopracciglia. < E' vero. > riguardo l'affermazione di lei, in quell'espressione calma, analizzatrice. < Ti ringrazio per la preoccupazione. > la interpreta così, magari rigirando la frittata, benché non fosse un rimprovero o chissà che, lui la butta sul piano della premura, che l'altra magari può aver espresso attraverso quell'affermazione sull'avvisarla. < Non ti ho più sentita. > non lo dice a mo' di scusa, anche se qualcosa di giustificatorio l'avrebbe quell'affermazione, riferito alla questione di non averla potuta avvisare. Apprende della sua condizione, della stanchezza, facilmente intuibile dall'apparenza che palesa: oltretutto, è il suo silenzio a parlargli, così taciturna, così distante, fuggiasca. < Vuol dire che ti sei ripresa. > un riferimento al suo problema fisico, quello rimediato contro il Sabaku al bosco dei ciliegi, giorni fa. La prende in maniera tattica, sa quando è il momento di schivare, di studiare l'avversario: i combattimenti sono anche una questione di resistenza, e spesso devi incassare, anziché colpire. Un po' come fanno i pugili. < Ai ninja succede. > una stoccata, quest'ultima, riferendosi vagamente a quello stralcio di conversazione che hanno scambiato virtualmente. Non la fa troppo lunga però, né quel controtempo significherebbe essere il preludio a chissà quale discussione: lo soffia con leggerezza, con una certa ironia, di modo da stemperare un po' l'atmosfera, che avverte più pesante di quanto s'aspettasse. < Sono qui. > elementare e concisa la propria replica. Non aggiunge altro. E' un eloquio sottile, il proprio, fatto di significati aggiuntivi, di parole taciturne, che lasciano spazio a rievocazioni della eco di frasi già dette, e che sarebbe ridondante, almeno secondo lui, ripeterle. Si fa avanti, ancora un po', verso la di lei posizione presso la cucina. Mantiene, tuttavia, una certa distanza, un paio di braccia di lunghezza, come se quello che fosse accaduto in passato non gli arrogasse il diritto di potersi piazzare e piacimento verso la Ishiba: come se fosse in perenne sfida, per conquistarsi ogni spazio. Non gli manca la voglia di andarle incontro, di sentirla addosso, di sfamare la sua fame attraverso le di lei labbra: eppure, si contiene, in bilico dentro quell'equilibrio instabile, una sensazione strana, quella di due fronti contrapposti, in perenne contesa, eppure in perfetto stallo tra loro. < Mh. > quando le prime parole di lei ne attraggono l'attenzione, quella luce docile nel suo sguardo ne distende sempre un po' i lineamenti, che manterranno comunque una linea decisa, marcata, così come sono altrettanto tali i di lui connotati. < Interessi alternativi, insomma. > ricapitola, sintetizzando in maniera politically correct l'attitudine negativa che l'altra gli sta tergiversando in riferimento al suo incontro. La segue mentre si sposta verso il divano, ma senza sedersi, restando in piedi. Si fa più scuro in volto, sentendo le successive parole della Kunoichi. Al suono di quella proposta, qualcosa sembra spezzarsi nel muro di silenzio e di imparzialità dell'altro. < Mhpf. > un grugnito, da vero toro, mentre la mascella si serra. E' un marmo, stoico. I pugni si stringono, le braccia ancora accomodate lungo i fianchi. < Immagino tu abbia detto che non hai nulla più da dare. Che è arrivato tardi. > con una nota di sarcasmo nella voce, nonché di rudezza. Il suo timbro, tipicamente basso e profondo, adesso ha subito una ulteriore sottolineatura, diventando più cupo nella sonorità. Non aggiunge altro. Nemmeno lo chiede. Guarda Sango, dall'alto verso il basso, mantenendo quel portamento granitico, col piglio serio, incredibilmente, in quell'aria che praticamente mai s'era affacciata sulla sua mimica. Gli occhi blu sono due pozzi voraci, attraversati da baluginii come lampi sinistri in un cielo annuvolato e scosso dalla minaccia di una tempesta. {Chakra off}{stessi tag} Di certo non sa com el'altro potrebbe prender tutto ciò, ma non sta raccontando ciò che èp accaduto per una mera sfida di gelosia, no, sarebbe troppo semplice da vincere con le giuste armi e non necessita di gente vicino a lei che la tengano ingabbiata, così come fu con il Sabaku stesso - ma per il dubbio che sta nascendo nei propri confronti. Il peso del corpo che si sposta più volte su quel divano, a disagio evidente mentre l'altro permane retto come una montagna. S'alza di nuovo anche lei, scivolando verso la cucina e il frigo < vuoi qualcosa? > qualsiasi cosa andrà bene per lei, come la prima cosa che attira la sua attenzione con scritto Spritz < non è il massimo, ma è quel che chiamato apertivo, o aperitivo > non ha ancora imparato molto bene alcune di quelle parole che son state create in merito a nuove usanze < ho già venduto la mia anima ad un uomo in passato.. un demone e un kami > confessa mentre lo sguardo è incastrato in quei due bicchieri che sta riempiendo - togliendo di fatti la possibilità dell'altro di scegliere e rifiutare < ho avuto la possibilità di scegliere l'oscurità e la morte, vi sono ancora dentro > non può di certo da un giorno all'altro prendere e divenire ciò che non è. Quella decisione antica l'ha corrotta dal proprio vecchio essere, portandola a scoprire i meandri più oscuri di un essere, bellissimo ed egoista, di un potere che annienta lo stesso animo < non necessito ne di un ragazzino che mi prometta del potere > lo sguardo che lento si innalza per lui, per vederlo, per affondar nei suoi stessi occhi < ne tantomeno che mi baci e provi ad ingabbiarmi > si, l'ha baciata, eppur non ha provato nulla in quell'esatto momento. Ne in quel desiderio altrui di poter fare ciò che desiderava, poterlo avere per se come volesse e quando.. oh che disgusto che le sale alla lingua che s'ha ancora di ferro, di sangue provocato dall'altrui irruenza < mi ha spaventato scoprire che.. non sono cambiata poi molto > sempre la stessa, eppur senza alcun obiettivo. Una piccola piuma trascinata qua e la dal vento senza avere più quell'ancora di salvezza a tenerla coi piedi per terra < mi ha chiesto quale fosse il mio desiderio .. un tempo avrei risposto divenire la Sorakage di Amegakure.. di distruggere e annientare completamente kusa.. ma adesso che tutto è qui, ho compreso che qualcosa la vorrei davvero > il respiro che si fa veloce, affannoso, pesante al petto perfino, in ogni singolo sospiro che si volge a lui d'un freddo che la spaventa < ho.. desiderato di riportar in vita i morti > un orrore per la natura stessa. Lei che un tempo si inebriava del suo potere, custode del senjutsu delle tigri, custode della natura stessa, sapeva che il cerchio della vita è fatto da un inizio e da una fine, e non il contrario. < non so se sia possibile, non so nemmeno se sia giusto > strappare un anima morta da tempo al suo antico sonno per il proprio pio ed egoistico desiderio < un tempo le tigri mi avrebbero ucciso per questo > e adesso non riesce più a richiamarle. Son dunque scappate via?Hanno scisso quell'antico contratto di sangue e chakra? Un sospiro ultimo, scivolando di lato con lo sguardo stesso, stanca? Eccome, quando si trova ancora in bilico tra le scelte tutto sembra così , così, così grande - basterà solo prender la propria scelta e seguirla fino in fondo. Di nuovo è a quel punto della propria esistenza, quella in cui dovrà di nuovo scegliere una via, e questa si presenterà tra ciò che è stata e cio che potrebbe essere. Tra vita e morte, tra natura e orrore. [interno casa] Ombre sotto le sopracciglia. Dei veli scuri, che rabbuiano gli incavi del suo sguardo, restituendo un certo buio che cala nelle orbite, rendendo quegli occhi opaci, come coperti da quel manto cupo che li avvolge; malgrado ciò, sotto questo telo è netto lo stacco delle iridi, il cui colore blu si fa penetrante, sommesso, quasi opprimente, unico elemento in grado di squarciare quella mantella sinistra addosso alla propria visuale. < Sono a posto... > Risponde, conciso, in quella pacatezza disumana, che non sa né di accusa, né di rimprovero: è neutra, vuota, solitaria, in una specie di alienazione d'atarassia. L'altra, però, gli riempie comunque il bicchiere. < ... D'accordo. > insomma, ha deciso lei che deve prendere qualcosa, perciò, anche per non risultare scortese, varierà la prima risposta, accettando. I lineamenti, ad ogni modo, rimangono contratti, come se quel granito scuro del proprio incarnato si fosse realmente tramutato in scultura, freddo come il materiale solido di una statua, la quale, nonostante la sua immobilità, sa bene trasmettere, attraverso il giogo di bassorilievi ed incisioni prospettiche, un senso di movimento, come se qualcosa scorresse dentro e fuori di lui. La mascella è serrata, in una compostezza rigorosa. Le spalle larghe, pronunciate, sono praticamente due colonne d'ercole, che cadono nella braccia vigorose, possenti; il tronco è inflessibile, col petto all'infuori, quasi fosse costretto sotto la giacca e la camicia, specie in quei momenti in cui la sua muscolatura reagisce in maniera involontaria, andando in tensione riflessa, tirando pure un po' i tessuti degli indumenti indossati. Le dita tutte raccolte, in quel pugno compresso, nocche scure che sono comunque sbiancate, nonché le ossa si sente che scricchiolino, praticamente scrocchiando per l'energia con cui sono strette. Specie all'udire che abbia provato a baciarla. < Capisco. > mentre prende il bicchiere con la mano destra, cercando di mitigare la sua forza, sennò quel contenitore non farebbe in tempo a finire tra le dita che finirebbe in mille pezzi. Il suo, sarà un solito responso secco, breve, più asettico nel comportamento, sebbene ogni cellula di lui stia praticamente ruggendo. Se fosse stato in grado di impastare il chakra senza sigillo, l'avrebbe già fatto: tuttavia, la limitazione proprio che gli serva almeno un mezzo sigillo e del tempo di concentrazione per farlo, lo frenano dall'appellarsi a quell'energia mistica, malgrado potrebbe, per le caratteristiche che ha, far esplodere la propria intemperanza anche senza. < Mh. > sull'obbiettivo di lei, la passione negromanzia, non ha molto da dire: non gli piace tanto la cosa, storce le labbra infatti, ma senza disappunto o giudizio, soltanto mera considerazione personale. < Quel tempo non c'è più. L'hai detto tu. > a quella frase 'Byakko è morta', che l'altra pronunciò proprio al bosco dei ciliegi, verso il Sabaku. < Pensi di poterlo scoprire? > ha abbandonato l'argomento tizio strano misterioso che bacia la donna che frequento, praticamente spostando l'attenzione su di lei, e sui suoi obiettivi. Per ora, comunque, rimane a quella semplice domanda, che non conferma né smentisce alcuna volontà, ma non le sta nemmeno andando contro, anzi, per il fatto che si interessa, quasi parrebbe assecondarla. {Chakra off}{stessi tag} Ne nota il freddo, il gelo stesso, le mani che tremolano sotto i muscoli mentre le nocche sbiancano. Ne può osservare anche il cambiamento nella voce, nella sua rigidità complessiva eppur un vacuo sorriso sboccia alle labbra < non creder che un uomo o chicchessia possa conquistarmi semplicemente con un mero bacio vuoto > privo di tutto ciò che serve da contorno e significato allo stesso per donarne vera importanza. Non ha bevuto nemmeno un sorso dello stesso, eppur adesso proverebbe a scostarsi verso lui, le mani libere atte a cercar di carezzar delicate le sue stesse, dolce tocco caldo per farle aprire, per far allentare la presa stessa, consapevole che la sua forza sia probabilmente molto più grande della propria < non ci pensare, è passato > vuole farla semplice, il cui obiettivo non è inceder su quello, ma su qualcosa di ancor peggio. Non vi è mai fine a quello. < dieci anni fa ero l'evocatrice delle tigri della foresta > un dettaglio riconosciuto nel passato, una nomea che le ha anche donato quel nome che possedeva < fu un Uchiha a darmi il nome di Byakko, tigre bianca.. ed era anche per l'anello dell'akatsuki di Konan > una delle donne più forti e influenti dell'intero mondo ninja, colei che ha innalzato il proprio clan oltre la comprensione , che ha innalzato la stessa Amegakure come potenza mondiale < custode della natura e del senjutsu > confessa anche quello, un sussurro basso sempre con quelle mani li, sulle sue, e il capo chino e basso < dopo questi dieci anni.. non sento più nulla. Non sento le mie tigri, non percepisco nemmeno la natura stessa > quella rottura che è avvenuta nell'esatto momento della propria falsa morte, l'ha portata a precludersi quel mondo che tanto ha cercato in passato < ecco perchè Byakko non esiste più > non esistono tigri, non esiste senjutsu, non esiste nemmeno l'akatsuki.. ha abbandonato tutto ciò che la legava al passato, tranne un filo, l'unico filo dalla quale non s'è mai distaccata < se.. se riuscissi a scoprire come fare > rimembra che un tempo ha avuto modo di veder l'anima di Ren, vi ha perfino parlato, ma senza poterlo toccare davvero < se ci fosse un modo per scendere agli inferi e prender l'anima di Ren.. se ci fosse un modo > i denti che affondano nel labbro inferiore, un morso forte pur di non lasciarsi sfuggire parole che non devon esser dette < vorrei che lui fosse ancora qui con me > abbandonata la via della natura, la rossa s'affaccia solo ora a quella via ancora più oscura, camminando davvero vicino alla morte, volendole strappare qualcosa di importante e portarlo di nuovo alla vita, con lei. Riportare in vita di nuovo Ren. Il capo che si scuote lievemente e quelle mani lascerebbero andare le altrui < forse dovresti ascoltare ciò che ti viene detto da altri > un suggerimento , senza alcun dubbio, mentre piano tornerà a quella tavola, a quello stesso bicchiere per porlo alle labbra e berne il nettare acidulo, ma troppo poco alcolico per aver davvero dei primi effetti sul proprio corpo < tu cosa hai fatto in questi giorni?> sicura che avrà degli argomenti molto più leggeri e spensierati rispetto ai propri, tutto pur di distrarsi. [interno casa] Rimane lì, con quel bicchiere in mano, tenuto a mezz'aria. Sango davanti, che osserva dall'alto in basso, marmoreo e statuario. La di lei favella lo acciglia, facendogli assottigliare la visuale. < Non è di te che mi preoccupo. > che sia eccesso di fiducia, o una sorta di consapevolezza di quello che ha detto lei, in quel momento ed in quella frase, resta tutto piuttosto vago. < E sarai sempre libera di scegliere. > questo l'ha specificato già anzitempo, ed ora è lì a ribadirlo, chiaramente e senza imposizioni. Quel libero arbitrio, non sarà mai ingabbiato. La sua rabbia, non è fonte di prigionia, e non la sta riversando nei confronti della stessa. Il tocco di lei, sulle mani, è qualcosa di tanto velenoso, quanto benefico. Un brivido lo pervade, alla percezione del contatto, facendolo tremare per la prima volta non di collera, in quella sera, dall'attimo che si sono incontrati ed hanno iniziato a parlare di quel suo incontro, fino a che non s'è avvicinata. Soddisfatto. Le ha tolte lei, le distanze. Le è venuto incontro. Poteva lasciarlo lì, a cuocere nel suo brodo. Invece, lo è andato a prendere. Poggia il bicchiere su di un appiglio, per poi concedere entrambe le estremità degli arti superiori alle cure della Ishiba. Sospira profondamente, quei pugni chiusi ora si schiudono, come fossero forzieri la cui chiave è stata inserita, sbloccando il lucchetto che li teneva bloccati. Il tocco è come fosse piuma, se è vero che quelle mani possono sembrare ferro, sanno essere in grado anche di risultare leggere, gentili. < Sì, lo so. > accondiscende l'appunto dell'altra. < Ho capito che il problema non è lui. > non è il ragazzo, che l'ha destabilizzata, ma il modo in cui lei ha reagito a domande che sono rimaste, fino a quel momento, sottaciute nel di lei animo. Apprende dello squarcio nel passato della Archivista, annota nelle sue informazioni su di lei quelle rivelazioni, restando ad ogni modo piuttosto impassibile, indolente a quei dettagli, come se non gli importassero, almeno non da fargli suscitare quella canonica reazione di possibile disgusto o avversione nei confronti della traditrice. Ascolta gli ulteriori discorsi, rimanendo nella propria immobilità, riflessiva, così come espressione di indicibile fermezza. < Capisco. > quel suo tipico intercalare. Banale, forse. Eppure, in alcuni momenti, è quello che gli sembra utile e più giusto dire. L'altra rifugge, cerca di essere lasciata in pace, allontanandolo. Si dipinge in maniera orrenda. Si chiude in sé stessa, nel suo dolore, nel suo passato. < Sì, lo so. > che dovrebbe star a sentire quei suggerimenti, prendere e lasciarla. < Eppure, sono qui. > di una semplicità disarmante. E' conscio che, a certi dilemmi complessi, spesso articolare discorsi, pensieri, ancora più contorti, non fanno che arrovellare peggio la faccenda. Quindi, per lui è semplice. Ha ragione l'altra a dirgli di andar via. Però, lui è ancora lì. < Non mi piace l'idea della resurrezione. > molto pragmatico: però, non lo dice con aria di chi ti sta ammonendo, quanto più con l'assetto di uno che sta parlando di scegliere il colore delle tende, e che magari il verde pisello non gli piace, a differenza di un celestino magari. < Probabilmente perché non ho nessuno che vorrei tornasse indietro come te. > ad un'affermazione elementare, corrisponde una spiegazione altrettanto semplice. < Cosa cambierebbe, se così fosse? > riferito a quel Ren, se lui fosse lì. < Non saresti tu la stessa di quel tempo, comunque. > ed è così, che il Bronzo della Nuvola, va ad affondare in argomentazioni più importanti: da un pensiero banale, proferito con un'estrema leggerezza, arrivando a considerazione più alte, importanti. < Se non fai risorgere te stessa, prima, resterebbe comunque una cosa inutile. > chiosa, su quella materia. < ... Ma questa è solo la mia opinione. > puntualizza, se non si fosse capito che non la stia obbligando. < Ad ogni modo, le faglie, da quello che ho capito, sembrano essere collegate con altre dimensioni, mi pare. > riprendendo quelle informazioni. < Forse, se ne trovi una e la studi, puoi vedere se riesci ad usarle per il tuo scopo. > ma che fa? Le dà consigli? Ma che idea è? E quindi nulla, sta lì, rimanendo dove là lasciato. Un armadio. < lo so > ma è davvero libera di scegliere?In questo esatto momento ha preso le sue mani, un gesto di conforto per lasciar andare via quel nervosismo che s'è accumulato. Dolci le dita a tracciare i palmi altrui, giogo sottile di armi di seduzione, di relax, per sentir quella sua stessa presa divenire più lenta e calda, di un tocco gentile che preferisce < la gente vorrà sempre qualcosa da te, nel bene o nel male, aspettative che devi donar, corpi che vogliono avere .. è la vita di una kunoichi anche quella > oh quante volte avrà usato quello stesso corpo in quelle proprie missioni, pur di evitar un combattimento , pur di evitar sangue, solo una notte ove il corpo non diviene altro che oggetto. Non se ne intristisce o non avrebbe mai appreso l'arte del chakra, non sarebbe mai divenuta una kunoichi, disposta a tutto per una missione. E' li, ancora e ancora, le stesse singole parole che la riportano a lui prendendo questa volta quel bicchiere con la sinistra eppur con la destra tenterebbe di poggiarlo sul suo stesso braccio. Un invito dolce a voltarsi per seguirla su un trono più comodo, più accogliente come quello stesso divano. Un semplice gesto pur d'esser accompagnata fin la, e sentirlo un poco più vicino . Annullar quella distanza e quella freddezza che l'ha colto d'improvviso . Ascolta ovviamente le sue parole, comprendendo come quel senso di non piacere possa esser umano - alcuno dovrebbe voler quello, ingannare la natura, rompere l'equilibrio delle cose, e a che prezzo poi? < non sono sicura nemmeno esista una possibilità del genere > geme a mezza voce, triste e addolorata da quella possibilità. ma lo stesso sguardo s'è fatto più luminoso, curioso e attivo, d'una fiamma che riprende vita immediatamente , il faro di quella speranza che la accoglie di nuovo < cambierebbe tutto, potrei finalmente fermarmi, potrei davvero fare ammenda per ciò che ho fatto > consapevole che l'altro non sappia di che crimine si sia macchiata < potrei riavere mio fratello qui, di nuovo, con me > come sarebbe dovuto essere davvero.Poter recuperare quel tempo in cui non sono stati insieme , poter essere di nuovo una famiglia, poter essere infine felice lontana dalla vita da ninja < non potrei mai esserlo.. morì quando avevo appena dieci anni, durante l'ultima grande guerra della pioggia > ove la distruzione arrivo colpendoli in egual modo . Sospira rendendosi conto solo adesso dell'adrenalina che scorre nel corpo, del battito eccitato che ha acceso perfino le gote di un rossore nuovo, di uno sguardo acceso come fulmini nella notte stessa < io non voglio risorgere > lo confessa, come potrebbe mentirgli adesso? < ho accettato ciò che sono, non posso cambiare volendolo > ma può cercare il modo d'esser felice. Un nuovo modo, orribile, contorno, ambiguo, ma un modo. < ho capito che le faglie probabilmente ti portano avanti e indietro nel tempo e nello spazio, si .. eppur qualcuno mi ha detto che cambiando il passato non cambierebbe il futuro > insomma, entrare in quelle faglie potrebbe davvero esser periglioso < ma potrei studiarle comunque > un consiglio accettato , senza dubbio, da affiancare a quel suo senso di incertezza sul recuperar un anima dall'ade , contenta che l'altro non cerchi davvero di fermarla, eccitata all'idea di poter avere qualcosa di nuovo per cui lottare. Egoista come sempre, non si allontana dal suo primo fine e dal suo ultimo fine, perchè tutta la propria vita è sempre girata intorno a Ren, alla sua vita stroncata per propria mano, troppo giovane, e quel senso di colpa che da sempre la abita. Vuole solo esser libera, esser felice, e quello sembra il modo adatto per esserlo < oh, continui a evadere le mie domande > fa notare, così come l'ultima volta. Pare che debba sempre togliergli tutto dalla lingua con le pinze, eppur pare felice, per la prima volta. Rilassata quasi, senza girare a zonzo come un palloncino impazzito ma cercando da se un appiglio a quella stessa terra. Qualcosa sta rinascendo, lei stessa, fenice rossa che rinasce dalle proprie ceneri, di una follia rinnovata e forse peggiore della precedente. Oh povero Ekko, in cosa si è messo? Battito di ciglia, andando ad incassare quelle parole altrui iniziali. < Mh-mh. > sulla vita da kunoichi, confermando quei discorsi, consapevolmente. Dopotutto, pure Furaya glielo disse, che lei possa averli ingannati, a lui ed al Sabaku, magari utilizzando quelle arte seduttorie per spingerli a fare ciò che vuole: la differenza, tuttavia, è che lui accetta di stare dalla sua parte, al di là dei crismi che possono venire violati dalla Ishiba, oltre quel discorso di bene e male. Lui sembra aver fatto la sua scelta, ed in questa, c'è Sango, che lo stia sfruttando o meno. C'è chi possa chiamarlo stupidità, chi passività, i più romantici, forse, ci vedranno dell'amore assoluto, un sentimento incondizionato. Qualsiasi possa essere la risposta alla domanda, così come il risultato, quello che gli importa è sostenere quella sfida. < Già. > Si lascia accarezzare il braccio, così come prendere, affinché la seguisse verso l'approdo più comodo del divano, recuperando il Drink, sorseggiandolo anche un po', senza chissà che gusto. < Riportare il passato indietro, non ne cancella le colpe o l'esistenza, Sango. > sentenzia, deciso. Ed è inamovibile su quello. E' l'errore che addita, ed imputa a Furaya stessa. La sua bramosia, l'orgoglio della ex decima, di riconquistarsi il villaggio, di farlo praticamente resuscitare, non potrebbe annullare il fallimento che è stato. Non riporterebbe in vita i morti, in questo senso. Non recupererebbe le energie spese. Quelle considerazioni, così concrete, così pragmatiche, alle volte sembreranno farlo risultare spietato: ma essere neutrali, significa anche questo, in una sorta di iperrealismo. Le dice quello stesso pensiero, così come ha fatto con Pakkurida, senza imporsi, suggerendo soltanto la propria idea, la sua filosofia, affinché possa nascervi una riflessione, qualunque essa sia, nella buona o nella cattiva sorte. E le sue parole, senza nemmeno volerlo, quasi anticipano quella successiva affermazione dell'altra. < Se non cambia noi. > tutto quello che ha da dire. Il mondo può variare, ma se non si muta noi stessi con esso, è come restare fermi in un punto. L'altra non vuole risorgere, dice d'aver accettato quella sé stessa. Lui non è d'accordo, per il semplice fatto che vede delle contrapposizione in quei discorsi: e glielo sta dicendo a piccole dose, attraverso quei modi tanto semplici quanto costruiti, in un ribattere alle di lei conclusioni affinché provengano da più domande. < Fa attenzione a quei tipi che le stanno già cercando. > insomma, non è detto che siano alleati, anche se magari l'interesse potrebbe essere comune. Di qualcosa, però, sembra rasserenarsi: di vederla rasserenata. Malgrado la propria contrarietà, riguardo quello scopo, pur avendoglielo fatto presente, non gli importa. E' una scelta della Donna. E' la sua strada. < Davvero? Non me ne ero accorto, che strano. > sarcastico, quando le fa notare che non gli ha risposto. < Beh, ho dovuto recuperare il cellulare... mi sono allenato, ho incontrato Kamichi in un posto, ci ho fatto due chiacchiere... Insomma... niente di che. > con molta sufficienza. Finisce il suo spritz, liberandosi del bicchiere e buttandosi indietro con il dorso, appoggiando contro lo schienale del divano. E zittisce, un attimo assorto. < davvero non le cancella?> richiede, curiosa di comprender di più quel suo stesso pensiero, tacito dietro quelle frasi che non vogliono sbilanciarsi oltre, di esser in quell'atto neutrale. Vuole sapere, vuole vedere quel che l'altro pensa, che cosa desidera davvero.. e se sapesse quel suo pensiero, quella piccola probabilità che lei lo stia in qualche modo sfruttando, ne rimarrebbe delusa. Non avrebbe permesso ad alcuno di entrare così tanto nella propria vita solo per poi cacciarlo via, complice dei sentimenti che ancor prova, rari come quelli che la portano ancora a cercarlo < tu non sai cosa ho fatto, non sai quanto.. quanto orrore vi sia dietro > non ne ha intenzione di spiegarli, sarebbe troppo spaventoso per lui, vederla davvero come un mostro, come qualcosa da depennare. L'ennesimo rifiuto non l'accetterebbe , non adesso, quando pare che s'apra lentamente ad un nuovo essere che poco davvero conosce se non in quella stramba volontà di restarle accanto. < potrei davvero riaverlo qui, e questa possibilità.. non posso dimenticarla > con le faglie , che sa almeno in parte come funzionano . Ma permane al suo fianco, decisamente differente l'attitudine di entrambi, lei così viva adesso, eccitata da quella possibilità, eppure lui statuario, di quelle poche parole che ne impregnano le stesse labbra < parlate davvero poco > molto poco, deve tirargli davvero ogni parola, ogni frase , per capire meglio cosa egli è, cosa è divenuto nel tempo, cosa vuole divenire < dunque perchè debba ogni volta ripetermi per farvi parlare?> quasi scherza nel dirlo, eppure vi è la verità stessa intrinseca nelle parole, nello stesso sguardo, in quella distanza che pare mettere l'altro senza annientarla. < pensavo.. che dopo l'ultima notte, avessi compreso di non voler rimanere più > diretta e crudele, in quello sguardo che lentamente si sfoca, diviene più blando seppur non privo di quella piccola luce . Impossibile da eliminare del tutto < non mi avete nemmeno detto come è morto il vostro cellulare > che magari sia una storia divertente da udire, da scoprire magari, una domanda davvero innocente la propria, no? Può azzardarsi a metter il naso nei suoi stessi affari, in quelle giornate che defila in così poche parole < Kamichi.. si farà ammazzare prima o poi > sa bene che per metter il naso in faccende più grandi si deve esser preparati anche alla morte, preparati mentalmente, conoscitori e ampi di mente. Lo lascia finire, lascia che il suo corpo si stenda mentre lei permane seduta, schiena retta , il disagio che lentamente prende possesso del proprio corpo, non comprendendo quel tacito silenzio che adesso l'assale. Lo stesso che adesso non riesce a dirle nulla di più, non vi sono parole non dette a risuonar nell'etere, solo l'assordante silenzio che adesso permane tra i due. Lento posa anche quel proprio bicchiere, dolce tocco su quel tavolo basso per continuar ad osservarlo < cosa pensi > un sussurro molto più basso, intimo, di una curiosità che la porta a chieder, e vorrebbe solo vederlo aprirsi un attimo con lei. Lei mantiene quel proprio muro, eppur quando si scioglie, riesce a rivelar con estrema semplicità cosa la preoccupa, ma egli rimane come un punto interrogativo ai propri occhi. E adesso cade di nuovo quel silenzio, permeato dal proprio di nervosismo, in attesa che qualcosa accada. Sospiro profondo, mentre rimane con la testa riversa all'indietro, il collo appoggiato contro la sommità dello schienale, fissando in alto. < No. Purtroppo non lo fa. > asserisce, rimarcando la propria risposta. < Quel dolore, vivrà per sempre dentro di noi. Non scomparirà. Se fosse così facile. > come se riportare in vita i morti fosse semplice, del resto. < Non farebbe così male. Non farebbe scatenare le guerre. > quello che vuol dire, è che non si cambia la storia, non si torna indietro. < Il mondo avrebbe dovuto imparare da tutto questo, eppure non è stato così. > quello che pensa, ciò che intende, è che nemmeno andando avanti, nemmeno con l'esempio delle più atroci brutalità compiute, l'umanità ha imparato. Nemmeno l'apocalisse dei Kami, è servita. < Dalle sofferenze non sempre si impara la lezione giusta. Sono soltanto esperienze. Cose che ci segneranno per tutta la vita. > conclude quell'esposizione, quel flusso di coscienza al quale l'altra l'ha voluto portare, ha richiesto, per carpire di più di lui. < Ma so quello che sei adesso, Sango. Lo vedo. > girandosi a guardarla, avvalorano maggiormente le proprie parole, quei concetti che le ha esternato. < Ed ogni volta che lo guarderai, riuscirai a dimenticare cos'è successo? Che è morto? > non sa che cosa sia accaduto, che quella vita l'ha spezzata lei: però, le sue parole vanno al di là del fatto, nonostante sembrino calzare a pennello per quell'occasione, ma unicamente perché il discorso generale, s'adegua bene. < Rivivresti quel momento comunque, magari una seconda volta, se tutto va bene e sei fortunata che ti riesci a buttare le spalle tutte le possibili eventuali altre: perché si muore, Sango. > è una cinica, durissima, considerazione di realtà. < E se sei stata padrone delle arti della natura, lo dovresti sapere meglio di tutti. > non è un rimprovero, né un'aggressione verbale: soltanto un'oggettiva constatzione, quella che si sente di dare all'altra. Il proprio punto di vista. Sorride appena al fatto che parli poco. < E' più semplice. Non ti fai domande, non cerchi risposte. E se succede, ne scegli una di risposta, e quella è. > sembra molto spicciolo, benché abbia dato dimostrazione di poter fare un ragionamento anche molto articolato. Forse, questo è il suo modo di affrontare il proprio trascorso, la sua storia, la sua solitudine, differentemente dalla Rossa, che invece insegue una redenzione contro natura, sperando di cancellare le proprie colpe e trovare la pace rimettendo a posto una situazione all'apparenza incontrovertibile. < Santa Nuvola... > ridacchiando a quella frase così schietta, magari anche crudele, trovando dell'ironia in tutto ciò. < Se mi fossi dovuto basare sull'ultima notte... Beh, altro che essere convinto a non restare. > un po' più procace, alludendo all'esperienza più fisica, carnale, solamente per alleggerire l'atmosfera. < Possibile. > riguardo a Kamichi, scrollando appena le spalle, disinteressato. < Ad ogni modo, è un suo problema. No? > riguardo al pericolo, ed alla possibilità di finire male. La domanda successiva, su cosa pensi, lo fa increspare le labbra così come corrugare i connotati. < Cerco di pensare come non pensare. > ermetico, quando vuole sa essere veramente distorto, altro che iper realista. < Il cellulare mi è morto perché una persona ha reagito d'impulso quando ha scoperto che io e te ci sentiamo. > asserisce, molto placido. Sospira lungamente. Occhi che la inquadrano, di traverso, mentre un nuovo mutismo riecheggia attorno a sé. Osserva adesso in silenzio, ha parlato già così tanto e lui tremendamente poco, la cosa la infastidisce. Come a mettersi in mostra pur non sapendo la profondità dei suoi di pensieri, ed è quelli che vuol adesso conoscere, comprendere nella sua di visione, in quegli occhi differenti che vedon oltre il proprio mero sguardo. No, il dolore non può essere cancellato, ma alleviato, quello si. Può sentire quel senso di colpa venire un pò meno se solo vi riuscisse < il sangue vuole sangue, la guerra richiama guerra. La terra si nutre di noi per donar vita ad una pace effimera > e ciò l'ha compreso nel tempo, non è possibile trovar pace quando loro sono ancora li, in vita. Portando avanti concetti di vendetta, di rivalsa verso quello stesso mondo, di desiderio di riportar perfino alla vita qualcuno morto troppo, troppo tempo prima . Tace di nuovo, seguendo quello stesso sguardo che si volge di nuovo a lei, lasciando che la propria mente possa infine pensare davvero, senza la cecità di una possibile felicità < non potrei mai dimenticare di averlo ucciso > come può dimenticare d'avere il suo sangue a macchiarle le mani, come può dimenticare d'averlo ucciso lei stessa per il proprio egoismo, e quanti altri ne morirebbero per quello. Quello sguardo che si discosta, violento verso qualcos'altro che non sia lui, basso nel peso della confessione, in quella cinica e dura visione che le offre < non è vero, si può non morire > e lei come pochissimi altri sa che quella della vita eterna è una realtà . L'ha visto coi propri occhi, si può continuare a vivere < basta avere un nuovo corpo > in cosa ti stai addentrando, Ishiba?In cosa vuoi mettere i tuoi stessi occhi, in quella versione nuova di Nemurimasen, è ovvio. Come pochi prima di lui, le ha mostrato le bellezze di poter continuare a vivere sotto altre sembianze, nuove , cambiandole per continuar la sua eterna vita, e magari potrebbe pure insegnarle a Ren se vi riuscisse a metter sopra le mani, vivere per sempre, senza mai incedere nella morte! < si può vivere davvero per sempre > glielo confessa, naturale dirlo adesso quando il discorso ormai è uno scrigno aperto che rigetta fuori tutta la malvagità e il disgusto della natura stessa < anche la natura deve piegarsi > un concetto che sta iniziando lentamente a comprendere, dovrebbe andare alla tomba del defunto possessore del sei code per ringraziarlo. No, non si lascerà influenzare da quella negatività, sa che molte cose son possibili < abbiamo ricevuto in dono il chakra stesso per innalzarci oltre i comuni mortali. Possiamo modificare il mondo a nostro piacimento se solo volessimo, dunque perchè non dovrei prender di nuovo una vita strappata precocemente? < mh > sospira lievemente, riportando di nuovo quello sguardo a lui, per ricercarne il viso, meno seria adesso < ti ha fatto cambiare idea qualcos'altro dunque?> non che metta davvero in dubbio il fatto che sia li,eppur lo sente tanto distante, così lontano dall'ultima volta che la mente sta volando a possibili accadimenti mentre eran lontani. Quante cose possono cambiare in breve tempo, troppe, e lei ne è la prova vivente, di come la mente e il cuore non sempre collaborano.. dando la precedenza sempre alla prima . Sorvola il discorso Kamichi, adesso poco le interessa, che muoia o meno non tangerà lei < cosa vorresti non pensare?> si sente quasi invadente ad andar così a fondo con quelle domande, eppure l'altro sarà sempre libero di non rispondere, e questo le viene molto , molto facile . Al suo ultimo dire l'espressione cambia, pensierosa eppur si lascia sfuggire una mezza risata < chi dunque? ho troppa gente che vorrebbe vedermi morta > non sa davvero che si stia davvero per riferire alla ex decima hokage.. e da ringraziar il cielo che non abbia chakra attivo ne innata. Quello diverrebbe davvero un problema, con quel suo guardarla in tralice.. il sospetto che aumenta, curiosa. Una nota calma sulla bocca, malgrado i discorsi vertano sulla guerra, sui suoi orrori, sulla morte. Le pupille su di lei, dentro di lei, scavando negli occhi che riflettono significati sottaciuti, leggibili ed ascoltabili unicamente da chi sa accogliere il silenzio, e guardare attraverso gli specchi dell'anima. Non è un doujutsu, non v'è alcuna abilità ninja in questo: è soltanto un fatto di empatia, di sentirsi in comunione con qualcuno, spontaneamente. Alla confessione di lei, dovrebbe restarne sconcertato. Un po' lo è, ma nel proprio sguardo non vi è odio, non v'è disprezzo. Solamente comprensione. Capisce quel dolore. Capisce quel senso di colpa. Lo ha percepito, anche quando non lo sapeva: sembra essere tutto nelle azioni di lei. Un crimine ignobile, il tradimento del proprio sangue; come potrebbe altrimenti essere così, ovvero legata a nulla? Del resto, lui si sente nel medesimo modo, senza origini, senza un'identità. Nonostante non sia stato lui l'artefice di ciò, che non abbia commesso lui quel delitto, è capitato. Dovrebbe sentirsi meno in colpa? Dovrebbe sentirsi diverso? Il risultato è il medesimo. Dolore. Sofferenza. Perciò la pace non la insegue. Non ci crede. Che sia reale, o che fittizia, semplicemente, per lui non esiste. Una continua, perpetua battaglia, dove i momenti in cui sembra esserci stanca, sono soltanto degli step di riposo. < Mh. > sul fatto che non si possa morire, che si possa vivere davvero per sempre, cambiando continuamente corpo. < E fare il parassita. Nah. Che vita infame. Persino per uno come me. Anche perché sono unico. Non ce ne saranno altri come me. Vivere in un altro corpo, sarebbe comunque essere qualcos'altro. > non l'accetta quella visione, forse solo per ignoranza, perché non sa. O magari perché, essendo totalmente estraneo alle arti magiche, quelle cose gli sembrano del tutto impossibili, e quini le rigetta a prescindere, anche se s'avvale di una buona argomentazione filosofica. < E che gusto ci sarebbe, poi, a trascinarsi in un'esistenza del genere. > non c'è moralismo. Non parla di giusto o sbagliato. Gli sembra solamente inutile. < Da quello che è rimasto là fuori, non sono sicuro sia proprio così. > insomma, la realtà che avrebbero dovuto plasmare a loro piacimento, è praticamente disintegrata tutt'intorno. < Però, se credi che sia la via, fa pure. > nonostante sia contrario, non le nega di farlo. < Scegli un obiettivo e non farti fermare. > sintetizzando le parole che ella stessa gli ha detto. < Me l'ha detto qualcuna di importante, no? > sorrido un po' più spavaldo ed audace, in chiave satirica. < Non ho cambiato idea. Come vedi, anche se ti ho detto che non piace la storia della resurrezione, non me ne sono andato comunque. Né vorrei stare qui ad annoiarti nel farti cambiare idea. Inutilmente, tra l'altro. > sospira, rassegnato. < Nulla a cui valga la pena volgere pensiero, se non voglio. > riferito al fatto di non voler pensare. < Perché non serve che ci pensi, quando ce l'ho qui davanti. > è vero: sta pensando a lei, ma ai risvolti futuri che ci potrebbero essere a seconda di determinate scelte; eppure, non lo vuole fare, non vuole pensare a quell'universo probabilistico. Può capitare qualsiasi cosa, perciò farsi influenzare dalle innumerevoli implicazioni, sarebbe come viziare la scelta. Un considerazione filosofica, che prende le radici anche dal suo modo di pensare, se pensi al colpo che vuoi dare, il tuo avversario può prevederlo: ma se ogni colpo viene improvviso, nel presente, è come essere illeggibile. Così, è anche un ideale della sua vita: restare sul presente, non farsi schiacciare dal passato, né perdersi nelle turbe sul futuro. < Tu sei qui, ora, Sango. > e per la prima volta cercherebbe di entrare in contatto con lei. La vuole toccare. Vuole sentirla vicino. Reale. Una carezza. Basterà questo. Per il momento. La mano morbida, delicata, TENTA DI sfilare sulla di lei gota, cercando di scivolare su di essa, per lambirne la pelle, in modo affusolato, tenero. < Qualcuno a cui ho saputo dire che ho fatto la mia scelta, e che questo non deve riguardare il resto. > asserisce, deciso. < La stessa persona per cui invece un'altra persona ha deciso diversamente. > insomma, avrà certamente capito l'altra. < la verità sta li ove ognuno vuole volgere lo sguardo > per lei quella potrebbe esser la via adatta, solo per lei, con quei pensieri di riportar al presente lo stesso passato, forse perfino viver per sempre.. troppe adesso sono le emozioni che s'avvalgono della propria mente e del proprio cuore, tumulti incredibilmente taciuti all'altro. Lo stesso petto che urla, grida, e ne vede nell'altro quella sorta di scontentezza al sol pensiero, eppure quel microscopico desiderio di permanere li , ancora e ancora < accetteresti dunque un abominio?> e lo sarebbe davvero? L'ultima volta avendo visto Hanae stesso, ha avuto modo di apprezzarlo e di comprender la sua stessa idea, fatta di mera bellezza e forse distruzione, eppure si è portato da pari con lei. Lo ha voluto osservare e poi lo ha compreso, semplici passi che tutti loro posson fare < se non desideri stare qua, non aver paura di deludermi o qualsiasi altra cosa, comprenderei la tua scelta > lei stessa avrebbe voluto avere la stessa possibilità, di andarsene solo perchè quel che l'altro vuole non può accettarlo completamente, e quale senso avrebbe permanere li solo per quel futile e piccolo fiore che nasce lentamente?Lui stesso potrebbe distruggerlo adesso, veloce a schiacciarlo e farlo morire prima di poterne soffrire, e lei dovrebbe tenerlo lontano < troppo puro per stare qui > un sussurro basso, per se stessa, eppure udibile anche al Makihara stesso. < non ti odierei per questo > così come non ha odiato molti altri, avrebbe solo accusato il colpo in silenzio, lo avrebbe fatto proprio per unirlo al proprio di dolore, aggiungendo altro peso sulle stesse spalle. Un sospiro che sfugge, pesante di quella conversazione che ha preso toni e colori troppo oscuri per l'altro, e se ne rende conto, che quei pensieri non sono adatti a lui, vorrebbe non farglieli nemmeno sentirli, e come esser dunque davvero se stessa tacendo i propri desideri? < cosa desideri tu, davvero?> qualcosa vi sarà, un gingillo, qualcosa di più grande, una sorta di potere ulteriore, qualcosa che lei stessa possa donargli in cambio. Quella carezza che giunge infine, troppo ritardata eppur potrà lambire la pelle come desidera. La stessa che si scalda sotto quel tocco, a cui si lascia andare brevemente, in attesa di quella sua risposta e ne rimane impietrita, senza fiatare, senza muoversi, solo con le iridi spalancate verso di lui. Cosa dirgli dunque? < quella donna par essere divenuta il mio nuovo Yukio > basso il sibilo ne sfugge arrogante dalle gemelle, e non si muove ancora < la conosci dunque > oh quanto vorrebbe saperne, fin dove quella conoscenza è giunta, fin dove il suo essere si sia legato alla stessa. Quasi con gelosia, quella punta che avvelena il petto adesso, in quell'atto che la vedrebbe spostarsi repentinamente su di lui, come la prima volta, per guardarlo dritto in viso di nuovo, ancora e ancora < no, non mi importa, non adesso > non vuole pensarci, non vuol credere davvero che anche lui se ne andrà per quella ormai defunta kage. No, non lo vuole, e solo in quel momento proverebbe a poggiar violente quelle labbra pregne di veleno sulle sue, alla ricerca di quel bacio mancato, alla ricerca di quel calore che vuole avere adesso, e da lui. Lo pretende, vuole prenderselo, serrando le palpebre e le mani sulla sua stessa veste. Vuole che rimanga per lei, che non s'avventuri con quella rosata, ma chi è lei per negar la sua di libertà? Nessuno. < Per colui che la guarda, sì. > riguardo al discorso della verità, asserendo dunque che sia una cosa individuale, specifica di ciascuno. < Accetto il fatto che ho compiuto la mia scelta. > che è quella di restare lì, con lei. < Non ho il diritto di giudicarti, Sango. Ritieni queste cose opportune. La tua decisione. > ribatte l'argomentazione di deluderla, con una contestualizzazione equilibrata. < Chi sono io per dirti che sia giusto o meno? Posso essere d'accordo, o no. Posso sentire quello che provi, ma non lo potrò mai capire fino in fondo. Nessuno di noi può farlo. Sarebbe impensabile. Siamo noi gli unici che si possono capire del tutto. > afferma. < Non è la mia scelta. E non è ciò, su cui devo decidere. > articola quella considerazione sul fatto che non è lui che deve prendere la scelta che dovrà fare lei. E non lo può fare per lei. Tutto ciò che può compiere, su quanto possa agire, è starle vicino. < Io sono qui. > risponde a quella domanda. < Perché desidero stare con te. > glielo dice, in tutta quella semplicità disarmante, quella purezza, anche forse innocente. I suoi sentimenti sono taciuti, ma ormai è chiaro. Li ha compresi, e la maniera che ha per esprimerli, è quella di fare. < Non ti ho fatto promesso. Non ne hai volute. > le ricorda, quando gli ha detto di non dirle tutte quelle promesse, di non prendersi tutti quegli impegni < Mi hai detto di farlo, e basta. > più determinato nell'esprimere quel concetto, che ha preso totalmente dalla Ishiba. Ci ha pensato molto, nella sua maniera. Ed ora, anche in quel momento, forse più cruciale ancora di tutto, sta lì a ribadire la sua scelta. < Lo sai cosa rappresenti per me. > piccolo e breve battito di ciglia. < Il coraggio di fare una scelta. > perché magari per Sango il demone è combattere quegli orrori del suo passato, la morte che la tormenta, il dolore che continua a torturarla, cercare di lavare via le mani sporche, magari anche cambiando corpo, vivendo in eterno. Lui, seppure non le condivide, non gli riguardano. La mano sopra il di lei viso, percepisce il cambiamento dalla morbidezza alla tensione, per la reazione avuta dalla Ishiba alla rivelazione sull'accaduto del cellulare. < Sì. > non lo nega. Non le mente. E lei negli occhi, lo può leggere. Lo sa che cosa è successo con il Sabaku. Avrebbe potuto mentirle. Avrebbe potuto inventarsi una storia qualunque, avvalersi della sua pregressa fama di uno che parla poco, per insabbiare la cosa. Termine che ci starebbe a pennello, tra l'altro. Ma non l'ha fatto. Se la ritrova addosso. < Ohw... > di certo, non una circostanza sgradita. < Ehi... > quasi divertito. Quella gelosia un po' lo rabbonisce, ma non lo incanta del tutto, dal momento che, stando ai racconti dello stesso sunese, gli è stata fatta la stessa storia. Seppure le circostanze fossero diverse. < .... > viene baciato. E' la prima volta che gli succede. Che una ragazza -non di facili costumi (anche se qualcuno potrebbe dissentire, in questo caso)-, lo bacia per prima. E' preso alla sprovvista. Anche perché, quel bacio al veleno, è una bomba pulsionale, nonché emotiva. L'ha desiderato. E' stanco di essere sempre lui, il cacciatore, quello che deve fare la prima mossa, il presunto maniaco che deve saltare addosso a tutte. A volte, gli piace sentirsi preda. Ed in questo caso, l'ebrezza è doppia, perché per Sango ci prova davvero qualcosa: non è una qualunque, un semplice svago che si porta appresso e via. Le ha suggerito di cercare le faglie, quando sta praticamente collaborando con la sua organizzazione governativa per fermare chi sta facendo determinate ricerche. Le ha confessato di conoscere, e che quindi c'è un legame tra sé e la decima hokage. E, nonostante tutto, è lì con lei, a scambiarsi lunghi dialoghi orali, con tanto di lingua. Solo per lei. E come se stesse tradendo tutto e tutti. Per stare con lei. Perché farlo? < ... > un momento di pausa da quella pressione delle labbra. Le mani se ne vanno ai suoi fianchi. Vuole sentirsela addosso. Vuole percepire quel contatto. La prima volta è stato molto più delicato, molto più gentile: ora, è un'esplosione di passione, un tripudio di emotività. Ed ha anche la forza per far sentire una certa presenza, nella sua presa. < Sango. > le pianterà gli occhi negli occhi. Il fiato caldo, che le respira addosso. Sulla bocca. Una provocazione nella dichiarazione. < Io. > soffio. < Sceglierò. > solletico. < Sempre. > carezza. < Te. > la sua libertà di scelta, di fare anche la cosa sbagliata. Perché è quello che vuole. Vuole lei. Troppe parole son state dette, e ripeterle non darà modo a nessuno dei due di poter pensare, di celare davvero i pensieri all'altro e rimaner silente nel proprio essere. Ci vuole tempo, lentamente avrebbero compreso, se e quel che entrambi stiano facendo li porterà lungo la stessa strada o in direzioni opposte, ma ancora è presto per dirlo, e riflettere su quel futuro non le fa bene , nemmeno a lui. Forse troppo innocente l'altro, ne riesce a veder la stessa nel fondo degli occhi, insieme a quella consapevolezza di spirito e mente. Un misto perfetto tra colui che ha ancora 17 anni e lei che ormai ne ha davvero troppi, in un connubio che li porta ad avvicinarsi . Non vuole promesse, non vuole troppe parole, quelle avranno modo d'esser udite altrove, in un loco solitario che adesso non narreremo qui. Il corpo che si muove, istintiva, nel sentirlo così vicino a quella donna, eppur non ne sente la stessa rabbia che ha avuto modo di conoscer per Dyacon. Lui stesso non è di konoha, non avrà avuto modo d'esser impregnato di quella filosofia marcia che tanto detesta, è puro e neutrale come un tempo lo era anche lei , e sente quasi il desiderio di trascinarlo con se, in quell'abisso e fargli conoscer come la stessa esistenza diventi qualcosa di splendido a suo modo nel vivere nel dolore perenne. Sarebbe una folle a farlo, egoista a volerlo rompere. Il corpo che non fa più male, i lividi son scomparsi, non è rimasto nulla di colui che non ha mai amato, neppur in quel momento ove infrange le proprie labbra contro le sue. Un desiderio che nasce anche dalla stessa sottile gelosia che cerca solo di nasconder ai suoi occhi, seppur doni il tempo di respirare, di parlare, di pronunciare quelle singole parole < non promettere > un ammonimento, l'ennesimo, eppur deve proteggersi in qualche modo, no? Deve pur lasciarsi uno spazio di manovra per poterne uscire nel caso, per non perdere ulteriori pezzi della propria anima ancora e ancora, come se ne avesse un infinità da donar ad altri e mai prenderne qualcuno per se.. o lo sta già facendo senza nemmeno accorgersene? Sospira un ultimo istante, prima che il sipario cali di nuovo in quella notte, e in quella casa che adesso non pare così tanto vuota.. per Furaya, per Nemurimasen, per l'eterna giovinezza, per Ren, per la possibilità di riaverlo ci penserà, ma non adesso, quando la mente è stanca ancora di pensare, lasciandosi andare a quelli che son i più primordiali istinti che possiedono. Un ultima luce prima che possano esser spente di nuovo, pur senza dormire davvero . [end] Non promettere. Un ennesimo monito. O forse, uno scudo difensivo. Oppure, ancora, una preghiera da parte di lei. Lei, che non vuole perdersi ancora, in quelle promesse che le hanno fatto male. Trascinerebbe lui in quell'oblio di follia, almeno tanto quanto egli stesso stia provando a percorrerlo, insieme. La solitudine di lei, di lui, così simili, ma allo stesso tempo così distanti. E' forse questo quello che li rende compatibili, nella loro dissonanza. Il fatto che riconoscano d'essere uno, ciascuno, ma di poter comunque stare insieme. Idee vicine e lontane, come il cielo e la terra, che si incontrano soltanto in un punto: all'infinito. Quel confine, l'orizzonte, al quale lui si vuole portare. Cosa c'è dietro di esso, non lo sa nessuno, ed è materia d'argomento di innumerevoli fantasie. Il cosiddetto Noumeno. Una dimensione proibita, eppure tanto affascinante. La ragione, che nonostante tutto, si piega all'immaginario, solo per cercare di superare quel limite, quel blocco che ne impedisce la trascendenza. Perché Sango? Perché lei? Che cos'ha più di tutte le altre? La malvagità? Non è quel vestito nero, la fama da cattiva ragazza, che lo attira. Allora cos'è? La bellezza fisica? Ne ha trovate di donne interessanti, anche senza un netto divario di età che li caratterizza. Allora, che sia proprio quella maturità altrui? Nemmeno, anche perché dal suo punto di vista, ci sono delle divergenze che gli facciano pensare essere lasciate a vuoti di mancanza. Dopotutto, l'età non rende veramente saggi tutti. Così come la stessa saggezza, non è la medesima per ciascuno. E allora, perché? Perché Sango? La risposta, è nella stessa domanda. Nel fatto che se la ponga. Nel fatto stesso, che quella domanda esista. Perché Sango. Una forma ancora più profonda, del cogito, ergo sum. Incredibilmente più trascendentale, perché se quella filosofia di matrice cartesiana, si basa sul concetto di certezza indubitabile di sé, poiché fondamento dell'io pensante, in questo caso, il solo fatto che lo stesso dubbio esista, lo rende perciò realtà, concretezza. Ed allora, se Sango esiste, perché non dovrebbe sceglierla? Perché dovrebbe lasciarsi guidare nella sua scelta, da pareri altrui, da giudizi esterni? Sarebbe davvero lui a decidere, se si allontanasse? Per la paura di tutto ciò che è strano? Ne avevano parlato dopotutto. Ne avevano proprio discusso. Eppure, anche lui è stato diverso. Anche lui lo è. Kamichi stesso, gli aveva fatto notare quella cosa. Ed è evidente che non sia stato l'unico. Se non solo per il fatto che è quello che è, anche perché non sa usare alcuna arte ninja, al di fuori delle arti marziali. Sentirsi esclusi, inferiori, discriminati. Doversi conquistare tutto con la lotta, l'affermazione. Allora, perché non può farlo per Sango? Perché non può lottare, per affermare il suo diritto di stare con lei? Che cosa ne guadagnerebbe, a privarsene? per vivere una vita ancora all'ombra di scelte prese da altri? Senza un'identità? Che Sango sia sbagliata per i più che l'hanno detto, così come anche per lei, non gli importa. Lui sceglie lei, perché è quello che vuole. Avere il coraggio di farlo, la sua battaglia. Una nuvola non si ferma, per non diventare tempesta. Fa piovere. Scarica. Sparisce. E poi si riforma. E per lui sarà così. Per il ragazzo della Nuvola, Sango sarà la sua tempesta. E lui pioverà sempre, per lei, per quell'anima della pioggia. Nel buio, come in quella stanza che ora li accoglie, abbracciandoli in un connubio privo di sonno, ma non senza sogni e desideri. (//END)