I fiori del male

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20:19 Sango:
 [Salotto] E' tardi ormai, la notte è scesa da un paio d'ore, la cena è stata consumata nella solitudine di quella grande casa che si erge li ove i clan hanno posto le loro mani e i loro terreni. La stessa casa che si alza su due piani, di un blu notte dolce e delicato a tinger il tetto stesso, mentre il legno scuro pone davanti una casa modesta - non vi è più il lusso sfrenato d'un tempo, ove viveva in un tempio dorato che pareva più una gabbia per uccelli , bellissima e terribile allo stesso tempo. Le luci son tutte spente, tranne per una lampada il cui dolce sguardo illumina poco la finestra sulla sinistra della stessa ove le tende son state tirate , si, eppure se solo qualcuno s'affacciasse vedrebbe una casa comune. Mobilio basso dello stesso legno scuro, un salotto ove un divano più grande ne fa da padrone, d'innanzi al quale una televisione è stata posta e che adesso viene osservata. La donna sosta proprio su quello, stesa sul fianco destro sopra mille cuscini di morbidezza, vestita di quella leggera veste candida che scivola lungo il corpo sinuoso e morbido - la visione tipica di un gatto mentre rimane fermo ad osservar immagini di un film che pare le stia piacendo per quanto sia alto il suo interesse. L'azzurro degli occhi , tanto limpido prima, adesso viene attraversato da una miriade di colori e immagini , si susseguono in ciò che pare essere una commedia romantica a sentir dalle voci non troppo alte eppure abbastanza udibili d'innanzi la porta d'entrata, troppo vicina a quello stesso salone. I lunghi capelli che si arcuano in sinuose serpi sullo stesso divano senza avere un proprio senso, l'immagine del relax per eccellenza insomma. La veste bianca è lasciata aperta sul corpo stesso mostrando solo una canotta nera con spalline sottili , e un pantaloncino coordinato a coprir le gambe, non ha nulla da indossare più di quello essendo nella propria pace dei sensi. Sul tavolino davanti sostano un bicchiere di vino ancora mezzo pieno e il cellulare, strano a vederlo li così tanto vicino per qualcuno che della tecnologia non se ne fa quasi nulla per il momento, eppure pare esser tornata indietro nel tempo, ai primi incontri in quella kusa che ha amato, troppo lontana per amarla ancora eppure ricorda ognuna di quelle uscite avvenute per mano di quel che credeva esser amore, prima che l'oscurità s'insinuasse nel proprio cuore a contaminar quella stessa visione, nel cercare la stessa all'interno degli altri cuori per cibarsene e farla divenire propria. Egoista, amante, eppure incredibilmente fregata nell'unica vera relazione che ha desiderato, ove il proprio estro era li per sollevar e tener il passo di un kami stesso. Desiderio, ardore, amore, sottomissione, odio perfino, quasi annullando se stessa pur di viver l'altro per un singolo attimo tutto suo. Ricordi dolci conditi da quella amarezza, che sia anche per effetto del film che sta guardando è palese ad occhi altrui, eppure non hai propri, ancora pregni di quelle scene mai viste e alla quale non riesce a negarsi un pò di speranza. Dopotutto, prima d'esser una kunoichi, una traditrice, un assassina, è una donna. Permane ferma in quell'esatta posizione, la stessa che le consentirà di non sentir dolore li ove le costole fanno ancora male ad ogni respiro, ove sotto la candida pelle quella macchia di sangue le ricorda della prigione che le è stata costruita addosso.. le ferite sul corpo stanno ormai sparendo lentamente, graffi che sporcano il viso lievemente, le braccia, le gambe stesse, nulla che faccia davvero male, eppure il petto rimane pesante al sol pensiero di ciò che è accaduto pochi giorni prima.

21:06 Kaworu:
 Non ce l'ha fatta. Non dovrebbe essere lì. Eppure, forse sarà stato complice l'aperitivo, o quella che è stata l'intera giornata di oggi, i momenti entusiasmanti vissuti, che alla fine, quel posto è proprio il luogo dove avrebbe voluto andare a rifinire, al termine del giro delle lancette dell'orologio. L'altra gli ha ripetuto più volte, che non sa perché gli ha scritto: lui, invece, non sa perché si debbano incontrare sempre fuori programma. Forse perché, tra loro, è così che deve andare: senza un senso logico. Senza un vero progetto, piano. La posizione del luogo ce l'ha, poiché gli è stata mandata dalla stessa Ishiba. Pantaloni semplici, di un blu jeansato, e maglia a maniche lunghe, monotinta, di colore bianco. Scarpe ginniche che sarebbero bianche, malgrado il tempo impietoso le abbia un po' macchiate: almeno, però, è smesso di piovere; ma è comunque umidiccio, grondando ancora dell'acqua da dosso dall giubbottone blu, dal tessuto gommato, perciò impermeabile, con tanto di cappuccio sopra la testa. Niente coprifronte con sé, come accessori ha solo il pendaglio dei Cacciatori di Taglie, la borsa portaoggetti sul fianco sinistro, con dentro i due tonici, la bomba flash, ed il set di fumogeni. Guanti ninja alle mani, a completare l'inventario. Chakra non impastato, camminando a velocità normodotata, sebbene superiore alle doti dei comuni umani, oltre che dotato di una falcata bella lunga, grazie alla sua altezza. < ... > mette mano al cellulare, guardando l'orario. < ... Ma che c...o stai facendo, Ekko? > domanda a sé stesso. Non ci crede. Non l'aveva fatto mai. Forse, la cosa gli sta sfuggendo di mano. A lui, il Bronzo della Foglia, che della neutralità, l'individualismo, del dinamismo oculato, ponderato, specifico, ha fatto la sua filosofia di vita: ora è lì, senza un motivo, almeno nella logica del suo pensiero. < ... Forse sta pure dormendo. La disturberei. > davanti a quella porta. Ma che sta facendo? Sta pensando? Non è da lui. Lui, di poche chiacchiere. Di pensieri pragmatici, anche se capaci di toccare sfere d'argomenti e pensieri profondi. < Basta. > a sé stesso. Lo capisce. Lo capisce che non è lui. Che non è così. Non è arrivato fin lì, grazie a quella condotta: è lì, semplicemente, perché è stato sé stesso. < Fan.. > *DRIIIIN*. Ha premuto il campanello. Ha bussato. Rimane impalato davanti al battente. E' l'ora della verità: anche se non lo è, perché, lo ripetiamo, non era quello il momento. Ma con loro, quale sia davvero il momento, forse non lo capiranno mai entrambi. Silenzio. Occhi blu fissi sulla porta. Dreadlocks che scendono attorno al viso, rimasto nella penombra del cappuccio. Scuro su Nero. Buh: l'uomo nero, è qui, Sango.
{Chakra Off}

21:31 Sango:
 Oh come è dolce l'acqua che scivola sulla casa, le gocce che impregnano il legno lassu, l'odore stesso della pioggia che penetra da una delle finestrelle della cucina rimasta ancora aperte. Il lieve freddo umido che impregna la stanza, e si stringe a quella veste, a quella coperta che giace sullo schienale del divano per donarsi calore pur di non chiuderla davvero. Non è solo la propria mente questa notte ad aver pensieri strani, lo stesso desiderio di prender quel cellulare li sopra il tavolo, scriver qualcosa, forse chiamarlo.. eppure è tardi, vede l'orologio sul muro ticchettare le 23 passate, un orario non consono. Potrebbe dormire, potrebbe esser ovunque all'effettivo in quel momento, chissà con chi e a far cosa, e a lei non deve importargliene nulla. Dovrebbe esser così, no? < mmh > uno sbuffo, un mugolio di diniego a sbocciar tra le rosse labbra di seta < no > un ordine auto imposto, a quella mano che stava quasi per sfiorare lo stesso strumento per portarla al petto. Quanto è brutto attender li, eppur non può nemmeno uscir di casa finchè quella storia non sarà sistemata, desiderosa di non dover incontrate di nuovo quel viso. Un altro sbuffo, un gemito di fastidio, nulla di più se non il suono stesso della tv e il bicchier che lentamente viene ingollato donando un rossore intenso alle stesse labbra e alle gote. Il suono del campanello giunge fino a lei, la schiena che si drizza d'improvviso < dannazione > un movimento troppo veloce per portarsi in piedi, mentre la bolla di solitudine viene rotta nel giro di qualche semplice attimo. I nudi piedi che si fanno strada nella dolce luce della casa, abbastanza per poter camminare senza cadere e giunger d'innanzi quella stessa porta. I piedini che si infilano docili nei sandali lasciati li davanti, in quel quadrato di legno ove tutte le proprie scarpe son state poggiate e sistemate meticolosamente . Chi può esser a quell'ora? Ingenua com'è la mano si appresta alla stessa porta, la tocca eppur prima di aprire un pensiero le balena in mente < Dyacon > un sussurro basso e freddo, non ne prova terrore eppure sapere di cosa è capace lo stesso non aiuta , specialmente nella solitudine di quella casa. No, non è una codarda, non s'è mai nascosta dietro una porta chiusa, ed eccola che andrà lentamente ad aprire, a mostrare quella scura e alta figura che si interpone sulla propria soglia di casa. Il silenzio è dolce li fuori, poche son le gocce che ancora bagnano la stessa terra, e le mani d'improvviso andranno a raccoglier la veste al centro dello sterno con imbarazzo mentre la brezza serale giungerà alla pelle facendola tremare lievemente. La comprensione giunge al proprio viso , privo di alcun trucco, nudo come nello sguardo frastornato , nei capelli che scivolano delicati a toccar le spalle nude e dolci < Ekko > stupita e sollevata senza alcun dubbio tanto da rimanere ferma, impalata sul posto, incapace di dir qualcos'altro mentre mille domande s'affollano nella propria mente prima di riprender una parvenza di controllo < oh, entra > si scosta anche lei seguendo la porta per farlo passare < togli pure le scarpe > un sussurro basso indicandogli le altre , chiudendo la porta dolcemente con la chiave stessa e togliendo anche i propri sandali per salir su quel legno che invade tutta la casa < n-non ti aspettavo > qui, a quest'ora della notte, prima dell'appuntamento che ha fissato. Pare proprio che non riescano a mantener alcuno di quegli incontri, lasciando al caso in primis la voglia di donar loro un incontro . No, non era ancora pronta a vederlo li, in casa sua, senza un tavolo di mezzo o una qualsiasi cena , eppur non lo caccia via, rimane li, a metà tra il salotto stesso e l'entrata della porta, in attesa che sia lui a sbloccarla da quella posa di stasi. Oh diamine, com'è possibile che dopo aver affrontato l'hasukage, il tessai, sia li a non sapere cosa fare come una qualsiasi sedicenne, è una donna insomma!

22:04 Kaworu:
 Gli istanti intercorrono nell'attesa tra il bussare e l'aprire della Ishiba, saranno tanto silenziosi, quanto pieni di voci eloquenti. Quella maggiore, è il rumore del suo cuore, che tambura come una batteria nel petto. Non l'aveva mai sentito così forte, forse perché sommerso in quella massa di muscoli pettorali; eppure, lo avverte, lo sente, quel brivido lungo la schiena, quell'attorcigliamento nello stomaco, il groppo in gola che difficilmente viene mandato giù, rimanendo lì incastrato ad ogni deglutizione. I frangenti in cui aspetta, su quella soglia, gli sembrano durare tantissimo. Una moviola. < ... Forse non... > e mentre sta biascicando quelle parole, pressappoco quando quell'altra, da dietro il battente, sta sibilando il nome del sunese, alla fine, quella porta si apre. Impalato. Lui da una parte, e lei dall'altra. Si guardano. Stupiti entrambi. Uno il riflesso altrui. Due specchi che si restituiscono la stessa immagine sentimentale. < ... > lei lo chiama, lui non risponde subito. Si toglie il cappuccio dalla testa, mostrando quei propri connotati: la fronte scoperta, non avendo fasce allacciate attorno, con qualche ciocca dei Dreadlocks che gli cadono pure sul davanti, dividendo gli occhi blu densi, luminosi, che accendono lo sguardo dentro quei connotati giovanili seppur maturi, essendo piuttosto spessi e marcati, in quell'incarnato bronzeo scuro caratteristico della sua pelle. Due orecchini squadrati su entrambi i lobi, un piercing ad anello sul labbro inferiore di quella bocca carnosa e pronunciata. Addosso, i residui della rugiada del giorno, mentre l'odore personale è viziato dal bagno schiuma al pino e the verde della doccia del pomeriggio, così come di un pizzico di spritz. Per il resto, è la montagna di sempre, aitante, slanciata sulle leve inferiori, per quei quasi due metri di statura. Annuisce all'invito di entrare. Fa i primi passi, venendo alla luce in quel nido privato della Ishiba. Le scarpe le toglie subito, utilizzando le punte dei piedi sui talloni di ciascuna. Anche scalzo, rimane comunque un monumento all'atletismo ed alla fisicità. Quella continua a parlare, trovando in lui solo silenzio: non un mutismo qualunque, ma uno colmo di eloquenza. Sta parlando, lo sta facendo con gli occhi, con l'atteggiamento. Sta frenando. Come se si stesse placcando da solo. Metaforicamente, quel serrare la bocca, è un modo per contenersi. < Sango. > un vocativo è tutto ciò che esala, tutto quello che la sua voce avrà da dire. Come se, in quel richiamo, avesse potuto dirle tutto: e, se non fosse bastato, quello che viene dopo sarà ben più espressivo. Se ne approfitta, che magari quella è confusa per l'inaspettata visita; così come potrebbe essere ancora debole, a causa dell'incidente avuto al parco dei ciliegi la scorsa volta. Che sia davvero un vantaggio, quello che si voglia prendere, però, non è così sicuro: fatto sta, che lei sembra ne avesse avuto bisogno, ma anche lui, non sarebbe stato da meno. E' una falcata precisa, determinata, quella con la quale cerca di portarsi faccia a faccia con lei. La mano destra CERCA DI raggiungere la di lei gota sinistra, un gesto che sembra repentino, ma è soltanto un vento caldo che lenisce la pelle: una carezza, un contatto, un gesto simbolico di presenza, che precede l'avvento del discorso, quello vero, quello rimasto taciuto, deputato per troppo a quel dannato mezzo tecnologico. E' importante lo sviluppo, li ha tenuti in contatto per tutta la giornata, ma non erano veramente lì, l'uno con l'altra: ed ora che ci sono, lui la vuole sentire, così come vuole farle sentire che quei messaggi, quello che ha scritto, non sono solamente delle frasi che rimangono in uno schermo, ma trame di un racconto determinato a svolgersi sul serio. Se prima l'indecisione l'aveva incalzato, ora è lui a voler prendere in controtempo tutto, persino sé stesso. Come ha detto a Saisashi, il segreto è colpire per primo, anche la propria paura, la propria incertezza: è così, che fa per rendere le proprie scelte una sicurezza. Il proprio capo TENTA DI CALARE su quello della Ishiba, direzionato a MIRARE ALLE DI LEI LABBRA. Un Bacio. Lo vuole adesso. Lo vuole subito. Perché non hanno aspettato Giovedì. Non hanno atteso quelli che sarebbero stati i tempi prestabiliti. E perché avrebbe dovuto continuare ad attendere, e negarsi quella cosa. Vuole lei. Vuole le sue labbra. Vuole il suo respiro. Sa che lo cerca ella stessa. Sa che un po' ne ha paura. E allora, che si misuri con i suoi timori. Lo farà con lui, perché è lì per lottare anche lui. Una comunione delle loro oralità, un intreccio lungo, infiammato di dolci sovrapposizioni, di teneri sodalizi, di audaci intenzioni. Di destini in collisione.

22:32 Sango:
 Oh come son differenti nella loro natura, in quel loro sentirsi timorosi, quasi a disagio, in una conversazione di mutismi e di parole che sfuggono dallo sguardo e dalle labbra stesse, timide anch'esse, una piccola cornice a quell'incontro inaspettato eppure voluto nel profondo, nella paura stessa di non esser pronta a comprender cosa stia accadendo. La mente che pare non ragionare se non per fili sconnessi di dubbi e di timori, che cela ancora dietro quello sguardo stralunato che non riesce a togliersi via di dosso. Ella che prende a parlare, poche parole, semplici gesti anche di cortesia per farlo accomodare in quella che sente come la propria casa, calda, confortevole , ove può esser ciò che è lontana da qualsiasi sguardo esterno. E lui, stoico come sempre ben più di lei, nel viso dai contorni spessi e duri, in quello sguardo luminoso che ne accende gli stessi colori eppur egli non parla, avanza soltanto sotto i propri occhi. Lievi rumori conditi dal ronzio di un film che adesso non sta più guardando ma che dona un senso di confort rispetto al silenzio irreale che adesso vivrebbe in quella stanza. Solo i corpi che fremono, le iridi che si cercano quasi sfuggenti e l'etere che si carica di quell'energia espressa solo tramite piccole parole veloci, oh quanto avrebbe amato poter donargli qualcosa di più intimo, un piccolo origami ove scriver qualcosa . Quel singolo nome pronunciato , solo una parola a farla quasi sussultare nella semi oscurità di quella stanza pregna adesso di due corpi. Di un fremere delle mani che stringono lievi quella veste che poco copre , incalzata nel proprio momento di pura debolezza e intimità, ove nessun muro ha avuto il tempo di sollevarsi e di proteggerla. Lo segue con lo sguardo in tutti i suoi movimenti, il peso che si sposta su una gamba in attesa che sia lui a spezzar quel dannato silenzio. Ve ne è troppo, dovrebbe parlare, dire qualcosa, farlo accomodare probabilmente e offrirgli del vino, del sakè, o del cibo perfino! Pensieri sconnessi che si ingarbugliano nella mente, di un movimento che vede per farlo venire avanti, veloce in una semplice falcata a sovrastarla eppur pare quasi con dolcezza ai propri occhi. Di una mano che scivola sul proprio viso per lambirne la pelle bruciandola per quanto è calda adesso, potrà sentire i brividi che si sollevano dalla schiena, la solleticano mentre le gemelle s'aprono in un dolce sospiro mite , in attesa che il proprio cuore smetta di batter in tal modo , per poter sentire e volere quelle labbra sulle proprie ad accompagnar un bacio che ha desiderato in tutta quella giornata. Le iridi che si chiudono al mondo, l'oscurità che permea di nuovo quel proprio esser per portare lente le proprie braccia al collo altrui per continuar quella danza. Lenta la lingua scivola alla ricerca della gemella, il calore stesso che s'espande così come i sospiri più bassi e selvaggi , di desiderio inespresso per via di quei messaggi, troppo lontani dal poter donar se e comprender l'altro, e si lascia andare in quel lungo bacio col respiro che s'affanna lievemente. Ma anche questo finirà , deve finir prima che vada oltre tutto ciò in un attimo, prima che tutto possa concludersi. L'attesa non è essa stessa il piacere? Perchè trova dunque difficile lasciar via quella mani che adesso scivolerebbero su quelle spalle larghe, col viso lentamente che andrebbe a scostarsi per lasciar di se un caldo sospiro sul viso . Iridi che s'aprono di nuovo al mondo per mostrar un cielo limpido e dolce allo stesso ragazzo . Deglutisce lievemente prima che anche quelle mani possano tornar verso il basso, dimenticandosi della veste, di tutto quanto, con i brividi ancora visibili sullo stesso corpo ormai maturo da donna che è divenuta da tempo < hai sete? > domanda stupida o tattica inattaccabile per prender aria e ossigeno? Solo in quel momento andrebbe ad allontanarsi per recuperar veloce un bicchiere grande < ho del vino > oh insomma, cosa vi aspettate adesso? Un pò di conversazione, qualche parola, un divano , una tv, loro due soli al buio.. è tornata indietro nel tempo, dannati siano i kami per questo!

22:58 Kaworu:
 E' una comunione ben più intensa, quella che trova luogo sulle di loro bocche. Una conversazione iniziata dal mattino, proseguita durante tutto il giorno, che li ha accompagnati, a distanza, seppure non fossero l'uno con l'altra. Lei l'ha cercato, lei l'ha invitato lì, sebbene in un altro giorno: ma lui l'ha baciata, lui l'ha portata a cadere in quell'abisso scuro che rappresenta lui stesso per la Ishiba. Si sarebbero dovuti spezzare; si sarebbero dovuti allontanare l'uno dall'altra. Le occasioni le hanno avute. Le opportunità, per negare che tutto questo accadesse, le hanno avute. Più di una. Lei, con quelle esperienze, i suoi ricordi, trascorsi più volte piovutele addosso; lui, quelle informazioni, i racconti di storie sia per bocca di terzi, che per la stessa. Nonostante ciò, non ha perso l'impeto per quella sfida, così come lei non ha smarrito l'orientamento nella notte. Se sono lì, è per uno sforzo di volontà. Un esempio puro, concreto, reale, del poter fare una scelta. Tutto quello, è molto di più di ciò che potrebbe meramente sembrare. Le hanno detto che deve stare da sola, che è destinata ad un eterno oblio: e lui, che l'avrebbe ingannato, perché è una traditrice, che sarebbe stato soltanto una goccia in una tempesta. Malgrado ciò, seppure tutto abbia suggerito loro di dividersi, di costruire quella diga, per prendere ciascuno il proprio sentiero, ogni muro è abbattuto. Ogni divisione è crollata. Tutto questo, dietro soltanto una serie di baci. Ha condiviso l'intimità con altre, anche più facilmente di come abbia fatto con lei: ed invece, tra tutte le rotte, ha scelto proprio quella che fisicamente gli aveva dato di meno. Se fosse stato un volgare cacciatore sessuale, cosa gli avrebbe impedito di cancellare l'accaduto dalla sua lista, spostandosi su obiettivi più facili. E' la quantità quella che conta, alla fine, per chi non ha interessi, e vive senza vincoli. Però, quel bacio, più di uno, sono stati dei colpi che ha sferrato, ma che ha sentito egli stesso. Dei contraccolpi, come se una forza uguale e contraria l'avesse investito. E' soltanto all'inizio di tutto quello. Alla fin fine, anche Nobu e Nene gli erano sembrati indivisibili: però, l'aveva visto proprio poco fa, ora lei è ex, lui è single, e quello che sembrava un sodalizio indistruttibile, alla fine s'è rotto. Quel naufragare di dubbi, tuttavia, non lo arresta: Sango, prima ancora che la incontrasse, è sembrata una sfida scritta nelle stelle, qualcosa che il cosmo ha deciso di assegnargli. Ed in quelle labbra, sembra morirci. Sembra perdercisi intensamente. Le danze delle loro lingue, sul palcoscenico dei loro palati, è un musical di sensazioni, di emozioni, una sinfonia incredibile, ricca di estrosi versi scritti direttamente dall'intimo. Non sembrerà mai veramente finire, anche quando le loro bocche si lasciano, gli occhi si riaprono, e loro immagini, le raffigurazioni di quei visi, torneranno a riflettersi nei loro occhi. < Ciao.. > una parola semplice. La saluta. Come se tutto quello che non fosse riuscito ad uscire, adesso possa farlo. Lei è ancora un po' scossa, mentre lui, invece, sembra essere ritornato padrone di sé, come se quel bacio l'avesse davvero caricato, rinvigorito. < Ho bevuto dalle tue labbra, tutto quello che volessi bere. > un sorriso. Gliele ha scritte quelle cose. ma sentirsele dire, a voce, hanno tutta un'altra efficacia. E lui, lo sa. Gli occhi continuano a seguirla. La guardano, in quella veste da notte che copre poco: ma le iridi non sono voluttuose, e quegli occhi non saranno volgari; l'ammira, con rispetto, elogiandone la bellezza, forse un'attrazione d'arte, e non un pezzo di carne, uno strumento per il piacere. < Del vino andrà bene. > scherzoso, facendo dell'umorismo semplice, perché c'è tempo sia per essere passionali, ispirati, che anche giocosi, e di compagnia. < Dove appoggio il giubbotto? E' bagnato. > asserisce, mentre si spoglia del soprabito. < Scusami, è piovuto là fuori prima. Sto venendo dalla città. > le racconta, perché quel po' di conversazione ci vuole. Abbiamo detto che non è un animale, ma una persona; e la tratta da tale, da donna.

23:25 Sango:
 Trovarsi tra le braccia di un giovane ragazzo, un diciottenne di cui poco sa al suo contrario. Tante cose terribile pronunciate da labbra pregne di veleno , chissà cosa avrebbero ricamato nella mente di qualcuno di differente, di meno forte e istintivo dello stesso. Ne ha assaporato il gusto di nuovo, reggendo quel dolciastro sapore che può riconoscer, di quell'odore forte di selvaggio che ricorda vagamente il proprio - come l'odore d'una foresta pregna di fiori appena sbocciati, di bellezza e forza che si intersecano al loro stesso modo. Vorrebbe spingersi ancor di più su di lui, potersi aggrappare allo stesso e terminar li la serata, di poter saggiare e godere di sensazioni nuove, di calde mani sul proprio corpo a riscaldarlo. Ma se ne priva, non vuol considerarlo come uno dei tanti, come qualcuno da voler collezionare per il proprio ego per poi sparir l'indomani mattina alle prime luci dell'alba per lasciarne dietro solo il profumo da togliere dalle lenzuola pulite. Non vuol nemmeno esser trattata allo stesso modo, godendosi solo quell'impeto nato dalla naturalezza del momento, della carica che si diffonde nella stanza che par stringersi ed esser tanto piccola in quel momento. Si muove, deve farlo per non continuar, alla ricerca di quel calice di vetro perfetto e rotondo da poggiar sullo stesso tavolino basso d'innanzi al divano . Sfugge a quello sguardo, concentrata perfino sul come camminare , metter i piedi l'uno davanti l'altro, un gesto che par abbia tutta la sua concentrazione. A quella frase non può che sollevar di nuovo lo sguardo, limpido fremito che giunge allo stesso accendendolo non solo della solita curiosità, ma di qualcosa di più profondo < sei molto bravo con le parole > troppo bravo tanto da farla incantare, fermare e star ad ascoltar ogni suo dire. Non se ne priva lei come lui, di scivolar lo sguardo sullo stesso < rosso , ovviamente > dolce quel dire si sporca di un velo di malizia. Rosso, il proprio colore, forte e devastante tanto quanto caldo e dolce allo stesso modo < sarebbe un problema per caso? > un sorriso sboccia a quel suo dire, la presa in giro evidente sul proprio viso mentre andrebbe lei stessa a prenderlo per poggiarlo ad un attaccapanni sul primo corridoio verso il bagno < ricorda > i passi che la portano leggera di nuovo a lui, verso quella stessa mano per prenderla . Probabilmente più dura nella pelle, segnata dalle cicatrici dei continui suoi allenamenti, scura quanto chiara sui palmi, in confronto alla propria esile mano, dita sottili che poco hanno visto di fatica fisica . Un gesto per farsi seguire li, su quel divano, ove la lampada è ancora accesa per donar luce e un cuore alla casa < un amese non si protegge dalla pioggia con un ombrello, bensì dal sole > un controsenso vivo che permea molti di loro, ove la pioggia rimane sacra madre di tutto il loro mondo non vi rifuggono < non pensavo di vederti arrivare qui, questa sera.. o mi sarei vestita in modo consono > lievemente rigida nei confronti di quell'etichetta che ha vissuto per molto tempo, perfino nel modo di sedere ove la schiena rimane dritta e il busto verso di lui. Le nude gambe che si sollevano su quello stesso divano, in attesa che prenda lui stesso posto. Alto com'è dovrà sostar in quella maniera poco comoda per tutto il tempo, prendersi una stessa altezza è come dire, giustificato < perdonami per prima, non credevo fossi tu > la mente era volata verso lidi meno dolci e lieti, e la sorpresa di vederlo l'ha colpita come poche altre volte < sei in grado di sorprendermi più volte > gliene da atto, veritiere le parole se sol si ferma a pensare in come in due semplici incontri siano li, a cercarsi, a volersi scoprire. La sfida dell'altro molto più allettante di tutto il resto , giocando in quella loro piccola scacchiera a scoprir lati nascosti dell'altro . Il corpo che s'allunga piano verso il tavolo, scendono le gambe dolci a mostrar le proprie forme , a richiamarlo e giocando senza divenire volgare in ogni singolo movimento, attenta anche a piegar poco le costole che ancora fanno male. I polsi che si piegano in un arte differente da quella del versar il rosso liquido all'interno dei calici, insegnamenti che non vanno perduti nemmeno in quei momenti poco sacri , ponendo uno degli stessi in suo dono < ho anche del sakè > aggiunge a operazione già compiuta, eppur sarà lui libero di sceglier cosa fare, come muoversi..cosa volere. Lei tornerà di nuovo a quel divano < sei stato in città? > curiosa di saper cosa possa interessarlo se non ovvie motivazioni, di un fisico ben più prestante del proprio che si erge d'altezza e di muscoli ben scolpiti e visibili grazie alla maglia bianca. Grazie maglia bianca, sempre tu sia lodata. Lo sguardo che sfarfalla quasi confusa prima di tornar li, ove il viso e le gemme blu vibrano di pura vita.

23:59 Kaworu:
 Un sorriso composto, morigerato. < Per questo parlo poco. > come se potesse renderle più rare e preziose. Seppure lo possa fare, sebbene ne sia in grado, di usare la retorica come un suonatore di serpenti farebbe per controllare il proprio rettile nella cesta, lui non se ne approfitta. Non la spreca, quella capacità. Anche perché, è una cosa che mostra poco in giro. Probabilmente, al di là delle perle che caccia in giro con quella leggerezza di umiltà, con quell'aria di chi, pur se sta dicendo qualcosa di importante, non si impone o gonfia di pomposità, restando sempre leggero, spensierato nella dimensione significativa che invece arriva a toccare con una facilità inaudita. < Approvato. > facendole un cenno di pollice verso riguardo la scelta del vino, un occhiolino, in maniera spigliata, giovanile. E' comunque un ragazzo, di quasi diciott'anni. Sì. Non li ha nemmeno ancora compiuti. Ma questo non lo facciamo sapere a Sango. Anche perché beve abbastanza regolarmente, allo stesso modo dei rapporti intimi consenzienti. Ma anche questo, meglio lasciarlo da parte. < Non più, né meno di essermi praticamente presentato a casa tua senza invito. > ironico responso, quando quell'altra lo canzona, così come lui sa stare allo scherzo, condividendolo nella medesima maniera. Le lascia il giubbino, un po' restio, solo perché l'avrebbe fatto lui, non sembrando contento che lo serva. Ad ogni modo, apprezza la cortesia, così come quello sfregamento che riescono a trovare le loro dita. Tanti piccoli gesti: sembrano sciocchezze, eppure tutti assumono un valore così alto, così intenso. Si toccano, si incontrano, attraverso quegli sfioramenti, così sottili, ma così concreti. Un gesto di gratitudine poi, conciso e breve, sarà propinato all'insegna della Archivista per essersi presa cura del soprabito. La guarda, l'ascolta. Anche lei sa parlare. Ed il suo della sua voce, lo trova comunque confortante. < Allora, finché non mi servirà proteggermi da te... > prende a ribattere, cogliendo al volo l'opportunità di un nuovo intervento incisivo, subito dopo la di lei uscita. < e visto che al sole ci pensa la mia pelle nera... > dato che il suo incarnato è proprio dovuto ad un processo fisiologico che nel tempo ha dotato quelle persone di maggiore melanina, data l'esposizione a zone soleggiata: < sarò invincibile. > parla di sé, ma forse sta dicendo qualcosa di lei. Che, fin quando sarà con lui, e lui sarà sé stesso, sarebbe davvero forte. Una sorta di dichiarazione, nascosta tra il gioco, celata dalla stessa inconsapevolezza di quello che ha voluto sottintendere? Non se ne rende conto, e non vorrà ragionarci più di tanto. Un po' va a braccio, pensa il minimo, e quello che gli viene alla ragione, è frutto dei barlumi scintillati da quella circostanza. < Nemmeno io ho avuto tempo per prepararmi.. > anche se ha seguito lo stesso i consigli di Nobu, e nello stile un po' si è affinato, anche se indossa abiti piuttosto semplici, in combinazione, senza quella giacca di un blu diverso, non stonano. < Ad ogni modo, va bene così. Non voglio vedere quello che non sei. > si riferirà al costume, all'etichetta sociale, ma -perché no-, magari a quelle brutte voci che girano sul suo conto; a quella realtà alla quale l'hanno rilegata, e che forse anche lei si auto convinta di essere. In tutto ciò, resterà palese e netto quel messaggio, col quale vuole comunicarle di essere sé stessa. Gliel'ha scritto, ed è tornato a ripeterglielo. A voce. Le cose che dice, le fa. Un esempio di concretezza, ma che sa essere anche creativa. La segue, la fa comandare, facendole da guida in quella casa. Ne adocchia blandamente il posto: è sicuramente meglio di dove vive lui, sebbene l'altra sia stata abituata ad altri trascorsi. Lui, invece, nel proprio passato, c'ha avuto altro. Qualcosa su cui il sipario è rimasto calato, e di cui gli strascichi son rimasti nel presente. Come tutti. < Alle volte, sono così capace, che mi sorprendo pure da solo. > è una battuta, chiaramente. Nessuna presunzione. Lo dice ridacchiando, flebilmente. Si accomoda con lei, lasciando una piccola distanza. Un modo per mostrarle riserbo, correttezza: ma anche una precisa volontà, di mettere quello spazio, e di tenerlo come nuovo ostacolo da superare. Sempre in sfida. Anche nelle cose più semplice. E' così che si gode i momenti, che non li fa rendere scontati. E' così che forse riesce a sorprendere: perché se sai già il risultato, è tutto scontato; ma se rendi tutto una sfida, dall'esito sempre in discussione, crei sempre un'atmosfera avvincente, così come resti invogliato a volerti cimentare in quella realtà. < ... > una battaglia non certa priva di difficoltà. Quelle gambe che mostrano le forme, mentre lei si piega, in modo dannatamente sensuale. < *Gulp* > non è immune a quegli attacchi della donna matura. La faccia non è di certo sempre composta: sarebbe impensabile, che non mostri dei segni di cedimento, che lascino sfuggire l'enorme interesse, esprimendo attrazione per l'affabilità della kunoichi. < Sì. > risponde, abbastanza piatto, perché l'emotività ce l'ha in subbuglio. Quando non attacca, diciamo che si difende poco. < Per un lavoro. > spiega, brevemente. Si allungherà verso il calice di vino. Ha bisogno di quella formula di coraggio liquido. < Brindiamo? > a cosa? Lascia la scelta a Sango. Lui manco ha bevuto, che già c'ha la bocca un po' impastata. Però si mantiene. Si difende. Ancora. Gli occhi blu rimirano la femminea sagoma della Ishiba. Nutrendosi di lei, più di quanto potrebbe fare di quel vermiglio nettare nel calice. La sta sorseggiando solo con gli occhi. La sta spogliando con lo sguardo: spogliatoio.

00:29 Sango:
 < dir poco per dire tutto, dir tutto per non dire nulla > una retorica che conosce, che ha appreso anche lei nella lunga vita, nei mille incontri e scontri, nei viaggi duranti decenni prima di esser ciò che è divenuta adesso. Donna nuda d'innanzi ad occhi che sanno ove guardare, senza pretese che l'avrebbero portata a rifuggire al tocco semplice di una calda mano per rintanarsi ancora nella solitudine a cui s'è tanto affezionata. Oh se sapesse che egli non è nemmeno maggiorenne, le verrebbe probabilmente un collasso totale della psyche al sol pensare alla differenza che li lega - e alla parte legale di tutto ciò. Eppur l'altro si mostra ben più maturo di mille uomini che ha incrociato, ben più riflessivo perfino di se stessa. Un atteggiamento che pare rispecchiarsi in lei, non ad emularlo, quanto più a seguire il ritmo del suo estro mancando però di quell'allegria frizzante che imprime in certe frasi, in certi gesti che le sono estranei . Quelle frasi che fuggono ambigue dalle sue labbra, di un significato che par ancora nascosto a quelle orecchie che ascoltano realmente ogni suo singolo dire, ogni suo singolo intercalare, sospiro, pausa che sia, per donargli un significato ben più profondo . Non replica al suo dire, rimuginandovi sopra con il giusto silenzio , pur di non dire sciocchezze o avanzare eventuali pretese. Rimane in quel limbo ove vorrebbe osar di più e vorrebbe non far nulla, in bilico su quel filo pericoloso che la tiene ancora sospesa. Se ne diverte nel profondo , a sentir quella piccola sfida ancora in atto, a colpirsi l'un l'altro con frasi enigmatiche a cui ognuno darà il suo peso, il loro valore , forse senza mai davvero riuscire a pronunciarle con la semplicità di due giovani < son molte cose > tanti piccoli pezzi ad un unire quel grande puzzle, troppi colori ad impregnar la propria tela < cosa sarei per te? > chissà che non rifugga di nuovo a quella domanda con qualche altra frase , eppur anche quella domanda funge da perno per una sapienza più ampia, curiosa di sapere cosa lo porti ancora li, da lei, in quella stessa casa da soli. Chissà cosa potrebbe fargli di tanto male, troppo, eppure nessuno di quei pensieri ha solo sfiorato la mente, ben impegnata ad altre questioni dai toni più miti e leggeri, pregni di una scarica che ancora non s'è conclusa, che ancora sente sotto la pelle e che la porta lentamente ad avvicinarsi per chiuder un poco quel vacuo spazio creatosi < fa come fossi a casa tua > un sussurro basso , lievemente roco, la voce che intende carezzar lui stesso se solo potesse con il proprio desiderio < son curiosa di sapere di te, tu sai così tanto di me > e probabilmente per quello sa davvero poco se non ciò che ha vissuto con i suoi stessi occhi, ciò che il suo stesso istinto gli dice. Di scappare o di restare che sia, sarà solo lui a decider da quale parte vuol cadere. < di come hai imparati a parlare così bene > ne rimane estremamente attratta da quel suo lato, da quello che in pochi mostrano di avere in quel suo modo privo di arroganza ed ego - lei stessa ne ha sempre fatto un vanto, una piccola caratteristica che si confà alle proprie di origini. Eppur le sue le sono ancora sconosciute, non andrà a far domande mirate per non rovinar quel momento, lasciando lui la libertà di sceglier con cura cosa dire o no. Quel piccolo spazio ancora li, mentre le gambe strusciano volenterose a mettersi in mostra in un gioco di seduzione che sa come portar avanti. Delicata anche nei piccoli movimenti ,un sorriso che si nasconde per quel suo viso, quel suo perdersi per un attimo < ho scelto bene con il vino, il sakè è per gli amici, i fratelli.. gli alleati > e loro non sono niente di tutto questo. Giocano e si sfidano come due amanti appena incontratisi , il loro primo reale incontro senza alcuna distrazione esterna, senza biondi che cercan di morire, e senza pazzi furiosi che cercano qualcosa che non può donar loro. Cosa le è rimasto da donare questa notte anche a colui che par tanto rilassato quanto indifeso in quel momento? < non insisterò > oh , vuole saperlo, impossibile frenar la sua voglia di conoscenza, del mondo e anche delle piccole cose che la circondano. Mente che prova sempre ad evolversi verso una verità più grande < alle coincidenze > sa bene che quella non sia una coincidenza, sa che è stata frutto di tutto un processo, e sguazza nella consapevolezza della stessa e l'avvertita voglia di comprender cosa l'abbia davvero spinto li. Cosa sia stato l'ultima goccia che ha strabordato da quel vaso e che l'ha condotto nella terra della perenne pioggia . Lo vede trattenersi, bonaria andrà a sollevar il bicchiere per lasciar che si tocchi con l'altro, lo stesso rosso che berrà subito dopo. Un piccolo sorso ove quella goccia scivola li, sul viso, dalle labbra verso il basso. Corre sulla pelle tracciando una scia di quel che potrebbe quasi sembrar sangue, per morire li, al petto. Le dita sottili che raccoglieranno ciò che resta della stessa , divertendosi un pò nel provar a veder l'altro ove riuscirà a frenarsi ancora , ignorando volutamente quella al petto. La veste che scivola un poco di più lungo le stesse spalle, il freddo che pare non tangerla in alcun modo adesso, allungando un poco le gambe in sua direzione < ammetto che mi faccia piacere vederti qui adesso > non quando s'erano dati appuntamento, vedendo in quello quasi una trama formata dagli stessi kami proprio per loro , per vederli sfidarsi in quei piccoli giochi che appaiono quasi innocenti, ma non v'è nulla di innocente in tutta quella serata. Non più.

01:09 Kaworu:
 Un lieve sorriso s'abbozza verso di lei, quando gli descrive a parole sue quella forma di retorica che utilizza. < Solo perché anche il silenzio sa parlare, se chi lo ottiene sa ascoltare. > ad una battuta catartica, deve rispondere nella medesima maniera. Sorseggia il vino, dopo il brindisi, lentamente, degustandolo; non c'è aria di nobiltà nel mentre lo fa, ma la sua flemma gli concede un assetto abbastanza educato. Si tratta comunque di un armadio enorme, un Jeeg Robot-Afro; sa avere una certa grazia quando combatte, grazie alla danza, ai movimenti del taijutsu, ma per il resto, è busto che potresti tenere bene nell'androne di un palazzo reale, nel giardino di una reggia, nelle sale d'onore; a tavola, o sul divano, è una roccia. Considerato che è cresciuto nelle favelas, ed alla fine c'è rimasto più o meno, nel quartiere povero, l'etichetta non gliel'hanno insegnata. Ha saputo soltanto rubare il mestiere, un po' come ha fatto il Grande Gatsby. Solo che lui è ancora povero. E nero. < Lo sei stata, e lo sei. Sì. > quando gli ha detto che è tante cose, le sfaccettature di cui parla le ha sapute: ne ha avuto qualche avvisaglia, nei pochi attimi che hanno condiviso, ma restano soltanto una mera ipotesi, formulata sulla base di una sensibilità che magari non è facile attribuirgli, dato che quella muscolatura è tanto un biglietto da visita, quanto un abito che non fa del tutto il monaco. Quella domanda che gli ha fatto subito dopo, cruciale, stavolta gli pesa. L'ha scampata in altre circostanze, forse perché non la sentiva ancora propria; e invece, come ha scritto pure a Nobu per messaggio, è diventato un pensiero che s'è iniziato a fare ricorrente. Per quanto l'abbia iniziata lei, l'ha continuata pure lui. Impossibile negare quello che avverte: qualcosa di diverso c'è, con Sango. Quando quella gli si avvicina, è un brivido: una scarica elettrica dietro la schiena, che gli percorre tutta la dorsale, fino ad arrivargli dentro la nuca, al cervelletto. Socchiude pure gli occhi, tanto che l'ha sentito, quel tono basso, carezzevole, così come lo spazio divorato. L'avrebbe dovuto conquistare lui: stavolta però l'ha sconfitto, perché il primo passo l'ha fatto l'altra. Attaccare per primi. Stavolta, non c'è riuscito. < ... > il silenzio è meditabondo. Deglutisce un boccone che non scioglie però il nodo alla gola. Quel gioco di gambe sono al pari di calci alle caviglie, che gli fanno cedere la terra sotto i piedi, in un momento di affanno difensivo. Sì, se fosse un duello, un corpo a corpo, sta decisamente boccheggiando, come un pugile alle corde. Quella goccia che cade dalla bocca, fino al petto, è un gancio al plesso solare che gli spezza il fiato. <... > annaspa, seguendo inebetito, catturato, quel tragitto verso le formosità della Ishiba, specie poi quando, con ulteriore provocazione, lei la lascia lì. Le gambe di lei si fanno spazio in un assalto da presa della Bastiglia. < Io... > basta, è stanco di incassare. Posa quel bicchiere di vino, che ora è diventato un oggetto fonte di impedimento. Nel farlo, volutamente le tocca le gambe, gliele tene, come a voler dichiarare che sì, seppur si muova, non la sta ricacciando: e sarà anche un primo indizio strategico, per lasciar intuire che stia rispondendo. < Volevo essere qui. > ammette, pacato. La voce si fa più decisa, come di chi è arrivato al fondo, ed ora sta cacciando l'adrenalina di rialzarsi. < Sentivo che questo fosse il mio posto. Adesso. > e la guarda. La osserva intensamente. Con quelle mani che le carezzano le cosce. Non lo fanno con avidità, ne con presunzione: sono un tocco gentile, affusolato, benché consistente, perché comunque ha mani grandi. Come più o meno tutto di sé. < Coraggio. > asserisce. La risposta a quella domanda critica. < Coraggio di saltare. > prosegue, mentre continua a far vibrare le iridi nelle orbite, lasciando che vibranti baleni zaffiri potessero guizzare dagli incavi oculari scavati nel granito scuro del suo incarnato. < Saltare dal confine dell'orizzonte, verso l'infinito. > quella medesima risposta, l'aveva data vaga in un'altra conversazione con qualcuno. Non sapeva che dietro quel messaggio ci fosse lei: ma quando la nebbia s'è diradata, i suoi occhi hanno messo a fuoco la sagoma della donna, come la sta vedendo adesso. < Tu sei.. quel coraggio indomito, ma che consuma... > sospira lungamente, mentre fa per avvicinarsi piano, lentissimo, coordinando le proprie parole ai suoi spostamenti. Risale lungo le gambe, facendo scivolar le dita attraverso quel corpo cosciale, fino a seguire la direzione dei fianchi. < Sei quel sentimento sincero, quanto passionale, che brucia.... > il proprio aspetto cercherebbe di farsi strada in mezzo a quegli spazi ricreati in precedenza, più volte assaltati dalla kunoichi, che ora si vedrà rispondere il giovane aitante in un'arrembaggio più tenace e caparbio. < Sei un'avventura intensa, ricca di emozioni... > quelle parole gliele arriva a sospirare proprio sulla bocca, che non cerca, come se quella distacco fosse diventata un'attesa, una provocazione, un ulteriore ostacolo da abbattere. < ... ma sei anche un intrigante pericolo... un rischio entusiasmante... > palpebre che scemano, rendendo lo sguardo più soffuso. Il proprio respiro è un'ulteriore carezza saffica, lasciata a ridosso delle labbra, della pelle del suo viso. < Sei... > la mano che è svicolata sul suo fianco, avrà cercato di raggiungere quella goccia che ha ignorato, per cecare di raccoglierla. < Sango Ishiba... > ed il suo nome, conterrà tutto. L'indice che cerca la di lei labbra: con quel dito, avrà preso l'ultima stilla del nettare vermiglio, per riportarla a congiungersi con tutte le labbra, ovvero dentro il di lei palato, facendo per tentare di appoggiare il polpastrello sulla bocca della donna.

18:53 Sango:
 Oh continua a ribatter al proprio dire, e lei si limita al mero silenzio, lasciando che sia egli ad esprimersi un pò di più, tassello dopo tassello, pur di aver quella visione sempre più chiara, completa, ma non vi è fretta in questo. Attende e sa quando doversi muovere senza dovergli tirar fuori le parole di bocca con le pinze e la forza, no , ha altre armi in compenso da poter utilizzare in questa notte ove vi sono loro due, da soli, senza nessuno a poterli interrompere. Non dimentica alcuna delle domande poste che non trovano risposta, come se la sua mente rifiutasse anche sol il pensiero di parlare.. oh , avrebbe trovato il modo di farlo sfogare con lei, narrargli anche un singolo piccolo pezzettino del proprio passato, del proprio presente, di mille sfaccettature che vi sono in quel prisma che ancor devon esser riconosciute a dovere. Si lascia andare in quel gioco di seduzione, le gambe che sanno come muoversi tra loro nel loro pallido candore, intonso il corpo lo sarebbe se non vi fossero quei segni a coprirla in svariati punti, eppur la macchia nera sotto la pelle alle costole è ancora coperta ai suoi occhi, almeno per quel momento non se ne preoccupa. Ode il suo respiro, serpente ad attrarlo, veleno che inietta lentamente e dolcemente come se lo stesse baciando, affondando i denti lentamente nella pelle di marmo che si ritrova ad avere per giungere più in fondo, sempre più dentro il suo essere, a ricercar le perle di luce che lo abitano e farle proprie come meschino essere che si ritrova a desiderar le felicità altrui, quelle gioie che ancor le mancano e sempre le mancheranno , perchè forse chi è come lei non troverà mai davvero la libertà o felicità che sia - incatenata a quel passato pesante e presente che non vuol dimenticare. Egoista ed invidiosa serpe che adesso si muove lenta sotto il tocco di quella calda mano, che scivola sulla pelle delle gambe piegate, che si inarca nella schiena quando quello stesso tocco si solleva scoprendo piccoli pezzi di pelle ancora intonsi e sconosciuti alle sue mani. Non v'è niente di troppo, piccoli giochi che aumentano solo il desiderio, condite da quelle parole che la ipnotizzano facendola sorridere dentro. Possibile che abbia capito così tanto in così poco tempo? Ed ella che ancor brancola quasi nel buio, incapace di veder quel suo viso come la sincerità che v'è davvero, palese e nuda invisibile ad occhi pregni di oscurità che si dovranno abituare a quel calore che brucia . Il corpo che pare creta , si trasforma, risponde perfino a quel tocco insieme a quei piccoli sospiri trattenuti tra le morbide labbra socchiuse.. le stesse che attenderanno calde e umide quel tocco leggero accogliendolo aprendo di più le stesse, condite dalla lingua sinuosa e calda. La goccia che viene recuperata da quel bacio, caldo e lento, seppur non scada nella volgarità d'un momento che non ne ha. No, quel gioco di menti e corpi deve ancora continuare, nella tortura e nello stesso piacere < Ekko > soffia su quel dito spingendosi verso di lui con i fianchi , trattiene perfino quel gemito di fastidio per il movimento, eppur tenta adesso di scostarsi verso lui , verso il suo petto quasi sopra di se, per poggiarvisi sopra e tentar di prender lei le redini di quell'attimo. Invitarlo a spostarsi gentilmente, seguir i propri movimenti, in modo da potersi seder su di lui, viso contro viso, capelli che scivolerebbero su di lui e labbra che s'attardano al suo stesso lobo a sfiorarlo ripetutamente. Caldo respiro ad accompagnar le proprie parole < non hai risposto ad alcuna mia domanda > una verità che le è palese come la luce del sole, non ha risposto ad alcuna propria domanda, e per quello la luce che s'accende nello sguardo non potrà vederla in quel momento. Le mani che scivolano entrambe dietro le spalle, dolci dita che s'attardano per ceder il posto agli avambracci, e solo li, in quella posizione pur di non farsi vedere, andrebbe a formar il mezzo sigillo della capra con la destra : concentrandosi, cercando quelle due energie che la abitano. la mente, confusa eppur eccitata li ove giace la fronte, il corpo ,sempre più docile e aggressivo allo stesso tempo a regnar al ventre stesso. Due energie che troverebbe per portarle l'uno contro l'altro, in un bacio dapprima casto per unirsi e divenire una sola cosa, un vortice lento si, eppur sempre più veloce in modo che entrambe s'annullino nella loro singolarità per divenire qualcosa di più. Ha qualcosa in mente, eppur non vuole che l'altro possa vederlo < raccontami di te > un altro sospiro, per distrarlo, per farlo concentrar solo sulla propria voce e non sui diretti movimenti sconosciuti e nascosti. Gli piacciono le sfide? Ve ne è una servita su un piatta d'argento adesso. [3/4 tentativo impasto chakra]

19:44 Kaworu:
 La goccia perduta, riportata in salvo tra le labbra della Ishiba, viene raccolta dai petali rosei della donna, attraverso un gustoso e sensuale bacio, con tanto di movimento della lingua. Saggia quelle sensazioni, che gli adducono un brivido lungo la schiena, il quale porta la vibrazione di un'emozione unica, intensa, come una scintilla nella notte, lasciando dietro di sé la bianca scia che spezza le tenebre in un barlume di tepore avvincente. Ammira il suo sorriso: ne vede molti, ne loda altrettanti, ma quello della tigre, lo lascia senza parole. E' un fuoco, un raggio incandescente, perché sa provenire da un cuore arido, un terreno che, malgrado la pioggia, non sembra più voler accettare semi di speranza. Sente, o quantomeno immagina, che quel sorriso, così nudo e sincero perché nato dalla lettura che i propri occhi interiori hanno saputo dare del libro dell'anima i Sango, possa essere il fertilizzante giusto affinché un bocciolo sputi in mezzo al nulla, la forza della vita che combatte contro la morte, il tutto che lotta contro il niente. Ridarle un senso, un contenuto, come si dissero agli archivi la prima volta, come ha visto e sentito l'altra parlare al bosco dei ciliegi, nella non volontà di lottare, una indolenza che, seppur temeraria dinnanzi ad un possibile fatale epilogo, non le ha reso giustizia. Quei gesti, sono come una scarica di defibrillatore, che rianimano le membra della archivista: prende vita ancora, in quel gioco coinvolgente, dove ora è lei a ribattere a lui, a suon di movimenti, di risposte gestuali. Arretra, non per difesa, ma per continuare quel dialogo, perché non fosse solo lui a parlare, perché saper condividere significa anche riuscire a far esprimere l'altra persona, guidando insieme il tutto, in una reciproca condivisione di sollecitazioni intriganti, che possano portare ispirazione in entrambi gli intelletti, così come tocca i cuori di ciascuno, attraverso un ponte di comunicazione che unisca ed avvicini le essenze racchiuse nei loro involucri della carne. Scivola sul divano, dorso in basso e petto in fuori, lei sopra di lui, in una sovrapposizione più che gradita. Deglutisce un groppo in gola che non scende, forse un po' di quel giovanile impaccio che ogni tanto riemerge agli assalti più studiati della Femme Matura. Le labbra al proprio orecchio solleticano sensibilmente le percezioni, tanto che ha da socchiudere la vista per alcuni attimi. Le mani cercano i fianchi di lei, per poter intensificare quel contatto, ma soprattutto, perché il bisogno di sentirla stretta sta iniziando a divenire più opprimente. Labbra tremule, rapite come tutti i sensi, dalla dolcezza, dalla sensualità, dal calore avvolgente che inebria la propria coscienza, che non si curerà del tentativo di impasto del Chakra altrui. < Sango... > flebile soffio il richiamo di lei, col quale riferisce, effettivamente, che in quei frangenti così vivi, stia realmente pensando a lei, soltanto a lei, intensamente. Le dita che cercano di scandire le forme del suo profilo, disegnandolo con leggerezza ma una certa presenza nel tocco, magari ricordando il lato più offeso dell'altra, per essere ancora più gentile su quel fronte. Gli strusciamenti, i contatti, sono come le onde che increspano il mare e, proprio come potrebbe essere uno scoglio in prossimità della riva, un promontorio che si pronuncia dal piano di base dell'arena, il navigare verso sud delle fisicità di lei, incontrano il solido approdo delle terre di lui. < Sono sempre stato solo... > asserisce, nel rispondere all'insistente interrogativo di lei. Rabbuiato, per quanto il veliero di felicità nel vento dell'ebrezza del momento non abbia calato l'àncora, non sembra particolarmente essere appassionato al dover raccontare il suo passato. < ... vivendo nel poco e nel nulla. > un po' più distante, distaccato, in quel buco nero del passato. < Né un nome. Né un simbolo. > il tono più basso, sommesso. < Una nuvola. Che quando la tocchi, sparisce. > flebile sospiro. < Oppure può essere tempesta. > sfuma l'ultima parola, mentre le proprie leve superiori, cercando di abbracciare la Amese: una ricerca sincera, che non tradisce nessuna minaccia, così come non esprime alcuna voluttà; soltanto un bisogno di sentire l'altra, di avere qualcuno sulla sua nuvola davvero, per una volta. Viso che cerca di appoggiarsi sulla spalla di lei, in una sorta di messa a riposo, durante quella taciturna parentesi, nella quale ha bisogno di metabolizzare. Non è invincibile, né una macchina: è pur sempre un ragazzo, un'anima umana con tutte le proprie sfaccettature.

20:17 Sango:
 Sospira, lieta d'essersi trovata li, ove le mani circondano lievi quelle sue grosse spalle, dove le dita cingono dolcemente quella veste che ancora porta mentre la propria ormai è giunta fino ai polsi lasciando libera la pelle d'esser vissuta. Di circondarsi dell'altro, assaporar il suo stesso odore ben più forte in quella rinnovata vicinanza. La prima volta che si permette d'avanzar così tanto verso di lui, d'osare in quel modo per far qualcosa che ancora non vedrà la luce e forse non la vedrà mai. Il bacino che si poggia dolce sul suo, delicati quei tocchi che scivolano su di lui, come quelle labbra atte a prender nutrimento e donar lo stesso al ragazzo. Lo è, e non ne ha completamente idea, di come la fragilità si nasconda anche dentro il suo stesso corpo. In quelle grandi mani che salgono sul proprio corpo provocandole ondate di piacere attutito pur di non dargli tutte le soddisfazioni. In quello sguardo che s'ha di giovane le cui esperienze vi sono ma non molte, almeno con le donne in quel modo . In quelle piccole e dolci parole che si snodano nella sera stessa, celate ad occhi altrui pur di non farsi male, pur di non sentire ancora quel dolore sordo al petto . I polmoni che smetton di respirare, fanno male, mille aghi a scender nella carne e provocare un infinito pozzo di nera pece sotto i propri piedi. Ricordi e momenti che rivive in quel suo stesso dire, in quella solitudine che l'ha reso più empatico di mille altri. Il corpo che scivola poco indietro , per osservar con occhi più dolci il suo stesso viso < siamo tutti soli > per vita o per scelta, lo sono tutti loro. Anime in pena alla perenne ricerca di qualcuno o qualcosa per riempir quell'enorme vuoto che portano dentro. Loro lo sono, soli in modi differenti, avvicinando anime come lui, allontanandole come lei. Poli opposti e dalla stessa parte che si infrangono in sfaccettature troppo simili. Lo sguardo che permane su quel viso, lievemente più alto del suo, più maturo perfino nell'esprimer il proprio dolore senza piangere, senza parlare, con quelle piccole rughe dell'animo che tornano a fiorire come fiori del male < l'oscurità fa parte di coloro che son stati soli > la destra adesso libera sfuggirebbe a quella stessa spalla, le sottili dita che premerebbero li ove il petto batte , il respiro par mancare, il cuore che singhiozza lento e straziato d'un dolore troppo antico da poter estirpare davvero < arriverà il momento in cui tutta la tua esistenza raggiungerà il pieno significato > la stessa che lei ha avuto, significato, un obiettivo, la possibilità perfino d'amare e d'esser amata come poche altre. Uno sguardo basso che arde mite per lui, quella è la consolazione che può donargli, ciò che ancora le rimane dopo essersi privata di troppo ,perfino le cose essenziali di qualsiasi altra persona a lei mancano. Come quei piccoli rarissimi momenti ove la propria anima risuona insieme a quella d'un altro, rara armonia a impregnar l'etere stesso, d'una musica dolce e malinconica, in quelle domande che ha posto. Non se ne pente, nemmeno in quel momento, d'aver chiesto qualcosa del suo passato. Eppure dietro poche parole sa che vi si trova un mondo ove pochi riescon ad avventurar senza morirne annegati, che sia anche tu Ekko? Lo avrebbe visto con i propri occhi, innalzarsi o cadere, l'una o l'altra nella gloria della propria vita < viver nel tutto non dona ne significato ne pace > lo sa bene, come viver nel lusso sfrenato non le abbia davvero dato nulla. Reietta d'un clan, assassina fin da piccola, demone dai capelli rossi, oh quanto rimembra adesso quel lontano passato che ancora duole , vorrebbe solo tornarvi e viverlo di nuovo, cambiandolo a proprio piacimento ed esser felice < forse non potremmo mai esser davvero felici > la mano che andrà a salire su quel viso , dolce a cingerlo < ma dona alla tua vita il significato che desideri, e non farti fermare da nessuno > quello di cui ha avuto bisogno è stato un senso, una logica, una missione, una strada da proseguire, pur di rendersi conto che è davvero VIVA. E lui se ne renderà conto prima o poi, arriverà anche il suo momento. Il viso che andrà lentamente a poggiarsi li, su quella spalla, lasciandosi abbracciare e donando il proprio , lasciando al silenzio modo di lenir le ferite ancora aperte. Lo sente, sanguinano ancora e mai smetteranno di farlo . Li in quel piccolo posto, andrà solo a concentrarsi di nuovo, alla ricerca della bellissima pozza d'argento puro che la abita, bellezza inestimabile e di forza irresistibile in cui intinge il proprio chakra < ma nell'oscurità si vedon le luci più belle > lei che vi vive dentro ne viene abbagliata ogni volta che una di quella, piccola o grande, attraversa i propri occhi. E li, da quella stessa spalla in cui egli s'è appoggiato, un sottile prurito ne solleverà il viso stesso - proprio ove la propria spalla andrà lentamente a dividervi per mostrar quella che altro non è che una farfalla d'un rosso violento e sanguinoso, più scuro perfino dei propri capelli. Una farfalla a cui se ne aggiungeranno altre quando dalle ginocchia in giù le gambe spariranno così come le punte di quei capelli smossi ad un vento invisibile. Migliaia di rosse farfalle adesso a circondarlo < e da noi che nascono le cose più belle > belle si, e forse anche distruttive, o il contrario, cosa importa quando posson dare vita alla bellezza più limpida che esista? Il resto del corpo che ancora non si stacca permanendo in quella dolce posa sulla sua spalla, circondata ancora dalle braccia ... solo una parte di lei non è al suo posto. [chakra on][ishibaku I]

21:16 Kaworu:
 Non c'è lacrima sui suoi occhi, sebbene un lucore brilli in maniera mesta. Un passato senza memoria, senza titoli, ma allo stesso tempo leggero, fardello vacuo che gravita dentro un cuore divenuto naufrago tra quei vecchi e passati pianti infantili, finché non hanno esaurito la loro marea, lasciando il giovane sulle spiagge di un solo porto: quello di sé stesso. Forse, è per questo che non gli è mai importato di nulla, perché non si sia mai dedicato totalmente ad una causa, ad un ideale. Non gliene è mai stato dato uno, né lo ha ritrovato in quell'infanzia anonima, in un mondo distrutto dai conflitti, da chi portava pace con la guerra, e chi ha portato la guerra, ha creato la desolazione. Un flebile sorriso, sentendo le parole calde, dolci, della Ishiba. Che possano essere una menzogna o meno, un qualcosa detto per continuare un'illusione, in quel momento risulteranno essere quanto di più piacevole ci possa essere da udire. Più di tutto, è quella voce nella solitudine che lo riscalda. Il fatto che ci sia una eco. < Ho imparato che fa parte di me, come il colore della mia pelle. > perché gli ha dato qualche problema, benché non fosse una cosa tanto inusuale nelle sue terre natie, ogni nota di diversità è motivo e ragione d'odio. Un lieve movimento d'assenso, su quella spalla, quando gli dice che il giorno arriverà. < Lotto per esistere, ed esisto per lottare. > il significato che ha dato a sé stesso, al proprio mondo. Ricambia lo sguardo di lei, riportano in su la testa. I dreads che scivolano sulla superficie del divano, che si intrecciano con alcune rosse ciocche che sfilano lateralmente dal capo della donna, così vicina a lui, entrambi a stretto contatto. Bagliori vibranti, quelli che si spingono oltre, lasciando le proprie spiagge per poter approdare nei lidi altrui. < Quello che vedo, Sango... > sospira. < ...sei tu. > un pensiero semplice, essenziale, eppure pronunciato con una profonda energia emotiva: quasi in corrispondenza di quel generarsi di farfalle dalla spalla. La guarda, un attimo intimorito all'inizio, forse perché impreparato: tuttavia, l'atmosfera, il sentimento, non gli fanno nutrire avversione verso di lei, così come la ragione facilmente suggerisce che, se avesse voluto avere intenzioni ostili, l'altra avrebbe già potuto colpirlo. < Da te, ho sentito nascere qualcosa di speciale. > le sta dando davvero tutta quell'importanza. S'è trascinato lì, in fin dei conti. Ha evitato che il colpo di un possibile futuro alleato, potesse porre fine e rimedio a chi dovrebbe costituire un ostacolo alle azioni del gruppo di riottosi che si sta creando nei dedali della città. Si è esposto per lei, ma sentendo che anche l'altra, in qualche modo, parrebbe star facendo altrettanto. < Da solo, ho imparato a restare in mezzo a tutti, pur restando con nessuno. > guardando quei migliaia di coleotteri rossi che veleggiano intorno. < Eppure, con te, la solitudine la sento avere tutt'altro significato. > la sua voce lambisce l'udito dell'altra, il timbro baritonale mantiene temperature calde, così come bassi sommessi, rendendo quel dialogo più intimo, una cosa privata, nonostante nella casa ci sia alcuno al di fuori di loro: tutto il mondo viene estraniato, perché in quella dimensione di vuoto, ci fossero entrambi. Soli insieme, in una realtà vicina anche se distante. < Anche se dovesse bruciare le mie ali, non mi tirerò indietro dall'affrontare quello che si nasconde dietro un bagliore accecante. > perché così come il mito della pace può celare in sé la guerra, anche la fiamma, così bella, per una falena può significare alla morte. L'abbraccio non si sarebbe mai sciolto, accarezzandola lungo la schiena, seguendone la linea delle vertebre, scrivendo sulla sua pelle carezze circolari, che possano trasmettere quei formicolii soavi, soffici, che si sentono quando percepisci la pelle accapponarsi. Le labbra TENTANO di avvicinarsi a quelle della Ishiba, per potercisi posare, come potrebbe fare proprio un'ape su di un fiore, per suggerne il nettare racchiuso nella sua corona. Un bacio, che si impregna dell'ebrezza di un contesto simil-naturale, incantato dalla magia delle forme dell'innata. PROVA a Baciarla, con quella innocenza di un'anima sincera, la forza di una passione ardimentosa, il desiderio tenace di uno spirito indomito, che cerca di combattere contro quelle ombre meschine, sfondando mura di prigioni fredde ed alienanti. CERCA la sua bocca. L'ambisce. La sogna. La brama. Ogni connubio potrà essere una carezza, più che una violenza impudica. Ogni incontro, una riscoperta di sé, di quello che può provare un'anima assetata toccata da gocce di rugiada, a placarne ogni astinenza. La carne vibra, sì: ma sono i cuori a scalpitare nel petto, in cerca di quel qualcosa di più, che il mero gesto fisico. Non l'hanno mai fatto, seppure la lussuria non manchi all'appello, così come le proprie risposte fisiologiche nelle zone inferiori del proprio corpo potranno cristallinamente testimoniare: eppure, non c'è sciattezza né trivialità, ma unicamente l'idillio di scindere due anime dalla prigione dei corpi, perché si congiungano nell'etere, come fossero loro stesso le due energie primordiali che si congiungono per creare un'unica forza, quella del chakra.

21:56 Sango:
 No, non vuole consolarlo, vuole innalzarlo. Vi è quella sottile differenza di chi non ha mai consolato qualcuno, il cui cuore mai è stato consolato. Fredda pietra priva di battiti, celando piccoli pezzi di luce a chicchessia pur di lasciarla ancora in vita. Ne morirebbe l'animo se desse quelle ultime piccole parti, e donar falsità non rientra nel proprio estro, non in quell'occasione e momento. L'anima vibra nella stanza insieme all'altra, ne vede una luce da poter nutrire e di cui nutrirsi, rimanerne di fronte per illuminar anche se stessa < è ciò che è diverso, che non conosciamo che fa..paura > così come quella sua pelle, così come il proprio rosso, ognuno di loro vive e combatte contro dei demoni. Chi se li crea da se, chi li ha imposti da altri, ma inutile dire che rimangono sempre e solo le parole di altri. Nessun altro sa quanto dolore vi sia dentro qualcuno, e se solo potesse scambiarlo non lo farebbe. Lo terrebbe per se, lo stesso a cui ancora s'aggrappa per sentir la vita oltre il corpo , quello stesso che adesso si trova più alto del suo, le dita che stringono docili quella maglia e il viso stesso par sfiorare l'altro per quanto sia vicina. Schiacciata su di lui, aderisce perfettamente modellandosi alla forma altrui, molto più stoica e dura della propria, morbida come la stessa acqua. Due elementi che paiono esser nati propri dalla loro terra, creati così da qualche kami odioso . Si , la vede, eppur sa che oltre quelle parole vi sia molto altro, un significato ben più profondo. In quella piccola solitudine sono in due, sebbene le voci non rimangano adesso che un mero eco ancora troppo lontano, eppure vi sono voci di nuovo dopo così tanto tempo . Qualcosa di speciale, qualcosa che par farla tremar lievemente scivolando via con lo sguardo, non volendogli mentire, confusa su quella stessa situazione molto più di quanto non sembri lui, terribilmente maturo in quel lato del proprio estro e lei bambina d'innanzi a ciò . Quante relazioni condite da malattia che ha trascorso l'hanno portata a non conoscer quel calore privo di superficialità, di un mero desiderio di possesso, di un oggetto da volere, o di qualcuno a cui inginocchiarsi per lodarlo. < preferisco la solitudine che il tutto > l'ha sempre preferito, fuggendo alle volte per viver nel bel mezzo delle foreste, delle montagne, così come le è stato insegnato nella nuova vita che ha scelto. Rimanere solo nella compagnia di un errante e poi con le proprie amiche, quelle bellissime tigri che ha amato fin nel profondo, con cui ha condiviso sangue e chakra nel patto siglato. < non mi spaventa la solitudine , non dovrebbe spaventarti > quella madre che coccola e dona quel retrogusto di malinconia che ama, vuole assaporarlo e viverlo , e continua a farlo in quel viso che mai sorride e mai si espone, nel rimanere relegata al proprio interno per viver come meglio crede < più del fuoco > il corpo che si sistema li, dolce e il sospiro va a sfuggir a labbra su quel collo < è l'acqua a spaventarmi > improvvisa, potente e dolce allo stesso tempo, capace di scavar nell'altro se solo gliene dai la possibilità per lasciar un buco al suo centro. Incontrollabile nella sua piena potenza, e imprevedibile nella sua possibilità di cambiare direzione repentinamente senza avvisar alcuno. Perchè è sempre stata sola, solo lei, a non dover dar retta a nessun altro. Nella libertà più totale, traducibile anche in quella solitudine, ma che le è sempre piaciuto possedere per se stessa. Se potesse aver avuto scelta , avrebbe abbandonato quel loco da tempo per viver chissà dove alla ricerca di chissà cosa. Oh quanto è divenuta debole perfino nel fingere che quel momento possa durar sempre, solo li, per non muoversi più senza far altro, che nulla possa cambiare di quell'esatto istante. Debole e lo spirito non si spezza ancora, permane legato da un sottile filo che adesso pare legarsi un poco all'altro, eppur le proprie labbra rimarranno celate per non ferirlo, per non donar speranza, per la stessa paura di prender qualcosa di puro e sporcarlo con le proprie mani imbrattate di sangue di innocenti. Lo rovinerebbe, ne toglierebbe la purezza se solo lo facesse, ed ecco il perchè di quello sguardo quasi triste al sol pensiero. Non vuole rovinar quella serata, costruitasi pezzo dopo pezzo, prima che qualcosa di naturale potesse nascerne come in quel modo.. aiutato dalla propria testardaggine e curiosità, eppure l'altro avrebbe potuto celarsi dietro le proprie mura. Un singolo sguardo prima di chiuder le palpebre e tremare a quel bacio, corpo che si tende come corde ben toccate da un abile violoncellista. I gemiti che si soffocano così come quel vago senso di disperazione che lambisce come veleno e i pensieri che si inerpicano per farle ancor più male. Le mani ossesse che scivolano verso quelle spalle per stringerlo ancor di più , lo cerca, lo brama anche lei, alla ricerca di qualcosa di più profondo.. e non solo nel senso fisico della cosa. Lente mani che scioglieranno da quella stessa presa, li ove la bianca veste verrà lasciata in terra a morire, a snudar di più che l'animo stesso, in attesa che il tutto si compia senza alcuna forzatura..lo spera almeno. [chakra on][innata on]

22:48 Kaworu:
 Come pensieri sconsiderati che diventano i migliori esordi delle storie di avventure più incredibili, ogni attimo vissuto in quel connubio tra loro sembra scrivere un paragrafo avvincente, aggiungendo emozioni in più a quei capitoli di un racconto dai protagonisti inaspettati, dalla trama contorta, probabilmente anche più di quello che possono essere le reali considerazioni ed aspettative dei due stessi coinvolti. Si sono incontrati tanto per caso, quanto per destino: ogni programmazione di rincrociarsi, è venuta meno a causa di imprevedibili fattori, soltanto perché a guidare la mano dello scrittore del racconto è un'ispirazione che trascende la consapevolezza, come se fossero un vortice impetuoso, che risucchia ogni energia, per poi farla esplodere in continui nuovi principi, rinnovando di stupore la loro saga. Infatti, le parole che lei gli risponde, potrebbero essere terribilmente crudeli. Quelle testimonianze, di uno spirito che rifugge la compagnia, di un'essenza imprigionata in sé stessa, che ne ha fatto la sua stessa forza, la sua stessa anima. Sebbene tutto quello sarebbe potuto essere uno schiaffo durissimo, un rifiuto, ancora più strabiliante sarà che a lui quella risposta non lo uccide. E non perché se lo aspettasse, in un certo senso, dato che sapesse che lei fosse così. L'ha detto Mattyse, in quei discorsi dentro i quali lui non è voluto entrare: ma non per questo, non ha saputo ascoltare. E Dyacon, di questo era stato distrutto. Che abbia avuto modo di analizzare ciò che è accaduto, e gli è stato detto? Possibile che sia così. Sarà per questo, che ha capito e sa tante cose della Ishiba. Ma la domanda vera è: perché, con tutte le avvertenze che gli alleati, le persone note, e la stessa Sango gli hanno dato, lui è ancora lì? Perché non se n'è andato. Perché non s'è allontanato, come l'altra sperava o s'aspettasse, come il di lei desiderio di solitudine chiedeva, per continuare a ghermirla, a trattenerla per sé? < Sango... > tra un bacio e l'altro, prende uno spazio per parlare, perché quello è il momento in cui c'è bisogno che l'altra sappia, che l'altra ascolti nel silenzio della sua anima, nel vuoto che si è creata attorno. < Io sono tutta la tua solitudine. > un verbo deciso, sommesso, parole che sembrano senza senso, eppure invece tuonano nella inquieta calma di quella stanza arroventata dal clima di desiderio e bisogno reciproco. La bocca che cerca il lobo di lei, per addentarlo soavemente, in un procace tripudio di sensualità e istigazioni che possano connettere ai brividi di piacere quella propria vocalità. < Quando vorrai essere sola, ti lascerò il tuo spazio tra le mura del abbraccio. > come se potesse essere lui la roccaforte e lei la regina del castello. < Quando la tua pioggia avrà bisogno di cadere, io sarò il lago che la raccoglie. > le sospira tutte quelle figure metaforiche, in cui non c'è possesso, ma complementarità. Le vuole dire che non la rinchiuderà in una gabbia come ha fatto Dyacon, non l'asfissierà con pretese, obblighi, guinzagli, aspettative: ogni esplosione, ogni fenomeno della sua anima, lui sarà lì attorno a lei, solamente per esserci. Come c'è in quel momento. Che non si sottrarrà, ma che resterà un punto fisso, un fuoco attorno a tutte le orbite delle di lei esigenze. < Quando la tigre avrà bisogno di correre, io sarò la natura che la circonda. > con quell'ulteriore similitudine, imprimerà maggiore efficacia al suo concetto. Lei potrà essere libera, lui l'espressione della sua libertà di poter scegliere. < Qualunque cosa tu preferisca, io resterò il diritto ad una tua libera scelta. > prendersi ciò che vuole, come le aveva scritto, così glielo ripete, in quel fil di voce che suggerisce al suo orecchio di non essere prigioniera, né di lui, né di sé stessa, ma che può rivendicare la legittimità di poter decidere anche di non essere sola. < Perché quando chiuderai gli occhi, nell'oscurità... > cerca il di lei sguardo, intenso, pieno. < Nel buio più nero, tu possa trovarmi. > associandosi, tramite il colore della sua pelle, a quella dimensione di tenebra. Non è intenzionato, ad essere la sua salvezza: ella non ha bisogno di essere salvata. Non è il suo paladino. Non è un eroe. E' solamente uno spirito affine. Un elemento complementare di quella natura. Qualcuno in cui può stare. Qualcuno che può restituirle ciò che lei non può più dare: perché ad un animo che non ne può più, che morirebbe se desse vie le ultime piccole parti, non serve l'avidità di un estraneo che possa nutrirsi e dissipare anche le ultime risorse; c'è bisogno di un posto dove stare, dov'essere ristorata, e sentirsi finalmente in grado di guardare e vedere sé stessa, e non un altro volto che la voglia sottrarre della sua essenza. Le parole sono terminate, benché proseguano nei gesti, nei movimenti tra i due. Lei adagiata sopra d'egli, le forme morbide e delicate della Femminea sagoma avvolte alla granitica e solida struttura del ragazzo, un simulacro di sicurezza scolpito in quelle erculee espressioni delle virili membra. Nonostante ciò, le mani che la desiderano sono un adagio tocco che sanno far sentire la prestanza, la presenza, ma anche la dolcezza, il rispetto, nel ricercare il contatto con una voglia sì accesa, pregna di trasportato, ma mai fuori luogo. Osa, perché in quella dimensione bisogna farlo, ma senza offendere la sensibilità o l'integrità dell'altra. E' come una ricerca quell'incontro tra le fisicità dei due, un'esplorazione che mette a conoscenza le proprie entità. Quella veste che si perde via, non è altro che un velo scostato perché potesse vedere nell'intimo lo spirito della donna, tendendole quella mano in mezzo alle distanze che ancora resistono. Ogni bacio che adduce adesso al di lei collo, lasciando scivolare bocca e lingua sulla pelle di candida seta, è come un sorriso che lui mostra a lei in quell'immaginario in cui sono soli e complici, nel richiamo trascendentale a raggiungersi oltre la segregazione della materia, in un metafisico connubio che si principia dalla realtà, ma si espande nella sua estasi fin dentro la più recondita sorgente dell'essenza.

23:14 Sango:
 Baci che ne richiedono altri, ove lo sguardo si perde nell'oscurità stessa del proprio essere, senza davvero vederlo adesso, lasciando il corpo a guidarla quasi intimidita in quell'atto tanto naturale, tremando lievemente nel sentirsi tanto spoglia di quello che sempre l'ha coperta e protetta, orgoglio, pregiudizio, ira, per lasciar pulsare nudo il nervo del dolore. Solo a quelle parole ne aprirà di nuovo, azzurre e limpide seppur dubbiose a infrangersi in quelle più pesanti e scure : vorrebbe creder ad ogni sua parola, ad ogni suo singolo dire, eppure.. eppure qualcosa ancora la trattiene dov'è , spaventata da quella possibilità, da quel suo aver bisogno di qualcun altro, spaventata che egli possa sentirsi così con lei - la stessa che potrebbe fargli male per il proprio infinito egoismo < quando.. qualcuno mi disse d'esserci .. non c'era mai > un sospiro basso, malinconico nell'osservarlo ancora , consapevole di come le promesse siano quelle più facili da dimenticare, da infrangere. Nemmeno la gabbia, la stretta più ferrea del mondo avrebbe potuto ancora ucciderla - nemmeno Dyacon per ciò che ha fatto, avrebbe forse accettato la morte a quel punto pur di rimaner se stessa, ma nemmeno quella mancanza di libertà riuscirebbe a frenarla quanto la mancanza stessa di qualcuno di tale importanza dal dimenticar tutto quanto. Egoista e orribile essere perfino nel pensare che avrebbe vissuto meglio come lui, senza nulla , privata di ogni legame, invece d'averne uno e poi vederlo spezzarsi tra le proprie braccia. Il pensiero che sfiora di nuovo il fratello ormai morto, così tanti anni son passati eppure quel dolore s'è solo alimentato nel tempo, non è mai voluto scemare in null'altro, un pensiero che ancora la tormenta in ogni notte e sonno, finirà mai di pagar i propri sbagli su quella terra? Sangue che cola sulle proprie mani ancora e ancora, di quella purezza che ormai ha perduto da troppo tempo, o che non ha mai avuto. Non è pura come qualsiasi altro essere, come lui, non potrà mai divenirlo finchè il sangue chiamerà ancora il sangue, finchè l'odio e la vendetta verranno per lei < non farmi promesse > lo prega, che quelle parole sanno di promessa, di qualcosa che egli vuole davvero mantenere, eppure non può esser tanto stupida nel crederci subito. Non per lui, ma per se stessa, e nel momento in cui si fosse data un ennesima speranza, quella stessa sarebbe morta insieme a lei, di nuovo < fallo e basta > un invito non a dimostrarle, egli non deve nulla a lei. Non sa nemmeno perchè l'attragga in quel dato modo, non la conosce se non nella storia, in qualche piccola sfaccettatura, nella solitudine che la permea, eppure non sa ancora quanto quel dolore possa far male a coloro che volano vicini a lei. Vuole che resti, almeno per quella notte, per propria scelta. Per volerlo per se almeno quella notte, senza lasciarlo andare, in quella piccola disperazione che ne anima il corpo e i sentimenti stessi. L'ultima volta che ha permesso qualcuno di entrare nell'oscurità stessa, s'è portato via quasi tutto, lasciando piccole briciole che nel tempo s'è costretta a riprender. Pezzi di un vaso che lentamente vanno al loro posto, adesso rotti, smussati, pur di dargli una vaga forma di ciò che è. Il corpo che si stringe a lui, il bacino stesso che lo ricerca avido sempre più imperativo, di un essere che adesso lo desidera per poter annegare senza più pensare, con la voce sottile e femminea che impregna piano quella stessa stanza. Agire semplicemente in base al proprio desiderio attuale, stringendo quelle braccia stesse a quel corpo , ad ogni morso e tocco che sia, mentre una piccola farfalla andrà la a spegner quella luce ancora accesa vicino per calare il sipario. Un semplice cambio di prospettiva, per ritrovarsi davvero nel proprio essere, nel suo essere, per chiuder gli occhi e le labbra sulle sue < ssh > un singolo sibilo ove le dita esplorano timide quel giovane uomo < rimani questa notte > una vera, reale, richiesta . Vuole tenerlo li per se, e non sa quanto possa esser egoista nel volerlo li adesso. Le tende che si tirano infine, tarda è l'ora su quella casa eppure quelle due anime rimarranno ancora sveglie per molto tempo a consumar quel che resta di quegli incontri avvenuti in precedenza, culminati nell'atto che mai si sarebbe aspettata, che la spaventa ancora , eppur ancora non fugge lei stessa , consapevole che potrà un giorno fargli del male [end].

23:53 Kaworu:
 Sente di saperlo. Lo avverte, quel vuoto che è stato lasciato nei meandri dell'interiorità della Ishiba. Lo può percepire, tra i tremori della paura, la stessa che lei prima aveva denunciato essere il risultato di una diversità, colpevole di spaventare. Lei stessa, gliel'ha suggerito. Perché lo teme. Non lui, ma quello che può significare, per sé. Teme che possa essere davvero diverso. Che possa essere una speranza, non un semplice sollazzo. Non qualcuno con il quale alleviare temporaneamente il vuoto che la circonda, di cui si circonda. Lo avverte, che Lui, può essere qualcuno che ci si affacci davvero, in quella solitudine. Un qualcosa di non programmato, come tutto del resto è stato di loro due. Non vuole promesse, perché le ha già avute, nella di lei esperienza. Le ha già sentite. Non ci crede, non tanto perché sia stupida, ma perché prova paura a farlo. Perché, se dovesse davvero essere diverso, quel diverso che spaventa, forse l'altra si troverebbe ad arrivare oltre quello che c'è dietro il suo orizzonte: raggiungerebbe davvero l'infinito, facendo quel salto. < La paura... è spinta dello spirito... > soffia quell'ultimo concetto, quello che ha espresso già precedentemente, in un'altra conversazione, in un'altra circostanza: eppure, i suoi concetti sono lì, tutti coerenti, tutti inamovibili, sebbene la sua neutralità possa farlo apparire come una bandiera, possa farlo andare sia da una parte che dall'altra, i suo principi sono decisamente più saldi di quanto si potrebbe ritenere. Le mani che la cercano, la dipingono sotto i suoi polpastrelli, la desiderano attraverso quelle carezze, la chiamano tramite i tocchi ricercati e fini. Ogni affusolata attenzione, è un modo per scolpire a fondo, nella propria anima, la figura della Ishiba. Ne cattura il respiro: alito di vita, elemento primordiale, per poterla trattenere dentro di sé, assorbendola in un sodalizio sempre più intenso, carico tanto di passione quanto di vera intimità. Gusta il suo sapore, perché ne sfami l'appetito dell'es, la fame dell'inconscio, che scalpita nell'ambizione di far prevalere il principio di piacere, sopra ogni altra sovrastruttura; una voracità quasi ferale, ma che tuttavia, per quanto animale e brada possa sembrare, è pur sempre un'esplosione più sincera, onesta, trasparente, di bramosia reale di un'emozione che sente di poter trovare, in quel preciso momento storico, solo ed unicamente in Sango. Una pulsione, che si identifica come energia essenziale, e proprio dall'essenza, dall'entrare in comunione con la più originale rappresentazione della donna, può trovare l'estasi profonda ed intensa, di un completamento perfetto. Egoismo, sì, ma anche forma più pudica di interesse, nel senso che non c'è villania nel desiderio di qualcuno, non c'è trivialità nel tripudio dell'esaltazione dei proprio istinti: appunto perché sono tali, impulsi irrefrenabili, mondi dall'inibizione degli stessi costrutti sociali, bene o male, brutto o bello, buono o cattivo, giusto o sbagliato; essi sono i più sinceri, e come tali sanno far scaturire il piacere definitivo, la sintesi perfetta di una simbiosi tra corpo, mente, ed anima. Un connubio nobile, dove la materia viene trascesa, fino ad annullare i confini delle persone, che solo per quella semplice scissione sono un esempio di diversità, per giungere alla conciliazione soprasensibile, in cui la carne è solo il ponte per far toccare i loro due spiriti. < Sì. > lo farà e basta. Rimarrà con lei quella notte. Quando le luci saranno spente, le tenebre calate su brame ben sveglie, la contemplazione dell'eros eleverà col sacrificio della concupiscente lussuria, il tributo più maestoso all'avvolgimento umano, dove due corpi si fondono in una sola forza, quella ricreazione del potere più prossimo al divino, capace di dare addirittura la vita, nel tempio d'una fede intima e naturale, alle origini del tutto. (//END)

Ekko si presenta improvvisamente a casa dell'Ishiba, rendendo quella serata di solitudine, la stessa condivisa, tra pensieri e parole sussurrate mentre le paure di veder quella stessa solitudine invasa li rende complici.







Frù, vieni qua a leggere, questa è tua.