Brindisi
Free
Giocata dal 12/04/2021 19:43 al 13/04/2021 01:08 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Non vede Dyacon da un po', soprattutto dopo quanto accaduto alla sua dimora, avendovi incontrato Sango. Quindi, ha lasciato passare un po' di tempo prima di rimettervi piede, assicurandosi che quanto meno non ci fosse puzza di traditore nelle vicinanze. Soltanto una volta raggiunto il suo appartamento, salendo le scale con assoluta calma, non farebbe altro che allungar la mandritta verso il campanello dell'abitazione. Preme il tasto una singola volta, in modo che possa suonare e annunciare la presenza di qualcuno innanzi all'ingresso. Una camicia bianca ne copre interamente il busto, maniche lunghe ben chiuse tramite dei polsini, lasciando qualche bottone aperto e mostrando una scollatura normalissima, senza mostrar chissà cosa di quel che v'è sotto se non uno scorcio appena di pelle. Quivi, è anche possibile notare il ciondolo con il ventaglio del Clan Uchiha che mai ha rimosso da quando Hanabi glielo ha donato. Sulle spalle, è inoltre poggiata una giacca in pelle nera senza però la necessità d'infilarvi anche le braccia, giacché l'indumento sventola dietro le di lei spalle. Scendendo, troviamo un paio di pantaloni neri aderenti alle di lei gambe e stringendosi in vita, tenuti su da una cintura in cuoio della medesima tonalità. I lembi della camicia, difatti, sono infilati nel bordo di questi ultimi, in modo che non si muova e che paia anche più ordinata. Ai piedi, infine, calza un paio di stivaletti neri che raggiungono la metà del polpaccio e che sembrano, a ben vedere, anche piuttosto comodi. Sotto questi abiti, son sapientemente infilati anche un paio di vambracci e schinieri metallici, ulteriori difese che potrebbero aiutarla non poco durante un eventuale scontro - ammesso ne avvenga qualcuno. Un paio di guanti neri ne coprono le mani interamente, nascondendo persino le affusolate dita. Il materiale è semplice cotone e pelle, ma sotto d'essi vi si nasconde una piccola placca metallica. Alla cintura, è fissato un gancio tramite il quale ha sistemato uno dei suoi recentissimi acquisti: una frusta dal manico bordeaux, ma per il resto completamente nera, che pende dal fianco mancino. Attorno alla coscia mancina, invece, vi è una piccola fascia con tre scomparti - tre sottili elastici - che contengono un numero identico di kunai con il manico rivolto verso l'alto, cosicché possa estrarli senz'alcuna problematica. Sul gluteo dal lato opposto, invece, prende posto una tasca porta oggetti che contiene tre shuriken, cinque fuuda (di cui due contenenti i tronchetti per la Sostituzione), tre tonici per il recupero del Chakra (avendone perso in quantità rispetto a dieci anni prima) e tre tonici coagulanti (ovviamente per Mattyse, visto e considerato quanto spesso si faccia male). Per ultima, ma non meno importante, tuttavia la riparazione è terminata relativamente da qualche giorno, vi è anche una katana dalla guardia completamente nera e dalla lama sottile in un apposito fodero, la quale pende dal fianco opposto alla frusta. Attende soltanto che qualcuno possa andare ad aprire quella porta, ammesso che ci sia davvero un occupante all'interno dell'abitazione. Il suo desiderio sarebbe almeno quello di trovarcelo da solo sicché non ha nessuna intenzione di mettersi di nuovo a litigare con la traditrice dai capelli cremisi che ha già avuto modo d'incontrare. <...> In silenzio, resta in piedi di fronte alla porta, pazientando il di lui arrivo oppure prendendo tutt'altra strada nel caso in cui non ci fosse in quel momento. [ Chakra ON ] Svogliato. Incazzato. Apatico. Iracondo. Se ne sta sdraiato sul divano dell'abitazione, seguendo l'altalena di emozioni in cui è caduto da un paio di giorni a questa parte. Piedi e gambe distese verso l'alto, piegate sulle ginocchia e poggiati con i talloni contro la zona alta dello schienale, mentre il collo e la testa sono adagiati su uno dei braccioli. Pensa e ripensa, preda dei pensieri che gli attanagliano la mente da diverso tempo. < La pazzia vera... > Sussurra, ancora nervoso per gli accadimenti che lo hanno visto protagonista poche sere fa, al bosco dei ciliegi. Mano destra che lancia ed afferra al volo una palla di colore blu, di pezza, che viene scagliata contro la parete che ha di fronte. Furaya, fuori dall'appartamento, potrà sentire degli STUMP - STUMP intervellati da qualche secondo l'uno dall'altro. < Uh? > Aggrotta la fronte, fermando quella sorta di gioco anti-stress, ruotando il capo in direzione dell'uscio. < Sapete benissimo che non credo in voi... > Alza gli occhi color ametista in direzione del soffitto, immaginando i Kami che tutto sanno e tutto osservano. < Ma vi prego, fate in modo che non sia lei. Stavolta potrei non trattenermi. > Mugugna, contraendo i muscoli addominali nel riabbassare le leve inferiore e poggiare i piedi scalzi sulla pavimentazione fredda della casa. Prima si mette seduto e poi, con molta calma, raggiunge l'eretta postura. S'incammina verso la porta e quell'effimera distanza sembra non finire mai, allungata temporalmente dai mille dubbi che lo accompagnano fino alla meta. La mano destra si allunga in direzione della maniglia, spalancando l'ingresso. Chi si trova davanti fortunatamente non è una rossa psicopatica, bensì la donna dai capelli rosati, nonchè sua Sensei. < Furaya... > Espressione in volto tirata, rabbuiata, che descrive il suo stato d'animo attuale. Non è in vena di avere contatti con l'esterno, figuriamoci con un essere vivente. < Perdona il mio modo non proprio accogliente. > Strano, si scusa. E' proprio ridotto male. < Cosa sei venuta a fare? Entra comunque... > Si defila, lasciandole lo spazio utile per entrare nella struttura. Ciò che si paleserà agli occhi del decimo, è un soggiorno in disordine, dove sul tavolo basso spiccano due bottiglie di sakè completamente vuote. Residui di qualche pasto da asporto e una crepa sulla parete destra del piccolo corridoio che fa da anticamera del salone. Lui invece non indossa nessun tipo di calzatura. Un paio di pantaloni bianchi, comodi e larghi, son tenuti in vita grazie ad una fine cordicella nera. Sul busto una camicia rosso fuoco con una trama a scacchi neri, completamente sbottonata, mettendo in mostra una muscolatura dannatamente definita. Capigliatura corvina in evidente disordine. Non che di norma sia pettinata in modo maniacale, ma neanche lasciata così. Tutti simboli che possono far dedurre che sta attraversando un periodo delicato. [Chakra OFF] Iniziamo con l'evitare di mischiare la merda con la cioccolata, grazie. Dunque attende che Dyacon dall'interno possa alzarsi e avvicinarsi all'ingresso, potendo facilmente sentire quel colpo che dà alle pareti tramite chissà che cosa. Non potendolo vedere, non saprebbe neanche immaginarlo. Tuttavia, non si pone granché quesiti in merito. Quando la porta vien aperto, cerca d'accoglierlo con quello che sembra la parvenza d'un sorriso, sforzandosi per quanto necessario di incurvare le labbra verso l'alto. E' un sorriso che comunque sparisce esattamente com'è apparso, tant'è che avrebbe poptuto farne anche a meno considerando l'aspetto dell'amico nonché allievo, il quale appare essere piuttosto trasandato. <Uh?> Sorpresa dalla di lui figura, è portata a piegare il capo da un lato, verso la spalla mancina, scrutando l'uomo che ha di fronte che pare aver passato di sicuro giorni migliori rispetto a quello odierno. <Giorno sbagliato, mh?> Domanda retorica la propria, poiché è piuttosto ovvio il fatto che non si tratti del giorno migliore in cui andare a trovarlo. Tuttavia, si trova lì, tanto vale fermarsi e cercare di capire cosa gli sia successo; non si sognerebbe certo di lasciarlo andare in questo momento. Egli pare lasciarla comunque entrare e lei non se lo farebbe ripetere due volte, lanciando delle rapide occhiate nei dintorni e notando come la situazione non sia chissà quanto migliore dentro l'abitazione. <Non ti sentivo da un po', quindi avevo voglia di farmi viva io.> Ammette in sua direzione, stringendosi nelle spalle ed aspettando che questi la raggiunga prima di proseguire, considerando come non si tratti di casa propria bensì n'è ospite. <E credo d'aver fatto bene> A giudicare dal suo modo di stare, sarebbe anche dovuta passare prima. L'importante è che si sia fatta vedere nel momento del bisogno, no? E' soltanto un caso che sia giunta troppo tardi, prima che quel casino potesse anche solo venire a galla, un casino del quale lei ancora non sa niente. <vuoi parlarne?> Pone ovviamente la sua spalla, gli concede un aiuto, fa in modo che possa quanto meno sfogarsi nel caso in cui accetti, ovviamente, una richiesta del genere da parte della rosata. No, non ha nessuna intenzione d'andarsene, anche se quest'atto potrebbe sembrare ben più maleducato dei precedenti. Si tratta pur sempre di qualcuno a cui vuol bene, per questo non prende la via d'uscita ma resta nell'abitazione altrui. Lo sguardo si fa serio, ma prima di lanciar qualunque sentenza o tirare ad indovinare, lascia che sia proprio Dyacon ad aprir bocca quando ne avrà intenzione o anche solo voglia. Resta in attesa. [ Chakra ON ] Lascia che Furaya si addentri nell'appartamento, mentre lui richiude la porta d'ingresso con delicatezza, quasi svogliato. Una volta fatto questo, si riaffianca all'ex hokage, trattenendo nel palmo della mano destra la palla di colore blu elettrico utilizzata come anti stress. Infatti le dita si aprono e si stringono contro il povero oggetto che assorbe tutta la frustrazione ed il nervosismo del Sabaku. < ..... > Resta in silenzio quando la Nara gli chiede se fosse un giorno sbagliato. E' una domanda retorica, dato sia il vestiario che le condizioni generali dell'abitazione. I due elementi appena citati parlano da soli. < Sai benissimo di esser sempre la benvenuta... > Replica senza guardarla in volto, ma adoperandosi nel creare lo spazio necessario su cui far accomodare l'ospite. I cuscini imbottiti del divano vengono sbattuti un paio di volte con le mani, con veemenza, prima di caricarsi la giara color ocra adagiata sulla parte finale di quella seduta in tessuto. < Perdona il disordine. Accomodati comunque... > Le sfila accanto, lasciandosela alle spalle, prodigandosi a poggiare la reliquia sacra di cui è il custode, contro una delle pareti del soggiorno, precisamente quella che confina con la porta d'ingresso della camera da letto. < Parlarne? Tsk! > Gli angoli delle labbra si arcuano verso l'alto, disegnando un sorriso isterico su quei tratti somatici fini e puri, dall'incarnato albino. < Penso di aver parlato così tanto in questi ultimi due giorni che in ventisette anni di vita. > Già, ha parlato, ma non è bastato. < Uhmpf... > Sospira, allargando la cassa toracica nell'inalare nuovo ossigeno, prima di caracollare a terra con tutto il corpo, sedendosi a terra di fronte alla rosea qualora abbia preso posto sul divano. Gambe incrociate e schiena leggermente curvata in avanti. < Che diamine hanno le donne di questo villaggio, mh? > Parole attraversate da un leggero velo di collera non ancora sbollita. < Possibile che siete tutte guerriere, ma tremate e avete una paura fottuta di amare? > Domanda, alzando le due ametiste in direzione del volto della donna, fissandola intensamente, alla ricerca disperata di una risposta. < Prima Keiga, adesso Sango... > Affranto, mostrando all'amica intima parte della sua vulnerabilità. Evento raro, poichè di solito lascia visibile ben altro: una corteccia, una maschera indossata ad Hoc. < Che problemi avete uh? > Inarca il sopracciglio sinistro, incalzando la chunin, prima di abbassare la testa e osservare il pavimento. < Avevi ragione su Sango... > Però ha voluto sbatterci la testa. < Ma non azzardarti ad essere compiaciuta o a dirmi "te l'avevo detto"... > L'ammonisce in modo bonario, rialzando di scatto lo sguardo verso di lei. < Stavo per ucciderla... > Confessa e molto probalbimente il suo nome è divenuto noto tra le fila del governo di Kagegakure. [Chakra OFF] Decisamente, quello non è un comportamento che si confà direttamente a Dyacon. Lo ha sempre visto molto spigliato, con quel carattere esuberante e privo di peli sulla lingua, tanto da dire le cose esattamente come stavano, senza preoccuparsi di chi avesse di fronte. Dunque, vuol comprendere cosa gli sia successo, anche perché non lo ha certo mai visto in queste condizioni e, in quanto Sensei, deve preoccuparsi della salute mentale del suo allievo, nonostante non si possano neanche più definire tali. Prenderebbe posto sul divano indicato dal ragazzo, restando in religioso silenzio fintantoché l'altro non abbia voglia d'iniziare a parlare. <...> Annuisce soltanto un paio di volte, sfilando la katana col relativo fodero dalla cintura a cui è agganciata, poggiandola in piedi, appena in diagonale, contro il bracciolo del divanetto in modo che non le dia alcun problema durante la seduta. Attenta ad evitare che cada o si muova, torna dopodiché a fissare l'interlocutore che ha di fronte. <Mh?> Lo vede scattare immantinente, costringendola a sbarrare per un attimo gli occhi per via della sorpresa. Lo lascia sfogare prendendo a parlare soltanto in un secondo momento. <Amare è complicato> Le vien subito da pronunciare in sua direzione, mantenendo un tono pacato come al suo solito. Unisce le mani in grembo, traendo concentrazione da quell'insignificante gesto. <ed è difficile anche solo accettare quello che stai provando. Veniamo da un'epoca in cui provare sentimenti era superfluo, ti rendeva una persona debole. Io stessa son stata cresciuta con questo insegnamento.> Le venne privata qualunque emozione, poiché in nessun modo avrebbe dovuto perdere di vista la missione che le veniva assegnata. Anche nelle Forze Speciali, tutto sommato, è ancora così o lo era quando poteva averne il comando. <Keiga è quel genere di persona che non vuole legarsi a nessuno. Non ne ho mai compresa la ragione, difficilmente parlava della sua famiglia o del suo passato. Sono stata io a chiederle di mettere le cose in chiaro con te, credevo che in dieci anni ci fosse riuscita, ma a quanto pare così non era.> Lo sguardo permane ovviamente in quello dell'uomo, senza mai abbassarlo neanche per un istante, restandovi concentrata anche per valutare la sua reazione alle proprie parole. <Ognuno dovrebbe fare ciò che si sente di fare, quest'è quanto e non puoi costringere una persona ad amarti soltanto perché tu provi qualcosa per lei.> Il discorso glissa anche su Sango e sarebbe proprio quella frase da dovergli pronunciare, un "te l'avevo detto" grande quanto una casa, tuttavia egli la blocca prima che possa anche soltanto far uscire dalle labbra la prima lettera della suddetta. <Come vuoi, come vuoi.> Portando le mani ad alzarsi verso le spalle, mostrando i palmi rigorosamente vuoti e facendole in seguito ridiscendere di nuovo sulle cosce. Lo sguardo si fa poco più serio nell'istante in cui l'annovera circa il tentato omicidio. <E perché ti sei fermato?> Una volta, non avrebbe mai pronunciato queste parole. Gli avrebbe detto, compiaciuta, che aveva fatto bene a fermarsi, evitandosi grane peggiori. Non adesso. Ora gli chiede per quale cazzo di motivo non abbia portato a termine l'opera. [ Chakra ON ] Resta con le gambe incrociate nella classica posizione del loto, dove le ginocchia puntano oltre i rispettivi fianchi. Il busto scivolerebbe di poco all'indietro, sorretto dalle braccia che si distenderebbero in modo perpendicolare, poggiando con le mani sulla pavimentazione fredda del salone. Muscoli delle spalle che si contraggono, così come quelli del collo. La camicia, una volta assunta la posizione, si aprirebbe ancora di più, con i lembi che scivolano lungo i lati del busto, mostrando dei pettorali e dell'addome ben definiti. Ben allenati. Non se ne cura, nonostante possono essere quasi coetanei e la situazione allievo maestra sia uno dei suoi sogni più intimi, non ha la testa per pensare di creare chissà quale crisi ormonale nella rosea. Non la vede sotto quel punto di vista. < Amare è un'emozione come lo è l'odio, l'ira, l'invidia e via dicendo... > Fa una sorta di resoconto approssimativo. < Eppure, nonostante l'amore sia uno dei motivi principali di vita, ci scordiamo di farlo. Mettiamo da parte il sentimento più potente ed importante, quasi come se provare qualcosa di giusto sia sbagliato. Disumano. > Si sfoga con la rosea, osservandola dal basso verso l'alto, sostenendo lo sguardo della Sensei. < Ho perso i miei genitori, so benissimo cosa si prova non avere più qualcuno da amare. Veder sparire qualcuno che teneva a te. > Perdita avvenuta in piena età adolescenziale. < Quest'avvenimento mi ha cambiato, è vero, ma non mi ha reso insensibile. > Ha un cuore che batte nel petto fortunatamente. < persona debole, tsk... > Schiocca la lingua sul palato, abbozzando un sorriso figlio del nervosismo che alberga ancora in lui. < Chi è debole Furaya? Colui che non prova nulla e vive una vita priva del suo significato, ovvero vivere, oppure chi si gode l'esistenza in ogni sua sfaccettatura, bella o brutta che sia? > Domanda in direzione del fu Hokage, dannatamente serio in viso. < Io faccio parte della seconda categoria. > Si rispecchia in quella descrizione e non se ne vergogna. Anzi. < Non ho mai costretto nessuno ad amarmi e questo lo sai bene anche tu. > Quella frase, per un breve lasso di tempo, gli manda in tilt il cervello poichè sono le stesse identiche parole pronunciate da Sango durante la discussione che hanno avuto. < L'avevo bloccata nella mia sabbia... > Riporta alla mente le immagini di quello scontro, se così può esser definito. < Avevo anche creato una lancia di sabbia per trafiggerla, non mortalmente, ma di sicuro non avrebbe saltato di gioia... > Un eufenismo. < Il cioccolatino si è messo in mezzo. Non so come si chiama, ma l'ho conosciuto con Mattyse qualche giorno fa. > Quando lo stesso Senjuu li ha avvisati della nuova task force. < Dopo che mi ha fatto la scenata per averti trovato a casa mia... > Sango è il soggetto della frase. < ...io l'ho beccata che si baciava con quell'armadio a quattro ante. > Descrizione detta senza alcuna paura nell'animo. Anzi, il confronto con il Makihara lo avrebbe sicuramente stimolato di più. < Si è risentita. Ha iniziato a rinfacciare il legame che ho con te e stronzate di vario genere che poi ho smesso di ascoltare. > Anche perchè gli si è chiusa la vena ed è partito all'attacco. < Non so perchè, ma sono convinto che sia stato solo un pretesto. Fermo restando che lei è una pazza. > Senza alcun dubbio. < Sembra che quest'anno il nero vada di moda... > Riferendosi sempre ad Ekko con un tono di voce d'invidia. Sospira poi, zittendosi. [Chakra OFF] A sua volta, non viene chissà quanto attratta dal fisico che Dyacon mette in mostra, pur non volutamente. Ha la testa fin troppo occupata da un bombarolo, oltre al padre di sua figlia a dirla tutta, per riuscire a pensare anche a colui che ha di fronte, il quale vien pur sempre visto come un allievo. Di questo, dunque, non v'è assolutamente timore. Tuttavia, deve ammettere che quanto meno è cresciuto come si deve. <Difatti, gli insegnamenti prevedevano che diventassimo macchine da guerra. Nessuna emozione avrebbe dovuto destabilizzare il nostro animo, fosse questa amore, rabbia o tristezza.> Spiega in sua direzione, cercando di esser maggiormente invasiva considerando come non abbia compreso appieno le spiegazioni della rosata. Gesticola appena con la destrorsa, mettendosi comoda. La schiena va a poggiare contro il divanetto e il cuscino morbido, accavallando la leva inferior manca sulla specular opposta. <Non sto ovviamente dicendo che sia corretto non provare emozioni e non ho mai creduto che rendesse qualcuno deboli. Provare le emozioni, queste sensazioni, per quanto brutte o belle siano, ci fa crescere e maturare. Fanno parte di noi.> E dunque è impossibile privarsene del tutto, proprio perché son importanti nella vita d'ognuno. Non gli sta dando in alcun modo contro, evidentemente deve soltanto riuscire a spiegarsi meglio di quant'abbia potuto fare finora. <Non deve renderti tale, infatti. Devi trarre forza da questi avvenimenti.> Afferma ancora, continuando ad ascoltare quello che viene pronunciato da Dyacon, il quale aveva e ha evidentemente bisogno di qualcuno con cui parlare e con cui aprirsi. Si potrebbe dire ch'è capitata a fagiolo, tutto sommato. <Anch'io faccio parte della seconda categoria. Non mi sono mai privata di provare sentimenti. Sono riuscita a differenziare le due cose. Durante una battaglia, non mi vedrai esternare alcuna emozione se non la più totale freddezza. Ma al di fuori di ciò, sono un essere umano e in quanto tale ne provo.> Piega appena la testa da un lato, lasciando che si sfoghi, che le racconti gli aneddoti di quant'accaduto proprio di recente con Sango, la traditrice dell'Alleanza dalla quale gli aveva espressamente detto di star lontano. <Non intendevo dire che tu l'avessi fatto, ma che spesso e volentieri non riusciamo a trovare la nostra anima gemella. Io stessa pensavo d'averla trovata, stavo addirittura per sposarmi, ma a quanto pare è stato solo un abbaglio.> Ed è solo immaginabile quanto male abbia potuto farle l'essere abbandonata, lasciata, da qualcuno che reputava uguale a sé, nonostante tutti gli alti e bassi che avevano. Le promesse che s'eran fatti l'un l'altra son andate del tutto sfumate. Invero, null'altro si tratta se non di karma, poiché un errore ben più grande venne fatto proprio dalla Nara, tradendo quest'ultimo nel vero senso della parola. E sospira al sol pensiero, poiché finora non ne ha neanche parlato col diretto interessato, il quale n'è ancora all'oscuro. Sgrana di getto gli occhi quando viene nominata assieme ad un ragazzo di colore che dovrebbe aver conosciuto a sua volta. Non n'è certa, ovviamente, ma per ora si concentra su ciò ch'è davvero importante. <Per quale ragione avrebbe dovuto farti una ramanzina su di me?> Sbatacchia un paio di volte le palpebre, cercando di trattenere quella risata che minaccia di sbocciare da un momento all'altro. <Continuo a non capire cosa c'entri io col legame tra voi due.> Non riesce ad arrivarci perché non osa neanche immaginarlo, dunque non riesce a trovare una motivazione plausibile per la quale accusarlo passando tramite lei. <Va di palo in frasca, dunque. Non che avessi dubbi in proposito.> Fa spallucce, mostrando un tiepido sorrisetto prima di poter proseguire con ulteriori commenti alla di lui volta. <Ad ogni modo, ti sei tolto soltanto un peso. Non è una persona della quale puoi fidarti, ti ha sfruttato finché l'era possibile farlo e poi eccoti qui.> Un 'te l'avevo detto' ma in maniera indiretta, giusto per fargliela pesare di meno. [ Chakra ON ]
Giocata dal 25/04/2021 17:00 al 26/04/2021 02:17 nella chat "Luogo Sconosciuto"
< Tsk! > Fa schioccare la lingua sul palato, infastidito non dalle parole di Furaya, bensì dal concetto che hanno provato ad instillargli nella testa. < Non provare nessuna emozione. Che vita di merda. > Dolore, rabbia, amore, gioia. Son sentimenti che segnano, anche in minima parte, la sfaccettatura di ogni singola giornata. Essere impassibili davanti a tutte le sollecitazioni interne ed esterne a cui il mondo reale ti sottopone, non è umano. Appartiene al mondo delle macchine. A quella tecnologia che in dieci anni ha fatto passi da gigante, stravolgendo la quotidianeità di ogni singolo uomo o donna che sia. < Traggo forza ed insegnamento da ogni avvenimento. Sia questo positivo che negativo. Anche ora che sto parlado con te... > La mano destra si stacca per un attimo dalla pavimentazione del soggiorno, mantenendo la posizione assunta in precedenza con il solo arto superiore mancino. Le dita si dipanano e poi, successivamente, vengono fatte passare tra la folta capigliatura corvina nel cercare di darle una pettinata, una sistemata, soprattutto alle ciocche ribelli che gli scivolano lungo la parte destra del volto. < Siamo simili in questo. > Sull'essere di ghiaccio durante una battaglia. D'altronde sono maestra ed allievo no? Ridistende di colpo il braccio dritto verso il basso, obbligato a riassumere la postura per via di un lieve sbilanciamento all'indietro di cui è vittima il busto. Gesto improvviso che, purtroppo, gli scopre totalmente il tronco, mostrando una parete addominale e dei pettorali non indifferenti. Anche la classica V ai lati del bacino si palesa agli occhi della rosea. < Andiamo Furaya... > Reclina il capo verso tergo, alzando lo sguardo verso il soffitto della stanza. < Sai benissimo che non ero in cerca dell'anima gemella. > Non ora almeno. Più avanti magari perchè no. < La mia reazione è figlia delle sue azioni. > Di Sango. < Quando sei andata via da casa e mi hai lasciato il foglio all'ingresso... > Dove gli spiegava cos' era successo e che la porta era stata divelta dal fare della rossa. Porta riparata a sue spese. Taccagne(?). < Sono andato io da lei. > Ammette nel riabbassare le due ametiste e portarle alla ricerca degli occhi della Nara. < Mi ha fatto una sceneggiata non indifferente. Era offesa perchè tu avevi le chiavi di casa e lei no. Non si aspettava di trovarti nella mia abitazione... > Come la chunin non credeva di avere una visita dall'Ishiba. < E poi ha immaginato che io e te fossimo andati a letto... > Schietto come sempre, cercando di raccontare a grandi linee i fatti che si sono succeduti quella sera. Tono di voce quieto, pacato, anche se ogni tanto il discorso viene pervaso da una nota di nervosismo subito placata. < Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato rivelargli il mio essere un tuo allievo. > Cosa di cui non si vergogna affatto, anzi, tutt'altro. < Eppure sono convinto di un'idea che mi sussurra nella testa... > La gabbia toracica s'espande, sospirando rumorosamente. < Ovvero che abbia utilizzato questo nostro rapporto come scusa utile a rompere quello che avevamo... > Non amore, non si è mai illuso di questo e non l'ha mai cercato. Ma un sentimento si stava creando ed è innegabile, anche se la rossa non lo ammetterà neanche sotto tortura. < Hai detto bene. Voleva continuare a saltare di palo in frasca... > L'ha capito solo dopo. Tutta esperienza in più. < Anche se poi bisogna vedere chi ha il palo e chi ha la frasca. > Abbozza un sorriso, ridendo alla sua stessa battuta. Il soprannome di pi-randello(?) di Suna dovrebbe esser ancora valido. < Spero di aver soddisfatto tutte le tue domande. > Ha un quadro più completo. Dei tasselli che può tranquillamente unire al puzzle principale. < Quello che deve stare attento adesso è il cioccolatino... > Ekko, ecco(?). < Ma sono affari loro. Non ho più intenzione di saperne di Sango. Spero che lui... > Il nigga < Non tiri fuori il discorso durante una nostra eventuale missione. Da quanto ho capito Mattyse vuole arruolarci in una sorta di task force. > Lui però non ha ancora dato il suo benestare. Deve capirne di più. < Toglimi una curiosità. > Lo sguardo si assottiglia su di lei. < Pakkurida sei tu? > Sfarfalla le palpebre, idratando le due pupille dal colore scuro come l'oceano. L'ultima volta non ci ha capito molto, ma ha dedotto che quello sia il nome in codice della donna. Forse. [Chakra OFF] Si limita a scuoter il capo, convenendo tuttavia con il dimostrarsi contrario a quanto discusso. <Purtroppo> Piega la testa verso la spalla, mantenendo il contatto visivo con il sabbioso. <in molti la pensavano così. L'addestramento Anbu non era dissimile.> E probabilmente non lo è neanche adesso. Resta seduta, accavallando la leva inferior manca sulla gemella. Si mette comoda per affrontare un discorso che potrebbe farla uscire dai gangheri e in nessun modo vuol rischiare di bruciare il divano sul quale siede allo stesso modo con cui ha distrutto il cellulare di Ekko. A seguito della successiva affermazione, per la quale asserisce che trae esperienza da tutto ciò che gli accade attorno, la donna si limita in un primo momento ad annuire. Un lento movimento del capo che sancisce quanto possa capirlo da questo punto di vista. <Già.> Null'altro da aggiungere in un contesto ch'è stato di per sé ampliamente trattato. Nonostante la visione posta sotto gli occhi chiari della donna, quest'ultima pare totalmente menefreghista a tal proposito. Accusa comunque il colpo interiore di veder un bel corpo, non potendolo toccare. Si tratta di rispetto verso il prossimo. <Non stavo insinuando niente del genere, infatti.> Che lui cercasse o meno l'anima gemella, per quanto la riguarda, non la tange affatto. Ognuno decide cosa fare della propria vita, anche se prende spesso e volentieri delle scelte sbagliate. L'aveva messo in guardia dal comportamento di Sango, trattandosi comunque d'una persona che lei ha dapprima conosciuto come amica e soltanto in un secondo momento come traditrice. Qualunque commento ha fatto a proposito della suddetta verteva anche in considerazione di ciò che lei ci ha passato assieme e del modo in cui è stata trattata. Prim'ancora che cambiasse idea, riteneva la Judai al pari d'una compagna di bevute. Che sapesse o meno di quant'accaduto in passato, si sarebbe dovuta svegliare ben prima e non soltanto quando qualcuno ha deciso di sovvertire l'Alleanza. A meno che non si fosse avvicinata a lei con l'intento d'ottenere delle informazioni, trattandosi pur sempre d'una posizione di prestigio quella occupata dalla Nara. Tuttavia, non la reputa abbastanza intelligente, quindi è una ipotesi che tende a scartare. <...> In silenzio, lascia che Dyacon possa prender parola, spiegandole per filo e per segno come davvero siano andate le cose. A quanto pare, è stato lei a dirigersi dalla rossa, giustamente per chiedere spiegazioni, ricevendo non solo un due di picche, ma persino una ramanzina per la quale sembra rientrare proprio la rosata. Le sfugge un mezzo sorrisetto, con una goccia che cade dietro la di lei testa, incapace di comprendere le motivazioni che abbiano potuto portare la Ishiba a comportarsi in tal modo. Anche lei non era affatto contenta che il Sabaku la frequentasse, eppure ha evitato di fargli sceneggiate del genere poiché reputa d'essere alquanto matura e, al contempo, ha dato per scontato che anche chi avesse di fronte lo fosse. Ed è proprio grazie a questo ragionamento che loro due si trovano l'uno di fronte all'altra a poterne parlare con tranquillità. <Si è dimostrata la ragazzina immatura che in realtà è sempre stata.> E' questa la soluzione ad una domanda inespressa da parte altrui che riesce a trovare. Una persona matura tende a comportarsi nel modo in cui s'è posta la rosata, senza il doveroso bisogno di portare acqua al proprio mulino, ma discutendo della vicenda in maniera del tutto obiettiva. Non si sente in dovere né d'offenderla né di pronunciarsi oltre, valutando come si stia già comportando scortesemente nei confronti della rossa, sovvertendo ciò che crede d'aver conquistato tra le mura di Kagegakure. E' la sua vendetta personale. <Sono consapevole del fatto che non nutra chissà quali intenti positivi nei miei confronti, ma è reciproco.> Solleva le spalle con assoluta tranquillità, lasciando che traspari dalle proprie parole e dai gesti che compie. Lei se n'è fatta una ragione. Esiste, ci deve convivere il tempo necessario a convincere la gente che non sia affatto affidabile come membro della Shinsengumi. <Posso dirti con tutta sincerità che non ci hai perso nulla?> Non pretende alcuna risposta, ma trova che non serva neanche più starci a pensare troppo, avendo appunto trovato la risposta che andava cercando con le sue sole forze. <Cioccolatino?> Se in un primo momento il collegamento con Ekko risulta essere impossibile, quanto pronunciato successivamente le fa aprire gli occhi. <Ma insomma!> Sbotta d'un tratto. <Ci manca soltanto che provi a portarsi a letto Matt o Saisashi, a questo punto. Per quale ragione bazzica sempre attorno alla gente che ha più stretti legami con me? Cosa pensa d'ottenere?> Presuppone, a questo punto, che ci sia una ragione sotto, altrimenti non riesce affatto a capire se si tratti di mera sfortuna. Sta a significare ch'è costretta ad averla attorno la maggior parte del tempo, seppur indirettamente. A proposito della task force, invece, si schiarisce la voce e cerca di dargli una spiegazione. <La task force è un vecchio gruppo. Tempo fa l'annunciai come squadra anti-terroristica legata agli Anbu. Qualcuno aveva scoperto le nostre intenzioni, ragion per cui optai per mettere le cose in chiaro e parare le spalle a tutti coloro che vi erano collegati.> Sancisce alla di lui volta, sollevando la mandritta col palmo rivolto verso l'alto, continuando a gesticolare mentre gli cede le suddette spiegazioni. Il di lei tono si mantiene ovviamente calmo, arrochito appena dal tanto parlare. <Sta di fatto che Matt n'era il leader, ma doveva necessariamente sottostare alle mie regole e a quelle del Generale Anbu Boryoku. Con l'assenza della mia carica, sfruttata affinché potesse muoversi senza venir fermato, e manchevole anche del Generale appena menzionato, la squadra può prendere connotati diversi.> Chiosa ancora senza distogliere neanche per un attimo lo sguardo dal ragazzo. <Abbiamo obiettivi differenti da allora.> Son stati completamente rivisti. E' stato come cambiare totalmente pagina, passando ad una storia diversa. L'ultima domanda, invece, la spiazza appena. <Sì?> Interrogativa, ma sancendogli anche una risposta affermativa che traspare la domanda inespressa del 'perché me lo stai chiedendo?'. [ Chakra ON ] Le gambe si sciolgono da quell'intreccio che le ha tenute unite fino ad ora, la cosiddetta posizione del loto, distendendosi in avanti e sentire una lieve sensazione di piacere avvolgere ogni muscolo delle leve inferiori. Dai polpacci ai quadricipiti femorali. Facendo perno sul braccio destro piantato nel terreno, il busto ed il bacino ruotano in senso orario, da manca a dritta, dandosi la spinta necessaria per guadagnare di nuovo l'eretta postura. La camicia con trama a scacchi svolazza durante i movimenti, così come le ciocche ribelli ricadutegli davanti al volto, occultando gran parte dei tratti somatici. < Gli Anbu? > Domanda retorica, mentre le mani impattano tra loro, togliendosi di dosso la polvere accumulata nei palmi durante il loro contatto con la pavimentazione. < Non mi sono mai piaciuti. O meglio, non rispecchiano il mio modo di combattere. Troppo subdolo, investigativo. Io sono per fare da apripista, andare e sfondare. > Eppure è conscio che in certe circostanze serve più la testa che la mera forza bruta. Non è stupido. < Sei qui da un bel pò e oltre a sentire i miei lamenti non mi dici nulla sul fatto che non ti ho offerto niente? > Abbozza un sorriso bonario, sincero, avvicinandosi verso quell'angolo cucina di cui è composto l'appartamento. Le mani si distendono verso le maniglie delle ante, spalancandole subito dopo. < Vuoi del saké, del whisky, del Shochu o dell'acqua? > Chiede, girando appena il volto in sua direzione, attendendo una risposta. < Penso che con un'unica frase tu abbai descritto Sango. Ragazzina immatura... > In realtà avrebbe altri aggettivi da aggiungere a quella descrizione, ma li tiene per sè. < Ho dovuto sbatterci la testa per aprire davvero gli occhi. Ma ho comunque apprezzato il tuo mettermi in guardia... > Si appoggia con la zona lombare contro il piano in legno della cucina, dando il fronte seminudo alla rosata. < Non nutre intenti positivi sappi che è molto, ma molto riduttivo. > Ha avuto modo di sentire la predica e le madonne(?) esternate da Sango contro Furaya. Parole ed insulti che ha subito bloccato sul nascere. < Uh? > Inarca il sopracciglio mancino nel vedere il suo sbottare nell'apprendere che la rossa adesso si diverte con Ekko. < Ma lo conosci? Nonostante ci sia andato a prendere qualcosa da bere insieme a Matt, non ho avuto modo di sapere il suo nome. > Quant'è vero. Andava di corsa quella sera. < Dici che lo sta facendo appositamente? > La mano destra va a massaggiare il mento glabro, mentre l'espressione diventa dubbiosa, pensierosa. < Non l'avevo letta sotto questo punto di vista. Ma non credo che sia così meschina e calcolatrice. > Breve attimo di pausa, facendo scivolare le due ametiste sugli occhi di lei. < Tuttavia, la mano sul fuoco non ce la metto. > Rischierebbe di bruciarsi, letteralmente. < Quali sono attualmente gli obiettivi di questa task forse, Furaya? Mi è stato chiesto di farne parte, ma non ho ancora risposto. Prima voglio saperne di più. Non ho intenzione di unirmi ad un gruppo di persone che la pensano in modo differente dal mio. Questo potrebbe esser motivo d'intralcio in missione. > Insomma, vuole essere sicuro che, mentalmente, viaggino sulle stesse frequenze. < Mi era preso il dubbio quando Matt parlava di Pakkurida. Si sono sciolti quando ci ha chiesto di portarlo da Pakkurida qualora si fosse ubriacato. > Sorride, divertito. < La tua risposta affermativa ha semplicemente confermato quello che già pensavo. > [Chakra OFF] Un lento cenno del capo è quanto in risposta possa dargli a favore degli Anbu. Solleva ed abbassa le spalle innanzi alla considerazione successiva. <All'inizio della mia carriera da ninja, reputavo che fossero il corpo migliore nel quale arruolarmi.> Dalle Forze speciali, ha imparato tanto. Ha messo a frutto qualunque insegnamento loro le abbiano dato, nonostante gli alti ed i bassi che chiunque è costretto sempre ad affrontare. Gli addestramenti erano impegnatevi, ma non ha mai abbassato la testa e s'è sempre rialzata. L'unico vincolo nel quale non riusciva a rientrare in quanto membro effettivo erano le torture. Non possedeva la doverosa cattiveria nel far tanto male ad una persona, quanto meno prima dell'innesto dello Yoton e della presenza negativa del padre nella sua vita da un giorno all'altro. Le cortesie per gli ospiti, ad ogni modo, non sono neanche il suo forte. <Avevamo ben altro a cui pensare quando sono arrivata.> Gli rivolge un tiepido sorriso per tutta risposta e innanzi all'elenco che ne fa, si rivela curiosa a fare del: <Shochu? Cos'è?> La sua testolina la invoglia a testare qualcosa di nuovo, specialmente se non lo si è mai sentito nominare. D'altronde, non si può dire che qualcosa non ti piaccia se prima non la provi. Ne attende dapprima un responso, una qualche spiegazione circa la bevanda prima di accennar ad un responso positivo. Si torna a parlare di Sango e la di lei attenzione vola sul viso altrui. <Il metterti in guardia non è bastato a farti desistere. Voi uomini, quando avete in mente un obiettivo, difficilmente distogliete l'attenzione da esso, specialmente se si tratta d'una donna da portarvi a letto.> Si lascia scappare una piccola risata, stemperando la discussione venutasi a creare a favore di quant'accaduto con la rossa. Inoltre, la sua vuol sembrare quanto più una battuta per via delle risposte ricevute da Dyacon, soprattutto sull'asserire come lei avesse avuto ovviamente ragione in tal senso. <Dài, ora sono curiosa.> Comara maledetta, non vede l'ora d'avere del gossip. <Voglio sapere cosa pensa di me. Mi interessa capire se abbia avuto il coraggio o meno di dirmelo in faccia.> Ne attende un responso, ammesso voglia dargliene, tenendo conto che ne ha risvegliato la curiosità. S'attaccherà come un gatto ai testicoli finché non saprà tutto. Purtroppo, ha anche dei difetti e non sempre è la donna piena di saggezza che ha dimostrato anni addietro. Lo è comunque, il carattere è difficile da cambiare per quanto ci si possa impegnare. <Io e Matt decidiamo assieme chi arruolare o meno, quindi sono sicura del fatto che non si possa trattare di nessun altro se non di Ekko.> Rivelandogli anche il nome, cosicché smetta di chiamarlo cioccolatino o comunque trovando una correlazione tra le due cose. Mettono assieme i vari punti per aver chiara la situazione che li vede protagonisti assieme. Si ritrova a stringersi ancora una volta tra le spalle. Ci rimugina su qualche istante prima di rispondergli a proposito della rossa, di nuovo. <Non penso di conoscerla così bene, ma reputo, considerata la scenata che ti ha fatto, che non potrebbe comportarsi così. Qualora venisse a sapere del mio legame con Ekko, temo che a sua volta possa subire le ire infondate di Sango.> Non che la riguardi direttamente. Così come ha messo in guardia Dyacon, ha fatto la stessa cosa con il Makihara. Anzi, c'è da considerare che gli ha persino sciolto il telefono, ma questa è un'altra storia e non è il momento per raccontarla. Torna a schiarirsi la voce per disquisire a proposito degli attuali obiettivi della task force. <Mi fido di te> Sancisce in sua direzione, portando la testa a chinarsi verso la spalla mancina, senza distoglier l'attenzione dagli occhi chiari altrui. <quindi, ascolta attentamente.> Vale come premessa iniziale. <Personalmente parlando, voglio tornare a casa, a Konoha.> Ulteriore premessa, come se la prima non bastava. <Non mi sento parte integrante di questa società, non mi abituerò mai a vivere con coloro che hanno deciso di scappare e rifugiarsi altrove e che nulla ancor fanno per tornare nei villaggi d'origine. Si son comportati da conigli, smettendo di combattere. Noi ninja del passato siam anche caduti, abbiamo fallito, ma trovo insensato che altri come me abbiano deciso semplicemente di restare.> Stringe saldamente le dita, formando un pugno, sbiancando le nocche. Inspira profondamente prima di riprendere e cercare di giungere ad una conclusione. <A nessuno importa della loro vecchia casa? A nessuno è mai venuto in mente di riconquistare i territori esterni e mettere fine a quelle bestie che si sono impossessate di tutto ciò ch'era nostro?> Domande retoriche le proprie giacché la risposta l'hanno avuta ed è da questa ch'è iniziata la loro rivalsa. <Kagegakure potrebbe metterci i bastoni tra le ruote. Non ne siamo sicuri, ma qualora siano desiderosi di farlo, non ci faremo fermare. Siamo pronti a combattere con le unghie e coi denti per riprenderci ciò che c'apparteneva. Matt ragiona in maniera terroristica. Non so se ricordi cos'accadde oltre dieci anni fa: la caduta del ponte Naruto a Kiri, la distruzione del volto dell'Ottavo Hokage.> Gli lascia immaginare chi sia l'artefice. [ Chakra ON ] Resta poggiato con la parte bassa della schiena contro il piano in legno della cucina, portando le braccia ad unirsi davanti al petto e rimanere con la testa in mezzo alle due ante spalancate in precedenza. Posizione di puro relax. < Avevate ben altro a cui pensare? Immagino i problemi che ha dovuto affrontare Konoha. > Mormora, alzando per un attimo lo sguardo ametista in direzione del soffitto. La mente riesuma dei ricordi ormai lontani, catalogati e risalenti a circa dieci anni prima. Antecedente alla devastazione. < Ho sentito una storia riguardo ad un Nara... > Ripete ad alta voce, non sapendo minimamente il grado di parentela che intercorreva tra Furaya ed il vecchio capo clan delle ombre. < Ma non conosco i dettagli. So solo che fu una faida interna e molto aspra. > Sentenzia, riabbassando l'attenzione verso il corpo e le forme sinuose dell'ex Hokage. < Non sai cos'è lo Shochu? > Sfarfalla un paio di volte le palpebre, incredulo davanti a quella risposta, oltre che irrorare i due occhi incastonati in quell'incarnato albino. < E' un liquore, fatto principalmente di alcool ovviamente, ma distillato insieme ad altri ingredienti non alcolici. Quello che ho io, è di riso. > Liquido torbido e dal sapore dolce. Non troppo, ma che comunque quando viene ingerito rilascia una sensazione di bruciore in gola. < Te lo faccio assaggiare. Poi se ti piace te ne do un bicchiere. > Aggrotta poi la fronte, preso da un dubbio non indifferente. < Tu bevi Fru? Non ti ho mai vista. Non è che ti ubriachi no? Al massimo ti sdragli sul divano. > Si rivolge al decimo come una sorella, oltre che come un Sensei di cui ha un profondo rispetto. Si stacca dall'appggio fornitogli dall'angolo cottura, dando stavolta le spalle alla ragazza, muovendo le mani all'interno dei ripiani delle ante. Afferra con una la bottiglia d'un colore scuro, sul marrone con tanto di etichetta giapponese che sta a significare Shochu; la seconda invece stringe un contenitore anonimo, trasparente, classico per consumare l'acqua. Attende che lo raggiunga, stappando e versando il liquido nel boccale. < In quello che hai detto non terrei solo gli uomini. Anche voi donne in fatto di capocciate al muro non scherzate eh... > Sorride sinceramente, ruotando leggermente il capo in sua direzione. < Cosa pensa di te Sango? Che sei una manipolatrice, che sei una persona troppo attaccata e serva della pace. Insomma, cose così... > Concetti vaghi che non vuole approfondire. Non ne ha assolutamente voglia. Nonostante l'altra sia adulta e vaccinata, è sempre spiacevole esser insultati. Cicatrici dell'anima invisibili che, involontariamente, possono riaprirsi e far male con il passare del tempo. Meglio evitare. < Dunque si chiama Ekko. > Cambia volutamente discorso, concentrandosi sul nome dell'uomo dalla pelle scura. < Saranno cazzi suoi. Che ci devo rimettere solo io? > Un pò e un pò no? < ..... > Si zittisce poi, ascoltando in maniera molto attenta le motivazioni che hanno spinto alla creazione di una nuova task force: riprendersi i vecchi villaggi. < Fru... > Tono di voce serio, caldo, osservandola in viso con i muscoli facciali contratti. < Sai quanto ti stimi, però mi trovi in disaccordo. E' lodevole il fatto di riprendere Konoha... > L'originale, e non il minuto distretto che fa parte oggi di Kagegakure. < Ma non puoi addossare tutte le colpe a questo consiglio. Neanche io sotto molti punti di vista li ammiro, però sono riusciti a dare protezione a quei civili sopravvissuti alle bestie. > Bisogna dargliene atto. < Molti ninja erano morti. Le difese erano crollate. Ho visto gente uccidersi per un pezzo di pane ammuffito. Morire per strada o in un rudere senza che nessuno potesse fare nulla. Sono stati anni tosti dove una controffensiva al falso Dio era impensabile. > Anni in cui l'altra e una moltitudine di individui non hanno vissuto poichè rinchiusi dentro dei cristalli. Non gliena fa una colpa sia chiaro, ma vuole che la Nara capisca quanti sacrifici sono stati fatti per cercare di tornare alla normalità. < Non so se Kagegakure interverrà, ma se lo farà sguinzagliera la Shinsengumi. > Ipotesi fattibilissima. < O gli stessi Anbu. > Magari tutte e due le corporazioni insieme. < Sì, ricordo cosa accadde dieci anni fa. Ora si spiega perchè Mattyse ha avuto così tanta libertà d'azione. Tsk! > Schiocca la lingua sul palato, ricreando quel ghigno caratteristico. < Solo una domanda: perchè? > [Chakra OFF] C'è stato un piccolo fraintendimento. <Intendevo dire che *io e te* avevamo altro a cui pensare, quindi non m'è passato neanche per l'anticamera del cervello di chiederti un bicchiere d'acqua.> Si lascia nuovamente scappare una piccola risata dalle labbra socchiuse, definendo anche questo misunderstanding e chiarendolo. L'accenno storico che Dyacon tenta di fare lascia però la fanciulla con molteplici punti interrogativi. <Faide interne non ne abbiamo mai veramente avute. Quand'ero capo clan, se n'era sollevata soltanto una, ma la misi a tacere.> Si riferisce ovviamente al consiglio degli anziani che in nessun modo voleva permettere a Tachiko di restare all'interno del dojo, tanto meno permetterle d'apprendere le tecniche del clan, soltanto per via del suo comportamento. A conti fatti, non avrebbero avuto neanche torto, ma avrebbe significato tornare a comportarsi come suo padre, il quale era solito cacciare la gente dal clan quando non soddisfaceva determinati requisiti. <Se ti riferisci invece alla storia del villaggio, possiamo vantare la presenza di Shikamaru Nara, Khalux Nara e infine me. Soltanto un altro membro del clan sarebbe menzionabile, ma non si tratterebbe di faida interna bensì mondiale.> Teneva sotto scacco l'intera Alleanza assieme al suo esercito, motivo per il quale non si sarebbe potuto mai definire solamente come faida interna del clan o del villaggio. Tuttavia, non sapendo a cosa egli vada riferendosi, gli lascia dei piccoli aneddoti, snocciolandoli appena, senza dar troppo peso alla storia antica poiché potrebbe non interessargli affatto a differenza sua. I discorsi glissano rapidi alla volta dello Shochu che lei, tutt'ora, non sembra conoscere. <Non bevo spesso> Ammette, facendo ciondolare il capo da un lato e focalizzando la propria attenzione sulla di lui figura, attendendo che le porti quel liquore che pare desideroso di farle provare. <anzi, credo d'essermi ubriacata soltanto una volta in vita mia e quella volta accadde il finimondo.> Non portare MAI un Hokage a bere in un LOCALE pubblico con il tuo promesso SPOSO che organizza un evento canoro PROPRIO in quella serata ed esattamente in quel bar. Mai. E soprattutto toglietele l'alcol prima che sia troppo tardi. <Jushan-san mi rimproverò per un'ora intera e mi tenne il broncio per una settimana.> Abbassa per un attimo lo sguardo verso le mani poggiate in grembo, mostrando un sorriso malinconico. Chissà che fine ha fatto il suo braccio destro? Non è riuscita a trovarlo quand'è uscita dal cristallo e non riesce in nessun modo a rintracciarlo per le vie di Kagegakure. Che sia davvero morto in battaglia? E se fosse riuscito a fuggire? E se fosse ancora fuori dalle mura bisognoso d'aiuto? Troppe domande, poche risposte. <Ad ogni modo> Rialza il capo. <posso provarlo, va bene. Non supererò la soglia di due bicchierini.> L'ultima volta è iniziata proprio così e vorremmo a tutti ricordare che stavi bevendo proprio con lei con cui hai un acceso dibattito fin da quando sei tornata. Annuisce e sorride quando l'amico - ormai non più allievo - le fa presente che anche le donne non si comportano tanto diversamente. <Purtroppo ne sono un esempio.> Quanto meno è sincera! Il Sabaku, inoltre, le spiega come Sango abbia avuto il coraggio di descriverla. Una risata cristallina le risale dalla gola, fiorendo fuori dalle fauci del capobranco, la quale getta il capo all'indietro, lasciandosi sconquassare le interiora da quelle risa. <AHAHAHAHAH!!> Non riesce a fermarle, solleva la mandritta per asciugarsi una lacrima che fuoriesce dall'occhio corrispondente, causata ovviamente dal troppo ridere. <M-Ma-Manipolatrice?> Balbetta, non riuscendo in alcun modo a credere alle proprie orecchie. <Serva della pace, mh?> Il petto di tanto in tanto singhiozza ancora per le risate alle quali s'è lasciata andare in maniera spasmodica. <Hotsuma Oboro mi disse la stessa cosa durante il nostro scontro. Mi chiamò precisamente Tiranno della pace.> E fa spallucce dal momento che gli ha dato sicuramente peso in passato, dimostrandosi persino concorde nelle sue parole seppur mai nella vita si sarebbe definita un tiranno. Ostenta la pace, lo ha sempre fatto, ma nel corso del tempo ha soltanto cambiato approccio. Sorvola sull'argomento riguardante Ekko poiché non ha reale interesse nell'aggiungere dell'altro. Si focalizza sulle risposte importanti che successivamente riceve a fronte della task force. <E su questo posso darti senza dubbio ragione> A proposito del fatto che il consiglio ha comunque cercato di dare una casa a chi non l'avesse più. <ma durante tutto questo tempo perché non hanno cercato di riprendersi l'esterno? Inoltre, noi ninja del passato veniamo visti di cattivo occhio. Abbiamo fallito, è innegabile, ma abbiamo combattuto con le unghie e coi denti, versando sudore, sangue e lacrime.> Il di lei tono è ovviamente pregno d'una passione che l'ha sempre condotta verso la vittoria, verso la conquista: la cosiddetta Volontà del Fuoco che in lei alberga e che pare soltanto in lei, al momento, sia rimasta. <Hanno perso la concezione d'essere ninja, di lottare per ciò che si ama e per un futuro migliore. Si sono adagiati sugli allori. Nessuno ha più uno scopo. I ninja vengono trattati allo stregua d'un civile comune. Sarà che son io legata troppo al passato, ma no. Non riuscirei a vivere qui dentro.> Sospira, riprendendo fiato, stringendo il tessuto del pantalone tra le dita che s'arcuano per cercare un appiglio tale da non dare di matto. Riporta gli occhi chiari in sua direzione. <Voglio soltanto tornare a casa, la mia casa. Se devo morire per qualcosa, voglio morire per la mia terra. Ero, sono un Hokage.> Pretende d'esserlo ancora perché quella fiamma non s'è mai spenta, non s'è mai arresa. L'ha protetta con ogni fibra del proprio corpo, nascondendola al vento gelido che vi ha soffiato contro, divenendo lei stessa fiaccola ardente e portatrice della Volontà dimenticata. <Alla Shinsengumi, ci sto lavorando. Il Generale Anbu è ancora Boryoku. Potrei convincerla a venire dalla mia parte.> Impossibile, ma questo lei non lo sa. <A cosa ti riferisci? Perché creammo una squadra anti-terroristica o perché vogliamo tornare a casa?> Due risposte che potrebbero essere difficili da digerire. [ Chakra ON ] Di spalle a Furaya tutto intento a preparare la bevanda promessa al decimo Hokage, ascolta le parole che quest'ultima ha da dire riguardo a quello che accadde all'interno del clan Nara. < Purtroppo o per fortuna conosco solo te... > Dei manipolatori dell'ombra. Sorride in modo sarcastico verso di lei, seguendone l'alzarsi dal divano fino a raggiungerlo davanti al piano della cucina, affiancandolo. < Quindi è come immaginavo. Sei una degli Hokage di Konoha, forte, orgogliosa, pericolosa. Ma non reggi l'alcool... > Ghigna, constatando come ogni essere vivente, anche quello più potente, ha sempre un punto debole. < Tieni, e dimmi com'è... > Le dita della mano destra s'avviluppano intorno al bicchiere trasparente che contiene parte del liquido Shochu che gli ha proposto. < Vedi? Anche voi donne dovete sbattere la testa. > Annuisce con un rapido cenno del capo, prima che la fronte si aggrotta e lo sguardo color ametista scivola oltre la schiena della rosata. Non se n'era mai accorto. Non ci aveva mai fatto caso perchè non l'ha guardata mai sotto quel punto di vista. Eppure ha due chiappe perfette. Sode, ne troppo alte ne troppo basse e ben definite. Resta per qualche secondo su quelle curve, passando per un ipotetico pervertito e rischiare di prendere un montante diretto dalla donna. Se ne frega altamente, sghignazzando in modo molto divertito. < Ora ho capito perchè Mattyse ti ha voluto a tutti i costi. Non lo biasimo. Anzi devo dirgli ottima scelta... > Nessun imbarazzo in quelle parole. Alla fine sta parlando con una persona che equivale ad essere come una sorella. La malizia non può esserci. < Tu sai meglio di me quanto sia difficile ricostruire un esercito di ninja abili e affidabili. Credo che si sono concentrati unicamente alla difesa di Kagegakure. Condivido questa scelta. Se avessero mandato all'attacco quel piccolo gruppo di shinobi a disposizione, il villaggio sarebbe stato vulnerabili ad un offesa nemica. Dunque la rispsota alla tua domanda è: non hanno avuto i mezzi. > Per provare ad andare a riprendersi Konoha, Suna, Oto, Kiri e tutti gli ex paesi. < Concordo con te che non è stato fatto nulla. Quello sì. Concordo anche sul fatto che non riesco a vivere qui. La tecnologia mi sta sfiancando... > Quanto erano belli i tempi in cui internet, computer, videocamere e quant'altro non c'erano? Tantissimo. < Mi riferisco al perchè hai permesso a Mattyse di far esplodere il volto dell'ottavo Hokage e il ponte Naruto. Non capisco il senso. Avallare un attentato dinamitardo nel tuo stesso villaggio? > E' questo che non gli torna e attende una risposta da parte della donna. Nell'attesa, riempie un nuovo bicchiere, il secondo, di Shochu e ne trangugia il contenuto in pochi istanti, assaporando quel sapore dolciastro che s'espande nel cavo orale. < Comunque, se l'intento è quello di aiutarti a tornare a casa, lo farò. Senza alcun dubbio. > Sta accettando l'ingresso alla nuova task forse. < E Furaya... > Breve attimo di pausa fissandola in viso, sostenendone lo sguardo con insistenza. < E' bello riaverti qui... > Si lascia andare un gesto d'affetto con quella confessione, cedendo per un attimo alla felicità di riavere la rosata accanto a sè. Si zittisce, lasciando che il tempo scorra inesorabile, continuando la chiacchierata con la Nara fino a quando la stessa deciderà di non andarsene e tornare dall'allevatore di cinghiali con la mania delle bombe. [X] Giunta in cucina, arresta il proprio incedere non molto distante da Dyacon. <Purtroppo, eh?> Ripete ad alta voce, incrociando le braccia sotto al seno. Attende che le venga servito il bicchiere dal quale assaggiare quel liquore particolare al quale lei non s'è mai accostata prima d'ora. <N-Non è questione di non reggere l'alcol. E' che i miei amici non duravano abbastanza per uscirci a bere qualcosa assieme. Inoltre, col ruolo di Consigliera e successivamente quello di Hokage, non ho mai avuto letteralmente il tempo per divertirmi con qualcosa di normale.> La normalità non sapeva neanche dove fosse ubicata. Il suo mondo viveva con la consapevolezza di dover combattere per Konoha ogni qualvolta ve ne fosse la necessità, il bisogno d'elargire consiglio ed aiuti laddove possibile. La dritta s'allunga in direzione del bicchiere, accerchiandolo con l'ausilio delle falangi, poggiandovi contro i caldi polpastrelli. Lo avvicina alla punta del naso in modo che possa sentirne l'odore dolciastro, aspettando che anche Dyacon se ne versi a sua volta. Solleva il contenitore puntandolo in sua direzione, aspettando che possa brindare assieme a lei. <E' così che si fa, no?> Una domanda retorica con tanto di piccola risata ad accompagnare il tutto. Soltanto dopo aver ricevuto l'eventuale combaciamento dei due bicchieri, porterebbe il bordo di quest'ultimo a contatto con le labbra che andrebbero a schiudersi, permettendo il normale passaggio dell'alcolico liquido. Ne saggia la consistenza, il sapore. Umetta le labbra con la punta della lingua e in un primo momento pare pensierosa. Ragiona se le piace o meno. <Non è male!> Conferma dopo qualche istante, provando a gettarne giù un altro piccolo sorso giusto per sottolineare che le sia piaciuto oppure per confermarlo a se stessa. Nota quelle occhiate che vengono da lui lanciate come se stesse esplorando il corpo della Decima. <Mh?> Inarca un sopracciglio, lo squadra a sua volta. Fa finta di non vedere tanto meno di capire il motivo per il quale si stia comportando in quella maniera. La successiva considerazione le fa roteare gli occhi verso il soffitto, comprendendo a cosa alluda a causa delle occhiate ricevute poc'anzi. Non ne fa un affare di stato poiché bisogna comprendere che l'uomo viene attirato da determinate curve, fianchi che son pronunciati al punto giusto e gambe toniche. E' nella natura umana ed è l'ultima a poterlo criticare. Alla vista di Saisashi, d'altro canto, le cola del sangue dal naso. <Spero mi abbia scelta per il mio cervello più che per il mio corpo.> Anche se risulta essere inevitabile la necessità dell'occhio di volere la sua parte. Restando poggiata contro lo stipite della cucina, non molto distante dalla figura del sabbioso ed intenta per altro a sorseggiare quella dolce bevanda, si preoccupa di rispondere in maniera adeguata agli argomenti successivi. <Posso accettare il fatto che all'epoca non si siano mossi e che siano passati ben dieci anni, tuttavia *adesso* i mezzi ce li hanno.> Non può sapere se sia loro passata, almeno per l'anticamera del cervello, la possibilità di farlo. Ma a giudicare dalla situazione attuale così non sembra. Sancisce in via definitiva quello che crede a proposito dell'attuale Consiglio. Non si sente in dovere d'aggiungere altro in merito alla questione, ammesso non provengano altre domande da Dyacon. <Oh> Gli occhi gelidi scendono a rimirare il liquido alcolico ancor contenuto nel recipiente di vetro. <dieci anni fa circa, si presentò nel mio ufficio chiedendomi aiuto per una faccenda personale che però riguardava un mio Consigliere.> Mekura. <In cambio del mio aiuto, volle dirmi la verità. In quel periodo, stavamo indagando a proposito dell'esplosione del Ponte Naruto per merito di Al Miaeda, alias - appunto - Mattyse.> Una storia che nessuno conosce se non pochi eletti. <Ero talmente infuriata e fuori di me che lo marchiai a fuoco con il sigillo empatico. Non sono mai stata molto incline a uccidere i traditori, al massimo avrei potuto sbatterlo in prigione, ma avevo acconsentito ad aiutarlo.> Rialza gli occhi in sua direzione, l'espressione permane seria durante il suo narrare. <Gli sovvenne un'altra proposta per ovviare al suo tradimento: scelse di essere il mio cane.> Detta così, suona male, ma aspettate il seguito prima di giudicare. Il suo ciarlare proseguirà per quanto necessario, raccontandogli l'accaduto, la proposta che ricevette di dare all'Alleanza un nemico comune tramite gli attentati terroristici e di come ci stessero quasi riuscendo avvalendosi di Oto e tutto il resto. E sorriderà nel sentirsi accettata, nonostante quelle mura siano sempre più una prigione. [ EXIT ]