Manzi ed epistassi

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19:20 Hirokumi:
 Nuova consapevolezza a muovere ogni singolo passo del fu allievo ed ora Genin Hirokumi, da mero strumento e ferro del mestiere ad affilata lama al servizio non solo dell'intero villaggio ma anche di quello stesso Clan che il padre gli ha fatto promettere di proteggere e servire. <Mpf..> Forse per queste molte ragioni ciò che immediatamente si può sentire da parte della propria figura è quel pesante sospiro utile solamente ad espellere quanta più aria possibile dal proprio corpo come se volesse liberarsi da qualcosa che lo attanaglia a livello addominale. Tale gesto ci permette anche di meglio focalizzare la propria figura all'interno di questo grande e sereno bosco, più precisamente sul pontile sopra quel piccolo laghetto che caratterizza il luogo. Una figura giovane la propria che non svetta sicuramente per altezza o per stazza ma tutto quel proprio volume è dato principalmente dalle voluminose vesti che indossa e che gli avvolgono completamente il corpo. Un lungo soprabito colorato per metà di nero e per metà da una fantasia gialla e blu, maniche lunghe e larghe oltre a discendere poco oltre la propria vita. Subito sotto indossa una sorta di completo nero composto da giacca e pantaloni che tiene ben aderente al proprio corpo con tanto di cintola all'interno della quale, sul lato destro, tiene ben adesa la propria preziosa arma divina dono del proprio clan e segno della sua appartenenza a quella gente. Un paio di mocassini scuri e bassi a completare il proprio vestiario lasciando scoperti e visibili solamente le proprie mani e quel proprio volto. Pelle chiara, lineamenti delicati ma decisi a delinearlo, labbra sottili ben serrate al momento, occhi grandi e di uno strano colore azzurro spento mentre intorno al volto si sviluppa quella propria folta chioma color nero pece. Pare provenire da un altro tempo, lontano dalla modernità raggiunta dal villaggio e forse per questo, spesso, si richiude in ambiente come questi più adatti a persone come lui dove può godere di pace e di silenzio...

19:37 Nana:
 Nuvole bianche si fondono con le luci del tramonto, rendendo quel bosco ancora più magico agli occhi della genin. Qualcuno potrebbe domandarsi perché quel bosco sia magico per lei. E lei avrebbe subito pronta la risposta: insomma, lì ha sempre incontrato un sacco di manzi! Chissà che oggi non ne incontri un altro? Gli occhietti vivaci si muovono da un punto all'altro di uno di quei piccoli viali, come se fosse alla ricerca di qualcosa... o qualcuno. E' seduta su una delle panchine ai lati del vialetto. Le gambe sono piegate sopra la panchina, ma non incrociate, bensì ben strette. Una posa scomoda che invece lei trova perfettamente confortevole. I capelli biondi sono raccolti in due chignon laterali scompigliati, come suo solito. Indossa un top corto rosa fluo ed una minigonna blu, che lascia a malapena coperti i glutei. Una felpa, anch'essa blu, di una taglia non esattamente adatta al suo corpo minuto, le arriva fino a metà coscia (che dire, copre ciò che quella minigonna lascerebbe, invece, scoperto). Poi le ambrate tornerebbero a guardare ciò che tiene in mano: un cellulare di ultima generazione, comprato con i propri risparmi. Esso è protetto da una cover rosa fluorescente, dalla quale spuntano due orecchie da coniglio, anch'esse rosa. Tap tap. Le dita si muoverebbero veloci su quel piccolo schermo. Poi allontana la mano con cui tiene quel cellulare, tendendola verso l'alto. La gemella si avvicinerebbe al viso, facendo il simbolo della pace, ovvero un semplice numero due. Tap. Il pollice toccherebbe nuovamente lo schermo, scattando una foto. Avvicinerebbe quel cellulare al volto, per vedere più da vicino come sia venuta la foto appena scattata. < Yosh! > esclamerebbe, senza curarsi se da lì passi qualcuno. Tap. Tap. E quella foto verrebbe messa sul web. D'altronde, quello è il suo lavoro e, probabilmente, è la cosa che le riesce meglio: attirare l'attenzione e far sì che la gente parli di lei. Non le importa in che modo, se negativo o positivo, le importa soltanto dei likes. < Ecco fatto > sospirerebbe, soddisfatta. Ma ecco che, a qualche metro da lei, sentirebbe arrivare un altro sospiro, che non sembra soddisfatto come il suo. Gli occhietti si sposterebbero, attenti, sulla fonte di quel suono. Ed incrocerebbero la figura altrui. Il sorriso si spalancherebbe, lasciando intravedere quei canini appuntiti che la caratterizzano. < SUGOOOOOI. Grazie di nuovo bosco magicoooo > ecco che comincerebbe ad urlare. Perché? Perché quel bosco le ha fatto incontrare un altro manzo. [scusala, è un po' pazza]

19:51 Hirokumi:
 Immancabile, almeno da poco tempo a questa parte la fascia da genin che tiene ben ancorata attorno al proprio braccio destro, il dominante e anche quello con cui principalmente impugna la propria lama. Non voleva quella fascia in volto, non voleva che in qualche modo potesse limitargli la vista o rischiare che stringesse troppo attorno alle proprie tempie. Ha bisogno di libertà e di concentrazione per riuscire ad agire al meglio in quelle che sono le proprie capacità che sta cercando di sviluppare ed ampliare ogni singolo giorno della propria vita, ora decisamente più che mai. Immobile se ne resta con quelle proprie braccia poggiate sul pontile, le gambe ben distese e quel proprio busto leggermente flesso in avanti per sporgersi un poco rispetto il bordo dello stesso pontile. Gli piace guardare la calma che caratterizza il laghetto sotto di lui, impassibile se non sotto l'azione di un vento che oggi non pare soffiare. Silenzio che regna sovrano, che sovrasta anche qualsiasi suo altro pensiero possa avere al momento. Sono anni ormai che viene qui, anni che vive quella modernità attraverso gli occhi degli altri e mai partendo da lui stesso. Al metallo che compone quegli apparecchi elettronici ha sempre preferito un altro genere di metallo, cosi come alle comodità e vestiti sicuramente più comodi di quelli che indossa lui. <Mh?..> Un mugugno quando a rompere quel prezioso silenzio ci pensa una voce femminile particolarmente acuta. Immediatamente si andrebbe a distaccare da quel pontile sul quale era comodamente poggiato per andare immediatamente ad osservarsi intorno. Problemi? Guai? Una donna in difficoltà? No, nulla del genere quanto meno. Rapidamente andrebbe ad osservarsi intorno prima di riuscire ad adocchiare con quelle grandi e spente iridi la figura della ragazza urlante. La osserva qualche istante buono, sembra stia bene e che nessuno l'abbia aggredita. <Tutto bene?..> Si premura andando a compiere qualche lento e leggero passo sul pontile per avvicinarsi di poco a dove l'altra siede al momento. Sguardo pacato, sereno che se da un lato non rassicura, sicuramente non mette nemmeno paura o timore. <Vi ho sentito urlare..> Banalmente commenta l'ovvio cercando di trovare una motivazione. Il tono di voce è semplice, ancora giovanile e privo di particolari inflessioni. Aspetta di comprendere, decisamente ancora poco abituati a tipi come l'altra. Dieci anni in questo villaggio ma sembra come se vi ci sia appena trasferito...

20:08 Nana:
 Gli occhietti brillerebbero, mentre il sole cede il proprio posto alla luna. Un'atmosfera suggestiva, quella del tramonto in quel piccolo bosco, del sole che si riflette in quel laghetto, per poi perdersi oltre la modernità della città. Ma per lei, quel luogo, è ancor più suggestivo che per gli altri. Insomma, ogni volta che ci torna, trova sempre qualche tipo interessante. Se i Kami esistono, allora, per la prima volta nella sua vita, le hanno donato una benedizione. Una benedizione che le fa incontrare manzi al bosco centrale. Non male, no? La destrorsa andrebbe a riporre il cellulare all'interno della tasca della felpa, per poi sollevarsi nello spazio neutro di fronte a lei, chiusa in un pugno. Solleverebbe prima il dito indice < Haru > poi solleverebbe il medio < Kioku > ed infine il terzo. Ma a quest'ultimo non sussurrerebbe nessun nome, dato che non conosce quello del ragazzo poco distante da lei. In ogni caso, siamo già a tre manzi. < ARIGATOOOU KAMISAMAAAA > ed eccola urlare nuovamente, in preda all'euforia. Euforia che la porterebbe a scendere giù da quella panchina e saltellare in tondo. Fin quando qualcosa, anzi, qualcuno, non la interrompe: si tratterebbe proprio di lui, il terzo manzo. Si fermerebbe, portando le manine sulle proprie guance. Gli occhietti si spalancherebbero appena, a fissare il povero malcapitato. Ancora il sorriso si allargherebbe, facendo notare di più quei canini appuntiti. Il ragazzo andrebbe a parlare, ma lei inclinerebbe la testolina, quasi confusa dalle parole altrui. < Vi? > ripeterebbe una parte di ciò che l'altro ha detto. Quel pronome plurale che proprio la confonde. Si guarderebbe intorno, come se stesse cercando di capire a quante persone l'altro si stesse riferendo. Guarderebbe a destra, a sinistra, poi dietro di sé. Poi tornerebbe a guardare il manzo. < Nani? GHYAHAHAHAHAH > ed ecco anche la sua risata da malata. < Dovresti fare una visita dall'oculista! Avrai sicuramente bisogno di un paio di occhiali > e annuirebbe alle sue stesse parole. Idiota. Non capisce neanche che quello era solo un modo formale per rivolgersi a lei. Ma va bene così, d'altronde è solo una quindicenne!

20:49 Hirokumi:
 Chiaro come, ad ogni suo singolo passo, la luce del giorno vada lentamente diminuendo in favore di tonalità più scure data la notte che sopravanza e si prende il posto di quel raggiante sole. Oscurità rischiarata unicamente dalle luci artificiali che, una ad una, si dovrebbero andare ad accendere una dopo l'altra illuminando l'ambiente intorno alla propria figura che avanza, lentamente, li dove si trova la figura dell'altra. Iridi che continuano a seguirla man mano che si fa avanti. <Ancora urla..> Mormora appena tra se andando lentamente ad inarcare il sopracciglio destro con aria vagamente perplessa. Giovane è sicuramente giovane l'altra e a preoccuparlo non sono decisamente i canini appuntiti dell'altra ma quanto più che ci possa essere qualcosa che la porti ad urlare. Ora che è più vicino dovrebbe essere anche più facile scorgere i dettagli della figura di lei, l'abbigliamento e il volto. Andrebbe a fermarsi a circa tre metri, o poco più, da lei giusto per mantenere quella doverosa e rispettosa distanza di sicurezza. <Vi, si..> Lentamente annuisce con il capo andando ad indicare l'altra con il capo. <Voi solamente..> E' difficile spiegare la formalità dietro la quale cela il proprio modo di fare e di distanziarsi dagli altri mostrando il rispetto che ogni estraneo merita, giovane o anziano che sia. <Non vi sono mai rivolti a voi in maniera formale?..> La domanda provoca la sua prima serale reazione, occhi che si socchiudono appena e labbra che si distendono in maniera quasi impercettibile. Un tenue e strano sorriso quello sul proprio volto. <Immagino sia per la vostra giovinezza..> Si, fa tutto da solo. Ipotesi, test e tesi finale, ogni tanto gli succede almeno su questi argomenti più leggeri. <Ci vedo bene, grazie..> Non lo dice con fastidio ma come se apprezzasse tale premura, tanto da rivolgerle un debole cenno del capo. <Ma ne ho un paio che tengo per la lettura e lo studio..> Ora che ci pensa è vero ma per il resto non ha mai avuto bisogno degli occhiali e sta imparando a fare a meno della propria stessa vista data l'innata appresa. <Posso chiedervi perchè urlavate?..> Diretto verso la ragione che lo ha spinto ad avvicinarsi a quella ragazza, proprio per il modo esuberante di fare di lei. <Ho pensato foste nei guai..> Rivela, con sincera e distaccata premura nel tono come nello sguardo che torna, lentamente, a farsi appena più serio...

21:59 Nana:
 Il ragazzo si avvicina alla biondina e con i suoi passi arriva anche la sera. Le luci artificiali illuminano i lineamenti del volto altrui, rivelando che quel ragazzo, in realtà, è molto più manzo di quanto già si aspettasse. Una vera benedizione! Le manine, dunque, sono ancora poggiate sulle guance. Gli occhietti ancora spalancati ed il sorriso che si allarga ancora, in un'espressione euforica ed inquietante allo stesso tempo. Sembrerebbe una di quelle bambole di ceramica, dai lineamenti perfetti ma allo stesso tempo spaventosi. Ascolterebbe le parole dell'altro, metabolizzandole dentro la propria testa. Rivolgersi a lei in maniera formale? < Credo di essere troppo giovane per queste cose >. Insomma, dare del voi ad una quindicenne? Lei non ne capisce il motivo. D'altronde, la sua vita non era mai stata segnata da gesti eroici o importanti al punto che la gente le si rivolgesse in quel modo. Anzi, è proprio il contrario. Le sue gesta sono spesso state egoistiche ed anche fatte con un pizzico di cattiveria. Quindi, poco le importa della formalità. Ha trascorso la propria vita prendendosi gioco degli altri, quindi, probabilmente, non merita che qualcuno le dia del voi. Ma questo, forse, non lo dirà mai apertamente a nessuno. < Lettura? > ancora una volta il capo si inclinerebbe. Quel ragazzo, nella testa diabolica di lei, sta perdendo punti. Troppo formale, troppo studioso, troppo... antico. < Aaah che noia > e la sua espressione cambierebbe. Le manine si abbasserebbero, mentre le labbra si piegherebbero in un broncio. Eppure, quel tipo sembra così giovane e bello. Magari ha qualche qualità nascosta come Haru? Chissà. < Perché urlavo dici? > ripeterebbe le parole altrui, per poi lasciare che l'altro finisca il proprio discorso. < Mmm.. eh sì > sospirerebbe, portando le manine ai fianchi. < Sono proprio nei guai > insomma, stupida citrulla, cosa stai blaterando? < INSOMMA, SEI COSI' MANZO! > ah, ecco dove volevi andare a parare! La solita Nana. < E poi, invece, mi dai del voi, parli di studio... GHYAAA > un piccolo urlo acuto, nervoso, seguirebbe quelle parole. Kamisama, la prossima volta scegliete meglio il manzo, per favore. < E cosa sono quei vestiti? > ancora si imbroncerebbe, in segno di dissenso. Non ha mai avuto peli sulla lingua, non le importa di come le proprie parole possano ferire gli altri, a meno che non si tratti di una persona importante per lei. < Uff > sbufferebbe, infine.

22:18 Hirokumi:
 Reclina leggermente di lato il capo immobile ora di fronte alla figura dell'altra. L'analizza senza troppa invadenza si tratta pur sempre di una giovane, cosa mai potrebbe mai dover temere o sospettare? Non ne ha alcun motivo al momento. <Non si è mai troppo giovani per rivolgersi formalmente a qualcuno..> Puntualizza senza troppa enfasi o saccenza ma come mera consapevolezza di se stesso e di quello che è il proprio modo di fare. <O per imparare se vi può interessare..> Aiuta molto questo modo di fare soprattutto con certe cariche all'interno del villaggio o, più banalmente, all'interno dell'accademia. Il sopracciglio destro torna subito dopo ad inarcarsi nel momento in cui la sente ancora parlare. Sa bene di essere l'anima della conversazione o un centro accentratore di positività ma tutto sommato si lascia apprezzare. <Noia..> Eppure un debolissimo sorriso appare sul proprio volto al sentire quelle parole dell'altra. <Lo comprendo..> Non a tutti possono piacere le stesse cose, ovviamente, non lo ha mai preteso ma le reazioni dell'altra sono senza dubbio anche fin troppo dirette. <Manzo?!..> Il sopracciglio torna banalmente ad inarcarsi verso la figura dell'altra. <Che vuol dire?..> Ah, questo linguaggio giovanile di cui è completamente privo di conoscenza se non, appunto, per qualcosa di sentito dire nel corso di qualche sua passeggiata in qualche via decisamente più trafficata. <Uhm..> Mormora quando invece lo rimbecca anche sul proprio vestire. <Non vi piacciono?..> Domanda allargando appena le braccia per meglio mettere in mostra quanto ha indosso. <Strano..> Aggiunge abbassando lo sguardo per osservare meglio tutti i propri abiti e cercare di capire dove abbia sbagliato. <Dalle mie parti piacciono molto..> Sicuramente al Dojo sono ben apprezzati ma, fuori, indossano ben altro. <Ad ogni modo..> Lo sguardo torna ad osservare la figura dell'altra con espressione appena più serena e serafica. <Felice di sapere che non sia successo nulla..> E che si tratti unicamente di una particolare euforia da parte dell'altra. <Vi chiedo di non attardarvi però in questo luogo..> Classica l'assonanza, giovane quindi debole. <E rientrare appena possibile..> Premura, semplice e naturale. Convinto, sempre di più di avere un ruolo in questo luogo e di volerlo rispettare al meglio che possa. <Buona serata..> Un cenno prima di dare le spalle all'altra e quindi allontanarsi..[Exit]

22:25 Tatsuno:
 Ancora una volta, senza sapere né il come né il quando, è tornato in quel boschetto di qualche sera fa, dalle colorazioni accese ma chiari, illuminate dai lampioni che sono situati lungo tutta la passeggiata che si alterna tra cemento e ciottolato, a costeggiare il laghetto. < ... > borbotta qualcosa, a mezza bocca, mentre le iridi scarlatte si muovono sui dintorni. E' ormai trentenne, eppure solo qualche giorno fa gli è stato detto che, alla fine, di anni ne dimostra molti meno, ed alla fine è vero. E' un tipo decisamente alto, dal volto affilato ma dai lineamenti particolarmente piacevoli, che non cozzano minimamente con quell'aria tra il serio e il disinteressato. A coprire il busto indossa una canotta bianca, priva di qualsivoglia decorazione sul fronte ma, sul retro, ricca di figure geometriche nere, mentre alle gambe un paio di pantaloni neri, di quelli della tuta, non esageratamente larghi, quasi appena aderenti alle gambe che dimostrano tutte le loro potenzialità. Ai piedi indossa delle scarpe alte, nere anch'esse. La canotta non lascia nulla all'immaginazione del fisico del ragazzo, vista la profonda scollatura a V del collo e i buchi per le maniche fin troppo larghi, che arrivano quasi al costato: la sua è una corporatura longilinea, magra di chi ha patito la fame per molto tempo, ma allo stesso modo caratterizzata da una muscolatura particolarmente sviluppata e delineata, che quasi lo sforma un po', ma non in maniera eccessiva. A renderlo una figura in grado di attirare l'attenzione, poi, è la quantità di ferite che decorano il suo corpo: cicatrici, escorazioni e bruciature più o meno recenti coprono ogni centimetro di quella fisionomia, dalle spalle alla vita, d'un colore che varia dal bianco per le cicatrici più profonde al rosa per quelle più rimarginate, ma comunque evidenti, che siano di graffi, tagli, perforazioni o altro. Il braccio sinistro, totalmente scoperto, è decoranto da un lunghissimo tatuaggio, o almeno lo spettro di quello che era un tatuaggio: figure ormai indistinguibili d'un grigio chiaro s'intrecciano talle spalle al polso, sfigurate da un numero inquantificabile di sfregi. L'unico segno che, invero, sfora un po' con quella figura è quell'enorme cicatrice che taglia in verticale il lato sinistro del collo del bianco, fino a quasi la guancia. I capelli bianco-argentei sbuffano leggeri al vento serale, sfidando come loro solito la gravità con quei ciuffi che sembrano puntare al cielo. Al braccio destro, a fasciare spalla ed una parte di pettorale, v'è una benda bianca, pulita, messa lì non tanto per una vera ferita tanto per coprire il tatuaggio deturpato del corpo anbu, mentre al bicipite, ben stretto, v'è il coprifronte di Konoha. Mentre la gemella sinistra riposa all'interno della tasca, la destra viene sollevata all'altezza del petto, nel mezzo sigillo della capra. Un respiro, lento ma profondo, viene fatto dal Konohano, che dopo poco sembra quasi rilassarsi completamente. Nella propria mente, placido, va a richiamare le due energie che pervadono la propria figura: quella psichica, che dilaga dalla propria mente e quella fisica, che scorre in ogni muscolo e fibra generata proprio da quelle parti. Cercherebbe di visualizzarle come due fiumi in pieno scorrimento, il primo sull'arancio, il secondo sul blu, e di deviare il loro corso per farli scorrere verso la bocca dello stomaco, per poi scontrarsi in una danza vorticosa di energie che, alla fine, dovrebbero dar vita alla terza, e prioritaria, energia di uno shinobi. Il chakra dovrebbe dunque iniziare a scorrere all'interno del corpo del bianco, andando a potenziare ogni singolo muscolo, fino a raggiungere i pori dai quali, in un leggerissimo sbuffo di brezza, sfocerebbe all'esterno. Anche se in maniera appena percettibile, l'intera muscolatura di Tatsuno dovrebbe rinvigorirsi, gonfiarsi appena, mentre le iridi dovrebbero assumere un colore più acceso per un istante, poi nulla più. [ Se Chakra ON ]

22:57 Nana:
 Che peccato. Quella sera quella benedizione le si è un po' ritorta contro. Insomma, ha incontrato quel bel ragazzo, ma i due fanno parte di mondi completamente diversi. L'una è parte di quel mondo moderno, circondato da luci al neon. L'altro sembrerebbe essere cristallizzato in un mondo ormai antico e distante. Proprio un vero peccato! Farebbe spallucce alle prime parole del ragazzo. Non le importano le formalità. Forse, un giorno, quando il proprio nome sarà sulle bocche di tutti, allora le importerà. Ma chi lo può sapere? < Manzo... Gnocco... Cioè, attraente, ecco > cercherebbe di trovare qualche parola che l'altro potrebbe capire, ma con scarsi risultati. < Quei vestiti sono... vecchi > esclamerebbe, osservandoli per bene. Non è proprio lo stile della biondina. < Con una felpa ed un paio di jeans staresti molto meglio! > ecco, sempre ad imporre le proprie preferenze sugli altri. Sai quanto gliene può importare ad uno sconosciuto delle tue preferenze? Proprio nulla. E poi, farebbe nuovamente spallucce. Sicuramente quello è uno dei pochi luoghi sicuri che frequenta. Difatti, esistono luoghi ben peggiori di quello, come il quartiere notturno, dove è solita andare un giorno sì e l'altro pure. Ma questi sono solo piccoli dettagli! < Ciao ciao, manzo! > lo appellerebbe così, manzo, non sapendo il suo nome. E, agitando la manina destra, lascerebbe che l'altro si allontani, sparendo all'interno del bosco centrale. Ma ecco che, inaspettatamente, vi è un'altra sorpresa per lei, quella sera: un'altra figura si avvicina, in quel vialetto illuminato dalla luce artificiale dei lampioni. Gli occhietti, attenti, si spostano dunque su questa nuova attrazione. E, man mano che quella figura si avvicina a lei, le ambrate si sgranano sempre di più. Ormai si trova a qualche metro da lei e può vedere benissimo i lineamenti altrui: alto, capelli bianchi, muscolatura perfetta e.... cicatrici. Il sorrisetto della biondina andrebbe allargandosi, ma stavolta, alla vista dell'ennesimo manzo, qualcosa va storto. Difatti, dal suo piccolo nasino, verrebbero dapprima fuori delle goccioline di sangue. Goccioline che poi si farebbero inarrestabili, in un fiumiciattolo che dovrebbe aver il colore del sangue, quel classico rosso scarlatto, ma che in realtà è nero, come la pece. Quello è il colore del sangue di quel piccolo demonio di nome Nana. Le manine andrebbero, dunque verso il viso, poggiandosi sul naso e cercando di arrestare l'epistassi del colore della notte. Nana, hai visto troppi manzi per oggi.

23:04 Tatsuno:
 Il passo del bianco non s'arresta, mentre si sente rinvigorito nel corpo tanto quanto nello spirito da quella nuova energia che prende a fluire. Scioglie il sigillo, mentre chiude apenna gli occhi un istante, quasi godendo di quella sensazione, inclinando il capo prima a destra e poi a sinistra, a sciogliere i muscoli del collo, ora appena più accennati. La man destra torna nella tasca del pantalone, mentre sul volto si dipinge un lievissimo sorriso dato da quella sensazione di benessere. Con le iridi scarlatte nota appena, agli estremi della sua zona visiva, il movimento di Hirokumi, a lui sconosciuto, che si allontana, ma la cosa non lo interessa minimamente. Sospira, prima di portare le iridi sulla figura di Nana, ben poco distante, ormai, più che altro per quella sua reazione esagerata alla sua vista. Ovviamente non si rende conto di esser lui la causa, sarebbe troppo improbabile, specie per la testa di uno come quello. Compie qualche altro passo, prima di fermarsi. Dall'alto, porta le iridi scarlatte sulla figura della bionda, con sguardo interrogativo ma palesemente poco interessato alla cosa, quasi si fosse fermato solo per una lievissima curiosità. < Tutto bene? > domanda, semplicemente, con una voce bassa, dai tratti quasi animaleschi, a causa delle corde vocali ancora alquanto disabituate a vibrare troppo, che danno quel sottofondo di ringhio ad ogni parola. Una voce molto gutturale, in sintesi. < Ti avverto che non saprei come arrivare all'ospedale, quindi ti conviene correrci tu. > afferma, in maniera alquanto seria, sollevando appena il sopracciglio destro, prima di scrollare le spalle. [ Chakra ON ]

23:23 Nana:
 Le manine vengono dipinte da quel sangue demoniaco, che le è costato qualche giorno a letto, in preda a dolori atroci. Ripensandoci, non vorrebbe per niente tornare a quei giorni. Beh, menomale che sono passati in fretta. Comunque, ritornando a noi, la situazione è esattamente questa: la biondina continua a perdere sangue dal naso, alla visione di quel manzo dagli occhi dannatamente rossi. Ahh, quel bosco è veramente magico! Ma, a quanto pare, il suo esile corpicino non può sopportare tali visioni, una dopo l'altra! Le gocce di sangue, dunque, cominciano a cadere verso il suolo, sporcandole i vestiti. < YADAAAAA > vorrebbe urlare, ma ciò che viene fuori è un suono nasale, quasi ridicolo. Insomma, lei adora i suoi vestiti. Come diamine farà andare via quel sangue nero come la pece? Adesso gli occhietti si alzerebbero verso l'altro, che le porge una domanda. Le ha parlato! Le ha parlato! Eh no, in quel momento non capisce che all'altro non frega proprio nulla della biondina. Le importa solo che quel manzo le abbia parlato. Gli occhietti ambrati, dunque, brillerebbero, mentre il flusso di sangue si farebbe più forte di prima. Annuirebbe con il visino, per poi allontanare una manina dal volto ed alzare il pollice, coperto di sangue < Tutto bene > parole mescolate al sangue, parole nasali, che a malapena si riescono a capire. A guardarla, non sembrerebbe proprio che vada tutto bene. Ma se lo dice lei, vuol dire che sarà davvero così. Si spera. < Non ho bisogno dell'ospedale > ancora parole impastate, simili a quelle di un ubriaco. < Io sono immortale > e la manina adesso farebbe il segno della pace, con indice e medio rivolti verso l'alto. Sì, proprio immortale. O, almeno, è ciò che le ha detto Vecchiaccio-san: il sangue nero trasforma in demoni immortali. Ma quanto sarà vera quest'affermazione? E lei, da vera idiota, non si è mai fatta due domande!

23:37 Tatsuno:
 Iridi che si soffermano ancora sulla bionda, nello squadrarla in quel suo fare decisamente strano e, ancor di più, totalmente opposto ad un "tutto bene". Prende a voltarsi totalmente in sua direzione, continuando a tenerle le iridi scarlatte puntate addosso, senza che gli importi poi molto di risultare fastidioso, forse, o chissà cosa. < A giudicare dal sangue che perdi, non direi. > mormora, mentre il colore scuro di quel sangue, così nero, lo costringe a sollevare il sopracciglio, mentre nella mente qualche ricordo affiora, anche se rapido e confuso. Qualcosa che è sicuro, in un modo o nell'altro, di conoscere, ma poi niente, lascia andar via il pensiero senza più richiamarlo alla mente. < Immortale? > e per un secondo, un lieve sorriso - ottenuto incurvando appena l'angolo destro delle labbra quel tanto da mostrare il canino appuntito - si dipinge sul volto del Konohano, seppur vada a sparire pochi istanti dopo. < Se lo dici tu. > semplicemente, prima dicontinuare a guardare quel sangue fiottar fuori come se nulla fosse. Si china appena, in avanti, senza curarsi minimamente dell'invadere lo spazio personale altrui, come per andar ad analizzare meglio quel sangue che sgorga mentre, piano, avvicinerebbe il volto al suo per un istante, arrivando anche a sentire appena l'odore di ferro. Sospira, scrollando le spalle, mentre torna in posizione eretta. Man destra che ancora esce dalla tasca, riavvicinandosi al petto, ed afferrando il proprio indumento proprio in quel punto: una stretta salda, che spiegazza tutta la canotta in stoffa, poi un colpo forte, secco, mentre allontana la mano dal busto verso l'esterno, portando con sé la stoffa che, di conseguenza, va a dilaniarsi sulla schiena e sulle braccia, strappandosi via la canotta in un unico gesto per lanciarla alla tipa, direttamente sul volto - ed essendo distante non dovrebbe aver problemi a farlo. Un gesto così, semplice e disinteressato che, alla fine, dimostra anche quanto poco tenga a quell'indumento e quanto sia di fattura appena passabile. < Vedi di non morire dissanguata quando ci sono io, per favore. Che sono ancora un forestiero, e sicuramente mi darebbero la colpa di chissà cosa. > borbotta, con un sospiro, prima di fare qualche passo avanti. La bionda, togliendosi la maglietta dalla faccia, potrebbe arrivare a vedere ora il busto del bianco totalmente nudo. Una serie infinita di cicatrici lo solcano, ben più di quante si potesse immaginare, e molte sembrano esser causate da armi o altro, ma molte altre sono chiaramente ricordo di qualche bestia. Dietro la schiena, poi, è visibile un'enorme cicatrice che disegna il kanji "zero" dalle scapole alla vita, ben visibile e chiara, così come anche sul fianco destro tre segni di profonde artigliate - o qualcosa di molto simile - che sicuramente non spariranno mai. Altri segni sono facilmente riconducibili ad armi e soprattutto attrezzi roventi, come quella cicatrice appena sotto al collo, che raffigura - in maniera molto sghemba - il simbolo della foglia, grezzo ma ben visibile, dal colore tanto chiaro che lascia intendere la serietà di quella che era la ferita. [ Chakra ON ]

23:57 Nana:
 Sì, sì, proprio tutto bene. L'epistassi non sembrerebbe fermarsi, ma tutto bene, sì. Convinta lei! Annuirebbe ancora, per cercare di far capire all'altro che lei non può morire per così poco. Insomma, è un demone dal sangue nero! Quell'immortalità le è costata fin troppo, quindi è meglio che sia reale. < Immortale, sì! Non vedi il colore del mio sangue? > come se tutti sapessero perfettamente perché il suo sangue sia di quel colore simile alla pece. Insomma, fino a qualche mese fa non sapeva neanche lei cosa fosse il sangue nero. Ma ecco che gli occhietti della biondina si sgranerebbero ancora, osservando come l'altro vada a sorridere, mostrando quel canino appuntito. E' sicuramente un segno del destino! Infatti, uno dei segni particolari della genin è proprio quello: ha dei canini talmente appuntiti da poter sembrare un vampiro. E' sicuramente un segno dei Kamisama che quella sera hanno deciso di manifestarsi a lei per farle capire che esistono veramente. < Giuro fedelmente che da ora in poi crederò in voi, kamisama! > sussurrerebbe, quasi tra sé e sé, ma non abbastanza piano da non permettere all'altro di non sentire le sue parole. Quella lingua biforcuta dice sempre tutto ciò che le passa per la mente. D'un tratto, mentre lei è immersa in quei pensieri su ateismo e religione, ecco che qualcosa arriva sul suo volto, bloccandole la visuale. Subito la manina andrebbe ad acchiappare la veste, una canotta strappata, che adesso si dipinge di sangue nero. E le ambrate si sposterebbero sulla figura altrui. Oh no. Si è spogliato. Prima che sia troppo tardi, la biondina porta quell'indumento ormai strappato e sporco di sangue al naso, senza farsi troppi problemi. Ah, quanto vorrebbe non avere un'epistassi, per poter sentire il profumo di quella maglietta! Ma, purtroppo, non è questo il caso. Dunque, il flusso verrebbe più o meno tamponato da quella canotta, mentre i suoi occhietti percorrerebbero ogni angolino del corpo altrui, quasi studiandolo, affascinata e allo stesso tempo incuriosita da tutte quelle cicatrici. < Beh, questa è sicuramente colpa tua > direbbe, riferendosi all'epistassi. < Insomma, un bell'uomo che si avvicina ad una ragazzina, in piena notte... > sì, come se si fosse avvicinato di proposito. Ma va bene così, continua pure a farti i film mentali, cara Nana. < Sugoi > esclamerebbe, osservando ancora il corpo scoperto dell'altro. < Cosa sono tutte quelle cicatrici? > noterebbe anche cicatrici particolari, alcune rappresentano addirittura un kanji ed il simbolo di Konoha. Quel tipo si fa sempre più interessante, agli occhi di quella diabolica ragazzina.

00:10 Tatsuno:
 Le iridi scarlatte non si staccano da quella figura, così piccola, a confronto, sia di stazza che di età. < Lo vedo. Ed in effetti... Sono abbastanza certo di conoscerlo. > ammette, senza però spingersi oltre, anche perché non è che la sua testa sia così fresca da riuscire a tornare a ricordi di una decade e mezza fa. Anche perché, ricordiamolo, questi ultimi quindici anni sono stati un inferno bello e buono. < Ma ti assicuro che chi sanguina, non è immortale. > e qui un altro mezzo e sadico ghigno s'affaccia su quel volto, sebbene scompare poco dopo. Se l'altra mormora qualcosa sui Kami, lui non sembra averlo inteso, o comunque non mostra alcun segno d'interesse, e dopo averle lanciato quell'ormai pezzo di stoffa, compie qualche passo avanti, in direzione del laghetto e della staccionata, andando a posarvi gli avambracci. Si china appena in avanti, e così facendo molte cicatrici paiono tendersi, quasi a volersi riaprire, sebbene la cosa sia ormai impossibile, grazie anche all'intervento dei medici dell'ospedale. E' un corpo decisamente allenato il suo, questo sì, e lo sa bene, ma non avrebbe certo immaginato di poter generare una reazione tanto esagerata in una persona. Quando l'altra prende a parlargli solleva ancora il sopracciglio destro. < Ora che lo dici ad alta voce immagino che potrebbero arrestarmi da un momento all'altro. > mormora, senza però nascondere un lieve sorriso, ma non si capisce bene se sia di semplice divertimento o di sfida, quasi, nei confronti di chissà chi. < Piuttosto, in giro c'è un assassino, mi hanno detto. Non dovresti stare a casa? > la butta lì, con l'aria di chi non è veramente interessato all'incolumità altrui, anche se una nota di brio si sente quando parla dell'assassino. Alla domanda della bionda, poi, sulle sue cicatrici, ci pensa qualche istante. < La mia storia, si potrebbe dire... > serio < ... Fortuna che è interessante però, vista la lunghezza. > ghigna, divertito dalla propria battuta - anche se forse comprensibile solo da lui -, prima di tornare tranquillo. < Diavolo alla tua età ne avevo già più della metà. > ammette, prima di lanciarle uno sguardo appena curioso. < Quanti anni hai? Sedici? > insomma, un rapido calcolo paragonandola a lui quando aveva più o meno quella età. Sebbene lui sia sempre stato un po' più sproporzionato, avendo iniziato ad allenare il proprio corpo all'arte della guerra già dai primi passi. [ Chakra ON ]

00:31 Nana:
 Gli occhietti si stringono appena, adesso, cercando di mettere ben a fuoco la figura che ha davanti. Che succede? Ci vede doppio. Ma sì, tutto bene. L'altro afferma di conoscerlo, quel sangue, e quindi lei decide di non aggiungere nient'altro. E poi, quell'altra affermazione. Da dietro quell'indumento, il viso della biondina si imbroncerebbe. < Che ne sai tu? Io sono di certo un'immortale che sanguina! > nessuno potrà farle cambiare idea, questo è certo. Se dice di essere immortale, allora lo è, punto e basta. Seguirebbe la figura altrui, agli occhi di lei sdoppiata, andarsi a poggiare sulla staccionata che dà sul laghetto del bosco. Effettivamente, vorrebbe seguirla, ma non ci riesce. E' come se il suo corpo non rispondesse ai propri comandi. Ma non dà peso a quella strana sensazione e decide di continuare a tenere quell'indumento sul viso, così da fermare completamente l'epistassi. O, almeno, così spera. Lascia finire una parte del discorso altrui, per poi esclamare < Mmm potresti proprio essere tu l'assassino! > il tono è sicuramente ironico, la biondina comincia proprio a divertirsi. Ma qualcosa non va. Eh no, non va per niente bene. Le gira la testa, come se si fosse scolata chissà quanti alcolici. < A casa? Pff > una risatina seguirebbe quelle parole, bloccata da un'altra affermazione. < Sto in un orfanotrofio. Non credo che possa chiamarsi casa >. Ci sta solo perché le conviene così. Insomma, non deve pagare affitto, qualcuno le cucina i pasti. E poi, ha sempre vissuto lì, sarebbe strano vivere da un'altra parte! D'un tratto, l'altro si farebbe serio, come se con la domanda sulle cicatrici, la biondina avesse toccato un tasto particolare. La testolina si inclinerebbe verso destra, in ascolto. Ma, sicuramente qualcosa non va. Sente come se la testa le scoppiasse. Sente di non poterla reggere, come se fosse troppo pesante. Vorrebbe chiudere gli occhi, ma si tratterrebbe ancora un po'. Vuole parlare ancora con l'albino. < Quindic--- > non fa nemmeno in tempo a rispondere alla domanda altrui, che tutto si fa buio intorno a lei. Il suo corpo, quasi come se non avesse vita, cadrebbe al suolo, pesante. E' svenuta, probabilmente per la quantità di sangue perso. Aveva ragione Tatsuno, a dirle che probabilmente qualcuno che perde sangue non è immortale. [END]

00:45 Tatsuno:
 Lo sguardo segue la biondina ancora, da quella distanza che cresce mentre si avvicina alla staccionata alla quale, poi, si appoggia. < L'importante è esserne convinti. > semplicemente, con il chiaro tono di chi non ha voglia di lanciarsi in qualche noiosa discussione che, alla fine, lo porterebbe certamente a volerle chiarificare il proprio pensiero con i fatti. Ma fortunatamente è cresciuto in questi anni ed ha imparato a trattenersi, almeno in quelle cose. Non nota come la ragazza inizia ad accusare, giustamente, di quella sua fuoriuscita di sangue. Mormora semplice qualcosa, quando l'altra parla dell'assassino, con un mezzo sorriso. < Se così fosse saresti già morta. > con una tranquillità quasi disarmante, visto il discorso. Ma lui è così, ed è rimasto a quei tempi in cui parlare di queste cose era alquanto normale, così come finire a fare a pugni con il primo che si incontra. Poi la ascolta ancora, e quando parla dell'orfanotrofio non si volta, ma punta le iridi su di lei con la coda dell'occhio. < Ah, ti dirò... Quasi ogni posto può esser chiamato casa. > spiega con semplicità, prima di attendere una risposta alla domanda sull'età. La sente rispondere a metà, poi silenzio, ma non si volta subito, attende qualche secondo prima di portare lo sguardo su di lei. La vede lì, stesa per terra, con ancora la canotta bianca a coprirle il visto, mentre la chiazza nera si espande sempre di più. Sospira. < Ecco, appunto. > borbotta, prima di avvicinarsi a lei. Si china, cercando di afferrarla e issarsela sulla spalla destra a mo' sacco di patate. Brutta idea, per due motivi: il primo è che ben presto sente una colata di sangue scivolargli lungo la schiena, il secondo è che così il sangue non andrà certo a fermarsi. La mancina va a tastare la propria schiena, raggiungendo il sangue. Guarda le dita nere per un secondo, poi l'avvicina alle labbra e la lingua fa capolino per assaggiare quel sangue, che risulta diverso solo nel colore. Non dice altro, semplicemente prende la ragazza tra le braccia, entrambe, così da tenerla in una posizione ben più consona a quella situazione, con la testa rivolta all'indietro in modo da stoppare un minimo il flusso di sangue. < Spera che riesca a ricordarmi la strada per l'ospedale, perché se mi muori in braccio ti lancio dal monte dei volti. > mormora, non senza un minimo di divertimento, forse, da quella situazione. Prenderebbe la strada per quello che ricorda essere l'ospedale, e forse dovrebbe arrivarci, dopo un paio di giri a vuoto. [ Chakra ON ][//end]

Nana incontra due manzi, Hirokumi e Tatsuno, al bosco magggico e, quindi, pensa di essere stata benedetta dai kami per aver avuto tanta fortuna. Ma quella fortuna le si ritorce contro: alla vista di Tatsuno viene colpita da un'epistassi. Nonostante Tatsuno le dia la propria canotta per tamponare il sangue, questo non si ferma e Nana sviene. Tatsuno la porta via in spalla ed assaggia il sangue di lei (?).

I'm back bitches <3