A K E N D O

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22:50 Kioku:
  [--->Bosco di Ciliegi] Notte fonda in quel di Kagegakure, lenti i passi dello Shounen Boy, passi pregni di pensieri, passi che rammentano gli ultimi avvenimenti, il sentiero tracciato dalla luce lunare alta nel cielo, conduce il ragazzo verso il bosco di ciliegi, lo stesso in cui avvenne quello strano incontro con Fuji, per non parlare di ciò che accadde successivamente. Il rosso intenso della stecca di tabacco, illuminarsi nelle ombre non toccate da quella luce notturna, ad ogni respiro il rosso farsi vivido, ad ogni espirazione la nuvola tabaccosa librarsi nel cielo. Molto affligge la mente di Kioku, passi pesanti si accompagnano in quel viale alberato, sentiero tracciato dagli tessi alberi che fanno da sfondo lasciando dunque un naturale percorso da inizio a fine, indice e medio intrecciarsi con la sigaretta, lasciando che del fumo bruci la carta in quel silenzio quasi innaturale potrebbe persino sentire quella stessa carta ardere, così come i propri pensieri, le proprie emozioni, ardono intense, la passione stessa che muove l’Uchiha su sentieri immaginari mai percorsi. Fino a poco tempo fa non avrebbe mai e poi mai creduto, anzi, pensato che si potesse ritrovare in una situazione tanto confusionaria quanto contorta, la Jikan Ryoko Shan, questa sorta di organizzazione che si preoccupa di chiudere queste cose, faglie, come le si vuole chiamare, già di per se una follia, la shinsengumi e cosa potrebbe fargli, a detta di Sango, la sua situazione da risvegliato, infine la questione sull’anello, insomma una vita che d’un tratto da giornate infinite sul divano e Konoha TV plus anime all day è diventata una delle più movimentate, ed infine, il suo clan…gli Uchiha. La lunga criniera muoversi lievemente ad ogni spostamento, adagiata sulla shiena, un giubbottino semplice ninjadas a comporre il suo vestiario più scorgibile, mentre una maglietta di una nuova marca alla moda di colore scuro ne proegerebbe le carni del busto, jeans e scarpe a terminare il completo, nulla di troppo pesante, ormai le temperature stanno cominciando ad alzarsi, persino di notte, passi che lo porterebbero sempre più all’interno del percorso alberato, petali di ciliegio ai bordi e sulla strada stessa, tra svariate panchine, si arresterebbe di colpo, girando di 45°, scorgendo tra due panchine un bagliore lunare, tra rami di ciliegio, potendo dunque posare le proprie iridi nere su di essa…ah che bella, la destrosa levarsi dal proprio fianco medesimo, volare fin alle proprie labbra, la stecca incastrarsi tra le due labbra che lentamente si schiuderebbero, un lento respiro, lo sfrigolare della carta ardere, infine quella nuvola di tabacco incontrare la luna alta nel cielo in quell’unico punto visibile, come se un fascio stesso di luce puntarlo ed illuminarlo tra quei petali di ciliegio, in quel silenzio innaturale egli lotta, contro tutto, se stesso, la verità, il proprio passato, ciò che era e ciò che è. [Giubbotto leggero ninjadas, maglietta woody, jeans levinja, scarpe ninjadas] [chakra on]

23:12 Furaya:
 Nel bosco dei ciliegi, la nostra rosata riesce sempre a trovarci qualcosa di magico. Sarà per via dei rami del tutto sbocciati e fioriti, del sentiero immerso in quegli stessi petali che vengono calpestati dai passanti, creando un percorso composto esclusivamente dalla natura. La magia che avverte provenire dal bosco, non tanto per la sua passione per i ciliegi in fiore, è probabile provenga anche da un refuso della sua arte eremitica, quella che aveva imparato a dominare, percependo tutta la natura circostante. Volente o nolente, in mezzo ad essa, si sente in pace con se stessa come se tutto il male del mondo in quel singolo posto non esistesse affatto. Si limita a percorrere la via, superando qualche panchina e preoccupandosi soltanto di dove metta i piedi, oltre ad ammirare con sguardo sognante la maestosità del creato. Il di lei vestiario è piuttosto semplice. Una camicia bianca ne copre interamente il busto, maniche lunghe ben chiuse tramite dei polsini, lasciando qualche bottone aperto e mostrando una scollatura normalissima, senza mostrar chissà cosa di quel che v'è sotto se non uno scorcio appena di pelle. Quivi, è anche possibile notare il ciondolo con il ventaglio del Clan Uchiha che mai ha rimosso da quando Hanabi glielo ha donato. Sulle spalle, è inoltre poggiata una giacca in pelle nera senza però la necessità d'infilarvi anche le braccia, giacché l'indumento sventola dietro le di lei spalle. Scendendo, troviamo un paio di pantaloni neri aderenti alle di lei gambe e stringendosi in vita, tenuti su da una cintura in cuoio della medesima tonalità. I lembi della camicia, difatti, sono infilati nel bordo di questi ultimi, in modo che non si muova e che paia anche più ordinata. Ai piedi, infine, calza un paio di stivaletti neri che raggiungono la metà del polpaccio e che sembrano, a ben vedere, anche piuttosto comodi. Sotto questi abiti, son sapientemente infilati anche un paio di vambracci e schinieri metallici, ulteriori difese che potrebbero aiutarla non poco durante un eventuale scontro - ammesso ne avvenga qualcuno. Un paio di guanti neri ne coprono le mani interamente, nascondendo persino le affusolate dita. Il materiale è semplice cotone e pelle, ma sotto d'essi vi si nasconde una piccola placca metallica. Alla cintura, è fissato un gancio tramite il quale ha sistemato uno dei suoi recentissimi acquisti: una frusta dal manico bordeaux, ma per il resto completamente nera, che pende dal fianco mancino. Attorno alla coscia mancina, invece, vi è una piccola fascia con tre scomparti - tre sottili elastici - che contengono un numero identico di kunai con il manico rivolto verso l'alto, cosicché possa estrarli senz'alcuna problematica. Sul gluteo dal lato opposto, invece, prende posto una tasca porta oggetti che contiene tre shuriken, cinque fuuda (di cui due contenenti i tronchetti per la Sostituzione), tre tonici per il recupero del Chakra (avendone perso in quantità rispetto a dieci anni prima) e tre tonici coagulanti (ovviamente per Mattyse, visto e considerato quanto spesso si faccia male). Arresta il proprio incedere non molto distante da quello che, una volta, conosceva come qualcuno di leggendario. In un primo momento, resta assorta nei propri pensieri, schiudendo le labbra come a voler dir qualcosa, ma fermandosi poiché incapace di pronunciare alcunché. E' soltanto un momento, un flash, è impossibile che sia quella stessa persona perdutasi decenni or sono in chissà quale oscuro angolo del mondo conosciuto. Gli occhi sgranati, chiari come il cielo più sereno, non si discostano, incapaci di farlo, dalla figura ancor poco distante da lei. Chiamarlo potrebbe indurre a farle capire chi sia. Ma se non rispondesse? E così finisce col rimuginarvi sopra, in silenzio, alla ricerca d'una plausibile soluzione. [ Chakra ON ]

23:49 Kioku:
  [--->Bosco di Ciliegi] Invero quella notte potrebbe ancora regalare qualcosa di unico e non ancora percepibile, agli occhi del giovane Uchiha, assorto nei suoi pensieri, non percepirebbe la figura in avvicinamento, sensi o meno affinati, nella sua mente fin troppi pensieri scontrarsi, prevalere, dissociarlo quasi dalla realtà stessa e quindi alquanto normale che non si avvide in principio della figura, le sue nere iridi catturate da quella luna ben lontana dall’essere completa, un po’ come lui in un certo senso, ancora lontano da comprendere chi sia realmente, da decidere chi voglia essere in futuro e chi un tempo era, passato, presente, futuro racchiusi in un unico corpo, un’unica entità, quelle nere perle seppur così profonde, vivide invero, una luce di speranza, che accoglie chiunque si trovi all’interno della sua zona di intimità, chiunque si fermi anche solo a comprendere e parlare con lui, incapace di contenere ancora le proprie emozioni ciò che dice pensa, salvo poi, a volte, ricredersi e forse pensare che era meglio trattenersi. Ma quella luna incompleta si veste anche di un colore chiaro e scuro, come lo Ying & lo Yang, il bene e il male, e Kioku cosa è? Non saprebbe nemmeno lui dirlo, che sia il bene o sia il male, certo è che da quando ha ripreso conoscenza e coscienza della sua vita stessa, molto gli è accaduto, molte situazioni che lo hanno portato ad ’interrogarsi di ciò che sia giusto e ciò che sia sbagliato, il bene ed il male, da poco ritornato alla vita eppure non può non porsi domande tanto importanti quanto antiche, ciò che forse più lo spaventa e la non consapevolezza di ciò che era un tempo, il terrore che qualcosa di oscuro alberghi in lui, quella stessa sensazione che ogni tanto si impadronisce dei suoi istinti, nelle situazioni più assurde o disperate, accorre in suo soccorso, navigandolo nel diventare un incredibile ninja, eppure non può no chiedersi come sia possibile, chi un tempo egli fu e che tipo di persona fosse e forse la scoperta di quest’ultimo un giorno potrebbe cambiare ogni cosa nella vita di Kioku. Come ha promesso però allo stesso Haru Otsotsuki, egli vivrà, nella memoria e nel ricordo di ciò che fu un tempo, e a quella persona egli sicuramente deve almeno lo sforzo, nel provare a riacquistare la memoria, ma sempre quello stesso dovere nei confronti di ciò che un tempo fu gli impongono anche di vivere questo presente, non curandosi del passato più di tanto, vivere e resistere per poter vivere la vita che ora ha d’innanzi a sé, senza farsi divorare troppo dal passato ignoto. Non è dunque così assurdo che non si avveda della presenza femminile a pochi passi da lui, con quel mare in tempesta di emozioni e pensieri ad opprimerlo, finché la sigaretta stessa ormai bruciata quasi interamente andrebbe a fare lo stesso con le falangi che la stringevano <itai itai> esclamerebbe in maniera goffa ed impacciata, con smorfie di dolore, cominciando a dimenare la mano destra nel tentativo di far lenire quel dolore seppur temporaneo di una piccola bruciatura, solo a quel punto in danze imbarazzanti, volgerebbe volto e sguardo nella direzione della kunoichi, rimanendo stregato per un attimo da quelle rosa ciocche, capelli così simili a quei petali che adornano gli alberi, un vestiario neanche troppo particolare, mentre cercherebbe di osservare ad una prima occhiata quanto più gli e possibile, ritornando infine su quei rosa capelli, quel volto, seppur non ben illuminato, rimanendo a sua volta stregato da ella, beh sicuramente uno piuttosto trasparente e facilmente leggibile il giovane Shounen Boy, ironia come sia l’esatto opposto di ciò che un tempo fu. Rimarrebbe per qualche istante pietrificato, invero entrambi lo sarebbero, seppur per motivi diversi, quasi con la bocca aperta, le dita della destra sfregare, sia per una leggera tensione, sia per la piccola bruciatura < utsukushii…> sussurrerebbe quasi, neanche troppo velato come complimento ed esclamazione nei riguardi della sua bellezza, cercando infine di riprendersi da quella forma da imbambolato e serrando definitivamente la mascella così da chiudere la bocca <sei qui da molto? hai per caso visto…> rivolgerebbe dunque prime tiepide parole nei suoi riguardi, quella domanda soprattutto per capire se ha visto il comico balletto imbarazzante per la bruciatura <sono un po’ sbadato sai ah ah ah> aggiungendo una piccola risatina nervosa, portando la destrosa dietro il proprio capo, sfregandosi il cuoio nerastro < Watashi wa Kioku Nashi desu> andandosi così subito a presentare senza troppi fronzoli aggiungendo infine in maniera un po’ timida ed arrossendo sulle gote <sumimasen…> una piccola pausa per poi terminare < Onamae wa nan desu ka?> chiedendole dunque il nome di lei con quanta più eleganza poissibile, beh sicuramente passi avanti rispetto al biscottone e tiramisù di un tempo, fortuna vuole che tra Haru e Fuji un corso di bon ton ed educazione è arrivato o se aspettava Nobu era finita. [Giubbotto leggero ninjadas, maglietta woody, jeans levinja, scarpe ninjadas] [chakra on]

00:32 Furaya:
 Stasi. Irrigidita nella posizione, le braccia risultano essere sospese nel vuoto. La dritta è un poco più tesa della gemella, l'indice si muove come a voler sottolineare la figura che ha di fronte, come a voler far comprendere al suo cervello che - no - non è una visione quella che ha davanti. Si sente un po' come Sango neanche due giorni prima. L'unica differenza è che è cosciente di non esser in una illusione. Quante probabilità c'erano che, durante un genjutsu, gli apparisse di fronte un uomo degno di lode? Leggendario era il nome che portava un tempo sul capo. Si riprende dal suo torpore nel quale è rimasta per qualche lungo secondo soltanto per via delle lamentele di dolore che provengono dal diretto interessato. Lo sguardo si scosta soltanto d'un millimetro appena, cercando di mettere a fuoco - meglio di poc'anzi - l'uomo che ha di fronte, un uomo che anagraficamente dovrebbe avere circa la sua età, forse qualche anno in più. Che sia stato a sua volta congelato per dieci anni all'interno di quel cristallo, proprio come lei? Che sia sceso a sua volta in battaglia nonostante fosse divenuto un eremita errante? Sono molteplici le domande che le frullano per la testa, ma quell'abbigliamento fa sì che un sopracciglio s'arcui all'improvviso, come se si fosse resa conto di prendere la situazione con maggior leggerezza rispetto al solito. Le iridi chiare scivolano lungo il di lui vestiario, riportandole immediatamente sul viso di Kioku - o di chiunque si celi dietro quel nome fasullo. <...> Dalle labbra schiuse ancor non proviene suono alcuno, fin troppo sorpresa tanto dall'aver perso la capacità di parlare e di rivolgersi all'altro come un comune essere umano. Anche se d'umano loro due avevano ormai ben poco in base a dov'erano riusciti ad arrivare col tempo e con tutti i sacrifici, con tutto il sangue che ad entrambi macchiava le mani e che ha lasciato dietro di loro una scia indimenticabile. Eppure, qualcuno che ha dimenticato evidentemente c'è e non si tratta di lei. Cosa sarebbe giusto pronunciare? Un 'Ehi, Akendo, da quanto tempo' non potrebbe in alcun modo portare giustizia al nome di colui che la salvò, assieme ad altri shinobi del passato, dalle grinfie d'un genitore che volle usarla come cavia per degli esperimenti di kopijutsu. Nonostante non abbiano condiviso chissà quali emozioni o situazioni assieme, la rosata non ha fatto altro che portargli continuamente un tacito rispetto, ovunque egli si trovasse nel mondo, ancorché la morte fosse giunta a prenderlo per mano. Lo sente parlare, ascolta quella voce dimenticata e di cui non ha alcun refuso. Sembra assolutamente come sentirla per la prima volta, questa cosa la lascia altrettanto basita. Quanto tempo è passato? Quanti anni? Quanto dolore? Quanto sacrificio? Quanto potere? <Sì> Risponde di getto, sbattendo poi rapidamente le palpebre nel tentativo di riprendersi dalla gaffe appena compiuta nei di lui confronti. <cioè purtroppo sì, spero tu non ti sia fatto troppo male.> Cordiale nei confronti di colui che pare non averla affatto riconosciuta. Al contrario di Kioku - dell'Akendo che fu - lei si ricorda fin troppo bene di lui, come piccoli frammenti di storia che si susseguono s'una trama ben delineata, costretti però ad esser alleati ( in un certo senso ) ma perennemente distanti. Nel momento in cui lui pronuncia quel nome, un nome che non ha in nessun modo mai sentito nominare, l'espressione dapprima sorpresa tornerebbe a farsi titubante. Dalle sottili carni rosee fuoriuscirebbe un piccolo sospiro, seguito subito dopo da una risatina nervosa. Abbassa il capo, lo scuote di rimando, prima di sollevarlo di nuovo in sua direzione per incoccarne lo sguardo col proprio. <Perdonami> Preannuncia con il solito tono pacato e quel piccolo sorriso bieco. <pensavo d'aver rivisto un mio vecchio> Vecchio? Amico? Collega? Alleato? Cos'era Akendo nei tuoi confronti? Alla fine, niente di più che un alleato durante una delle grandi guerre del passato. Eppure per quale assurda ragione gli porti così tanto rispetto a distanza di quelli che potrebbero essere definiti persino secoli? <amico.> Amico. Una decisione unilaterale ed unanime, potremmo dire. Non trova nessun'altra risposta adeguata da potergli dare, tanto da lasciare questa parola come punto finale di quella precedente affermazione. <Siete davvero molto simili.> In un universo comandato anche dalle reincarnazioni, tutto sommato, per quale ragione non potrebbe rivelarsi essere il *vero* Akendo Seiun reincarnatosi in un altro corpo? Kagegakure, in fin dei conti, sta rivelando una dietro l'altra delle sorprese inimmaginabili. Infine, le vien chiesto di presentarsi, ma è costretta a mantenere ancora l'anonimato se vuol portare a compimento quello che è un suo sogno completamente utopico, un sogno che nessuno all'interno di quelle mura pare voler capire o desiderare al contempo: nessuno tranne i membri della vecchia task force. Con riluttanza, prende una decisione. <Pakkurida.> Nient'altro che il capobranco, quel lupo - Fenrir - nel quale si rivede e che vuole incontrare ancora. [ Chakra ON ]

01:05 Kioku:
  [Bosco di Ciliegi] Osserva quei dolci e delicati lineamenti, proverebbe a muovere un piccolo passo verso di lei, così che la luce che dapprima lo illuminava possa mostrare meglio il suo viso, le nere iridi, ben lontane da quegli occhi pregni di un antico potere, perdurerebbero in quella posizione, catturati da quella particolare dualità quel rosato che par quasi fatto apposta in questa notte di alberi di ciliegio e petali, fossero in un anime alla di lei presentazione una folata di petali accompagnerebbe e scandirebbe ogni singola parola. Quel silenzio creatosi dopo le sue ultime parole verrebbe spezzato dalle prime parole della Kunoichi, o almeno così immagina che ella sia, ritrovandosi nuovamente ad arrossire per l’imbarazzo di esser stato visto in quel momento non molto figo ed esemplare <ah…Arigatou> piegando leggermente il capo per la preoccupazione da lei esposta <nulla di che, ogni tanto mi capita…sono un po’ sbadato> per poi andare a ripetere nuovamente quella risatina un po’ tesa, un modo come un altro per recuperare una situazione non proprio ottimale e tornare ad apparire il manzo, come dice Nobu, che è. Inclinerebbe il capo all’udir le di lei parole seguenti raggiungerlo ed avvolgere la propria mente, un po’ stranito, cercherebbe di spezzare quella sensazione di disagio che si potrebbe cominciare a percepire esclamando <beh doveva proprio essere bello questo tuo amico ahaha> portando l’indice della destrosa tra naso e labbra, strusciandolo con fare baldanzoso, un ovvia mossa tanto strana quanto buffa, cercando di esortare la ragazza ad una risata genuina, che possa stemperare la situazione e metterla a suo agio, così come per se stesso del resto <mi sono successe un sacco di cose da quando vivo qui nel distretto di Kusa, ma questa è la prima volta che mi dicono che assomigli a qualcuno> vocerebbe in direzione d’ella per brevi istanti, così da carpire immediatamente quel silenzio che si stava andando a creare, incalzando successivamente con novelle parole, doverose per poter chiudere in maniera tranquilla la discussione sul precedente amico da lei immaginato <purtroppo, devi sapere…che io non possiedo più memoria di ciò che un tempo ero, così come di tantissime altre cose, l’unica cosa che so e che ho scoperto è che mi chiamo Kioku Nashi> informazioni in realtà miste e un po’ confuse, d’altronde il nome altri non è che una sorta di ironia del destino e volontà di Haru Otsutsuki nel dare letteralmente dell’uomo senza memoria in kanji il nome del povero smemorato, ma non terminerebbe li quella frase spezzata, pronta a concluderla <e che faccio parte del clan Uchiha> si presenterebbe dunque così, con un clan particolarmente blasonato, almeno da quello che ha capito, per quanto in cuor suo ancora non abbia affrontato ne compreso effettivamente cosa significhi tutto questo, indirettamente però, quegli occhi neri e non violacei e questa nuova informazione potrebbero portare ben più di un sospetto se non confusione nella mente della rediviva ninja. Un sospiro, prima di compiere un passo in più verso la figura femminile, senza distogliere mai lo sguardo da lei, da quelle rosa ciocche di ciliegio e quegli occhi azzurri, così dannatamente azzurri come limpido cielo d’estate, un mare infinito, Iridi magnetiche per lo Shounen Boy, che sia una sensazione antica a pervaderlo o meno, cercherebbe di accorciare quelle distanze, così da saggiarne maggiormente le particolarità del viso e non solo della ragazza che si presenterebbe a lui con un nome sicuramente particolare ed insolito <Pakkurida..> ripeterebbe lentamente, a scandirne ogni singola parola da lui pronunciata, mentre per un ultima volta, le di lui morbide labbra si schiuderebbero, parole come acqua di un ruscello fresco, scivolare lungo quelle rose carni ed abbandonare il proprio spirito, veloci raggiungerla, insinuarsi, aggrapparsi, avvolgerla <un nome davvero particolare> cercando nel mentre di raggiungerla senza ovviamente privarla del proprio spazio, d’altronde non si conoscono affatto < sumimasen, se posso chiedere essendo ignorante in questo caso> atti di pausa <racchiude un significato particolare?> accennerebbe dunque quella candida domanda, mentre le nere iridi cercherebbero ancora una volta quelle perle azzurre. [Giubbotto leggero ninjadas, maglietta woody, jeans levinja, scarpe ninjadas] [chakra on]

02:23 Furaya:
 Continua ad essere tutto tremendamente strano, stranamente bizzarro. Avere di fronte un uomo dal volto di Akendo, ma che persiste nel presentarsi al mondo come Kioku Nashi, non può che essere inaspettato. Che il mondo voglia metterla di nuovo alla prova? Che voglia in qualche modo farle capire che quel che erano una volta potrebbero ritornare ad esserlo? Vorrà forse dire che quel desiderio utopistico possa in realtà rivelarsi reale in un'epoca non molto lontana? Non intende vivere per tutto il resto della sua sciagurata vita all'interno d'un villaggio che non merita in nessun modo il suo rispetto, tanto meno il ringraziamento per averla fatta entrare. Chiunque ha scelto di vivere tra quelle mura anziché cercare di riprendersi ciò che una volta apparteneva all'uomo, agli stessi uomini che hanno deciso di non combattere. Una volta, rammenta, a sua volta era uno di questi. Desiderava ardentemente smettere di combattere e vivere una vita normale assieme a Saisashi, in una casa in campagna, con la loro bambina: smettere di essere quella che era, in virtù della serenità. A causa del Kami, tutto è cambiato. Muta appena quell'espressione finora mantenutasi attonita, sollevando gli angoli delle labbra per mostrare un piccolo sorriso di circostanza. Risulta essere difficile anche sorridere di questi tempi, vero? Ovunque ci si giri, non sai di chi fidarti e a chi invece rivolgere le tue preoccupazioni. <Cose che succedono.> Si ritrova a commentare a proposito di quella bruciatura che s'è causato in precedenza con la sigaretta accesa, oltre che alla sua sbadataggine. Un tempo, non eri esattamente come lui? Quanto daresti per essere al suo posto, per dimenticare ciò che sei stata e in quanto tempo riusciresti a pentirti d'una scelta tanto ardua quanto stupida? Un guerriero non cede a queste minuzie. Combatte finché ha fiato nei polmoni e sangue in circolo, volente o nolente. Rinunciare a ciò che è stata e ciò che ha fatto vorrebbe dire perdere completamente ogni cosa che la riguarda, sarebbe meglio desiderare la morte per mano propria. E' altrettanto difficile le venga da ridere purtroppo, incapace di pensare con tranquillità e spensieratezza anche soltanto per un istante. Deve mantenersi vigile, attenta a chi ha di fronte poiché, a quanto pare, d'Akendo ha soltanto la somiglianza. L'affermazione conseguente ha un che di divertente, in effetti, e si ritrova a pensare se davvero lo fosse un tempo. Si limita ad annuire con un ennesimo sorrisetto di circostanza, passandosi la punta della lingua tra le labbra. <Davvero?> Si sarebbe aspettata sicuramente una qualunque risposta tanto meno il fatto che nessuno gli avesse mai detto di somigliare a qualcuno. <Non ti hanno mai parlato di un certo Akendo?> Di punto in bianco, si ritrova a pronunciare quel nome senza pensarci. Le sfugge dalle labbra nella maniera più pacata possibile, come se fosse sulla punta della lingua da una vita e desiderasse soltanto ardentemente uscire. Gli occhi sgranati restano perfettamente rivolti in sua direzione, ne ricerca i lineamenti del volto. Non sa cosa potrà mai scatenare un nome del genere. Egli però le ammette che ha perso completamente la memoria, il che potrebbe essere una motivazione valida per via del mancato riconoscimento sia del viso di lei che del nome reale che possedeva questi anni addietro. Anni che ormai sembrano veramente tanti. Colui che ha davanti è esattamente tutt'altra persona, non si tratta più del Rikudo Sennin. <Clan Uchiha?> Strabuzza di nuovo gli occhi chiari. Il ciondolo che porta attorno al collo rappresenta proprio il ventaglio di quel clan, un ricordo d'una persona che non vede da una decade e che l'ultima volta ha partecipato all'assalto di Oto. <Vuol dire che conosci una certa Hanabi Uchiha?> L'Uchiha puro per eccellenza, quella donna che ardeva di fiamme pure e che lei era riuscita a conquistare come sua amica. La speranza si dice che sia sempre l'ultima a morire, motivo per il quale non s'arrende e si protende ancora alla ricerca disperata d'un'ennesima figura che faceva parte della sua vita. Il di lei nome è senza dubbio particolare, ma spiegare la motivazione per il quale lo ha adottato potrebbe essere particolare. <Una volta> Principia, cercando di trovare una spiegazione plausibile: una metafora. <ero riuscita a legarmi con un enorme lupo> Fenrir, il capo branco per eccellenza. <era imponente, dai grandi occhi color del ghiaccio come i miei. Ci siamo trovati in sintonia, eravamo simili sotto molti aspetti. Il mio nome raffigura la sua posizione nel branco: il capo branco. Auspico a diventare come lui, importante e imponente.> Una storia, una leggenda, poiché tutto questo lo era già diventato. La realtà dei fatti è che vuole dimostrare al mondo d'esserlo ancora, di poter essere tanto forte quanto un tempo: il capo branco non smette mai d'esserlo fino alla morte. E lei si farebbe uccidere piuttosto che lasciare indietro il branco. [ Chakra ON ]