Ciao sorellina sono tornato a casa
Free
Giocata del 31/03/2021 dalle 20:30 alle 23:27 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Scalza con solo indosso un kimono da casa dentro cui si avvolge il minuto corpicino. Stratificazione di stoffa semplice color glicine, dalle stampe sottili e perlate, ma dalle cuciture saggiamente rigide proprio come la tradizione vuole per gessarne e uniformarne la silhoutte femminile. Una modesta presenza ma non di modesta bellezza, morigerata per facciata seppur nella pudica scelta di indossare vesti così contenute brami ardentemente più libertà. Il dubbio paio di pantaloncini scuri sono ad esempio un chiaro grido di ribellione, lasciando oltretutto l'obi allentato sull'addome così da accennare appena la vista del sottoveste ora che è raccolta su sé stessa con le ginocchia a puntare contro il petto. La faccia stropicciata da lacrime e imprecazioni, contrita a tal punto da essa stessa provocarsi sofferenza < Shiroi.. > le unghie contro la carne, grattano fino a scorticarsi via la pelle ad altezza della clavicola. Profonde e dal rossore palpabile, sono giorni ormai trascorsi nella totale solitudine di queste quattro mura, giorni in cui molti sono stati i momenti di difficoltà tanto diviene assordante il silenzio totale di cui sono pregne le pareti. Non si è mossa da lì, nella speranza di un suo Ritorno. Lei nel suo piccolo e ormai stremata, se ne sta rannicchiata sotto la finestra lasciata appena socchiusa. È un tonfo a destarla dall'angoscia che si avviluppa al petto, un tonfo sufficientemente importante da farle sollevare il nasino all'insù < Nh? > le smeraldine si sollevano pigramente mentre graduale è il cambiamento della mimica facciale, rivelando non solo stupore ma soprattutto quel tipo di sentimenti contrastanti che solo pochi elementi rievocativi del passato riescono a fare. Sbiancando letteralmente su quel sottotono diafano già in possesso, lascia che si riflettano negli occhi ferini, il totale intontimento < ! > frastornata, colpita e affondata da un groviglio di falene tutte accalcate sul doppio strato di vetro delle finestra. Da una, via via diviene presto un groviglio. Tutte attratte da un fuoco che brucia ma non si consuma, premonitrici e attratte da un grido di dolore che pochi eletti riescono a percepire nell'etere. Poche sono state le volte che ha visto simili creature, e mai in circostanze piacevoli. Ognuna di loro porta con sé una storia, antica e gravosa di secoli or sono, ognuna di loro ha sempre comportato un Sacrificio di Sangue. Questi sono i racconti dei genitori circa il legame stipulato con simili creature, racconti che le hanno sempre lasciato un atavico senso di eccitazione inspiegabile. Ma anche inquietudine, tanta e dannata inquietudine <.. > un singhiozzo soffocato tra le labbra, canini leggermente marcati strappano dalle labbra il piacevole bacio < C-Cosa.. > mormora abbassando lentamente il capo < COSA VOLETE DIRMI, FATEMI CAPIRE ! > sbotta, come tante volte in cui ha provato a comunicare con le alate in procinto di capire se fossero messaggere di un possibile male dopo la sparizione del fratello. Il cuore letteralmente in gola per il pensiero di essersi persi, senso di panico e di rimorso nel pensare di aver solo perso tempo lì in attesa quando in realtà poteva andare per strada a cercarlo. Ma a quel punto se non ci fosse stata al suo ritorno, lo avrebbe perso comunque.20:52
Utente anonimo:
[Esterno/ingresso] Passi pesanti e lenti lungo le scale del grattacielo. Tap …Tap…Tap… rimbombano i passi sul legno del pavimento, passi stanchi di un ragazzo che non dorme da giorni, esausto dalle prove che l’hanno tramortito nel corso dei giorni. La stanchezza si disegna sul viso della bambola di porcellana , segni neri sulla faccia diafana, sporcizia ha bisogno sicuramente di una doccia, mangiare e dormire. Ma nonostante tutte le torture , le ferite sono solo fisiche la sua anima è ancora intatta. Capelli d’argento accarezzano le spalle coperte da una maglia smanicata da shinobi che copre anche il suo collo e la parte inferiore del suo viso lasciando intravedere solo un occhio blu mentre il gemello si nasconde dietro le ciocche di capelli. Forse sarà stato il pensiero alla sorella a renderlo cosi forte in questi giorni, il vestiario nasconde la sua faccia preoccupata per la sorella.. La mano destra scende lungo il fianco per poi avviarsi alla ricerca delle chiavi dell’appartamento dentro il borsello legato in vita. Luna sembra imbalsamata sull’arto superiore sinistro forse stanca pure lei dopo tutti questi giorni. <<….>> resta silente ad osservare la porta d’ingresso mentre le chiavi vengono estratte dal piccolo borsello per poi essere inserite nella serratura, cosi stanco da non accorgersi neanche che le lampade del corridoio sono tempestate di falene che svolazzano vicino alla luce. Tac dice la chiave che gira nella serratura aprendo la porta ma la voce della sorella che sembra investirlo quando apre la porta d’ingresso, sembra parlare con qualcuno fuoriosa. << Hye?!>> esclamerebbe entrando di corsa per chiudere la porta alle sue spalle. Faccia di chi il dolore lo conosce perfettamente, forte e chiaro. Notte e giorno, sveglia o in dormiveglia, il dolore è una costante che bussa alla porte e ne accende ogni senso percettivo. Un tormento che inizialmente poteva essere come un solletico ma che ora talmente è impetuoso da smuovere le viscere, da animarne pensieri oscuri e fuori la portata di una giovine donna. Sono giorni che non ha notizie del fratello e questo è certo il fattore scatenante che l'ha portata ad auto infliggersi delle ferite per poter chetare certi pensieri, certi impulsi, per riuscire a pazientare. Diversi sono stati i tentativi di auto sabotarsi, o meglio sabotare quell'ombra su di sé che ne macchia la Volontà e per cui ha scelto di addentrarsi nel mondo ninja nonostante il desiderio dei genitori di rimanerne fuori. È da circa un anno che si è vista sola a questo mondo, senza nessun tipo di appiglio. E quando è stata la volta di Shiroi, quando finalmente ha sentito l'abbraccio fraterno avvolgerla, si era detta in pace con sé stessa e ciò che la circonda. Ma ancora quella sensazione, alla sua scomparsa tutto le è ripiombato addosso. Opprimente inquietudine che non la lascia dormire da giorni, sono i profondi solchi lividi sotto gli occhi a sottolineare la condizione precaria in cui si è lentamente lasciata andare. Ogni colore, ogni fascio di luce e perfino ogni suono è dannatamente amplificato tanto che nel sentire la chiave dentro il riquadro quasi non ci fa più caso. Anche i passi di lui nell'andarle incontro, le sembra che quei passi così familiari siano alla stregua di una delle tante impressioni percepite nei giorni seguenti. Vaneggia avendo avuto visioni di cose mai successe, di presenze mai consumatesi lì attorno a sé, la ragione pare non accompagnarla più poiché consunta da somma angoscia contrita ed espressa sulla mimica facciale messa in penombra dalle lunghe ciocche corvine ricadute dinnanzi al volto. Palpebre socchiuse, labbra spiegate e morse con così tanta foga da essere consumate. Brutta è la cera della Genin anche quando sottecchi proverebbe a raggiungere l'avvicinamento dell'albino. Eppure l'Ishiba potrà notare come l'occhio sia vacuo, privo di facoltà di riconoscimento. Ciondola il capo, spalle buttate in avanti contro le ginocchia ormai da chissà quante ore spinte contro il petto. Le braccia raccolte sulla zona scarnificata, con le unghie ancora sporche del suo stesso sangue < kek – vi prendete gioco di me > sogghigna appena < volete farmi credere che lui sia qui >21:19
Utente anonimo:
[Esterno/ingresso] Gli occhi si spalancano leggermente tremanti vedendo la sorella che sembra essere fuori di senno, anche lui che è sempre controllato sembra non sapere come reagire per un istante alla scena che gli si presenta davanti. Luna a differenza dell’anbu non perde tempo e si distacca volando inizialmente bassa per poi alzarsi e poggiarsi sul vetro della finestra, qualche falena prende subito il volo allentandosi come se spaventate dall’arrivo della piccola farfalla bianca. <<… Sono io hye che dici…>> direbbe muovendo i primi passi verso di lei ,veloci anche se stanchi mentre la mancina adesso solo all’altezza del naso per afferrare il lungo collo della maglia smanicata scoprendo il viso. Un movimento veloce, potente con poca grazia che non è da lui. Viso sporco e pieno di segni ma ciò che incide di più al momento è la sua preoccupazione che si disegna nel viso. Proverebbe una volta arrivato davanti a lei a poggiare le mani sulle sue guance per fissarla dritta negli occhi con dolcezza. << Sono qua Sole…Mi riconosci adesso?>> Un triste sorriso si tempra sulle labbra di luna mentre la farfalla continua battere le Ali dalla parte interna del vetro e a ogni battito più falene sembrano allontanarsi. << Stai male? Hai mangiato? Ti cucino o ti preparo qualcosa? >> domanderebbe con voce dispiaciuta per poi provare ad abbracciarla. Aveva bisogno di vederla ma non cosi, improvvisamente anche la stanchezza sembra aver preso il volo, come le falene che stanno andando via man mano che il tempo passa. I passi si fanno sempre più vicini tanto da far scricchiolare la lignea pavimentazione. Lei seduta a terra dovrebbe poter sentire esercitare ripetuta pressione, percepire la vibrazione del corpo altrui fino all'inesorabile tocco sulle gote < ! > sussulta vistosamente andando però a sgranare le palpebre con struggente lentezza. Quasi non l'accompagnano più le forze e nonostante recepisca quel tocco come uno schiaffo a cielo sereno, è difficile riattivarsi con la stessa celerità con cui l'Ishiba si cura di tirarsela a sé e soffiarli dolce parole premurose < Shi... > le mani finalmente trovano la giusta motivazione per staccarsi dal petto, per lasciarsi andare in una molle resa ai lati intanto che il busto si ripiega in avanti assieme alla distensione delle gambe lungo il suolo. S'inarca la schiena cercando di lasciarsi andare tra le sue braccia laddove i grandi occhioni sbucano dalle lunghe ciocche corvine ricadute dinnanzi al volto di porcellana < ..roi. > lo chiama lasciando spirare dalle consumate labbra la sofferenza accusata nei giorni in cui lo si era dato per disperso. E se per i primi istanti ha pensato potesse essere una dolce ma infernale illusione delle alate, ora va notevolmente cambiando espressione. Volto rigato più e più volte dalle lacrime si stropiccerebbe in un sorriso colmo di sollievo, seppur lasciandosi sfuggire un gemito di dolore quando la parte superiore del busto dovrebbe poter trovare contatto contro di lui. È con la stessa forza di spirito mostrata da Shiroi nel far ritorno dalla sorella, che proverebbe a mettersi in ginocchio e ricambiare a scoppio ritardato lo stesso tocco. Debilitata e con una debolezza preoccupante proverebbe a prendere il suo volto tra le mani ancora sporche del sangue raggrumato sotto le unghie < Non mi serve altro che.. > è il capo ad accennare verso di lui seppur le parole le manchino, il volto torni stropicciato dal dispiacere e gli occhi così stanchi raccapricciati dal vederlo in quelle condizioni < Che ti hanno fatto? Dove sei stato? >21:45
Utente anonimo:
[Salotto/Casa Tsuki] La guarda dall’alto, la osserva gli occhi di mare si mescolano a quelli di smeraldo che brillano di tristezza e vanno come piccoli aghi a pungere l’anima dell’angelo di carta, non può farla stare cosi, non lei che è tutto ciò che gli resta. Un respiro veloce ed ecco che la pelle e i muscoli come porcellana si iniziano a modellare come origami , scolpendo una maschera tranquilla e serena mentre gli occhi si socchiudono per poi creare un sorriso tenero prima di riaprirsi. << Sono stato trattenuto d’alcuni impegni ti racconterò tutto Sole, non preoccuparti ora ci penso io a te . >> si china verso lei che resta adagiata a terra, le labbra di luna provano ad avvicinarsi lentamente alla fronte della sorella per poi poggiare le tenere labbra su essa, un tenero bacio che dura qualche secondo prima di staccare le fredde labbra dell’Angelo di carta mentre le mani continuano ad accarezzarle il viso coccolandola come merita una deliziosa bambina terrorizzata dopo essersi svegliata da un incubo. << che dici di tirarti su e metterti nel divano mentre ti preparo una tisana sole? >> Domanderebbe una volta tornato a fissarla dritta negli occhi mentre sta fronte e fronte con l’unica cosa che sembra far tornare umano quella specie di bambola vuota di sentimenti, vestita di falsa felicità. << Quanto sei bella sole. Vorrei darti i miei occhi per farti vedere vhe spettacolo che ti perdi nell’osservati. >> Aggiungerebbe ancora fissandola, per poi accompagnarla nel divano, posto nel salone , vicino alla cucina in caso lei accettasse di mettersi comoda. Nonostante non lo dia a vedere totalmente, la sua sola vista la rigenera dall'interno a tal punto da darle tutto il sollievo che le è mancato durante l'assenza. Un'assenza che le è parsa eterna, pura dannazione seppur non ne abbia ancora compreso il perché o il per come lui abbia accettato di lasciarla lì. Da sola, senza alcun preavviso < No. > controbatte per pura inerzia senza curarsi di lasciarsi totalmente alla sua volontà di sospingerla verso il salotto. Si trascina ma non per capriccio o perché in collera con lui, ma proprio per la mancanza di forze che la sostengono. Probabilmente a digiuno, probabilmente con quelle poche volte in cui sfinita si lasciava ricadere al suolo ma per lo stesso principio nel rinvenire tormentata da picchi di lucidità e dissennatezza < Chi – ha – osato. > si stropicciano le labbra, arrischiando di aprire crepe già di per sé critiche. Impossibile però non mancare di mostrare un ghigno di sdegno, non potendo dimenticare di quanto le è stato detto poi dalla stessa Sango circa le dinamiche sottaciute dentro le pareti del dojo < E' stato lui, dimmelo. > riluttante si ribella pur non essendo accompagnata dalla forza che vorrebbe possedere in questo momento per scuoterlo. Dunque ciò che lui percepirebbe contro le vesti è un banale colpetto tramite il quale si dimenerebbe fino all'attimo in cui nel seguirlo a prendere posto sul divano, si lascerebbe andare ma tirandoselo su di sé. Occhi negli occhi < N-Non permettergli di rovinarti. Quel clan... > vorrebbe dirgli tante cose, tutte quelle che le sono passate per la testa nel tempo in cui lo ha aspettato. Fino allo sfinimento. Inconsciamente la gola secca le strozzerebbe le parole in gola, implorando tacitamente il proprio corpo di raggiungere con la mancina la punta della brocca d'acqua poggiata sul tavolino del salotto. Neanche in questo caso si piega a chiedergli qualcosa, intestardita dal fatto che debba essere lei a doversela vedere.22:21
Utente anonimo:
[Salotto/Casa Tsuki] Ed ecco (non Ekkoo) che la solleva finalmente da terra, la sente debole anche più di lui che è esausto ma tenta di non farlo notare per poggiarla deliacamente sul divano ma… lei come un dolce kraken l’avvolge nei suoi tentatoli senza fagli male e lo tira a se ma lui non fa resistenza a lei anzi tutt’altro, i muscoli del corpo finalmente si rilassano ma non può godersi questo lusso a lungo. Di nuovo il viso dello shinobi si poggia sulla fronte di lei, senza nessuna malizia anche se più che fratello e sorella sembrano quasi due amanti dalla posizione in cui si trovano. << Devi smetterla Sole…>> scuoterebbe leggermente il capo, molto lentamente sfiorando cosi la punta del suo naso con quella della sorella, si stanno a fa naso a naso. << Hanno osato e oseranno, sono uno shinobi . Sono il figlio della Bambola di Porcellana.Sono il figlio di Kenji Tsuki. >> Sorriderebbe ancora per poi allontanare il capo ancora fissandola. << e proprio come lui prenderò delle botte che renderanno la mia porcellana ancora più dura, fino a quando non aprirò le ali e da quel momento in poi sarò l’angelo della pioggia proprio come la nonna e più nessuno oserà farci male.>> Dirà ciò con estrema calma, sereno mentre s’alza dal divano e si volta di schiena avviandosi verso il banco cucina del monolocale mentre sfiora la maglia. << Porterò avanti il nome di papà e mamma proprio come quello di nonno e nonna…Ma se non conosco il dolore non posso concepire al pieno l’essenza della Pioggia. >> Direbbe mentre s’avvia a riempire due tazze d’acqua. Sulla schiena del ragazzo sono chiaramente visibile diversi segni di frusta e ustioni di corda…al centro della schiena tatuato c’è lo stemma degli Anbu, più chiaro di cosi non poteva essere. << Non farti ossessionare da persone di poco parole. Riprenderò in mano le sorti di quel clan ma non ora. Tempo al Tempo ancora le nuvole non sono pronte a piangere, ok?>> si volterebbe osservandola, sembra lui il maggiore adesso tra i due. << Come vuoi la tisana?>> Impressivamente cambia argomento quasi come non servirebbe una risposta alle domande fatte poco prima , anche la voce da fredda e decisa impressivamente è diventata gentile,dolce e servizievole. Un Vassoio viene estratto dallo mansarda superiore mentre le due tazze riscaldano l’acqua danzando nel microonde. Lo trattiene a sé con foga, per paura di poterselo perdere ancora una volta in chissà quale angolo di mondo < … > pur sedendo sul divano, si rannicchia ancora una volta, lasciando la schiena sospesa tra lo schiena e il corpo dell'albino. La mancina protesa su di lui, con le sole unghie ad aggrapparsi nella stoffa e stropicciarne le vesti già di per sé lerce di tutte le pene subite per formarsi come anbu. Lo sguardo nel suo, sopracciglia arruffate in quell'impeto ribelle per lasciar trasparire vistosamente la contrapposizione tra quello che dice con le parole e quello che vorrebbe trasmettere col corpo. Messaggi non verbali, messaggi chiaramente palpabili anche quando alle prime parole dell'Ishiba percepirebbe una gravosa pugnalata dritta al cuore < ! > corruga la fronte, le palpebre si sgranano rivelando la profondità di smeraldi macchiati da ombre soffocate dentro di sé pur di non creare scompiglio. Irrisolta, una giovine donna su cui grava un grosso peso ma che per lo stesso motivo tace. Tace anche quando vorrebbe dirsi contrariata dalle parole di Shiroi che invece per il bene comune la prega di riporre le armi per una volta < ...tsk. > stizzita profondamente alterata lascerebbe andare la presa sulle stoffe altrui, ritraendosi e chiudendosi a riccio quasi ripugnando anche lui. Seppur così non sia, seppur detesti solo il fatto che l'altro le stia dicendo solo una Verità che fa difficoltà da tempo a digerire. Il ragazzo è pronto, è stata la Famiglia a decretarlo nel momento in cui gli hanno permesso di raggiungerla ad Ame < è così, non è vero?! > parole che celano in realtà molto più, quasi lasciando pesare una sorta di tradimento in tale ammissione. Si sente imbrogliata per non poter essere più la sorella che provvede a quella piccola farfalla bianca, imbrogliata nel vedersi seminare dal giovane in rapida ripresa nella gerarchia sociale < Sei il suo degno Erede. È tempo che sia fatta la Loro volontà.. > mormora ovattando il timbro vocale sotto la cascata di capelli corvini scesi dinnanzi al volto, capo chino e mani nervosamente prese a giocare tra loro. Con un leggero colpo di reni proverebbe a rialzarsi, bypassandolo sino a ciondolare in un lato della stanza da cui estrapolerebbe una valigetta di primo soccorso. Qualcosa a poco prezzo trovato al mercato, ma dai pezzi sufficienti per poter sopperire alle ferite più lievi. Gli lancerebbe un'occhiata funesta, una di quelle con cui non transigerebbe questa volta una presa di posizione da parte dell'albino < Siedi. E fammele vedere > le ferite. Gli lascia il tempo di spogliarsi, di mettere sotto la fioca luce lunare l'abominio accusato su un corpo apparentemente così fragile. È ora lei a prendersi cura di lui, e non baderà alla propria stanchezza fino a che non sarà riuscita a rattopparlo. D'altronde è lei la Maggiore < Vediamo che posso fare... vediamo se mi ricordo. > d'altronde la Madre le dovrebbe aver insegnato poche manovre ma efficaci in medicina, utile per queste circostanze.22:51
Utente anonimo:
[Salotto/Casa Tsuki] Dal cassetto centrale andrebbe a prendere delle mele e delle pesche per metterle nel vassoio, subito dopo andrebbe verso il piccolo frigo che si ritrovano è pur sempre una piccola casa e i fondi del genin non sono chissà cosa, dal frigo andrebbe a prendere un cesto di fragole e di ciliegie che mettere anche loro sul vassoio. Osserva con la coda dell’occhio la sorella alzarsi dal divano è chiaramente debole ma non sembra dirle nulla, la farebbe incazzare e non è il caso già abbastanza dolori di suo non ha voglia di farsi picchiare anche da lei oggi. << Dovresti riposarti…>> direbbe a bassa voce mentre poggia il vassoio sul tavolo e si mette a ridacchiare vedendo che s’appresta da piccola infermiera…quanti uomini vorrebbero un’infermiera cosi a casa eh? Si siede senza fare troppe storie e inizia a sbucciare e tagliuzzare a fette le mele e le pesche. << Piccola infermiera, ho avuto modo d’informarmi in giro… >> piccolo momento di silenzio mentre continua a tagliuzzare la frutta. << C’è un ordine medico niente male qui, se vuoi faccio in modo di farti andare li. T è sempre piaciuto il mondo dei luminari no? Protesti seguire il percorso di studi che ha fatto papà e più in là pensare alla genetica che qui sembra più evoluta di quella che conosciamo noi.>> Gli occhi la fissano mentre apre la valigetta, da dove salta fuori quella cosa? Meglio non farsi domande, meglio di no già ha avuto troppa fortuna oggi con la sorella. <<…Fammi sapere che ne pensi…Appena hai finito dimmelo che esco le tazze e ci mettiamo nel divano a vedere quella serie che ti piace tanto…ehmm…>> gli occhi si spremono un po' …<< Super cho cho si chiama?>> domanda dubbioso per un istante. Il tempo in cui si ritaglia un breve istante per ponderare alla possibilità di lasciare la presa, è proprio l'Ishiba ad approfittarne per sgattaiolare in cucina per preparare un piccolo banchetto sul tavolino. Tutto ciò che servirà per riprendere un po' di energie. Ma la sola vista della frutta in un certo senso contribuisce a sdegnarla ancora di più. Lei con le mani ancora sporche del suo stesso sangue < ...tsk. > sfiata scuotendo il capo più e più volte, nel vano tentativo di alzarsi una o due volte a vuoto prima di riuscirci. Quasi si arrischia di scivolare malamente, ma alla fine ce la fa ad essere di ritorno con la valigetta. Ed è lì nel sentirlo blaterare premure che i nervi cedono e lo sguardo si fa più funesto < Dovrei anche spaccare la faccia a quella merda d'uomo, ed invece.. > è una donna paziente ma fino ad una certa, qualcosa ci dice che tirare la corda ora come ora non è proprio una mossa saggia. L'espressione tesa e il sopracciglio sollevato è un chiaro campanello d'allarme < hmph. > le palpebre scemano e le labbra si inumidiscono dallo spazientito sbuffo. A capo chino si avvicinerebbe a mezzo metro di distanza, ponendosi sulle ginocchia mentre con una mano manterrebbe sollevata la maglia mentre l'altra tamponerebbe col disinfettante la zona lesa < Pensa alla tua carriera, non dovresti essere tu a preoccuparti per la mia. > un tocco leggiadro fattosi volutamente più pesante per strappare a Shiroi un ghigno di sofferenza. Accompagnando con una stilettata inorgoglita la seguente osservazione, giusto per fargli pentire di sottovalutare il potere femminile nella loro Famiglia < Papà fa un baffo alle arti curative di Mamma, non scherziamo. > sogghigna furbescamente, placando il fare pestifero solo una volta che via via nel discorso il pensiero si convince a prendere il volo altrove proprio come le falene che si accorge non esservi più in casa loro < Lei mi aveva parlato di una certa cosa sperimentale ai tempi. Mi chiedo se quest'oggi queste ricerche siano state testate.. > ricerche talmente sperimentali che all'epoca le era stato detto essere illecite. Tutto parte dal Sangue, ed è quello che la ossessiona a tal punto da muoverla tra le ombre del loro passato. Tiene infine ad ascoltare il programma che l'Ishiba le propone per passare la serata, ma dinnanzi al suo fare da gnorri non manca di imbruttirlo con un'occhiata più lunga e utile ad ammonirlo < Ti do il tempo di due puntate, ti riprendi e vuoti il sacco. Non esiste che sparisci così, Luna. >finirà per detergere la zona e una volta assorbita la pomata, applicare le bende. Successivamente con tutta probabilità tramortirà dalla stanchezza sul divano, appallottolata sul fratello per essere certa di non essere caduta in una delle tante illusione infernali in cui è facile perdercisi. [exit]23:24
Utente anonimo:
[Salotto/Casa Tsuki] E cosi si farebbe curare dalla sorella mentre finirebbe di prepara la frutta mentre le tazze continuano a ballare nel microonde giocando a girotondo come due bambine. Gli occhi si strizzano un po' mentre le ferite vengono leccate dalle sorella ma è una sensazione cosi piacevole sentirsi voluto bene che quasi quasi si dimentica come s’è le procurate. <<…. Curative ma non so genetiche eh… ti ricordo che papà ha cambiato pelle cosi tante volte che neanche si ricorda il suo primo corpo .>> direbbe in maniera ironica aspettando che la sorella finisce di curarlo. Una volta finito prenderà anche un pacco di biscotti. Due bustine di tisane ai frutti bosco che immergerà nelle tazze bollenti sentendo il contatto dell’acqua bollente con la carta mentre il liquido si colorerà di rosso. Cosa succederà dopo? Bhè sicuramente vedranno le puntate mentre si rilasseranno con la testa della sorella sul petto del fratello mentre le accarezza i capelli fino a crollare nel divano, tipica cosa di loro due, non gli basta altro per essere felici e sentirsi a casa… Non pensa altro Luna che dal vetro non s’è più mossa e delle falene nessuna traccia, forse anche lei vorrebbe stare con i due nel divano a godersi la pace finalmente arrivata, ma non lo farà dopo tutto se lo meritano anche loro un po' di pace, da soli. Proprio come quando erano piccoli… Solo che non ci sono più mamma e papoà a guardare i loro pargoli ma solo quella farfalla bianca dalle ali di carta… ma perché le falene iniziano a palesarsi cosi spesso , perché il monolocale sembrava invaso da loro proprio oggi? [End]