Sole e Luna
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Giocata del 16/03/2021 dalle 16:20 alle 19:58 nella chat "Piazza Centrale [Ame]"
[Statua Pain • Scalini] Poggiata di spalle sulla più grande raffigurazione al centro del piazzale, lui, Dio Pain. Trova conforto sotto il suo sguardo pesante e olimpico, non si è neanche chiesta il perché, non cerca spiegazioni su ciò fondamentalmente è già sedimentato nel subconscio. Una questione risolta, su cui poggiano le basi della sua intera esistenza. Il pensiero è lontano in questo momento, pur essendo con occhi vitrei a guardare completamente l'orizzonte e il flusso di via vai lì concentrato a pochi passi da sé. Non è l'unica a stanziare sulle scalinate che portano alla statua, come se il Monumento di per sé funga da ritrovo per tutti i coetanei e non. Un punto di ritrovo facile da occhieggiare, dove a colpo d'occhio spicca lei così minuta ma tuttavia di una luce diversa rispetto al circondario. Morbida chioma corvina poggia dietro le spalle, contornando un viso molto simile alla porcellana nel suo intaglio. Occhi grandi, immensamente rispetto alle proporzioni del piccolo nasino all'insù e di labbra sopra cui si è spennellato un rosso cremisi. Curata ma modesta nella propria femminilità, non ama esaltare ciò che madre natura già le ha concesso abbondantemente. Un filo di trucco per valorizzare occhi ferini, sottili lineamenti e flebili sibili quasi dal suono evocativo. Apparentemente parla tra sé e sé, stranendo non poche persone lì nei paraggi, ma neanche di questo si cura. Recita qualcosa, qualcosa di straordinariamente incomprensibile. E perché straordinario? Sibilo dalle note calde e avvolgenti, una voce particolarmente accattivante e magnetica pari passo allo sguardo che getta su tanti volti a propria considerazioni privi di sostanza. Come se effettivamente andassero a mancarne i connotati. Zampilli d'acqua capaci di smuovere la brezza, ancora più capaci a smuovere le vesti indosso. Trattasi di un vestito violetto dalle cuciture rigidi sul torso, lei abbottonata sin sotto mento. Sullo scemare dei fianchi si presenta una sorta di concentrato di stoffe, palese memoria al fu Obi dalle sfaccettature variopinte ma non più ingombranti in quello che a conti fatti è un fiocco serratosi sul lato. Medesimo richiamo colorato sull'elastico di un paio di parigine lì sostenute dalla tonicità delle leve inferiori ed infine un paio di scarpette a lustrino, in vero stile doll. Tra le affusolate manine si poggia un libro, più un manuale spesso sia nella copertina che nelle pagine, traendo da questo oggetto la totale ispirazione proferite a labbra schiuse. Eppure neanche uno sguardo gli viene rivolto, come in perfetta trance. tira un D10 e fa 7
16:53
Utente anonimo:
[Vicinanze Piazza/Statua Pain] È l’anno 10 dg (83DK), alle 16, 52 minuti e 40 secondi, una falena della famiglia della famiglia Bombyx mori, capace di 18.850 battiti d'ali al minuto, plana sul fiume alle spalle della magione della sorakage dirigendosi verso il centro del distretto, alla ricerca di qualche foglia di gelso. Nello stesso momento, in un ristorante all'aperto a due passi dalla statua del Dio Pain, il vento si insinua magicamente sotto una tovaglia facendo ballare i bicchieri senza che nessuno se ne accorga. In quell'istante, all’undicesimo piano del grattacielo 13 della via Eiji, appartamento 11il vecchio Hakuzu con una penna stilografica ,traccia una linea sul nome di Ekaba Hisima nella sua agenda ,un suo caro amico defunto il giorno prima pensa che a breve potrebbe toccare anche a lui. Nello stesso momento un ragazzo dalla criniera color luna si sta aggirando per le strade del distretto di Amegakure sembra quasi un turista che ancora si deve ambientare. Indossa un paio d’occhiali da sole tondi con lente rosata che nascondono il suo sguardo intenso blu mare. Una camicia nera di cui si vede solo il collo stretto da un cravattino bordeaux un panciotto rosso scuro e una giacca molto attillata bordeaux a maniche bianche, stretta all’altezza del tricipite destra dalla fascia della Pioggia . Il suono dei suoi passi e accompagnato dal suono delle scarpe eleganti nere leggermente a punta. In questo momento si trova nella via che porta alla piazza centrale, una volta uscito dalla via sbucherà nella grande piazza dando le spalle alla statua del Sommo Dio. Luna si trova poggiata sulla stecca degli occhiali da sole,ma improvvisamente prende il volo dirigendosi verso la piazza. <<…dove vai?>> Domanda incuriosito verso la farfalla che sembra non andare veloce come al solito forse vuole essere seguita? Un sorriso si disegna sul viso di pelle Diafana come se stesse iniziando un grazioso gioco tra lui e la sua inusuale amica. I passi si velocizzano tentando di non perdere di vista l’amica alata, mentre la mano destra stringe il bordo di una busta di carta. Questa graziosa scena continua fino ad arrivare nei pressi della statua. Adesso la Farfalla Bianca dovrebbe fermarsi davanti al viso della dolce shinobi. Pochi passi più in la Hye dovrebbe vedere il fratello fermo . << …ma guarda te.>> Direbbe tra se e se a voce bassa. Lei dovrebbe vederlo li, fermo , forse potrà vedere il sorriso felice che si disegna nel suo volto mentre lentamente s’avvicina a lei . Luci elettriche sostengono il fievole tocco del Sole, standosene quasi del tutto oscurato dalla disposizione dei grattacieli, lì immensi e disposti attorno alla piazza centrale. Troneggiano le strutture architettoniche, affermando come al solito il punto forte di questo Dominio rivoluzionale, l'evoluzione tecnologica. Questo comporta a migliorare ogni aspetto, tra i filamenti comunicanti da un palo all'altro, tramite diverse estremità di corrente. L'aria appesantita contribuisce al grigiore generale nei dintorni, donando un aura livida e carica di tensione. Civili che nei pressi non paiono soffrire minimamente questa condizione, tuttavia per lei da poco piombata in questa realtà, sembra quasi di soffocare. Sensazione costrittiva al petto, va poggiando la mancina su di esso per aggrapparsi con un ardore a stento celata dalle buone maniere. Ribollente percepisce un tocco graffiante sottopelle, perfettamente in grado di trascinarla a picco verso le viscere. Improvvisamente la gola diviene secca, costringendola lesta a inumidire gli angoli delle labbra e ingoiare a forza quasi come fosse un effetto forzato da un bisogno sottaciuto < .. > vengono strozzate le parole, per un attimo è il panico, ma di questo ne è già stata abituata tempo prima a riprendere in mano le redini di sé. Dunque va compiendo lunghi respiri, assoggettata a serrare le palpebre ed estraniarsi completamente da ciò che la circonda. Lieve ruga espressiva palesa un attimo di difficoltà, ma dura giusto un attimo tutto ciò, poiché come una vampata è presto che essa la vada ad abbandonare lasciandola lì inerme alla mercé di una <... f-farfalla? > tartaglia ancora in preda al tamburellare nel petto, dove ancora pompa agitato il cuore. Sussulta vistosamente dinnanzi ad essa e non per ribrezzo ma solo perché ne è completamente colta impreparata. Seppur sia tale creatura a farle dimenticare lo spiacevole episodio con una velocità tale da essere imbarazzante. Ed è come sentirsi irrimediabilmente a casa, una sensazione che ti abbraccia, una sensazione di cui non sapeva di aver urgentemente bisogno per gettarsi tutto alle spalle. In tutto ciò non si è accorta di tener a stento in mano il libro, pesando sulla presa della destra tanto da costringerla a volgere lo sguardo sull'arto. Ed è a quel punto, volta di tre quarti, che lo vede < Oh > impallidendo, visibilmente, livida per la pressione per cui viene investita nel vederselo lì sorridente come se il tempo non fosse trascorso mai < Tu, qui. > il libro scivola al suolo, provocando un sordo tonfo. Una stretta allo stomaco e l'arsura in gola che gratta ancora una volta, visibilmente tremando. Ciò che segue è uno sbotto, un trillo dietro cui nasconde il gettarcisi completamente addosso in preda alla frenesia. A seguire, lui potrà percepire un dolce profumo di fresia che spesso erano soliti sentire profumare le quattro pareti di casa.17:52
Utente anonimo:
[Vicinanze Piazza/Statua Pain] Veloci passi verso di lei che tanto rimembra la sua dolce madre,forse è proprio da lei che ha presso questo senso esaltato dall’estetica . poof dice il libro che cade a terra davanti ai piedi della sorella. FLASH BACK un bambino che corre con un sacco di belle mele rosse tra le braccia forse troppo pieno per lui, davanti a lui una bambina poco più grande di lui ,lei porta un sacco molto più grande di quello del ragazzino che a malapena riesce a fare un passo alla volta. << Avanti babbeo e tu saresti un uomo?>> Domanda velenosa verso lui non capendo la difficolta per il piccolo uomo. Il bambino dai capelli bianchi si fa coraggio e finge che per lui sia una passeggiata e accelera il passo . <<Siche sono un uo..>> non riesce neanche neanche a finire la frase che non regge il peso e cade a terra, lasciando una decina di mele cadere a terra. L’adolescente poggia il sacco a terra scuotendo la testa. <<Non mi sono fatto niente! Esclama il minore mentre a gattoni raccoglie subito le mele cadute ma una volta in piedi ,dai pantaloncini la sorella vede le ginocchia sanguinanti del bambino . <<…>> si avvicina tirando un lungo respiro, la calma forse non è il suo forte. Prende una mela rossa dal sacco del ragazzo,la strofina sul suo chimono e pulendola quanto possibile e la porge al bambino. << Sei stato bravissimo ..e forte ma sei stato sbadato questa volta. >> dice mentre il ragazzo prende la mela per poi scuotere la criniera del minore con la mano mancina ,per poi voltarsi e prendere entrambi i sacchi sotto braccio,uno per braccio. E s’avvia verso la strada di casa,per poi voltarsi. <<Andiamo a Shiroi, riesci a caminare no?>> Fine FlashBack Il ragazzo arriva davanti alla sorella mentre la farfalla bianca torna a poggiarsi sul capo di luna dello Shinobi . << Ti è caduto il libro a terra , sei fatta sbadata sorellina..>> Dice con tono ironico mentre porge la busta di carta con all’interno delle mele rosse. <<Vuoi una mela?>> Replica continuando a sorridere Al solo muoversi, le corvine lunghezze della chioma si animano di conseguenza, serpeggiando nel vuoto fino all'attimo fatidico in cui sarebbero ambo due le braccia a gettarsi attorno al collo del fratello. Ed è lì, che visibilmente le si disegna in volto sommo stupore < Oh > continuerebbero a rimanere in contatto seppur si slanci all'indietro col viso per guardarlo e rendersi conto la sostanziale differenza d'altezza. Inconscia di essere arrivata ad abbracciarlo solo rimettendosi sulle punte dei piedi < Ma che fai, mi cresci così !? > retorica con la quale è il falso rimprovero a stropicciarle le labbra tanto rosse come le succose mele rosse che le propone. Sfarfallano le lunghe ciglia scure mentre la palpebra si assottigliano, evidenziando l'incorniciatura di quel filo di mascara a sollevarle all'insù. Gli sorride, solo con gli occhi, proprio come farebbe un gatto in preda alle fusa. Taglio ferino delle smeraldine che diviene più accentuato in tutto ciò, lasciando che sia solo tramite un breve cenno del capo ad anticipare una propria negazione < Con tutte quelle che ho dovuto mangiare per spiegare il mezzo sacchetto di mele perse per la strada? No grazie. > piuttosto che insegnargli lo spreco a quei tempi, si è sempre chinata per azzannare il frutto sporcatosi e ammaccatosi una volta caduto sul terreno. Anche questo dovrebbe potersi ricordare, per ricollegare facilmente al riferimento che ora sboccia tra le labbra. Lenta è la passato della mancina con cui proverebbe ad acchiappare qualche pallida ciocca dinnanzi al viso, seguendo la linea del suo viso per riportargliela infine all'indietro < Lascia stare il libro, ma guardati. > attimi, lunghi attimi spesi a contemplare i tratti graziosi, tratti che per quanto vagamente siano simili ai propri non hanno nulla a che fare. Fondamentalmente quello più curato è lui e lo palesano ora che va indietreggiando, dando una panoramica totale del proprio vestiario. Certamente più moderata, più alla mano, di una bellezza più provata e stropicciata soprattutto in un punto del viso eccessivamente coperto da strati e strati di trucco. Quello che viene camuffato è la pesantezza di linee che ricordano un tatuaggio. Leggero chino del capo, mani unite sulle gambe, salutandolo come meglio si conviene. Lo ricorda solo ora, il duro insegnamento della madre verso simili convenzioni sociali in pubblico. Istintiva, forse troppo per ignorare la pulsione di saltargli addosso. Ad ogni modo si riprenderebbe velocemente a dargli le spalle e chinarsi, raccogliendo definitivamente da terra il manuale.18:32
Utente anonimo:
[Vicinanze Piazza/Statua Pain] Nel momento in cui lei si getta tra le sue braccia , il naso come un abile ladro va a rubare di nascosto la fragranza del suo profumo,gli occhi si spalancano mentre una leggera lacrima viene trattenuta dall’iridi profonde dell’angelo di porcellana,ha sentito cosi tanto la sua mancanza ,il suo calore unico come pochi, Luna s’alza in volo per andare verso la statua del nonno dei due,quasi a non voler infastidire i due. << Ovvio , non potevo mica lasciarti da sola in questo posto. >> Le braccia che fin ora non s erano mosse paralizzate dalla reazione della shinobi . adesso vanno ad abbracciarla, proprio come quando dormivano ,come quando gli incubi del ragazzo non lo facevano dormire ed era compito suo rassicurarlo nel terrore, solo li poteva trovare la pace. <<….>> non vorrebbe mai che lei si staccasse da lui di nuovo , appena lei decide di ricomporsi forse non se ne rende conto ma il suo viso sembra dire , oh no di nuovo , ma quella Carta color latte ormai sa creare tante maschere,sa modellarsi in ogni origami che lui voglia , cosi da nascondere il suo tristo viso per un attimo. La segue con attenzione, la studia come il più bel dipinto del mondo, incompreso forse .La sua bellezza è arte e lui ama l’arte. << io?ma ti sei vista?! Sei più bella della mamma!>> L’indice della mano destra la punta severo adesso. << Non avrai mica trovato un uomo vero?! Mi tocca ucciderlo chiè ?!>> Domanda geloso, per poi scoppiare in una grossa rissata, ricca ma allo stesso tempo elegante. << Bhè potevi darle tutte a me! Io Amo le mele rosse! >> ride ancora divertito, una risata che sembra quasi una dolce melodia,quasi celestiale. Qualcosa è cambiato in lui e non è solamente l’altezza, ma questo ve lo racconto in futuro ancora è presto. Ancora per quel breve istante prima di separarsi, gli mormora all'orecchio < Io non sono mai sola, come puoi vedere > indicando l'imponente statua sopra le loro teste, stabile ed eterna a vegliare sull'intero piazzale e oltre. Se ne stanno lì, nella sua ombra, eppure mai sembrano aver brillato tanto assieme. Nati per essere una sorta di prolungamento, ognuno di loro considerato un'estensione dal passato ad oggi. Si ritaglia il tempo di dargli le spalle, di sollevare il manuale e di volgersi nuovamente di tre quarti rispetto a lui. L'impulso e l'apprensione di non perderlo di vista la stimolerebbe nell'immediato a gettargli gli occhi addosso, da dietro la spalla. Da lì dovrebbe avere il tempo di inquadrare il cambio espressivo sul suo volto, quell'istante sufficiente per corrugare la fronte e lanciargli un duro sguardo. Magnetico sino al fatidico momento in cui talmente sarebbe accattivante da penetrare nelle carni, due smeraldine di cui non ci si può dimenticare < Non ti permettere, non ti voglio vedere così. > perentoria, gli impone di non abbattersi, dall'alto del proprio forte orgoglio. Decisamente l'opposto rispetto a lui, dal portamento si mansueto ma che cela un temperamento molto più forte < Ora sei qui, con me. > puntualizza inchiodando col tono di voce leggermente fattosi baritonale, graffiante < Anche se mi devi dire da quanto sei arrivato e come ti sei permesso a non dirmelo prima. > dura fino a questo momento in cui esclusivamente a lui mostrerebbe anche un lato più dolce, pieno di insicurezze dipese dall'essere all'altezza delle aspettative che la Famiglia nutre su di lei < Mi sarei fatta trovare pronta... > mormora mentre le mani scorrono a pinzare gli angoli del vestito, sollevandoli per evidenziare l'effetto scialbo rispetto all'eleganza dell'albino < … > gelata dinnanzi all'esclamazione, pietrificandosi all'idea che qualcuno possa sentirlo e ricordando solo ora di non essere sulla stessa terra in cui bazzica la madre. Se solo sentisse una simile oscenità, probabilmente si scatenerebbe il caos. Le pare quasi di sentire il verso acuto del popolo alato, in preda alla furia svolazzante, un vago ricordo del reale aspetto della madre < coff coff cofff – ma che dici !!?? > sbotta, quasi strozzandosi nel menzionare invece il fatidico 'fidanzatino', concetto che ancor più la inquieta. Anzi forse più la repelle, ritornando alla dura scorza iniziale < Non ho bisogno di nessuno, io. > supponente rizza la spina dorsale per riprendere la compostezza autera iniziale < E tu non ucciderai mai. Lascia che sia io a sporcarmi le mani, sono nata per questo. Per far si che tu rimanga una bianca farfalla bellissima > gli si avvicinerebbe ancora una volta, per carezzargli il panciotto fino a finire con il provare a sistemarlo da brava maggiore qual è. In tale gesto lo strattonerebbe un po', come si fa con i bambini < ecco. > il volto è consumato da un velo cupo, forse malinconica o semplicemente provata per qualcosa che le passa per la testa. Non ci mette troppo tempo a vuotare il sacco, non con lui almeno < … sai, a volte ho paura che a forza di stare qui potrei dimenticarmi dei loro volti. > sospira < Questo posto, ogni singolo angolo, dovrebbe ricordarmi di loro. Eppure... non è come ce lo hanno raccontato. > palleggia lo sguardo dall'albino all'alto della statua ancora una volta. Zittitasi nei propri silenzi.19:24
Utente anonimo:
[Vicinanze Piazza/Statua Pain] Accenna un piccolo sorriso sentendo che ancora tenta di banchettarlo, ma la lascia fare , non ha voglia di ritrovarsi la sorella incazzata che lo mena come quando erano bambini. <<ok, boss non t’arrabbiare che ti vengono le rughe è un peccato rovinare quel viso che farebbe invidia anche alla più bella principessa delle fiabe. >> Subito dopo scuoterebbe il dito sentendo le sue parole esternamente false . << Non è da me dissentire le tue parole sorellina, ma tu hai bisogno solo di ME e di nessun altro! >> esclama divertito dalla sua sicurezza mentre adesso indica il proprio viso per poi guardare il coprifronte che lui stesso porta stretto al braccio destro. <<… Sei un po' in ritardo sai.>> Torna a guardala con viso impassibile ma sereno, un bellissimo volto che inquieta mentre lentamente gli occhiali da sole scivolano un po' sul setto nasale cosi che gli occhi blu dell’angelo possano scontrarsi con quelli di smerlando della sorella. << Ormai sono cresciuto, è finito il tempo in cui devi pensare a me o non sarei qui…>>Si avvicina lentamente, i passi aggraziati del ragazzo mostra quanto siano diversi in realtà, come sole e luna che si seguiranno per sempre nonostante l’abbraccio sia impossibile. <<Le mani c’è le sporcheremmo insieme in caso.>> Dice con fare cosi freddo ma tranquillo a tratti non sembra neanche un ragazzo cosi comune come vuole far sembrare. Ora la mancina s’alza ,chiudendosi a pugno lasciando solo l’indice dall’unghia tinta di nero alzata indicando il cielo.richiamando a se Luna che pian piano svolazza verso lo shinobi della pioggia . Adesso il viso cambia di colpo, come se più personalità si manifestino in quel bel corpo da giovane ragazzo. <<… Non puoi nemmeno volendo. Loro fanno parte di noi, siamo gocce, tutti insieme formiamo la pioggia .>> La farfalla si poggia sull’indice di Shiroi per poi spallare le ali aggraziata. <<Non sono arrivato da tanto Hye, avrei volto contattarti ma non è cosi facile. Potevi essere ovunque… Ma ti racconterò tutto per strada. >> Porge il braccio destro vesto la bella ragazza dagli occhi acerbi invitandola a braccetto, mentre la mano sinistra torna a cadere lungo i fianchi e la farfalla bianca con un piccolo battito d’ali torna a nascondersi tra i capelli bianchi del ragazzo. <<…Andiamo, ti porto a casa mia. Ti preparò una bella cenetta che solo una regina merita. Di nuovo la sua voce cambia di tono.è sempre la stessa,ma il tono cambia adesso sembra tornata serena, come se ogni negatività non esista nella sua menta. [End/Fose] < Non ti prendere gioco di me, posso ancora suonartele come si deve. Anche con quel bel copri fronte che ti sei guadagnato > lancia un'occhiata per guardarlo torvo seppur al contempo un sorrisetto malandrino le si disegna tra le rosse labbra. Rosse, in ricordo della madre proprio come la scelta del vestiario. Una bellezza raffinata seppur mantenutasi modesta per propria scelta. Si distendono le labbra, in un dolce sorriso che poche volte le si vedrà consumare mentre il capo si piega a lato per guardarselo dal basso verso l'alto. Lo guarda da una nuova prospettiva, lo guarda e il trovarlo lì davanti ed è impossibile per lei non esserne lieta < A proposito, sei stato bravo. Sapevo che ce l'avresti fatta. > sostiene senza troppi ripensamenti, alla fine dei conti pur non aspettandoselo da queste parti è pur sempre sollevata che sia stato pronto a raggiungerla in tempi brevi. Anche solo per nostalgia, è questo il pensiero che le passa per la mente < Ma sentilo~ > cinguetta leziosa, accentuando il fare smorfioso giusto per prendersi gioco di lui e smorzare al contempo il peso delle parole dell'albino. Le palpebre scemano e l'espressione via via si fa più morigerata, palesemente sostenuta per fare più scena. Le braccia raccolte dietro la schiena, la schiena ritta per mettersi sull'attenti in maniera marziale e convenevole alle buone maniere < Una principessa non è mai in ritardo, Shiroi. > principessa si fa per dire, è chiaro che riprenda lo stesso nomignolo affibbiatole dal ragazzo. Supponente e col risolino facile nel smorzare i toni e la facciata, fino al momento in cui l'atmosfera rosea si infrange, come uno specchio in mille pezzi. Si gela inorridita nel saperlo lì per il motivo seguente, solo pensarlo a sporcarsi le mani contravvenendo alle aspettative della Famiglia, è qualcosa che le strappa la voglia di animarsi totalmente. Seria, terribilmente pungente taglia corto mentre il capo viene scosso < … non ne voglio parlare. > lo incalza di proposito, risultando anche spiacevole e maleducata, ciononostante sentirlo parlare in questa maniera così decisa tanto l'ha spaventata da non essersi saputa trattenere ulteriormente. S'incammina di qualche passo, di qualche passo infatti lo precederebbe quasi non abbia il coraggio di guardarlo negli occhi. Eppure sono le ultime sue parole a scaldarle l'animo, a farla sciogliere e ritornare più conciliante. A tratti docile nel farsi ricordare come stiano le cose, quale sia la Loro Storia < Per fortuna che sei qui, avevo proprio bisogno che qualcuno me lo ricordasse. > sostiene gioviale, voltandosi e mostrando di nuovo il volto. Un volto rinnovatosi e con meno incrinature, un volto molto simile a quello di lui tanto da potercisi specchiare. Un velo le fa brillare gli occhi smeraldini, una lacrima che contiene per pudore seppur sia chiaro che in quella lacrima non scesa vi sia sommo sollievo nell'averlo al fianco a rammentargli chi loro siano. Annuisce infine, aspettandolo questa volta per camminargli affianco < Aye, andiamo. > niente di più niente di meno, come se il tempo non fosse mai passato tra i due fratelli. [fin]