Downfall 転落
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Giocata del 15/03/2021 dalle 15:05 alle 22:48 nella chat "Piccola Oasi"
[Palazzo Oasi] Una giornata piovosa come tante, tipica della stagione primaverile. Un momento perfetto per godersi la giornata in casa, magari davanti ad una bevanda calda mentre la brezza fresca colpisce il proprio viso, e ci si gode un buon libro. Ma Kazuma a ben vedere invece oggi non ha proprio pensato a nessuna di queste cose. La sua voglia e determinazione riguardo questo caso sono quanto meno spazianti, non c’è stato un, UN giorno in cui non abbia pensato al killer e non abbia fatto dei pensieri e ipotesi su chi possa essere, ma soprattutto se è l’uomo che sta cercando. Nulla è dato per scontato, tutto vale e qualsiasi cosa: indizio, oggetto, frase, intervista e dichiarazione può essere usata al vantaggio del caso. Un ossessione quasi tossica, anzi togliamo proprio il quasi, che non accenna a fermarsi o rallentare neanche oggi. E’ infelice di come stanno andando le investigazioni e non ce la fa davvero più a trovare delusione dopo delusione, soprattutto quando dopo ore e ore di ricerca trovano un minimo di speranza in qualcuno di un pelo più importante, che gliela rompe subito. Nonostante questo non si è dato per vinto e ha continuato a cercare nei posti più strani e angusti del settore di Oto che stava esplorando e adesso, quasi per ironia della sorte, si è ritrovato proprio in quello di Suna. Vestito a suo solito modo, con questa tuta scolastica novecentesca completata da una lunga mantella che arriva fino alle cosce e il suo inseparabile cappello, tiene anche ben stretta e legata la sua spada, una Tanto rinfoderata in un contenitore di legno e un marsupio ben chiuso e legato con varia oggettistica dentro. Ovviamente non bisogna neanche dimenticare l’ombrello di carta che il ragazzo si sta portando dietro per coprirsi dalle gocce di pioggia che continuano a cadere imperterrite. Se qualcuno che già conosce lo vedesse un pochino si farebbe due domande sulla pulizia di quel vestiario visto che lo indossa costantemente, ma la verità è che semplicemente ne ha una decina nell’armadio che cambia regolarmente, tranne il cappello, quella è l’unica cosa che è unica. Ma comunque la domanda che ci si potrebbe fare è, perché trovarsi all’Oasi, ora, soprattutto in una giornata di pioggia come questa? Beh molto semplicemente qui è dove uno degli omicidi è stato eseguito e qui Kazuma ha una conoscenza che spera possa dargli qualche informazione in più sul caso. Ma c’è anche un secondo motivo. Il ragazzo si è preparato pochi secondi fa legando in maniera stretta e forte i propri oggetti prezioso a sé per un motivo ben specifico. E’ fuori allenamento, dopotutto non ha ancora avuto modo di potersi dedicare al proprio corpo e soprattutto alle proprie arti Ninja talmente è indaffarato e concentrato sulle ricerche, indi per cui ha avuto un’idea che pensa possa compensare momentaneamente le due cose senza sovrastare l’altra almeno per oggi. Posizionato quindi alla base del palazzo ove l’officina di Fuji risiede, Kazuma pochi secondi prima ha tentato di impastare il proprio chakra per poter provare al massimo della propria forza qualcosa di particolarmente bizzarro e si spera legale. Alza lo sguardo verso la cima del palazzo e qualcosa che non saprebbe dire se pioggia o sudore scende sulla sua fronte. Si, ha intenzione di scalare il palazzo. Fortunatamente i balconi e i tettuci proteggono un po’ e rendono le pareti meno scivolose anche se comunque non è di certo facile come cosa, ma soprattutto è una follia completa, ma si sentirebbe in colpa se non lo facesse, perché pensa di aver oziato troppo. Indi per cui Kazuma chiude l’ombrello e lo poggia sotto la propria spalla stringendo e tenendolo ben stretto, sperando di non romperlo ovviamente. Tenta di convogliare il proprio chakra verso la punta delle dita, le articolazioni, i palmi, la pianta dei piedi e i talloni in maniera tale da creare una sottile patina che a contatto con una parete solida possa in qualche modo creare un effetto adesivo tra lui e il materiale. Porta quindi le mani verso la parete e deglutisce poiché nonostante si sia allenato in precedenza con questa tecnica sta iniziando a pentirsi delle proprie scelte di vita. <..Forza, devi farlo..> tenta di autoconvincersi anche se viene difficile, ma nonostante quello che può fare, il fiato sospeso e la paura faranno parte di lui per tutto il processo. Indi per cui, vento in poppa, Kazuma fa il primo movimento non appena le proprie dita e i propri palmi toccano la parete sperando che nessuno guardi, ma il punto che ha scelto sembra piuttosto isolato, egli fa un primo movimento verso l’alto insieme all’altra mano portandosi in avanti con il percorso in una particolare posizione quasi da uomo ragno, anche se forse non ce ne dovrebbe essere neanche bisogno, ma si sente più sicuro così. Tenta quindi poi di alzare la gamba destra verso la parte poggiando la punta del piede e piegando la scarpa, che non dovrebbe essere un ostacolo per la tecnica. Si accompagna con la seconda e iniziando a pensare se forse fosse stato meglio prendere le scale a quel punto per allenare il cardio, ormai non può più tirarsi indietro, se in verità è soltanto testardo e so lo dice da solo. Un passo, due passi, tre passi, già forse, potrebbe star iniziando a macinare uno o due metri, nonostante la lentezza dei suoi movimenti per essere sicuri lo faranno tentennare un pochino. “Non guardare giù, non guardare giù, non guardare giù” tenta di ripetersi queste parole in maniera tale che la sua ansia non aumenti ancor di più dall’osservare il terreno e la distanza che si frappone fra lui ed esso. La borsa e la spada così come l’ombrello che se non sta attento a come si muove potrebbe cadere rovinosamente giù, sono a pendolo e fanno un minimo di peso e forza contrastante sul ragazzo, in particolare la lama fatto di acciaio, ma fa tutto parte dell’esperienza. “Perché l’ho fatto.:” si perchè l’hai fatto Kazuma? Forse avresti dovuto pensarci due volte, perché superata la soglia dei primi cinque piani, siamo abbastanza in alto per considerare questo come un tentativo di suicidio. Se arrivassero adesso gli O.M.M o qualsiasi altra squadra medica o di guardia a fermarlo, sarebbe alquanto ilare la notizia che si tirerebbe fuori da questa situazione. In scalata in quella specie di posizione da ragno da almeno un minuto buono, per far capire quanto è lento, sta iniziando a preoccuparsi che possa in qualche modo cedere a causa dei pochi strati d’acqua o del sudore anche se il chakra non dovrebbe logicamente essere afflitto da una cosa del genere ne ne limiterebbe la forza adesiva, ma ormai il suo cervello non sta pensando correttamente. <..mmh..ngh..ahh..> Ad un certo punto nella scalata però sente di non riuscire a farcela, anche soltanto fisicamente e vedendo vicino a lui un balcone non può che prendere e tentare di muoversi lateralmente verso di esso e mettercisi sopra visto che non sembra esserci nessuno in quel momento.<...*pant* *pant*..> si appoggia sulle sue stesse ginocchia con il sudore che cola e il cuore a mille incurante del fatto che questa è comunque proprietà di qualcuno e potrebbe essere denunciato per effrazione se non sta attento. Ad un certo punto si rimette dritto e decide di guardare poco fuori dal muretto del balcone per vedere che diamine di altezza è e più o meno che piano <...Per gli dei..> non può che esclamarlo tra sé e sé, ora si che è nei casini. Saranno almeno più di una trentina di metri forse è addirittura a più della metà del palazzo e non ha idea neanche lui di come ha fatto cazzo. Ormai ha perso anche la concezione del tempo e non ha contato quanto tempo ci ha messo ma sarà stato un bel po’ visto il passo che prendeva, ma soprattutto, anche se volesse smettere non può farlo, perché o torna già dalla casa facendo effrazione macchiandosi di un crimine che lui non farebbe mai e poi mai, o dovrebbe scendere fino a giù. <...!..> ad un certo punto però lampo di genio, l’officina di Fuji. Era tra i piani più alti e vista l’ora forse è in casa essendo praticamente anche la sua abitazione, forse potrebbe avere un ancora di salvezza da questa situazione alquanto disagiante in cui si è messo da solo. <...ok calma Kazuma, forse forse, puoi uscirne...oh ma che stavo pensando..> un po’ tardi per pentirsi delle proprie scelte. A quel punto prima che qualcuno possa prendere e uscire al momento sbagliato per stendere il proprio bucato, Kazuma si rimette davanti alla parete e nella stessa posizione di prima riinizia a scalare. Da lontano probabilmente sembrerà un puntino nero su una parete bianca, un po’ indecifrabile anche per come è vestito, se non lo denunciano oggi guarda. Indi per cui la sua scalata disperata che doveva essere un semplice arduo allenamento continua sudato e ansioso verso quello che ricorda vagamente essere il piano in cui Fuji abita tentando in qualche modo di poter arrivare ad una finestra o balconata. Indi per cui cercherebbe disperatamente con lo sguardo una finestra aperta o chiusa, ma almeno trasparente e non chiusa con una serranda che gli mostri gli interni della casa così che possa vedere se si tratti di Fuji o meno. Che tra le altre cose lui sta dando per scontato che lo possa aiutare nella situazione in cui è, ma magari è proprio lui a denunciarlo. {RIlascio Chakra - Chk On - Morte incombente - Marsupio - Spada - Ombrello in piedi per grazia divina} Le mani ticchettano nervosamente sul tavolo da lavoro della sala principale del grande appartamento. Gli occhi s'abbassano, con ben poca vita e riflesso, fissando le unghie. Ah, dovrebbe prendersene un po' cura. Sono state due settimane estremamente intense. Respira, gonfiando la cassa toracica e sollevando contemporaneamente entrambe le braccia, così da sgranchire un po' gli arti e rilasciare successivamente il fiato accumulato in un solo grande sbadiglio. La schiena s'inarca di conseguenza ed il collo vien teso, mettendo in rilevanza le venature che appaiono come rami d'albero spoglio. Quasi preso da un istinto superiore i palmi s'avvignano dolcemente alla propria pelle, tracciando una linea con la punta delle dita che gli lascia un leggero rossore. Nessun brivido. A cosa doveva le reazioni che ha visto? D'un tratto, la scena muore di nuovo. Le braccia cadono sul tavolo da lavoro e il busto si piega un po' in avanti, permettendogli di coricar parte di sè su quel tavolo. Quasi attaccata ad entrambi gli occhi la sega circolare cui lama non ruota da parecchio. E' lucida e pulita come raramente lo è stata negli ultimi anni, permettendogli di fissar parte del proprio sguardo di rimando. Quello che vede gli causa un vago disappunto- anzi, sembrerebbe piuttosto che non riesca a cogliere pienamente i dettagli, tanto che lo sguardo s'affila come s'affilerebbe ad un cieco che tenta d'osservare le cose distanti. "tch.." Scuote un po' il capo, sfiorandosi con la punta dell'indice destro il lato destro del viso e affondando un po' l'unghia sulla carne. Non abbastanza da ferirlo ma abbastanza dal lasciargli una minuscola traccia d'arrossamento. Poi, ci sono i capelli. Quelle ciocche nere sospese tra l'essere caotiche e perfette. Lasciate libere giungono appena sotto la palpebra inferiore, nascondendo un po' anche il nasino dritto. Quella particolare gomma che ha utilizzato per ricoprire superficialmente la pelle di Aozora è diventata improvvisamente insufficiente. Deve trovare materiali migliori, deve implementare funzionalità più grandi. Ma non può in alcun modo lavorare sulla creatura di lapislazzulo, in quanto non è certo che il prodotto della sua ricerca possa rivelarsi infine un successo. Nonostante sia appurato che le sue attuali creazioni non possiedano nè un cuore nè altri organi si sentirebbe sporco a spogliare l'unica cosa che poteva definire suo capolavoro. Per lo più, non tornerebbe più indietro da una scelta simile. Se non gli piacesse? Il disappunto sarebbe enorme. In più, i problemi non finiscono mai. L'eco nella sua testa sta ora dopo ora diventando più intenso. Non è più una questione di 'se perderò il controllo' ma bensì un 'quando accadrà'. Non se ne rende conto neanche più, forse perché vede l'entità sempre meno come un nemico o qualcosa di cui avere paura. Indosso ha una vecchia giacca di velluto nero, tipica delle persone facoltose. La mano sinistra sola è stata guantata ed in testa porta un vecchio cappello di panno, un po' calcato all'indietro ma sistemato in maniera tale che non nasconda le ciocche nere. Un rombo distante lo riporta alla realtà, facendolo tornare repentinamente dritto con gli occhi puntati verso una delle ampie vetrate presenti. Sta piovendo, ed una pozzetta d'acqua s'è già accumulata sul pavimento. Quando ha iniziato a piovere? Volta lo sguardo su una parete dove tiene un orologio, ma dopo qualche secondo d'osservazione decide di tirar fuori il suo telefono e fissar lo schermo per qualche secondo. Saigo non è tornata come aveva promesso. Le labbra s'incurvano un po' verso il basso, mentre con le dita s'appresterebbe rapido a voler digitare un messaggio. /Ehy./ Lo invia, solo per accorgersi di quanto stupida suoni come idea. Sospira di nuovo, decidendo di optare per una manovra evasiva. /chat sbagliata/. Torna indietro, fissando i contatti e aprendo la chat di Nene. Gli vien da sorridere, fissando quei messaggi sparpagliati a cui non ha mai dato risposta. Fa per digitare qualcosa, forse lasciando il solito 'Fuji sta scrivendo..' ma un suono estraneo lo spinge a fermar subito il suo operato. Riporta il dispositivo in una tasca, riguadagnando per altro un po' di lucidità. S'alza in piedi aiutandosi con la shirasaya, avvicinandosi ad una vetrata. Con i piedi scalzi preme sull'acqua subentrata dalla finestra socchiusa. Abbassa lo sguardo, lo risolleva: Kazuma. In un primo momento non s'avvede di riconoscerlo ed estrae così la lama della Shirasaya utilizzando la sua massima velocità: un movimento così veloce dal lasciare un'immagine residua. E a pochi centimetri da qualsiasi parte del suo corpo s'arresterebbe, riconoscendo non tanto il viso quanto il vestiario e gli appuntiti basettoni. "..Kazuma...san?" Batte le ciglia più volte. Dev'essere un'allucinazione. Sì, è certamente così. Richiude lentamente la finestra con uno sguardo insofferente. Batte gli occhi con forza e li riapre: ma il nara è ancora lì. Riproviamo: riapre un po' una finestra e poi la serra di nuovo. Niente da fare, è ancora lì. Dev'essere reale. Riapre la finestra, abbassando poi gli occhi sull'immensità di spazio che passa dal piano terra a lui. "Ha commesso almeno otto crimini Kazuma-san" Poi, spalanca la finestra, permettendogli eventualmente d'entrare. La sala principale del largo appartamento è un po' più vuota dell'ultima volta che si son incontrati. Solo qualche blocco di legno e diversi pezzi di metallo son sistemati in qualche angolo. Inoltre, sul banco da lavoro son presenti tre diversi set di vestiti da maid, con tanto di corte gonne e reggiseni. Props teatrali.. "Entra" E se lo farà, chiuderà per bene la finestra, abbassando pure le serrande metalliche. {ck on} [Officina Fuji] Lo sguardo è fisso, il fiato si poggerebbe sul vetro della finestra appannandola passo dopo passo, se volesse Fuji potrebbe disegnare una faccina felice o qualcos’altro sopra. E’ uno sguardo di vergogna, paura ma soprattutto che chiede aiuto. Non appena Kazuma vede che porta la Shirasaya con lui vicino alla finestra si preoccupa e le pupille si sgranano, forse ha tirato male il dado questa volta, non riesce a seguire i movimenti della spada, ma vede l'immagine residua e la lama ferma prima che possa ferirlo in qualche modo, cosa che gli richiedono 2 secondi di ritardo per processare e tirare fuori un urletto per la paura. La finestra viene riaperta e richiusa dal Chikamatsu in una comprensibile e umana incredulità della scena, mentre il Nara tenta di chiedere disperatamente affannosamente aiuto, ma ad ogni chiusura e riapertura le frasi vengono bloccate a metà verso l’orecchio di Fuji. <...ai…..si…..Fuji...sso...rare...la…..go..> sono talmente spezzate dal risultare totalmente incomprensibili prese anche tutte insieme, ma fortunatamente Fuji gli permette di entrare spalancando la finestra. “O-otto crimini?” Prima di entrare per quei tre, quattro secondi, rimane a pensare alla frase detta preoccupato poiché nella sua innocenza pensava soltanto di fare un allenamento e si sente tremendamente in colpa in questo momento, anche se ovviamente quello detto dal ragazzo è un esagerazione sarcastica…..giusto? Non se lo fa dire due volte non appena gli viene dato il permesso di entrare, per miracolo divino non ha ancora lasciato la propria concentrazione di Chakra e si butta all’interno infilando prima le gambe per poi lasciarsi cadere a terra in maniera tale da poter riposare gli arti e stare appoggiato sui gomiti e le ginocchia, ansimando per la fatica ma anche sospirando per essere finalmente salvo. <...*pant*...*pant*..> ormai non ha più presa sull’ombrello che è caduto a terra portando con sé un po’ l’acqua da fuori, come del resto anche in parte i vestiti del ragazzo. Ha veramente il fiato, gli ci vorrà un pochino di tempo per riprendersi psicologicamente e fisicamente, almeno quanto basta per alzarsi. <...nng..> così fa, tenta di flettere le gambe e i piedi indolenzito come non mai e con una fatica che non ha mai provato prima, come se fosse un Kage uscito da un combattimento mortale. Dalla lentezza si vede che si sta forzando un sacco, ma per amor delle buone maniere e delle tradizoni questo e altro! Completamente in piedi ed irrigidito si volta in direzione di Fuji continuando ogni tanto ad ansimare e con una voce che ormai non esiste più tenta di piegarsi in avanti stringendo le gambe verso il Chikamatsu, facendo sentire dei deliziosi suoni di scrocchio, forse non avrebbe dovuto farlo. <...g...razie signor Fuji...mi p...erdoni, sol...ennemente..ora….le…*pant*..> in quella posizione in cui praticamente ci sta rimanendo bloccato perché i suoi muscoli non stanno rispondendo, non riesce manco più a parlare e continua soltanto a fare profondi respiri. Alla fine si smuove un attimo ma dal suono sembra che stia smuovendo un vecchio marchingegno arrugginito, dai Kazuma non hai mica 90 anni.Non ha avuto neanche il tempo di guardarsi attorno e forse per la prima volta dopo essere entrato mette a fuoco la propria vista osservando i suoi dintorni solo con le iridi, perché girare il collo lo porterebbe all’ospedale ora. Un colpo al cuore, un secondo, che diamine è quella roba dietro di Fuji? Le sue pupille si spalancano come delle saracinesche arrugginite osservando gli outfit e li rimane ad osservare attonito per 2 secondi. “Io...non avevo idea, che ….avesse gusti così...particolari” Kazuma vedo che la tua mente è sempre più creativa di quanto ti farebbe bene, fortunatamente hai il buon senso di non dirglielo in faccia….per ora. Distoglie lo sguardo pensando che magari ci sia qualche altra ragione dietro suvvia e si concentra sulla figura del Chikamatsu ora che ha anche ripreso un po’ di fiato, ma finché non gli viene offerta una sedia rimarrà in piedi, non si permetterebbe di chiederlo dopo il disagio che pensa di avergli dato. <...mi...stavo...allenando diciamo così, ma forse ho fatto il passo più lungo della gamba, fortunatamente c’eravate voi altrimenti non so cosa avrei fatto…> già menomale che c’era lui, ma non eri venuto qua per chiedergli delle cose? “Giusto!!” Ah ecco. A quanto pare il Nara ottiene una illuminazione improvvisa che gli fa ricordare l’altro motivo per cui era all’oasi, ma non sa se ha il cuore e pudore di chiedergli favori dopo questo, deve dargli qualcosa in pegno, ma accidenti non ha così tanti soldi appresso che fare? Ah beh improvviserà. <...signor Fuji..non voglio essere sgarbato ma le potrei fare qualche domanda su una faccenda importante..> bisognerà capire se per Fuji è abbastanza importante, oltretutto chissà potrebbe avere anche la possibilità di parlare della Tanto che si porta dietro da un paio di settimane ma che ancora cela dei misteri dietro. <...in cambio le posso fare qualsiasi cosa, purtroppo non ho soldi con me, se vuole posso farle di nuovo pubblicità oppure non lo so, dargli degli spunti per delle sue opere, aiutarla in officina, qualsiasi cosa..> {Chk On - Marsupio - Spada - Ombrello } Gli occhi s'abbassano una volta ancora sulla tasca dei pantaloni, la dove tiene il telefono. Come se stesse aspettando qualcosa che non arriva. Niente da fare. Basta distrarsi, o anche questa giornata trascorrerà senza poterla ricordar nitidamente. Che fastidio, eppure: che pace. Tutti questi pensieri lo tengono occupato mentre con una mano apre e chiude quella finestra, negli ultimi momenti che precedono la disillusione nei confronti del signor Kazuma. La sua voce supplicante ed echeggiante dall'esterno ha un che di divertente. Ad un certo punto sembra prenderci gusto, ma alla fine del lungo gioco se lo ritrova dentro l'appartamento a investirlo d'acqua con l'ombrello. Viene schizzato un po' sui capelli, in viso e persino sulla camicia bianca, spingendolo istintivamente a sollevare una mano per coprire col gomito gli occhi "Kaz-- ma" Agita un po' per aria il polso, indicando il para pioggia e valutando dentro sè se sia il caso di appenderlo al muro con qualche spiedo affilato oppure no. Ad un certo punto si arrende completamente, facendo cadere le braccia lungo i fianchi e dimenticandosi per un momento della shirasaya, che va a batter sul terreno. L'unico lato positivo è che ha potenzialmente salvato una vita, senza rendersene davvero conto. Il lato negativo è forse la serie di problemi che incontro dopo incontro stanno formandosi. Per un momento, in contemporanea a questo pensiero, il Nara potrebbe notare in un angolo dell'appartamento - tra un mucchio di strumenti - un gruppo di cinque o sei ragni emigrare da un pezzo di ricambio all'altro. Il ragnetto che qualche settimana fa uscì dal mal mantenuto tanto sta iniziando a vivere la sua vita al meglio: peccato che sia nell'appartamento del marionettista. "Non far caso ai ragni" Pronuncia mentre l'altro sta ancora morendo per l'assenza di fiato. E poi, non sono velenosi-- probabilmente no, ecco. Nell'alienazione del momento non fa caso a quel fiato pesante, anzi.. forse non s'accorgerebbe neanche se lui collassasse. Ci mette un pochino a riaddocchiarlo, dargli piene attenzioni. E quando ciò accade Kaneko è impegnato a osservar con un che di traumatizzato le tre divise da maid. Gli occhi del corvino si spostano per poi accorgersi della cosa; la pelle pallida si fa un po' più fredda. Come glielo spiega? Se fosse la fragolina, avrebbe certamente fatto finta di nulla. Ma lui? Ah, che difficoltà. Forse dovrebbe fare come la velenista: attaccare. "Vuoi indossarne uno?" Non.. Va beh. Recupera la Shirasaya allungando dalla punta delle dita mancine dei fili di chakra, avvolgendo l'oggetto e riportandoselo sul palmo della mano senza compiere alcun altro movimento. Poi, s'avvia lento a quelle vesti, sollevando una di quelle gonne nere e mostrandola all'altro, come a chiedergli implicitamente se gli piaccia. "Oppure, preferiresti che io.. " le gambe s'allineano un po', con i piedi attaccati tra loro ed il corpo che sembra stringersi un po' a sè, simulando il pudore di Naomi. Un attimo dopo l'espressione è di nuovo completamente seria, con una mano che gli accenna una delle sedie disposte attorno al tavolo da lavoro. Sul viso si dipinge quel classico sorriso insofferente e indecifrabile, con mille e nessuno significati. Pigramente allunga il braccio ad un armadio troppo distante ed ancora una volta fa uso dei fili di chakra invisibili per aprire un'anta e tirar fuori un asciugamano di spugna dallo stesso colore dei capelli di Aozora. E' quello che usa quando si prende cura di lei, ed è carico dello stesso profumo amaro ed oltremare che caratterizza la marionetta. Lo lancerebbe semplicemente a Kazuma, un moto dritto che potrebbe portar l'oggetto a spiaccicarsi sul suo viso se non venisse intercettato prima. L'ultima volta che han parlato l'accordo pubblicitario ha portato un positivo flusso di visitatori alla fucina, è forse spinto da quell'impressione positiva ad annuire un po'. Gli da le spalle, annuendo occasionalmente come prova del suo ascolto e andando ad avvicinarsi all'angolo della stanza dove posano diversi materiali grezzi di legno e metallo. Ha dentro di lui un'ira sorda in fondo al cuore; un'insofferenza nervosa che gli provoca un breve tremolio della mano. "Sì. Recentemente mi è stata rubata l'arte. " Pronuncia, sollevando un po' il mento e sfiorando con la mano guantata un rettangolo legnoso ancora non scolpito. Le palpebre s'abbassano come morenti, offrendo all'altro il proprio profilo. "Un sol pensiero involontario può avvelenare un'anima." Ah, che scelta di parole fortuita. E' così che si sente: avvelenato, Stordito, allucinato. "Ti aiuterò. In cambio, perché non provi a posare? Se trovassi ispirazione allora potrei usare la tua figura. Basta toglierti la giacca, per ora. " Disperato creatore, alla ricerca di un riscontro statistico: la carne- anzi, la vita, è davvero così superiore a quella da lui creata? Era solo una coincidenza Nene? Oppure no? Nel caso, si avvicinerà ad egli per recuperare l'indumento citato, così che possa più tardi poggiarlo da qualche parte. Vien distratto dal vibrare leggero del telefono. Lo estrae e fissa il messaggio ricevuto. Di nuovo, un dolore informe gli si presenta in viso, come una specie di stupefazione che gli provoca un'appesantirsi del capo e delle membra. Inizia a digitare di nuovo, ma cancella. Non riesce a raccogliere la sua volontà. Pure Saigo sembra crudele. Perché non ricorda? O fa finta? Suprema amarezza. Digita qualcosa di getto e invia. Risolleva poi gli occhi su Kazuma. "Scusa per lo sfogo, prima. E' difficile aggrapparsi a qualcosa; è tutto così sfuggente." Sfuggente da morire. [Officina Fuji] Difficile non far caso a qualcosa quando dici a qualcuno di non farlo e difatti è così. Kazuma osserva con le iridi per qualche secondo la piccola colonia di ragnetti che se ne vanno da una parte all’altra senza problema o cura alcuna. Si stupisce della loro presenza anche perché non si ricorda minimamente del ragno della scorsa volta, ma il posto di Fuji sembra abbastanza pulito, insomma basta guardarsi attorno per vedere che….beh magari un po’ polveroso però suvvia almeno è ordinato...mmh, neanche quello eh, beh su dai Kazuma non
sei nessuno per giudicare la stanza di qualcun altro dai. <...eh?..> rimane a bocca aperta per qualche secondo al dire del ragazzo non risponde neanche con una frase di senso compiuto, rimane li fermo impietrito per la proposta fattagli. “Oh no” l’unica cosa che riesce a processare nella sua testa, non saprebbe neanche concepire il consumo del proprio amore prima del matrimonio figuriamoci indossare un vestito da maid. <..eh?..> il suo viso si fa ancora più truce e sconvolto alla seconda proposta del ragazzo, non vuole essere scortese ma come dovrebbe rispondere uno come lui? Non sta capendo se è una sfida a chi è più stupido o se è effettivamente un pervertito, ma forse sarebbe meglio distogliersi da questi pensieri, suvvia lo conosci ancora da poco Kazuma che sarà mai? Ah però dei non riesce ad osservarlo in quella posa così, femminile e Naomiana, eppure non sa perché non riesce a distogliere lo sguardo di legno che ha ora su Fuji. Fortunatamente per tutti e due la conversazione sembra riprendere di nuovo un tono serio quando il ragazzo smette di fare il molestatore, alché Kazuma tira dentro di sé un sospiro di sollievo anche se sospettoso e con il fiato in gola. <...> l’aria di leggerezza di prima si va diradando lasciando spazio ad un più mesto e serio discorso che fa trasparire le emozioni iraconde del Chiakamatsu, così difficili da decifrare eppure così tristi. Non avrebbe mai pensato di entrare qua dentro, beh di certo non in quella maniera, ma sicuramente non vedendo questo lato di Fuji anche perché ancora deve riuscire a costruire un rapporto con lui. Non vuole commentare non perché non ne abbia la volontà ma perché non ne ha le facoltà, non sa cosa nel particolare affligge Fuji perché non sa cosa vogliono dire per lui quelle parole, anche se sa cosa può voler dire l’ultima frase da egli pronunciata per se stesso, o almeno il suo subconscio lo sa. “Un sol pensiero involontario può avvelenare un’anima”, una frase che per il Nara non ha alcun significato particolare superficialmente ma che riflette benissimo la sua fragilità interna, quel fine castello di carte ricamate dalla fiducia verso delle tradizioni e un villaggio che non meritano tutto quell’appiglio, che così poco solido rischia di far cadere nel più buio dei baratri Kazuma se anche solo una di quelle carte si smuovesse. Eppure lui non conscio di ciò, continua ad appigliarsi a quelle carte, come disperatamente è rimasto appeso fuori dal palazzo dell’oasi, così vicino al cadere e non tornare mai più indietro, ma questi discorsi sono inutili ora per te Kazuma, non è così? Forza torna a discutere di cazzate e nuotare nell’incertezza, prima o poi la realtà ti colpirà e quando lo farà, farà male, molto male. <...Er..certo…> dubbioso, un po’ sconcertato dal fatto che gli basti davvero il fargli da spunto, ma se per così poco può ripagare il suo debito con lui tanto meglio. <..la ringrazio…> dicendo queste parole con un piccolo sorriso sul volto, con dei movimenti di mani e braccia piuttosto articolati visto che si deve anche sfilare la mantella va a slegare la mantella e sbottonare la giacca ripiegandoli su loro stessi e appoggiandoli sul terreno sottostante a lui, senza dimenticarsi ovviamente di slegarsi anche Marsupio e spada che insieme anche all’ombrello fanno una bella combriccola. Rimasto quindi solo con una camicia addosso e i propri pantaloni, senza ovviamente dimenticarsi del cappello rimane li per qualche secondo mentre si sta sistemando e cercando una posa come chiesto da Fuji, ripensando due secondi alle parole del ragazzo “Aspetta, come per ora?”. Ci pensa per qualche secondo un pochino preoccupato vista la questione vestiti da Maid su cui ora sembra la sua mente vacilli di nuovo, ma tenta di non pensarci di nuovo, non può essere davvero come pensa, è sicuramente legato all’arte del Chikamatsu mica qualche strana perversione no? no? In ogni caso tenterebbe quindi posare per il ragazzo in una posizione con cui possa vedere meglio i suoi tratti e come il Cristo in croce, chiude le gambe mettendo le sue mani e braccia piegate ma anche un po’ distese ai lati simulando l’angoscia di un crocifisso o almeno quella sarebbe l’idea visto che sembra un po’ buffo senza essere appeso su una effettiva croce. Lui non se ne cura e non se ne imbarazza perché nella sua testa c’è una visione particolarmente più idilliaca, ma si concentra più sul dire del fabbro e su ciò che gli deve chiedere. <..Non si deve scusare con me, ha tutto il diritto di parlarmi di ciò che vuole, dopotutto sono io che sono piombato in casa sua così all’improvviso..> una scusa sentita e sincera che continua nonostante già ne abbia fatte tante, ovviamente sempre sperando che quello di cui Fuji gli voglia parlare non siano di nuovo i vestitini da Maid. <...piuttosto, per quello che le volevo chiedere signor Fuji, non so se sa del caso dell’assassino di ex ninja..> arriva dritto al punto, stavolta non passa dal via o fa giri strani, ha già avuto troppe delusioni se ne deve avere ancora un’altra vuole che sia veloce e indolore. <...so che qui all’oasi è accaduto un altro di quegli omicidi, è stato riportato in parte dai giornali e ne sono stato avvertito da un’amica, sa qualcosa in più?..> senza particolare informazioni di contorno fa direttamente la domanda vedendo cosa gli potrà dire. In ogni caso il Chikamatsu non appena prenderà gli indumenti del Nara che in caso avesse difficoltà ad abbassarsi gli passerà egli stesso, potrà notare che per il movimento qualcosa sembra uscire dalla tasca interna della giacca, che deve aver perso la presa quando è stata piegata e anche il Nara sembra essersene accorto. Gli occhi grigi sono fissi su quel pezzo di carta, più che un foglio o qualcosa del genere si tratta di una foto dalla stampa, che passo dopo passo cullato dal vento viene fatta cadere verso il pavimento dell’umile dimora di Fuji, ma con il soggetto della foto stessa rivolto verso il terreno non potendo mostrare immediatamente che cosa sia. <...> Kazuma gira lo sguardo dall’altra parte non solo con gli occhi ma con un giro intero del collo, che sia destra o sinistra non importi basta che non sia quella foto, una reazione istantanea e particolarmente bizzarra, come se ne avesse timore. L’inquadratura delle sue iridi si poggiano poi su quei ragni che dagli strumenti sono arrivati sino alla finestra dove per caso il Nara ha girato lo sguardo. Sembra che stiano tornando a casa verso la propria ragnatela dal loro genitore ma non appena le loro zampette li portino li osserveranno la crudeltà di madre natura. Il ragno più grande è preso intrappolato nella sua stessa ragnatela e sta venendo attaccato da un altro piccolo animale che voleva probabilmente cibarsi, una lucertola a cui manca la coda. {Chk On - Marsupio - Spada - Ombrello } L'aria all'interno di quella stanza s'appensatisce non poco. Osserva il telefono una volta ancora. Egoista. Legge quel messaggio e un sentimento inspiegabile lo prende e spegne tutti i colori dello spirito. Come può infrangere una promessa. Non c'è risposta, anzi, spegne il telefono. C'è una tensione che sfiora ogni lato della loro fragile anima, resa più spaventosa dal vento che inizia a battere più violentemente sul metallo delle serrande abbassate. Gli cochi del Chikamatsu si spostano un pochino verso il vetro, fissando le ultime goccioline d'acqua che ancora timidamente cadono sulla pozza lasciata lì in terra. Dovrebbe pulire. Ma non ha voglia. Per altro, quella piccola pozza è carica a sè di un qualcosa di ipnotico. La goccia che cade al centro, increspando la superficie e poi sparendo. Come una vita che viene stroncata in mezzo alla guerra. Nessuno s'accorge delle singole goccioline, ma al termine formano una catasta di cadaveri non indifferente. Sublime, come solo le forze della Natura sanno essere. Si volta di scatto verso l'altro, incrociando lo sguardo di passaggio anche con quelle vesti esposte con fierezza. Se solo sapesse la storia dietro... Ma è troppo tardi per tornare indietro. Gli occhi s'aprono un po' di più, quasi sbarrati; i petali esangui delle labbra seguono, mostrando appena la linguetta cremisi. "..eh?.." Sconvolto come lo è l'altro, ma per motivi differenti. L'ha confuso? Si sente a disagio? Un nodo di saliva gli si blocca in gola, portandolo ad impiegar più di due secondi per ingoiarlo del tutto. Le mani che tengono quella gonna sfiorano delicatamente il tessuto e poi la lasciano andare semplicemente dove era precedentemente, assieme ad altri due set di vestiti identici ma con misure leggermente diverse. Del resto, son state prese per poter esser vestite da lui, Saigo e da quel curioso monaco incontrato. L'immagine del servitore dei Kami con indosso quelle vesti gli fa percepire un brivido sulla schiena, come se gli dei stessi gli avessero dato una scossa per un pensiero così poco ortodosso e così tanto eretico. " aia.. " Solleva il braccio meccanico e si massaggia una spalla, prima di tirar agli argomenti successivi. Al diavolo quelle divise. Il marionettista prende posizione di fronte a Kazuma, assicurandosi una distanza abbastanza ampia da poterlo osservare da ogni angolo compiendo poco più che alcuni passi in una traiettoria di circonferenza. La zona è spaziosa, per cui non sarà un problema. Subito s'avvale di ogni cosa presente, seppur occultata dalle vesti mantenute. Gli occhi son ben spalancati come se stesse ricercando con ossessione l'arte perduta. Le mani, le lunghe dita che potrebbero parer in quel movimento che accarezzino l'aria. Le forme di una muscolatura non accentuata ma definita dovrebbero trasparire attraverso il bianco tessuto. Sì. Vede la somiglianza a lei. Le forme son perfette, come quelle di Aozora. Cade con lo sguardo ai pantaloni, qualche istante per poi scendere sui piedi e successivamente iniziare a ruotar lento. "Che posa interessante... " Pronuncia tra sè e sè, non avendo mai pensato che l'altro avrebbe mimato la crocifissione. Che scelta precisa. Con l'assenza di contesto religioso, agli occhi del chikamatsu appare come nient'altro che la posa sofferente d'un uomo torturato. E per un momento riesce a vedere il sottile rivolio di sangue che come un fiume dovrebbe scender dall'altro. Eccola: l'arte. Ma è sfuggente. Come un sogno febbrile. "Sarò scortese... ha mai assistito ad uno scenario di morte? " Pronuncia con una curiosità che gli balena negli occhi come un lampo. Poi, senza pietà, s'avvicina. I passi son più rapidi, resi tali dalla forza del braccio meccanico che fa da ottima leva con la Shirasaya. Lo raggiunge, allungando il braccio destro e provando ad afferrargli il viso da appena sotto il mento, al terminare del collo. Lo solleva un po', poi torna a reclinarlo, quasi come stesse aggiustandone la posizione. Gli occhi s'issano, cercando il suo sguardo quando gli vengon poste domande sul caso degli omicidi. Che strano. Sembra che non si pensi ad altro. E' così importante? "Esiste un'emozione che conosco a cui non abbiamo dato un nome preciso; la felice attesa di riuscire ad esser in grado di poter provare qualcosa. Perché insegui il killer? Di cosa è colpevole, per te, Kazuma?" Ah. Ecco, tutte quelle domande. Tutto quel tentativo di snudare e tirar fuori qualcosa da dentro gli altri. Grazie, per avergli donato una parte del tuo nome. Pian piano diventerà sempre più maestro di quel sentimento. E quando ciò accadrà chissà se avrà raggiunto l'ambito scopo: trovarsi. "Le lucciole hanno vita breve, per altro." S'allontana da lui sfiorando un'ultima volta il collo e premendo appena, come se stesse testando la morbidezza di quella pelle. I propri gesti e le proprie parole son in contrasto immenso. Sembra così brutale, quando schiude le labbra. Eppure così gentile, quando muove il proprio corpo. Così fragile. Basterebbe una spinta e cadrebbe rovinosamente a terra, perdendo l'equilibrio. Recupera così gli indumenti. Li tiene poggiati sull'avambraccio e s'accorge di un oggetto che svolazzante precipita a terra. Una foto? La fissa, ma ancor prima fissa Kazuma. Volta lo sguardo. Perché? Percepisce la sua follia, come un segugio odora le sue prede. E' come se per un momento riuscisse a osservare aldilà delle formalità e dello scherzo, oltre le linee dei rapporti da giornalista. Come se avesse infilato le sue dita in una ferita aperta, iniziando a toccar carne e ossa. Ha uno strano retrogusto. Eppure, c'è molto di più. Con solita lentezza si china per recuperar quell'oggetto. Lo afferra, leggendo da prima quanto vi è scritto dietro. 'A te, 10 anni dopo.' Che calligrafia elegante. Una foto fatta allo scoppio della Quinta Guerra? La gira, vedendo il soggetto della foto. Una donna. Le pupille si sgranano in maniera a malapena percettibile, il mento immediatamente si reclina per nasconder quell'espressione con i lunghi capelli neri. Un secondo nodo di saliva. Tiene il braccio teso, mettendo a fuoco quella figura premurosa. Sì, è indubbiamente una madre. Il meccanismo logico risente di ogni minimo disordine: gustandosi, non obbedendo. Rimane troppo tempo a fissar quell'oggetto. Mette nei nervi una sovrabbondanza di forze. Poi, ripensa al tanto. Così arrugginito. risolleva lo sguardo; un po' più alto di prima, più slanciato, più composto, bellissimo nell'attitudine. Fermo e tranquillo in un equilibrio di grazia che chissà dove stava nascondendo prima. Nel silenzio, si sente il mormorio della pioggia sul vetro, misto al fruscio del vento. E' invisibile lo sviluppo di tutte le metamorfosi interne. Improvvisamente, l'arte gli straripa da ogni dove, riaccendendo quel bellissimo e fiero sguardo, come avesse riaperto le ali alle chimere della fantasia. ".. Kaneko.. " Sussurra, in un primo momento. Poi, rendendosene conto, scuote un poco il capo. Sorride. L'odore d'un cadavere gli riempie le narici. Ma non è spiacevole. Chissà se lo sente anch'egli. "E' tua madre? Ti somiglia, molto." Pronuncia, riabbassando gli occhi sulla foto. "E' molto bella." Troppo, per lo più: crudele. Prova un brivido dato dalla sua visione pessima dell'arte: Una marionetta del genere susciterebbe certamente sentimenti umani agli altri. E allora sarebbe divenuta specchio di vita. Non sarebbe il passo avanti tanto ricercato? "Dov'è, ora?" Che bugiardo, che nausea. [Officina Fuji] Una spiaggia, la brezza dei primi giorni d’estate. Un mare mosso si frastaglia sugli scogli con grandi onde che portano al loro interno delle memorie. Toccano la riva, ove l’arida sabbia viene bagnata, lasciando soltanto la loro schiuma contenente i ricordi dell’uomo. Vengono lasciati lì e mai più portati indietro, soltanto pochi possono avere il privilegio di restare gli altri no. Sono condannati a rimanere lì per quei pochi istanti, fino a quando non vanno ad evaporare sotto il sole cocente della stagione. Quando l’acqua torna per vedere il loro stato essi non esistono più, sono diversi deformati e distorti, non più quelli che erano un tempo. L’acqua li abbandona perché non li vuole più, ma l’essersi trasformati non vuol dire che siano spariti, sono ancora lì da qualche parte, nascoste tra gli altri che trasporta al suo interno, insieme alle emozioni. Un sussulto batte, il cuore di Kazuma perde un battito quando gli viene posta quella domanda. Il suo sguardo non è vuoto, ma mostra dei segni di apatia quasi per quegli attimi e osserva il Chikamatsu. <..no..> no? NO? E’ quello che hai da dire? Non hai mai visto un morto? Sei serio Kazuma anche davanti alla realtà non vuoi ancora affrontarla? Come pensi di catturare qualcuno se hai paura anche solo di ricordare eh?! Ma tanto non mi puoi sentire, ne puoi capirmi, prima o poi ti ricorderai di Kazuma Kaneko e capirai che vuol dire disilluderti. La risposta comunque è secca e quantomeno strana nel come viene data, sta mentendo non lo sta facendo, da un punto di vista esterno difficile a dirsi a prima vista, ma forse qualcuno con un po’ di esperienza come Fuji potrebbe anche saperlo fare. <...> zitto, muto, non proferisce parola alcuna, almeno per qualche secondo non sa come rispondere a Fuji o forse non vuole farlo. Esattamente per cosa lo stai facendo Kazuma, perché lo stai inseguendo? Perché vuoi far valere la giustizia del villaggio su cui vivi o vuoi soltanto affrontare il vero? Impossibile non ne saresti in grado, menti ancora a te stesso dopotutto, non sei ancora pronto per ricordare. <...io…> sta tentando in qualche modo di prendere parola, incredibile, ma chissà quale sarà la differenza tra cosa vuole dire e ciò che pensa. <...in quanto shinobi di questo villaggio, lo sto cercando per portarlo alla giustizia…> hai il tono di un cane bastonato come puoi sembrare credibile, si vede che non sei pronto. L’argomento lo ha talmente scombussolato che neanche si cura di quello che Fuji gli sta facendo toccandolo un pochino qui e li per sistemarlo, rimane totalmente passivo alla sua figura. Sposta lo sguardo dove la foto non può essere visibile ai suoi occhi, non sa neanche lui perché la sta facendo, dopotutto perché un ragazzo non vorrebbe vedere una foto della sua stessa madre, è ovvio perché, perché non ne è in grado. Si vanta tanto di voler combattere, scoprire e catturare questo assassino, quando non ha neanche la forza di ricordare, quello che si è costruito attorno è solo un muro di gesso che crollerebbe col solo movimento del vento, non sarà così tardi prima che si rompa Kazuma. “Kaneko? Come fa a saper...ah giusto..” talmente preso dal suo illudersi, che il Nara neanche si accorge del tutto di ciò che sta succedendo intorno a lui e di ciò che Fuji gli sta dicendo, si ti sei presentato già al fabbro lo sai anche tu. Non risponde subito, rimane li impietrito in quella posizione che ora sembra quasi prendere tutt’altro significato, non riesce neanche a ringraziare il ragazzo per il complimento e non sa se lo dovrebbe fare è troppo preso dal non voler vedere dal non voler pensare, dal nascondersi. E’ come se fosse regredito a quell’età, il suo corpo le sue braccia, il suo cervello, le sue gambe, tutte regredite a tal punto dal sembrare l’infante che era un tempo, il bambino che divide Kazuma da ciò che è oggi. “Ora?” Si dov’è ora Kazuma? “Aspetta..” Ma non glielo avevi già detto forse? <..cr-credevo di averglielo già detto..> si esatto, forse è qualcosa di talmente fuori dalla realtà di Fuji che deve essere qualcosa che si è semplicemente dimenticato niente più, dopotutto durante quel periodo quante persone hanno sofferto, quante persone sono morte, quante persone hanno perso un pezzo della loro umanità. Assassini che diventavano Coltivatori, coltivatori che diventavano assassini, era un circolo vizioso fatto di inganni e fiducia mal riposta che non avrebbe portato altro che all’autodistruzione di quella società malata. Da un certo punto di vista forse bisognerebbe ringraziare il falso dio per quello che si ha adesso, senza di lui non ci sarebbe stato un nemico comune, senza di lui nessuno avrebbe avuto un pretesto per unirsi agli altri. La mente umana purtroppo è fatta così, se non ne trova guadagni penserà soltanto a se solo se. Non tutti sono così però, alcuni potrebbero cercare altro, al di là di quel guadagno, forse una possibilità o forse una certezza, ma se queste siano negativa o meno spetta soltanto all’individuo decidere. <..lei..> i bulbi grigi osservano un mare in tempesta che non sta più trasportando i propri sali come dovrebbe, i ricordi si scatenano e si mischiano fra di loro, sempre di più ne vengono lasciati e sempre di più ne vengono deformati. Solo una cosa ora può rimembrarli ed è la spiaggia ove vengono lasciati, forse è li che il mare in tempesta dovrebbe andare a portare distruzione. Gli occhi in parte si fanno lucidi, non ha mai avuto fino ad ora così tanta difficoltà a parlare di questa cosa, perché come mai? Forse il discorso, forse lo scontro con le varie realtà di Kagegakure gli stanno piano piano aprendo gli occhi o forse semplicemente il solo vedere quella foto gli porta dei problemi, allora perché, perché portarsela in giro? Perché quella foto è quella spiaggia, senza di essa forse Kazuma crollerebbe davvero e cadrebbe dal castello. <...è morta, tanti anni fa…> lo sguardo triste e languido inizia a deformarsi fino a diventare qualcosa di serio e cupo come se un altro sentimento arrivasse da lontano, la furia la rabbia per qualcosa che ancora non comprende appieno. Il suo sguardo è rivolto verso il terreno, con la visiera del cappello che proietta un’ombra infausta sui suoi occhi. <..credo...no...sono certo, che lui centri qualcosa, il killer di cui ti parlavo..> che succede Kazuma, forse stiamo dimenticando qualcosa? Dove sono finite le tue buone maniere a cui tanto tieni, stai finalmente iniziando a vacillare dopo così tanti anni? Se così agitato perché pensi di essere vicino a qualcosa? <..mi dica, per favore sa qualcosa quindi?..> lo sguardo è serio, puntato, gelido, gli occhi sono secchi ormai, quella lucidità è stata assorbita dai suoi bulbi tempo indietro, ormai la sua mente è più confusa che mai. La lucertola finisce il suo pasto. La luce della luna entra attraverso piccoli spirali in quelle serrande, facendo scintillare le mattonelle lucide dell'appartamento, assieme agli innumerevoli oggetti di acciaio e cristallo. quei luccichii varii mettono nell'aria un che di stanco e gaio. Saigo lo ha ferito. Una stoccata perfetta, sotto forma di una singola parola. Eppure, nonostante quel momento, Fuji riscopre in sè un sentimento unico. Si sente allegro, perfettamente guarito da ogni possibile male dello spirito, pieno di vitalità. Il ritrovarsi di fronte a qualcosa di così simile gli dona un sentimento inesprimibile. Ciò che è in lui fatuo, vano e mondano si risveglia da un sonno che è durato anche troppo tempo. Ogni cosa suscita in lui le virtù dell'entità tanto ambita. Curioso ed elastico, si sente imbattibile. Fuori, presso l'oasi, un'orchidea viene completamente piegata dalla forza della pioggia che batte, mentre un giglio vicino s'avvicina sempre più alla fioritura. Le rose del deserto s'aprono sotto il supplizio dei venti e delle acque, rivelando il loro massimo momento di bellezza. Cos'è, questa terribile sensazione? Le stagioni muoiono sotto i suoi occhi. Il tempo si distorce. Vive in un singolo momento anni ed anni di vita futuri. Cose che neanche son realisticamente pensabili. Il sole, declinante, manda i suoi ultimi raggi: per poi morire. Tutto appare di un colore ardesia molto chiaro, con delle linee poco definite ed imprecisi, una pittura fiabesca. Il soffitto umido e fresco, di una finezza indescrivibile, come quel mazzo di fiori in plastica posizionati su un vaso al centro del tavolo. Sta commettendo innumerevoli crimini allo spirito altrui semplicemente beandosi di quel che accade. Ode di tanto in tanto le grida delle cornacchie stravolanti in gruppo, alla ricerca di un luogo sicuro adesso che la pioggia si fa più rada. E per qualche motivo: li conta. Ode gracchiare ventuno volte. Chissà se non è un'allucinazione, una falsa realtà. Finalmente sente di nuovo il richiamo alle sue arti. E la sua ira e l'irrequietudine svaniscono come farebbero le ceneri di un'urna sparpagliate nel vento di un'altura. Si rende conto il Chikamatsu stesso di quel che poteva essere un errore fatale. Kaneko. Realizza d'aver già sentito quel cognome, anche da Kazuma. Se solo non ci fosse stato quel fortuito incontrarsi e parlarsi allora avrebbe certamente compiuto uno scacco matto a sè stesso. " Davvero? " Lo aveva già detto? Ah. Quanti passi falsi. Però è normale. Non ha mai pensato che sarebbe stato necessario guardare davvero negli occhi quel giovane. Ed ora la lama assume un significato completamente rinnovato. I ricordi passan di fronte alla mente carichi di scosse e nausea trattenuta. Si è trovato nel silenzio dell'abitazione della famiglia Kaneko. Rivede gli esatti luoghi in cui si muoveva. Rumore e chiarezza. Sì, sapeva di aver percepito quella pazzia. Ed ora? Si sente come si sarà sentita Nene a vederlo debole, al loro primo incontro. La scena è diversa ma terribilmente simile. Kazuma ha una fatale apertura nella guardia, proprio come l'ha avuta il suo interlocutore. Finalmente: reazione. "Kazuma-san.." Preso da un impeto s'avvicina al ragazzo e tenta di guidarlo poggiandogli la destra sopra la spalla e la sinistra dietro la schiena, sopra i fianchi. Con lenti passi indietro farebbe dunque per trascinarlo alla più vicina sedia, dove tenterebbe di poggiarlo. Non vuole toccarlo troppo. Se si rompesse, sarebbe un disastro. Piano. Deve guidarlo dalla dissonanza alla composizione. "Kazuma-san" lo chiama ancora, come se volesse risvegliarlo da uno stato di ipnosi, o come se volesse fargli credere d'esser stato troppo a lungo perso in pensieri mai espressi. Si ritroverebbe così vicino, viso contro viso. Lo sguardo si deforma e assume i connotati tipici di chi empatizza. Ha capito quanto a pezzi è già quel ragazzo, soltanto dalla convinzione con la quale insegue una pista così falsa. Così vicini. Vorrebbe tediarlo. Spingerlo all'estremo. Rivelargli tutto nelle orecchie con un sussurro. Ma sarebbe impossibile. Forse si ripeterebbe la stessa scena di dieci anni fa. "Ho contatti con degli investigatori speciali." Diversi membri della shinsengumi. "Scegliamo la versione della verità che ci fa comodo e la seguiamo patologicamente." Lo pronuncia dal cuore, sinceramente convinto. Tant'è che proverebbe successivamente a prendergli un polso per staccarlo dal suo flusso di pensieri, riportarlo alla realtà. Non pensare da solo, o non potrò sentire. "Io ti capisco, Kazuma. Lo faccio anche io." Chissà se lo accetterà o rifiuterà."Combatti." Sempre. Chissà Se proverà ad erigere una barriera. "Non puoi sempre assorbire tutto. Devi imparare a resettarti. " E' difficile scrollarsi di dosso qualcosa che è già sotto pelle. "Io posso vederti. Posso aiutarti a scoprire la verità." Esci fuori. {ck on} [Officina Fuji] E’ notte, fa freddo. La brezza notturna del villaggio delle ombre è come quella di una fredda montagna a nord, non puoi scapparvici è sempre li presente, l’unico modo che hai per scappare è buttarsi dalla montagna, ma che cosa succederebbe se lo facessi. La presa sul castello si fa sempre più fragile, non ha ancora ceduto ma non è mai stata così poca.
“Davvero?” Davvero. Non riesci a capacitarti di quanto sia assurdo che a qualcuno non gli importi così tanto di te per caso Kazuma? E’ ciò di cui hai paura? O è ciò che ti fa arrabbiare? Dopotutto è normale, oramai tutta la vita del Nara le sue scelte, i suoi obbiettivi e i suoi modi di fare si sono plasmati da quel singolo, tragico evento, se mai dovesse sparire che ne rimarrebbe di Kazuma, diventerebbe come i ricordi sulla spiaggia oppure ritornerebbe al suo stato originario. Tutto si sovrappone, il suono delle cicale, la sensazione primaverile della brazze, la pioggia che continua a cadere e sbattere sulla finestra, ormai non riesce neanche bene a controllare il suo corpo, è troppo annegato fra i suoi pensieri forse ha finito davvero ciò che poteva dire, non c’è più niente che riesce in questo momento a stabilizzarlo. Se Fuji nel suo totale stato di lucidità mentale ha potuto udirne 21 di grida Kazuma neanche una, zero. La parola usata è corretta, trascinato sarebbe giusto, lo sguardo di Kazuma sembra che osservi da qualche parte ma è perso nel vuoto della stanza e della figura del Chikamatsu. La vista si fa ogni tanto più sfocata, un forte fischio rimbomba nella stanza che si fa sempre più forte, quell’odore quella sensazione “no no”, devi affrontarle Kazuma è ciò che ti dovrebbe formare. “NO NO”, quel corpo, l’oscurità, la gente che gridava e scappava, lo sguardo di tuo padre “NO NO NO NO NO”, non puoi scappar-. E’ sempre stata così bella la primavera. ? Glli alberi che fioriscono, ah si i ciliegi che di primo Marzo iniziano a formarsi finalmente, i dolci suoni dell’acqua piovana, che scorre nei canali fatti a mano, il delizioso odore di brodo del Ramen che fuoriesce dai chioschi e inebria le strade del villaggio, le persone che vanno e vengono da tutte le parti per fare le loro mansioni, le ragazze e i ragazzi che fanno sbocciare i loro primi amori. “Che paesaggio idilliaco” niente preoccupazione, niente ansia, tutto ciò che basta è avere un obiettivo in mente, determinazione e tranquillità. Questo è un paesaggio anche troppo perfetto lo sappiamo tutti, è solo un affresco di qualche pittore che può essere spostato e modificato che va solamente a coprire l’amara realtà. Ma Kazuma vuole ancora godersi quella brezza, in un bello Yukata ad ascoltare le melodie fatte con lo Shamisen e godersi dei pasti di riso. Pensa che basti una buona volontà per andare avanti ma gli manca anche quella, pensa di averla ma se non è pronto a capire cosa c’è oltre il mare, non può capire neanche pensare di affrontare i suoi obiettivi, ma lasciamolo vivere nella sua fantasia, finché pensa di poterlo fare. La lucidità torna dopo che viene chiamato così tante volta da Fuji, neanche si è accorto praticamente di essere fatto sedere, era davvero così tanto soprappensiero oppure era solo...oh non importa su, il mondo è bello no? Torniamo da dove eravamo rimasti. Oh signor Fuji quanto sei crudele, vuole ancora stare un po’ con se stesso lascialo riposare no? Sei così tanto voglioso di farlo tornare alla realtà? Perché mai cosa ti spinge? <..Non è vero!..> secco il ragazzo si alza dalla sua sedia dopo aver sentito per intero le cose dette dal ragazzo, uno scatto istantaneo forse neanche voluto, qualcosa che ha sentito talmente tanto sulla pelle che non poteva che avere quella reazione. <..Lei non sa niente su questa storia..> chissà. Il tono del ragazzo è sicuramente in parte alterato ma è comunque incredibilmente educato e tranquillo nel proferire le sue parole stranamente non sembra esserci un minimo di incertezza, perché se ne avesse crollerebbe tutto. <...Questa verità che sto cercando falsa o meno che sia la troverò...so dove sto andando, non sto prendendo nulla di comodo..> menzogne,menzogne, quando imparerai. <...> c’è una pausa di qualche secondo prima di riprendere a parlare dove il ragazzo guardare i propri vestiti e i propri oggetti pensieroso. <...mi perdoni..> tono soffuso e mesto, che porge le sue scuse prima di ritornare a un tono più normale. <...mi sono fatto prendere dall’emozione…> “Non sa niente, perché lo dovrei tormentare:” così la pensi eh? <...credo di non sentirmi molto bene, mi perdoni..:> fa un inchino in sua direzione raggiungendo le proprie cose e iniziando a rimetterle come la mantella e la giacca, insieme anche al marsupio, il tanto e l’ombrello che tiene sottospalla. Non c’è forse qualcosa che stai dimenticando? <..> Kazuma guarda per un attimo con la coda dell’occhio proprio il retro della foto che Fuji ha in mano. <...verrò magari un’altra volta mi scusi ancora…> dai su chiediglielo <...potrebbe ridarmi la foto per piacere?..> chiede in una maniera quasi patetica, visto che lo fa avvicinandosi e allungando la mano ma senza realmente guardare. Se e solo se il pezzo di carta incriminante fosse stato ridato egli la metterebbe nel proprio taschino senza neanche degnare di uno sguardo la madre, sappiamo che accadrebbe. Tenterebbe dopo ciò di congedarsi quindi dando i suoi ultimi saluti con un inchino educato e aprendo la porta che rispetto all’ultima volta pare essere già chiusa. Non appena fuori chiuderebbe la porta e terrebbe la mano al petto ove il taschino e la foto è posta sospirando parole insensate. <...io, vado, trovarlo..> è sicuramente provato dalla serata di oggi chissà cosa gli riserverà per il futuro, già chissà. “Combatti” gli rientrano quelle parole nella testa, non crede neanche per un secondo a ciò che gli è stato detto, non è vero che una verità che sta cercando perché gli serve una verità, o per meglio dire non ci vuole credere. Nonostante questo risuonano nella sua testa e risuoneranno per tutto il resto della serata. Il mare si appiattisce e le onde si calmano, il sole batte forte sulla sabbia asciugandola, ma per quanto tempo ancora sarà così. { FIN (se gli ridà la foto)}