Impasse

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20:41 Sango:
 Si, è di nuovo a Suna anche questa notte. Per l'ennesima volta, sembra ormai esser divenuta una sorta di routine per la rossa che anche in questa notte scivola tra le ombre per ripercorrere una strada che ormai può riconoscere , i passi che paiono seguire una linea immaginaria già calcata in un tempo poco passato. I passi che avanzano affrettati , i tacchi che indossa annunciano la propria presenza già da metri e metri di distanza, eppure non è spaventata, il volto rimane contrito in una sorta di concentrazione quasi maniacale . Lo stesso rumore viene amplificato da quel sacchetto che porta sulla mano sinistra, diverse bottiglie son li dentro, piene di qualcosa ma non lo diremo ancora. Nella destra invece tiene un altro sacchetto che emana calore, il profumo di cibo che si risolleva verso l'etere annebbiando la mente e la fame, il brontolio nello stomaco permane imperterrito, eppure non dovrebbe poi mancare molto a raggiunger la propria di destinazione. I passi che ogni tanto si fermano, il viso sottile e maturo che scivola sulle vie e sulle case ricercando nella memoria la via da intraprendere, eppure non pare che nessuno voglia avvicinarsi con brutte intenzioni. La divisa della Shinsengumi che indossa la precede, nera e rossa con quelle strisce sulle braccia, la giacca a doppio petto che è stata chiusa e sagoma quel corpo che porta con tutte le sue forme. Ne segue sotto una camicia non visibile, nera questa volta, e quella gonna corta che le permette non troppo movimento . Le gambe son coperte da quelle sottili calze a rete a maglia finissima, mostrando rombi di pelle nuda esposta al freddo umido che la sera porta seco , conclude il tutto senza cappello, le da fastidio avere la testa ristretta in quello, e i lunghi capelli rossi son stati legati in quell'alta coda di cavallo alla sommità del capo, lasciando che le lingue di sangue possano carezzare delicatamente la schiena coperta. < dovrebbe esser qui > non può essersi sbagliata più di tanto, qualche passo avanti e indietro alla ricerca di quella via che ormai le appare conosciuta, è li, manca davvero poco per giungere infine d'innanzi la porta d'entrata dell'uomo. La busta con il cibo che viene spostata sulla mano sinistra per sorreggerle entrambe, la destra invece che si solleva per battere sulla porta stessa con dolcezza, tre volte, in attesa che adesso qualcuno venga ad aprirle. Sempre che l'altro sia ancora in casa, ovviamente, e che non abbia fatto male a venir li. Ma deve vedere un viso amico, qualcuno di familiare per potersi distrarre , parlare, o forse nemmeno quello, eppure sente la crescente oppressione al petto di una scelta che non pare esser stata presa ancora del tutto. Titubante, in bilico su quel sottile filo che la regge, e non le rimane adesso nient'altro che attendere che qualcuno si faccia avanti.

21:03 Dyacon:
 Si sta godendo un minimo di relax tra quelle quattro mura che conosce a menadito. Ha da poco terminato di fare una doccia, tant'è che il vapore del calore s'innalza verso il soffitto, emanato dalla pelle ancora calda. < Yaaawwnnnn... > Sbadiglia rumorosamente, gesto figlio della botta di sonnolenza che ogni volta la doccia gli dona. Si trova ancora nella zona bagno, davanti ad uno specchio, mezzo nudo. Un asciugamano è avvolto intorno alla vita, poco sotto la zona addominale, coprendo le parti intime e allungandosi fino alle caviglie. < Dannazione... > Si lamenta, guardando l'immagine riflessa di fronte a sé. < ...al solo pensiero che devo vestirmi per uscire, mi passa la voglia di mangiare... > Parla da solo, ma al termine di quella frase lo stomaco emette dei rumori strani, dei borbottii che stanno a sottolineare la necessità del fisico di nutrirsi. < Uhmpf... > Sbuffa, mentre nella mano destra stringe un asciugamano dalle dimensioni più piccole, utilizzato per asciugare la folta capigliatura corvina ancora bagnata. Strofina il cuoio capelluto, eliminando l'acqua in eccesso, prima di ridarsi una rassettata ai capelli. Si muove tipo bradipo, a rilento, fin quando i colpi portati alla porta non gli fanno drizzare le orecchie. < Uh? > Inarca il sopracciglio destro, stupito nell'avere una visita a quell'ora. Se poi ci mettiamo che non sta aspettando nessuno, è ancora più sorpreso. "Tap - Tap" i piedi nudi si muovono sulla pavimentazione, dandogli modo di raggiungere dopo pochi secondi l'ingresso dell'appartamento. Mano sinistra che si allunga verso la maniglia, ruotandola per aprire l'uscio a chi si trova dall'altra parte. Non dice nulla. Alla fine si trova tra le mura della magione dei Sabaku, dunque non ha motivo di temere un ipotetico attacco. Anzi, crede che sia quella vecchia megera che passa a chiedere il saldo dell'affitto. Niente di più sbagliato. < S-Sango?! > Meravigliato di trovarsi la figura della rossa. La squadra da capo a piedi, sbatacchiando un paio di volte le palpebre. L'altra, invece, potrà notarlo "vestito" in questo modo: piedi nudi. Gambe coperte da quel canovaccio di spugna bianca. Busto completamente nudo, mettendo in mostra degli addominali definiti, così tutta la muscolatura: bicipiti, pettorali, spalle e quant'altro. Svetta anche la classica "V" posta sopra il pube e che rifinisce ancora di più il ventre. Capigliatura scomposta, tant'è che entrambi gli occhi color ametista possono esser messi a fuoco dalla rossa. < Non ti aspettavo... > Ammette, prima di defilarsi e mettersi di lato per lasciarle la strada libera. < Entra entra... > La incita a non rimanere all'esterno. Solo quando l'Ishiba sarà dentro l'appartamento, richiuderà l'uscio.

21:15 Sango:
 Ode i rumori all'interno, di certo molto sollevata dal fatto di non aver fatto un viaggio a vuoto fino a li a quell'ora della sera, quando preferisce il caldo tepore di quel piccolo appartamento che ha preso solo adesso in totale solitudine al centro di Ame, piccolo si, ma intimo e caldo, e soprattutto che nessun altro conosce; ottimo per chi come lei desidera una totale solitudine. Il piedino destro che spinge contro il pavimento a indicar il tempo che trascorre, secondi scanditi con ritmo incessante finchè non sente proprio il rumore del chiavistello e infine della porta che s'apre mostrandole infine quel ragazzo e il suo.. corpo.. Le iridi che scivolano sul corpo semi nudo, indugia sui pettorali, sul bacino , prima di tornar di nuovo sul viso adesso completamente scoperto. Non vi sono ciuffi di capelli a nasconderne i lineamenti questa volta , le iridi posson vedere tranquillamente entrambi quegli occhi d'ametista < stavi aspettando qualcuno? > una mise molto interessante quando si attende un ospite, eppure non farà altri commenti in merito prima di intrufolarsi in quella casa e sentire infine il calore stesso che le pervade le ossa. Un sospiro di sollievo fuoriesce prima di voltarsi e mostrar l'altro i sacchetti che ha portato in dono per entrambi < spero tu abbia fame perchè porto cibo > il primo sacchetto, quello che non fa rumore, viene posto sulla tavola senza problema alcuno < tayokaki, gyoza, e altre cose > annuncia solenne a quel pasto che vuole solo consumare, lo stomaco che brontola < e che tu sia avvezzo all'alcool > solleva l'altro sacchetto , abbastanza pesante in realtà , per farlo finire sulla tavola, snudando il suo contenuto. Birre, sakè, e anche qualche super alcolico non ancora provato, tutte messe in fila su quello stesso per mostrarle come fossero un premio < ho dovuto corrompere un ragazzino per farmele comprare, sai , con la divisa non posso farmi vedere che compro queste cose > non per il cibo, quello è naturale, eppure farsi vedere in giro con delle bottiglie di dubbia provenienza avrebbe sollevato questioni che non vuole affrontare con la Shinsengumi stessa. Il capitano comandante questa volta le avrebbe dato una bella strigliata coi fiocchi . Un pensiero che potrebbe divenire interessante, ma ciò è stato già affrontato con Mekura , su quelle possibilità non vuole indugiarvi ancora. Come nulla fosse andrebbe semplicemente a toglier la giacca, le dita che indugiano sui tre bottoni centrali della stessa per slacciarla e poggiarla probabilmente sulla stessa sedia < spero di non disturbare > no certo, si è già intrufolata in una casa non sua volendo cenare con quel ragazzo come nulla fosse. Il sorrisetto che permane spavaldo sulle labbra che si costringe a tener su , si , sta cercando di nasconder qualcosa e un pò di sano svago può solo far bene alle volte. E questa volta ne ha proprio bisogno, in compagnia per una volta tanto.

21:45 Dyacon:
 Rimane nei pressi dell'uscio come un ebete, trovandosi letteralmente spiazzato da quella visita inaspettata. Sbatacchia ancora un paio di volte le palpebre, soffermandosi successivamente su quelle curve e su un dettaglio che di certo non passa inosservato: la divisa della rossa. < Interessante... Tsk! > Schiocca la lingua sul palato mentre gli angoli delle labbra si arcuano verso l'alto, abbozzando un ghigno su quei tratti somatici dalla colorazione albina. < Ti sei ricordata... > Il riferimento è al suo outfit. La richiesta di vederla con l'uniforme della Shinsengumi è stata rispettata. Vedremo se la serata lo porterà a soddisfare le sue perversioni più intime. < Uhm? > Aggrotta la fronte a quella domanda. < Se stavo aspettando qualcuno, mi sarei messo qualcosa addosso... > Invece no. Ha fatto a malapena in tempo ad asciugarsi dopo una bella doccia rilassante. "Stack!" La porta viene richiusa con un rumore sordo non appena la rossa s'intrufola nell'appartamento. < Capiti al momento giusto Sango... > Il fatto di doversi rivestire e spingersi fino alla piazza per comprare un pasto caldo, è stato scongiurato. Fortunatamente c'è l'Ishiba che si preoccupa per lui e lo dimostra con i fatti, non con le parole. < Ho una fame da lupi... > Ammette con sincerità, mentre le dita della mano destra si dipanano e vengon fatte passare tra la folta capigliatura corvina nel tentativo di dargli una rassettata. Gesto invano. Almeno per ora. < Ahahahah... > Ride di gusto quando di accorge della quantità impressionante di alcool che la genin ha comprato e portato con sé. < Hai intenzioni moleste stasera eh... > E sorride, prima di avvicinarsi anche lui al tavolo posto più o meno al centro della stanza. < Accomodati e fai come se fossi a casa tua... > Cerca di metterla quanto più possibile a suo agio. < Io intanto vado ad infilarmi qualcosa... > Anche solo i boxer. Non può rimanere così davanti alla sua ospite. O almeno fa la finta(?). < Gyoza eh? Hai fatto centro... > Breve attimo di pausa, puntando lo sguardo color ametista in quello azzurro di lei. < Acquisto mirato, o botta di fortuna allucinante? > Già lo conosce così bene? Oppure la dea bendata l'ha guidata? In entrambi i casi ci ha azzeccato. < Non disturbi affatto... > Sussurra, sfilandogli alle spalle e poggiare - almeno tentare - il palmo della mano dritta tra collo e spalla destra della ragazza. L'accarezza, prima di passare oltre. La donna potrà vedere come l'appartamento si mostra pulito, poco disordinato e oltre al tavolo centrale dove vi è un bonsai, sul lato sinistro della stanza vi è un divano su cui è poggiata la giara color ocra, simbolo della sua appartenenza al clan Sabaku.

21:58 Sango:
 Siede su una di quelle sedioline intorno al tavolo, da sotto andrà semplicemente a sfilare le scarpe per rimaner a piedi nudi, inutile dire che stare così tante ore in piedi con quei trampoli non sia molto comodo, anzi < ho finito di lavorare > porta gli occhi al cielo rimembrando anche lei la richiesta da parte dell'altro di vederla in divisa. Lo ha accontentato senza alcun dubbio eppure ha davvero finito da poco il suo turno di pattugliamento attorno alle mura e tra le vie del villaggio prima di portarsi li < o magari stavi aspettando una donna > non v'è gelosia in ciò che dice seppur una punta di malizia sfugge alle labbra con quel sorrisetto < lieta di esser arrivata in tempo > sebbene non sappia dei potenziali programmi dell'altro < avevo intenzione di rapirti, purtroppo la mia posizione non permette questo tipo di comportamento > ingiusto invero non poterlo fare, eppure che sia uno scherzo o meno sarà l'altro a decider quale sia la giusta interpretazione. Ma si darà da fare per sfilare le varie bowl uno dopo l'altra, l'odore di spezie e cibo che andranno immediatamente a impregnar la stanzetta. Non troppo grande invero, eppure ordinata e pulita, non si potrebbe dire lo stesso della propria casa - il disordine regna sovrano < ho voglia di dimenticare > sussurra stappando la prima bottiglia di sakè e andando a curiosare tra le stoviglie altrui alla ricerca di bacchette e bicchieri , sta facendo come se fosse a casa propria < quando sembra d'aver preso una giusta direzione, vedo che il passato torna sempre a bussare alla mia porta > sfila di nuovo per quel tavolo, nudi i piedi contro la freddura del pavimento, mentre siederà nuovamente su quella stessa sedia < consiglio del proprietario del baracchino > gli stessi Gyoza che vengon mostrati proprio sotto i suoi occhi, che voglia prenderlo per la gola? < io preferisco i Takoyaki > inutile ingannarsi, non avrebbe sostituito mai quelle polpette di polpo per dei ravioli - per quanto buoni possano essere. La carezza che arriva sulla spalla, un lieve brivido che scivola lungo la schiena, seguito da quel sussulto impercettibile < ieri è venuto a trovarmi > chi se non lui? Dopotutto ormai quel sakabu non è altro che il proprio confidente, un amico insomma, più o meno quello è il rapporto che pare legarli se non si incede nel piccolissimo dettaglio che s'attraggono fisicamente . Ed ecco anche il motivo per cui s'è rifugiata li, o meglio, perchè è fuggita da quel villaggio per nascondersi a casa di qualcuno che non conoscerà mai il bianco. Vero? < è stata una.. strana notte > eppure non andrà ancora a confessar tutto, lascia solo che l'aroma del sakè in quel bicchiere possa solleticarle le narici, che il sapore poco forte possa possa scender in gola per riscaldarne ulteriormente le membra stanche < tu che hai fatto in questi giorni? > non ricorda nemmeno quando lo ha visto l'ultima volta, eppure potrebbe dirsi un assidua frequentatrice della sua casa. No?

22:16 Dyacon:
 Lascia che l'altra armeggi con stoviglie e posate, sorpassandola dopo averle donato una lieve quanto maliziosa carezza nella zona tra collo e spalla. Raggiunge il bagno, socchiudendo la porta scorrevole per lasciare uno spiraglio che gli permettesse di sentire in modo chiaro e limpido la voce della rossa. < Guarda che ti ho vista... > L'ammonisce in modo bonario riguardo al suo rotear gli occhi verso l'alto. < Se davvero stavo aspettando una donna... > Breve attimo di pausa, mentre lo sguardo color ametista inquadra i pantaloni neri poco più avanti. < Le avrei lasciato la chiave del mio appartamento e l'avrei attesa sotto la doccia... > La stuzzica. La incalza. Ci gioca in modo spudorato, mantenendo sempre e comunque quel sorriso irriverente stampato in volto. < Rapirmi? > Questa gli mancava. Nel frattempo slaccia i due lembi dell'asciugamano che gli copriva le parti intime e tutte le gambe, facendolo scivolare a terra. S'infila al volo un paio di boxer e poi, successivamente, anche i pantaloni scuri come la pece dove dei ghirigori dorati s'inerpicano fino in vita. < Perché mai dovresti rapirmi? > Tutta questa parte di chiacchierata si svolge con i due interlocutori in due parti diverse dell'appartamento. Tant'è che il Sabaku è costretto ad utilizzare un livello di decibel leggermente più alto del solito proprio per coprire quella distanza che intercorre tra loro. < Il passato è parte integrante di noi. Impossibile da cancellare. Dobbiamo riuscire a conviverci... > Sentenzia mentre riappare alla vista di Sango, lasciandosi il bagno alle spalle. Petto sempre nudo e capelli semi-bagnati. < Come mai questo preambolo? > Domanda curioso, avvicinandosi al tavolo e prendere posto nella sedia situata frontale rispetto a quella occupata dall'ishiba. < ..... > Non dice nulla riguardo ai Gyoza e i Takoyaki, discorso decisamente superfluo rispetto alla confessione che la rossa gli fa. < Descrivi la strana notte... > Chiede con un velo di nervosismo neanche tanto celato, mentre il braccio destro si distende in avanti, stringendo tra le dita il bicchiere da sakè. Chiaro input a volerne un sorso. Che stia iniziando a tenere alla genin in modo più profondo? Chissà. < Mi sono allenato e ho incontrato gli altri membri del festival dell'horror che hanno assistito all'omicidio... > Ovvero Saisashi e Keiga. Incontro difficile con l'ultima.

22:32 Sango:
 < oh bene, son contenta che la tua vista funzioni ancora magnificamente > lo punzecchia in quel modo, lasciando che il loco torni solitario, sebbene la voce del ragazzo permanga attraverso un'altra porta socchiusa, forse quella del bagno? Se ne interroga per qualche attimo, eppure sarà lei a ber per prima quel liquore, lasciandolo sulla tavola in offerta all'altro < ah si fa così dunque? > inesperta a quelle tattiche di approccio che non le si addicono invero eppure curiosa di sapere come si comportino adesso i giovani per approcciar l'altro sesso < potrebbe venire a pugnalarti pure > mai dire mai, specialmente in una donna. Le più pericolose in quelle sottili trame di morte e uomini , fidarsi in tale modo potrebbe esser alquanto sbagliato < perchè no dico io > perchè non dovrebbe farlo, per divertimento, per noia, eppure le manca la forza di farlo in quel momento esatto < ed era una metafora, ma ho dovuto fare il giro di due parti del villaggio per controllare. Nulla di nuovo > può esser quasi noiosa quella parte eppure da recluta le tocca anche la gavetta, salire uno scalino dopo l'altro pur di non sentirsi ammonire o bacchettare ordini che vorrebbe non eseguire. Ma ciò non troverà spazio nella conversazione , sebbene ci pensi ancora un poco perdendosi quella parte sul passato ma avendo coscienza nel vederlo sedersi d'innanzi. Sposta la scatola con i Gyoza verso l'altro, per lei invece terrà le polpette . < mh > le bacchette che vanno a stringer una di quelle per mangiarla tutta in un boccone, semplice e saporita si gode quella sensazione prima di deglutirla , prima di cominciare a riparlare seppur possa sembrarle d'aver sentito quel lieve nervosismo nella sua voce < è venuto a cercarmi per delle evocazioni > non crede d'aver bisogno di andar a spiegare cosa siano, alle lezioni dell'accademia veniva accennato qualcosa su quelle, sebbene informazioni molto blande e prive di una reale consistenza < e anche per .. altro > il tempo che scandisce la conversazione saranno solo i sorsi di quel sakè, adesso versato nel bicchierino dell'altro alla sua muta richiesta , prima di riportar la bottiglia al tavolo con le bacchette strette ancora nella destra e sollevate verso l'alto < beh puoi immaginare per cosa > solleva quello sguardo azzurro nelle sue ametiste, un lungo sguardo per fargli comprender a cosa alluda, non comprendendo come la sua mente viaggi su frequenze differenti . Probabilmente sta pensando solo a..altro. < avete scoperto qualcosa? > se quel ragazzo ha qualche info da donarle, perchè non raccoglierle chiedendo? < quindi qualcun altro ha visto l'assassino oltre te > non aveva messo in conto la possibilità che qualcun altro, oltre normali civili, abbiano visto anche quell'assassino < ma sono ninja? > meglio chieder sempre, di solito le versioni dei normali deshi son sempre le stesse, i loro occhi miopi non riescon a veder oltre la punta del loro naso e la loro mente non è quella di chi ha avuto modo di combattere.

22:50 Dyacon:
 Le natiche si posizionano meglio sulla sedia in cui ha preso posto, mentre la mano destra si allunga per afferrare un paio di bacchette in legno. Quest'ultime vengono divise in modo netto, rapido, per poi esser brandite tra l'indice ed il medio. < Dobbiamo lavorare sul tuo lato sadico, Sango. > L'ennesimo sorriso di serata prende forma su quei tratti somatici dalla colorazione chiara, albina. < E' troppo pronunciato. > La coppia di bastoncini stringe tra sé il primo gyoza dopo aver aperto la scatola che li contiene. < E poi perché cazzo qualcuna deve entrare a casa mia e pugnalarmi? > Effettivamente non l'ha mai vista sotto quel punto malato e sadico. Ha sempre immaginato che se una donna entra in casa di un uomo è per fare sesso o per passare una nottata di fuoco. Deve cominciare a prendere in considerazione anche la probabilità della rossa. Il mondo è abitato da pazzi. Fottuti malati mentali. < Tu cosa avresti fatto? Mi avresti pugnalato oppure saresti entrata in doccia con me? > Chiede, smaliziato e diretto come sempre, alzando gli occhi color ametista a puntare quelli azzurri dell'Ishiba, curioso di sapere la sua risposta. Intanto la bocca si apre e infila, in un sol boccone, uno dei ravioli di cui va tanto matto. Mastica, ne assapora il sapore, il gusto, prima d'inghiottire e tornare alla carica verso la scatola. < Mmm... > Sospira, venendo ancora una volta pervaso da quel nervosismo viscerale già provato con Keiga tempo addietro. < Sango cazzo... > Voce bassa, alterata da quella lieve sensazione d'irritabilità. < Parla chiaro. Che cosa è venuto a fare e come si è sviluppata la serata? > Vuole sapere. Vuole conoscere ogni fatto. Quando l'altra gli riempie il bicchiere di sakè, il liquido alcolico viene letteralmente lanciato in gola, avvicinandolo prima alle labbra e poi fatto scivolare grazie al reclinar del capo all'indietro. < Niente di eclatante... > O di così rilevante. < Ninja? > Bella domanda. Uno è stato sghiacciato dopo dieci anni - stesso destino di Sango, Furaya e Mekura - . L'altra non è stata criogenizzata ma ha vissuto per una decade all'interno di una grotta. < Credo di sì... > Effettivamente è difficile dare una risposta precisa a quel quesito. < Voi avete trovato qualche altro indizio? > La sua appartenenza alla Shinsengumi può rivelarsi un'arma non indifferente a suo favore.

23:07 Sango:
 Inutile dire che andrà ancora a mangiare quelle polpette per tutto il tempo, eppure lo sguardo si mantiene sul suo viso, molto comodo averlo di fronte così da non dover voltarsi troppe volte rischiando di fare pasticci < mh? > solleva quel sopracciglio alle sue parole sebbene una mezza risata sfugge alle labbra , divertita solo a quel pensiero d'esser sadica. No, non lo è < penso e vedo come una Shinobi Dyacon > lo corregge amabilmente, la voce che permane calda nella stanza < Coloro che non conosco sono un pericoloso, potrebbero uccidermi, stuprarmi, tutto ciò è possibile. Ho passato molto tempo a fuggire da Yukio e dai suoi shinobi > la mente che ancora elabora la realtà come un tempo, sebbene sia cambiato il contesto non significa che siano cambiate le persone , e quel senso di allerta perenne ancora la abita < gelosia, tradimento, ossessione, rabbia, ci sono tanti motivi per uccider qualcuno > ne parla tranquillamente come nulla fosse, normale per lei avanzare quelle risposte, potrebbe aggiungerne altre ma il contesto lo ha messo in chiaro, qualsiasi donna potrebbe ucciderlo per qualsiasi motivazione < io? > ci pensa su per qualche attimo eppure la risposta viene alla luce dopo qualche attimo di tentennamento < ti avrei rubato la giara > probabilmente solo per farlo spaventare, o incazzare, dipende dai punti di vista. Eppure sa di puntare a qualcosa di suo, intimo e protetto, quella giara che conterrà probabilmente quella sabbia di Suna. Lo avrebbe privato di qualcosa a cui tiene, avrebbe puntato alle sue debolezze e ai suoi punti più forti, per minarne l'integrità e la forza stessa. Subdola. < non usare quelle parole in mia presenza Dyacon Sabaku > la voce che si indurisce un poco mentre solleva il mento verso di lui < ho lavato lingue con l'acido per molto meno > ignobili da pronunciar specialmente d'innanzi ad una donna, e ha davvero utilizzato metodi estremi per insegnar l'educazione Ishiba a quei piccoli nanerottoli che stavano nel proprio clan. Bellissima, amorevole eppure terribile con loro, non transige su questo. < mi ha chiesto perchè non torno a casa > quella loro casa lasciata in quel piccolo distretto dei clan, vicino abbastanza ai Seiun e agli Ishiba, in quel piccolo giardino di acqua che scivola perenne su di loro < perchè non sono tornata per Motoko > un nome nuovo alle orecchie altrui senza alcun dubbio < mia figlia o almeno, potrei considerarla tale > sebbene non abbia mai compreso il reale peso di quella parola e di quella figura mai avuta, mai stata pronta ad esser madre si è trovata una bambina per casa, che adesso è già una ragazza. < e mi ha chiesto di passar solo una notte da lui per poter decider cosa fare > eppure non ha ancora deciso, il dubbio, il tentennamento che si ampliano in quello sguardo che incrocia con il possessore della sabbia, vi è anche quella richiesta di aiutarla. A comprender, a capire di più. < comprendo cosa tu voglia dire > lei stessa s'è trovata in compagnia di altri due esseri che non riesce ancora a includer in quel rango < non ancora, il caso è per gli Anbu , dopotutto son stati loro a rendersi partecipi di tutto quanto > non la Shinsengumi, quella si occupa di ben altro. < tranne che ho sentito di alcune missioni rivolte a tutti noi per cercare di comprender chi sia l'assassino > ne ha viste diverse nelle bacheche, e ne ha adocchiata una che farebbe proprio al caso suo. Semplice si, eppure ottimale per le proprie capacità.

23:28 Dyacon:
 Le bacchette s'allungano fameliche verso l'ennesimo raviolo, afferrandolo e stringendolo tra loro. Dopo pochi istanti, verrebbe avvicinato alle labbra e portato alla bocca, cominciando a masticare con avidità e gola, bramoso di placare quella dannata sensazione di fame che gli attanaglia lo stomaco. < E' vero che la prudenza non è mai troppa... > Vecchio detto che ha sentito in un'infanzia ormai dimenticata. < Ma tu esageri Sango. Più che sadica, sei di un pessimismo smisurato... > Abbozza ancora un sorriso, bevendo l'ennesimo bicchiere di sakè. Con l'ultimo sorso, avverte un calore sprigionarsi lungo tutto la trachea, oltre che infuocargli il collo e salire immediatamente alla testa. < ..... > Non è una persona molto avvezza all'alcool, infatti quest'ultimo inizia a dare i suoi effetti collaterali. < La giara? > Sbatacchia un paio di volte le palpebre, preso in contropiede da quella risposta che non si aspettava assolutamente. In silenzio ruota il capo verso la reliquia appena citata e posizionata - verticalmente - sul divano della stanza. < Forse ci avresti fatto qualche ryo... Ma solo quello. > E torna ad osservarla negli occhi, sostenendone a mò di sfida quello sguardo duro e sicuro che muta in pochi istanti. < Sango Ishiba... > Pan per focaccia. Anche lui la chiama utilizzando nome e cognome, oltre ad un tono più severo. < Non m'interessa quante lingue con l'acido hai lavato fino ad ora... > Dannatamente diretto e attaccabrighe. < Ma io non sono gli altri... > Questo è poco ma sicuro. < E poi... > Breve attimo di pausa, utile ad inspirare nuova aria nei polmoni. < Se non mi tenessi sulle corde senza doverti strappare le parole di bocca, vedrai che il mio linguaggio sarà più consono ai tuoi standard... > Forse. Non è proprio sicuro di quello che appena detto, ma vuole e deve far abbassare la cresta rossa. < Uhm... > Ascolta la motivazione per cui Shiroyuki si è palesato a Sango, stringendo in un gesto di stizza evidente - tanto che le nocche sbiancano - le bacchette trattenute nella mano destra. < E tu cos'hai intenzione di fare? Assecondare la sua richiesta o no? > Se prima l'immagine di lei a letto con uno sconosciuto non gli faceva ne caldo e ne freddo, adesso inizia a dargli fastidio. Ma è troppo orgoglioso per ammetterlo, oltre che insicuro. Fra lei e Keiga lo stanno mandando al manicomio. A breve e senza saperlo si ritroverà in terapia. < Ci sono delle missioni?!?! > Sgrana gli occhi e una gocciolina di sudore gli scenderebbe dalla tempia destra. Idiota. E' stato sempre in giro per tutti questi giorni alla ricerca di nuovi indizi e oggi, proprio oggi che ha deciso di prendersi un momento di relax, escono delle missioni per i Genin. Mai una gioia.

23:49 Sango:
 Mugola a bassa voce per via della polpetta ancora in bocca, calda e golosa, che scivola verso l'esofago semplicemente, non è ancora affogata col cibo < ho tradito troppe volte per farmi tradire a mia volta > sarebbe davvero una stupida a finire in quella trappola, troppe volte ha tirati fili e tessuto trame al di sotto del comune sguardo, non individuarne nei propri confronti l'avrebbe resa alla pari di coloro che si son fatti tradire, inutile alquanto. Eppure forse ha ragione, guardarsi sempre le spalle, esser sempre attenta a ciò che dice pur di non rivelare mai troppo. Un arte appresa e difficile da estirpare < ryo? Non ho bisogno di ryo. Però ti avrei detto di incontrarci per ridarti la giara.. e forse non te la avrei data comunque sia > sorride con quel fare da nobile eppure serpe dentro , almeno abbastanza stronza da dirglielo. Solleva quel sopracciglio nel vederlo indurirsi a sua volta , nel risponderle a tono in quel modo < non avresti avuto nemmeno la lingua se fossi stato un Ishiba > conclude velocemente quel discorso, non è un Ishiba dopotutto e non può mettersi ad avvelenare tutti coloro che non utilizzano un linguaggio consono nei propri confronti < sei pregno di modi duri e alle volte sgarbati, potresti allontanar le donzelle con quel sorrisetto sfrontato che hai > lo imbecca puntandogli addosso le bacchette per qualche attimo, e anche lei come l'altro andrà a bere di nuovo quel sakè. Molto più avvezza dell'altro di solito riesce a tenerlo abbastanza bene da poter continuar a riempirsi il bicchiere, il proprio si, ma anche quello dell'altro, invitandolo < ti servirebbe un corso di portamento, di linguaggio senza dubbio e magari anche di modi > osserva quel ragazzo come fosse un pezzo di carne, pronta a metterlo alla prova con quelle antiche pratiche ormai in disuso. Le servirebbe solo una bacchetta . Le dita che lasciano le bacchette sul piatto, sottili vanno ad aprire quei primi tre bottoni di una camicia scura fino al petto per esser più comoda, sentire più l'aria che le passa attraverso i polmoni stessi < sono stata di nuovo nella sua casa > risponde semplicemente < eppure non ho ancora deciso nulla ..> i denti che scendono sul labbro inferiore, mordendolo con veemenza nell'atto stesso del pensare < mi sento.. confusa > decisamente lo è, che sia anche merito di colui che si trova d'innanzi? Lo sguardo che cala su quel collo, su quella clavicola che si inerpica sulle spalle larghe, eppure oltre il mero desiderio fisico, vi è qualcos'altro che prova nei confronti di quel moro? Il dubbio l'assale, eppure non pregno quanto quello della notte precedente < è stato strano tornare in quella casa dopo tanto tempo, parlare in solitudine.. > un sospiro ne segue quelle parole, prima di riaffogare di nuovo in uno di quei bicchierini bassi , sollevandolo in un colpo come l'altro e raccogliendo le piccole goccioline che sfuggono ad esse. Rivoli di sapore che raccoglie con le dita non trovando presto un tovagliolo adatto < si , diverse, se fossi in te correrei per andarne a prender qualcuna > sempre che tutte non siano state già prese e prenotato, e per quello non potrà far altro che aspettare di nuovo < cosa dovrei fare Dyacon? > un sussurro che si rifà serio, basso e incerto, come quello sguardo che mira adesso i suoi stessi occhi. Cosa deve fare?

19:12 Dyacon:
 < Uhmpf… > Sospira rumorosamente dopo aver ricevuto conferma del fatto che sono state assegnate delle missioni. Ruota il capo in direzione della porta, posando lo sguardo color ametista sull’uscio, immaginando di gettarsi in strada e andare ad apporre il suo nome sotto ad uno degli incarichi che riguardano l’assassino misterioso. Tuttavia, è un pensiero che muore sul nascere. Ci penserà domani, anche perché ora come ora ha in casa quel bocconcino di Sango e di certo non vuole lasciarla lì da sola dopo il gesto che la rossa ha fatto nei suoi confronti. Avrà altre occasioni per raggiungere la verità e per mettersi in mostra agli occhi del Kazekage. < Stanne pur certa… > E il penultimo raviolo contenuto nella scatola da asporto viene buttato in gola, restando estasiato ancora una volta nell’assaporare quell’esplosione di gusto in bocca. < Me l’avresti consegnata… > Gli strizza l’occhio sinistro con far ammiccante, tra il serio ed il faceto. Anche se la voce denota un minimo di sarcasmo, quella frase è esternata con determinazione. Le sue proprietà non si toccano. Dagli oggetti alle persone. E la reliquia di Suna rientra decisamente nel primo gruppo. < Per fortuna o per sfortuna, non lo sono… > Un Ishiba. < E comunque prima dell’ultima guerra, ero un tipo come dici tu: a modo, timido, forse anche troppo, ligio alle regole… > un fottuto soldatino. La mente torna indietro a dieci anni prima, a quando è arrivato a Konoha ed è stato preso sotto l’ala protettiva di Furaya. Ma non solo. Riesuma il momento in cui Keiga, sfrontata e smaliziata, gli è letteralmente saltata addosso al campo d’addestramento, vicino al trio di tronchetti. In quell’occasione fu sbalzato all’indietro per via dell’enorme quantità di sangue fuoriuscitagli dal naso. Non era abituato al sesso in modo così sfacciato e spudorato. Eppure il decennio che è trascorso lo ha plasmato, modellato, cambiato nell’uomo che è oggi. Più sicuro dei suoi mezzi, maturo sotto ogni punto di vista, e determinato a difendere e raggiungere gli obiettivi prefissati. < …poi sono cresciuto. > Abbozza un nuovo sorriso, incalzandola e giocando con la sua persona. < Ricordati una cosa: l’abito non fa il monaco. Posso essere non adeguato nel portamento… > Ma questa è una caratteristica che non gli si addice. < …con modi grezzi e un linguaggio scurrile. > Elenca tutti i punti in cui l’altra lo ha ripreso mantenendo quel ghigno irriverente stampato sul viso. Faccia da schiaffi. < Ma ciò non significa che non ho valori o morale. > L’educazione i suoi genitori gliel’hanno insegnata. E ce l’ha. Ma la mette in mostra solo in determinati momenti. < Uhm… > Le labbra si bagnano del liquido alcolico che tanto ama. Di quel sakè che la genin gli ha offerto. < Cosa devi fare Sango? > Ripete quella domanda, ruotando il bicchierino da liquore stretto nelle dita della mano destra, vedendoci riflessa la sua immagine. Resta in silenzio per diversi attimi. Dirle la verità ed essere egoisti? Oppure fare la parte dell’amico? Bel dilemma. Dato che anche lui è immerso in una situazione dove la confusione regna sovrana ma che molto presto troverà una fine, lascia che sia l’altra a parlare. < La tua testa cosa dice? > Le pupille si rialzano per fissare il volto della ragazza, notando anche lo sbottonarsi della stessa. Gesto che però ora come ora non lo eccita, talmente concentrato sul discorso. < Ed il tuo cuore? > L’eterna lotta si presenta di nuovo: ragione o amore?

19:13 Sango:
 Per quanto l'altro sia veloce nel mangiare, la stessa rossa allontana quella porzione ancora rimasta nel piatto, abbastanza piena nel sentirsi soddisfatta da quella cena per concentrarsi su qualcosa di più dolce, quello che le fa lievemente girar la testa, le gote che s'arrossano lievemente mentre il caldo prende piede nel proprio essere. < non credo proprio > risponde a quel suo dire con la stessa determinazione, eppure sottile quella voce scivola verso di lui con un senso di malizia < non mi hai ancora conosciuto bene > troppo poco tempo hanno trascorso insieme per potersi conoscere entrambi affondo, eppure lentamente qualche pezzo va a mettersi al suo posto per formare il suo di quadro, con quei colori accesi, la sua tonalità forte eppure sfumato in punti più dolci e delicati . Ascolta quel suo essere passato , quello che pare non esservi più, quello che è maturato insieme a lui per lasciarlo infine abbandonare il proprio nindo antico per rinascere come nuovo essere. Una trasmutazione vi è stata < sono le esperienze a mutarci dopotutto > perchè poi confessarle quelle cose? La mente che le elabora per utilizzarle magari in un futuro, ma adesso nascoste in un piccolo cassetto della propria mente < l'abito fa il monaco > corregge gentilmente quelle sue stesse parole , riprendendo ciò che ha imparato col tempo < non sai quanto una singola veste possa donar terrore o adorazione al tuo stesso essere. Io che portavo l'alba lo ricordo molto bene, e adesso porto quella della Shinsengumi. > non sa quanto sia vero, basta solo una semplice occhiata alla sua persona in modo da aprirsi certe porte che desidera aprire, sguardi di paura , disgusto, ammirazione stessa < il mio stesso nome, Byakko, mi precedeva. Prima della mia persona > rimembra ancora quel momento quando venne infine battezzata dalle parole del fu portatore del sei code, Byakko, la tigre bianca, colei che portava seco la volontà della pioggia e l'essenza di Konan stessa. Eppure adesso cosa ne è rimasto? Un guscio vuoto di quella tigre dormiente < così come mi ha preceduto in questa nuova vita. Un nome che è divenuto quasi una maledizione > così come l'esser presa e fatta inginocchiare d'innanzi a tutti eppure non solo per il nome, ma per ciò che fece in passato. Traditrice e mukenin non poteva aspettarsi altro in effetti, e non se l'è aspettato. E' solo andata incontro al proprio destino, meglio farlo con orgoglio che scappare voltando la schiena come un inutile essere. E ancora sente scivolare sul proprio corpo sguardi d'odio e di disturbo, di un essere che non sarebbe mai dovuto uscire dalla terra < sarei dovuta morire quel giorno, avevo compiuto il mio cammino fino a dove ho potuto, avevo scelto la morte come la più bella delle sensazioni > sorride a quel pensiero, scivolare li tra le braccia della morte, dolce come una madre a cullarla per l'eterno, ove avrebbe cercato l'unico uomo mai veramente amato e mai tradito. Eppure nemmeno quella l'ha raggiunta, non ha avuto nemmeno la propria di scelta. < vivere è più complicato > quante poche parole servono per porre fine ad una vita? Lo sguardo che si perde in quei pensieri, in quegli ultimi atti di vita e di respiro fino ad esser inghiottita nella stessa oscurità . < non lo so > sincera in ciò che dice, priva di quelle mura che porta attorno, crollate per non proteggerla più, sentendosi pungolare da troppe cose nel proprio essere < sono rinata eppure mi son sentita persa , così come quel sogno che adesso non esiste più, e tutto ciò che provo è.. come se fosse inutile. A cosa serve l'amore senza avere un sogno? Restare a casa, attendere qualcuno che torna, lavorare e vivere una vita così semplice > un sogno che un tempo s'era quasi formato nel proprio di futuro. Avrebbe potuto smettere di combattere, essere felice, abbandonare tutto e fuggire via. < ma sono una shinobi , questo non posso cambiarlo > continuare a lottare, vivere, mettere un passo dopo l'altro per un altro ennesimo obiettivo , ma quale sia ancora è celato per metà. Ha solo un sentore, una piccola forza magnetica che l'attira < amare è sopravvalutato > lo è, per lei almeno < stare qui a chiedersi cosa e come dovrei fare invece di esser ancora egoista e pensare alla mia sola vita, che inutilità di energie spese > il sorriso amaro fuoriesce mentre continuerà a prender quel bicchiere e berlo, ancora, per sentire quel bruciore lungo la gola, per sentirsi ancora una volta completamente viva.

19:16 Dyacon:
 Ingurgita l’ultimo raviolo rimasto, considerato sopravvissuto per pochi secondi. Ha terminato così la porzione di gyoza che l’altra gli ha gentilmente offerto in modo inaspettato. Sorpresa più che gradita. “Stack!” Le bacchette in legno vengono lasciate cadere all’interno della scatola che conteneva il cibo, liberando le dita della mano destra da quell’impiccio. < Ahhhh… > Sospiro poco ortodosso di piacere a sottolineare quanto abbia apprezzato il tutto. < Sai che cosa ci vorrebbe ora? > Breve attimo di pausa mentre l’effetto dell’alcool inizia a farsi sentire, rendendolo più vulnerabile e privo delle restrizioni mentali che di solito limitano ogni essere vivente. < Un dolce. > E quello che ha in mente lui non è un dolce qualsiasi, ma bensì di carne. E ce l’ha proprio davanti: Sango. Si morde il labbro inferiore, venendo sopraffatto dalla voglia di sesso, dalla brama di avere un contatto con la rossa. < Non è sufficiente una vita intera per conoscere a fondo chi si ha accanto… > Sentenzia in modo convinto, alzandosi dalla sedia su cui fino ad ora aveva preso posto. Nel guadagnare l’eretta postura la testa ha un lieve giramento, figlio del sakè che si è diffuso in tutto il corpo. La mano destra si distenderebbe verso il basso, poco sotto l’anca, afferrando lo schienale della seduta. Alzerebbe quest’ultima da terra per poi avvicinarsi a Sango, poggiando la seggiola con veemenza accanto alla genin. Ma non in modo parallelo, bensì con lo schienale rivolto al lato destro dell’Ishiba. Lui si risiede al contrario: gambe larghe e avambracci che poggiano su quella sorta di spalliera in legno. < La veste è come una maschera. Solo un accessorio utile per apparire come si vuole apparire agli occhi degli altri… > Esterna quel pensiero con calma, pacatezza, alternando l’attenzione dal viso di Sango alla scollatura messa in bella mostra. < Tu ne sei la prova vivente… > Si prende un attimo di pausa, prima di chiamarla nel modo in cui tutti la temevano. < Byakko… > Resta ancora fermo. Per ora. < La tua fama ti precedeva. Incutevi terrore e paura anche nei cuori più saldi. Eppure… > In ogni storia c’è sempre un ma. E di solito è quello che nasconde la verità. La vera natura delle parole e delle persone. < …anche tu hai amato. Quindi chi sei? La donna sadica e priva di emozioni, oppure quella passionale e imbarazzata che ho conosciuto io? > Si riferisce alla mattina dopo quella nottata di fuoco. < Per me sei entrambe le cose… e molto di più. > E ha elencato solo due aspetti. I primi che gli son venuti in mente. < Ed è per questo che confermo quanto detto prima: l’abito non fa il monaco. > Altrimenti di lei si dovrebbe vedere solo una parte. < Sango… > Sussurro caldo e flebile senza distaccare mai gli occhi ametista da quelli azzurri di lei. < Tutte belle parole… > Lui è uno dannatamente pratico. Restio a non raggiungere la soluzione del problema. < …ma non mi hai risposto a due domande precise. > E lì il braccio destro si distenderebbe in avanti con il dito proteso a voler toccare la figura della rossa. Se l’altra glielo permetterebbe, il contatto avverrebbe in due punti cruciali a distanza di tempo l’uno dall’altro: Fronte e sterno, tra i due seni. Sempre se la genin, quando lui gli si è accostato, si è voltata e messa in posizione frontale per sostenere la conversazione. < Questa cosa ti suggerisce? > La mente. < E lui, cosa risponde? > Il cuore. < Quando avrai capito a CHI vuoi abbandonarti, allora potrai iniziare a programmare il tuo futuro dove amare una persona non preclude una vita movimentata… > Fatta di battaglie e guerre.

19:16 Sango:
 Il corpo che si scosta di poco , scivola verso l'altro in quel cambio , eppure le piace averlo anche così, più vicino, sebbene stronzo non può non apprezzar quel suo esser tanto diretto, che sia con le mani che con le parole stesse. Quella stessa mano che scivola prima alla fronte e poi li al petto, a sentir il proprio battito vitale e a porle quella domanda. Cosa prova adesso? Quel brivido che scivola sulla stessa schiena, un piacevole pizzico che le può donare l'altro, eppure a quel tocco dopo pochi attimi andrà ad alzarsi lentamente, girar le spalle e dirigersi verso quella probabile finestra per puntar lo stesso sguardo fuori da li, sul mondo stesso, sulla vita che si consuma con tanta facilità per quelle strade ignote . Chi è lei davvero, la donna priva di scrupoli o colei che ha donato una possibilità a colei che non l'ha avuta? Le domande che impregnano la mente eppure lo sguardo permane fermo, ferreo < ho fatto tutto per amore > un sussurro basso, caldo , in quel suo ripercorrere i propri passi, eppure le stesse spalle calano basse verso la terra, flessuose e curve mentre le mani s'appoggiano su quel piano d'innanzi, piccolo forse per la sola finestra < pronta a sacrificare tutto e tutti solo per lui > il dolore che lento s'espande ancora in quel petto caldo, ove il sangue continua a donarle vita, la stessa che pare voglia solo lasciarla in quell'ultimo sospiro che sfugge tra le morbide gemelle per unirsi al nulla stesso < ero vicina a realizzare quel sogno, ma ho deciso di esser felice. Godermi qualcosa, fermarmi per una volta > si, in quel piccolo villaggio non suo aveva costruito il proprio piccolo giardino da accudire, una piccola gioia al centro stesso del dolore, eppure non riusciva a pensare ad altro se non a quello che aveva infine ottenuto, qualcosa che somigliasse molto di più ad una famiglia e a qualcosa che non aveva mai avuto < e in quel piccolissimo momento di distrazione.. quel sogno è svanito. > cancellato inconsapevolmente, ma la strada era li ancora, avrebbe dovuto percorrerla, terminarla, far di tutto ma non voltargli le spalle solo per un misero senso di felicità che ormai è scomparso < cosa è servita dunque una vita? > percepisce quel lieve calore sulle gote, quell'unica lacrima che si lascia sfuggire solo per non esser vista, per annegare lei stessa nel senso di colpa che la attanaglia < sono stanca di sentirmi dire che qualcuno mi aiuterà a trovare un obiettivo, un sogno. Come se potessi semplicemente sostituirlo solo perchè qualcuno decide che così debba essere > le sottili dita che si stringono in quei pugni per un attimo , ma anche quella forza e quella rabbia l'abbandonano per non farle sentire null'altro che la stanchezza, quel senso di sonnolenza nel volersi metter a letto e non rialzarsi mai , dormire senza pensare a nulla, senza dover per forza prender una decisione, ma deve prenderla , lo sa eppure ancora non è pronta per venirne a capo < voglio solo non titubare mai più dei miei passi , nemmeno per un attimo > tutto pur di non vedere di nuovo quel castello crollare su se stesso per donarle cosa poi? Non le è rimasto niente, eppure sono tutti li pronti a dirle cosa dovrebbe fare, come dovrebbe vivere, che tutti la aiuteranno a trovare un sogno.. ma non è una malata costretta in un letto che ha bisogno del loro aiuto < voglio fare come ho sempre fatto, ho deciso sempre da me, ho mosso i miei passi per qualcosa di mio > e li infine si volta per fissarlo dritto in viso, il proprio stanco eppure quello sguardo permane di fuoco , vivo e ardente < mi sono abbandonata a te Dyacon > lo ha fatto più volte, sempre priva di qualsiasi filtro, muro che fosse, per mostrarsi com'è davvero ai suoi occhi così come a quelli del mondo, nuda nell'animo . Ma no, ancora non ha scelto.

19:17 Dyacon:
 Nonostante la voglia di prenderla, baciarla e possederla sia dirompente come un’onda impetuosa, riesce a ancora a mantenere un minimo di lucidità, di razionalità, utile a sostenere quel discorso e ad immergersi nei panni dell’ altra. La mano destra si ritrae subito dopo il tocco avvenuto ad altezza cuore, affiancandosi alla gemella - sinistra - poggiata sullo schienale della sedia, ma non prima di esser passata tra la folta capigliatura corvina nel cercare di darle una sistemata, oltre che prendere più aria. L’effetto calorifero dell’alcool comincia ad esser avvertito con facilità. < ….. > Lo sguardo color ametista la segue in ogni suo movimento, accompagnandola fino alla finestra nell’osservare la notte stellata. Incassa la testa tra le spalle, tanto che il mento si avvicina drasticamente al petto. In assoluto silenzio ascolta le parole pregne di dolore, di sofferenza mista ad angoscia esternate dalla genin. Si alza anche lui, lentamente, dalla seggiola su cui è seduto, avanzando a passi lenti verso le spalle dell’Ishiba. Non vede la lacrima che gli solca la guancia, ma non ci vuole un detective esperto per capire quel tormento che la sta assalendo. La voce che diventa più flebile, sottile, abbinata ad un groppo in gola che fa uscire a fatica quel concetto sussurrato. < Il fatto che non sei riuscita a realizzare il tuo sogno dieci anni fa, non significa che non potrai mai vederlo compiuto. > Gli arriva da dietro e con delicatezza tenterebbe di avvolgerla in una stretta per nulla invalidante o dolorosa. Di tutt’altra natura. Infatti gli avambracci si collocherebbero l’uno sopra all’altro tra il collo e lo sterno di lei. Gesto che simboleggia il suo erigere una barriera difensiva attorno alla fragilità mostrata e messa in evidenza dalla donna. < Sei viva e con te il sogno che tanto brami. > Tono di voce utilizzato quieto, intimo, mentre lo sguardo si sposta davanti a lui, oltre la finestra, osservando l’oscurità della notte. < Ma per farlo dovrai partire da un presupposto… > Un punto di vista che forse l’altra non ha mai preso in considerazione. < Non devi sostituire tuo fratello. Devi solo trovare qualcuno da amare e che ti ami con la stessa passione e rispetto. > La persona che era sangue del suo sangue non c’è più, ma questo non significa che lei possa vivere una vita degna di esser chiamata tale. < Senza porti dei limiti e delle catene. Altrimenti non vivresti a pieno. > Con la punta del naso tenterebbe d’insinuarsi tra la rossa chioma della Shinsengumi, sfiorando la parte alta dell’orecchio destro con le labbra. < Fai un passo alla volta senza darti fretta. Io se vuoi ti sarò accanto e non ti dirò cosa fare o cosa non fare. Avrai i miei consigli, ma rimarranno tali. Resti e rimani solo tu a decidere per il tuo destino. > Ognuno è padrone del proprio fato. In un mondo parallelo di un paese del nord si diceva che fosse le Norme a tessere i fili della sorte. Che fossero già tesi e disegnati. Lui non è mai stato di questo avviso. Per il Sabaku il futuro si crea. < ….. > La osserva girarsi, porsi in modo frontale, rallentando e poi sciogliendo definitivamente l’abbraccio in cui l’ha - forse - stretta. < Il fatto che ti sia abbandonata a me cosa significa? > Non le da tempo di rispondere. < Devo leggerlo come una tua predisposizione verso il sottoscritto? > Il sorriso irriverente che di solito gli solca la pelle albina, è sparito. E’ serio, per nulla incline allo scherzo. < Pondera bene le tue decisioni… > Breve attimo di pausa per rendere chiaro il concetto che andrà ad esporre. < …io non sono come il tuo ragazzo di prima, o come gli altri finti uomini che hai avuto fino ad ora. > Carattere borioso e altezzoso che non tarda a manifestarsi. < Sai come la penso di base. > Ovvero sul tradimento, sul rispetto e sui valori di cui hanno avuto modo di parlare tempo addietro, sulla panchina posta al di sotto del nuovo monte dei volti in pietra. < Sono Dyacon Sabaku, colui che diventerà il Kazekage di Suna. > Un obiettivo chiaro in mente. Esternato per la prima volta ad una persona esterna. Lo raggiungerà a qualunque modo.

19:18 Sango:
 Sosta in quella posizione, lo sguardo che si perde tra quelle dune di sabbia mai viste prima, di una bellezza di una madre terra che non ha mai abbandonato i loro figli nemmeno per un attimo. Può quasi sentire la sua essenza da li, di quel che un tempo fu il villaggio della sabbia, di come quella calura salga dal suolo e scenda dal sole stesso. Sarebbe dovuta morire in quello stesso giorno, chiuder gli occhi e vagare tra le lande della pena eterna di un inferno proprio, rivivendo le proprie vicissitudini in eterno. Sebbene possa sentir quello smuoversi altrui non vorrà girarsi, non ancora, lasciando che quelle parole fuggano come pioggia di sangue < davvero? Potrei davvero adesso distruggere un intero villaggio per il mio odio egoistico? > riuscirebbe davvero a rader al suolo Kusagakure con tutti coloro che vi vivono dentro? Una domanda che ancora si pone nella mente alla quale non è riuscita a donar degna risposta . Le braccia che sente donarle quel minimo di calore, un semplice abbraccio per proteggerla da se stessa < era quello il momento perfetto > era li, lo aveva costruito e i kami l'avevano portata fino a li. Non ha colto quel momento, fermandosi per porre per un attimo gli occhi verso qualcosa di diverso da ciò che ha sempre provato. Una casa, una famiglia, cosa ci può esser di più importante di quella? Si lascia riscaldare da quelle braccia quasi sconosciute . Ode quelle parole, una consolazione forse per quell'animo eppure lo ha visto quel sogno cadere in pezzi uno dopo l'altro fino a rinascer dalle sue stesse ceneri < trovare qualcun altro da amare come Ren? > una lieve risata accompagna quel suo dire < impossibile > nulla potrà mai esser insostituibile , non per lei, che ha costruito e distrutto continuamente tutto ciò che l'ha sempre circondata . Nulla vale quanto quel fratello, nessuno potrà mai nemmeno avvicinarsi in tal modo dentro se stessa. Una vocazione, un essere irraggiungibile per chiunque altro. Quella nuova vita che s'ha d'amaro eppure con quella punta di dolcezza che si intromette sulla lingua, ha la possibilità solo di aver un proprio sogno , di avere un nuovo futuro creato proprio per se stessa e accantonare infine quel suo vecchio passato che ancora preme sul proprio animo ferito. Non vi sarà mai medicina che possa chiuder per sempre quella ferita, nemmeno amare qualcun altro. Quei sussurri che scivolano sull'orecchio provocandole un poco di brividi lungo il collo , sentendo quella che pare esser una promessa alla quale non riesce a credere. Tutti vanno via alla fine, per quanto voglia tenerseli stretti legati al proprio essere , tutti fuggono. O è lei alla fine a fuggire sempre da tutti? Il corpo che si volta solo per vederlo in viso direttamente, la mani che permangono sul petto delicate e prive di alcuna forza < non lo so > sincera in quello almeno, deve esser sincera sebbene abbia una predisposizione verso quell'uomo, eppure qualcosa ancora manca tra loro. < sono consapevole di ciò che mi dicesti > eppure la decisione traballa ancora in quello sguardo bieco . < diventalo dunque, prenditi ciò che vuoi al costo di tutto il resto > a costo di perder te stesso, a costo di sacrificare tutto quanto < se il tuo sogno è così grande allora anche il sacrificio richiesto sarà equo e pari > nulla viene donato, devono mostrar al mondo chi loro siano davvero prima che qualcosa torni indietro per le loro mani. Oppure finirà solo per essere un mero sogno senza nessuna valenza.

19:20 Dyacon:
 S’inebria del suo profumo, del suo odore, trattenendola a sé senza smania di controllo o di potere. Si lascia andare a quel momento di dolcezza, standosene dietro di lei, avvinghiato e abbracciato alla rossa come un koala. < ….. > Si pone in ascolto e quando l’altra gli rivela il suo sogno più recondito e intimo, inarca il sopracciglio sinistro, facendo diventare gli occhi due fessure nel contrarre i muscoli facciali. < Abbiamo già affrontato questo discorso, Sango. > I sussurri caldi e bramosi di carne, lasciano spazio ad un tono di voce serio e contrariato. Si pone in disaccordo con lei e di certo non le manda a dire nonostante la poca lucidità derivata dall’alcool. < La tua mente e la tua anima sono davvero in grado di reggere il peso di migliaia di vite innocenti spezzate? > Senza cadere in un’abisso profondo, buio e senza ritorno? Senza esser divorati dalla pazzia e dall’angoscia? Perché è questo a cui andrebbe incontro la rossa qualora decidesse di attuare quel piano di sterminio. Psicopatica? Ancora no, ma dannatamente portata ad esserlo. < Riversa il tuo odio solo ed unicamente verso le persone che ti hanno fatto soffrire. > Quelle che gli hanno arrecato dolore. Quelle che l’hanno ferita ed abbandonata senza conoscere l’altra faccia della medaglia, dove l’amore ne è il simbolo. < Sai benissimo che sei padrona del tuo destino e libera di scegliere, ma se le tue decisioni ti porteranno ad una via di non ritorno, sarò costretto ad intervenire. > Anche a scendere sul campo di battaglia contro di lei se necessario. Tutto questo per non farle perdere il lume della ragione, per non farla macchiare di crimini orribili. Gesti che sottolineano e confermano il tenere a quella donna dai modi da maestrina. Da istruttrice di corte. < Non sto dicendo di replicare l’amore che hai provato per tuo fratello. > Scuote leggermente il capo, facendo ciondolare alcune ciocche ribelli ricadutegli davanti al viso. < E’ unico e tale deve rimanere. > Sentimento personale che non può essere paragonato a nessun altro. < Ma parti dallo stesso sentimento che hai provato…. > Dalla base. < …e poi caratterizzalo con sfaccettature che variano in base alla persona che hai davanti. > Così almeno è come agirebbe lui se si trovasse nella sua stessa situazione. < Che cosa? > A quel “non lo so” reagisce in maniera stranita. < Ancora sei indecisa? > Gli angoli delle labbra si arcuano verso l’alto, dando modo al sorriso irriverente di rinascere come una fenice. < Allora vediamo di toglierti qualsiasi dubbio… > Il viso s’abbasserebbe con decisione verso lato sinistro del collo di lei, poggiandovi le labbra prima, mordendolo poi. Scende a baciarla con calore e passione fino alla clavicola, insinuandosi poi tra la scollatura che la stessa rossa ha messo in bella mostra. Verrebbe a contatto con la pelle ad altezza sterno, in mezzo ai seni, mentre le mani s’avvilupperebbero ai fianchi della Shinsengumi. Le spingerebbe il bacino così da farlo venire a contatto con il suo, stringendo poi i glutei preso da un raptus di puro piacere. Proverebbe ad alzarla da terra, dando la possibilità alla rossa di cingergli la vita con le gambe, sorreggendola e tenendola con le braccia. Se tutto fosse andato come descritto, la sbatterebbe sul ripiano della finestra, continuando in quell’estasi che lo porterebbe prima a baciarla, a giocare con la lingua e poi a qualcosa che solo il cielo stellato potrà dire di aver visto. Alcool e voglia di primeggiare, mix perfetto. [X]

19:34 Sango:
 < si > lo confessa come se stesse parlando di una delle cose più belle, la completa distruzione d'innanzi ai propri occhi di un intera popolazione. La morte, il dolore e poi il nulla, cenere alla cenere, tutti quanti morti solo per mostrar al mondo il proprio di potere < non so se ne sono in grado di reggerne il peso , ma di scegliere di farlo > pazza? Forse, eppure spietata come pochi altri, quando la bellezza di quella distruzione avrebbe pure riportato una nuova alba in quel mondo marcio fino al midollo . In quello spazio buio , profondo, vi è già caduta per mano di un angelo della morte, e lo ha fatto consapevolmente e con l'amore che ne è derivato . Un angelo adesso morto e risorto come una anima splendida e pura < voi tutti mi avete fatto soffrire > le mani che si stringono in quei pugni, in uno sguardo che si carica d'odio insito e infimo . Loro tutti, l'alleanza stessa, lo sterminio totale è quello che avrebbe sempre e solo voluto . Ma a quella frase non può non lasciarsi sfuggire quella risata negativa, uno sputo dell'anima d'innanzi a quelle parole < non potresti nulla quando nemmeno i kage sono riusciti ad annientare ne me, ne il mio sogno > cosa potrebbe lui? Nulla in confronto, e avrebbe lei stessa colto la sua vita come un fiore per un ultimo attimo prima di vederlo bruciare. Tutto è fatto per quel sogno, nulla l'avrebbe fermata, tantomeno quel tiepido sentimento che prova per colui che le sosta d'innanzi . < non so se sono in grado di amare giovani anime Dyacon > pur la sua è giovane, tiepida e ancora la sua strada sarà lunga prima di trovar la propria luce, eppur lei ha amato un anima oscura e negativa, di un kami sceso in terra che le ha permesso di aprire i propri occhi a quel mondo marcio . E' indecisa, si , la propria parte celata che brama di uscire da quel petto per divenir ciò che era, libera come nessun altro e priva di qualsiasi cosa, di sentimenti alle volte che abbandonava li per quella lunga via insieme ai pezzi di se stessa, sacrificando tutto e tutti . Dovrebbe ancora farlo, non lasciarsi andare li tra quelle braccia per un briciolo di affetto, vendendosi per aver quella famiglia sempre desiderata. Uccider tutti e rimanere li con la propria solitudine, anima errante alla ricerca di qualcosa che mai ci sarà davvero, impossibilitata perfino nel rimanere al fianco di qualcuno senza dilaniarne l'essenza. Oh quanto è egoista e malato quel che desidera, eppure li non andrà a ritrarsi, per donar anche per quella notte la propria intera essenza in cambio di quella piccola briciola che possa lenire le proprie ferite e riempir il vuoto che affiora in quel petto ormai stanco di parlare e di respirare. Calde quelle lacrime nell'incontrar le sue labbra e il silenzio solo andrà ad accompagnarla per tutta quella notte di fragilità a cui si espone con volontà, per sentir di nuovo quel dolore ledere l'animo e dalla quale non riesce a separarsi mai davvero. Un dolore che forse desidera avere pur di sentirsi ancora viva. [End]

Sango torna a trovare Dyacon in un momento in cui la fragilità del suo animo si fa risentire, per trovar forse qualcuno in grado di raccoglier cocci del passato eppure qualcosa inizia a realizzare .
Che il passato non si può cancellare.