忍道 Ninja Way
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Giocata del 01/03/2021 dalle 19:23 alle 23:06 nella chat "Bosco Dei Ciliegi"
[Cima scale] Nuvole, segno di immane sventura. Le mani spingono con tutta la celerità possibile le ruote di quella piccola, vecchia e scintillante carrozzina, con il mento ancora sollevato a fissare quei minacciosi nuvoloni che s'inoltrano in direzione delle terre artificialmente più aride del villaggio della Sabbia. Ciuffi neri coprono il viso del Chikamatsu, occupato a contemplare la sua imminente e probabile sfortuna. Inghiottisce la propria saliva e sospira pesantemente, scuotendo appena il capo. "Se piove sono fottuto.." per quanto abbia con sé il proprio esoscheletro marionetta in un fuuda adatto non è al momento in grado di rifarsi facilmente alle proprie forze, esaurite dopo l'ennesima giornata di lavoro tra accademia e fucina. Il chakra, per quanto attivo, è in lui poco più che presente. La boccuccia rimane socchiusa e di tanto in tanto si lascia andare ad un respiro un po' più rumoroso per rilasciare la fatica provata dallo spingere incessantemente la sedia a rotelle. Per non parlare del cigolio costante che produce quando si muove.... Dev'essere qualche vite ancora mal messa dal tempo in cui Saigo l'ha fatto cadere all'accademia. Ma ora, anche se volesse, non potrebbe farci niente. S'avventura così in mezzo ai ciliegi rosei ma non ancora pronti alla fioritura, avvicinandosi ad una serie di scalini in pietra che fanno da transizione tra il settore dell'Erba e della Sabbia. I capelli neri son poco curati come suo solito, lasciando parecchi ciuffi a scivolare sul viso e coprire parzialmente lo sguardo caratterizzato da due profonde pozze oscure, capaci di dar l'illusione - ovviamente falsa - che la luce non riesca a riflettere all'impatto sulle pupille. Indosso ha solo una camicia bianca aderente tranne che alle maniche, quest'ultime larghe quasi come uno dei tipici vestiti tradizionali della cultura orientale. All'apparenza sembrerebbe normale, se non per l'ovvia presenza della carrozzina, ma un occhio attento sarebbe capace d'identificare con dal dorso della mano sinistra verso il braccio sia presente una linea incavata nella pelle, che potrebbe far comprendere che si tratti dunque d'una protesi o qualche tipo di modifica applicata. Dopo lunghe fatiche, giunge finalmente alla cima di una scalinata che con non poco tedio dovrà impegnarsi a scendere. Lo sguardo s'abbassa e fissa per un momento il percorso che sta per essere intrapreso. Niente di diverso dall'ordinario, dovrà utilizzare la forza del braccio meccanico per controllare il movimento e aiutarsi col freno della carrozzina... O almeno questo è ciò che accadrebbe normalmente. Scende uno scalino, poi due, poi tre... e qualcosa salta via dalla carrozzina. Lo sguardo segue quasi con un rallenty una vite abbandonare il suo mezzo di trasporto ed ultimamente comprendere una verità innegabile: sta per succedere qualcosa di terribile. Lo sguardo si contorce in un'espressione di sorpresa e le labbra riescono a spalancarsi appena in un'esclamazione che sarà lasciata a metà "PORCA MER--" Sente la struttura del mezzo iniziare a cedere e subito, con tutte le sue forze, tira indietro le ruote e preme una leva che fa da freno. Il risultato è che la carrozzina riuscirà miracolosamente a incastrarsi tra uno scalino e l'altro, ma Fuji, più sfortunato, subirà gli effetti delle leggi della dinamica e si ritroverà in una disastrosa caduta libera verso un mare di lividi " AAAAAAA---" Con le gambe che ovviamente non collaboreranno per bloccare la caduta, è destinato al peggio. Se solo...! [-->Bosco dei Ciliegi] Cielo nuvoloso, ombre in lontananza, l’animo e i pensieri di Kioku ne condividono lo stesso colore e forma, dubbioso, pensieroso, cammina in preda ad una sorta di strana mistificazione mentale, reduce da quella atroce nottata ove per la prima volta ha visto un cadavere in carne e ossa e sangue per giunta, non può che interrogarsi su quanto effettivamente abbia valore la vita, le loro, la sua, quelle di tutti a Kagegakure. Allontanatosi dall’abitazione, senza ancora essere riuscito ad incontrare Nobu, un po’ per paura, un po’ per casualità, si dirigerebbe verso il bosco di Ciliegi, un posto tranquillo che possa accogliere i suoi pensieri ed il suo stato d’animo, un periodo davvero strano dove sta vivendo in tutte le salse la famosa vita di cui Haru tanto parlava. Le aggressioni di una psicopatica, la conoscenza più approfondita del suo clan, l’essere contento per Nobu del suo reclutamento ma al tempo stesso spaventato nel non sapere cosa farebbe l’amico se scoprisse che anche lui è uno dei Ninja che si è risvegliato, seppur senza memoria, infine ciò che è accaduto qualche sera fa, l’assassinio, l’essersi lanciato di tutta fretta all’inseguimento, senza però essere riuscito a non cavare nulla dal buco, persino gli Anbu che ha seguito così diligentemente, riuscendo a stare più o meno al suo passo si sono poi rivelati inutili, senza informazioni se non quelle che già sapeva, insomma una disfatta totale, sentirsi così impotente di fronte alla morte. Strane sensazioni dunque accompagnano l’affranto Kioku, the Shonen Boy, resosi conto di quanto sia realmente impotente di fronte a situazioni simili, di come in cuor suo non può non pensare a quel poveretto, non lo conosce ma pensando anche a sé stesso, ognuno merita di morire in un modo sicuramente meno atroce e sicuramente ricordato per ciò che era ed è, in cuor suo, se dovese morire chi saprebbe di lui? Un fantasma senza memorie tornato alla vita da poco, nessuno verserebbe lacrime. Tali pensieri portano sempre più a fondo del proprio io ma anche del bosco stesso l’Uchiha, passo dopo passo, pensiero dopo pensiero, ciononostante, a distrarlo da quegli strani pensieri che in questo momento lo assordano, un rumore, una voce, un urlo, poco distante da lui, essere percepito; non c’è tempo da perdere, la semplice mente ancora poco esperta di Kioku subito ricondurrebbe ad un altro possibile omicidio del killer, si lancerebbe subito potendo ora inquadrare bene la situazione, non avendo tempo di pensarci, si arresterebbe unicamente per flettere le proprie ginocchia, pronto a compiere uno scatto con tanto di balzo, sfruttando le scalinate, per afferrare la figura in procinto di cadere, forte del suo chakra già risvegliato si appoggerebbe ad esso per potenziare ogni suo movimento. Se riuscisse nel suo intento, non solo scatterebbe ma riuscirebbe anche ad afferrare la figura al volo e solo una volta posati i propri piedi a terra facendo sempre appoggio con lo scalino per scendere con cautela volgerebbe il volto e lo sguardo alla figura, riconoscendo in essa un ragazzo <va tutto bene?> esclamerebbe visibilmente preoccupato, per poi se possibile farlo “scendere” con calma a terra, potendo ancora essere ferito o chissà cos’altro, mica perché ha visto la carrozzina, quella nemmeno ha avuto il tempo di posarci gli occhi sopra. Agli occhi del ragazzo dunque si paleserebbe Kioku, lunga capigliatura con i capelli raccolti in una coda, lasciando che i lunghi capelli adornino le spalle ed un ciuffettino alla moda lasciato scendere sulla fronte, giubbottino Ninja aperto con sotto una maglietta targata Vibe ed infine jeans semplici e delle Ninjadas ai piedi, un leggero affanno più per il momento che lo sforzo prima di vociare nuovamente <Senti dolore? Sei ferito per caso?> domande sentite, sperando che non ci fosse il killer nelle vicinanze. [se scatto] [se dama Fuji Salvata] [agilità 50] [chakra on] [Cima scale] Il destino ha deciso di unire in questa romantica serata due individui cui eventi sono apparentemente completamente non interlacciati. Entità provenienti da tempi completamente differenti ma in qualche modo legati da un filo rosso che ad oggi ha deciso di giungere in maniera alquanto buffa e forse ironica. Il vento soffia più freddo del solito nel momento in cui il Chikamatsu si prepara a subire forse l'ennesimo incidente dovuto ai malfunzionamento di quel maledetto mezzo di trasporto. Le spalle vengono sollevate ed il capo s'incassa tra esse, gli occhi si chiudono con forza e le braccia vengono allineate ai fianchi. E' pronto. E finalmente, l'impatto. Gli occhi rimangono chiusi finché una voce non familiare gli pone una domanda, portandolo ad aprire prima l'occhio destro e poi il sinistro, lentamente. Il mento viene abbassato appena e fissa da prima il salvatore e poi il terreno sotto i loro piedi. C'è un momento di confusione e sorpresa, culminato in un debole sospiro di sollievo. Annuisce un poco con il capo prima di essere poggiato a terra, momento nel quale lo sguardo verrebbe voltato in direzione della sedia a rotelle rimasta in cima alla serie di scale. Il petto si gonfia e sgonfia un paio di volte, prima di rivolgersi nuovamente all'Uchiha. "Grazie per l'aiuto.." Con tono insofferente abbassa un po' gli occhi, dando forse l'impressione d'essere imbarazzato a causa di quanto appena avvenuto. Poi, deglutisce. La mano destra viene sollevata verso la rampa delle scale vicine e utilizzando tutte le proprie forze andrebbe lentamente a mettersi in piedi, col busto un po' piegato in avanti e le gambe appena tremanti per lo sforzo. Forse un modo per provare allo sconosciuto che sta bene, nonostante il fatto che potrebbe dare l'impressione esattamente contraria. Del resto, se non fosse per le braccia, non sarebbe certamente in grado di reggersi al nulla. " ... " Squadra l'altro, partendo dalle sneakers indossate fino al giungere con lo sguardo a fissarne la coda di capelli raccolti. Una figura slanciata e anche parecchio agile per esser riuscita ad afferrarlo tanto celermente. "Sei forse un ninja?" Domanda, finendo a far ricadere immediatamente il corpo sulle scale e sedendosi. Il braccio sinistro stringe appena il gemello. Esita per qualche istante a proseguire, svelando infine quella che in effetti è una necessità. "..Mi trovi in un momento di difficoltà. Anche se non è nulla di ufficiale, posso affidarti una missione?" Con una sottile nota di ironia e mostrando un sorriso appena accennato andrebbe poi ad indicare con la punta dell'indice la cima delle scale, dove è presente la sedia a rotelle ancora in bilico tra la vita e la morte. "Mi servirebbe una mano a raggiungere l'Oasi di Suna, la sedia è fottuta. Saresti in grado di portarmi lì?" Ecco la domanda, che scatena appena nel suo petto un certo senso di fastidio, un senso di disillusione alquanto amaro. Il volto si contrae appena in una smorfia infastidita, poi prosegue. "Ho una fucina. Potrei ripagarti con una commissione, o semplicemente dei ryo" Improvvisa missione grado D: portare a casa l'uomo in carrozzina. [Scalini] Fortunatamente per entrambi il salvataggio in stile principesco riesce, creando una perfetta scena da anime romantico, non che Kioku ne sia realmente appassionato ma qualcuno gli è capitato di vederlo di tanto in tanto in tv. Una volta posato il ragazzo, lo squadrerebbe per bene, non potendo non notare la fatica con la quale quest’ultimo cerchi di rialzarsi per mettersi successivamente a sedere sugli scalini, gambe comprese verrebbero osservate, quel tremolio, qualcosa che non conosce ma che per adesso accantonerà, sentendo la voce del ragazzo confermargli che stia bene, quanto più la domanda che gli verrebbe posta lo prenderebbe un po’ alla sprovvista, del resto chi è lui veramente? Un amante di serie anime o un Ninja? Un’anima senza memoria o chi altri? Chi è Kioku, ovviamente il ragazzo non può comprendere quanto questa domanda possa tormentare nel profondo il ragazzo, se non altro potrà accorgersi della difficoltà nel rispondere, per poi prendere un po’ di coraggio, deglutire e lentamente far schiudere le due labbra, vociando infine <beh no proprio, cioè dovrei esserlo credo ma non mi sento molto ninja al momento> abbozzando una timida risata, levando il proprio braccio destro fin dietro al capo grattandoselo, sembra proprio uscito da un anime, d’altronde la maggior fonte di esperienza per adesso di Kioku per quanto riguarda la vita reale. Non vi sarebbe nemmeno troppo tempo per ironizzare sulla questione, con il proseguo della discussione tra i due, soprattutto da parte del ragazzo che inaspettatamente non solo chi gli chiederebbe un favore ma che dico una missione addirittura da affidargli, lo sguardo di Kioku diverrebbe molto più serio, avvicinerebbe il proprio viso al ragazzo seduto, ascoltando attentamente la richiesta per poi semplicemente elaborare il tutto esclamando <eeeeh?!?!> sorpreso e stupito, con strane movenze arretrando per un istante come colpito da una notizia scioccante. Il viso di Kioku diverrebbe tetro, serioso, profondo, maturo quasi, il suo portamento ben più composto, lo sguardo fisso sul ragazzo, si porterebbe nuovamente d’innanzi a lui per poi come una piccola molla cominciare a sobbalzare ed infine flettersi completamente sulle proprie ginocchia, da vero gangsta dei migliori anime da lui visti come due come noi Ninja, una classe di ferro ninja, EIjimetsu Ochizuka, storia molto profonda di un ex teppista che diventa insegnate, ma non è questo il punto, lo sguardo è fermo, fisso ora sugli occhi del ragazzo, a pochi centimetri da lui, solleverebbe il sopracciglio <sembrerebbe dunque> la sua voce moto più mascolina e profonda, per quanto evidente che la stia sforzando <che sia una missione molto seria> porterebbe entrambe le braccia, rimanendo in equilibrio unicamente sui propri talloni, all’altezza quasi del viso, unirebbe entrambe le mani, una aperta ed una chiusa nel palmo, stringendo infine quella presa <sarò il tuo bastone> viso truce per poi scoppiare in una sonora risata, rialzarsi e sedersi al suo fianco, una pacca sulla schiena del ragazzo <ahahah ma non ti preoccupare, ti aiuterò volentieri e poi non sono proprio un ninja giusto? Quindi non ci sarà bisogno di ricompensarmi> un simpatico escamotage per poter declinare gentilmente, d’altronde lui stesso non saprebbe cosa rispondere non sentendosi propriamente un vero ninja tutt’ora. Abbozzerebbe ora un sorriso verso il ragazzo, sicuro, sincero, perché non aiutarlo dunque <posso chiedere però come mai non riesci a muoverti e ti serve quell’attrezzo strano> andando ad indicare con il pollice alle sue spalle la carrozzina <non l’ho mai vista e ad essere sincero avendo perso totalmente la memoria non me la ricorderei nemmeno> attimi di pausa, prima di grattarsi il mento ed esclamare <ma poi cosa sarebbe una fucina scusa?> andando così a sventolare la sua situazione a dir poco assurda e soprattutto la sua completa ignoranza anche nelle cose più semplici a volte, complice la sua totale assenza di qualsivoglia ricordo prima che si risvegliasse su quel campo di battaglia…un inizio davvero molto strano tra i due. [chakra on] Alcuni petali dei ciliegi circostanti cadono dall'alto e s'incastrano tra i capelli e i vestiti dei ragazzi, accompagnati da una fresca brezza che rende quel momento ancora più particolare ed in qualche modo profondamente sbagliato. Qualche passante non troppo distante li supera, lasciando udire appena bisbiglii su come la giovinezza odierna non abbia più alcun tipo di limite o confini. Il Chikamatsu finisce per reagire soltanto alle parole del suo misterioso aiutante, sollevando appena le sopracciglia al dire altrui coperto di timidezza. Una storia è nascosta dietro quelle parole ma più che chiedere adesso si limita a lasciar implicita la sua curiosità piegando appena il capo di lato e annuendo con una certa lentezza. L'atmosfera evolve e tutto si fa improvvisamente serio e cupo, un'atmosfera che soltanto pochi prescelti possono veramente respirare e comprendere.. Il viso di Fuji viene avvolto da una penombra carica di tensione e gli occhi paiono quasi sparire dietro le ombre proiettate dai capelli. Il mento s'abbassa alimentando il mistero di quella discussione, mentre con la mano sinistra - quella meccanicizzata- andrebbe a sollevare a forza la gamba sinistra per accavallarla sulla gemella, in contemporanea al leggendario squat mostrato dall'Uchiha. Il tempo si ferma e persino il vento smette di soffiare. Una missione di pericolosità immensa, che potrebbe portarli a correre e crollare tra dune di sabbia e percorsi sterrati. Un'avventura che sarà ricordata negli annali quando un giorno tutti questi ricordi saranno ripercorsi... "Arigatou." Con tono estremamente solenne e quasi da vecchio capo della Yakuza va ad annuire con forza, seguendo infine la risata altrui e lasciandosi prendere da una leggerezza e tranquillità a lui poco affini, ma certamente non ripudiate. Al ricevere della pacca inarca d'istinto la schiena "ah ah.." poi, un colpetto di tosse. La mancina scivola nella tasca del pantalone e per un momento estrae il suo telefono, fissando l'orario e le notifiche e scuotendo appena la testa dopo aver letto qualcosa. Si distrae quanto basta da ritrovarsi a dare attenzione all'altro durante la tempesta di domande. Entrambe le mani vengono poi alzate appena, mostrando all'alto più volte i palmi " aspetta aspetta aspetta..." lo ferma dopo che viene tempestato di domande assolutamente ovvie al buon senso comune. Gli occhi si spalancano appena e contemporaneamente va a spostare qualche ciuffo nero dalla fronte, riosservando chi ha davanti. Rimane un attimo in silenzio, ripensando alle domande ricevute. Eppure, chi ha davanti sembra serio. "La carrozzina dici..la uso per muovermi, a causa di queste.." con una risata appena imbarazzata va a darsi una pacca ad una e poi l'altra gamba. Poi, con fatica, va ad alzare la gamba destra autonomamente. E' ovvio come quel movimento così ordinario gli sia estremamente arduo, al punto che una volta sospesa per più di qualche secondo in aria inizia a tremare appena. Gli occhi si puntano verso Kioku, ma scrutano oltre la sua figura, ad un immaginario orizzonte. Riesuma dei ricordi e in viso si mostra un sorriso appena insofferente, forse addolorato. "Non è una storia così interessante, si lega ai primi giorni della Quinta Guerra." Lo sguardo par vacuo, eppure il sorriso si fa un po' più caloroso. "La fucina, piuttosto!" Batte una mano sul terreno, quasi a sottolineare quanto sia importante. "E' il mio luogo di lavoro. Produco e riparo equipaggiamento ed armi adatti agli shinobi. Produco anche marionette; nonostante le gambe sono un chunin." Chissà se conosce l'arte del marionettismo, o se anche questa gli suonerà come una novità. "Sono un fabbro di un certo spessore.." beh, più o meno. "per cui, ninja o meno, potrei ripagarti un giorno mostrandoti le mie arti." Gli sorride, mostrando rispetto per l'escamotage altrui e portandolo a sentire una flebile sensazione di solidarietà. Poi, nuovamente, atmosfera perfettamente seria. La voce si fa più profonda e virile, carica di energia mascolina. Il mento s'alza e Kioku potrebbe quasi vedere le linee del suo viso farsi più squadrate e definite... "Mi prenderai in braccio?" Un rombo di tuono nella distanza. [Scalini--->] Sicuramente un incontro particolare e unico, dai risvolti ancor più insoliti ma del resto la vita di dell’Uchiha sembra tutta un anime fatto su misura, per Kioku in ogni incontro, si nasconde uno scontro, e lo sa, che non ci sono tregue è la storia che prosegue. Così come per i due ragazzi, dopo quella strana quanto assurda “missione” i due ora andrebbero più sul mero chiacchiericcio per quanto Kioku, stupido non è, magari non conoscerà molte cose del mondo che lo circonda, ma dotato di grande sensibilità ed intelletto per quanto non ancora messo alla prova, nota e si accorge di dettagli a volte anche quando non li ricerca lui stesso volontariamente, come mosso d’istinto da qualcun altro. Nonostante la tempesta di domande, il ragazzo non manderebbe a quel paese il curioso smemorato, magari accorgendosi che vi è del vero in quanto detto e domandato, lo si potrò notare nel volto, negli occhi, nello sguardo concentrato, che lo fissano intensamente, come un alunno in cerca di risposte, annuendo quindi ad ogni parola propinata a lui sulla carrozzina, riconoscendo comunque momenti strani intravisti anche nello sguardo un po’ perso per alcuni istanti, comprendendo forse che nella sua inconsapevolezza ha toccato un argomento molto profondo e personale, d’altronde ha avuto modo di vedere negli ospedali gente afflitta da ogni dolore, nonostante lui stesse benissimo e di tanto in tanto gente su carrozzelle simili, facendo mente locale mentre le parole di Fuji lo raggiungerebbero. Annuirebbe dunque, non volendo chiedere oltre, comprendendo la delicatezza di un argomento simile <ah la guerra> sussurrerebbe quasi, sentendosi per un attimo in colpa in un certo senso, forse, se lui era stato cristallizzato era li per combattere, per difendere, in un certo senso è anche causa sua se il ragazzo si trova in questa situazione con quelle gambe, un pensiero fugace che verrebbe comunque strappato a lui dall’esclamazione dell’altro per quanto riguarda la fucina, riportando un po’ più di serenità nell’argomento e nella situazione <ooooh> esclamerebbe < Subarashī> con gli occhi che brillerebbero <ma quindi sei uno che costruisce cose fantastiche?> un bambino in un parco giochi < mi farebbe davvero piacere poterla vedere un giorno> chissà magari proprio accompagnandolo oggi continuerebbe senza dare spazio, riferendosi ovviamente alla fucina del giovane. Osserverebbe l’evoluzione di movimenti del ragazzo, a partire dal braccio meccanizzato fino al suo portarsi in posizione più o meno eretta. D’un tratto l’aria diverrebbe più pesante, nuvoloni accentrarsi sopra le loro teste, il vento soffiare più forte, Kioku deglutirebbe, la tensione è palpabile, saette nel cielo attorno a loro, c’è qualcosa, qualcosa di molto strano, lo sguardo si assottiglierebbe, lentamente di porterebbe anch’egli in posizione eretta, si guarderebbe intorno, nessuno a parte loro, infine quelle parole, un fulmine scaricarsi addosso <Naniiiii?!?!?!> urlerebbe quasi tra il confuso e l’imbarazzato, posizione da teatro Kabuki per il giovane Kioku, saltellando per indietreggiare, palmo delle mani aperto in avanti, posizione storica vista in molti anime. Un sospiro, mentre il cielo tornerebbe annuvolata ma ben più sereno, i ciliegi non più in balia di un vento così forte, la tensione scemare lentamente <ahahah non credo sarebbe molto comodo per te e si insomma magari anche un po’ strano per entrambi> una risata nervosa per poi continuare il proprio dire, muovendo qualche passo oltre il ragazzo della fucina <ti prenderò sulle spalle, così sarà molto più comodo per entrambi e potrò muovermi più velocemente> annuendo poi al suo piano appena ideato, dunque fletterebbe nuovamente le proprie ginocchia, questa volta arrivando quasi fino a sedere per terra, le braccia stese fino a dietro la schiena così da potersi appoggiare e lentamente risalire la propria schiena. Qualora il duo riuscisse ad unirsi tipo Gundam, Kioku si risolleverebbe facendo molta attenzione ovviamente a non perdere equilibrio, in attesa di un cenno o qualche altra indicazione del giovane terminerebbe dicendo < Hajimemashite Kioku desu> presentandosi quindi al ragazzo appena incontrato, sorridendo per quanto non sia visibile al ragazzo ora aggrappato alla sua schiena. [posa teatro Kabuki https://i.redd.it/1xmhvpvdkby11.jpg] [posizione per prendere Fuji: https://i.redd.it/hu2cp2au85r51.jpg] [chakra on]
Giocata dal 06/03/2021 22:55 al 07/03/2021 04:55 nella chat "Bosco Dei Ciliegi"
Sublime incontro. L'arte di quel momento è amplificata da un ambiente che sembra fare del suo meglio per ausiliarli con i suoi personali piccoli contribuiti. Siano fiori di ciliegio trasportati dal vento o anche semplicemente i fruscii delle foglie e cespugli vicini. Sarebbe divertente vedere la scena dall'esterno, ma mettendoci piede dentro si rivela essere invece una dimensione piacevolmente più intima del normale. Forse la fragilità di quel corpo in parte meccanico è in grado di essere un catalizzatore per la curiosità, ma questa constatazione sarà lasciata al destino postero dei due. Ben s'accorge il Chikamatsu di quello sguardo dal quale straripa una curiosità quasi fanciullesca, lo sguardo di chi effettivamente sta esplorando un mondo fino ad ora completamente ignoto. Sono quasi simili agli occhi di un bambino, ancora forte delle illusioni di una realtà che deve allungare le sue fauci verso il soggetto indicato. Eppure, son coscienziose le parole che fuoriescono da quelle labbra, c'è quasi saggezza implicita nella loro scelta; amplifica il desiderio del marionettista di informarlo, guidarlo e per certi versi lasciare scolpita una parte di sè in quella mente come normalmente fa lavorando ai metalli della sua umile bottega. Quel sussurro porta il marionettista ad incassare un po' il capo tra le spalle, comprende vagamente l'entità del sentimento per quanto non ne conosca alcun dettaglio. "La guerra..eh?" Ripete quelle parole sollevando il mento verso il cielo che sulle loro teste splende con una forza rinvigorita. Come se la natura celebrasse la vittoria dell'umanità, o - più negativamente - come se avesse deciso di andare avanti insofferente nei confronti delle sue creazioni. "La distruzione porta creazione." Pronuncia quelle parole quasi come i monaci fanno con i loro mantra, abbassando le proprie pozze alle gambe tanto disfunzionali. Ovviamente preferirebbe poter correre, ma dopo tutto quel che ha superato riesce a trovar gioia anche nel cadere da una rampa di scale. Poi, l'interesse altrui alla propria attività. E' un attimo perché l'espressione neutrale e pacifica si gonfi di orgoglio; il mento viene sollevato e gli occhi assottigliati appena, esibendo un sorriso altezzoso. "Il migliore, sicuramente." quanto meno è certo che la qualità dei suoi lavori superi quella del mercato mediamente accessibile ad un qualsiasi individuo; ma si lascia un po' trasportare. "Quando un giorno avrai bisogno passa pure." Pronuncia nuovamente, più interessato a fargli veder qualcosa del mondo a lui ignoto che a ripagarlo semplicemente per la gentilezza che gli sta per essere offerta. La posizione dall'altro assunta, quel rimando al teatro Kabuki, son per sè una fonte di sonora risata. Per quanto sia un hobby un po' personale il chikamatsu trae tanta ispirazione dagli spettacoli teatrali per i suoi progetti, del resto, non è raro l'utilizzo di oggetti di scena preparati dai suoi conclannati. "Sì, facciamo così." Annuisce estremamente serio, dandosi una spinta con il bacino e allungando le braccia per diventare una cosa sola con l'Uchiha. S'accorge di poggiargli i palmi delle mani sulle spalle senza esagerare con l'avvolgercisi attorno. Poi, un cenno del capo, simboleggianto che si trova pronto. Un ultimo sguardo vien dato alla carrozzina, quasi come l'inquadratura di una drammatica scena di televisione sulla quale si sovrappone un Haiku sul significato dell'amore. Il futuro è Kioku. "Fuji Chikamatsu." Pronuncia con meno energia di quella mostrata dallo shinobi incontrato ma mantenendo uno spettro di calore accentuato al suo tono. "Hai detto di aver perso la memoria. Sai almeno da che villaggio provenivi?" Chiede, curioso. { chakra on ma low } [--->Fuori dal Bosco] L’incontro di due ninja, l’incontro di due ragazzi, l’adolescenza che fiorisce e sboccia in quei petali di ciliegio che ora svolazzano qua e la in preda ad un sinuoso e cullante vento, si, potrebbe essere un interessante sceneggiatura anime sulla crescita adolescenziale, ci vorrebbe un titolo d’effetto però, un titolo come “CRESCI & MATURA…L’ADOLESCENZA COME PETALI DI CILIEGIO! Episodio 1!” sì, un interessante primo episodio, seppur a volte la realtà è ben più distante dall’immaginazione. Per quanto entrambi siano ancora inesperti della vita, Fuji ha già avuto purtroppo modo di constatare le sofferenze di una guerra, il dolore delle perdite, vedersi negato così il suo futuro, un’esistenza senza compromessi, come quelle sue gambe ormai intorpidite, questo Kioku Nashi non può di certo saperlo, venuto al mondo, letteralmente rinato, da poco, una piccola creatura pura ignara ancora di quanto il mondo possa essere oscuro, di quanto già non nasconda nelle ombre della città una vera e propria malvagità, ma come in tutte le cose, senza il male non vi sarebbe il bene, senza l’oscurità…non vi sarebbe la luce. Anni, si spera, sono ancora d’innanzi ai due giovani, anni in cui potranno vivere, respirare e confrontarsi con ogni situazione gli si pari d’innanzi, un lungo percorso ancora da intraprendere, chissà forse anche insieme perché no. Solleverebbe per qualche istante il capo, ascoltando quella riflessione sulla guerra <sarebbe bello se si potesse creare senza per forza distruggere no?> un commento che sembrerebbe quasi infantile, eppure agli occhi di Kioku appare quasi una richiesta scontata, perché non provarci del resto? Che sappia o meno chi un tempo fu, se per scherzo del destino o dei Kami, colui che un tempo fu il guardiano della madre terra stessa ora sembra quasi esser un pargolo, puro, integro, l’ultima speranza di un mondo che forse è troppo stanco di continuare a sanguinare, e se, per puro caso, quelle lacrime del cielo che di tanto in tanto accompagnano il giovane Kioku, anziché essere lacrime dei Kami, nel veder smarrito il loro figlio prediletto, non fosse lacrime di gioia? Nel vedere quel loro unico figlio ora racchiudere in sé tutta la bontà possibile, quella sì forse ingenua, ma forte convinzione che prima che l’oscurità inghiotta ogni cosa, vi possa essere la luce? Se prima di distruggere ci si possa legare, unire ed insieme costruire? Nulla di tutto ciò è certo chiaro agli occhi del giovane Uchiha, anzi, completamente all’oscuro di tutto, semplicemente vive seguendo ciò che più gli sembra razionale, agli occhi di un semplice ed ingenuo essere, in balia degli eventi eppur quasi sembrar rigettar ogni cosa negativa, nonostante tutte le cose che gli siano successe, ciò che ha fatto, seppur per istinto, non può non chiedersi ogni volta cosa sia giusto e se la sofferenza provocata o provata sia realmente giusta? Come sarebbe davvero un mondo in pace? Le parole del ragazzo del Chikamatsu fortunatamente lo trascinerebbe alla ragione ben prima che si possa fare o anche solo avvicinare a quegli interrogativi, non è di certo il momento, non adesso, ormai uniti in quella posa alla Nundam, il noto anime dei robottoni ninja che si uniscono in un gigante robottone, esclamerebbe <Kore wa subarashī!> riferendosi al potersi presentare alla fucina del ragazzo se ne avesse bisogno <sai mi incuriosisce molto come vengano creati gli oggetti, soprattutto le katane, ho visto un sacco di anime dove erano presenti> sorriderebbe divertito a quella sua affermazione, del resto dopo la scorpacciata di anime sui samurai ne sa di tutti i colori <anche se in realtà sono negato in qualsiasi utilizzo degli oggetti, persino i kunai ahahah> concluderebbe imbarazzato alquanto, del resto ci ha provato ad utilizzare quegli strumenti ninja ma senza un grande successo, ironia, molta, tanta, considerando il suo reale passato. Ormai in moto verso la meta, seguendo ovviamente le indicazioni del ragazzo, egli finalmente si presenterebbe <yoroshiku Fuji-Kun> risponderebbe dunque a sua volta <hmm> si prenderebbe una piccola pausa per pensare bene a cosa e come rispondere alla domanda di Fuji Kun <purtroppo non ricordo molto, per mia fortuna ho incontrato un ragazzo che mi ha portato fino al distretto di Amegakure, dove ho preso residenza e mi sono fatto prendere tutti i dati per la carta d’identità, anche se per una strana serie di eventi ora vivo in una casa nel distretto di Kusagakure> scoppierebbe in una risata aggiungendo <a volte la vita sa essere veramente strana> un sospiro mentre comincerebbe ad accelerare il proprio passo ormai avendo preso confidenza con quella postura <un attimo prima non so chi sono e l’attimo dopo vengo trascinato da una catena di eventi che continua a susseguirsi> un pensiero spontaneo quello di Kioku, negli occhi così neri e profondi il riflesso di quei petali del bosco di ciliegio, così è il ragazzo, puoi vederci il nulla, un contenitore vuoto oppure la voglia di andare avanti, di vivere, anche senza un passato, il futuro è nelle loro mani ed il percorso lo si costruisce strada facendo. Volgerebbe infine il capo verso il ragazzo, stando comunque attento a dove andare, per quanto la strada del bosco sia facilmente percorribile e segnata <te invece Fuji-Kun, qual è la tua storia se posso chiederlo?> nulla di più, lasciando ora ai passi la prosecuzione del rumore, mentre i petali di ciliegio ed il vento li cullerebbe in quel loro movimento. [chakra on] Fissando la figura che lo sorregge gli vien naturale assumere per dei secondi un'espressione riflessiva, diventando muto per quel breve intervallo di tempo. Perdere la memoria, riguadagnare un'innocenza perduta o anche soltanto lasciarsi alle spalle ogni potenziale dolore. Sembrerebbe quasi un sogno. Le labbra permangono serrate, in concomitanza a tale riflessione. Lo ascolta quasi beatamente. In che modo vive il segreto della sua vita? Da quale sorgente nascosta trae egli la fluidità di quelle pacifiche espressioni? Sa poco, ma gli è naturale speculare. D'altro canto, è forse più drammatico trovarsi senza memoria quando effettivamente si vive tale situazione. Quante cose si è lasciato indietro che non avrebbe voluto abbandonare? Forse una, nessuna, o forse un'infinità. Il peso della coscienziosità grava su di lui come fosse la spada di Damocle. La domanda che gli vien posta lo porta istintivamente ad aprire un po' di più gli occhi, un po' sorpreso. "Creare senza distruggere.." ripassa ancora le parole proposte, paragonandole alla propria vita. Persino le sue marionette esistono perché qualcosa è stato distrutto: persone care, ricordi, persino i suoi stessi arti inferiori. L'immagine di una realtà generata senza distruzione gli si insinua interiormente come qualcosa di opaco e poco nitido, in fin dei conti un'utopia. "Sì, sarebbe bello." Lo sguardo viene sollevato appena in direzione del cielo sovrastante, la mascella viene serrata e gode di quel paesaggio che inizia a mutare sotto l'influenza d'ogni passo mosso dall'Uchiha. Immersi nell'oceano della coscienza si spingono sempre più a fondo per cercare risposte, ma il rischio è rimanere schiacciati dalla pressione e non riuscire più ad emergere, rimanendo bloccati lontani da qualsiasi familiare terra. Forse, se saranno fortunati, il mondo tra cent'anni non avrà più alcun rimasuglio delle oscure ere ninja. Non sarà più abituato alla sofferenza e alla guerra dalle quali è stato temprato (o forse: rotto) lo spirito del marionettista. "Forse potrei mostrarti qualcosa di più interessante, se sei più interessato a scoprire che ad usufruire della merce.. " pronuncia pensieroso, riferendosi ovviamente agli strumenti ninja forse più preziosi delle intere terre: le marionette. Capolavori di ingegneria chakra-meccanica che nel mondo odierno hanno ormai superato ogni limite passato. "Fuori dal lavoro, progetto marionette." Pronunciando queste parole andrebbe a tirar fuori il proprio telefono, allungando il braccio che lo sorregge così da permettere all'altro di muovere un po' gli occhi e vedere un'immagine della sua galleria che ritrae il corpo di una delle sue marionette: Aozora. Tiene il braccio fermo circa cinque secondi, per poi ritrarlo e mettere in una tasca l'oggetto elettronico. "Siamo appena entrati in una nuova fase della storia mondiale...Molti imprevisti aspettano i nostri cammini. Pensavi di scoprire il tuo passato? O lasciartelo alle spalle? " Rafforza il concetto altrui, la sua piccola storia, aggiungendo poi una curiosità di natura prettamente personale. Chissà che le grigie nuvole viste spesso dall'alto del proprio appartamento non siano il funesto simbolo dell'avvento di nuove minacce. E' strano, esser preso così da un ragazzo, conversarci mentre tra un'indicazione e l'altra gli dirà il miglior sentiero per raggiungere casa; ma ha un che di vivace e quasi quotidiano, entrambi elementi poco presenti nel suo passato. "Io? Vengo dal vecchio villaggio della Sabbia. Dopo l'incidente alle gambe mi fu ritirato il coprifronte, ed anche alcune altre cose.. " un ricordo che viene alterato dandogli una neutralità che non merita. La rottura del suo spirito è una cosa di cui riesce a parlare con tanta leggerezza forse proprio perché tanto del Chikamatsu è andato in frantumi. "E' un po' imbarazzante dirlo mentre vengo scortato così, ma sono un ninja. Voglio riavere ciò che ho perso, ogni singola cosa. " Con tono più basso e pensieroso pronuncia quelle parole, quasi come fosse un po' indeciso. "Tramite il chakra riesco a sopperire alle mie debolezze." Spiega infine, rivelando già un dubbio che sarebbe stato lecito arrivasse. { Foto Aozora: https://imgur.com/BLAI2Vx.jpg } [--->Fuori dal Bosco] Passi sempre più convinti, decisi, la determinazione è salda, presente, i due ragazzi percorrono un sentiero nuovo, all’orizzonte possibili pericoli o nuove scoperte, non ci è dato saperlo e per quanto prima o poi ogni storia ha una sua fine e ancora ben lunga dall’arrivare. Seguendo le istruzioni lentamente uscirebbero dal bosco di ciliegi, mentre in balia di profonde riflessioni inaspettate, tra i due nascerebbero interessante congetture, a volte utopiche, altre meno, d’altronde per Kioku è naturale quasi, istintivo fare riferimento ad ogni cosa nella sua versione più pura, bonaria, genuina, pura potremmo dire, non è certo stupido o ignorante nei confronti di quanto accadde tempo orsono o di come la storia che precede questi giorni sia intrisa di sangue, ha avuto modo di informarsi, di farsi raccontare, di ascoltare, non è di certo stupido, ma in quell’involucro egli non ha vissuto nulla di tutto questo, comprende, conosce ma non capisce e non potrà mai farlo, anche e nonostante ciò che gli è accaduto con quella ragazza psicopatica, con quel povero spazzino ex ninja ucciso e questi vari attentati…non ha ricordi della vera crudeltà è per tanto, guardare tutto con una speranza rinnovata è per lui quasi naturale. Annuirebbe a quelle prime parole del ragazzo di Suna <si indubbiamente> sussurrerebbe quasi, mentre dune una volta all’orizzonte ora diverrebbero terreno su cui poggiare le proprie piante dei piedi, tanto soffice quanto insidiosa nell’avviluppare l’intero piede dell’Uchiha, gli occhi brillerebbero per un istante, d’innanzi a quelle distese e quel paesaggio, con il distretto ormai a loro portata e poco distante <non posso credere che tutta questa pace e bellezza derivino dalla distruzione, non credi?> rivolgerebbe quella domanda tanto sempliciotta quanto complicata <credo che nella pace che oggi si viva che si può godere anche di questo> certo senza combattere non vi sarebbe stato nulla ma perché dunque non fermarsi alla risoluzione del conflitto anziché al raggiungimento dello scopo tramite il conflitto, risolto il conflitto, risolto tutto, utopico certo, ma non agli occhi di quel semplice ragazzo di nome Kioku. Passo accelerato mentre il Chikamatsu gli spiegherebbe il suo reale lavoro, con tanto di immagine che per poco non gli farebbe perdere l’equilibrio per la sorpresa <Sugoiii> esclamerebbe divertito pensando fugacemente alla figura di Nana <ma è bellissima, sembra davvero un opera> candido nelle sue parole come nel tono aggiungendo infine <sei propri diverso Fuji-Kun, mi aspettavo un barbuto omaccione mezzo nudo che batteva il ferro caldo> scoppierebbe infine in una risata, direi che ha visto fin troppi anime tra questi la leggendaria figura del forgiatore, del branditore di martello ed incudine e via dicendo. Respirerebbe a pieni polmoni quel cambio d’aria, lasciatosi ormai alle spalle i petali di ciliegio mentre la domanda del giovane mastro forgiatore incomberebbe su di lui, una domanda che in realtà ha già avuto modo di affrontare con Haru Otsotsuki ma che ha sempre quel tono interrogativo verso se stesso, che gli apre come sempre un conflitto, agiterebbe il capo a destra e sinistra, cercando comunque di non sconcentrarsi troppo e mantenere così il passo, seppur ora rallentato a causa della sabbia, socchiuderebbe per qualche istante le palpebre, riaprendole immediatamente, determinato e convinto <sono conscio che presto o tardi dovrò fare i conti con il mio passato e lo devo anche per la persona che ero un tempo> un sospiro, l’aria tornare nuovamente in lui <ma voglio vivere, voglio continuare ad avanzare senza fermarmi mai, questo è ciò che voglio io, come Kioku ma penso lo vorrebbe anche la persona che un tempo ero> lo spera almeno, non sapendo bene chi fosse un tempo ne quali fossero i suoi legami, se ne avesse mai avuti, se qualcuno ancora aspettasse un suo ritorno, sono pensieri che tornato di tanto in tanto a fargli visita ma che non può tenere in conto, non adesso <te Fuji-Kun, cosa faresti al posto mio?>… <Gomen'nasaiiiii so che è una domanda ingiusta ma mi piacerebbe anche sapere cosa ne pensi te> aggiungerebbe. Domande ed esclamazioni che troveranno momento per le loro risposte, lasciando campo libero proprio ai piedi di quel settore, che ha dato i natali al ragazzo sulle sue spalle, così come alle sue parole, sulle sue origini, chi fosse e cosa accadde a seguito di un incidente, cose che non ha di certo voglia di rievocare con stupide domande anche se gli piacerebbe conoscere di più di questa persona alquanto particolare nonché maestro forgiatore di armi e marionette, ma sa bene che come nel suo caso, nemmeno lui vorrebbe essere tartassato di punto in bianco su domande del suo passato, in un certo senso lo comprende, capisce Fuji, magari non potrà capire cosa significa aver vissuto quegli anni tremendi ma può capire cosa voglia dire perdere qualcosa e doverne fare i conti ogni giorno, che ti perseguita che non basta solo il tempo affinché passi e si affievolisca quel dolore, no, ciò che si portano dietro è qualcosa con cui dovranno convivere, che non passa, che rimane, la, ad osservarli e ritorna ogni notte, in un certo qual modo sono legati, seppur per cause diverse ad una simil situazione <se c’è una cosa di cui ti devi imbarazzare, non è certo questa, prendi me…> esclamerebbe prendendo la palla al balzo al fine di quella sua spiegazione sulla sua storia <mi sono ritrovato senza memoria, senza un posto dove andare, neanche troppo tempo fa ho scoperto di avere dei poteri, mi sembrava di essere dentro ad uno di quei famosi anime che vedo in tv, poi ho scoperto dei ninja, di cosa significhi ed ora eccomi qui, non ho nulla se non ciò che sto apprendendo passo dopo passo> si arresterebbe terminato quel dire, volgendo il proprio capo verso il ragazzo di Suna, così che metà del suo volto possa essere ben visto, sorriderebbe, puro, sincero, cercando quasi di confortarlo e confortare se stesso <se dovessimo andare in giro insieme saremmo proprio uno strano duo> sbotterebbe in una risata per poi continuare <comprendo seppur in parte cosa voglia dire sentirsi incompleti, voler riottenere qualcosa, io stesso sto ancora imparando a gestire questi miei poteri, queste mie capacità> incasserebbe le spalle, così che il ragazzo possa anche sistemarsi meglio magari dato il lungo tragitto già percorso. Non fiaterebbe, non più, almeno per adesso, molte parole sono state spese, forse troppe ma c’è ancora tempo del resto. [chakra on] Sente la necessità di riempire quel cammino silente di parlate e racconti. Quei due spiriti di natura inquieta si fanno più leggeri e meno gravi, come se le angosce derivate dalle reciproche mancanze potessero assottigliarsi in quello stato d'unione. Sono lì, che percorrono valli e iniziano a calpestare la sabbia, simile ad un mucchio di scintille d'oro, avvedendosi alla distanza alle dolci acque della grande Oasi del nuovo villaggio di Suna. S'incanta sempre a guardare quello scenario, ed il retrogusto s'è riempito di un nuovo sapore da questa nuova prospettiva. Portato da un'anima che per un caso di estrema fortuna ritrova esser compatibile alla sua stessa frequenza. Con un impeto interiore, come per liberarsi, si coordina a quelle risate, empiendo il silenzio della primavera. "Quello che ogni cosa era ieri è uno scarto che fa sorgere ciò che è oggi. E' piacevole, ma anche crudele. " La realtà del tempo è tirannica ed immutabile, eppure è vero ciò che dice il moro: solo grazie alla distruzione si può assistere a questo stato di pace, forse temporanea. Scopriranno se il destino si rivelerà infausto che questo altro non è che un ciclo, ma forse saranno abbastanza fortunati da poter invece assistere ad un cambiato nella ciclicità della storia. Forse la pace tanto attesa è davvero giunta. Forse è davvero giunta la fine delle sofferenze maggiori. Ma..sì, per quanto sarebbe bello crederci, nello sguardo del moro rimangono dissipate le illusioni. Prova uno strano senso di compimento quando l'immagine di Aozora porta l'altro a sbilanciarsi, sente riempirsi il petto di una sensazione di gioia diffusa. La sua vita è dedicata ad opere come quella, a forme che son capaci di dar l'idea della vita. E' un tributo alle persone dalle quali ha ereditato la propria vita, un tributo ai suoi compagni caduti. Sono tutti lì, in ciò che rimane di quel cuore scombussolato e frammentato. "Aozora, è il suo nome. Avevo una compagna di team, quando iniziò l'assalto delle bestie divine. Se fosse tra di noi penso sarebbe più o meno come te l'ho mostrata ahah.. " ride, un po' imbarazzato, toccandosi appena il retro del collo con la mano destra. Normalmente non ne parlerebbe così tanto a cuor leggero, ma forse esser davanti a qualcuno orbo nei confronti del passato lo porta ad alleggerire persino sè stesso, ad assimilare un po' di quella capacità di pensiero e farne tesoro. "O-omaccione barbuto!? ahahah! " Scoppia in una fragorosa risata al pensiero, non tanto perché l'ha paragonato a sè ma perché effettivamente gli ricorda uno dei tanti fabbri che lavorano attivamente nel settore. In effetti è una descrizione e stereotipo molto accurato... "La mia tecnica di forgiatura è speciale. Il lavoro viene svolto dalle marionette." Aozora in particolare ha una combinazione di materiale tale che potrebbe prendere Fuji in braccio utilizzando a malapena la forza di un arto. E' davvero spaventosa, testimone lo sono i diversi buchi sul soffitto di casa sua, risultati di vari test effettuati con la creazione. A seguire tace ed ascolta le intenzioni dell'Uchiha, il fare i conti con il proprio passato per sè stesso e per ciò che era. Quelle parole rendono il marionettista pensieroso, lo mettono persino in difficoltà. Il passato.. Gli vien istintivo stringersi un po' tra le proprie spalle, aumentando in maniera lieve ma appena percepibile la presa delle mani sulle spalle altrui. "So che è un po' strano..Ma fa un po' paura l'idea, non credi? Sembri un tipo figo, sinceramente, ma non temi che la verità possa cambiarti? Guardare in faccia ciò che hai dentro potrebbe essere fonte di sconforto.." Parole che pronuncia in direzione del moro ma che si riflettono in realtà similmente al proprio figuro. I farmaci che per paura tiene sempre in casa ne sono la prova. Ha paura che prima o poi senta il bisogno di alleviare un dolore troppo grande. Ha paura di quanto improvvisamente ciò possa avvenire. "Mi metti in difficoltà ahah.. " ammette sinceramente, alleviando la tensione prodotta dalle domande precedenti e carezzandosi con intento riflessivo il mento. "Forse non cercherei la verità, ma è un po' da codardo." Ammette alla fine, scrutando l'orizzonte, scrutando il sole che probabilmente sta ormai calando lasciando luci crepuscolari e percorsi che vanno empiendosi di luci artificiali. Le frasi successive lo conducono ad annuire, ascoltatore silente di una storia che lo coinvolge per quanto sia degna del copione di un film. E poi..Quella frase. 'se dovessimo andare in giro insieme saremmo proprio uno strano duo'; Nel momento in cui l'altro si volta un filo di vento sposta i capelli di entrambi, rendendo quel contatto visivo estremamente limpido e causando un breve sussulto al Chikamatsu. Un desiderio che nasce come nascono le fiamme. Il capo s'abbassa un po', così come la voce, quasi come fosse stato colpito ad un punto debole. "..Sarebbe interessante, suppongo.." constata dopo la risata altrui. Poi, annuisce, sfruttando l'incassarsi delle spalle altrui per sistemarsi un po' più comodo. "Yo" richiama la sua attenzione, dopo un lungo silenzio "So che è strano, ma.." esita appena "Potremmo provarci ogni tanto" .. " A girare assieme intendo. Anche come ninja. " Esplorare loro stessi e andare alla ricerca di ciò che ogni ninja delle leggende aveva: un nindo. [---->Verso il distretto di Sunagakure] Sembra proprio che a quanto pare non sia così assurda la visione che sia un incontro particolare ed unico, dai risvolti ancor più insoliti ma del resto la vita di dell’Uchiha sembra tutta un anime fatto su misura, per Kioku in ogni incontro, si nasconde uno scontro, e lo sa, che non ci sono tregue è la storia che prosegue. Nessuno dei due probabilmente avrebbe mai pensato ad un incontro del genere, di certo Fuji non aveva in programma di volare via dalla sua sedia a rotelle ninja 2000 e Kioku di lanciarsi in suo soccorso, partito con l’intenzione di svagarsi, schiarirsi le idee, pensare al killer che sta creando caos in città, anche se in un certo senso tutto ciò che si è messo in moto da un semplice confronto con il ragazzo di Suna ha creato qualcosa di ben più particolare ed utile anche allo stesso Uchiha, seppur non ancora affermato come tale, ma questo è un altro bel grattacapo da dover affrontare, il clan e tutto ciò che ne concerne. Annuirebbe semplicemente a quel discorso che per quanto gli riguarda continuerebbe anche ma fin troppo ingenuo ed inesperto ora per poter dire altre frasi che forse cadrebbero nel qualunquismo e fin troppo sempliciotte per un argomento così profondo e radicato nella natura stessa dell’uomo, così complicato che tutt’oggi lo stesso Kioku ignora ancora, una cosa è certa se le sue volontà sono quelle di vivere, sicuramente dovrà agire affinché quella pace rimanga tale. Lascerebbe per tutta la durata del seguente tragitto, tra dune ed oasi in lontananza con tanto di grattacieli e crescita tecnologica sullo sfondo, una crescita perpetrata negli anni ed ora finalmente sbocciata da qualche anno a questa parte, fa sempre un certo effetto e la voce di Fuji accompagnerebbe il tragitto, tagliando quei silenzi e rumori ambientali da contorno <credo e penso che sia un bel gesto il tuo, un modo per ricordare e rendere immortale la loro essenza> riferendosi ovviamente ai compagni caduti del giovane Chikamatsu, d’altronde se ha usato il passato e parlato dell’attacco delle bestie e da come sono ridotte le sue gambe, si può benissimo evincere come purtroppo, queste persone a lui care, ormai non ci sono più, drizzerebbe le orecchie e anche i capelli se potesse <non avrei mai creduto, utilizzare delle marionette ed il chakra per creare, credo che tu sia letteralmente la new wave del progresso tecnologico in lavori manuali come il fabbro> scoppiando in una risatina sulla scia del famoso omaccione barbuto <sono sicuro che renderai molto popolare questa tua tecnica, ho avuto modo di fare un po’ il giro dei distretti e per adesso, nelle fucine non ho mai visto l’impiego di marionette> oh sarà che Nobu gli ha detto di lanciarsi sul mondo dei social grazie al suo visino, ma la curiosità legata a questo mondo e le novità e scoperte che gli ha appena detto il ragazzo forgiatore sono davvero interessanti agli occhi di Kioku, forse una carriera di fabbro mancata. Tornerebbe silente, all’ascolto di un argomento a cui lo stesso Uchiha è legato profondamente e a cui tiene molto, interessato anche a sapere il parere di persone esterne, a maggior ragione se non ancora conosciute per bene, forse il punto di vista più interessante, annuirebbe dunque assorto anche un po’ nei propri pensieri, lasciando che quelle parole lo avvolgano, accompagnando i suoi pensieri, trovando anche della verità nelle sue parole <in effetti anche le mie conclusioni potrebbero sembrare un po’ codarde, andare avanti e basta, quasi ignorando a conti fatti il mio passato> sospirerebbe, indubbiamente pesante la questione di cui stanno discutendo, ma alla quale cercherebbe di dare comunque un epilogo rispondendo nuovamente <Gomen'nasai Fuji-chan> unendo i palmi delle due mani e chinando lievemente il capo, scusandosi con lui ma anche prendendolo un po’ in giro, utilizzando un prefisso molto più amichevole ed intimo, tra amici ecco, conscio di averlo messo in difficoltà e non poco <credo che forse non ci sia un'unica risposta giusta, forse l’importante è essere convinti di ciò che si vuole, il passato d’altronde rimarrà sempre li ad attenderci, qualunque cosa si faccia o accada, non muterà mai, però abbiamo la possibilità di vedere il nostro futuro mutare in base a ciò che faremo no?> una domanda quasi retorica così da concludere anche quella incredibile parentesi, in futuro chissà se riuscirà a legare maggiormente potrebbe parlargli del proprio clan, della paura che lo affligge e della incapacità di gestire questa sua appartenenza, non sapere bene come agire nei loro confronti, presentarsi e dire eccomi qui, oppure una entrata in grande stile o forse semplicemente ignorare tutto? Chi lo sa, forse presto o tardi affronterà con lui proprio questo argomento. Le ultime parole di Fuji però sarebbero quelle forse più curiose ed interessanti all’attenzione del giovane Nashi, d’altronde non è che abbia legato con così tante persone per quanto comunque un paio ne abbia conosciute, ma che importa, c’è dell’affinità e anche mentre le sue labbra si schiudevano e le proprie parole fluivano, al sua mente non poteva che rendersi conto di quanto in realtà fosse simile al Chikamatsu, di quando seppur per situazioni diverse, camminassero su un sentiero simile, motivazioni diverse ma con un fine alquanto simile, non se ne era ancora reso conto fino a quelle ultime parole <sai Fuji-Kun> intravverrebbe senza lasciare che strani silenzi riempiano più del dovuto quel momento, mentre ormai le strutture del centro di Sunagakure diverrebbero sempre più vicine, stando alle continue indicazioni del ditino del forgiatore <prima hai detto che ti fu ritirato il coprifronte a causa dell’incidente> non vorrebbe rievocare quei momenti bensì sfruttare quell’informazione per continuare la sua digressione <e io non ho memoria di chi fossi, neanche sapevo cosa significasse essere uno shinobi fino a poco tempo fa> riempirebbe i polmoni, intonerebbe le corde vocali, pronte a tuonare, ma non in un urlo, nulla di fastidioso, al contrario, molto equilibrato ed armonioso <credo proprio che dovremo girare insieme ed insieme potremmo aiutarci, tu a riprenderti il coprifronte ed il tuo essere ninja, io a scoprire e comprendere dunque cosa sia essere un ninja veramente> ora alzerebbe il volume della propria voce <tornare ad essere ninja!> volgerebbe il capo lateralmente, come poc’anzi, così che possa osservare al meglio il proprio volto, sorridendogli e facendogli un piccolo occhiolino, nulla di perverso come gli ammiccamenti imparati da Nobu-Kun. Un vigoroso respiro e successivamente sospiro <ahhhh> esclamerebbe <sono proprio pieno di energie> per poi urlare in maniera molto caciarona e divertita <wataaaaa let’s go to the ninja chronicles> celebre film da poco uscito che riporta proprio quelle due parole, nel loro caso ovviamente riferendosi alla missione importantissima di riportare alla fucina il giovane Fuji <Banzaiiii> urlerebbe cominciando a correre sempre più velocemente ed ovviamente a causa del terreno sabbioso, ritrovarsi spompato, con il fiatone, non troppi metri dopo. [agilità 50] [si corre] [damose] [piotti chronicles] [fucina adventure] ]Fuji & Kioku a spasso per le dune] [chakra on] Il sole va sfumando nella distanza, sempre più piccolo e lontano, nascondendosi dietro le distanti mura del gran villaggio. L'oasi non è lontana, ma l'ostacolo più grande saranno sicuramente le successive aree sabbiose che facilmente rendon arduo il cammino a chiunque lo tenti. Forse, gli vien da pensare al Chikamatsu, è più vicina ad una missione grado C che D. Ma ormai sono in viaggio. Per altro, il moro qui presente è il tipico ragazzo che se anche cadesse si rialzerebbe fino a che sentirà il suo cuore battere. E' un po' spaventoso, trovare qualcuno capace d'aprirsi e parlare in questo modo. Emana una luce particolare alla quale segue un'ombra altrettanto profonda. Gli vien naturale pensare che chiunque fosse questo giovane e perduto Kioku non possa che essere qualcuno di importante, non in senso monetario o di status ma propriamente come individuo. Non è una cosa che si perde assieme alla memoria, lo spirito. Un grande spirito rimarrà grande anche senza i ricordi ad esso associati. La tecnologia sullo sfondo si fa sempre più vicina, più grande. Cosa ne sarà del mondo, tra un po' di tempo? Cosa ne sarà dei ninja e dei loro coprifronti? Cosa sarà dell'idealismo diversificato che ha accomunato chiunque fino a poco tempo fa? Quella riflessione della mente si manifesta con un quesito lasciato aperto, scappato dalle sue labbra in un sussurro "Cosa ne sarà del Nindō?" La via del ninja, l'insieme delle personali regole a cui ogni ninja dovrebbe ambire di poter vivere. A volte dei motti, dei sogni, delle credenze. Può essere ogni cosa, indipendentemente da quanto immorale possa presentarsi. Che fosse alleanza o Yugure, nel passato ogni grande figura seguiva la propria identità da ninja. Come loro Fuji lottò per la sua nazione, lottò per cercare i propri ideali, ma poco prima d'avere tra le mani il potere di combattere si ritrovò coinvolto in un fatale incidente che l'ha reso ciò che è oggi. Forse ha imparato qualcosa, ma ancora non ha compreso quale sia la propria vera ideologia. In questo senso, non è così diverso dallo smemorato che lo sta trascinando per i settori. Le pozze nere del marionettista paion brillare quando l'altro parla di immortalità d'essenza. "Grazie, Kioku-san" annuisce un po' col capo a quel messaggio, facendone uno spunto di riflessione che farà a lungo eco nel proprio spirito. L'ombra di Fuji gli sembra un po' più lunga, dopo quelle parole. Come se contenesse più che soltanto la sua essenza. Come se appartenesse anche, ad esempio, alla fu Aozora. Il fatto che a distanza di dieci anni qualcuno sia capace di vederla e parlarne e ricordarla non la rendono un po' più viva? "Ehy. Non tornerai di certo indietro arrivato a questo punto, K i o k u - C h a n " Rifacendosi a quella gentile ironia altrui ripassa con far alquanto premuto l'onorifico, finendo a capitombolare in quel gioco di confidenza che da formalità sta diventando pian piano più agile e concreto, un po' più reale. Col ditino continua a indicare il percorso da compiere come fosse una bussola, avvedendosi ormai di uno dei palazzi dell'oasi che ospitano anche il suo appartamento. Il viaggio non è certamente finito, anzi, forse è giunto al suo momento di massimo splendore. L'ultima parte del discorso porta la loro miglior essenza a sbocciare per del tempo generando un vero sentimento di solidarietà. Così diversi e così simili, per questi aspetti. Entrambi hanno perso tutto in senso personale e stanno tentando una riconquista dell'identità, degli ideali e perché no, del potere. Sbruffa appena una risata, lasciando dipinto in volto un sorriso che s'affaccia al futuro. "Comprendere cosa sia essere ninja veramente, mh.." gli occhi vengono chiusi, percepisce la brezza. Ci riflette. La sua è stata una vita di tante vergogne. Di tanti pentimenti, di tanta oscurità. Ma c'è una cosa che ha sempre ammirato: la placca d'acciaio su cui s'incide il simbolo del villaggio. Il simbolo non solo di un ruolo ma anche il solo testimone di un'immensa storia carica di eventi, la rappresentazione fisica del Nindo di cui ha parlato. La brezza li porta una volta ancora ad animarsi, nei vestiti e nei capelli. Gli occhi s'aprono di scatto. "let's gooo!" Alza il pugno di scatto verso l'alto, facendosi investire da quel tumulto d'energia e sentendosi quasi come se non stesse sulle sue spalle ma gli stesse correndo affianco. L'unica cosa certa è che sarà Kioku a sudare per entrambi. Magari la finiranno anche sulla sabbia occasionalmente. Ma qualsiasi cosa segua... quei due ninja, quei granelli di sabbia in mezzo al deserto di Suna, son destinati a diventar astri nel cielo. Che sia a lungo o per poco, la loro luce investirà chiunque.. [Distretto di Sunagakure-->Oasi [casa di Fuji]] Un viaggio è fatto di scelte, di percorsi, di insidie, di risate e di lacrime, qualcosa si perde, qualcosa si guadagna, il viaggio è ciò che porta a maturare ed un viaggio è in effetti cominciato per i due ninja, molto simili sotto certi aspetti, più di quanti se ne possano realmente rendere conto, entrambi forse alla ricerca di quella scintilla di vita, chi persa nei ricordi del passato, chi persa proprio nel passato invece. Il loro viaggio per adesso li vedrebbe alle prese con la potente sabbia di Suna, infausta, pesante ai passi dell’Uchiha ma poco importa, ormai sono da un bel po’ in marcia e quell’oasi è sempre più vicina, così come l’abitazione dello stesso Fuji-Kun. Abbozzerebbe un sorriso all’udir quelle semplici parole, seppur non notabile avendo il volto puntato verso l’oasi, non può comprendere il dolore di aver perso qualcosa ma piò capire il vuoto che ne deriva, lo stesso che lui percepisce, e se c’è qualcosa che possa anche solo alleviare questa sensazione allora dovrebbe far piacere anche ai suoi compagni che magari ora lo osservano in qualche modo e lo accompagnano, magari non se ne è ancora accorto, a Kioku piace pensare così, per molti potrebbe essere semplice e sciocco ottimismo, ma Kioku non è un mero cliché di un anime qualunque, è genuino, è puro, spoglio di ogni negatività che questo mondo presto o tardi ti pone sul tuo cammino, crede veramente in ciò che dice perché è tutto ciò che gli rimane, non ha altro, un passato, una identità, ha solo le sue parole e l’intensità con cui le pensa, le percepisce e questo a chiunque provi anche solo a cercare di capire quel povero smemorato dovrebbe essere chiaro, una luce sicuramente diversa, strana, forse capace anche di sovrastare l’oscurità che contiene al suo interno. Corre come un matto a quel dimenarsi del Chikamatsu <tieniti forte> si forte, per due minuti…<anf anf > gli occhi incavati nelle cavità oculari, il respiro spezzato, <aaaaaaaaaaaanh aaaaaaaaaaaaaaaaahn> boccheggerebbe in cerca di ossigeno <certo anf anf che-questa> ingoierebbe saliva per concludere <è bella…ostica> concluderebbe ormai prossimo alla morte, volgerebbe lo sguardo ed il mento verso il cielo…è finalmente pronto, allargherebbe le braccia <sono pronto Kami> sussurrerebbe ma neanche troppo, sorridendo quasi al termine di quelle parole, pronto a passare a miglior vita, fanculo i buoni propositi quella sabbia lo ha battuto, se così fosse degli Shinigami verrebbero a prelevarlo e volerebbe sia con loro, magari in una tunica dai colori simili, salutando dall’alto il povero Fuji rimasto senza mezzo di trasporto. Ma la verità è ben altra e per il giovane mastro forgiatore il tutto sarebbe solo una scena no sense e anche alquanto buffa <possiamo farcela FUJI-KUN> tuonerebbe con rinnovato vigore ed ossigeno in quella breve pausa, la brezza del distretto di Sunagakure investirlo, i lunghi capelli racchiusi nella coda di cavallo si muoverebbero in balia della stessa corrente, smuovendosi lentamente, una frase che coinvolgerebbe soprattutto il loro ultimo discorso, possono farcela, insieme, in questo nuovo viaggio, in questa avventura da loro intrapresa, egli potrà riottenere la propria placca metallica, ben oltre il suo mero significato fisico, per lo Shonen Boy invece potrà infine abbracciare il reale significato di shinobi…di ninja, insieme possono farcela. Ma come ogni viaggio vi è un inizio e prima che si possa giungere alla fine ve ne sarà di strada da fare, tempo dovrà passare, ostacoli, lacrime e sorrisi scorrere come fiumi, come i fiumi del tempo stesso, che li vede coinvolti, così come questa giornata che infine comincia a volgere il suo sguardo al termine della stessa, il sole lentamente appassire, li, tra quelle nubi, cedere il posto alla Luna, non ancora, dell’arancione all’orizzonte li accompagnerà fino a questa loro prima tappa del viaggio appena iniziato. Giunti infine all’abitazione di Fuji Chikamatsu, convenevoli a parte, promesse di rivedersi e magari scambiati contatti, sistemato affinché non vi siano problemi per lui, si congederebbe, la nell’orizzonte agli occhi del giovane di Sunagakure, camminerebbe spensierato allontanandosi verso l’oasi vicina, ormai di spalle ed incamminato, il braccio destro levarsi, l’indice puntare verso il cielo, una piccola rotazione circolare dello stesso per poi chiudersi a pugno, il loro incontro, la loro determinazione…la loro volontà racchiusa, un nuovo capitolo si apre, un nuovo viaggio incomincia per i due. Ed eccolo infine, il giovane Shonen boy, Kioku Nashi, allontanarsi da quel complesso, non sa ancora bene come tornare e quale sia la via migliore, ma poco importa, è alquanto affaticato e l’oasi diverrebbe il posto migliore ove rilassare le proprie membra, in un certo qual modo spensierato quasi, felice forse, si accascerebbe ai bordi dell’oasi, levandosi le scarpe, le mani unite, intrecciate e poste dietro il capo a mo’ di cuscino, lo sguardo e le nere iridi levate verso il cielo, verso i Kami…guardatelo, non importa se si addormenterà, non importa se si farà sera, ne di come tornerà, perché questo vuol dire vivere, questo è ciò che Akendo non ha mai potuto vivere, respirare, abbozzerebbe un sorriso Kioku, nel ripensare a tale giornata così assurda, mentre si farebbe cullare dalla morbida sabbia dell’oasi, lentamente morfeo lo reclamerebbe…guardatelo Kami, perché questo è ciò che significa vivere, non siate tristi poiché il vostro unico figlio non si è perduto. [END?] [To be Continued]