{ Istinto materno }

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14:04 Furaya:
 Siede. La schiena poggia contro quella pietra centenaria che un tempo rappresentava il nome di tutti coloro che hanno perso la vita in battaglia. Chissà se il suo nome è inciso s'una pietra commemorativa come questa. Solleva appena il capo per portare gli occhi verso il cielo pomeridiano costellato da piccole nubi bianche che passeggiano alacremente sospinte dal vento. Cos'altro fare se non dirigersi a Konoha? Cos'altro fare della propria vita se non ricostruire quel che è stato un tempo suo? S'è lasciata alle spalle qualunque legame avesse con Saisashi per quanto male ancor le faccia e voglia soltanto morire, piangere e sfogarsi in modi che l'umana concezione non riuscirebbe neanche ad immaginare. Non smette di pensare all'eventualità che il suo sia stato un errore, ma la mente le ricorda che ha giurato - ha promesso - di proteggere Konoha e non c'è riuscita. Quindi, deve redimersi prima di pensare al proprio bene. Saisashi ha preferito smettere di combattere, lei intende ancora farlo e, qualora dovesse versare del sangue, è pronta a macchiarsene le mani. Non ha smesso e non smetterà mai d'essere quella che è: un guerriero. Punto e basta. Veste di nero, sia per quanto riguarda il pantalone che la maglietta a maniche lunghe con il collo alto. Anche i sandali ninja ai piedi sono dello stesso colore, sporchi in alcuni punti di terra e fango ma non è importante, tanto da non farci neanche troppo caso. Sulle di lei spalle, è ancor posato l'haori bianco e rosso recante i seguenti kanji: Judai Hokage, la Decima. Niente di più e niente di meno. Con sé non ha nessun'arma, neanche le sue fedelissime katana che non è riuscita a trovare e che, con molta probabilità, sono rimaste sotterrate chissà dove quand'è uscita dal cristallo e ha cercato immediatamente di riaffiorare verso la luce. La matassa di rosei ciuffi scivola sulle spalle e sul petto, spettinati come lo sono ultimamente anche i propri pensieri. Non s'aspetta la visita di nessuno. Sta lì, in attesa magari che qualche chimera giunga a sbranarla. D'altronde, cos'ha da perdere? Ha già perso tutto. Affrontarle potrebbe aiutarla a sfogarsi, in qualche modo, pur consapevole che se non c'è riuscita all'epoca - col potere attuale - soccomberebbe molto probabilmente. E ciò non le importa più. Deve redimersi, questo è importante. Dopodiché potrebbe anche metter fine alla sua esistenza, potrebbe lasciare ai poteri qualcosa d'unico ed indimenticabile. E combatterà fino ad allora, senza mai piegarsi davvero di fronte a niente e nessuno. [ Chakra ON ]

14:10 Keiga:
 Ormai è un dato di fatto che preferisca rischiare la vita là fuori piuttosto che restare in quel villaggio che non sente suo proprio per nulla. E poi, adesso là fuori c'è qualcuno che per troppo tempo non ha visto, quindi deve recuperare. Appena uscita dal villaggio, giusto per non essere colta impreparata di fronte ad un qualsiasi pericolo, ha cercando di impastare il chakra. Ha immaginato le due energie, fisica e psichica sotto forma di due sfere. Sfere che ha cercato di far muovere prima su se stesse e poi di spingerle l'una verso l'altra con incontro alla bocca dello stomaco. Qui ha provato ad unirle, fonderle, così da creare quell'energia più potente in grado di darle almeno una possibilità su mille di sopravvivere ad un'eventuale chimera. Forse. Ora è arrivata lì, dove anni prima spesso le capitava di passare le giornate. Indossa i vestiti molto simili a quelli di un tempo, neri. Felpa con cappuccio, pantalone lungo e scarpe chiuse. I capelli sono tenuti sciolti, un pò arruffati perchè non è tipo da prendersi cura di sè come farebbe una ragazza normale. Selvatica era e selvatica è rimasta. E si avvicina a quella lapide, in groppa ad Akuma, diventato enorme rispetto al cucciolo che era. Lo sguardo, nero e freddo, si sofferma su quella figura seduta ai piedi del monumento. Akuma non ha fatto una piega da prima, riconoscendone l'odore probabilmente ed accennando ad uno scodinzolare durante l'avvicinamento. Lei, solo dopo un attimo la riconosce, forse distratta da qualche pensiero dei suoi. E le si stringe lo stomaco, di nuovo, come se solo a guardarla potesse sentirne la sofferenza. Abbassa lo sguardo sul garrese di Akuma, dove il pelo è più folto. Non fiata, lascia che il cagnolone la porti da lei, in silenzio. [Chakra ON]

14:31 Furaya:
 L'attenzione non viene mai persa, specialmente se è circondata da bestie fameliche che potrebbero raggiungerla in men che non si dica. E quindi presta sempre l'orecchio alle zone circostanti, preoccupandosi che tutto sia in perfetto ordine e che non vi siano passi innaturali. Quelli umani, infatti, son più leggeri e talvolta si tende ad evitare di fare troppo rumore. Le bestie, invece, è difficile che non ne facciano poiché risultano essere ovviamente più pesanti e grosse. Non riabbassa il capo, il quale giace ancor contro la pietra distrutta e graffiata, erosa dal tempo e dalle guerre passate: si limita ad abbassar lo sguardo ferale verso le due anime in avvicinamento. Dovrebbe riconoscere facilmente Akuma adesso assieme alla sua fedele compagna di vita. Ricorda bene le prime volte in cui Keiga cercava di rapire un cucciolo nella riserva degli Inuzuka, quando Senshi era appena nata e lei riusciva a prendersene cura. La vicenda dovrebbe farle venire un sorriso, ma le labbra non si muovono e i muscoli facciali restano statici. Non c'è nulla da sorridere nel rivangare il passato poiché resta soltanto un mero ricordo che non tornerà mai più indietro. Non può restare ancorata ad esso, deve riuscire ad andare avanti e riottenere quel che ha perso: è l'unico modo reale che le resta per riuscire a vivere in armonia, esattamente come dovrebbe. Non s'alza ma lascia che Akuma s'avvicini, tendendogli la mano destra libera priva di qualunque oggetto o cibo sul palmo: è già tanto che ne abbiano per sfamarsi loro durante il giorno. Vuole invogliarlo ad avvicinarsi per farsi accarezzare, spostando il di lei sguardo azzurrino - al pari del cielo - anche sulla Inuzuka che l'accompagna. <Come stai?> Le rivolge un quesito piuttosto blando, a tratti anche da persona normale, forse reputandosi in parte ancora tale seppur sia un morto che cammina tra i vivi. Non fiaterebbe altro, dando modo e tempo a Keiga di avvicinarsi e rispondere eventualmente, qualora voglia farlo - conoscendola, alla domanda che le ha rivolto. [ Chakra ON ]

14:51 Keiga:
 Si avvicina, restando in groppa ancora per un pò su quel canide nero. Canide che drizza le orecchie e scodinzola maggiormente quando la mano di Furaya si distende verso di lui. Un richiamo che accetta senza farselo ripetere. Il passo si trasforma in un trotto, per cercar di annullare le distanze dalla donna dai capelli rosa. Lei, rialza lo sguardo quando Akuma accelera, portando la destra, di getto, al porta armi che ha legato alla coscia destra. Ma non c'è nulla al momento. Nessun pericolo. Non deve distrarsi, è una corda di violino per la tensione. Riporta la mano sul garrese del cane, tenendo ora lo sguardo su Furaya, contenta di quella mano testa verso Akuma. Legato in vita, a sinistra, ha la tasca porta oggetti e le mani sono coperte dai guanti senza dita con la placca di ferro che dovrebbe proteggerne i dorsi. Il coprifronte come sempre non è presente. Non lo ha mai messo da quando ha superato quell'esame che aspettava da tanto. A tracolla, sembra avere una sacca, nascosta dietro la schiena, almeno agli occhi della donna, per il momento. Akuma raggiunge quella mano, strofinandoci il muso sopra. Lei, semplicemente scavalca e si lascia scivolare fino a terra. Non è troppa la differenza d'altezza ma un minimo c'è. Flette appena le ginocchia nella discesa, girandosi verso la Decima a quella domanda. Deglutisce ancora ma risponde <Adesso, meglio> Là dentro proprio non riesce a stare. Non ci si trova. Troppo tempo vissuto fuori, allo sbaraglio, nella natura. Si sfila quella sacca, non molto grande ma all'apparenza, piena. Azzarderebbe un passo verso di lei per poi inclinare la schiena in avanti ed appoggiarle la sacca vicino. <Per te e Mat> Fa una pausa, indietreggiando. Non le sta addosso, a differenza di AKuma che è invadente con la rosata. Lei no, per quanto voglia abbracciarla e starle vicino. <Non è molto ma..> Si ferma e poi riprende <Se vi serve qualcosa velo faccio avere, in qualche modo> Sempre dalla sua parte. Ormai è diventata un galoppino. Come un cane, per davvero, che giura fedeltà ad un'unica persona. Così come è sempre stato. Guarda Akuma e poi flette lentamente le ginocchia, assumendo quella posa classica e, per lei, addirittura comoda di un cane seduto.

15:23 Furaya:
 Accoglie il muso di Akuma sul proprio palmo, muovendo piano le unghie e i polpastrelli delle dita per cercare di fargli delle piccole carezze con tanto di grattini. Gli è mancato quel cagnolone, seppur si sia persa la sua crescita così come quella di sua figlia. Le crea un disturbo, è normale. Deve riuscire ad abituarsi. Riuscirebbe - ad esempio - a riconoscere Tachiko dieci anni dopo? E' sempre la stessa pazza psicopatica che ricordava d'avere come cugina? E chissà la sua bambina. Se come ogni madre è dotata d'istinto materno, riuscirà a capire che è lei soltanto da uno sguardo? Sono molte le domande che si pone a tal riguardo, domande alle quali non riesce a darsi una risposta da sola e questo la infastidisce più del dovuto. Sposta lo sguardo verso la sacca che lei poggia a terra, contenente chissà quali oggetti o cibi necessari alla loro sopravvivenza. La scruta dall'esterno, piegando un sopracciglio. <Hai per caso incontrato Dyacon? Deve procurare delle carte bomba o delle armi a Matt.> Pronuncia in sua direzione, glissando infine sul viso della fanciulla. S'alzerebbe in piedi soltanto in questo momento, poggiando la pianta del sandalo destro sul terreno, facendosi forza con ambedue le mani per tirarsi su. Porterebbe ambedue le gambe poi a distendersi, ergendosi nel suo scarso metro e sessantacinque. <E pensare che una volta eri più bassa di me.> Adesso la supera di gran lunga, costringendola ad alzare appena il viso in sua direzione, in modo che possa scrutarne gli occhi scuri altrui. A proposito della sacca e delle provvigioni che ha portato loro, la donna annuisce con un lento movimento del capo appena un paio di volte. <Ti ringrazio.> Ammette, tenendosi ad appena un metro di distanza da lei e preoccupandosi sempre dei suoni che potrebbero provenire dai dintorni, sincerandosi che non ci siano problemi per i quali debbano darsela a gambe. E' bene anticipare una fuga prima che il nemico possa giungere a destinazione poiché affrontarli è paradossalmente stupido: purtroppo lo sa bene. <E' troppo se ti chiedo... un abbraccio?> Tituba appena. Ne ha bisogno, quest'è certo. Keiga l'è mancata da morire, le mancano i momenti che hanno condiviso assieme e quell'ascendente che aveva su di lei, il quale l'aveva portata ad ospitarla nella propria magione. Rammenta di come le chiese di poter mettere Senshi a cavallo di Akuma e delle risate che s'è fatta al pensiero. <Avrei delle domande da farti.> Anticipa, mordendosi piano il labbro inferiore dall'interno. L'espressione sul di lei viso permane quella imperscrutabile e apatica, seppur sembri quasi sempre innervosita da qualcosa o dalla presenza di qualcuno. [ Chakra ON ]

15:43 Keiga:
 Akuma si fa fare quei grattini, quelle carezze. Anche a lui è mancata Furaya, nonostante sia un bestione burbero adesso, non può di certo scordare quello che ha fatto la donna per lui. Lasciata la sacca ed accucciatasi, l'altra si alza. Alza lo sguardo per guardarla ma scuote il capo. Ed al sentir quel nome non fa neanche una piega. Neanche lo sapeva che si erano visti. Ma d'altronde, lei tende ancora a stare per i fatti suoi o a casa con Tachiko e Senshi. A tal proprosito, dovrebbe dirglielo dell'arresto e rassicurarla del rilascio. E lo sta per fare quando l'altra ringrazia. Lo sguardo scorre verso Akuma che s'è accucciato, allerta, con le orecchie dritte ed il tartufo all'opera per cercar odori. <Di nulla..> Risponde. La testa resta giù, come se fosse inchinata davanti a quella figura che non ha ancora ben capito se vede come una madre o altro. E poi, quella richiesta. Sgrana gli occhi mentre il cuore quasi perde un battito. Lo ha sentito davvero? Lo ha detto davvero? Deglutisce e mentre recupera la postura eretta annuisce. In silenzio per tutto il tempo. Il battito che impazzisce. E' più alta, si, e pure troppo, forse. Passa qualche secondo prima che, di nuovo in piedi, riporti lo sguardo sulla donna. Non è più freddo, non c'è più il distacco di un tempo. Pare iniziare a farsi lucido nel guardarla, come se avesse sbloccato qualcosa solo con quelle parole, con quella richiesta. E si allunga. Un gesto che arriva direttamente dall'interno, come se non fosse in grado di controllarlo. Le braccia si distendono, azzardando un passo in sua direzione. non risponde ma vuole stringerla. Vuole abbracciarla. Le è mancata da impazzire. E cerca il contatto, dolce sebbene sia forte allo stesso tempo. Le braccia che cercherebbero di avvolgere quella figura che ha davanti, abbassando la testa a lato del viso dell'altra, se possibile. Le lacrime silenziose si fanno di nuovo vedere. Ma non singhiozza, trema appena si, per la felicità probabilmente. <Quello che vuoi..> Risponde poi, con quelle parole, mettendo di nuovo in gioco tutto pur di starle accanto ancora una volta. [Chakra ON]

17:38 Furaya:
 Per fortuna, Keiga non si fa pregare. Forse è maturata rispetto a quand'era solo una ragazzina orfana che bazzicava in giro per il villaggio alla ricerca della prossima rissa, quando dovevi pregarla affinché si dimostrasse un filino empatica seppur con la Nara si sbilanciasse sempre un po'. E quindi allarga a sua volta le braccia affinché possa farle passare attorno ai fianchi di Keiga, unendole dietro la schiena, poggiandovi i palmi con calma e piccole carezze. Poggia la fronte contro la di lei spalla, chiudendo per un attimo le palpebre e facendosi avvolgere dal buio. Inala il di lei odore, ancorché dovesse puzzare non le importerebbe nulla. L'è mancata così come le manca qualunque persona facesse parte di Konoha, la vecchia ed unica. Quella vera, non la ristampa che vive adesso in quel di Kagegakure. Si sorprenderebbe in realtà di quanto realistica e simile all'originale si mantenga tutt'ora, potrebbe persino gioirne e - per orgoglio e arroganza - stabilire che non le piaccia, seppur sia falso. Si gode ancor il di lei abbraccio, senza piangere e senza versare neanche una goccia fuori dai condotti lacrimali. Ha smesso di piangere, deve reagire. Patetica. Aspetta soltanto il via libera di Mattyse per dirigersi al villaggio e vederne la distruzione, una distruzione alla quale s'è abituata per via di quanta la stia circondando adesso. <Vorrei> Cerca le parole esatte, tenendosi avvinghiata a lei ma senza stringere troppo, anche perché dotata dell'un percento della forza che prima poteva vantare di possedere. <solo sapere come sta Senshi> Pronuncia mantenendo un tono di voce apparentemente piatto, ma che tradisce una piccola nota di malinconia e preoccupazione. <io e Saisashi, ecco> Non sa come pronunciarsi in merito. <abbiamo scelto strade separate e cercherà di avvicinarsi alla bambina anche per me.> Confessa, stringendo un poco la presa sul di lei indumento e sulla schiena. E' difficile affermare che Saisashi abbia deciso di non seguirla. <Ha detto che non vuole più combattere, quindi non potevo coinvolgerlo nel mio desiderio.> Ha semplicemente deciso di smettere di fare il ninja e di uccidere, di fare il padre in qualche modo. Non che lei non lo tolleri, sia chiaro, è anche giusto che non si sia fatto coinvolgere dalle manie di potere di una donna che ha perso tutto e che sarebbe dovuta cadere in battaglia assieme al suo popolo e al suo villaggio. Un po' lo apprezza pur preferendolo al suo fianco, poiché è maturato davvero tanto rispetto all'ultima volta che hanno discusso d'argomenti seri. <Ci stavamo per sposare prima che tutto andasse a puttane.> E sotto sotto non se lo perdona... [ Chakra ON ]

18:03 Keiga:
 Da quanto aspettava quel momento, lei? Da una vita, circa? Quel contatto chiesto di proposito. Quelle braccia e mani che le accarezzano la schiena. E si, può essere che un minimo puzzi, di cane bagnato, di erba. Cose del genere. Inclina la testa, un poco, per appoggiarsi a quella dell'altra. Lei cerca di stringerla ancora. Solo un pochino di più, cercando di lasciar posare una mano sulla sua nuca. E non sembra volerla lasciare. Gli occhi son socchiusi, il naso cerca di odorarne l'odore, qualsiasi esso sia. Vari ricordi, varie situazioni con lei a casa. Ed ora l'ha ritrovata. Viene fatta poi la richiesta e gli occhi si riaprono. Non versano più lacrime. E' più calma ora. Abbozza anche un sorriso <Sta bene> Risponde <E' una peste che cerca di controllarmi il cane> Ed Akuma tira indietro le orecchie. Ricorda bene quello che gli fa la miniFru quando lo vede. E lui dal canto suo si lascia fare di tutto da quella bambina. <E' forte, dispettosa e si, quando dorme è anche tenera> Ricordiamo che a Keiga non sono mai piaciuti i bambini, fatta per forza di cose eccezione, per la piccola Senshi. Poi sente le parole riguardo a Saisashi. Torna zitta e non molla la presa. L'allontanerà l'altra, quando non avrà più voglia di quel contatto. <Non capisco.. anche per te?> Aggrotta la fronte. Guarda Akuma che resta attento a ciò che accade attorno alle due. <Mi dispiace. Forse non capiscono cosa vuol dire perdere qualcosa di importante> Sospira <Sono tutti così. Sembra che quel villaggio li abbia ipnotizzati> Parla, forse anche troppo. Ma finalmente può dirlo a qualcuno che forse non la pensa troppo diversamente da lei. <Lo so..> Risponde riguardo allo sposarsi. La stringe ancora pronta a lasciar la presa appena l'altra lo desiderasse <Posso fare qualcosa?> Chiede. <F-forse non sono la persona adatta per sfogarsi..> E stringe i denti perchè no. Forse non lo è davvero. E' pur sempre Keiga, quella di poche parole anche se ha aumentato il numero nel suo dizionario. <Però, ci sono sempre. Su questo non avere dubbi. Mai.> Fa un'altra pausa. <Aspetta> Sgrana gli occhi <Saisashi verrà a riprendersi Senshi?> Può bastare per scatenare la prima guerra a Kagegakure.

18:46 Furaya:
 Le scappa una piccola risata, somigliante più ad uno sbuffo, quando la Inuzuka le racconta qualche straccio di vita quotidiana della bambina. E il labbro inferiore le trema appena. Forse, non avrebbe voluto sapere proprio niente di lei, tenendosi lontana al cento percento, ignorando l'esistenza di qualcuno che ne condivide il sangue e che ha tenuto in grembo per quasi nove mesi. <L'importante è che sia forte> Per qualunque contesto, nei confronti di chiunque e che si faccia valere senza mai piegare il capo. <e che stia crescendo bene.> Anche senza di lei. Vorrebbe dirlo ad alta voce, ma rischia che la voce le s'incrini. Ha ammesso di fronte a Mattyse di non sentirsi affatto adatta a fare la madre, ma soltanto perché consapevole che le sue azioni l'avrebbero portata a separarsi da Senshi. Qualunque madre ha un istinto materno che sia poco o meno sviluppato, ma è presente sempre. Si distaccherebbe da lei solo in seguito, chiudendo per un istante le palpebre affinché possa tornare la solita fredda e distaccata che ultimamente ha imparato ad essere. Le mani fanno fatica a staccarsi dalla di lei schiena e scivolano leggiadri contro i suoi fianchi. <Akuma, fa attenzione> Lo invita, portando una mano a posarsi sul capo dell'animale tra le orecchie. <resta in all'erta> Gli comunica con voce bassa. <e appena senti un rumore strano, avvisaci.> Bisogna sfruttare come si deve l'intuito, l'udito e l'olfatto animale nei confronti delle chimere, in modo che possa aiutarle qualora s'avvicini qualcuno che sia Mattyse. L'attitudine al comando si vede anche da queste piccole cose, soprattutto nei confronti d'una bestia che non dovrebbe comandare lei, ma che invita comunque a far uno sforzo per aiutare entrambe le ragazze qui presenti. <Gli ho spiegato che intendo raggiungere Konoha prima di qualunque altra cosa, sincerarmi di cosa sia accaduto, prendere i dovuti provvedimenti in merito alle mie azioni e fare ammenda. Sono un capo che ha lasciato che tutti morissero e che il villaggio venisse distrutto, voglio fare qualcosa per riuscire ad espiare le mie colpe.> Commenta, tenendo sempre gli occhi fissi sull'interlocutrice, senza abbassarli mai, facendole ben intuire quanto seria possa essere nel pronunciare queste parole. <Nessuno - oltre Mattyse - sembra essere in grado di capire cosa io intenda fare. Eppure mi sembra logico, non trovi?> Le chiede, cercando una conferma anche da parte di Keiga, sperando che questa ci riesca e risulta poi sinceri nei confronti della Decima. <Ho fallito durante l'ultima guerra> Hanno fallito tutti, ma questo a lei non interessa. Guarda al proprio orticello, al proprio villaggio, alla propria terra. Irrigidisce i lineamenti del volto ma MAI una volta china il capo. E' un capobranco, deve dimostrarlo. <voglio fare qualcosa affinché non sia stata vana la caduta di chi era con me, che ha giurato di servire e proteggere il villaggio, che io avevo promesso di guidare e proteggere.> E non è riuscita a farlo. Gonfia la cassa toracica, trattiene qualunque sentimento avverso. <Hanno tutti preferito raggiungerlo immediatamente perché timorosi dei mostri che popolano questi luoghi. E' colpa del loro timore se ancora si impossessano di luoghi che una volta erano i nostri.> Esagera forse nel dirlo, ma si sente in dovere di farlo. Incrocia le braccia al petto, trattiene il nervosismo che quest'argomento le porta ad avere. Purtroppo è così che è destinata a vivere. <Quando avrò espiato le mie colpe, verremo al villaggio. Non so bene come ci si comporti adesso lì dentro.> Lasciando inespressa una domanda che potrebbe diventare fondamentale per le prossime mosse. Innanzi alle domande e richieste di Keiga, la donna china appena il capo di lato, prendendosi del tempo per rispondere. <Hai già fatto abbastanza, Keiga. Vorrei soltanto riuscire a non sentirmi così fuori posto.> Digrignando appena i denti, dandone dimostrazione senza nascondersi adesso. <E' suo padre, ne ha diritto.> Sembra sorpresa nel doverlo specificare. <Perché?> Doveroso anche questo. [ Chakra ON ]

19:19 Keiga:
 <Lo è> Annuisce ancora riguardo a Senshi. <Non le si fa mancare nulla, per quanto possibile> Vuole rassicurarla su Senshi. La bimba sta davvero bene. Akuma alza il muso verso Furaya e lei ruota il capo a guardar la scena. Al tocco della mano della donna e orecchie si abbassano ed allargano, come a far spazio per quel tocco. Non risponde, ma le orecchie che tornano dritte prima e poi che si spostano, come ha fatto fino ad ora, è un chiaro segno di obbedienza, se vogliamo. Inizia a anche a fare buio, tra l'altro e fiuto ed udito sono le armi migliori a quanto pare. Torna poi sulla rosata, allontanando le mani quando interrompe quel contatto. Le fa scivolare sulla spalle e poi ricadere lungo i rispettivi fianchi propri dove ora sostano quelle dell'altra. La ascolta, guardando davanti a se, a destra e a sinistra. Per abitudine, prim adi tornare con la testa bassa su di lei, sostenendone lo sguardo <E' tanto importante quello che penso io?> Inclina la testa di lato. <Che io sia d'accordo o meno, ho giurato che ti avrei seguito. Sempre> Fa una pausa <Devi fare solo quello che pensi esser giusto> Altra pausa <Sei l'Hokage. Per me lo sei sempre stata> Deglutisce lasciandosi andare in una pausa più lunga. Parla. Sgrana gli occhi un attimo, abbozzando un sorriso mentre la guarda <Esatto. E' anche colpa loro> Lei non si mette in mezzo. Ha fatto l'eremita , alla fine. La lascia finire, o proseguire, restando in silenzio. <Quindi anche voi alla fine andrete li?> E lei che sperava di non tornarci, in quel villaggio. Abbassa la testa per lasciar cadere lo sguardo a terra. <Non ho fatto niente, come al solito> Parole sante. Anche sul sentirsi fuori posto al quale però non risponde. Ma rialza il capo per parlare della bimba. Non può dire quello che pensa. Ha vissuto a casa loro e lui c'era pochissimo. <F-Fino ad ora che ha fatto?> Chiede, sentendosi quasi di troppo in quel discorso e poi sospira <N-No, niente, lascia stare> Pausa, infilando le mani nelle tasche. <Può essere che Tachi non la prenda bene..> Sospira ed abbassa la testa. <Si è affezionata tanto a Senshi anche se l'hanno arrestata ma n-> Ommerda. <Ma l'hanno rilasciata. A quanto pare si è risolto tutto nel migliore dei modi> Aggrotta la fronte, poco convinta anche lei ma saranno le nuove cose di quel villaggio, alla fine. Non le interessa, lei preferisce starne fuori, in tutti i sensi.

20:15 Furaya:
 Può finalmente tirare un sospiro di sollievo se la situazione è questa che Keiga le ha appena descritto. <Ditemi cosa posso fare anche da fuori per lei. Ma finché non avrò sistemato la mia situazione, non posso andare a Kagegakure. E se ci andassi sarebbe soltanto per lei in primo luogo.> Non può negarlo, anche perché chiunque altro potrebbe uscire allo scoperto, mettendo piede fuori dal villaggio con tutti i rischi che correrebbero. Nessuno porterebbe però una bambina fuori dalle mura, ancorché sappia camminare e difendersi un minimo. Sarebbe deleterio, neanche lei lo vorrebbe e infatti non glielo sta neanche proponendo. E' consapevole che dovrà attendere il momento propizio per riuscire ad abbracciarla e vederla dal vivo. Sorpresa dalle parole che vengono pronunciate da Keiga, la donna aggrotta le sopracciglia per qualche attimo prima di darle una risposta quanto più esaustiva possibile. <E' importante qualunque cosa riguardi voi che siete sopravvissuti e che non mi state odiando.> Glielo dice con molta tranquillità, cercando le parole giuste che non siano al contempo offensive nei di lei riguardi o nei propri, seppur si odi a tal punto da poter arrivare a pensare e dire qualcosa del genere. <Ti ringrazio già solo per l'appoggio che mi stai dando.> Afferma, mostrando l'accenno di un debolissimo sorriso che sparisce immediatamente proprio così com'è apparso; un'ombra fugace come quelle che non è più in grado d'utilizzare come una volta, maledetta dai Kami. <Prima o poi, ci tocca andarci. Dobbiamo recuperare dei vestiti puliti, dei viveri che non siano mera cacciagione quando siamo fortunati e soprattutto devo racimolare delle armi. Ho perso le mie e non ho abbastanza materiale per crearne, dato che mi manca un martello e gli attrezzi che solitamente utilizzerei per farne.> Sono molte le difficoltà che li stanno assalendo di giorno in giorno poiché restare fuori all'aria aperta senza nulla con cui potersi sfamare, abbeverarsi, coprirsi e combattere inizia a diventare snervante. Le armi non sono certo la sua primaria predilezione, ma restano una parte fondamentale del di lei essere. <Non dire così> Portando la mano a contatto con il di lei volto, cercando di farglielo alzare ponendo una piccola pressione sul mento, affinché gli occhi si focalizzino nei propri. <ci hai appena portato una sacca che contiene dell'utilità per la nostra sopravvivenza. Il massimo che ti posso ancora chiedere è di vegliare anche tu sulla mia bambina ed aiutare Saisashi laddove potrebbe crollare o avere carenze.> Non lo dice per cattiveria, anzi. Sa soltanto che anche lui ha i suoi traumi e le sue difficoltà, per non parlare del fatto che debba confrontarsi ovviamente con Tachiko che, finora, ha tenuto in custodia proprio sua figlia. <Era congelato nel cristallo come me-> Sbatte un paio di volte le palpebre, confusa dalla constatazione che ha appena compiuto l'Inuzuka. Forse non ha ben compreso la domanda che le sta facendo. <E' normale che Tachiko si sia affezionata, è probabile che stia ancora tenendo fede alla promessa che mi ha fatto> Di difenderla e crescerla. <e quindi potrebbe esser un problema anche per Sais-- EH?> Si blocca immediatamente, sgranando gli occhi per via della notizia bomba che le ha appena dato. Cosa significa che è stata arrestata? <S-Spiegati meglio- ti prego.> Non sa cosa pensare, non sa neppure quali domande sarebbe consono fare. Perché succede tutto adesso? [ Chakra ON ]

20:39 Keiga:
 Le parole di Furaya non ricevono una risposta se non un segno d'assenso col capo. Resta in silenzio. No, di certo non è la persona migliore con cui parlare, sfogarsi e confidarsi. Non ha risposte. Sospira, alzando appena le spalle nel gonfiare il petto. Ed aggrotta la fronte <P-Perchè dici così. Nessuno ti odia, Furaya> Il suo nome, lo ha detto di nuovo. Per la seconda volta. <Ti ho cercata per anni. Io voglio seguirti, in ogni scelta tu decida di prendere> Farebbe davvero di tutto, non scherza su questo. <Ti procurerò tutto quello che vi serve. Nello zaino c'è qualcosa ma basterà per qualche giorno> Pausa <Tornerò con il resto ed altro cibo. Per ora..> Estrae la man forte dalla tasca, allungandola verso il porta armi che ha legato alla coscia dallo stesso lato. Tira fuori un misero kunai <N-Non è molto, me ne rendo conto, ma tienilo> Glielo porge. <Serve più a te che a me> Solo perchè lei al villaggio a fare rifornimento può tornarci. <Martello e..? Quali sono gli attrezzi?> Chiede e probabilmente la maggior parte di quei nomi neanche la conoscerà. Ma quando dice che farebbe di tutto, è così. Questo ed altro. E poi rialza il capo, accompagnato da quella mano e sostenendo lo sguardo dell'altra. <Certo. Piuttosto crepiamo ma Senshi sarà al sicuro> Mette di mezzo anche Akuma ma solo perchè è consapavole del fatto che il cane la pensa allo stesso modo. <Aiut- E come dovrei aiutarlo?> Un attimo di panico prima di tornare ad ascoltarla. E non sapeva che anche lui fosse bloccato in quel dannato cristallo. <Tachi adora Senshi> Annuisce nel dirlo. <Se ne prende cura come se fosse sua figlia> Di nuovo cerca di rassicurarla. <Nhg..> Ma quando le scappa quel piccolo fatto serra le labbra, inclinando appena la schiena all'indietro senza comunque allontanarsi di un passo <N-no. Ora è tornata a casa. E' stato solo qualche giorno> Aggrotta la fronte con aria pensosa <Non ho ben capito cosa sia successo, perdonami> Inutile come al solito <Però è stata rilasciata quasi subito, quindi suppongo ci sia stato un malinteso> Si, fidati che è così.

21:12 Furaya:
 Si stringe appena nelle spalle, non sapendo cosa rispondere alle parole di Keiga. Ci rimugina, mordendosi l'interno del labbro inferiore, come se un gesto simile potesse permetterle di pensare a mente lucida. <Ne sei davvero sicura? Mi accetterebbero come una volta se entrassi al villaggio?> Pensaci bene, perché la risposta non è affatto così scontata come la piccola Inuzuka potrebbe credere che sia. <Vorresti seguirmi anche se le scelte che prendo potrebbero essere deleterie e dannose per noi stessi?> Ripetendo in parte quelle che furono le parole di Saisashi, definendo la di lei idea utopica e fuori questione per certi versi, almeno per se stesso poiché intende smettere di combattere come avrebbe fatto un tempo. <Perché potremmo tornare ad agire come quelli che eravamo una volta.> Pur di riprendersi tutto ciò che le spetta, ma deve capire come funziona all'interno il nuovo villaggio, c'è bisogno d'un piano adeguato e la mente è principalmente Mattyse quando si tratta della stesura di quest'ultimo. Sarebbe da specificare quelli che erano l o r o, poiché lei gestiva la task force dall'esterno, ma non ne faceva parte in quanto Hokage e facilmente riconoscibile. Questa volta, invece, potrebbe essere diverso. <Non puoi portare fuori tutto quello che ci serve ogni volta, per questo potremmo fare una tappa lì, iniziare a capire come si muovono agglomerandoci tra di loro e accaparrandoci ciò che ci serve. Il tuo nemico devi conoscerlo.> Ne parla male perché reputa che quel villaggio non sarebbe dovuto nascere, anche se è contraddittoria con se stessa. Un villaggio che è riuscito ad unire sotto di sé tutta l'Alleanza è formidabile e denota anche una certa potenza della quale sicuramente si fa vanto. Abbassa lo sguardo verso il kunai, lasciando andare un piccolo sospiro dalle di lei labbra, facendoselo rigirare tra le mani, infilando l'indice nell'anellino superiore. <Un incudine ma potrei arrangiarmi, non posso mettermi a fare troppo casino in questi spazi aperti. Quindi, lascia stare per quanto riguarda gli attrezzi, in qualche modo mi arrangerò.> La di lei mano salirebbe in direzione del capo, laddove ancor è stretto il di lei nastro recante il coprifronte della Foglia graffiato in più punti. Non presenta alcun segno di ruggine né è rotto, ma si nota che è abbastanza vecchio ed usato. Lo stringe nella mano libera, prima di porgerlo direttamente alla corvina. <Dallo a Senshi> E' sicura di quel che sta facendo, deglutendo un grumo di saliva prima di riprendere a parlare alla di lei volta, glissando dal coprifronte al viso di Keiga. <dille che è mio> Deve sapere che sua madre è ancora viva. Deve saperlo a tutti i costi. <e falle sapere che lo rivorrò indietro> Specifica ancora, mostrando or un debole sorriso che spezza qualunque altra malinconia sul suo volto, nascondendola del tutto per almeno qualche istante. <ma che sarà lei a darmelo.> E vuole che lo prenda, che lo conservi e che glielo porga. A proposito di Saisashi, invece, si stringe nelle spalle. <Non fatelo crollare.> Tutto qui. Non saprebbe darle altri consigli in merito, quindi toccherà malauguratamente a Keiga tradurre le parole della Nara in quest'ambito. <Non posso aiutarlo e non posso stargli accanto.> Aggiungendo questo per farle capire come verta adesso la situazione tra loro due, seppur non si siano lasciati in pessimi modi, ma consapevoli entrambi dei motivi. E' come se avessero messo la loro relazione in stand-by, per certi versi. Per quanto riguarda Tachiko, sospira pesantemente cercando le parole giuste da dire in merito, un commento, un parere o qualcosa di simile. <Perché me l'aspettavo? Quando faceva cazzate a Konoha, c'ero io a coprirle le spalle ogni volta. Stessa cosa per Mattyse e per te, Keiga.> Ora non vanta di tutta questa protezione che lei in quanto Hokage le donava, comprendendola e aiutandola fin dove l'era possibile giungere. <Spero solo che adesso stia bene e che anche Senshi sia al sicuro.> Preferisce non arrabbiarsi anche a tal proposito. <Giurami che adesso sono assieme entrambe, altrimenti mi costringerete a venire a Kagegakure prima del tempo.> E non può farlo, non potrebbe affatto. Alla fine, però, prima di zittirsi deve porle un ultimo quesito. <Tachiko sa di me?> E' importante. [ Chakra ON ]

22:00 Keiga:
 Tarda un attimo a rispondere. Non capisce il perchè di quella domanda. Lei e quella sua povera testolina non la odiano, perchè gli altri dovrebbero farlo? <Perchè non dovrebbero farlo? Non capisco. Tu sei tornata. Non sei morta, non sei scappata. Eri intrappolata in quella dannata cosa! E adesso sei qui, che ti prendi la colpa di qualsiasi cosa. Come potrebbero odiarti? Come potrebbero non vedere quello che hai sempre fatto e come cerchi di rimediare ad errori che probabilmente non hai neanche commesso?> Non lo capisce. <Se ti odiano è perchè non hanno mai avuto fiducia in te> Deglutisce, stavolta senza abbassare lo sguardo. E' diretta e sincera <Si. Ti seguiremo a qualunque costo> Ed anche Akuma pare lasciarsi andare in un ringhio sommesso. Come a farsi sentire e convalidare anche la sua presenza. <Non mi interessa. Mi fido di te> E tace. Qualche attimo di silenzio, sperando che l'altra abbia capito che sulla sua presenza, per qualsiasi cosa, potrà contare sempre. Stringe poi i denti <Neanche in due?> Chiede riguardo alla roba da portare fuori. <Akuma potrebbe uscire più volte per portarvi quello che vi serve> Mica lo capisce, lei che non è tutto così facile. <Uhm. Allora quando verrete, farò in modo che ci siano anche Senshi e Tachi, se ti va.> Propone, abbassando la testa, pensando solo dopo che forse ha azzardato troppo e se avesse le orecchie come Akuma ora sarebbero basse e tirate indietro. <Un'inc-> Si ferma. Pesano una vagonata quegli affari e si volta verso AKuma. <Nh?> Qualche attimo perchè guarda di nuovo verso Furaya. <Allora continueremo a portarvi del cibo e magari delle piccole armi, fuuda, carte> Alza le spalle <Cosa che non attirano l'attenzione, insomma> Ingenuotta del cazzo che sei rimasta. Abbassa poi lo sguardo sul coprifronte. Lo guarda sgranando gli occhi a quelle parole. E' una cosa molto importante quella che le sta chiedendo. O almeno lei la vede in quel modo. <Lo farò> Lo prende e lo stringe, guardandolo ancora. <Faro il possibile anche per lui, se sei tu a chiederlo> Ammette rialzando la testa su di lei. Il coprifronte lo tiene nella mancina. Stretto. <E' tutto risolto. Senshi sta bene> Sorvola sul fatto che ha dovuto coprire i casini di tutti. Lo sa bene. <Ma io so che continuerai a farlo. A proteggerci> Annuisce e lo dice ancora <Sono insieme e Tachiko è quasi inquietante per quanto è materna> Alza un sopracciglio, pensosa. Scuote il capo <Non sono ancora riuscita a dirglielo. Tra l'arresto e tutto non sono ancora riuscita a parlarle come si deve. Ma ora la placco appena la vedo> Pausa <Anche perchè devo dare una cosa a Senshi> Lo dice e la guarda in viso, abbozzando un sorriso, sebbene timido. [Chakra ON]

22:39 Furaya:
 Le risposte che le vengono rivolte da parte di Keiga, purtroppo, son veritiere ma soltanto qualora si parlasse di qualcuno che non si fosse sentito tradito dal suo inadempimento. Qualcuno come la stessa Genin che ha davanti. <Chi conosce quello che ci è realmente successo?> A sentire le parole di Mekura, nessuno sa che fine abbiano fatto e nessuno ha mai pensato di andarli a cercare. Per quanto riguarda questo secondo obiettivo, sotto sotto è convinta che nessuno si sarebbe mosso in questi dieci anni mentre tutto veniva distrutto. Di loro non rimase nulla, se non il ricordo. Non potevano sapere che fine avessero fatto, in più hanno dovuto passare le loro vite a cercare un posto in cui tornare ad esistere. Una parte della Nara sa bene che è andato così, ma tutt'altra parte ipotizza che li abbiano soltanto abbandonati al loro destino. Punto e basta. Questo è quanto. <Al posto loro, io mi odierei.> Ecco perché ragiona in questo modo ed è proprio questa la risposta che intende darle, affinché capisca e possa meglio comprendere il punto di vista della Decima. Vorrebbe davvero ringraziare Keiga per le parole che ha espresso alla di lei volta, non riuscendo però a mostrare un altro sorriso. Le di lei labbra a malapena s'incurvano, nessun sorriso brillante a farsi spazio come avrebbe potuto fare una volta. Chissà se quel sorriso tornerà mai a farsi vedere, prima o poi. <Pensa bene a quello che mi hai appena detto, Keiga. Perché non posso giurarti di difenderti come una volta, non ho più lo stesso potere di un tempo.> Ed ammette quindi d'essere abbastanza debole adesso, non essendo riuscita a recuperare un bel niente. Deve anche impossessarsi quanto prima d'una katana che sia quanto più efficiente possibile, che sia almeno in grado di tagliare e di non spezzarsi appena tocca una superficie solida. <Come spiegheresti il fatto che porti fuori dal villaggio sistematicamente della roba? Prima o poi potrebbero chiederti a chi la stai portando, non pensi?> Insomma, è stata Hokage a propria volta, quindi dovrebbe sapere bene o male come possano muoversi all'interno dei villaggi; anzi n'è abbastanza certa. Non conosce ovviamente il regime di controllo che hanno in questo momento, dunque è altresì naturale che abbia delle titubanze in merito. <Non voglio farti correre rischi più di quanti tu ne stia correndo adesso.> Ma accetta quella sua messa a disposizione, se tale possa definirsi, poiché effettivamente le tornerebbe estremamente utile. <Se riuscissi a portarmi anche dei vestiti di ricambio, davvero, te ne sarei grata. Non strafare. Mettiteli addosso sotto gli altri, porta con te lo stretto necessario che potrebbe fare al caso tuo.> Non per altre persone differenti da lei o in numero maggiore, questo le preme farglielo sapere, cercando di inculcarle un minimo di raziocinio e ragionamento adeguati. <Fa sapere soltanto a Tachiko e a Senshi che cammino ancora in queste lande, ma a nessun altro.> Sottoscrive, cercandone ovviamente lo sguardo e facendosi a sua volta di nuovo abbastanza seria poiché non scherza, non è il momento per farlo. <E' strano, sai> Si lascia scappare una piccola risata. <non mi hai ancora chiesto un bacio.> Come faceva dieci anni prima... In fondo, per lei non è passato che un attimo, un soffio di vita. Si saluteranno poi sicuramente, dovendo tornare ognuna ai propri affari: lei da Mattyse per raggiungere Konoha, l'altra per portare qualcosa di speciale alla piccola Guerriera. [ EXIT ]

23:36 Keiga:
 <Anche non sapendolo. Anche non sapendo cos'è successo. Cazzo! Come fai ad odiare qualcuno che stimavi e rispettavi!> Stringe i pugni, e nel mancino c'è ancora il coprifronte. Resta in silenzio poi, finchè non è l'altra a riprendere. Non sapeva del potere. Ma che importa? <Troverai il modo> Perchè sempre di Furaya si tratta. Non quella di un tempo ma è sempre lei. <Uhm..> Pensandoci, in effetti è vero. E conoscendola la beccherebbero subito. E poi, alle sue successive parole sui rischi, la guarda. Un silenzio di qualche secondo per poi abbozzare un sorriso <Vedi.. qualche modo per difendermi lo trovi sempre> Sospira poi annuendo <Va bene. Ma non aspettarti abiti strani. Ci sono cose assurde là dentro> Ricorda il vestito psichedelico della ragazzina <Quindi, si. Porterò qualcosa> Si riprende un'altra pausa per ascoltarla <Non l'ho detto a nessuno. Lo dirò solo a loro> Su questo non ci piove. <mh?> Aggrotta poi la fronte alla risata dell'altra e sgrana di nuovo gli occhi dopo quella frase. Serra le labbra per dischiuderle subito dopo <Sono cresciuta. Potrebbe non bastarmi più un bacio..> Sbam. E dopo il saluto tornerà in groppa al cagnolone per far ritorno in quel posto che proprio non riesce a chiamare casa. //End

Un incontro nel quale Keiga lascia dei viveri a Furaya, la quale le chiede come prima cosa un abbraccio e infine delle informazioni che riguardano Senshi - sua figlia - e le mosse future.