[Kokuhaku]
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Giocata del 20/02/2021 dalle 14:43 alle 19:27 nella chat "Nuovo Monte dei Volti di Pietra"
Sole, nuvole, pioggia, sera, cosa importa adesso di ciò che fanno gli altri, di chi continua a vivere, di cosa accade intorno? Nulla a quell'anima che ha solo vagato, s'è aggrappata a quell'ultimo sospiro, a quell'ultimo addio.. e poi l'ha visto morire coi propri occhi, ha visto quell'animo venire preso dall'oscurità stessa e addormentarsi. Di nuovo è morta anche lei, ha lasciato perfino che lui l'abbandonasse per poter vivere quella sua nuova vita senza di lei, che possa finalmente esser ciò che desidera senza avere quel passato sempre a circondarlo, eppure, perchè nonostante sappia che questa sia la giusta decisione, perchè non riesce ad andare avanti ? Perchè i dubbi la assalgono violentemente ? Perchè tutto quanto sembra così dannatamente giusto da non donarle nemmeno un pizzico di felicità per se stessa? E' felice per lui, nel vederlo potersi vivere una vita senza il peso dei suoi occhi, di quell'antico potere, senza di lei corvo maledetto a pungolargli l'animo, eppure perchè si sente così.. triste? Sembra esser morta una seconda volta, dopotutto quel tempo in cui se ne è andato avrebbe solo dovuto odiarlo, doveva inceder alla propria rabbia , doveva far tutto ma non crollare ai suoi piedi.. e non avrebbe dovuto portare a galla quell'amore mai finito, mai consumato, mai vissuto in pieno. Il peso al petto che si amplia ad ogni passo, così come le lacrime stesse che sembrano non volerla lasciare andare, a quei coltelli che affondano nella carne lentamente e fanno male, troppo male. Avanza come uno zombie, senza meta e senza forze, ancor vestita con quegli abiti strani formati da un pantaloncino nero corto, una maglia stretta a maniche lunghe con uno scollo a V sul petto, e i lunghi capelli rossi che scivolano sotto le natiche. Non vuol nemmeno tornare da quel bianco, non vuol vedere nemmeno il suo sguardo speranzoso inceder nella disperazione, nel dispiacere, nella stessa delusione. Lei lo è, per tutti coloro che la circondano, per tutti coloro che l'hanno amata, e lei chi ha mai amato veramente? Lo ha mai fatto? O solo parole di circostanza e fasulle, di quelle che non valgono assolutamente nulla, e adesso l'unica cosa che può provare è la bellezza di non esser riconosciuta, che nessuno la noti, che nessuno la fermi, che possa continuare a camminare all'infinito senza una vera meta finchè la stanchezza non sopraggiungerà, solo allora potrà davvero fermarsi. E quelle occhiaie sotto gli occhi sono quelle di chi non ha dormito per nulla, i cui incubi da sveglia son forse peggiori di quelli mentre dorme. Un nuovo giorno si presenta alle porte dello Hyuga, che con fare apparentemente spensierato, si ritrova nuovamente sulla riproduzione del monte dei volti di pietra originale, ormai distrutto anni orsono insieme al suo villaggio. Si dice apparentemente perché, come al solito, la sua testa non è nelle condizioni migliori negli ultimi tempi, oltre a quella petulante vocina che ogni tanto si fa presente nelle sue menti, lo Hyuga ora ha da pensare al fatto che una persona alla quale tiene sia in una situazione non troppo piacevole, in seguito a delle azioni che.. beh non sono del tutto chiare. Ma bando alle ciance, in questo giorno nuvoloso, i passi dello Hyuga vengono posti in maniera molto silenziosa, il suo passo è leggero e tranquillo, non si vuole far condizionare troppo da un simile pensiero, anche se involontariamente, lo sta già facendo e pure tanto. I capelli, quei lunghissimi filamenti di seta corvina, vengono tenuti e raccolti in uno chignon piuttosto pomposo, pieno di capelli, per questo ha deciso di optare per una capigliatura regale in stile cinese, quindi con lo chignon sì sulla parte alta della nuca, ma con i capelli comunque sciolti e con dei ciuffetti che cadono sul suo viso niveo e dai toni delicati, mentre quella lunga distesa di filamenti setosi, raggiungono comunque i suoi polpacci. La parte superiore dell'uomo viene coperta da uno Shuai Jiao, che sarebbe la classica veste cinese da combattimento, la giacchetta o camicia da Kung Fu insomma, il colore è bianco perla con le cuciture e dei motivi floreali cuciti con del filo d'oro, l'indumento, ovviamente, è privo di maniche e con il colletto lievemente alto, mentre nella parte finale di esso, sia davanti che dietro, ha delle parti più lunghe che vanno a raggiungere le ginocchia di costui, quasi come se fosse un abito tradizionale da cerimonia. Il braccio metallico è completamente scoperto, così come quello in carne, che presenta dei bellissimi tatuaggi floreali ed un drago, la quale testa è nascosta sotto l'indumento dello stesso possessore del suddetto, i fiori sono delle rose rosse, mentre il drago è colorato di un bel verde felce, mentre sulla mano, oltre alla punta della coda del drago e qualche petalo di rosa sul polso, v'è il simbolo dello Yin e dello Yang, la muscolatura ben definita dell'uomo rendono quell'indumento appena attillato al suo torace. Le gambe di costui, vengono fasciate da un paio di pantaloni in stile Mushu, neri con gli stessi motivi floreali cuciti in filo d'oro dello Shuai Jiao, mentre ai piedi le classiche tabi nere, ultimamente sembra esser particolarmente attratto da questo stile tradizionalista cinese, che su di lui, permettetemelo, non sta affatto male. Durante il suo solitario cammino, lo sguardo perlaceo dell'uomo si sofferma sulla figura incalzante della Ishiba, di nuovo in quel luogo, ma più spenta ed affaticata del solito, i due stanno camminando in direzioni diverse, ma il vederla, soprattutto in quello stato, fa sì che allo Hyuga si risvegli qualcosa che da tempo era assopito in lui, la preoccupazione per una persona a lui cara, quindi lentamente si sposterebbe di fronte a lei per poterle sbarrare il passaggio e richiamare la sua attenzione verso il proprio viso <Sango..> direbbe solo il nome per il momento Nulla di più. Nel caso avesse continuato a camminare finendogli contro, la mano sinistra dello Hyuga si muoverebbe per poterle afferrare delicatamente la spalla gemella, andando a professare <Hey.. tutto bene piccola..?> con quella domanda, se gli fosse stato permesso il contatto, il pollice di quella stessa mano andrebbe a fare delle piccole carezze a quella spalla, mentre con sguardo preoccupato e malinconico, le sue iridi perlacee cercherebbero di incastrarsi con le celesti della donna "PICCOLA!? MA STIAMO SCHERZANDO!? QUALCUNO MI DICE CHI E' QUESTA!?!?" provocando a quella voce nella sua testa, un certo senso di gelosia infantile ed inutile. Come fermarsi adesso quando non vi è possibilità di riportar a lei quell'uomo? Non può far nulla, ha deciso di non far nulla, per il suo bene, per non essere quell'essere egoista che l'ha sempre contraddistinta e far la cosa giusta, quella spacca il cuore facilmente. Un sussulto mentre vede qualcosa, qualcuno mettersi sulla propria strada, ma non la cambia, che siano gli altri a starle lontana insomma e cambiar il loro corso, finchè quella voce e poi quella stessa mano non andranno a fermar una forza che non ha, che non c'è più. Il sogno che esplode a quel tocco, un sogno ad occhi aperti che lentamente finisce per riportarla a quella realtà nuda e cruenta, fatta d'amarezza e dolore, quanto può fare ancora? Quanto sopporta ancora? Quanto vuole sopportare prima di spegner tutto quanto? Un corpo che trema sotto quella stessa mano, e il quel viso lentamente si solleva per rendersi davvero conto di chi sia, di chi abbia d'innanzi, che alla fine vi sia sempre quell'uomo dai capelli corvini e dallo sguardo di ghiaccio puro ad accoglierla con quel calore. Parole che si perdono nell'etere, la mente che non le coglie appieno ma il senso vi è. Va tutto bene? Qualche attimo passa mentre lo sguardo , perduto come quello d'un passero sbatterà le lunghe ciglia pregne di perle d'acqua < no > non va bene nulla ormai e l'altro potrà constatarlo coi suoi stessi occhi come quell'animo pare essersi rotto definitivamente e come stia crollando su se stessa, e un giorno sarà in grado forse di raccogliere i propri cocci e alla fine ricostruire quel vaso che è distrutto. Ma non adesso, ancora vuole incedere in quella sorta di disperazione, la stessa che d'un colpo proverebbe a farla avanzare per un ultimo passo, quello che lo porterebbe al suo petto, quello che le permetterebbe di stringere le proprie braccia su quella stessa veste tenendola con forza e nascondendo infine il volto tra le braccia di quello che può dirsi un amico , in quelle in cui può sentirsi di crollare < non va bene nulla > stringe quel corpo al suo, vuole essere solo abbracciata, senza fraintendimenti, senza doverlo per forza amare, senza alcuna costrizione in fondo, solo per sentirsi debole almeno una volta e volendolo essere . < non dovevo amare alcuno > un sussurro basso, di rabbia, collera, ira, e disperazione. Quella che permane alla fine è quella insieme a quella vaga speranza di essere qualcuno di migliore, di poter vivere, e lo farà per Akendo, per quella sua mano allungatasi verso lei come la prima volta, e la storia sembra volersi ripetere ancora e ancora eppure questa volta deve decider. La donna si lascia fermare, e anzi, avanza ancora di un passo per potersi nascondere nel massiccio petto del gigante dagli occhi di perla, che ancora più preoccupato, andrebbe a riposizionare quella stessa mano sulla spalla altrui, portandola sulla sua testa per accarezzarle i capelli, mentre la metallica andrebbe a cingerla in vita, per poterla tenere a se e farle sentire un tipo di affetto che in questi casi, potrebbe far bene a chiunque. Il suo in questo momento è un abbraccio fraterno, di chi c'è e ci sarà sempre nel momento del bisogno e le sue spalle sono abbastanza larghe sia per i suoi che per i propri problemi, quindi sospirando alle sue parole, facendolo sentire alla donna tramite il suo orecchio appoggiato al petto, lo Hyuga andrebbe tranquillamente a continuare quelle carezze su quel manto color sangue, cercando di infondere un po' di calma nell'animo della stessa, dicendole dopo qualche attimo di silenzio <Non dire così..> il suo volto si abbasserebbe per poter poggiare le labbra sulla sua testa, un lieve bacio, quasi paterno <Il dolore ci rende più forti.. sai questo chi me lo disse..?> farebbe una piccola pausa mentre con il pollice della metallica andrebbe a fare dei piccoli segnetti sulla schiena di lei <Me lo dicesti tu.. non usasti le stesse parole, ma il significato era quello..> no infatti, lo minacciò per dirgli quello stesso significato la prima volta che si incontrarono sulla spiaggia a Kiri ben dieci anni prima, forse qualcosa in più <Smettila di pensare a queste cose.. non farai peggiorare la situazione..> ammette lo Hyuga, ricordandosi di tutti gli errori che ha commesso in passato e dove l'hanno portato, ma in fin dei conti, a lui sta bene così, non è mai stato dimenticato da nessuno, seppur si sia allontanato e sì, si parla proprio di Sango ora. La mano sulla testa della donna si sposta al suo viso, per farle una leggera carezza sulla guancia e, nel caso ci fosse stata qualche lacrima, asciugare per bene quella pelle candida e delicata, andandole a dire <Dimmi cos'è successo, troveremo una soluzione insieme, o quanto meno, affronteremo il dolore insieme..> un piccolo sorriso triste le verrebbe donato ora, attendendone le risposte ed i vari insulti, nel caso quelle sue stesse parole scatenassero in lei rabbia invece che conforto. Quanto si può esser più crudeli adesso? Si può mai raggiungere un fondo , di quelli che non devi più raschiare ma cadere nell'abisso per sempre per tutta la crudeltà donata proprio a quel ragazzo? Dovrebbe allontanarsi, non essere li con lui, non donar lui qualche speranza o ricordo d'un passato ormai annegato, eppure non se ne distacca nonostante quei pensieri, ma la mente rimane confusa e pregna di quel velo di nebbia pur di non comprender davvero quel dolore, pur di non capire cosa celi davvero dietro quel velo, tutto per proteggersi alla fine. Accoglie quelle carezze mentre lento il respiro si fa più basso, calmo, ritorna quasi normale così come quel viso con gli occhi aperti che osservano quel mondo come fossero delle semplici macchie colorate in transito che non prender forma, rimangono solo colori che non capisce. Ma lascerà adesso a lui la parola, andando a fermarsi su quelle parole. Quante cose dette nella convinzione fossero reali, quante volte dette con rabbia e minacciando coloro che non si fermarono ad udire, e adesso tutto quello non ha senso < non sai quanto posso aver sbagliato nella mia vita > sbaglio dopo sbaglio, errori che non posson esser cancellati ne perdonati, errori che si porterà dietro per sempre come enormi cicatrici a lambire quella pelle bianca e pura , macchiandola dei propri peccati. E un giorno quell'antica spada di Democle cadrà sul proprio capo spaccandola in due . Il corpo lento che si scosta dal suo eppur non sembri esister alcun altro intorno a loro, chiusi in quella bolla intima tra coloro che adesso si confessano l'anima < io.. sono orribile > sospira a quelle parole, vi è abituata a sentirlo da altri, eppure rendersene conto è .. difficile da accettare < io.. io> il respiro che manca mentre si porta la mano al petto < sediamoci per favore > un posto qualsiasi andrà bene, perfino a terra, cosa importa tanto delle apparenze? Un passo incerto che invece la porterà su quella panca vicina qualche metro per sedervisi e chinar di nuovo la testa tra le ginocchia < io.. lui.. ti ricordi che ti ho parlato di quell'uomo ? > un sussurro arriverà solo quando anche l'altro andrà a sedersi, ma ancora non vi è nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi, non ha il coraggio di legger l'ennesima delusione < mi ha chiesto di sposarlo > un sussurro che adesso si ferma pur di far comprender l'altro di cosa o chi stia parlando, di quale situazione si è venuta a creare per propria colpa < p-però prima di quella proposta.. prima che potesse avermela fatta ero.. in dubbio su di lui.. su tutto .. e > e li non finisce la frase, solleva solo il capo con le iridi verso di lui per fargli comprender ciò che ha fatto. Sa che non ci sarà molto altro da aggiungere in merito eppure deve poterlo fare, esser sincera almeno con lui che sente così vicino < ho finito per andare a letto con qualcun altro > il peso della confessione sembra alleggerirsi eppure qualcosa di ancor più pesante aleggia nell'aria stessa. La osserva mentre si distacca da quel suo abbraccio, sente quella distanza come se fosse una sorta di stilettata al petto, come se non volesse venir consolata, ma solo ascoltata e lui lo capirebbe se così fosse, non tutti i dolori son fatti per essere alleviati da qualcun altro che magari non c'entra nulla o che magari ne è la causa, quindi la ascolta mentre professa quel suo primo pensiero, andando ad assumere uno sguardo si malinconico, ma sempre con quella lieve punta di apatia che gli dipinge il volto con un espressione che potrebbe sembrare insensibile, ma è solo l'apparenza, lei, conoscendolo bene, dovrebbe saperlo che in realtà è tanto triste per lei. Lascia cadere quelle sue prime frasi e la segue verso quella panca, tuttavia, non si siete di fianco a lei, bensì si accovaccia di fronte alla sua persona, le gambe appena divaricate che formano due angoli acuti e provocando un leggero rumore metallico quando i legamenti metallici del ginocchio destro dell'uomo si flettono, portando i due lembi di quella giacchetta senza maniche a toccare il suolo, impolverandosi appena al contatto col terreno. Le mani andrebbero ad appoggiarsi sulle proprie ginocchia, mentre le perlacee dello Hyuga si fissano ora sulla sua interlocutrice, che non lo guarda, non ancora, e come al solito tra l'altro. La domanda che gli viene posta dalla di lei figura, riceverebbe un semplice <Mhmh..> come risposta, una semplice affermazione seguita da un annuire fatto con la testa, quando poi lei ammette di quella proposta fattale dal suo compagno, qualcosa dentro di lui va ad incrinarsi, non sa bene il perché, non riesce a capire bene come mai gli sia giunta questa sensazione "Tanto meglio.. lei si sposa e il mio Ichi-Nii rimane mio!" quel pensiero non lo aiuta minimamente, anzi gli fa venire un leggero tic all'occhio destro, ma raccogliendo ogni singola goccia di pazienza presente nel suo corpo, l'uomo andrebbe a sospirare profondamente, non rispondendo a quella sua testa malata. Arrivano altre informazioni però, informazioni che lo portano ad aprire leggermente di più gli occhi in direzione della sua interlocutrice, che finalmente lo guarda e gli dona nuovamente la vista di quei suoi occhi celesti, così limpidi da cancellare le nuvole sopra le loro teste, anche se, non appena il reato viene ammesso allo Hyuga, la mandibola va leggermente a cadere, lasciandolo con un espressione leggermente stupita, ma non troppo. Dopo qualche istante di silenzio più totale, lo Hyuga andrebbe a schiarirsi la voce chiudendo la bocca, cercando come meglio può di vedere la cosa da un punto di vista simil positivo, professandole <Beh.. è successo prima della proposta hai detto, ed eri in dubbio su tutto e soprattutto su di lui..> ammette alla volta della donna tornando lentamente sui suoi occhi <Se ti è servito a capire cosa volessi in realtà, allora forse non è stato un errore farlo.. diciamo che eri vulnerabile in quel momento e ti sei lasciata andare.. però sarò sincero..> l'uomo andrebbe a lasciarsi cadere al suolo incrociando gambe e braccia, assumendo uno sguardo imbronciato ma con un tono simpatico in volto <Il sapere che non sono stato io l'uomo del misfatto, mi offende un po'..> detto ciò, andrebbe di nuovo a guardarla negli occhi, facendole vedere una piccola parte della lingua uscire dalle proprie labbra ed un occhiolino di complicità, come a farle capire che va tutto bene, che lei ha il suo più completo appoggio <Senti.. tutti commettiamo errori.. non ti puoi martoriare per una cosa simile, ormai è successo.. manterrò il segreto non ti preoccupare..> un altro piccolo sorriso le viene donato, malinconico e preoccupato, ma sincero ed affettuoso, come solo lui ha sempre fatto nei suoi confronti. La confessione avviene, lenta, prenderà tutto il suo tempo per metter la vergogna da parte e provar anche solo per un attimo ad esser obiettiva. In quello che dice, sa che lo ferirà, che quel matrimonio per l'altro potrà esser che una dolore immenso, eppure ha bisogno di lui, ha bisogno che le stia vicino in quel modo, che possa parlargli apertamente senza la vera paura di esser giudicata senza conoscerla, senza sapere chi ella sia. E lui ha imparato col tempo a conoscer quel lato più debole e umano che le appartiene, quel suo inceder sul filo di un rasoio senza mai buttarsi ne dall'una ne dall'altra parte, con la paura che se lo facesse, tutto il resto sparirebbe . Lontano da lei per lasciarla infinitamente sola, eppure così si sente adesso, vuota e sola al centro d'un grande spiazzo eppure quella piccola luce verso l'alto la richiama ancora e ancora. Vorrebbe afferrarla subito ma qualcosa ancora la frena.. < è-è stato casuale Ichi > abbrevia quel nome in quel modo che le par anche carino da pronunciare seppur possa perfino sorridere di quel suo dire < è stato qualcuno senza alcuna importanza > come a consolarlo di quello, non vi è stato alcun sentimento in mezzo, ne amore, ne ricordo, solo un atto per non pensar al presente e al futuro, un atto in cui s'è lasciata andare pur di comprendere cosa abbia desiderato davvero < avevo compreso che alla fine posso amarlo > sospira ma sa che ancora non è finita, che quello che sta per dire adesso sarà la cosa più difficile da fare < .. ho incontrato Akendo > un sussurro basso, lieve, di colui che sa e conosce quel che vi era tra i due, e li quelle lacrime tornano a palesarsi in quelle azzurre iridi , pregne di dolore < l-lui non ricorda nulla, di nessuno.. nemmeno di me > eppure mente, sa che in quel loro ultimo istante, in quelle ultime parole vi era ancora Akendo che le stava dicendo il suo ultimo addio, quello che forse vorrebbe esser un semplice arrivederci. In attesa che ancora una volta il rikudo sannin possa tornare li, per lei, che possano consumare infine quell'amore e poi venirne completamente distrutti. < e.. non l'ho dimenticato affatto > tace adesso, tace d'innanzi tale verità, che quell'uomo seppur un kami non l'abbia dimenticato, e la rabbia che la investe nel sapere che anche quel potere che stava per ucciderlo adesso non vi è più , quanto tempo potrebbe passar adesso con colui che desidera? Con quel possessore del rinnegan che ormai non esiste solamente l'ombra < l'ho lasciato andare, non gli ho detto nulla su chi era > le lacrime che scivolano di nuovo verso il basso < eppure continuo a sapere che è vivo, e vorrei..vorrei.. vorrei solo che si ricordasse di chi io fossi ma se lo sapesse tutto il dolore e la rabbia tornerebbero su di lui > tace ancora, scossa da quei singhiozzi muti e soffocati allo stesso tempo < non so che fare > gli sta chiedendo aiuto, lo sta facendo adesso che il proprio cammino s'è perso totalmente e gira come una trottola impazzita su se stessa, alla ricerca della propria vita. La complicità è stata accettata a quanto sembra, usa persino un abbreviativo e riesce persino a farla sorridere per qualche istante, la cosa gli da ovviamente gioia, le spalle infatti andrebbero a rilassarsi appena e le sue braccia si scioglierebbero da quell'incrocio che avevano assunto poco prima, andando a dire <Sarà meglio anche!> provocandosi da solo una piccola risata divertita, più per il fatto dell'esser riuscito a farla sorridere per qualche frazione di secondo. Il tutto però dura appunto pochissimo, quando quel nome viene nuovamente pronunciato alle sue orecchie "Lo stesso Akendo che te la portò via in passato? Voglio conoscerlo!" la sua mente torna indietro di anni, il solo sentire quel nome lo riporta a quando si trovava in quel limbo di pensieri, sul chi amasse veramente, se lui o Akendo stesso, e la voce nella sua testa non lo aiuta per niente facendo queste battute. Lei spiega come in realtà non si ricordi più nulla del passato, la cosa non gli provoca alcun sollievo, soprattutto per quello che professa lei successivamente. Il battito cardiaco dello Hyuga accelera in maniera repentina e quel qualcosa che poco prima si era incrinato, ora va a spezzarsi completamente, dando libero sfogo a quella sua vocina interiore "Rassegnati Ichi-Nii, per quanto tu possa essere attraente e figo, non sarà mai tua.. ci sarà sempre qualcuno più importante di te ai suoi occhi!" nel vedere quelle sue lacrime scendere come cascate infrangersi sulle rocce, lo Hyuga si solleva da terra per mettersi su quella panchina accanto a lei, occupando un po' di spazio effettivamente, dato che decide di mettersi con le gambe incrociate su di essa. Compiuto questo cambio di sede, la mano umana dello Hyuga andrebbe dietro la schiena altrui per cingerla in vita, mentre la metallica, andrebbe a posizionarsi sulle sue gambe per poi, senza preoccuparsi di chiedere il permesso ne con alcuna malizia in mente, sollevarla e portarla su di se, mettendosela in mezzo alle gambe ed abbracciandola poco dopo, accarezzandole di nuovo la testa mentre lei singhiozza silenziosamente addosso a lui, rivelandole quello che in realtà, è sempre stato il suo pensiero su quel che è stato tutto il loro rapporto <A volte.. è meglio far soffrire noi stessi, piuttosto che far del male alle persone a cui teniamo di più..> non gli viene altro da dire, cerca di farle capire che quella tristezza e quel dubbio che sta provando, se effettivamente tiene ancora così tanto a quell'uomo, li deve tenere per se stessa e soffrire in silenzio, senza far tornare il dolore nella mente della persona che ormai non esiste più "Dai Ichi-Nii, non fare così, hai sempre me in fin dei conti!" la stretta su di lei, si fa leggermente più presente, nulla di doloroso ovvio, ma il dolore che sta provando in questo momento, sta venendo contenuto in maniera impeccabile dallo Hyuga, che di tutta risposta, trasforma quello stesso sentimento in comprensione ed affetto per la Ishiba tra le sue braccia, che sembra averne più bisogno di quanto in realtà da a vedere. Sa che confessare quelle parole all'altro saranno il più grande spiacere, sebbene non sappia quanto profonda sarà quella ferita, accudita e avvelenata da quella vocina nella sua stessa testa, quella che lo porterà ad un crollo se non controllata a sua volta. Non sa quanto l'uomo vi stia indugiando, quanta attenzione gli stia donando adesso, quanto orecchio le porga e possa avvelenarlo ancor di più < non dovrei parlarne con te > lo sa che non dovrebbe, rimembra anche lei quella zona di guerra, Kiri, il dubbio che si era insinuato nel sapere che Akendo non le sarebbe stato vicino come desiderava, come voleva davvero, sempre insieme, fianco al fianco, rinunciando pur a tutto quanto , a quel sogno, a Ren, pur di accompagnarlo. Ma non vi è riuscita, e nemmeno lui vi è riuscito, non quando i loro desideri son tanto radicati nel loro essere da accecarli e renderli egoisti. Il movimento di lui non la spaventa ne la distare, eppure poco dopo si troverà nel mezzo delle sue gambe e con la spalla e il viso appoggiato al suo petto. Quelle parole , quelle sono una stilettata ultima , sono quelle che spezzeranno alla fine quell'animo < si > sa che quello è la cosa giusta da fare, quella da dover lasciar andare una persona che si ama, eppure quella persona non vi è più, non è più Akendo ma Kioku Nashi. Un essere completamente differente dal precedente, colui che non ha mai conosciuto il dolore, la guerra, la perdita, colui che adesso ha la possibilità di viver davvero < non sono nessuno per togliergli questa possibilità > il suo essere adesso è libero, e almeno abbastanza differente che in pochi ricordino davvero quel viso , quello senza rinnegan, quello senza passato < eppure vorrei potergli stare accanto seppur non dicendogli nulla > una speranza vana probabilmente, un desiderio egoistico di poterlo osservare ancora e vederlo crescere, vederlo esser la fiamma lui stesso < anche solo da amica.. e vederlo esser felice > ma sa che una mera amica non potrebbe mai esserlo, ma vi avrebbe provato senza dubbio, amandolo ancora da lontano e guardandolo librarsi nel cielo. Il corpo che lentamente si rilassa tra quel calore, lentamente riprende il respiro con calma estrema, con le braccia stanche e il corpo morto < non sono sicura di volermi sposare. Chi vorrebbe star con me dopotutto? Ho tradito, continuo a farlo, e corro ancora dietro un kami irraggiungibile, ora più che mai > adesso che è li, vicino, sa che non deve toccarlo, che non può farlo. Cosa le rimane dunque da fare? Quando tutto sembra non aver più senso e quelle catene si stringono forte in un animo selvaggio e mai fermo, che mai s'è chinato a qualcun altro, che mai vorrebbe farlo alla fine. Ascolta i battiti del cuore altrui , ne ascolta il respiro stesso cercando di calmarsi , inconsapevole che si sia infine rotto per il proprio ultimo colpo di grazia. Quella stilettata dritta al cuore che lo farà sanguinare, quella di un amore mai coltivato il loro per proprio merito. Li, tra le sue braccia, il respiro della donna va a calmarsi lentamente, quelle parole non hanno un vero e proprio significato per lui, in quanto è l'unico che la possa capire e confortare in una situazione simile, l'unica cosa che gli viene da professare è <Sbagli, sono l'unico con la quale ne puoi parlare a dire il vero..> ammetterebbe alla sua interlocutrice, che potrebbe sentire il petto di lui vibrare per via di quella sua profonda voce, i suoi battiti cardiaci, nonostante siano quelli di un cuore bucato, lacerato e spezzato da sentimenti passati, rimangono calmi, il ritmo che ha quel suo muscolo ha un che di disumano per quanto riesca a mantenere il controllo e la calma, anche se ahimè, il tutto viene tenuto insieme da un comparto mentale che purtroppo, non riuscirà a reggere ancora per molto. La donna sembra accettare quella verità, anche se quel sogno permane nella sua persona, facendola stare male ovviamente, ma in fondo, è la stessa cosa che sta facendo lui, anche se inconsapevolmente, dopo tutto, il primo amore non si scorda mai no? "Tsk.. se questo me lo puoi definire amore.. Ichi-Nii, pensaci bene, sei stato bene solo con me in questi ultimi dieci anni" improvvisamente, all'interno della testa dello Hyuga si intende, oltre a quella voce si presenta un fortissimo fischio, come se una carta bomba gli fosse appena scoppiata di fianco all'orecchio, la cosa gli provoca un leggero tic all'occhio, come se avesse accusato il colpo, nell'ascoltare però le parole altrui, l'uomo non può fare a meno che guardare quella sua chioma rossa, in quanto il viso è appoggiato al suo petto, per poi andare a confessa quel pensiero che ha sempre avuto nei suoi confronti, accompagnato da una semplice informazione <Io lo farei..> ammetterebbe prima di rivelare quell'informazione <Sappi che qualunque decisione prenderai.. non solo io la accetterò, ma se decidi di andare all'altare.. vorrei essere io la figura che ti ci accompagnerà..> direbbe cominciando ad accarezzarle i capelli <Sia io che te, non abbiamo mai avuto una famiglia vera e propria, o almeno non ce la siamo vissuta.. però posso dirti che ci siamo sempre stati l'uno per l'altra, per un motivo o per un altro..> spiegherebbe passando quella mano dai suoi capelli alle sue gambe <Ma se ti devi sposare e se decidi di farlo soprattutto, non puoi andare da sola all'altare, non lo permetterei mai..> concluderebbe stringendola a se mentre nella sua testa, il caos impazza "Mi fai morire Ichi-Nii.. nonostante il dolore che stai provando continui ad offrire il tuo affetto ad una persona che in realtà non ha il benché minimo interesse nei tuoi confronti, se non quello di insulso oggetto da usare quando più le fa comodo, non riesco a capire se sei la persona più perseverante del mondo o se sei solo incredibilmente stupido!" aumentando sempre di più quel senso di inadeguatezza che da tempo si instaurava in lui. E' davvero l'unico con cui possa parlare liberamente, senza doversi preoccupare d'un giudizio qualsiasi perchè l'avrebbe sempre trattata con quell'antica dolcezza che in molti hanno perduto, eppure sa anche che lui l'ha amata, lo sa e dovrebbe stargli lontana così da permettergli di andare oltre , di trovar la sua felicità. Chiede, pone quelle domande eppure quella risposta la lascia sorpresa e interdetta, ci vorrà qualche momento prima che sia lei a tornar a parlare, e seppur la voce rimane dolciastra vi è quel senso di rimprovero quasi < dopo che sai di ciò che ho fatto, di ciò che potrei fare? Di non esser in grado a legarmi ad alcuno e basta ?> ne è sconvolta, davvero, non riesce nemmeno a guardarlo in quel momento, comprendendo che alla fine forse non si legherà mai a qualcuno tanto da permetterle di fermarsi, di rimanere in un singolo loco per sempre. Lei che ancora continua a muoversi ogni giorno, spostandosi da villaggio a villaggio pur di riprender la vecchia via, ove non vi era alcuna casa in cui tornare ma solo un'ennesima da costruire < vuoi farti davvero male Ichirou, credo si chiami masochismo > torna a quello stesso lungo nome, torna a chiamarlo col suo intero, a rimproverarlo per quell'amore che ancor prova per lei stessa, dovrebbe sbarazzarsene in un attimo, cacciarla via e non sarebbe tornata ma neppure lo odierebbe- perchè sa che se farebbe, ciò non sarebbe affatto giusto nei suoi confronti, che sarà almeno chiara per lui , per il bene che gli vuole, che non potrà amarlo quanto lui ama lei . Ode quel suo continuo dire, su quel che farebbe per lei nonostante tutto < grazie > un sussurro basso, non ha bisogno di gridar o di dir altro adesso, solo un sussurro < non so cosa fare ancora.. non voglio pensare, decidere, voglio solo..respirare > non lo sa davvero e per quello si stringerebbe in quell'abbraccio, lasciando che il silenzio si metta tra i due, che i pensieri possan uscire, dolci o velenosi dalle due menti, una vocina che continua quell'avvelenarlo lentamente, le stoccate che vengon amplificate da essa, stronza ma veritiera alle volte nel portare lo Hyuga alla realtà, ma la sua di realtà, non quella reale ove anche la rossa pensa all'altro sebbene il proprio egoismo, eppure quei pensieri vengono ribaltati e anneriti d'odio puro < portami a casa tua, non voglio tornare adesso da Shiro > non è pronta ancora ad affrontarlo, non quando non ha preso alcuna decisione, e preferirà rimaner con lui in quella sua casa in effetti che andar ovunque altro, lasciandosi trasportare perchè rifiuterà di muoversi oltre e affondar un poco nel sonno nel suo petto o nella semi incoscienza, da rimembrar così la strada che percorre e poter continuar a parlar lui. La giornata sembra esser terminata, ma ancora è lunga e non sa quanto. [END] Quelle sue domande, lo fanno riflettere, magari è stato frainteso dalla donna, alla quale verrebbe immediatamente spiegato quel concetto <Se fossi nei panni di costui e non sapessi le cose che mi hai appena detto, si Sango.. lo farei..> anche lui usa quel suo nome come se la stesse rimproverando di qualcosa, è ovvio che appoggi le sue scelte, ma non vuol dire che siano giuste, quindi dice quella frase come a far intendere che ha sbagliato, ma l'amore che prova una persona non può esser messo alla prova se non gli si confessano i peccati commessi <Non è sempre stato così?> quella domanda viene fatta in chiave ironica alla donna, che con quelle sue prossime parole va lentamente a sopirsi tra le braccia dello Hyuga, non prima di averlo intimato a portarla a casa sua, per paura di affrontare il suo amato, sempre ammesso che sia ancora il suo amato nella sua testa. Rimane dunque lì ancora per qualche minuto, in balia di quella scena, come in passato, lei che dorme o rimane nel dormiveglia tra le sue braccia, proprio come a Kiri, quando in quel luogo di guerra, due cuori deboli come i loro riuscivano a darsi forza a vicenda, creando quella cupola di sentimento laddove la guerra il sangue ed il dolore stavano distruggendo il mondo che tentavano di salvare, e che alla fine è perito sotto l'impeccabile lancia del destino, che dall'alto dei cieli ha condannato gli abitanti di quel mondo alle sofferenze delle battaglie, sia perse che vinte "Ichi-Nii, non mi fraintendere, ti voglio un bene dell'anima e lo sai, mi conosci ormai, ma portarla a casa con noi è un errore, sai già come andrà a finire se lo fai" ovviamente quella sua voce onnipresente deve farsi sentire di nuovo, ma dato che la donna si è addormentata, questa volta le può rispondere <Non posso fare altrimenti Fuyuki.. non è da me abbandonare le persone che hanno bisogno del mio aiuto.. soprattutto se sono legato a loro..> detto ciò, si alzerebbe da quella panchina con la donna in braccio, tenendola stretta per non farla cadere, mentre passo dopo passo, comincerebbe il suo cammino in direzione di casa sua, con passo calmo e composto, come se nulla in realtà fosse successo e come se nella sua testa, non si stia creando sempre di più quel senso di inadeguatezza che lo sta facendo sentire in errore col mondo intero. [END]