Sotto la neve, di nuovo.

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19:08 Keiga:
  [Volto Decimo Hokage] Tutto storto. Mai una volta che andasse bene qualcosa. E' vero ha trovato Furaya ma alla fine si sono separate di nuovo. E poi? Tachiko arrestata e Senshi chissà che fine farà. Sta seduta sul testone della Decima. Un pò come se quella pietra la tenesse legata a quella donna. Solo il fatto che rispecchi la sua immagine, è un valido appiglio al sentirsi più vicina, secondo lei. Capelli lunghi e lisci che raggiungono il sedere incorniciano il viso dagli occhi neri e la pelle olivastra con la presenza, sulle guance, dei triangolini rossi, simbolo del clan Inuzuka. Indossa una felpa nera con il cappuccio appoggiato sulle spalle e travolto dai capelli. Un pantalone nero e delle scarpe chiuse dello stesso colore. Un piccolo ritorno alle origini, riguardo il vestiario. Legato alla coscia destra c'è il porta armi con dentro un kunai, mentre a sinistra, legata in vita, c'è la tasca porta oggetti con dentro tonico curativo e recupero chakra. A coprir le mani ci sono i guandi senza dita con le placche metalliche che proteggono i dorsi. Sta abbracciando le sue stesse gambe, stringendole a sè, con il mento appoggiato sulle ginocchia. Lo sguardo, fin troppo umido, è puntato verso quel villaggio che non considera neanche casa. Quella non è casa sua. La sua casa è stata distrutta. Sia quella vera che quella temporanea. La tristezza è sovrana su quel viso che permette agli occhi di lasciar scivolare alcune lacrime, rigando i triangolini rossi. Un pianto silenzioso e solitario, come al solito. Solitario rispetto alla presenza di altri umani perchè ovviamente non è da sola. Con lei c'è Akuma, sdraiato al suo fianco con il musone appoggiato su quelle zampone che si ritrova. Ha le orecchie dritte, attente ed il tartufo che annusa l'aria. Anche lei nonostante tutto ha l'olfatto attento e l'udito. Lo sguardo no, quello è intento a ricordare e svuotarsi di tutte quelle lacrime che fino ad ora non è riuscita a versare.

19:27 Dyacon:
 [Nuovi volti di pietra] Un tuffo nel passato. Si ritrova a camminare sui nuovi volti in pietra degli ex Hokage. Osserva dall'alto verso il basso Kagegakure, tornando indietro con il tempo a quando, nella stessa posizione, era insieme a Touma ed Ichirou a difesa di quei visi scolpiti nella roccia. Attimi prima che Konoha cadesse sotto gli attacchi delle bestie del falso Dio. Immagine che lo riporta a vivere quei momenti tragici e difficili, tanto da estraniarsi dal mondo reale. Gli occhi sgranano e la mente si perde tra le urla dei cittadini in preda al panico. < ..... > Cammina dal nono volto fino a mettere piede sulla nuca del decimo: Furaya. Hokage di cui ha perso letteralmente le tracce da dieci anni a questa parte. Una perdita importante non solo a livello politico per tutto il mondo ninja, ma anche sentimentale. Per lui era un punto di riferimento. La donna che gli ha permesso d'intraprendere la strada da shinobi. Che ha cancellato le sue insicurezze. Lascia che la brezza dell'imbrunire s'infili tra la folta capigliatura corvina, spostando parte delle ciocche ribelli ricadutegli davanti al volto, occultando gran parte della zona destra - occhio compreso -. Pelle albina in contrasto con l'oscurità dei capelli, in cui però svettano le due pupille color ametista incastonate nei bulbi oculari. Maglietta nera e felpa bianca a collo alto con chiusura a zip verticale a protezione del busto. Cos'hanno di particolare questi indumenti: non hanno la manica destra. Infatti il braccio dritto è completamente nudo dalla spalla fino al polso e, nel mezzo, c'è il coprifronte di Suna, legato nella zona esterna del bicipite, tra spalla - appunto - e gomito. Pantaloni come la pece con ricami in oro, i quali fanno pandance con la giara ocra posta dietro di lui in posizione diagonale, contenente la sacra sabbia del paese del Vento. Ai piedi vi sono i classici calzari da shinobi aperti sulle punte, mentre ad altezza quadricipite mancino vi è il portakunai contenente due tipologie di armi: kunai e shuriken. Dal fianco destro invece, sporge il portaoggetti assicurato alla cintura, al cui interno ci sono tonici, fudda da sostituzione e carte bomba. Avanza, restando stupito dalla figura che gli si para innanzi. < K-Keiga.... > Sobbalza e lo stomaco si restringe, dandogli colpi incontrollabili

19:41 Keiga:
  [Volto Decimo Hokage] Toh, incredibile come ogni volta che i due si vedano, per una cosa o per l'altra ci sia la neve. Fiocchi leggeri iniziano a cadere, distraendola da quello sguardo perso e costringendola ad inquadrare un fiocco che le cade davanti al naso. Deglutisce, facendo un lungo sospiro come se dovesse riprendersi da quello stato. Ed è in quel sospiro che le arriva come uno schiaffo l'odore di Dyacon. Ormai memorizzato. Ormai lo riconoscerebbe ovunque. Memoria olfattiva. Akuma si è limitato a mugugnare appena, roteando solo le orecchie verso il Sabaku. Anche lui è abbastanza provato dalla situazione. Troppo legato alla sua umana, è come se condividessero le stesse sofferenze. Neanche lei si volta a guardarlo per adesso. Sicuro l'altro avrà anche visto che stava piangendo. Ma tanto ormai non ha più senso nulla. E' già tanto che non si butta da quel faccione. La mano destra si allontana dalle gambe per raggiungere il viso ed asciugarsi quelle lacrime che ormai sono scese. Ce ne sono anche altre ma è ora di richiuderle per adesso. Ora che non è più da sola è meglio lasciarle dove stanno. Asciugatasi, tira ancora su col naso per poi tornare ad abbracciarsi le gambe anche con quella mano e braccio. Deglutisce e ruota il capo verso il genin, allargando le labbra in un sorriso con la testa che si inclina di lato, di poco <Ehi..> Infila la maschera. Non mostrare a nessuno che sei una debole del cazzo. Non far vedere che hai un cuore anche tu, sotto quella felpa nera.

19:58 Dyacon:
 [Volto Decimo Hokage] Nonostante in questi dieci anni la sua tempra sia migliorata sotto ogni punto di vista, da quello fisico a quello mentale, l'unica figura che gli fa perdere lucidità è quella di Keiga. Sente il cuore battere più velocemente; una sensazione di non sicurezza farsi largo tra le anse dello stomaco. Si è allenato, è diventato più stronzo, estroverso, a tratti arrogante, ma tutti questi upgrade sembrano svanire con l'Inuzuka davanti. Ovviamente sono lotte interne, intestine, che l'altra non saprà MAI. Fuori, la solita armatura di sabbia(?). < ..... > Resta in silenzio, osservandola dall'alto verso il basso, squadrandola in modo interrogatorio. Non può fare a meno di accorgersi delle sue lacrime. Gesto che gli fa corrugare la fronte, alimentandogli un minimo di rabbia. Odia vederla in quel modo e spaccherebbe tutto e tutti solo per ridarle il sorriso. Trattiene tutto. Se l'altra non vuole mostrare il suo lato debole, anche lui non è da meno. Eppure, alzando muri del genere, senza parlare, senza gettarsi a mete libera, si rischia di vivere una vita di rimpianti. Con il tempo, forse, lo imparerà a sue spese. < Ehhhh... > Sospira, slacciando la fascia in seta che lo avvolge nei pressi della vita, liberandosi del peso della giara dietro di sé. La reliquia verrebbe poggiata con delicatezza sulla roccia raffigurante Furaya, ma sempre a portata di mano. < Non trattenerti. Non con me. > Gli occhi color ametista infrangono la maschera indossata dalla genin, o almeno ci provano, mischiandosi con quelli neri e ancora umidi della ragazza. < Se vuoi piangere fallo pure. Sappi che sarò qui accanto a te... > Sussurra cercando di farla star bene, siedendosi anche lui sui capelli in pietra del Decimo Hokage. Resta in silenzio, spostando l'attenzione sulla metropoli di Kagegakure che si staglia sotto di loro. Natiche attaccate al terreno e gambe piegate sulle ginocchia. Braccia, invece, distese verso tergo, oltre i fianchi, sorreggendo il busto reclinato all'indietro.

20:12 Keiga:
  [Volto Decimo Hokage] Lo sguardo torna sul villaggio, tempestato dai fiocchi di neve che ricadono su di esso. Lo sente sospirare e poi ne ascolta le parole successive. Impassibile, dietro quella maschera, sebbene voglia apparire serena. <E chi si trattiene> Risponde, perchè si. Ormai ha superato la fase di ribellione alle parole. Si tiene ancora tutto dentro ma almeno apre la bocca per parlare. Si volta a guardarlo, dal basso in alto, almeno fino a che lui non prende posto al suo fianco, lasciando che Akuma si lasci andare in un ringhio sommesso. E lei allunga una mano verso il bestione, sdraiato dalla parte opposta di Dyacon, per accarezzarlo e calmarlo. <Ma chi piange> Aggrotta la fronte, e guarda di nuovo verso il villaggio <Tkz..> Aggiunge poi, che ci sta sempre. In tutto questo, nasconde anche il fatto di essere felice di vederlo. <Come stai?> Chiede, dato che non lo vede da quel giorno. Parla come se tutto a posto. Come se fosse tutto tranquillo. Come se non fosse successo nulla di brutto in tutti quegli anni. Ma non è così. Dentro sta male. Sta terribilmente male. Ma questo è un qualcosa che non possono sapere tutti. Si sporge all'indietro, tenendo ben salda la presa sulle gambe, mentre i capelli, lunghissimi rispetto a prima, ne assecondano il movimento. Tutto solo per guardarlo. Cercandone lo sguardo con il proprio in attesa di una sua risposta. E la mano più vicino a lui, si allungherebbe anche per cercare di assestargli un pizzicotto sul lato della coscia che ha più vicina. <Che hai fatto in questi giorni?> Domanda ancora, cercando di pizzicarlo di nuovo. Cerca un contatto, probabilmente. Un contatto strano, ma basta che ce ne sia uno. Akuma brontola di nuovo e ruota il muso dalla parte opposta a loro, sempre lasciandolo appoggiato sulle anteriori.

20:44 Dyacon:
 [Volto Decimo Hokage] La neve inizia a cadere, rendendo il panorama da lassù ancora più bello. Romantico se possibile. I primi fiocchi s'addensano sulla capigliatura corvina, infilandosi tra i capelli e bagnare infine la cute. < Tsk! > Schiocca la lingua sul palato, abbozzando un sorriso ironico mentre gli occhi color ametista si posano sulle luci della metropoli che si staglia sotto di loro. Gli angoli delle labbra si arcuano verso l'alto. < Come no. > La prende in giro, poiché è sicuro della menzogna che l'altra gli ha appena rifilato. L'ha vista piangere, la vede soffrire e il non sapere il motivo lo manda in bestia. Perché? Perché se potesse eliminerebbe ogni tipo di preoccupazione seduta stante all'Inuzuka. Durante questi giorni ha fatto sesso con altre donne. Eppure, nonostante la carne e il corpo fossero impegnati in quell'atto di puro piacere, la testa e il cuore, nei giorni a venire, hanno sempre richiamato un nome: Keiga. < Le tue cazzate sono facilmente tanabili... > Non è un rimprovero, anzi. Nell'esternare quella frase il sorriso rimane stampato sui suoi tratti somatici. Reclina il capo verso sinistra, dando modo all'unico occhio visibile - il mancino - di posarsi sulla figura della genin, ricambiando quello sguardo. < Vado avanti per la mia strada. > Da solo. < A te non faccio la stessa domanda perché nonostante voglia prendermi per il culo, ti riesce male. > L'ha sgamata appena è arrivato sul volto del decimo hokage. < Quindi posso dirti che se vuoi parlare o se posso fare qualcosa, lo farò. > Semplice, diretto, anche se il fatto d'essersene andata da casa sua con un messaggio, non l'ha digerito a pieno. < Ancora mi ringhi Akuma? Ormai dovresti fidarti di me... > Voce armoniosa, con nessuna nota di nervosismo o rabbia. < Cos'ho fatto? > E' andato al tempio del fuoco per chiedere una benedizione per lei. Ma non glielo svelerà mai. Segreto intimo che solo il monaco Tsuyu conosce. < Allenato e ambientato nella zona di Suna. > Deve ancora conoscere il Kazekage, ma a breve l'incontro avverrà. < Tu? Dove sei andata dopo esser scappata da casa mia? > Sorride amaro al termine della frase, ma era un tasto che inevitabilmente doveva esser toccato. Al pizzico sulla coscia, la mano unisce le dita e, d'stinto, cerca di dargli uno schiaffo sul dorso, ma solo dopo aver incassato il corpo. < Fermati idiota! > Ci scherza e, nonostante mostri una maschera di sicurezza, si perde in quel volto.

21:02 Keiga:
  [Volto Decimo Hokage] Torna ad abbracciarsi le gambe, puntando le nere sul villaggio <E tu fai finta di cascarci e non rompere> Ecco, giusto perchè il modo di parlare come un camion non le è andato via del tutto. Lo ascolta, distendendo le gambe per poi incrociarle tra loro. Ed è qui che Akuma ne approfitta per piazzarle proprio lì il musone. Sgrana appena lo sguardo lei per quel gesto che l'ha colta alla sprovvista ma finisce con l'appoggiare le mani su quel musone che cerca sempre di darle conforto. E così ha anche buona la visuale sul genin. Akuma è diventato geloso, si. E dunque si sono invertiti i ruoli. Lui ora fa sesso qua e là e lei invece è presa dai suoi problemi ed al sesso per il momento non ci pensa neanche troppo, forse. <Io non prendo per il culo nessuno. Non ti è mai andato qualcosa nell'occhio? Ecco. A me in tutti e due!> Già che siamo in vena di cazzate, facciamolo bene. Riguardo al resto sospira, abbassando la testa. <Sto bene ho detto> Raccoglie le forze per rispondere in quel modo. Ma non c'è nulla che vada bene. Akuma tiene gli occhioni neri su Dyacon, inquietante pure un attimo. E lei abbassa la testa proprio sul cagnolone, accarezzandolo di nuovo <Lui, non si fida molto delle persone. E' cresciuto solo con me. Ne tollera forse tre o quattro senza brontolare> Spiega, senza specificare. Ed Akuma poi si scosta, forse non troppo comodo, per tornare a posarsi sulle sue anteriori. Lei ruota il capo verso il ragazzo, guardandolo mentre le racconta. Sembra anche interessata, a differenza di un tempo che non le sarebbe importato nulla. <Sono tornata alla grotta> Sbam. Diretta, senza se e senza ma. Abbassa la testa. <Speravo di recuperare qualcosa ma..> Torna a guardarlo, sfoggiando un sorriso che racchiude solo tristezza <è impossibile a quanto pare> E poi chiude le mano destra in pugno, cercando di indirizzarlo verso la spalla di Dyacon, neanche troppo piano <E non chiamarmi idiota, cretino!>

21:27 Dyacon:
 [Volto Decimo Hokage] Resta accanto alla ragazza, avvicinandosi di qualche centimetro con le natiche che scivolano sulla pietra sottostante. < Quindi vuoi che ti cogliono. Va bene. > Fa spallucce, sorridendo ancora una volta divertito da quella strana conversazione che stanno avendo. Braccia distese all'indietro, oltre i fianchi, e busto ancora reclinato verso tergo con il volto girato in direzione dell'Inuzuka. < Non sono più petulante come una volta. > Quando era Genin. Lo è ancora, ma più fico(?). Se prima voleva a tutti i costi estrarre le parole dall'altra per sanare una sua curiosità o semplicemente per farle ammettere la verità, adesso si limita ad assecondare quel non parlare. Sguardi e linguaggio del corpo sono ottimi alleati. Anche nel silenzio. < Io sono arrivato dopo. Quindi è impossibile che della sabbia ti sia finita in entrambi gli occhi. > Sentenzia con una vena sarcastica neanche troppo velata. Si trova a suo agio con lei, non c'è niente da fare. E' differente da tutte le altre. < Poi la tua difesa fa talmente tanto rumore da essere fastidiosa. La senti... > La mano destra viene portata dietro l'orecchio rispettivo, mimando il classico gesto del "sentire". Anche l'espressione diviene più seria, entrando in tutto e per tutto nella parte. < E' udibile anche da quassù... > Ma cosa? < Li senti? > Di botto si volta verso di lei. < Gli artigli del gatto che stridono sul vetro a cui si è lanciato, tentando di rimanere aggrappato. > In poche parole, si sta arrampicando sugli specchi. Tutto sto giro de parole(?). < Hai incontrato altre persone in questi giorni? > Magari qualcuno che conosceva anche lui prima dei dieci anni. < Bene... > Abbassando le due ametiste e l'attenzione sul muso di Akuma infilato nei pressi delle gambe di Keiga. Gli occhi divengono due fessure, mettendo in mostra uno sguardo invidioso e allo stesso tempo di sfida. < Allora io rientro tra una di quelle tre quattro persone, vero Akuma. Ah, e togliti da lì... > Quella è proprietà privata. SUA. < Cosa? > Tratti somatici che s'induriscono. < Tornata alla grotta? Sai benissimo che è pericoloso fuori dal villaggio Keiga. Le chimere non sono uno scherzo... > Sentenzia duro sia nel tono che nel timbro della voce. L'ultima volta hanno rischiato di rimanerci secchi. Ed erano in due. Saperla da sola lo infastidisce. < Perché fai questo? > Non solo mettere a rischio la sua vita, ma anche farlo stare sempre in pensiero. < ..... > Si getta a terra con la schiena in un sonoro [TONF!] nel tentativo di schivare il cazzotto sulla spalla e, allo stesso tempo, far sbilanciare in avanti Keiga, data la forza impressa nel colpo. Almeno, se tutto fosse andato come descritto, gli cadrebbe sopra.

21:50 Keiga:
  [Volto Decimo Hokage] Lo ascolta parlare, abbozzando appena un sorriso. No, lo vede che non è più come un tempo. Sta bene con lui, nonostante tutto. Nonostante il non riuscire ancora ad aprirsi completamente. Ed alza le sopracciglia nel guardarlo dopo che parla della sabbia <Infatti non ho mai parlato di sabbia!> E ci fa uscire pure la lingua, girandosi verso il villaggio, fintamente offesa. E poi lo ascolta parlare. Prima aggrotta la fronte e solo dopo si gira verso di lui. Tutto quel discorsone per dire quella cacata? Lo sguarda stranita per poi sorridere. <Ti dirò una cosa..> E Sembra seria. Allunga la mancina per indicare un punto lontano. Molto lontano <Lo vedi quel punto laggiù? E' leggermente illuminato..> La voce tranquilla ora si alza appena, mentre volge il capo verso Dyacon <..dalla vastità del cazzo che mene frega di quello che hai appena detto> Oh, la corona, occhio è caduta. E poi sbuffa, ma non sembra distogliere lo sguardo da lui. <Solo Tachi e Senshi> Anche se qui, nel solo pronunciare i loro nomi, si incupisce appena. E' una situazione dannatamente uguale a quella di un tempo la sua. E' di nuovo rimasta da sola, alla fine. Akuma invece al fare di Dyacon mostra i dentoni. Per nulla piccoletti come quelli di un tempo <Ma la smettete voi due?> Li ammonisce guardando AKuma che brontola e poi Dyacon <Eh?> Sospira <Sono viva, no? Me la sono cavata per 10 anni da sola con Akuma. E anche se non ci sono più i cing-> Si blocca. Un nodo alla gola. Ma no, resisti. Buttalo giù. Non cedere. E lo fa. Simula un colpo di tosse. e poi riprende. <Stiamo bene e non abbiamo bisogno della protezione di nessuno> Ed il pugno va pure a vuoto <Ohuf..> Lo manca tantissimo, finendogli addosso, per forza. Appoggia le mani sul suo petto, finendo per guardarlo in viso, da quella distanza neanche troppo distante (?)

22:09 Dyacon:
 [Volto Decimo Hokage] L'intensità con la quale la neve scende dal cielo scuro, aumenta con il passare dei minuti. Numerosi fiocchi candidi s'adagiano su tutta la sua figura, bagnandone sia gli indumenti, sia la pelle scoperta su più punti: volto e braccio destro. < Sabbia o meno che cambia? Sempre una cazzata hai detto. Tsk! > Schiocca di nuovo la lingua sul palato, abbozzando l'ennesimo sorriso in poche ore. Serata tranquilla, condita da un'ottima compagnia e da un senso di leggerezza che non guasta mai. Forse dimenticato per troppo tempo. < Uh? > Sbatacchia un paio di volte le palpebre, non riuscendo a capire cosa l'Inuzuka gli mostra. Il viso ruota in direzione del punto luminoso indicatogli, affannandosi nel cercare d'intuire a quale luce sta facendo riferimento. Attenzione e curiosità che deflagrano su se stesse quando l'altra lo cojona. Ha fatto la battuta(?). < Ehhhh... > Sospira, arrendendosi a tanta stupidità(?). Alza le mani. Non può competere con la regina delle battute a cui, tra l'altro, è anche caduta la corona. < Quindi Tachiko e Senshi sono vive! > Apprende con gioia e stupore, felicemente colpito dall'importanza di quella notizia. < Almeno loro sono salve... > E lì, un velo di malinconia lo coglierebbe. < Furaya può esserne contenta... > Non la da per morta, ma dopo dieci anni risulta difficile non considerare una persona per dispersa o, addirittura, oltrepassata all'altro mondo. < Sua figlia crescerà forte come lei... > Ne è sicuro. Anzi, qualora gli venisse chiesto, si adopererà per far in modo che ciò accada. Ha un debito nei confronti del decimo. < Smettere cosa? > Fa il finto tonto, lanciando un'altra occhiata nei confronti di Akuma che continua a restare in zone proibite. Non lo minaccia solo con le palpebre chiuse indie fessure taglienti, no. Lo minaccia anche a parole. < Rimetti dentro quei denti da latte se non vuoi che ti sotterri sotto 3 metri di sabbia. > Non è serio, ma vuole che l'altro lo pensi(?). Cretino come pochi. < Ti vedo che sei viva. Ma non ti conviene giocare troppo con la sorte. La prossima volta potrei non esserci... > Non che l'altra non sappia difendersi, anzi. < Oppure, semplicemente, non potrebbe andarti sempre bene. > Ed il bonus dei Kami, guadagnato con la sua preghiera, è solo uno. < Nessuno dice che tu e Akuma non siete capaci a difendervi, Keiga. Dico solo che non sei sola. Tutto qua. > Ribadisce quel concetto prima che l'altra gli finisca inevitabilmente sopra a causa dello slancio andato a vuoto. Resta lì, immobile, sotto di lei. La neve continua a cadergli ed un principio di freddo inizia a farsi largo tra i muscoli. Ma se ne frega. Immerge lo sguardo ametista in quello scuro di lei e, al contempo, la mano destra guantata andrebbe a carezza i capelli dell'Inuzuka, spostandoli dietro l'orecchio sinistro. Non fa altro. L'osserva e basta.

22:55 Keiga:
  [Volto Decimo Hokage] <Ma fatti gli affaracci tuoi!> E daje coi battibecchi. Quando parla di Tachiko, Senhi e Furaya, semplicemente si limita ad annuire <Certo, è ovvio> Parlare di Furaya la manda sempre in crisi, anche se cerca di non darlo a vedere. E neanche glielo dice che l'ha ritrovata. Akuma dal canto suo s'è rotto le balle ed allunga il muso, cercando anche di passare sopra Keiga per tentare una finta pinzata verso Dyacon, con ringhio annesso <Vi ammazzo. A tutti e due.> Madonna due bambini. Sposta quindi il peloso nero di dosso <Almeno non mettermi in mezzo, no?> Eh, ma mica gli dice di non farlo. Tornando a lui. Sospira. <Che palle, Dyacon> Sempre la stessa ramanzina. E vaglielo a dire che neanche era sola alla fine, quel giorno. No che non glielo dice, ovviamente. <Possiamo chiudere qui il discorso?> Chiede, e pure troppo gentilmente sebbene si veda che le dia fastidio. Un pò di calma poi, in quell'attimo dove gli sguardi si incontrano e cala il silenzio. Inclina appena la testa verso quella mano che gli piazza i capelli dietro l'orecchio. E si appoggia, bellamente, con il busto così da poter muovere la destra verso il suo viso. Lenta, con medio e pollice che si uniscono cercando poi di far partire il medio in una stecca proprio sotto il naso del poveraccio. Come cerca di interrompe i bei momenti lei, nessuno è in grado.

23:14 Dyacon:
 [Volto Decimo Hokage] Eccolo lì: sdraiato a terra, sotto Keiga, con la giara giallo ocra poggiata con cura dietro di lui. Lo sguardo color ametista si perde in quello nero e scuro di lei, godendosi quegli attimi resi ancora più speciali per la presenza della neve. Tocco magico. < Solo una piccola puntualizzazione... > Breve attimo di pausa, mentre la mano destra raccoglie qualche ciocca divincolatasi dal gesto precedente, tornando a scivolare lungo la guancia sinistra dell'Inuzuka. Ripete l'azione, tentando di /ripulire/ il viso della ragazza. < ...tu sei affari MIEI. > Sottolinea volutamente l'ultima parola. E l'altra potrà pensare o dire quello che gli pare. Lo sanno entrambi cosa c'è tra loro, solo uno dei due - il Sabaku - lo ammette tranquillamente, mentre la seconda vuole ancora giocare a fare la grossa. A quella che non prova emozioni. Tempo al tempo. In questi dieci anni è maturato molto sotto ogni aspetto e adesso sa aspettare. Sarà contento quando l'altra si riterrà pronta ad accogliere quel sentimento. Fino ad allora si limiterà a vegliare su di lei, come fatto con Tusyunotama. < Ammazzarci a tutti e due? Ah! > Se prima Akuma era il suo sfidante, adesso ricerca in lui una sorta di complicità. Unione tra maschi(?). < Hai sentito Akuma? Ci vuole ammazzare... > Scoppia in una fragorosa risata, dannatamente a suo agio. Le dita della mano sinistra, intanto, si dipanano e vanno a sistemare la capigliatura corvina, rivelando anche l'occhio destro fino ad ora occultato. < Dalla posizione in cui sei, puoi chiedermi quello che vuoi... > Anche chiudere lì il discorso. E lo fa, ammiccando con una nota di malizia per nulla nascosta. Tanto il concetto non ha bisogno di esser ancora dibattuto. Già si pregusta un bacio, una palpata, insomma qualcosa che possa dare il là... Invece niente. Quello che gli viene gentimente regalato dalla donna, è una schicchera con il dito medio sul suo naso. Inutile dire che fa un male boia, tanto da farlo lacrimare copiosamente. < MA CHE SEI SCEMA?!?! > Sbotta, portando d'istinto entrambe le mani davanti al naso. Già di per sé fa male. Figuriamoci con il freddo e la neve. La pagherà, eccome se la pagherà. Solo che adesso è troppo impegnato a sentir dolore(?).

23:50 Keiga:
  [Volto Decimo Hokage] Alza un sopracciglio alle parole di Dyacon e scuote il capo <No, non lo sono> Ma sorride nel dirlo, non come una volta che avrebbe pure provato a morderlo. Probabilmente è una cosa che non ammetterà mai. O se lo farà, può anche essere che sia troppo tardi e quindi inutile farlo. Akuma delle parole del Genin se ne infischia, muovendo la coda da destra a sinistra, come se avesse dei tic, e tira indietro le orecchie. <Che cazzo ridi> Signorina, dolce lei. <Allora evita di trattare male Akuma> Perchè si, viene prima di tutto. Ecco chiesto quello che voleva, oltre alla chiusura del discorso. La schicchera centra in pieno il bersaglio. E lei lo guarda. Lo fissa in quella reazione, serrando le labbra e cercando di trattenere una risata. <Mpf..> Porta anche una mano davanti alla faccia <Mpffff> Non ci sta riuscendo, è evidente. Akuma sbuffa, che povera stessa si deve sempre sorbire le cacate di sti due, alla fine. <Quante storie. Fai il figo e poi ti fai atterrare da un colpetto del genere> Si, metti anche il dito nella piaga. E non aspetterebbe poi tanto prima di allungarsi su di lui, cercando raggiungerne il collo, annusandolo, dal basso fino all'orecchio <Puzzi..> Oggi solo complimenti. <Quanto ti lamenti, non ti ho fatto così male> Alza gli occhi al cielo e cerca pure di spostarsi da sopra di lui. <Noioso!> Brontola.

00:11 Dyacon:
 [Volto Decimo Hokage] Tacci sua. Maledetta. Lo ha preso alla sprovvista e gli ha rifilato una schicchera sul naso freddo. Mai abbassare la guardia, anche in situazioni del genere. Soprattutto in situazioni del genere. Il palmo della mano destra massaggia la zona colpita, mentre lo sguardo truce non sortisce l'effetto sperato, data la presenza di lacrimoni che fuoriescono come un fiume in piena. Un cojone in tutto. Meno male che non ci sono testimoni a raccontare cos'hanno visto. Non ci sono altri appartenenti del clan che possono riportare il comportamento del Sabaku al Kazekage. < Meriteresti una testata sui denti. > Carino anche lui. Personcina a modo. Cerca di arricciare il naso nel tentativo di sentire se il dolore è passato o no. Avverte del pizzicore. Nulla più. < Cazzo rido io? Cazzo ridi tu! > Sull'esser figo ed esser atterrato non aggiunge altro. E' in palese difficoltà e non può cambiare l'esito degli eventi. Come accaduto poche sere fa con Nene in cui è caduto nella sua trappola velenosa. Bisogna solo star zitti, incartare e portare e casa. < Fai tanto la coatta. Quella che nega di piangere. Quella che nega il suo interesse... > Quella che nega l'esistenza di una malattia(?). < Una negazionista che non sa dire le cazzate. > E al termine della frase, i muscoli della gamba destra verrebbero chiamati in causa. Dato il suo stare sopra di lui, l'arto inferiore si piegherebbe sul ginocchio e si avvicinerebbe alla zona addominale con il chiaro intento d'impattare con il quadricipite contro il sedere dell'Inuzuka, avvicinandola ancora di più e facendola caracollare definitivamente. Quasi una mossa da karateka. < Vediamo se così sono noioso... > Come una tenaglia, le braccia saetterebbero verso l'alto, unendosi dietro il dorso della ragazza, cingendole i fianchi. Prova a bloccarla, spingendola ancora di più contro la sua struttura fisica e, nel frattempo, avanzare con la bocca alla ricerca di un suo punto debole. Zona scoperta: il lato del collo sinistro. Lo bacerebbe, partendo quasi dalla clavicola fino a risalire e lì, sotto il lobo, morderebbe con più foga. Non troppa tanto recarle dolore, ma con decisione. Occhio per occhio. Se poi l'altra ne trarrà piacere va bene uguale. Ha vinto lo stesso. Al massimo si rotolerebbero sotto la neve, stando attenti a non cadere dal volto di Furaya.

00:39 Keiga:
  [Volto Decimo Hokage] Al dire della testata lo sbeffeggerebbe anche, scimmiottandolo. <Io non sto ridendo!> Esclama, adesso che è riuscita a riprendere il contegno. Anche se quella faccia che ha fatto le rimarrà in testa per sempre, probabilmente. <Oooh, quante storie. Una botta piccola ti ho dato> Risponde, sgranando gli occhi per via di quel movimento improvviso. Si ritrova stretta, fin troppo, a lui. Sospira. Quella vicinanza è troppa. E quell'altro, dannato, inizia anche a baciarle il collo. Ma lei non vuole. Non voleva questo. <N-no..> Cerca di girare il viso, appiattendosi su di lui e cercando di fuggire da quei baci <Smettila> Akuma alza la testa, guardando verso i due <Dyacon, smettila ho detto. Ti do una testata. Lo faccio> La prende sul *ridere* ma davvero, non vuole. E per dio, non lì sul capoccione di Furaya. <Ok non sei noioso ma lasciami andare. Cerca di divincolarsi e se ci riuscisse si sposterebbe, sedendosi al suo fianco e - se fosse possibile - dandogli le spalle. <Perchè devi sempre rovinare tutto?> Si porta una mano tra i capelli. Ci stava riuscendo a fare la brava. Stava riuscendo a reprimere tutto. Sospira, alzandosi in piedi, cosa che fa anche il bestione. <Buonanotte..> Mannaggia al clero. E si incammina, verso la scala. Non si volta neanche a guardarlo. Instabile come poche. AKuma la segue, mantenendo il suo passo che non è neanche troppo lento. Le basterebbe averso come amico. Non chiede tanto. <CRETINO!> Alza la voce, e chissene se sente. Torna in silenzio però e si allontana. Imbronciata, incazzata non si capisce. //End scusa, sclero.

Keiga e Dyacon si incontrano sopra il faccione della Decima. Era iniziato tutto bene, ma è finita con Keiga che, ancora una volta, si allontana dal Genin.