{Shinobi}
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Giocata del 19/02/2021 dalle 00:06 alle 04:12 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[--->Entrata Amegakure] Notte, ancora una volta Nashi, vaga per le strade, questa volta molto lontano da dove normalmente vive, nonostante si sia registrato con documenti ufficiali come ninja di Ame, la sua vita insomma è un casino completo e continuo, risvegliato dopo 10 anni, non ricorda nulla, registrato ufficialmente ad Ame, non ha veramente idea di dove sia nato e quando, non conoscendo la sua età e deducendo che sia sulla ventina dalla sua pelle e aspetto giovane, ha un potere che a quanto pare lo riconduce agli Uchiha di Oto, insomma un casino. Molte di queste cose neanche le sa, forse non le saprà mai o forse riuscirà a districare l’incredibile matassa ingarbugliata che è la sua vita, una vita che ha subito una scossa, molto importante, per via di ciò che è accaduto ieri notte. Ancora non ci crede, Kioku, passeggia, il chakra richiamato, da tempo ormai si sta esercitando e fa sempre meno fatica a richiamarlo, ma ha paura, paura di ciò che ha fatto, di quel suo potere, cammina in mezzo a quelle strade di Ame, facendo attenzione a non urtare nessuno, capelli raccolti in una coda, il famoso ciuffo adagiarsi sulla fronte, i lunghi capelli invece adagiarsi come solito sulle spalle, giubbotto di jeans a coprire una maglietta dai rossi colori, non troppo accesi, i Levinja color jeans grigio adornare i suoi arti inferiori e come sempre le Ninja ai piedi, bianche e con il baffo nero dai motivi di un kunai sui lati di quest’ultime. Il cellulare riposto, la sigaretta fumante nella mano destra, di tanto in tanto trema, mentre la destrosa si avvicinerebbe ogni volta a quelle labbra, un leggero tremolio, lasciando poi alle proprie labbra il compito di avvinghiarsi alla sigaretta, fumando nervosamente, ha solo in testa ciò che è accaduto, nient’altro, i suoi occhi sono tornati normali una volta fuggito a casa, no ne ha ancora parlato con Nobu, filato a letto si è tormentato per il resto della notte, tra le solite scene da incubo e altro, non sa bene che fare o pensare, sarà morta? È viva? Saranno riusciti i soccorsi ad arrivare in tempo? Le autorità avranno fatto luce sul caso, magari lo staranno cercando? Non può fare a meno di non pensare a queste cose, cammina frenetico, senza rendersi conto che sta uscendo da quelle mura, poco importa, finché rimarrà li nelle vicinanze e sotto l’occhio delle guardie, non avrà bisogno di permessi o altro, nervosismo e tremolii, porterebbe Kioku ad aver quasi finito le sigarette, un pacco comprato oggi stesso, evidente comunque il suo nervosismo, gli occhi scavati, lol sguardo perso si, ma nei suoi pensieri, cammina, forse senza una meta, incapace di ragionare completamente, l’occhio non brucia più ma non può smettere di pensare anche a quello. [chakra on] [giacchetta Jeans, pantaloni Levinja, scarpe Ninja] E all’origine, tutto ebbe inizio tramite il chakra. I primi popoli furono collegati tra di loro secondo il NinshÅ«, quasi come una religione che dava l’insegnamento di utilizzare il chakra per connettere le persone tra di loro e in questo modo comprendersi senza il bisogno di comunicare. Con il tempo però, questi insegnamenti si trasformarono in un’altra arte, il Ninjutsu, che permise agli uomini di ottenere un’arma con cui fare la guerra tra di loro. NinshÅ« e Ninjutsu. Due parole così simili tra loro ma con un significato completamente diverso. Ad Haru sono stati insegnati entrambi. Il primo per comprendere quale fosse il percorso che il suo Clan avrebbe voluto tracciare dalla sua antichità. Il secondo per adattarsi ad un mondo che ormai non ne può fare a meno di muover guerra contro qualcuno. Le domande che si pone però il ragazzo sono molteplici. Per quale motivo si è deciso di abbandonare quel percorso e permettere al chakra di diventare un’arma di distruzione di massa? Quale è stata la ragione scatenante tutto ciò? Haru si fa domande a cui nessuno sa dare una risposta. Chiuso, contorto e aggrovigliato nei suoi complessi mentali, l’Otsutsuki cammina al di fuori del quartiere del Clan prendendo la direzione dell’ingresso del settore della Pioggia. Il kimono nero è indossato come al solito, con sopra l’haori bianco senza maniche. Sotto, invece, porta un hakama nero e un paio di sandali del medesimo colore. In vita, è legato una cintura bianca. Le iridi ghiaccio del giovane osservano la gente intorno a lui. Non parla, molto silenzioso come sempre. Gli piace guardare e intervenire quando davvero ne vede il bisogno. Il passo che lo accompagna è lento, quasi come se non avesse una destinazione reale ma volesse soltanto far una passeggiata per lasciare scorrere i pensieri via dalla sua testa. I capelli bianchi sono tenuti all’indietro, soltanto un ciuffo cade davanti alla sua fronte. I suoi occhi non possono non riconoscere un ragazzo già visto in precedenza. L’uomo senza memoria. I passi di Haru lo portano quasi davanti a lui. Le labbra si schiudono lasciando passare il timbro vocale del chunin <Il tuo aspetto era senz’altro migliore quando eri congelato> rivela all’altro avendo osservato un paio di volte quei volti rimasti per dieci anni in quello spiazzo di terra. Cosa può essergli accaduto per aver un aspetto del genere dopo solo pochi giorni dal suo ritorno alla normalità? [chk on] [Entrata Amegakure] Passi che lo porterebbero, all’interno di questo villaggio di Amegakure, tecnicamente suo villaggio d’origine stando ai documenti ormai tempo addietro, fatti e ufficializzati dal governo di Kagegakure stessa, passi che dunque lo porterebbero sul limitare dell’ingresso poi ai quartieri di Ame, e se ne vedrebbe bene dall’esplorarli adesso, di notte poi, potrebbe essere scambiato per un pericolo essendo estraneo a tutti in quei quartieri, magari un giorno, con il sole soprattutto, avrà modo di esplorarli meglio, d’altronde immagina che ogni clan abbia una sua storia, chissà se anche lui fa veramente parte di un clan, ancora non comprende bene tutte queste dinamiche a lui sconosciute e ancora deve comprendere bene cosa sia realmente un clan, cosa sia realmente un ninja e come le due cose siano legate, cosa è l’una per l’altro. Passi che lo porterebbero però anche vicino all’entrata e prima che possa muoversi ulteriormente la voce di un ragazzo, successivamente la sua presenza, arresterebbero i suoi passi e, temporaneamente anche i suoi pensieri. Il suo sguardo si poserebbe sul giovane Haru, conosciuto ormai tempo addietro, suo salvatore e anche debitore della forza di volontà che ora spinge Kioku a vivere, cercando di non tormentarsi troppo per il suo passato ormai perduto <hey> tiepido, poco convinto in quel suo saluto, una determinazione sicuramente diversa rispetto a come si erano lasciati <si nota così tanto?> andrebbe di rimando a chiedere sull’affermazione del bianco, mentre le nere iridi passerebbero in rassegna il suo vestiario, sempre molto affascinato da quell’Haori, per lui rivestimento e quell’insieme di colori che lo rendono si alla “moda” ma sempre con una certa compostezza, si comprende il portamento e l’atteggiamento anche, sicuro, ligio. La sigaretta, ormai finita, darebbe modo a Nashi di respirare ancora un po’ di quel gusto tabaccoso della sigaretta stessa, prima di essere terminata, la destra ora libera si poserebbe sul capo, grattandosi dietro la nuca <eh eh sono successe un po’ di cose purtroppo> un tono sicuramente più cupo, nessun sorriso rispecchiarsi in quel volto, scosso dagli avvenimenti <non so neanche se qui potrei parlarne> il tono diverrebbe molto più basso, quasi un sussurro, difatti ciò che ha fatto è legale? Cosa comporta? Non ne ha la più pallida idea, ha agito d’istinto, lo Sharingan si è risvegliato in maniera molto più prepotente e duratura rispetto alla prima volta, è spaesato e sconvolto, non sapendo bene come agire o che fare. [chakra on] [giacchetta Jeans, pantaloni Levinja, scarpe Ninja] Lo sguardo di Haru si concentra sui lineamenti visivi dell'altro davanti a lui. Entrambi si fermano adesso, uno fronte all'altro. Il chunin osserva, senza dar troppo nell'occhio, quel viso che sembra così segnato dalla nuova vita che sta affrontando. Qualcosa, sicuramente, deve essere successa per avere una faccia conciata in quel modo. I pensieri sembrano tormentarlo e Haru in confronto sembra un fiore, sotto questo punto di vista. Anche la voce dell'Uchiha sembra flebile, quasi a voler a stento uscire. Il viso di Haru compie alcune smorfie, come a voler decifrare bene la situazione personale del ragazzo. Si sono conosciuti ai piedi di quei monti, dopo che Kioku era uscito dal congelamento. Quel giorno Haru ha deciso di aiutare l'altro a svelare il suo passato per riacquisire la memoria e cercherà di dargli una mano, per quanto gli sarà possibile. Il moro sembra non voler parlare in quel luogo dove orecchie, più lunghe di quanto debbano essere, potrebbero sentir storie che segrete devono restare. Così il braccio di Haru, coperto dal kimono nero, si allunga verso il portone del settore a voler indicare la strada all'altro. <Andiamo, allora> la voce rimane sempre sullo stesso tono. Non si spezza, non si innalza. Sembra la rappresentazione della calma assoluta. Un equilibrio interiore che Haru ricerca costantemente nelle sue giornate in un modo che sembra essere diventato troppo frenitico per il suo modo di essere. <Pensavo sarebbero stati giorni tranquilli per te. Ti ho lasciato un po' da solo perchè pensavo fosse meglio all'inizio per ambientarti al Villaggio..> spiega quale fosse il suo punto di vista sui primi giorni passati senza la compagnia dell'Otsutsuki. <.. Ma mi sbagliavo> decisamente, se è finito per essere ridotto così. Dunque, Haru cammina al fianco dell'Uchiha. Un passo che non sarebbe troppo veloce, anche per dar modo all'altro di spiegare e trovare le parole giuste soprattutto per farlo. Rimane in sienzio adesso, senza voler essere troppo d'intralcio. Lascio spazio a Kioku di parlare e raccontare ogni suo sventura, se così fossero. Arrivati al portone della Pioggia, i due proseguiranno per un sentiero tracciato che sia ben isolato da qualunque altra persona presente nei paraggi. [chk on] [Entrata Amegakure] Forse l’incontro migliore che poteva sperare di avere in questa giornata, il parallelo, il completo opposta di ciò che gli è capitato ieri notte, in quegli occhi e quella postura la calma totale, quasi contagiosa a tratti, da energia ma anche sicurezza, agevolando di molto lo status mentale di Kioku, percependo una sorta di calma anche solo nel guardarlo e poter scambiare due chiacchiere, forse Kioku è proprio questo il caso quando si dice, parlarne e sfogarsi, non comprende e ancora non conosce questo sistema funzionale e brevettato di ogni umano, il bisogno di poter parlare e sfogarsi a seguito di un evento in particolare. Ascolta le sue parole, i suoi gesti, il suo sguardo attentamente posato sul viso di Haru, cogliendone smorfie e movimenti <no, non hai sbagliato> forse si, forse no, non ne ha idea sinceramente ma di una cosa è certo <se non fosse per te, mi hai salvato e mi hai spronato ad andare avanti, a non soccombere al mio passato dimenticato> già, il suo salvatore, se non fosse stato per lui, probabilmente si sarebbe lasciato andare, impotente nei confronti della sua situazione, si sarebbe lasciato morire probabilmente, scivolando nella povertà totale per trovare fine dei suoi giorni su un ciglio della strada o impazzito e divorato dalle bestie che ancora vagano per queste terre ninja fuori dalle mura <non fartene una colpa te ne prego> il tono di voce è sicuramente più calmo, non sa se il giovane ninja se ne faccia realmente una colpa ma ciò che vuole trasmettere ad Haru e la gratitudine per averlo portato proprio qui, alle porte di Ame, suo villaggio e adesso anche di Kioku, per quanto poi lui viva dalla parte opposta con Nobu, è un’altra storia, forse racconterà anche quella al bianco. Seguirebbe i suoi gesti, per poi seguirlo passo passo verso l’uscita, come immaginava se no per spostamenti prolungati e ben più lontani, rimanere nell’area circostante alle mura, seppur al difuori, dove è al sicuro sotto la visione di chi protegge quelle mura, non richiede alcun documento ufficiale, se non altro su questo si è informato bene alla registrazione della sua identità negli uffici burocratici. Lo seguirebbe senza parlare ancora, lesta la mano del suo fianco destro ad estrapolare pacchetto di sigarette ed accendino, ancora poche al suo interno, non appena aperto, poco male, non è un problema se questo placherà un po’ delle sue ansie, accesa altrettanto velocemente, si donerebbe un tiro ad essa inspirando profondamento, quasi assortito nei suoi pensieri e cercando di capire come spiegare bene ad Haru ciò che è accaduto. Aspetterebbe comunque che i loro passi, li portino sul sentiero un po’ più lontano dalle porte di Amegakure per cominciare <ieri sera, passeggiavo per il quartiere degli spettacoli nel settore di Konohagakure, chattavo, chiacchieravo al cellulare, insomma nulla di assurdo ecco> labbra ancora una volta richiamate a sorreggere quella sigaretta, ormai esperto, anche senza mani, inspirerebbe ed espirerebbe la nuvola tabaccosa nel cielo dal bordo delle sue labbra, continuando a parlare <hmpf-quando decido di prendere un po’ di fiato vista l’incredibile quantità di gente presente sul corso principale, mi ci devo ancora abituare, non l’avessi mai fatto, sento dei rumori nel vicolo in cui mi ci sono infilato> lascerebbe un attimo di suspence anche per lasciare al ragazzo dai bianchi capelli di comprendere e magari immaginarsi chissà che cosa <una ragazza in una pozza di sangue, un coltello in mano e d’innanzi a se un povero gatto aperto in due, scuoiato o chessò io> aggiungerebbe delle smorfie e cambierebbe il suo timbro vocale, sicuramente schifato <da lì, l’incubo che prende vita> sentenzierebbe prima di arrestare il suo dire, lasciando che il ragazzo magari gli ponga, domande, contribuisca al suo dissenso e schifo che sta provando e che soprattutto comprenda bene in che situazione del cazzo si era ritrovato Kioku, povero lui. . [chakra on] [giacchetta Jeans, pantaloni Levinja, scarpe Ninja] In fondo sì, Haru cerca di trasmettere quella calma che gli appartiene alle persone che lo circondano. Diventa quasi rilassante per lui dar modo agli altri di scacciare ansie e timori e trovare una quiete interna che possa essere utile a tutti. Così allo stesso modo, Haru sta cercando di far calmare l'anima di Kioku, troppo scossa da quello che ha dovuto vivere negli ultimi giorni. Rimanere congelati per dieci anni, svegliarsi e scoprire di non ricordare più niente della propria vita passata, comprendere di vivere ora in un mondo completamente differente. Tutto questo avrebbe portato chiunque sull'orlo della pazzia. Kioku è riuscito a reggere, con qualche difficoltà, l'impatto e ora sta cercando di andare avanti passo dopo passo. Le avventure affrontate in questi giorni però sembrano averlo scosso parecchio. Haru lo osserva mentre cammina e può notare come quella sigaretta venga tirata con foga, quasi a voler liberare i proprio pensieri contro quel tabacco incenerito. Calmarsi, parlare, ragionare. I seguenti punti sono gli step che a volte utilizza l'albino per affrontare le situazioni più difficili. <Cercami ogni volta che ne hai bisogno, sai dove puoi trovarmi> dice il chunin all'altro, chiedendogli appunto di far fronte a lui per qualsiasi evenienza. Se non lo avesse incontrato questa sera, chissà dove sarebbe finito Kioku. E così il racconto dell'Uchiha comincia. Haru rimane silente ascoltando ogni parola dettata in quel discorso in cui la tensione può essere sentita sulle corde della voce di Kioku. Un racconto che sembra esser una normale serata ma che alla fine inizia a trasformarsi in qualcosa di veramente.. strano, ecco la parola adatta a quel che l'udito dell'Otsutsuki sente. Il viso di Haru rimane per un attimo perplesso nell'udire come qualcuno abbia scuoiato in due un povero gatto ma non commenta il fatto. L'albino cerca per lo più di capire le sensazioni dell'Uchiha e gli occhi color ghiaccio osservano le espressioni anticipate dalle parole di Kioku. Il racconto sembra non esser finito, però. Anzi sembra debba arrivare ancora alla parte migliore. Un cenno con la testa viene fatto da Haru per dar modo all'altro di continuare con le sue parole. Deve esserci qualcosa che ha scosso completamente Kioku ieri sera e sicuramente non può essere stato solo la visione di quel gatto ucciso in modo violento e inappropriato. Haru non fa domande, non vuole confondere ancora di più il ragazzo accanto a lui. I suoi sandali toccan leggeri il terreno per poi affrontare quel vuoto lungo mezzo metro. Le mani si incrociano al petto, all'interno di quelle maniche nere del kimono indossato. Haru ascolta e affianca il ragazzo, pronto per tendergli una mano quando questi rivelerà cos'altro è capitato durante la notte di ieri. [chk on] [Entrata Amegakure] Le parole cominciano a fluire, così come i pensieri, che verrebbero rimandati alla notte di ieri, a ciò che ha visto, a ciò che ha fatto, come si sono susseguite le vicende e di come il tutto è terminato. Con calma però, fretta non c’è né, almeno per ora, per adesso, è libero di parlare senza sguardi o orecchie indiscrete, il fatto che poi possa farlo con Haru, lo porta a confrontarsi e rincuorarsi, quelle parole che gli danno fiducia anche nella sua figura, di come in futuro, se mai dovesse servire potrebbe contare anche su di lui, ciò lo porta inevitabilmente e volontariamente a condividere quanto gli è accaduto. Un altro tiro a quella sigaretta, fonte di quiete per Nashi, fumo evaporare nell’aria, riprenderebbe quella sigaretta con la destrosa, liberando la forma e continuando ora a parlare <ho provato a parlarle, farla calmare in qualche modo, non proprio, ma ho provato comunque a parlare> si giustificherebbe quasi, aumentando per qualche istante la velocità di pronuncia di ogni parola, agitato si potrebbe dire <ma lei non ne ha voluto sapere niente> aggiungerebbe, molto espressivo Kioku in questo frangente, le labbra, gli occhi si muoverebbero, le sopracciglia muoversi ad ogni esclamazione, sorpresa o confusa che fosse. Continuerebbe comunque a camminare fino a fermarsi per un istante <a quel punto> esclamerebbe con un tono più serio <ha estratto dalla carne il coltello e farfugliando cose incomprensibili si è avvicinata> un altro tiro alla sigaretta <fortunatamente c’era un bidone davanti e ha pensato bene di…sdraiarcisi sopra, era in preda ad una sorta di isteria io non lo so, non capisco> ancora un tiro di sigaretta, sbuffando nervosamente, grattandosi la testa con la sinistra <a quel punto le ho intimato di allontanarsi e che avrei chiamato le autorità oltre a dirle che ero un ninja> non l’avesse mai fatto perché a quel solo dire, la ragazza avrebbe iniziato a implorare e minacciare una sorta di azione o reazione e questo di certo non lo negherebbe ad Haru <non avessi mai pronunciato quella parola Haru> si prenderebbe una confidenza, senza farlo apposta, nessun suffisso, un po’ agitato nel rivivere quei momenti <ha iniziato ad agitarsi ancora di più, dimenandosi, eccitandosi ma che ne so, farneticava parole sulle sue voglie e ha cominciato a provocarmi e minacciarmi, mi avrebbe scuoiato, fatto soffrire e voleva che io a mia volta la colpissi> ripenserebbe ad ogni parola, una ad una, deglutendo a fatica in quel frangente <li per li non riuscivo a ragionare lucidamente, insomma non mi è mai capitato una cosa del genere> ed ecco dunque la prima che avrebbe sconvolto così tanto Kioku in primis <non pensavo nemmeno che potessero esistere persone del genere, è veramente così Haru San?> andando ora, meno trascinato dal suo fiume di parole ad aggiungere il suffisso per chi non si conosce bene <esistono veramente persone del genere? Cosa le spinge ad agire in quel modo?> domanderebbe ora al bianco Chunin, vi è ancora molto altro di cui raccontare ma ogni cosa a suo tempo e Kioku su questo frangente vuole capire bene che tipo di persone abitino questo mondo, perché a quanto pare l’aveva dimenticato, aveva dimenticato quanto potessero essere folli, cattive, negative o altro, la malvagità di questo mondo non l’aveva contemplata, almeno fino a ieri. Questo è ciò che in primis ha realmente sconvolto Kioku Nashi, incredulo fino a ieri di cosa le persone potessero fare, si ok, quei criminali ma non sembravano essere così disturbati né soprattutto agire senza un fine, loro volevano derubare il vecchietto, ma lei? Per godimento? Davvero c’è tutta questa corruzione nell’animo delle persone? Domande che dunque diverrebbero molto più profonde e non si aspetta che Haru abbia una risposta così complicata ma vorrebbe vedere e sentire il punto di vista del ragazzo che lo ha spronato a vivere in questo mondo, aggrapparsi al desiderio di sopravvivenza e andare avanti. Ecco che si entra nel vivo del discorso. Le parole escono a fiume dalla bocca di Kioku. Il racconto dell'altra notte è qualcosa di orrendo, anche per chi la memoria ce l'ha e l'ha sempre avuta. Quel modo da matta della ragazza in questione è roba dell'altro mondo e l'espressione in faccia di Kioku potrebbe far notare quanto tutto ciò lo abbia colpito. Haru ascolta ma non comprende. Quel che non riesce a capire è l'atteggiamento tenuto da quella donna, in circostanze che non lo richiedevano soprattutto. Passi uccider quel povero gatto, ma per quale motivo insistere nelle minacce all'Uchiha? Cosa provava davvero quella ragazza in quel momento? Ci sono domande a cui neanche i più memorati potrebbero rispondere. Kioku cerca di capire, domanda all'albino quale tipo di gente abita in questo mondo. Lo sguardo di Haru si discosta dal viso dell'Uchiha. Ora gli occhi glaciali guardano davanti a lui mentre un bel respiro viene affrontato dai polmoni del ragazzo. L'aria espirata cerca di dar sollievo a lui, come se volesse prendersi un secondo di più per poter dare una risposta che possa esser di conforto all'altro. Non che sia facile, in questo caso. <Io non so chi tu fossi dieci anni fa..> inizia premettendo qualcosa che per lui è importante, ovviamente. <Dieci anni fa, il mondo era invaso da shinobi. Uomini e donne che vivevano per un unico onore. Servire e vivere per il proprio Villaggio, combattere per esso> ed era davvero così, non c'erano altro che shinobi in giro per ogni terra. Non si poteva trovare altro, se non per qualche piccola eccezione. In questi lunghi anni, qualcosa è cambiato invece. <Ora in questo Villaggio, puoi trovare tanti shinobi quante persone che non sanno nemmeno cosa significhi vivere e sopravvivere per il proprio Villaggio. Tutto questo..> si gira verso il Villaggio delle Ombre <.. Tutta questa tecnologia, ha cambiato tante cose> afferma, senza mostare irriverenza verso ciò che il mondo possiede ora. Per quanto ne faccia una colpa, è stato l'unico modo per sopravvivere a ciò che stava accadendo. <E così ha cambiato anche le persone. Troverai persone con cui poter avere a che fare e troverai persone che hanno perso ogni equilibrio mentale> in fondo Haru non può sapere quali persone incontrerà Kioku sulla sua strada. Può solo fargli capire quale persone scegliere per il suo bene. <Pesa bene a chi concedere il tuo tempo. Il resto è solo uno spreco> non sarà di certo l'Otsutsuki a decidere con chi lui potrà passare del tempo. Kioku deciderà con la sua testa e darà la priorità a chi vorrà lui. <Ricordati che tu stai perdendo tempo prezioso nella tua vita. Ogni giorno passato senza la tua memoria è un giorno perso per il vero te..> il viso di Haru ruota e gli occhi penetrano in quelli dell'altro. Kioku deve comprendere cosa è importante e cosa no. L'albino non sa bene cosa abbia combinato in questi giorni ma vuole che l'altro riacquisti la memoria appena possibile. Soltanto così, ricorderà chi è davvero e potrà ritornare a vivere, dopo aver perso dieci anni. Haru si ferma aspettando che lo faccia anche l'altro. Lo guarda ancora per qualche attimo, prima di proferire nuovamente parola. <C'è dell'altro, Kioku?> domanda per essere sicuro che il racconto sia terminato. E così aspetterebbe una risposta. [chk on]
Giocata del 20/02/2021 dalle 00:26 alle 03:34 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Sentiero [Kagegakure]] La discussione tra i due continuerebbe, mentre i loro passi, seppur più lenti li porterebbero a procedere seguendo il sentiero, un sentiero che poco più in la si intrometterebbe nella boscaglia fuori alle mura, seppur sotto lo sguardo di Kioku, deciderebbe di rimanere sul sentiero adiacente, che li vedrebbe comunque fermare, almeno per quanto riguarda Nashi, poco più avanti, senza abbandonare troppo le mura e quel perimetro sicuro, poste le domande aspetterebbe dunque le risposte di Haru, desideroso di comprendere anche il suo punto di vista su di una tematica alquanto importante. Risposte che non tarderebbero ad arrivare, prestando molta attenzione a ciò che significherebbero, il loro significato ed il senso stesso, attento ad ogni parola pronunciata dal bianco, che riguardi ciò che un tempo erano i ninja ed i villaggi, ciò che un tempo lui stesso era ed il suo passato oscuro ma soprattutto di come il mondo sia così particolare, ora più che mai con tecnologie ed altro e di conseguenza come le persone sono state influenzate da tutti questi cambiamenti e guerre. Annuirebbe dunque, in modo anche piuttosto convinto, d’altronde quella donna ne è la prova stessa e le parole di Haru ora ne sarebbero prova e conferma di come al mondo ci sono persone di un certo tipo, persone di un altro e così via, ciò che forse per lo colpirebbe più di tutti, sarebbero le parole riguardanti il suo passato, il suo tempo perduto, ed effettivamente ha ragione, ogni giorno che passa è un passi in avanti ma che distanzia sempre più il passato, rendendolo ogni giorno sempre meno raggiungibile, riconquistandole, impossibile negare che Kioku, a questa affermazione del giovane Chunin al suo fianco, si porrebbe una semplice ed ovvia domanda e non ne farebbe neanche mistero all’altro <è forse così tanto un male?> esclamerebbe partendo con una domanda <nel senso, io non ho idea di cosa o chi fossi prima di perdere la memoria, gli stessi dottori non si sono saputi spiegare bene cosa sia accaduto ma nonostante tutto, mi avevano già avverti che potrebbe non tornare mai più> un tiro alla sigaretta, ennesimo, mentre la nuvola si librerebbe in cielo, continuerebbe <non posso non domandarmi se a conti fatti è realmente recuperabile il mio passato e se così fosse, converrebbe realmente?> non perché abbia paura e debba nascondere qualcosa in caso, quanto più pensare all’impatto che avrebbe qualora dovrebbe recuperarla <aaaah ci capisco sempre meno dannazione > tuonerebbe seppur non così forte, chi ci capisce di queste cose deve essere un fenomeno, altro che ninja. Il racconto non è finito affatto ed Haru questo lo sa bene a quanto pare, non che non gliel’abbia lasciato intendere…ovviamente, dunque, annuendo con il capo, prenderebbe quanto più ossigeno possibile per continuare il discorso e dunque concluderlo <dunque> per riallacciarsi al racconto <era sul cassonetto, che farneticava cose no sense, si eccitava, mi minacciava ed istigava> guarderebbe il bianco Chunin quasi più alla ricerca di un gesto di assenso della serie, proprio pazza questa <a quel punto non so perché ma ha cominciato a fare il sigillo della capra, quello per richiamare il chakra insomma> un po’ scoordinato e preciso nella teoria ma del resto compensa con un ottima pratica < a quel punto però, non so cosa mi sia accaduto, ne cosa mi sia preso, il mio corpo ha reagito da solo a questa minaccia, sono stati attimi, ho composto dei sigilli e ho utilizzato una tecnica Raiton, mi era già accaduto in precedenza per salvare un povero nonnino contro dei criminali ma non pensavo di poter agire in quel modo> arresterebbe ora il suo dire, quasi affaticato mentalmente dal dover rievocare quei ricordi così lugubri e disgustosi. La sigaretta ancora una volta portata a quelle labbra, donandogli infine un ennesimo schiocco di guancia il respiro tabaccoso e l’aria condensarsi che si uniscono per poi sparire nel cielo <sono riuscito a colpirla Haru, ma nel farlo non mi sono controllato e le ho bucato una spalla praticamente> non molto preciso nella descrizione ma l’importante è che si capisca il senso <a quel punto lei ancora gioiva e mi pregava di fare qualcosa, di ucciderla, di attaccarla, li è cominciato tutto> lo sguardo ed il tono si incupirebbero all’istante <la testa ha cominciato a girare, gli occhi mi bruciavano tantissimo, la visione di quel buco, il sangue, è stato troppo, mi sembrava di impazzire ed infine i miei occhi sono mutati> esclamerebbe con decisione per poi concludere <sentivo il mio chakra venire prosciugato e a quel punto, con le poche forze rimaste ho chiamato i soccorsi per lei, prima che le autorità arrivassero, sono scappato e una volta a casa era tutto finito> riferendosi non solo a quella assurda nottata ma a quel suo potere oculare. Kioku è ancora scosso, soprattutto nel doverlo raccontare e rivivere, di certo non lo tranquillizza, ma vuole che ogni cosa sia chiara ad Haru, un lungo racconto che infine culmina con una persona che boh non si sa se sia morta, cosa le sia successo, le autorità stanno cercando Kioku? E quel suo potere che tanto lo sta tormentando? Lo sguardo di Nashi si volgerebbe verso il bianco chunin, quasi più uno sguardo d’aiuto, una richiesta, aiutarlo a fare luce non solo su quanto accaduto e cosa potrebbe comportare ma su quel potere oculare <la prima volta mi chiamasti Uchiha> nulla di più adesso, molto è stato detto, molto è stato affidato ad Haru, di cui si fida e non si è fatto problemi a confrontarsi e raccontare quanto accaduto. Il discorso tra i due riprende e Kioku sembra più confuso che mai, così tanto da mettere in discussione la volontà di riacquisire la sua memoria. Haru lo guarda, leggermente stranito da quelle sue parole. Il ragazzo che ha conosciuto la prima volta non si sarebbe mai permesso di mettere a repentaglio il suo passato. L'Otsutsuki continua ad osservare quel viso con fare perplesso. Davvero rinuncerebbe a tutto? Kioku sarebbe disposto a far questo? Le dita della mano destra battono sopra il tessuto del kimono, all'interno della manica. Quel tocco tiene un ritmo che aiuta il chunin a far elaborare i suoi pensieri tramutandoli in parole. <Tu, prima di essere Kioku, eri qualcuno.. Avevi un nome, un passato, una storia> il tono sembra essere più severo. Non vuole essere un rimprovero questo. Haru vuole soltanto fargli aprire gli occhi e far decidere a Kioku cosa è davvero importante per lui. <Tu non sai chi eri ma qualcuno eri. Per rispetto della persona che ha vissuto la tua vita fino a dieci anni fa, lo devi forse a te stesso.. O no?> domanda con tono retorico all'altro, guardandolo fisso negli occhi. Quel contatto non si stacca mai, in nessun istante. <Se vuoi buttare tutto il tuo passato all'aria e decidere di non scoprire cosa ti ha portato su quel campo di battaglia dieci anni fa, ok Kioku. Dimmelo subito e smetterò di aiutarti. Vivremo questa nuova vita insieme> afferma con decisione adesso rimanendo sempre dentro la sua compostezza. <Altrimenti.. Se dentro di te brucia quell'ardore di rivelare ogni secondo del tuo passato, se in fondo alla tua anima senti di appartenere ad un'altra vita, relega il tuo impegno in tutti i prossimi giorni per tirare fuori il tuo vero nome da quella testa> si silenzia, dopo aver speso molto più parole di quanto in fondo è abituato a fare ogni giorno. Lascia l'ultima parola all'altro, semmai volesse aggiungere un suo pensiero a quelle parole dettate dall'istinto. Non deve essere facile vivere in quella situazione ma Kioku non deve farsi abbattere dalle situazione che possono nascere. Ci vorrà fatica e impegno per tornare chi era prima ma Haru ha promesso di dargli una mano e così farà. Quel racconto dell'altra sera giunge al suo termine e le espressioni dell'Otsutsuki sono tutto un dire. Haru rimane sorpreso nel sentire quella vicenda iniziando a comprendere quale possa essere la genetica dell'altro. Lo guarda con sguardo serio adesso. Gli occhi ghiacciati osservano quelli altrui in cui si nasconde il potere dello Sharingan. <Partiamo dal principio, Kioku> premette Haru iniziando il suo discorso. <I miei antenati mi raccontavano sempre questa storia da bambino per farmi addormentare. Mi parlavano di come tutto ebbe inizio dall'Eremetia delle Sei Vie. I suoi due figli presero i poteri da lui dividendoli in parte. Uno acquisì la volontà del Ninshu. L'altro prese l'abilità oculare, lo Sharingan. Da queste due parti, si sviluppò tutto il mondo degli shinobi che conosciamo fino ad oggi> si interrompe un attimo per giungere al punto focale del suo discorso. <Dunque, tu, sei un discendente di una delle prime casate esistenti sulla faccia della terra. Tu sei uno shinobi, in fondo alla tua anima. La tua reazione è stata un riflesso del tuo passato. Sotto minaccia, hai reagito perchè non vuoi esser messo in pericolo. Il tuo corpo lo rifiuta. La tua mente ricorda quella sensazione e procede> cerca di dargli una spiegazione a quanto gli è accaduto. Non deve essere spaventato. Si tratta soltanto della sua natura. <Uchiha> ripete quel nome <Il Clan Uchiha è una delle prime casate esistenti nel mondo degli shinobi. Un Clan è un insieme di persone e famiglie aventi tutti la stessa abilità innata. In questo caso, i tuoi occhi.. Lo Sharingan> Kioku deve capire cosa significhi esser un ninja. Soltanto in questo modo, potrà riuscire a recuperare la sua memoria. Più si adatta al nuovo mondo, meno possibilità avrà di tornare quello di prima. <Cosa significa per te essere uno shinobi?> domanda ora il chunin all'altro. <Dieci anni fa eri in quel campo di battaglia per combattere la più importante guerra per il mondo. Capisci cosa voglia dire? Su quel campo, eri presente per un motivo. La tua presenza era richiesta perchè fondamentale> per ora si zittisce, inconscio di quanto Kioku lo stia costringendo a parlare senza quasi fermarsi. Ora il giovane attende una risposta sperando di non aver complessato ancor di più l'Uchiha. [chk on] [Sentiero] Forse ha posto le domande giuste, poiché mai si sarebbe immaginato tali risposte da Haru, anzi più che le risposte il tono e il continuo incalzare, forse per la prima volta lo vedrebbe spendere così tante parole e accendersi così tanto, il che non potrebbe che fargli piacere, potendo vedere e notare nuove sfaccettature del Chunin, sorpresa più che gradita soprattutto per la mole di consigli e informazioni che gli verrebbero lanciati addosso, sberle in faccia come si suol dire. Ha parlato e tanto ora è giunto il momento di ascoltare e difatti l’autorità ella serietà di Haru stesso diverrebbero contagiosi, senza mai intromettersi se non quando potrebbe, ascolterebbe tutto per filo e per segno, ben attento ad ogni minima parola, ad ogni minimo gesto, attenzione volta a cogliere il significato del discordo del bianco, un discorso che lo colpirebbe dritto in faccia e al cuore e solo al termine di quell’attenta analisi su di esso che prenderebbe parola <si è vero Haru> comincerebbe <ero qualcuno, anche se non ricordo più chi un tempo fossi e quale fu il mio passato, non vuol dire che non sia accaduto> innegabile, su questo l’Otsotsuki ha pienamente ragione <ed è vero, a quella persona io devo qualcosa e credo che in primi sia sopravvivere, vivere, andare avanti> è convinto in ciò che dice, e non solo per l’incontro notturno della sera precedente ma perché lui stesso ha deciso, seguendo anche i consigli di Nobu, di viverla in maniera più spensierata <arriverà un momento in cui dovrò fare i conti con il mio passato e magari, me lo auguro, recuperarlo> un pieno respiro prima di concludere <fino ad allora vivrò e se capiterà cercherò di scoprire qualcosa in più su ciò che ero, ma vivrò il domani per ciò che sono oggi> della filosofia verrebbe così spiattellata, forse in maniera un po’ sempliciotta ma del resto non è che mo’ siamo tutti teorici e filosofi, ci si esprime come si può e finché su TV Konoha continuando a mandare mai dire Ninja e la casa del grande Ninja, insomma non è che ci sia tutta sta cultura, i libri sono scomparsi ed è tutto su cellulari e tablet, quindi famosene na ragione no jutsu. Terminerebbe di parlare unicamente con uno sguardo e un assenso con il proprio capo, si lo vorrà al suo fianco, colui che lo ha salvato al suo risveglio, colui che gli ha fatto dono di un nome, per quanto strano e divertente, lo vorrà al suo fianco in questa vita che lo aspetta, ma ora la spiegazione forse più importante, quella riguardante la storia del clan Uchiha ma in realtà qualcosa di ben più profondo, qualcosa radicato nell’antichità, nelle generazioni passate a future, la storia di come tutto iniziò. Kioku in questo momento è tipo occhi che brillano, assorbito dalle parole di Haru, lo segue, con attenzione maniacale, avvicinandosi ancora di più, come se ridurre la distanza aiutasse l’apprendimento di tali nozioni, mai sentita una storia tanto interessante quanto affascinante, mai avrebbe pensato che un potere come il suo affondasse le sue radici così in profondità, sino agli albori addirittura, il significato di clan, inteso come famiglia…già una famiglia, chissà magari anche lui potrebbe avere finalmente una famiglia, forse proprio da li proviene, chi lo sa. La spiegazione continuerebbe fino alla fatidica domanda <uno shinobi dici?> ripeterebbe quasi come se in questo stesso momento se lo stesse domandando nuovamente da solo, non ci penserebbe troppo, farlo vorrebbe dire probabilmente scervellarsi inutilmente e forse sbagliare anche <credo che uno shinobi sia una persona dotata di grandi abilità, anche paurose> poco velato riferimento a se stesso <e in quanto tale credo che debba mettere al servizio di chi è più debole questa sua forza> magari avrà anche sbagliato, ma non sapendo realmente nulla die ninja e basandosi unicamente su se stesso, le esperienze che ha coltivato in questo periodo, tra il difendersi facendo anche del male e l’assistere un povero nonnino che stava per essere rapinato, gli è sembrata la riposta più sensata e logica, curioso comunque di come Haru stesso possa rispondere a questa domanda, a quanto pare ne sa veramente tanto e a tal proposito non tarderà ad arrivare una sua domanda in merito. Sperando di essersi più o meno avvicinato al concetto di shinobi, l’attenzione comunque si sposterebbe su un ultima verità rilevanti, forse la prima che vorrebbe svelare e difatti incalzerebbe la discussione aggiungendo e collegandosi alle ultime parole del bianco chunin <difatti questa forse sarebbe la prima cosa che vorrei comprendere e capire, forse un primo passo per comprendere anche meglio chi fui un tempo ma a tal proposito ho una domanda> si avvicinerebbe con fare sospetto seppur molto goliardico al ragazzo, squadrandolo, analizzandolo, osservandolo, muovendosi attorno a lui <Haru> esclamerebbe d’un tratto <mi hai detto quale fosse il tuo nome, la prima volta che ci incontrammo> attimi di pausa <ma non mi hai mai detto come mai sai tutte queste cose e se anche tu appartieni ad un clan> per poi subito correggersi <si beh non te l’ho mai chiesto vero, ma ora lo sto facendo ahaha> grattandosi la nuca con la mano libera dalla sigaretta, seppur ormai alla sua fine. Vivere non sarà semplice, soprattutto per Kioku. Avrà bisogno di coraggio, di persone al suo fianco che sapranno dargli consigli giusti nei momenti giusti. E Haru sarà lì proprio in quei frangenti. Se c'è una cosa in cui il chunin crede, questa è la giustizia. E lui crede che ritrovare le memorie perse di Kioku sia un fatto giusto, qualcosa in cui dedicare il proprio tempo e le proprie fatiche. Senza fretta, senza pressione. Vivere il presente aiuterà loro a riscoprire il futuro. Anche perchè non possono andare alla ricerca di qualcosa che materialmente non esiste in questo mondo. Entrambi avranno bisogno di dettagli, particolari a cui attingere. E possono farlo soltanto continuando a vivere questa vita. Per Haru la stessa di sempre, per Kioku una nuova in questo Villaggio particolare e così diverso da quello in cui viveva prima. Haru non aggiunge nessun commento a quella parte del discorso. Passa sopra sapendo che il concetto che voleva trasmettere all'altro è passato, in modo diretto senza troppi giri. Riportare Kioku sui binari giusti è già un primo passo compiuto dall'Otsutsuki. E così l'incontro va avanti. L'Uchiha sembra sempre più addentrato nel discorso tanto da avvicinarsi al chunin dai capelli bianchi. Quest'ultimo rimane impassibile in quella sua posizione composta e formale. Non lo fa per cattiveria, è soltanto il suo carattere. Ci sono occasioni in cui si lascia andare maggiormente, altre in cui rinchiude la sua personalità in quei portamenti così precisi e mai oltre le righe. Entrare nella testa di Haru non è semplice. Questo è sicuro. Ma lui vive la sua vita secondo i pensieri che lo turbano e spesso finisce per sopraffatto da essi. Così rimane chiuso in se stesso, non espone troppo i suoi pensieri e dona consigli alle persone che secondo lui lo meritano, proprio come Kioku. Haru ascolta le parole dell'Uchiha, senza intromettersi in quel che è secondo l'altro la sua visione di shinobi. Non vi è una definizione giusta per questa parola. Ognuno può avere una visione soggettiva e averne le motivazioni valide. <Shinobi> ripete ancora quella parola <Colui che trasmette i suoi pensieri tramite l'afflusso di chakra> esattamente, la volontà del Ninshu. Non vi è per forza una visione di sole abilità fisiche, non vi è una limitazione ad una pura forza fisica. Haru ampia lo spazio della visione di Kioku immettendo in quella descrizione qualcosa che non serva per forza a sottomettere qualcun'altro. <Il modo in cui utilizziamo il chakra può essere differente. C'è chi lo utilizza per distruggere..> afferma l'Otsutsuki osservando negli occhi l'altro <.. e chi lo usa per unire> come loro due, in fondo. La mano destra di Haru si impregna di un alone azzurro, esattamente una forma visibile del suo chakra. Questa viene appoggiata sulla spalla sinistra di Kioku infondendo in lui quella piccola quantità di energia, così che possa crearsi un unione tra quei due flussi. L'energia di Haru dovrebbe sentirsi come un flusso calmo, pacato che si adagia sulle sponde dei suoi tsubo. <Il chakra crea legami> ecco la visione, del tutto personale, dello shinobi per il chunin. Gli occhi di ghiaccio si fissano sull'altro quando gli viene posta quella domanda. Chi è lui, oltre ad essere Haru? <Il mio Clan fonda le sue radici ancor prima delle tue, Kioku> cerca di spiegare nuovamente tutti quei racconti che da piccolo gli anziani del villaggio facevano a lui. <Il mio sangue discende da quell'Eremita che diede inizio a tutto. Successivamente, quando il potere venne diviso tra i due figli, il mio popolo si divise iniziando un lungo pellegrinaggio che vide il mio Clan separarsi in più fazioni> cerca di dar informazioni che possano essere comprese da qualcuno che neanche sapeva cosa fosse un clan fino a cinque minuti prima. <La mia infanzia è stata colma di questi racconti e fartene dono per aiutarti è un piccolo tributo a tutto quel tempo impegnato ad ascoltare i miei maestri> china la testa, prima di pronunciare il suo nome completo. <Haru Otsutsuki, questo è il mio nome> e il nome della sua casata. Un Clan che affonda le sue radici ancor prima che i Villaggi nascessero. <E per quanto io conosca così tanto della storia degli shinobi, c'è una parte ancora oscura alla mia coscienza..> si ferma alzando quelle iridi chiarissime al cielo, come se stesse per liberarsi di ciò che lo tormenta ormai da tempo. <.. Le origini del mio Clan> il tono di voce si perde al termine di quelle parole lasciando che l'altro possa porre altri quesiti magari o semplicemente parlare d'altro. [chk on]
Giocata del 21/02/2021 dalle 00:15 alle 02:46 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Sentiero] Kioku è completamente fucking rapito dalle parole del bianco Chunin, così saggio nonostante l’età giovane, almeno ipotizza possa essere giovane, così sicuro in ciò che dice e fermo nel suo pensiero, trasmette sicurezza, trasmette un carattere forte, qualcuno da seguire, il discorso dunque procede. Curioso ovviamente di come i clan si sarebbero strutturati, frenerebbe per adesso eventuali domande, molto più interessato a ciò che secondo Haru vuol dire essere uno shinobi, ascolterebbe dunque completamente rapito. <shinobi> ripeterebbe al seguito del bianco, quella mano destra verrebbe seguita dalla nera iride, una volta poggiatasi sulla spalla percepirebbe un calore, un calore pregno di energia, energia che si spargerebbe da quegli tsubo presenti sulla zona interessata, il chakra, una fonte di potere si ma anche di unione, di legame, affascinato da quella spiegazione, di getto esclamerebbe <sei proprio un figo Haru> così con gli occhietti che sbrilluccicano, incurante di quel momento importante si, ben compreso ed assorbito ma minchia che senpai Haru Otsotsuki, nonostante immagina abbiano la stessa età vede e percepisce in lui una calma ed una saggezza incredibili, sicuramente una persona a cui vorrebbe stare vicino, apprendere, comprendere, comprendere anche lui stesso, enigmatico in alcune sue sfaccettature ma vi sarà tempo. La conversazione si sposterebbe infine su ciò che significa quel cognome ora rivelato, Otsotsuki, un clan risalente ancor prima a quello degli Uchiha stando a quanto appena udito, un clan che affonda le radici nel concetto stesso di shinobi, no ma che dico, lo crea il concetto stesso di shinobi, di chakra, tutta la cultura a loro arrivata, un viaggio mistico cominciato migliaia e migliaia di anni fa <cavolo, sembra che entrambi discendiamo da due clan molto importanti> esclamerebbe <chissà come si possono reperire più informazioni, so che vi sono alcune biblioteche importanti sparse per Kagegakure> cercherebbe lo sguardo altrui quasi per conferma qualora questi edifici possano effettivamente servire, per poi spostare l’attenzione per qualche istante su se stesso ponendo una domanda fondamentale <ciò che hai appena fatto è stato condividere il tuo chakra con me giusto? Per questo riesco a percepirti in maniera distinta> comincerebbe il suo dire <i legami dunque non sono per forza di famiglia> anche perché per quanto ne sa una famiglia lui non ne ha, sospirerebbe, ormai quella sigaretta consumata verrebbe lasciata a sé <credo che il clan Uchiha sia mia famiglia?> Sa bene che il povero Haru non avrà la risposta certa ne quella esatta, ma sicuramente potrebbe fornirgli un punto di vista interessante per poi aggiungere <dunque sembra che entrambi siamo alla ricerca di risposte sulle nostre radici> qualcosa che sicuramente li porrebbe su di uno stesso binario, uno stesso e medesimo sentiero, come quello intrapreso questa sera. Quell'incontro sta per giungere al suo termine, dopo tutte le parole spese tra domande e risposte. Gli occhi chiari dell'Otsutsuki non smettono per un attimo di osservare la figura accanto a lui. Kioku è lì, pronto ad ascoltare e recepire ogni messaggio dettato dalle parole di Haru. E il chunin sembra non crearsi troppi problemi a spendere qualche parola in più per donare all'altro una maggiore conoscenza della storia degli shinobi e del resto di cui entrambi hanno parlato. Quella dimostrazione del significato di shinobi termina lasciando l'Uchiha sorpreso in modo positivo. Forse non se lo aspettava ma la sua reazione sembra divertire l'Otsutsuki che mostra un cenno di sorriso sulle sue labbra. <Se non ricordassi tutti questi concetti, i miei maestri mi ucciderebbero> lettaralmente, si intende. Dopo tutti gli anni passati nell'infanzia ad ascoltare e studiare, deve per forza maggiore ricordare quei dettagli dell'antichità. Le parole di Kioku vengono udite attentamente dal chunin cercando una risposta agli ultimi dubbi. Reperire le informazioni tramite l'uso delle biblioteche. Haru non ci aveva mai pensato perchè non crede che quel che lui cerca sia scritto in qualche libro. Nel caso di Kioku, invece, potrebbe esser utile. <Più che leggere i libri, avremmo bisogno di rivivere il passato in qualche modo> ma a quanto pare, non è possibile ancora. <Per quanto riguarda gli Uchiha però potresti trovare qualcosa di utile. Possiamo dare un'occhiata un giorno di questi> afferma l'albino proponendo all'altro di effettuare una ricerca veloce su ciò di cui ha bisogno. E i legami possono esser di qualunque tipo, ovviamente. <Esatto, Kioku. Sei tu a decidere i tuoi legami> senza nessuna restrizione. <Il tuo potere oculare presume che tu faccia parte di quel Clan> premette il giovane guardando ancora l'Uchiha <Ma anche se non avessi una famiglia in quella casata, ci sono qui io. E ci saranno le persone con cui creerai un legame. Sei tu a decidere chi è la tua famiglia> spiega il bianco all'altro. <Nessuno ti può obbligare a stare con chi non vuoi> termina il suo proferire arrestando il suo passo. Si ferma riflettendo su quell'ultima frase detta da Kioku <Vero, entrambi cerchiamo qualcosa nelle nostre radici. Non puoi capire quanto io brami di conoscere cosa si nasconde dietro l'ignoto..> rivela all'Uchiha mostrando quale sia davvero la sua volontà in questa vita. <Scopriamo insieme tutte le risposte di cui abbiamo bisogno. Che ne dici?> propone all'altro guardandolo dritto negli occhi. E poi sarà pronto a girar indietro il passo facendo ritorno alle Ombre. [chk on] [sentiero-->Amegakure [Kagegakure]] Il tempo sembrerebbe volare tra i due, intenti a continuare la discussione riguardante la loro storia, le loro radici, il concetto di shinobi, ciò che significa veramente e le loro definizioni stesse legate ad un significato tale, non esiste risposta unica né vera e propria, esiste solo come si vive in nome di quel significato. Parole che verrebbe comprese e ben assorbite da Kioku, vedendo in Haru sicuramente una possibile guida futura, qualcosa di diverso dall’influenza di un Nobu per intenderci, molto più alla mano come persona e superficialotta in alcune cose, seppur portatore di alcuni pensieri piuttosto condivisibili. Ormai fermi da tempo su quel sentiero, Nashi preleverebbe con la destrosa un ultima sigaretta della serata, veloce ad accenderla con l’accendino estratto con la mano libera, per poi portare la rispettiva mano ad appoggiare la stecca sulle proprie labbra, donandole un altro tiro, sorriderebbe, divertito dall’affermazione del bianco su come per forza di cose dovrebbe ricordassi tali nozioni o vi sarebbero ripercussioni, sfruttando il momento ed il tempo che sembra essere trascorso, inviterebbe l’altro, con il movimento del proprio corpo, ad incamminarsi sulla strada del ritorno, così da ritornare vicini alle porte di Amegakure e poter nel mentre continuare i loro discorsi. Legami, amori, famiglia, radici, Kioku ripenserebbe a quanto appena discusso, di come si possano creare e di come ci si unisca, seppur non legati per forza di cose dal sangue, subito il pensiero ad Haru in primis, colui che lo ha ritrovato al momento del risveglio e tanto gli deve, forse anche per questo ha tutte queste positive Vibe nei suoi confronti, ma non può ignorare ovviamente il suo potere e da quale clan derivi <ci sono un paio di quelle biblioteche come ti raccontavo prima, potremmo farci un salto un giorno di questi perché no> felice che non si debba avventurare in questi meandri misterioso da solo aggiungendo infine <ad essere sincero, so che come mi hai spiegato ci sono le casate di vari clan con i loro Doji annessi, sono un po’ impaurito dal dover andare li e presentarmi, non saprei sinceramente neanche cosa dire, non so nemmeno chi sono> già, loro come potrebbero saperlo? Soprattutto per uno che si presenta lì, toc toc, we we siamo tutti fratelli, una visione alquanto assurda e stereotipata a mo’ di sketch alla mai dire Ninja. Un sospiro, prima di donare a quella sigaretta un ennesimo tiro, ormai completamente rilassato, se non altro questa chiacchierata serale, oltre ad avergli aperto la mente su molte cose è servita anche a rasserenarsi della folle avventure della scorsa notte, completamente fuori di testa, e questo lo deve ancora una volta ad Haru Otsotsuki, questo ragazzo dalla bianca chioma che è venuto in suo soccorso, ma chi è, un supereroe? Domande che ovviamente non verrebbero pronunciate, lasciando tempo e spazio ad entrambi per avvicinarsi sempre più al villaggio, camminando a ritroso per il sentiero e lasciando ad Haru il tempo di finire il discorso <ti ringrazio Haru> esclamerebbe di botto arrestando il suo cammino ormai nelle vicinanze di quel portone, lo sguardo fisso su di lui <non so bene che cosa attendermi dal futuro, ma sono contento di averti incontrato, non fosse stato per te probabilmente non sarei dove sono adesso> si avvicinerebbe al ragazzo, la sigaretta verrebbe rapidamente incastrata tra le due labbra con un piccolo morso così da tenerla ben ferma, la destrosa posarsi sulla spalla, come poc’anzi lo stesso ragazzo aveva fatto con lui <amico> aggiungerebbe, prendendosi questa piccola libertà e sorridendogli, un sorriso puro, sincero, come è Kioku, chiunque lo abbia incontrato probabilmente potrà constatare e percepire questa aurea di purezza, di semplicità, un figlio nato da un mondo colto dalla rovina, riemerso infine dalla terra, spogliato di tutto, eppure eccolo lì, come un eroe di quei famosi manga shonen che vendono tanto a Kagegakure. Un ennesimo tiro alla propria sigaretta mentre si rimetterebbe in marcia <come tu aiuterai me, anche io voglio poterti aiutare come posso, scopriremo insieme ciò che ci è nascosto insieme, affronteremo quello che dovremo affrontare e chissà, cosa ci riserverà il futuro> già Kioku, quel futuro che ora pare d’innanzi a te spoglio e privo di comprensione, una tela bianca su cui poter scrivere la tua storia, ignaro del lignaggio, della potenza che si cela dentro di te, ignaro del nome che un tempo portavi. Fatti i doverosi saluti, con abbracci più o meno invadente alla Kioku Style, sena contengo ne ritegno, si congederebbe al vocare <allora alla prossima Haru senpaiiiiiii> prendendolo un po’ in giro, ma mica tanto poi, sbracciatosi a sufficienza, si dividerebbe dalla strada del ragazzo, molto più rilassato rispetto a come era iniziata al sua serata ma soprattutto, con un obiettivo in mente…il clan. [END] Ed ecco che la strada del ritorno verrebbe presa da entrambi iniziando a percorrere quel sentiero a ritroso per ritornare nel Villaggio delle Ombre. Quella passeggiata è servita per allontanarsi da orecchie indiscrete, un modo per avere tempo e spazio per parlare senza doversi preoccupare. Ora che i discorsi sono giunti al termine, entrambi possono far ritorno nel settore della Pioggia. Haru osserva il ragazzo davanti a lui, completamente cambiato rispetto a quello di inizio serata. L'ansia, la paura e la preoccupazione sarebbero svanite all'interno di quella anima, pronta ad affrontare con coraggio il futuro che lo aspetta. Quel che verrà non è dato a nessuno conoscerlo. Kioku avrà al suo fianco Haru, però. In qualsiasi momento, l'Uchiha potrà fare affidamento sulla saggezza e sui consigli dell'albino senza dover dare qualcosa in cambio. Le ultime parole vengono spese, accordi vengono presi per iniziare le ricerche su qualcosa che porti Kioku a scoprire di più sulla sua persona. Haru fa ampi cenni con la testa, pronto per mettersi in gioco e partire carico in questa nuova missione personale dei due. E poi giungono i ringraziamenti da parte dell'Uchiha. Haru rimane un attimo fermo, con i piedi piantati nel terreno. Il chunin non si aspettava delle parole di quel genere da parte di Kioku. Le accoglie dentro di lui, ne apprezza il significato assaporando quanta purezza davvero ci sia in quelle parole. E ne rimane felice. Ecco un legame che si crea. Ecco il Ninshu che compie il suo significato. Un sorriso viene abbozzato sul viso mostrando una sincera felicità per quel momento. <Posso dire lo stesso di te. Sono senz'altro contento di averti incontrato quel giorno, amico mio> dice lasciando che l'altro posi la mano su di lui. Le iridi ghiaccio fissano quelle nere dell'altro. <E questo è soltanto l'inizio. Sono sicuro che vivremo tante avventure insieme.. Ottenendo tutto ciò che vogliamo, ricordalo> china ancora la testa in un cenno d'intesa con l'altro, come a voler sottolineare la sua frase <Ricorda queste mie parole> una promessa, o poco ci manca per esserlo. Entrambi troveranno ciò che cercano. Le loro origini, le loro memorie. E così l'Uchiha saluta l'albino separando momentaneamente le loro strade. L'Otsutsuki rimane da solo osservando l'altro andare via e alzando il braccio destro per portare un saluto al ragazzo. <A presto> la voce danza nel vento arrivando all'orecchio dell'Uchiha. Così, il bianco tornerà all'interno del settore a compiere i suoi impegni ufficiali. Un'amicizia nata in poco tempo ma che si fonda su principi solidi. Nessun interesse nel prendere in giro l'altro, nel trarre guadagno nei confronti altrui. Un obiettivo in comune. Una strada da percorrere insieme. Questi sono Kioku e Haru. Due persone che hanno bisogno di ritrovare se stessi e il loro passato. Due persone che vogliono mettere tutto loro stessi per arrivare al loro obiettivo. In poche parole.. Due shinobi. [end]