Vuoi un morso?

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18:56 Nene:
  [Frasche - Ramo d'Albero] Ingoiata e masticata. Ecco come ci si sente. Divenire un inerme silhuette in balia di altre mani alle quali non si sa' esattamente come rispondere, ne' quando, ne tanto meno, perchè esattamente. Ha passato l'intera giornata dentro al Dojo dei Doku, cercando di aver un confronto con qualcuno - cercando di farsi riconoscere in qualità di una di loro ma non è questo il punto. Il punto è comprendere. Non siamo mai state veramente brave ad abbracciar la realtà dei fatti, pure quando questi son indissolubilmente, platealmente, palesi. Come chi si mette le mani davanti agli occhi. Immersa in una pozza di sole se ne sta con il busto disteso su un ramo annodato più volte su' se stesso, così robusto ed anzianotto - d'allungarsi pigramente verso l'alto alla ricerca dei gemelli e compagni, sì, ma anche di un po' di libertà e di luce. Il respiro si fonde nel rumor di frasche, quel sospiro perenne che insegue ombre e luci ricreando un tetro spettacolo composto da supposizioni e nervosismo. Nene non ci si veste di questi termini, tutt'altro - ironia della sorta - sembra appartenervici più di quanto possa sembrare guardandola sgambettare tra la folla della megalopoli, tra le vie impervie - ed il torrenziale scorrere di persone nelle ore di punta. E' come vivere nella giungla. Ciocche d'ebano cadono dal ramo, s'allungano mozzate in una medio-corta lunghezza ritrovandosi a pender nel vuoto al di sotto d'esso. Migia. O disinteressata. Spenta come una fiammella che s'amalgama al buio divenendo solo un nastrino di fumo avvezzo a contorcersi nell'aria. Ha i piedi scalzi -- posati di pianta contro il tronco dell'albero - le mani spoglie da qualsiasi protezione sembrano boccioli chiusi ad altezza ventre. Composta, certo, ed al tempo stesso così maledettamente caotica. Come se nulla, di quello che potrebbe esser lì attorno, potesse intaccar la piccola bolla che s'è creata. Forse, ogni tanto, effettivamente -- oh no, sarebbe terribile ammetter la mancanza di un era che vuol abbandonarci una volta e per tutte. Ma ricordate Oto? Ricordate l'adrenalina della guerra? La necessità di muoversi verso un obbiettivo, e non a vuoto. Come uno spettro. Come un involucro privo d'intenti -- d'ogni cosa. [ck off]

19:10 Dyacon:
 [Bosco Oscuro] Questo giorno passerà alla storia: a Konoha - o in quel che ne rimane - non piove! Ciò gli permette di gironzolare per Kagegakure senza la piaga della pioggia da cui proteggersi. La curiosità lo ha mosso in questi dieci anni, dandogli la possibilità di vedere quasi tutti gli edifici del nuovo villaggio. Forse, in realtà, ha visto anche troppo. Eppure c'è ancora un posto che non ha visitato ma che lo ha sempre affascinato: il bosco oscuro. Attrazione difficile da descrivere, da spiegare, eppure l'avverte sulla pelle, nello stomaco. Denominato Bosco della Morte nella vecchia Foglia, è stato ricostruito, ricreato fin nei minimi dettagli, talmente bene che ci si può imbattere in tronchi dal diametro di due metri. Vere e proprie querce secolari. Lui si trova al suo interno, spinto dalla voglia di colmare quella lacuna, quella dimenticanza. < Questo luogo è anche meglio del campo d'addestramento di Suna... > Sussurra a fil di labbra, allargando la mano destra guantata oltre il rispettivo fianco, dando modo alle dita di sfiorare il tronco di uno dei tanti alberi che si trova a sorpassare. C'è silenzio. C'è pace. E' circondato solo dai rumori della natura, senza sguardi inquisitori o ragazzini dell'accademia che ti fissano estasiati. < Il prossimo allenamento lo farò qui... > Ha deciso seduta stante. Senz'appello. Cammina tra la flora, immerso in un'oscurità quasi inquietante, senza accorgersi minimamente della presenza di Nene, sdraiata come un felino su uno dei tanti rami che s'inerpicano verso l'alto. Lui si presenta vestito così: capigliatura corvina lasciata alla mercè delle condizioni climatiche, dove alcune ciocche ribelli gli ricadono davanti ai tratti somatici, occultando tutto l'occhio destro ed essere in netto contrasto con la carnagione albina. Maglia nera e felpa bianca a collo alto con chiusura a zip verticale, indossati sul tronco. Cos'hanno questi due indumenti di particolare? La manica destra non c'è. Infatti l'arto superiore dritto è completamente nudo dalla spalla, mettendo in mostra una muscolatura non eccessiva, ma dannatamente definita. Alle gambe si possono notare dei pantaloni scuri come la pece con dei ricami in oro, alla cui cintura è assicurato il portaoggetti sporgente da oltre il fianco. Sul quadricipite sinistro, invece, svetta il portakuna contenente varie tipologie di armi. Ai piedi, le classiche calzature da Shinobi aperte sul davanti. < Sì. E' deciso. > Parla tra se e se, venendo accompagnato da un fruscio sacro, cadenzato, figlio dello spostarsi della sabbia contenuta nella giara posta dietro di lui, diagonalmente. Reliquia giallo ocra che ne conferma l'appartenenza al clan Sabaku. A concludere il tutto, il coprifronte legato sul bicipite destro, tra spalla e gomito.

19:35 Nene:
  [Frasche - Ramo d'Albero] E' il ciondolino dei cacciatori di taglie a dettar il ritmo del vento, sicchè attaccato al choker - continua a pender avanti ed indietro al lato del collo. Come un gatto immerso nei primi raggi di primavera - diviene una distesa abissale di tratti che non si fanno scalfire. Forse ne aveva bisogno. Forse aveva bisogno d'allontanare tutto quello che inavvertitamente le corre incontro trovandola di sasso - o invece - pronta ad arretrare. Da Nobu, a quel sangue - all'illogico risveglio. Quando chiude gli occhi, per frangenti, rivive la febbre dovuta alla tossina entrata improvvisamente in contrasto con le sue difese immunitarie creando uno scompiglio di dimensioni nucleari nel suo organismo. Tradotto per i comuni mortali: Febbre. Affanno. Allucinazioni. Deformazione della realtà che ancora l'affligge - nel recondito dei suoi sogni - spingendola a svegliarsi continuamente stanca. Pronta a scappare da chiunque sia il nemico di oggi. Le labbra come ciliege si schiudono lasciando andare un respiro silenzioso, di quelli che svuota il petto. Smuove l'organza di cui è fatta la camicetta nero-trasparente, rende noto sotto il profilo di una bralette in merletto nero dalla fattura semplice, decisamente comoda. Lembi di pelle come latte scorrono in bilico tra ciò che si può vedere, e ciò che rimane decisamente vietato. Drappi incastrati sotto un paio di pantaloncini a vita alta in pelle, come un guantino ripercorrono carne e forme stringendo i fianchetti, le natiche - rendendo ogni movimento non dissimile da quello che farebbe da nuda, essenzialmente. Sfila il fiato e la mano - quella che riposava contro il ventre - si rimesta quelle ciocche sulla fronte facendole cadere all'indietro. E' la voce di Dyacon a strapparla dal letto della tranquillità - a dissuarderla dal rimaner chiusa in quella bolla metaforica dalla quale, mansueta, si desta controvoglia. Potrebbe ignorarlo. Potrebbe girarsi dall'altro lato - oppure zompar via e cambiare ramo. No, sarebbe stupido privarci di un intrattenimento. La schiena si solleva piano - i piedini nudi abbandonano il tronco dell'albero e finiscono per ciondolare a tre metri dal capo del Sabaku. Devolve e dimezza attenzioni tra lui, i suoi intenti - la sua persona. Ed una mela rossa e lucida. Contro il palmo la gira e rigira, la fa' scorrere contro il monte della luna tramite i polpastrelli che la vogliono veder roteare. Solo un orpello staccato da un ramo e rimasto lì - a rifletter quel viso. I tratti volpini lo insguono, pallida tanto da apparire come una macchiolina bianca in una tela nera - le gambette oscillano pigre. Un sabaku? Il solo pensiero la sospinge a chinare la testa alla volta della spalla - curiosa di vederlo in azione. E sì, certo, anche di vederlo allenarsi in un luogo a lui non favorevole. Una coltre di ciglia nere dimezza quel pozzo di ghiaccio - si fa' il filo contro la pelle del ragazzo, il braccio lasciato nudo, quella giara. Come chi si prepara ad osservar uno spettacolo. [ck off]

19:55 Dyacon:
 [Bosco Oscuro] L'incedere viene fermato, bloccato di colpo accanto ad uno di quegli alberi secolari dalle dimensioni non indifferenti. Le dita della mano destra si dipanano, distanziandosi l'una dall'altra, permettendo al palmo aperto di poggiarsi contro la corteccia del tronco. Chiude le palpebre, ricercando in quel contatto l'energia della natura, intenzionato a fondersi con la stessa. Almeno ci prova. Quella pace e quel silenzio sono una vera e propria manna dal cielo per staccare dalla vita frenetica e dal chiasso di Kagegakure. < ..... > Inspira ed espira, allargando la cassa toracica, inebriandosi dell'odore selvatico del luogo. L'oscurità, intanto, si fa sempre più densa a causa dell'imbrunire. Il sole, infatti, è pronto ad abdicare a favore della sorella luna, regina incontrastata della notte. Si perde in quella sorta di meditazione, estraniandosi da tutto e da tutti, restando comunque in eretta postura con il braccio destro disteso in avanti e in diagonale. < Uh? > Gli occhi si spalancano all'improvviso, avvertendo in maniera chiara e netta la presenza di Nene. O meglio, delle sue gambe ciondolanti. Non perde però la calma, anzi, continua a fare come se nulla fosse, nonostante sia stato destato in modo brusco dal fare della ragazza. < Non pensavo di incontrare altre forme di vita in un posto del genere... > Alza leggermente i decibel della voce, dando modo a quest'ultima di giungere in maniera chiara alle orecchie della Doku. < Vuoi ancora continuare a nasconderti, oppure reputi che sia il caso di mostrarsi? > Domanda retorica la sua, poiché è lui a prendere l'iniziativa. Bacino e tronco ruotano sullo stesso assie, permettendogli di dare la parte frontale alla genin. Lo sguardo color ametista risale fino al ramo su cui è poggiata la sua nuova interlocutrice serale. La squadra da capo a piedi, senza alcuna discrezione, passando in rassegna - stile scanner - tutta la sua figura. Ne è piacevolmente colpito, ma non fa nulla che possa tradire quella sensazione a pelle. < .... > E resterebbe in silenzio, con il capo reclinato di poco all'indietro e il naso all'insù, attendendo una risposta da parte di Nene. Le braccia, intanto, si unirebbero davanti al petto, incrociandosi tra loro, assumendo una posizione più rilassata, spostando il peso corporeo sull'unica gamba destra.

20:19 Nene:
  [Frasche - Ramo d'Albero] E' delizioso come l'imbrunir di un crepuscolo prematuro spenga la luce prima che chiuque possa accorgersene. Nonostante la primavera, nonostante quel sole timido abbia fatto capolino tra le foglie creando macchioline di luce a terra - ora tutto sembra scremar nel nero pece. E allora gli alberi son mani che s'allungano - ed il rumor del vento, diviene un ululato tetro pronto a respirarti sul colletto. Non si priva di questa sensazione. Non si priva di uno sguardo posato su Dyacon dissacrandone la forma e le intenzioni, come gli occhi rossi di un ipotetica bestia nascosta tra i cespugli. Eppure non c'è niente di orripilante o spaventoso, in tutto ciò. Non c'è niente di famelico nel suo sguardo, ne venature di perversione a far di lei una marionetta. Lo sguardo che gli riserva ha il cipiglio curioso di una bambina disposta ad osservar in silenzio nello scopo d'apprender qualcosa di nuovo. Qualcosa che non ha mai davvero visto. Labbra di ciliegia e velluto si separano l'un dall'altra smuovendo il gracile petto in un respiro mansueto - riverbera la cassa toracica nella prima bava di freddo che l'abbraccia. Non sono giorni brillanti - forse, malcapitatamente, la dea bendata ha mandato Dyacon tra le sue spire proprio in un gracile picco d'incertezza, e credetemi, l'incertezza Nene non la veste bene. < sono sempre stata quì > Quando la voce si leva, riecheggia nel silenzio della sua vetta, giungendo distante - presente - per quanto non si sia minimamente sforzata di raggiungerlo. Ha un tono pigramente arrochito, per quanto femminile sia. Le ciocche decadono sulle spalle, divengono lingue di pece in balia del vento e dell'incarnato pallido ornato di piccole e pigre macchioline di sole. Al pari di lentiggini ma, molto chiare e poco più rade. < sei tu, che non mi hai prestato attenzione > Gli occhietti lo cercano in mezzo al vuoto, lui - le sue movenze - riducendosi a sua appassionata spettatrice. Lo scrocchio della mela direziona forse l'attenzione su di lei - smuovendo il silenzio come uno sbatter d'ali improvviso. Uno starnazzar che vede qualche corvetto liberarsi in aria per cercar un nido più tranquillo in cui riposare. Il primo morso di mela le bagna le labbra - le lascia adorabilmente lucide, arrossate. Si concentra nel masticare mentre un silenzio fallace riempie il vuoto della pausa. E finchè mastica, non c'è verbo a muoverle la bocca. < da cosa ti nascondi? > Precoce e fugace - una supposizione che potrebbe esser errata, che potrebbe veder il ragazzo sceglier un posto come tanti, per allenarsi. Eppure. Eppure un sussurro al lobo sfiata che nessuno s'infila in antri bui per nasconder le proprie arti, piuttosto - nasconde la propria anima, il proprio sguardo, o la propria testa. E nel parlare, estender la propria voce fino al Sabaku - il mignolino della mano che impugnava la mela sfila ad accarezzar le labbra distrattamente, asciugar il succo della mela. La stessa che ora lancia verso lui, offrendogliela in modo non propriamente gentile. Che la prenda al volo o meno, beh -- questo sta a lui.

20:41 Dyacon:
 [Bosco Oscuro] Statico, statuario, osserva dal basso verso l'alto il volto di Nene, ricercandone gli occhi per avere una visuale completa su di lei. Non la conosce, non ha la minima idea di quale siano le sue intenzioni e cosa gli frulla per la testa. Tuttavia, se fa parte del centro di Kagegakure non dovrebbe essere una nemica. Discorsi frivoli, fugaci, privi di senso alcuno. Se i pensieri viaggiano a velocità doppia nella sua mente, immaginando situazioni di vario tipo, lo sguardo color ametista non accenna minimamente a spostarsi dalla struttura fisica dell'appartenente al clan Doku. Tutt'intorno a lui, nel frattempo, quei pochi spiragli di luce esalano l'ultimo respiro, venendo cancellati dalla notte che cala implacabile. < Allora è stato il destino a volerci far incontrare, non credi? > Chiede, reclinando appena il capo verso dritta, portando l'orecchio più vicino alla rispettiva spalla. Braccia conserte e capigliatura corvina che si muove nel seguire quel movimento, scivolando sulla pelle albina e mostrando una parte dell'altro occhio. Il gemello del sinistro. < Tsk! > Schiocca la lingua sul palato, abbozzando un sorriso irriverente. Gli angoli delle labbra infatti si arcuano verso l'alto, creando un ghigno sarcastico su quei tratti somatici limpidi e allo stesso tempo seri, figli di una guerra vissuta in prima linea. < Dal tuo tono deduco che sei sicura di quello che dici. > Breve attimo di pausa, restando volutamente in silenzio nell'osservare quel morsicare di mela quasi ipnotico. Persuasivo. < Chi ti da questa sicurezza? Magari ti avevo già sentita ma non ho voluto disturbare il tuo oziare... > Rigira la frittata da buono stronzo qual'è. Intanto, con il calar della notte, anche le temperature subiscono un lieve abbassamento. < Nascondermi? > Inarca il sopracciglio destro, stupito da quella domanda. Gesto però invisibile agli occhi della genin per via della presenza delle ciocche di capelli cadutegli davanti al viso. < Non mi nascondo da nulla... > Sincero e serio il dire, volenteroso d'esser chiaro al riguardo. Nascondersi vuol dire essere debole e lui ha cancellato questa parola nella sua vita. < La mia presenza qui è stata mossa da semplice curiosità. > Fa spallucce, mentre d'istinto la mano destra sfila e scivola dall'intreccio che la teneva unita al braccio sinistro, librandosi in aria e afferrare la mela morsicata dalla ragazza. L'afferra al volto con grande stile. Poteva essere un grande giocate di baseball, ma niente. I ninja son più fichi(?). < Tu invece? Da cosa ti nascondi? > Quesito ribaltato alla mittente, mentre è lui stavolta a mordere il frutto proibito.

21:04 Nene:
  [Frasche - Ramo d'Albero] Ipnotico, sì. Forse è questo il termine che vuol vederla muovere quelle mezzelune di piombo e tempesta verso il viso dell'altro. Non una parola le svolazza sulle labbra per tanto che è lui a parlare, e non un cenno vuol richiamare alla sua attenzione, lo stesso carattere viperino che Dyacon vorrebbe mostrar tramite parole e sorrisi. Forse pensierosa. Forse - come detto in precedenza - non riesce a batter il ritmo della realtà tanto quanto avrebbe fatto una settimana fa', rimanendo sul suo binario perchè, molto semplicemente, era l'unico binario che conosceva. I fianchetti si muovono finalmente dal tronco e la vedono decadere verso il terreno umidiccio e freddo della sera flettendo piano il proprio peso ad accompagnar la caduta riducendo le vertebre della schiena a reclinar il busto alla volta della pavimentazione, così come di riflesso le stesse ginocchia estese fino ad un attimo prima, nell'impatto, s'abbasseranno appena per dar morbidezza al proprio muoversi. Un tonfetto migio tradisce peso esiguo, e sai - chi altro è stato tradito? Il palato di Dyacon. Quel morso al frutto proibito. Lo sguardo di Nene che ne insegue innamorata del labbra trattandolo come si tratterebbe un gioco, o un esperimento. Le ghiandole poste alla base della gola infatti intercedono nel loro sviluppo continuamente - rendendo la tossina qualcosa di costante - che sia questa una benedizione, o una maledizione. E rendendo la saliva, così come ogni fluido corporeo della salamandra, un elemento nocivo. Un proliferar di tossine. < ? > Il quesito non c'è, ma le sporca quel visino mentre lo guarda, mentre Dyacon potrà sentirsi così maledettamente leggero. Un nemico? No, oh - no. Solo una stronza. Non così differente dal principale principio attivo nelle droghe sviluppate, sintetizzate e smerciate dalla yakuza o dai piccoli criminali di Kagegakure, infondo. Un incipit di divertimento. Di colori accesi. Di movimenti che rallentano, ma nulla di grave. Nulla di debilitante. Come bersi una birretta di troppo. < Da tutto, penso. > Gli risponde però, muovendo i piedini nudi tra appezzamenti di terra e sprazzi d'erba. Lo osserva. Lui, la sua giara. E mentre si lava via di ogni discorso non propriamente apprezzato - o più semplicemente noioso - finisce per sfiorar con i polpastrelli il labbro inferiore. Un piccolo cenno che la vede volta al pensiero - al focalizzarsi. Si carezza dolcemente, una dolcezza che non le appartiene proprio - sfilando le unghie laccate di rosso prima di riversandogli un indice contro. A puntarlo. < Fammi vedere qualcosa... Non ho mai conosciuto un Sabaku. > Beh, se vogliam esser pari - del resto, Nene è stata la prima, a mostrare qualcosa. [ck off][veleno allucinogeno: lore]

21:41 Dyacon:
 [Bosco Oscuro] Assapora il pezzo di mela morsicato poco prima. Le papille gustative captano un sapore dolce e una consistenza farinosa, mentre i denti sminuzzano e triturano il tutto, trasformandolo in ciò che comunemente viene definito bolo tra la comunità scientifica. Non può sapere che quel semplice ed innocuo gesto nasconde in sé un effetto allucinogeno a causa della natura della ragazza. Come in una delle fiabe più famose del mondo, il succo viene contagiato da quel veleno invisibile. < ..... > L'osserva scendere dal ramo, rassettarsi e riprendere l'eretta postura, ergendosi in tutta la sua altezza di fronte a lui, di qualche centimetro più bassa. < Ti stai nascondendo da tutto? > Aggrotta la fronte, non riuscendo a capire il significato di quella frase. < Come mai? Hai combinato qualcosa? > Chiede, continuando a fissarla in volto, tornando a squadrarla da capo a piedi senza alcuna discrezione. < Ngh! > Gli occhi sgranano ed il busto si sbilancia di poco in avanti mentre la mano destra lascia cadere sul terreno umido la mela dalla colorazione rosso fuoco. Tonfo sordo che riecheggia tra le fronde del bosco. Avverte chiaramente una sensazione di leggerezza farsi largo, oltre che il prendere vita di quelle "lucciole" nel suo campo visivo. Sbrilluccicare che lo manda in confusione. Il sorriso sarcastico ed irriverente mostrato fino ad ora scompare, lasciando spazio ad un'espressione stupita e allo stesso tempo contratta. < Che diavolo mi sta succedendo... > Sbatacchia un paio di volte le palpebre nel chiaro tentativo di togliere quelle luci. Gesto invano il suo, poiché il tutto è frutto di Nene stessa. < Le vedi anche tu? Quando sono arrivate? > Chiede, ignaro del fatto che è lei la mandante di quella confusione mentale. < Farti vedere qualcosa? > Neanche avesse un interruttore che lo fa accendere e spegnere a comando. Tuttavia, invece d'inveire contro di lei, viene sopraffatto da una risata incontrollabile. < Ahah... > Inizia piano. < Ahahahah. > Divenendo sempre più forte e senza senso. < E che cosa vorresti vedere? > Neanche può ammiccare più di tanto, perché quello che ne esce è uno sguardo sbilenco, segnato dalle prime lacrime. < Poi, come fai a sapere che sono un Sabaku? > Prima di sbottare in una nuova risata fragorosa.

22:25 Nene:
  [Frasche - Ramo d'Albero] Da tutto. Ed il perchè è un sussurro nefasto che le infesta il cranio. Ogni ombra è un nemico - e nelle sue poche pozze di luce le ombre s'allungano comunicandole che anche lì, non è al sicuro. Come dita oblunghe la prendono per il collo e la trascinano sul fondo di chi si sente tradito, ferito... E non ha nemmeno visto arrivare il colpo e chi lo ha sferrato. Si evita piacere e fastidio di rispondergli replicando a quella domanda con un storcersi del muso impigrito, come chi non ha voglia di parlarne e lo vuole rendere noto all'altro. Perchè non lo conosce. Perchè non è un amico. Perchè ha le sembianze di chi è nessuno, e nessuno rimarrà - esattamente come tutti gli altri. I polpastrelli lasciano andar quella tortura inflitta al labbro inferiore - rimestando la linguetta in un flebile schiocco contro il palato. Lo guarda cercar di spostar qualcosa - qualcuno ? Sta cercando di ingaggiare uno scontro con lei? Come un animale che sente un rumore buffo ripiega il capo verso la spalla mancina - stringendosi tra esse come un corvetto indispettito. < Di che parli? > Sfarfallano le labbra cercando un fondo al suo agire - una motivazione al suo muoversi al riparo, o all'attacco - di cosa, lo sa' solamente lui. Ci piace pensar un rallentamento a seguito di un estasi - come se tutto fosse piccolo e poco importante tanto da disossarti dalla voglia di combatterlo. Dal fervore. Dal fuoco. Lo sguardo pigro di Nene ne risale la figura a quel tentativo sbieco d'ammiccar senza riuscirci davvero (?) - o di pungolare le sue conoscenze a livello accademico dei clan ufficialmente riconosciuti. Di tutta risposta, con il palmo riverso verso l'alto, puntella la giara rendendogli noto il perchè di quella deduzione - poichè nessuna persona senza una palese logica, andrebbe in giro con una giara. < Quella. > Pigola piano - e s'avvicinerebbe, così come in precedenza, facendosi fregio del suo non allontanarsi al suo intercedere. Lenta. Non lo obbliga ad interfacciarsi ad una vicinanza indesiderata così come - pur allontanandosi - non smetterebbe comunque d'intercedere verso di lui. Fino ad entrar nella sua zona di comfort. La mano destra s'allungherebbe piano a cogliere tra i polpastrelli d'indice e pollice la zip, soffocandola contro la pelle e tirandola docilmente verso il basso. Non si flette. Non si muove. Artica. Non c'è malizia ne' alcun tipo di passione a scalfirle la pelle e lo sguardo che - si leva migio fino a puntarsi come picconi nell'ametista dell'altro, superando un pigro dislivello d'altezza. < Non so' -- qualsiasi cosa. > Allude alla sua arte, sabbia o magnetismo - qualunque sia il nome a cui il suo clan si rifà - non è nelle sue conoscenze, che sono molto più basilari di quello che si potrebbe supporre. Se solo fosse riuscita nel suo intento leverebbe la mano, lo lascerebbe andare senza muoversi di un passo. < Oppure posso dirti con precisione cosa vorrei vedere. > Modula la voce ad un filo, quasi divertito - coprendosi la bocca con il profilo dell'indice. < Ma dubito che sarebbe un comportamento gentile da parte mia. > E magari, non lo è stato nemmeno avvelenarlo. [ck off]

22:48 Dyacon:
 [Bosco Oscuro] La tossina di cui è padrona la Doku s'espande in tutto il corpo, intaccando il sistema nervoso centrale. Ciò che ne consegue sono allucinazioni, disturbi alla vista ed un senso di leggerezza che non avvertiva da tempo. < Puahahahah... > Ride senza alcun senso, senza che qualcuno gli abbia detto qualcosa di così spassoso. Ride e basta, non conoscendo ancora che l'artefice di tutto questo teatrino, è proprio la ragazza che ha di fronte. Le lacrime iniziano ad uscire, a rigargli il volto e scivolare fino alla guance, formando dei lievi solchi sulla pelle albina. < Co-Come di che parlo? > Non è credibile. Non è minimamente credibile con quella risata isterica ad accompagnare ogni sua singola parola. Ogni frase. < Non le vedi? Non vedi tutte queste luci che ci circondano? > Allarga le braccia oltre i fianchi, spostando il petto in avanti, tentando di abbracciare quell'effetto sbrilluccicoso che lo sta devastando. Solo qualche secondo più tardi, s'accorge dell'avvicinarsi di lei. Ha letteralmente azzerato le distanze che li dividevano, tanto da ritrovarsela addosso a giocare con la zip della felpa. Reclina il capo verso il basso, osservandola con insistenza, tanto da far immergere lo sguardo color ametista in quello azzurro come il mare della Doku. < Quella... > Tra un singhiozzo ed una risata strozzata in gola. < E' una reliquia sacra, non scherziamo. > Sembra essersi ripreso. Che l'effetto del veleno sia terminato? < Prima la utilizzavano per costruire castelli di sabbia. Puahahahah... > No. non è decisamente passato. Maledetta Nene. La tossina ha anche smorzato ogni forma di libido e voglia d'ammiccamento nei confronti dell'altro sesso. In situazioni normali, una vicinanza così drastica sarebbe stata pericolosa. Molto pericolosa. < E cosa vorresti vedere con precisione...ngh... > Un'idea ce l'avrebbe, eppure la mente è così annebbiata dall'effetto del veleno che non riesce a mettere insieme dei pensieri di senso compiuto. < Illuminami... > Gli suggerisce con malizia, prima di scoppiare in una nuova e fragorosa risata. < Unisciti a tutte ste cazzo di lucciole... > Partito. Partito completamente. L'anti-sesso per eccellenza. In quelle condizioni non è affatto credibile.

23:24 Nene:
  [Bosco] E mentre la terra gira e inavvertitamente il tempo scorre pure per loro - la notte diviene un amabile amica in attesa d'ingollarci. Una reliquia sacra? Di quelle dai valori inestimabili? < uhn? > La reazione di spontanea curiosità la spinge ad esservar con più insistenza la giara, manco fosse fatta d'oro. Un pigro sbrilluccichio negli occhi la scuote da quella insolita e strana atarassia in cui s'immerge, giocando con gli altri come farebbe una creola con le sue bambole voodoo. La mano che ha battuto la ritirata si scompone piano alla volta del petto, lo smuove docilmente ritrovando un assestamento tra vesti e schiena. L'ha lasciato andare e - chiaramente - l'effetto durerà ancora ben poco. Ha saputo testarlo già su Nobu, su Poldo -povero gatto- ed ora sul Sabaku che si ritrova a combattere con la ridarella. Lo osserva. Ride, le luci, /illuminami/. Quasi sente un fondo di malizia sovrastarsi dall'incontrollabile sensazione impostagli. Se ne vergognerà tra qualche attimo, quando la tossina verrà meno e tutto diverrà solo un tiro mancino di qualche sostanza nociva nell'aria, probabilmente. I stessi passi che l'avevano portata vicino a lui ora la dissuadono da quella vicinanza, facendo ciondolare verso il basso la linguetta della zip che solo fino a qualche attimo prima aveva torturato. < Voglio che m'intrattieni. > Come uno schiaffo in pieno viso, hai presente? Ha la stessa delicatezza di chi è onestamente stronzo e sinceramente, non si nasconde dietro al dito. Ma da quello che esce dalle labbra ai fatti, c'è un divario abissale. I piedini nudi riprendono il sentierino che la vorrebbe vedere riversarsi verso il distretto del suono, lasciandogli magari qualche indizio per ritrovarla - se mai volesse rispondere a quella richiesta. Sadismo, e non sempre è un appellativo all'erotismo. O forse l'egoismo di quell'onestà che gli ha dimostrato dichiarando di voler giocare - di voler ridurlo ad esser un intrattenimento divertente, a cui batter le mani. E finalmente da quella boccuccia di ciliegia esce anche un sorriso, serafino - con una fila di denti bianco latte che si mostrano al delirante ragazzo. < Ma non oggi. Devo tornare a lavoro. > E l'indice della destra picchietta sull'effige appesa al collo dei cacciatori di taglie, dandogli un altro indizio. <Vai a casa, uomo con la reliquia. > ... < Prima che te la fotto e me la vendo. > Ecco quì. Passo dopo passo. Mansueta - lo mollerebbe lì in preda alle allucinazioni per ancora relativamente poco tempo. Anzi. Nullo. Già adesso, vedendo quelle curvette sfumare via all'orizzonte, può rendersi conto d'esser stato preso per i fondelli, allucinato ed abusato -metaforicamente parlando- da una ragazza. [end]

23:46 Dyacon:
 [Bosco Oscuro] E' in preda al delirio più totale, alimentato da quel semplice morso alla mela avvelenata. La mano destra viene portata davanti al volto, insinuando le dita tra le ciocche ribelli ricadutegli davanti ai tratti somatici. Capelli così densi da occultare uno dei due occhi: il destro. In preda a quella risata isterica, lascia che l'altra gli si avvicini e poi si allontani, giocherellando con la zip verticale della felpa. < Intrattenerti? > Chiede, tra un'espressione seria e una risata smorzata sul nascere. < ..... > Non riesce a captare le varie informazioni che la ragazza gli regala per un'eventuale ulteriore incontro. Ci sta capendo poco e nulla. Non è lucido a causa della tossina che gli sta annebbiando il cervello. Eppure, rispetto all'inizio, i sintomi stanno iniziando a scemare. Ed essere più deboli. < Ho varie idee in mente per intrattenerti. Alcune piacevoli... > Sta riacquisendo sicurezza e controllo sul proprio corpo. < ...altre decisamente meno. > Una tomba di sabbia sarebbe troppo come biglietto da visita? Non credo dopo il tiro mancino che Nene gli ha tirato. < Peccato... > Fa spallucce, sentendo come l'altra deve far ritorno alle sue mansioni. < Adesso che stavamo iniziando a divertirci? > Inarca il sopracciglio sinistro, deluso dal fatto di rimanere da solo proprio sul più bello. Prima che l'altra se ne vada, non può fare a meno di notare il ciondolo con cui gioca. Gioiello strano a forma di lupo. < Tsk! > Schiocca la lingua sul palato, divertito da quella sorta di minaccia neanche troppo tanto velata rivoltagli. < Sei alquanto interessante, nanerottola... > Tra il serio ed il faceto. < Ci rincontreremo sicuramente. > Osserva la sua dipartita fin quando la vista lo sussiste, prima di scuotere il capo e non vederla più, inghiottita probabilmente dall'oscurità. < Che idiota... > L'effetto della tossina svanisce, così come la risatina che lo ha accompagnato per tutta la serata. Gliel'ha fatta. Avrà modo di rifarsi con la Doku, anche perché si sa, il tempo è galantuomo. Mesto si muoverebbe anche lui verso la strada del ritorno, pronto a fare una bella camminata fino all'appartamento a Suna. Durante il tragitto ripenserà all'esperienza di stasera. [X]

Nene e Dyacon s'incontrano nel Bosco Oscuro per puro caso. Se lui cerca solo un luogo tranquillo per allenarsi, lei rivede in lui il topolino con cui divertirsi - tirandogli morbidissime zampatine. E fu' droga.