Giocata dal 10/02/2021 23:23 al 11/02/2021 02:08 nella chat "Quartiere Notturno"
[Appartamento Nobu] "Nene? Nene, sai perchè non siamo mai riusciti a risvegliare in te quelle tre tomoe che hanno tutti i tuoi compagni?" L'eco ed il riverbero delle risate danza nella testa, il fanciullesco cullarsi tra risa e odori tremendamente asettici. Ai bambini non importa. Non importa di chi sia il Sommo Sasuke. Il venerabile e defunto Arima. Corrono per i corridoi dei laboratori come se fossero il loro terreno di battaglia preferito. Non li ha mai voluti nessuno dei cloni felici, solamente perfetti. E' così leggera nella sua camicetta bianca e nei pantaloni neri puliti e stirati che è solita mettere per andare in accademia. Voleva andare - voleva correre anche lei con gli altri per andare a sentire cos'avevan fatto tra le linee della trincea gli yokai del crepuscolo. Con occhi immensi - con il sorriso perennemente sul musetto di sangue che sfoggiava quando era solamente un fiore. "Uhn? No, papà, perchè?" La curiosità è femmina, dicono gli uomini. Ed appartiene principalmente ai bambini. "Perchè non hai niente." ... "Gli Uchiha hanno bisogno di un cuore che batte, di emozioni che li trascinino. Per assurdo, devi avere qualcosa da perdere - per svegliar il desiderio di lottare." Il quesito si fece marcato sul capino corvino. Eppure era anche lei un clone. Eppure anche lei vestiva i loro stessi vestiti - e sentiva lo stesso sangue scorrere furioso nei polsi. Nel collo. Al cervello. /Non hai niente, bambina, come puoi diventare un clone perfetto?/ Ed è rosso. Niente? Oh, è vero. La sensazione di verità che v'afferra la caviglia e vi spinge sul fondo melmoso d'un oceano di innocenti menzogne e tentativi di risalire a galla. Ma la corrente trascina. " NON. E'. VERO. " Ma le mani che stringono quel collo non sono più quelle di una bambina. Ed il cuore in quel petto che batte, non è più innocente. Ha gettato le unghie nella terra ed ha scavato fino al fondo della propria tomba per ritrovare quella fiamma nera. Al puro costo di farla danzar addosso e bruciarsi l'anima. Devo perdere, per vincere. E l'unica cosa da perdere sei tu, papà. E come un esecutore stringe - stringe - ed ogni immagine si frammenta. Diviene un punto sfuocato nell'ansimante risveglio di chi alla fine, miei adorati, è riuscito a risalire quella maledetta corrente. Le spalle che si muovono in modo convulso. Il petto che spama alla ricerca di un ossigeno. Come se le sue stesse mani avessero soffocato prima di tutti lei -- prima di lui, prima di loro, prima dei morti in guerra sotto la scure del Dio, e della stessa Yugure che aveva tanto amato. Non tutto è come sembra. < ahnf - anfh - angh ! > Riapre gli occhi di scatto, ed è ancora quì. Ancora su questo divano. Nella penombra di una tapparella abbassata sulla vetrata che sfiora la movida della -- dove una strisciolina timida di luce sembra illuminarle solo la parte inferiore del viso. Le labbra arrossate schiuse. Una gocciolina di sudore discende la gola, muore sulle clavicole di latte. Esattamente com'è andata a letto ieri notte; vestita di pelle sudata, d'un paio di culotte in velluto con sopra ricamata una serpe bianca che risale il fianco fasciato. La cresta illiaca che sporge, come la schiena d'un drago dormiente. La gola arsa. Le immagini che le frantumano gli occhi arrossati. Sembra volerle spegnere spalmandosi il palmo contro la fronte - masticando l'aria tra le fauci impastate dal sonno, dal respiro ancora affannato. Solamente le gambette si muovono, discendono dal divano impattando con le piante dei piedi contro il pavimento. < Nobu? > Lo chiama con un filo di voce. Lo cerca con la coda dell'occhio. Priva del pesante fardello della dignità - come se volesse aggrapparsi con le unghie ad una realtà che... Sembra non volerle dare il bentornato. /Che cogliona patetica/. Alzati e vattene. Ancora naufraga del sonno allunga alla cieca la mano cercando per lo meno il corsetto che portava ieri notte sul poggiolo del divano. < dove cazzo è >Incubi e demoni, tematiche che non importa quanti anni passano, sono tematiche ricorrenti, proprio come Nene sta sperimentando in questo momento sulla sua pelle con quel derma totalmente esposto, nudo, alla luce di quel monolocale che non le appartiene. Luci al neon spente dato l'orario in cui stiamo trattando queste vicende con qualche raggio solare che trapela tra lo skyline del quartiere del divertimento della megalopoli che è Kagegakure. Il rumore tipico della movida notturna un pallido ricordo, eppure per Nene non dovrebbe essere un problema, anche lei cittadina di quel quartiere dove dovrebbe aver ormai imparato a gestire il tutto. Se non fosse che quell'incubo non è finito o meglio lei è sveglia eppure davanti a quegli occhi ci sta come una patina residue. Sonno o altro non è dato saperlo sta di fatto che più si desta da quel sogno e più quest'ultimo si rifà nella sua realtà con i dettagli di quell'appartamento che pian piano cominciano a sparire, lasciando spazio solo a quei muri bianchi e vuoti. Non c'è Nobu, non c'è il corpetto, non c'è nulla, solo lei, una stanza bianca e una figura a terra con i segni di strangolamento a terra esanime, una figura a Nene familiare che ha appena visto.Quella realtà effettivamente non le vuole dare il bentornato o meglio forse la riporta propria a quelle memorie sopite malamente che tornano ogni notte a farsi vive e limpide come casi come questi per l'appunto. Che fare quindi con questo risveglio traumatico? Battiti cardiaci che dovrebbero tornare elevati così come quella sudorazione, con qualche goccia che solca la gote e va a bagnare di continuo le labbra di zucchero, dandole nitidamente quel sapore salato e acido unico. [Quest chiusa][Risveglio innata Nene]
[Appartamento Nobu] Chi lo sarebbe aspettato. La mano che cerca il poggiolo del divano - e quei drappi che riposano lì da ieri notte - incontra un vuoto cosmico. La memoria le gioca un brutto scherzo? Non è più a casa di Nobu? Lo sguardo annebbiato ravana nel buio - o nella luce? Il neon che le si spegne alle spalle lasciandola sprofondare in un bicchier di latte nel quale cade in piedi. La mano che s'è ritrovata a tastare il vuoto rimane immobile, nel chiaro sintomo di un confusionario risveglio. Il ritardo nella comprensione complessiva. Cosa succede? Mi stanno attaccando. Gli occhi si aprono di scatto alla ricerca di un nemico, di un pugno in arrivo, di una tecnica lanciata alla sua volta. Un viso. Un paio. Eppure non c'è niente - niente apparte ad una salma munita ancora di soffio vitale che se ne rimane immobile. Nel pallore. < ... > Non riesce a dire niente, non prima d'accorgersi che ai propri piedi - il proprio incubo - ha preso una nuova forma. Cerca d'ingoiarla. Cerca di far di se' uno stramaledetto fantoccio mosso solamente al fine di sollazzar la dea bendata. < ! > Le palpitazioni. Il sudore. Il costato torna a muoversi furioso - cercando nelle proprie mani le macchie di una colpa che... Infondo infondo, sa' bene esser sua. Indelebile. < Non-- > Da quei petali di baccara esce un rantolo, disordinata e senza uno straccio di pudore. Crolla come la miglior fortezza verso il pavimento, si distrugge nel tentativo di raccoglier il capo dell'uomo, trascinandoselo sulle cosce. E ora l'aria manca a lei. Annaspa, spinge pigramente le dita nella giuntura tra mandibola e mascella cercando di riaprirgli le labbra - soffiarci dentro ogni molecola di fiato possa donargli. < Ho sbagliato papà. Ho perso il controllo. Volevo solo dimostrarti che non è vero. Che il mio cuore batte. E bat--batte forte. Più forte degli altri. > Guardala, infondo. Guardala come si dispera per il triste teatrino che uno scrittore sadico le ha donato. E pietosamente, se le parole potessero riportar in vita i morti, lei si prodigherebbe a cantarne quante più possibile, scuotendone la salma con il sangue ancora raffermo sotto le unghie. Le stesse unghie che ha affondato nel collo di Yasuo. < PAPA'! GUARDAMI ! > Come una furia - una delle bestie che avremmo temuto in tempi differenti. Con le mani che cercano le spalle sbattendole contro quel vuoto pallido che la circonda. < SE NON HO NIENTE, COME DICI TU, PERCHE' MI FA' COSI MALE, EH?! > Avevi torto, Yasuo. E ti è costato quella curiosità. Donna e bambina. Quelle pareti bianco latte e quella visione, come un neon rotto sul baratro con le fasce bruciate, lampeggiante a scatti irregolari, ecco che è la stessa situazione che succede proprio a quella stanza lì e quel corpo che aveva sul grempo, quella carcassa ecco che rimane come un after effect, un residuo di immagine che pian piano perde opacità mentre ad acquisirne è proprio la stanza reale dove si trova Nene in realtà in quel momento. Può sentire per l'appunto una musica pesante, metallica provenire da fuori dalla sua sinistra dove sà che ci sta la finestra ma è un rumore soffuso che torna sempre di più a scemare mentre quel bagliore bianco della stanza torna padrone della visuale di Nene. Il corpo della Uchiha si fa sempre più caldo con quel battito cardiaco che in realtà sembra rallentare a differenza di quella tachicardia che sembrasse prendere il sopravvento, eppure quelle gocce di sudore continuano a propagarsi in una reazione naturale dato che questo possiamo dirlo, è come se avesse del fuoco all'interno delle vene e lo può sentire scorrere, trasportato da gli innumerevoli globuli rossi che popolano il sistema circolatorio della corvina minuta. Quelle mani al tatto non sentono nulla eppure è lì, l'ha afferrato per le spalle e lo sta scuotendo. Più lo scuote e più quel corpo va in decomposizione, partendo proprio dal punto di contatto, le spalle, con venature viola che si propagano da quel punto verso il collo e infine il volto stesso che comunque non reagisce in nessuna maniera. Nene a questo punto può già intuire vagamente di che cosa si sta trattando e in tutto questo potrà sentire fisicamente per un istante una sensazione calda, morbida contro la coscia sinistra, seguita da un istante successivo dove qualcosa di ispido e bagnato la tocca sul costato,nient'altro poi. La canzone torna a farsi sentire forte, coprendo qualsiasi rumore potesse esserci all'interno della camera di quel monolocale dello Hyuga mentre Nene sta affrontando ciò che ha represso fin ora. [Quest chiusa][Risveglio innata Nene]
[Appartamento Nobu] Quel viaggio lucido lascia tra le sue braccia un immagine residua - un eco scomposto non dissimile da quando ci ritroviamo in dormiveglia. La stanza. Il vuoto. La stanza. Il vuoto. E come un pendolo ondeggia tra musica e silenzio rimanendo incastrata in un limbo dove non è ne' quì. Ne li. L'iride trema. Impazzisce. Capocchie di spillo, pozzi d'ombra. < ! afh afh > Il respiro affannato, il sangue scorre. /Sulle sue mani/. No, no - non le sue mani. Il suo corpo. Si osserva. Lo osserva. E quelle venature violacee ne rapiscono l'attenzione. Cosa sono? Da dove arrivano? Come potrebbe un corpo decadere con così tanta fretta? In un corollario di domande e terrore, risale la fonte del problema. Le sue mani. Lo lascia andare di scatto, finendo per sbattere indietro - contro il bordo inferiore di quel divanetto su cui poco prima era addormentata. Si guarda i polpastrelli, i palmi. E dei flesh sembrano infilarle aghi sotto la carne. Batter ritmicamente le nocche contro la bocca dello stomaco strappandole la voce ed il fiato. Sta bollendo. O a bollire è solamente il sangue? Il sudore sembra volerla asfissiare - trascinarla nella frenesia. La stessa frenesia con cui si muove a scatti, come un animale spaventato. Cos'è? Non capisce. Non collega. E' un brutto sogno - e quella sensazione di calore al costato sembra volerglielo ricordare una volta e per tutte. Eppure quando lo sente sembra volerlo allontanare di scatto, rimestando la saliva contro il palato - ricercando la propria lucidità, il proprio cellulare. In panico. Chi? Chi? L'ultimo numero in rubrica. Nobu. Lo cerca spasmodicamente, deve farsi aiutare. C'è un uomo morto. Ed è stata lei. Ha ammazzato un uomo. No. L'uomo. < sono stata io > Lo sfiata fuori dalle labbra, con la consapevolezza di non esser lucida. O vigile. Lo stesso esser in un genjutsu - o esser solamente folle - o forse esser incastrata in un incubo terribile. Si mischia i connotati nei palmi, li sfrega violentemente. < Ngh! > Difficile capire che cosa sta succedendo in questo momento e quel bruciore non può essere che un qualcosa sta realmente accadendo al suo corpo dato che come ha già sentito il tatto non è incluso in quello che Nene pensia sia un genjutsu. Anche volendo chi la sta attaccando, Nobu? Non ha chakra impastato non può eseguire nessun rilascio anche volendo. Quella confessione se la porta via il vento con il telefono di sicuro dove l'ha lasciato ieri ma in quel mare di bianco è impossibile da trovare. Quei palmi che si sfregano gli occhi e il viso non fanno molto in realtà, non c'è molto che Nene possa vare di sua spontanea volontà per affrontare quello che le sta accadendo. È proprio quello che ha sognato, che ha provato a fare in passato compiendo l'atto peggiore di tutti e ora come ora non è neanche detto che scoprirlo la faccia sentire meglio, anzi probabilmente il contrario. Il corpo di Nene stava mutando, si stava evolvendo appunto e si stava abituando a quel veleno che aveva iniziato a secernere, corrompendo ogni liquido del so corpo. Quel calore non era nient'altro che febbre, alta, violenta e improvvisa così come ciò che stava vedendo, allucinazioni dovute a questa e al suo veleno, non ancora immune dato che solo ora il suo sistema immunitario stava finendo di ultimare appunto l'immunità a esso a quello che non sa di essere, l'altra metà del sangue che non sa di possedere eppure è quella pià forte, quella che è prevalsa sull'altro, sul gene a lei noto, quello Uchiha. Il gene più forte, indomito è quello proveniente da sua madre. una madre che non sa di avere, di cui non sa il nome, così come quella persona che pensa di aver ammazzato non è il padre. In un ultima linea di febbre mentre il cuore torna a battere regolarmente e la temperatura si stabilizza, ecco che quelle mani di Yasuo dovrebbero muoversi proprio sul dorso di quelle di Nene e, quella voce così familiare, dirle sono < Svegliati. > Qualora Nene scosterà le mani dal volto, la camera sarà totalmente come se la ricordava, i vestiti per terra, il telefono sopra quel corpetto e coperta mentre alla sua sinistra beh... ricordate quel tocco morbido e caldo? Poldo vedendo Nene in preda al dolore e al delirio le si era avvicinato strusciandosi e dandole una leccata. Peccato che quella lingua felina è entrata in contatto con il sudore appunto velenoso di Nene, facendolo rantolare ora a terra, in preda a convulsioni e con la schiuma alla bocca, paralizzato. Il battito cardiaco del felino dal manto fulvo si fa sempre più lento, congelato da quella sostanza con cui è entrato in contatto pocanzi e che subito sta facendo effetto. Già, svegliati Nene, evita che succeda una seconda volta. [Quest chiusa][Risveglio innata Nene]
[Appartamento Nobu] Caldo. Freddo. Caldo. Un brivido la scuote mentre quelle stesse vampate di calore che l'hanno fatta ribollire sembrano affievolirsi piano - ancora - ed ancora - ed ancora. Se solo sapesse la metà di quello che sanno tutti gli altri. Se solo sapesse dar un nome ed un viso ai geni che le albergano in corpo. Smania alla ricerca dell'apparecchio per dirlo, dirlo una volta e per tutte: Sono stata io. Faccio schifo. Sono stata io e non ho svegliato nemmeno una fottutissima tomoe. E come se in quelle mani potesse trovarci qualcosa - mentre le ghiandole poste alla base della gola compiono la propria magia lasciando andare, goccia dopo goccia, fiele venereo. Un sorso amaro alla propria stessa saliva le occlude la gola riversandola in avanti, proprio mentre quella mano sembra consolarla. Oh, non è morto davvero, allora. Non l'ha ucciso davvero, allora. Gli occhi inconsapevolmente ricercando quelle ombre violacee che aveva lasciato con il passaggio delle mani. E' tutto finto. Solo un brutto sogno. Ed allora perchè si sente così febbricitante. < *coff!* > Un colpo di sterno la riversa in avanti, sul corpicino di Poldo i quali battiti sembrano rallentare vorticosamente. Cosa vuol dire? Cosa sta succedendo. L'ha solo leccata. E quando? L'ha sentito - quando non era in se', eppure la mente lenta e annebbiata di Nene impiega troppo tempo a congiungere tutti i tasselli nella riforma del quadro astratto che è la salamandra. La saliva amara le abbandona la bocca una volta e per tutte, il sudure scivola gelido contro la nuca - stringendo piano gli occhietti di ghiaccio sulla salma del gatto. < Non-- > Alza le mani, s'allontana dalla piccola creatura. Forse è lei per prima ad esser spaventata. A non voler toccarlo, aiutarlo. Si guarda come se ogni lembo di pelle fosse ricoperto di fiamme, zompando verso il cellulare alla ricerca di un numero. Nobu. Un veterinario. Nobu? Le tenta tutte, vede dove potrebbe portarlo - cosa dovrebbe fare. Ma forse è troppo tardi. Forse non c'è più niente da salvare. Il pollice scorre sul nome dell'amico, schiacciando la cornetta verde. E' meglio andarsene. Subito. Non vuole esser ancora quì, quando torna a casa. [ e n d ]