Tra passato e presente
Free
Giocata dal 10/02/2021 21:07 al 11/02/2021 00:12 nella chat "Luogo Sconosciuto"
E' li infine la rossa, li ove la biblioteca del passato è stata costruita, colei che forse ha più risposte delle menti che abitano quel loco e che mai la tradiranno eppure sa, i libri vengono scritti dai vincitori, non dai vinti - e la storia è solo un grande punto di vista. Lo stesso che andrà a studiare solo per non impazzire, ogni attimo verrà preso con calma, ogni pagina studiata per non impazzire - eppure ciò che l'aiuta è che nessun altro sa chi ella sia, nessuno che ha una memoria che ritorni a dieci anni prima potrà riconoscerla. I capelli di quel rosso sangue che scivolano verso le natiche, stretti solo da quella treccia mal fatta , il viso rimane immutato, nessun anno s'è aggiunto alla propria fisicità ne al viso, solo rughe di preoccupazione che la abitano e quelle che le segnano più l'animo. Sospira lievemente con quei libri per le mani, ha accettato di lavorar li solo perchè è l'unica cosa che le rimane, un passato e una memoria che forse è più intensa dei libri stessi. Lei ha vissuto troppi decenni per non conoscere, e la conoscenza è potere. Lei che rimembra troppe cose e che si diletta a vivere in un passato ormai decaduto e andato, eppure un passato pregno di nomi importanti e di potere mai visti. Lei li ha vissuti quasi tutti, i più importanti per lo meno, coloro che ha potuto perfino toccare con mano. Svicola tra le file dei libri, mettendone al proprio posto qualcuno, e prendendone altri per poggiarli in un grande tavolo li vicino, scivolando via dal legno scuro con il manto della veste d'un rosso puro e scuro, più scuro dei propri capelli tendente al nero. La fascia stringe quel corto kimono, deve dire che le donne d'adesso si liberano di strati di stoffa con facilità, che aumenta il movimento senza dubbio eppure le lascia addosso un imbarazzo tale da non volerci pensare. Il silenzio regna quasi sovrano, ultime anime ad abitare quel loco che non sembra voler ricever attenzioni , e le piace stare li, in quel silenzio, a continuar a viver nel passato stesso. [Biblioteca] Serata di pioggia. Serata di magra. L'oscurità e l'acqua piovana sono, di solito, ottimi alleati per passeggiate nel quartiere notturno, sgattaiolate in uno dei tanti bordelli che popolano la strada; ubriacate fino al mattino seguente senza ricordare neanche il proprio nome. Nonostante tutte queste tentazioni, il Sabaku ha deciso di passare un pò di ore nella biblioteca di Konoha, tra i libri dove è raccontata la storia. Il piacere ha potuto assaporarlo qualche giorno addietro, infilandosi in un'orgia a sei persone con Ryuuma e Touma. Tempo di qualità, non c'è dubbio, ma stasera è alla ricerca di altro. Vuole apprendere. Ampliare le sue conoscenze su alcuni argomenti che si era ripromesso di mettere a fuoco in un secondo momento.. "Tap - Tap" Il silenzio della struttura viene disturbato, reciso, dal riecheggiare dei passi che lo accompagnano ad addentrarsi nell'edificio. < ..... > Non dice una parola, spaziando con lo sguardo color ametista tra gli scaffali del sapere. Si presenta agli occhi di Sango vestito in questo modo: capigliatura corvina lasciata alla mercé delle condizioni climatiche, dove una gran parte di ciocche ricade davanti ai suoi tratti somatici, oscurandone l'occhio ed il lato destro. Busto con una maglietta nera, coperta da una felpa bianca, candida, con il collo alto e una chiusura a cerniera verticale. Essa ha una particolarità: non ha la manica destra. Infatti il braccio medesimo è lasciato scoperto, mostrando una buona muscolatura, non esagerata, ma definita. Gambe coperte dai pantaloni larghi e neri con ricami dorati dove sono assicurati sia il portaoggetti - sporgente dal fianco dritto, sia il portakunai, ben allacciato alla leva inferiore mancina. Ai piedi, i classici sandali da shinobi aperti sulle punte. Coprifronte assicurato sul braccio nudo, precisamente sulla zona esterna tra spalla e gomito. Mani ricoperte da dei guanti scuri come la pece, al cui interno riserbano una sorpresa: placche in acciaio a protezione dei dorsi. In ultimo, ma non per importanza, la presenza della giara di medie dimensioni che fa capolino dal dorso. Posizionata in diagonale, racchiude dentro di sé la sabbia sacra del paese del Vento. Per il momento dormiente. Il silenzio tombale viene disturbato, seguito dal proprio udito: rumori sordi e lontani, un tempo avrebbe compreso subito di chi si trattasse anche solo dal lieve vento che i movimenti portano seco, adesso la cecità assoluta. I brividi scendono lungo la schiena, il senso d'allerta è parte di se - troppi anni spesi a nascondersi, scappare o far la guerra a molti altri , tutto ciò che l'ha formata è stato il sangue copioso a coprir la propria vita e il ritorno a quella sorta di normalità è..difficile. Che eufemismo, quando muoverebbe il corpo veloce come una normalissima donna a mostrarsi al nuovo arrivato, per osservar il suo viso anonimo e poter sospirare, che non sia un fantasma del passato è già un sollievo "non fate troppo rumore" un tacito assenso al non crear confusione in quel mondo che lei abita adesso, immersa nel passato pur di non viver il presente , inconscia nel creder che forse l'altro non la conosca, sebbene un tempo il viso della mukenin tappezzava tutte le vie della foglia e dell'alleanza " se avete bisogno di aiuto nel cercar qualche libro, chiedetemi pure " come se ella di passato non ne sapesse, pur di non affondarvici dentro, ma quanto può esser sottile il confine di ciò che sta facendo? Senza documenti, senza alcun nome da poter o voler dire, tutto pur di proteggersi con l'egoismo che la caratterizza. Senza aggiunger altro passerebbe al fianco del bel giovane con quei libri tra le mani, distribuendoli a chi di dovere e posizionandoli nelle loro piccole teche. Ogni libro tenuto con delicatezza estrema, ogni movimento fatto e compiuto da chi di belle arti se ne intende. L'esser Ishiba, l'esser lei stessa un tempo capo clan le han donato quelle arti insieme all'arroganza di chi in quello si crede superiore al prossimo. La stessa stizza che forse anche il Sabaku ha avuto modo di percepire sulla propria pelle, eppure non ha più la forza d'un tempo per rendersi superiore all'altro, solo un vago ricordo di ciò che fu. Il silenzio viene interrotto da quei passi "non osi toccar i libri con le mani bagnate, si asciughi " un altro ordine abbaiato con voce sottile, femminea e matura sotto certi aspetti, di un roco basso per non rovinar l'atmosfera delle candele piccole appena accese su ogni tavolo, tutte protette da ampolle in vetro per non dar fuoco a nulla di prezioso. [Biblioteca] Muoversi tra quei corridoi stretti, delimitati da enormi scaffali che sostengono e racchiudono in sé il peso della storia, non è facile. Sia emotivamente, sia fisicamente. Soprattutto per via della giara che, inevitabilmente, oltre ad essere il suo contenitore dove attingere le forze per creare i ninjutsu, è anche un oggetto ingombrante. Ma se ne frega. Avanza deciso nell'ombra del luogo, illuminato dalla fioca luce delle candele accese che fungono da perimetro. < Uh? > Quando Sango entra nel suo raggio d'azione, l'occhio sinistro - unico visibile - la quadra da capo a piedi senza alcuna discrezione. Senza chiedersi se all'altra, quel gesto, possa arrecargli fastidio. Dieci anni fa quella domanda se la sarebbe posta. Adesso, divenuto più maturo, più sfrontato, no. < Devo riprendere in considerazione il detto dove piacere e dovere non possono coesistere. > Abbozza un sorriso, continuando a fissarla dall'alto, causa il lieve divario in centimetri che li divide. < Quindi per qualsiasi libro, posso chiedere a te... > Non una domanda. Bensì un'affermazione. < .... > E lascia in sospeso la frase, dando la possibilità alla sua interlocutrice di terminarla con il suo nome. < Stavo cercando dei libri sulla storia di Suna. Dei suoi clan, anche quelli più antichi di cui si possono esser perse le tracce. > Questo è uno dei motivi principali che lo hanno spinto alla biblioteca. Se non si conosce il proprio passato, non si può vivere appieno il presente. < Anche decisa... Tsk! > La decisione di lei lo colpisce, tanto che il ghigno mostrato in viso si amplia. Ogni parola pronunciata viene quasi sussurrata con tono di voce quieto, pacato, rispettoso del posto. < E va bene... > Annuisce con un lieve cenno del capo a quell'ammonimento: non toccare i libri con le mani bagnate. In maniera molto spartana, la mano guastata mancina viene portata a salire dall'avambraccio destro, alla spalla medesima, raccogliendo quanta più acqua possibile. Subito dopo, gli stessi guanti verrebbero sfilati dalle mani. Si muove liberamente in quegli spazi angusti e sottili, ove la polvere non può osar cadere su libri dalle pagine nuove, bianche e sottili, a quelli più antichi e spessi, le cui copertine in pelle non brillano sotto le luci delle candele mantenendo il loro alone di mistero. Pochi vanno alla ricerca di quelli, troppo antichi e spessi, dalle grafie aguzze e sottili di mani esperte " esattamente, puoi chiedermi qualsiasi cosa su qualsiasi villaggio " parrebbe quasi strano a dirsi dato che lavora li da estremamente poco, eppure non sono i libri a guidarla ma la memoria " Suna " rimembra bene quel loco, vissuto per pochissimo in qualche vecchia e lontana missione, ma ne conferma solo i clan, molto più semplici da rimembrare " dopo l'unificazione sotto l'alleanza o prima? Per quelli sotto l'alleanza troverai.. " e li andrebbe a muoversi semplicemente tra quelle fila di scaffali, estraendo un libro per ogni nome che andrà a pronunciare "Chikamatsu e le loro marionette, un clan molto particolare che comanda quelle piccole con abilità " e un libro verrebbe posto su quel tavolo con velocità rimembrando un Chikamatsu fuori dall'ordinario ma potente a suo modo, chissà se quel Toshi sia ancora vivo da qualche parte " Sabaku possessori della sabbia stessa , hanno avuto un grande ninja un tempo " con una grande giara, la stessa che ha adocchiato nell'anfora gigante che l'altro porta seco - ma ancora tace su quel che ha visto " Hoshi e Noribiki, sebbene credo siano i clan che non siano passati alla storia per qualcuno in particolare e nel tempo non vi sono stati visi noti per farne parte " lei stessa fatica a ricordare se ne abbia mai visto davvero uno, incontrato o ucciso sia chiaro, l'uno vale l'altro "vi ho sentito " sibila a sua volta eppure un mezzo sorriso fa capolino tra le morbide gemelle rosse, una fiamma che si muove finalmente con lo sguardo attento che non lo perde di vista " come mai volete sapere di Suna? " interessata? Forse, eppure ha pochi visi con la quale parlare di un passato che rimembra senza sentirsi chiamata in causa da essi "poggiateli dentro il cassetto del tavolo " un cenno a quei guanti " e prendete parte dei libri, non sono così forte " un altro ordine, come se fosse lei stessa la padrona di quelli, ma l'aiuterà anche lei trascinandone una parte verso il tavolo vuoto e privo di anime vaganti . [Biblioteca] Resta in piedi, accanto alla rossa che ha incontrato da poco, individuando in lei una sorta di gestore del luogo. In silenzio, ascolta quanto l'altra ha da dire, venendo illuminato di tanto in tanto dal muoversi delle fiamme delle candele, spinte da qualche lieve spiffero d'aria. Intanto, le mani hanno raccolto i guanti bagnati dalla tonalità scura come la pece, poggiandoli successivamente nel cassetto del tavolo indicatogli da Sango. < Partiamo dal lasso di tempo in cui si è formata l'alleanza. > il sorriso tenuto in bella mostra fino ad ora, scompare lentamente, surclassato dalla serietà impostagli dall'argomento toccato: il passato di Suna. < Mi ha sempre dato fastidio il rumore di quelle dannate marionette... > Avendo vissuto la sua infanzia direttamente nel paese del Vento, non può cancellare i ricordi legati agli appartenenti del clan Chikamatsu. Ogni volta che sente il fragore di quei burattini, sente un brivido di tensione salirgli lungo la schiena. Infanzia traumatizzata per qualche gioco del cazzo(?). < Hai mai avuto modo di vederne una all'opera? > Domanda, curioso, anche per creare un minimo di feeling con la sua interlocutrice. < Sabaku? Su di loro credo di sapere abbastanza, ma un ripasso non fa mai male. > Ammette deciso nel tono, facendo chiaro riferimento alla sua appartenenza a quel clan, testimoniata dalla reliquia che svetta dietro di lui: la giara color ocra. < Già, davvero un grande ninja... > Lui si riferisce a Giara. Chissà se anche l'altra stava pensando allo stesso nome. Se fosse così, hanno fatto scopa(?). < Uh? > Aggrotta la fronte. Stupito. < Hoshi e Noribiki mi mancano. > Lo ammette con nonchalance. < Passami quei libri... > Le chiede, allungando le mani per aiutarla. < Non ho ancora sentito il tuo nome... > La incalza sulla presentazione, volenteroso di affibbiarle un identificativo per riconoscerla in futuro. Le mani che si stringono sotto le vesti, le maniche lunghe e più larghe sulle mani donano un pò di privacy per farlo mentre ripercorre mentalmente quel passato "l'alleanza, che nome orribile " un sussurro serio e schifato, un odio mal represso che ricompare nel proprio petto e si amplia, la invade, momenti in cui perde la cognizione di luogo e tempo e l'osservar vitreo del viso altrui. Un attimo ancora, uno scossone per riprendersi "si, un tempo ne ho viste all'opera " rimembra quella missione, con un Chikamatsu barbone che si inerpica su alberi ove far i suoi bisogni "oh che ignobile" un profondo disgusto per l'uomo, non per le marionette, quelle almeno hanno decenza . Parlano, le voci sono calde e basse per non disturbar eventuali lettori notturni giunti li per del relax in mezzo a dei libri . Gli stessi che verranno allungati all'altro "ricorda, quel che puoi saper di più e da coloro che hanno visto coi loro occhi. I libri danno qualcosa si, ma i clan nascondono bene le loro arti e i loro segreti " non una novità per l'altro eppure cosa vuole trovare su quei clan quasi morti? Nessuna tecnica è scritta li, solo poche nozioni di pubblico dominio, null'altro che non si possa sapere vedendone uno dal vivo. Sospira voltandosi in quel momento mentre la domanda arriva, quella che la ferma sul posto senza saper dire cosa o come, ne perchè di quella reazione "un tempo mi chiamavano Byakko " un sussurro basso, intimo, di un segreto mal sussurrato ad un anima sconosciuta " ero la tigre bianca " pure quel ricordo permane, fisso sotto la pelle, e la tigre è sempre li in attesa di fuggire dalle catene mentali che la reprimono, insieme alle nuvole di sangue che adesso nasconde sotto delle assi di legno "Sango Ishiba, puoi chiamarmi così " inconsapevole che forse l'altro la possa conoscere anche solo per il nome, e li tornerà ad osservarlo, a portare le azzurre su di lui per vederne l'eventuale reazione. In pochi riconoscono il passato, sei tra questi piccolo Sabaku? O il tuo mondo è abbastanza piccolo da donarti riposo da tali congetture e tali drammi, nessun macigno a pesarti sulle spalle. Una beatitudine per pochi, goditela finchè puoi. [Biblioteca] Le braccia e le mani restano protese in avanti, attendendo di ricevere i libri identificati in precedenza: quelli sui clan di Suna. Li afferra, sentendone il peso, posandoli poi sulla superficie lignea di un tavolo libero, privo di anime terrene. < ..... > Non dice nulla, senza far neanche caso alla prima affermazione della ragazza. Non sente bene quel sussurro, se non parole prive di senso. Prive di significato. < Sei una delle poche persone, fuori Suna, che ha avuto il privilegio di vederle all'opera. > I membri dei clan del paese del vento sono o quasi tutti morti, o difficili da trovare. Tranne lui. Lui è l'eccezione che conferma la regola. < Ignobile? > Inarca il sopracciglio destro, non riuscendo a collocare quella parola ad un'emozione. < Le marionette possono essere fastidiose, inquietanti, ma ignobili mi mancava come descrizione. > E' raro che qualcuno le descriva in quel modo. < Concordo con quanto hai detto... > Ammette con un lieve cenno del capo, muovendo le ciocche ribelli ricadutegli davanti al volto, occultando parte dello stesso. Torna a fissarla con insistenza. Ad immergere il suo sguardo color ametista in quello verde dell'altra. < I tuoi occhi mi suggeriscono che ne hanno viste molte. Forse troppe. Non è forse così? > Chiede, mantenendo il tono di voce basso, caldo, così da non arrecare disturbo alle poche persone raccolte in quel tempio di sapere. < Sango Ishiba... > Le palpebre si socchiudono, rendendo le pupille due fessure. Lo ha già sentito quel nome, quando Konoha era ancora uno dei cinque villaggi più importanti. Prima della distruzione. < ..... > Si morde il labbro inferiore, rimuginando su quella presentazione che gli riporta alla luce un qualcosa di troppo lontano. Troppo effimero da riuscire ad identificare. < Bene, Sango Ishiba... > Si desta da quel torpore, tornando a parlare con lei. < Cosa fai qui? Sei una sorta di bibliotecaria? Di proprietaria della struttura? Oppure come molti, cerchi solo silenzio? > La rimbrotta di domande, curioso di sapere qualcosa in più su di lei. Lo lascia fare, dopotutto è li per aiutare, non per spettegolare, sebbene ciò che le viene chiesto riporta alla memoria troppe cose passate "un tempo era più facile veder diverse innate di mondi lontani " sospira come se fosse passato un decennio, ma ehi, è davvero così sebbene lei non lo abbia assolutamente vissuto "oh non loro, le marionette " s'affretta ad andare a rimarcare "solo colui che le comandava " un uomo senza morale e senza etica di fronte le signore. Rimembrare quelle chiappe per un attimo prima di scrollarsi di dosso tutto quanto e rimaner li, in piedi, ferma di fronte l'altro come non ci fosse "mh? " solleva quel sopracciglio delicatamente, lo sguardo confuso che viene sostituito da uno più amareggiato " forse " lascia che possa esser l'altro a trarre le proprie conclusioni, senza sbottonarsi più di tanto, senza lasciar alcun varco aperto ove possa insinuarsi. Torna a sentire quel nome, un nome un tempo rispettato e alle volte temuto, alle volte invocato come un sacrosanto aiuto, tutto ciò che non esiste più "cosa faccio qui?" raccoglie qualche libro di quelli ancora sparsi intorno, senza lasciarsi fermare " sistemo libri " chiaro come il sole, qualcosa che sta facendo " e cerco di vivere nel passato. Il silenzio aiuta rispetto al baccano che vi è la fuori " sospira quell'amara verità, nulla è più come un tempo, nemmeno quelle false montagne di pietra della foglia, non sono le vere, non sono più i veri volti d coloro che un tempo fecero la storia "e il vostro nome? Vi ho detto il mio " lo sguardo che scivola di nuovo su quel viso, giovane eppure non troppo, colui che ha d'innanzi non è più un ragazzino ma quasi un uomo fatto e finito "crescete sotto gli occhi " un commento che si rende conto d'aver fatto ad alta voce - un tempo non era così, un tempo in pochi riuscivano a raggiungere perfino quell'età prima di morire in modi perigliosi e dolorosi. Pochi riuscivano ad arrivare alla mezza età, rarissimi oltre, eppure sembra che l'età media si sia sollevata di botto. " so che qui vi è un governo centrale, così mi hanno detto " come nulla fosse butta in tavola ciò che desidera sapere, ciò che l'ha portata a viver li dentro . Il peso delle informazioni è grande e lei più di molti lo ha compreso. [Biblioteca] Le dita della mano destra si dipanano, venendo poi fatte passare tra la folta capigliatura corvina, cercando di dargli una rassettata. Gesto inutile, poiché l'acqua piovana ha reso crespi i capelli. < Le innate... > Riporta alla mente le immagini di quando Kagegakure ancora non esisteva. Quando Suna e Konoha erano villaggi rigogliosi, rispettati, temuti. < Se la memoria non mi inganna, ne ho viste due, anche se i nomi non li ricordo... > O meglio, non ne è sicuro. < La prima è stata una ragazza con la sua ombra... > Tachiko gli ha dato praticamente il benvenuto alla foglia, bloccandolo al campo d'addestramento. Era giovane, ancora indeciso se intraprendere la via del ninja o meno. Lì ha avuto veramente paura, impossibilitato a muoversi, completamente alla mercé della sadica. Esperienza che forse gli ha dato il là definitivo per diventare più forte. < Il secondo aveva delle strane vene attorno agli occhi. Occhi di perla... > Il Byakougan. Termine che però ancora non conosce. Lo ha visto all'opera con Ichirou, ma non riuscirebbe a collegarlo. < Uhm... > Alla sua risposta su cosa il suo sguardo ha visto negli anni passati, porta la mano dritta a massaggiare il mento glabro. Pensieroso. < Rispondi, ma senza dare una risposta. Lasci altri punti interrogativi a chi hai di fronte. > In questo caso, il Sabaku. < Sistemi libri? > Ripete la mansione appena descritta dalla stessa. < Una tigre bianca che è diventata così mansueta? > Chiede, non capendo quel cambiamento così repentino. La tigre è un'animale aggressivo, famelico, a tratti inquietante. Difficile vederlo da solo, isolato dall'azione. < Basta che il silenzio non ti spenga del tutto, Sango. > Si prende la libertà di chiamarla per nome, continuando a fissarla in volto, intensamente. < Dyacon Sabaku. > Replica con pacatezza, presentandosi a sua volta. La giara, dietro di sé, emetto un lieve rumore, come a testimoniare in favore del sabbioso(?). < Non m'intendo di politica... > Fa spallucce, sempre sincero nelle risposte. < Ma anche io ho sentito così... > Lui è più per la via militare, strategica, non per noiose e lunghe discussioni che, la maggiorate delle volte, non portano a nulla. Ode quelle sue descrizioni, sebbene abbia sentito della prima al tempo in cui visse a konoha, rimembra esattamente gli occhi di perla di cui parla l'altro " state parlando del clan Hyuga " rimembra bene quel potere attivo, deve ringraziare Ichirou per aver avuto accesso a tali informazioni così importanti "uno dei clan più famosi per le terre ninja, e per il loro potere oculare. Uno di quelli che ti portano ad essere un mostro se solo li desiderassi" la voce che si oscura lievemente, tombale nella notte mentre le poche altre anime sfuggono via per riversarsi fuori ove la festa continua sebbene la pioggia. Ogni rumore è amplificato , ogni sussurro diviene un grido, ed ecco perchè la voce s'abbassa quiete, va a districarsi in quelle parole con calma per non lasciarsi stringere nella sua di morsa "non sono abituata a risponder completamente a qualcuno " ogni risposta che rimane vaga, per metà, sapendo suscitare negli altri quell'interesse che ha sempre desiderato su di se, ma non adesso , non in quel caso. Ode le parole di chi forse rimembra chi ella fosse, di come nel proprio cammino vi fosse distruzione, l'ultima nell'uccidere probabilmente il grande corvo bianco di Yukio stesso. "il buio può annidarsi ovunque, il problema è quando tutto diviene grigio e uguale " sibila con malinconia alla fioca luce di quelle candele "non v'è nulla che mi accenda al momento, e pochi sanno chi fossi in passato" lo trafigge col proprio sguardo, serio si, ma privo di qualsiasi vena di superiorità ormai perduta " E' alle volte è meglio così, meglio vivere un presente e sperare nel futuro , il passato può donarti solo angosce " scivola anche lei adesso su una di quelle calde e morbide sedie, ricoperte alcune di un velluto delizioso o di una pelle morbida e consunta, la schiena che si mantiene rigida su quell'asse "non credete? " solleva gli occhi da quei libri per sentir anche lei rintoccar la sabbia celata allo sguardo, e il suo cognome "siete un abitante della sabbia dunque" lei si, s'intende di politica ma non le viene in soccorso nemmeno l'altro "comprendo, non importa" oh eccome se importa, eppure avrebbe trovato aiuto da qualche altra parte "mi sembra che abbiate la giusta età per rimembrare chi io sia davvero" se ne esce così, dal nulla, spostando lento e morbido quello sguardo di mare e acqua sull'altro, un mare nel bel mezzo di un incendio. Quanto sai piccolo Sabaku? Le tue labbra mostreranno un passato diverso infine? [Biblioteca] L'occhio sinistro, l'unico visibile all'Ishiba, viene di tanto in tanto illuminato dalla fioca luce delle candele. Così come tutti i tratti somatici. Ogni parola sussurrata, esternata con voce calda, riecheggia tra le mura antiche della biblioteca, luogo simbolo dove viene custodita la storia. Il passato del mondo. < Il clan Hyuga eh... > Lo ha sentito nominare nella sua permanenza a Konoha, oltre a vederne un membro in azione: Ichirou. < I poteri oculari. Molti li desiderano. Molti li bramano, e una volta avuti possono cambiare il corso di una guerra. Se lo avessi tu, Sango, da quale parte ti schiereresti? Mostro o Eroe? In ogni caso il tuo nome verrà ricordato per generazioni. > Da Kage o da nemico pubblico numero uno, comunque si entrai a far parte della storia. Bisogna solo esser convinti quale porta varcare. < Uhm... > Assume di nuovo un'espressione pensierosa, soppesando e valutando il dire della rossa situata davanti a lui. < Il passato è passato. Fa parte di noi. E' impossibile da cancellare. > Sentenzia, indurendo i tratti somatici. < Da esso si può imparare. Prendere spunti, ma soprattutto possiamo ritrovare noi stessi qualora la strada venga persa. > L'Io interiore è uno solo. E quando questo perde la via, il corpo e la mente mandano segnali inequivocabili per cercare di riprendere la rotta giusta. < Perché ricordare chi eri, Sango, quando puoi E S S E R E? > Domanda, avvicinandosi a lei con tutto il corpo, bruciando drasticamente le distanze che li separavano. Sono vicini, sempre se l'altra acconsentirà a quel gesto. La osserva dall'alto, volenteroso di leggerli l'anima, unendo gli occhi ai suoi. < Non voglio ricordare. In caso mi farai vedere chi eri. > Un invito? Una sfida? Chissà, dicerto è uno che crede più ai fatti che alle parole. Si distaccherebbe di nuovo dalla Genin, annuendo con un cenno del capo alla sua affermazione. < Suna è il mio paese natio. E la giara ne è la testimonianza. > Fugace, lo sguardo scivola all'indietro, alla ricerca della reliquia appena nominata. Subito dopo, torna sulla rossa. Se lei vorrà, potrà continuare a chiacchierare con il Sabaku, altrimenti, quando lo riterrà opportuno, potrà lasciarlo a studiare la storia dei clan della sabbia. Bramoso di sapere. In ogni caso ha deciso di passare la notte lì. A lei la decisione di allietare quelle ore continuando la chiacchierata, oppure defilarsi ed immergersi nel silenzio assoluto. [X] " ho scelto la mia via molto tempo fa, e non esistono ne mostri ne eroi " quasi ringhia quelle parole, d'una piccola brace ancora accesa nel proprio essere che brilla infuocandole l'anima, ma un momento, qualcosa di breve che non s'avvede più " non esiste ne bene ne male, esiste solo ciò che è giusto ai nostri occhi " una motivazione che la spinta in quel passato a ricercare la propria verità, i propri desideri ad esser esauditi con ciò che vuole, non ciò che è giusto. Quella sottile linea che spinge molti non esiste , è solo un dubbio mentale per rendersi buoni o cattivi ai propri occhi, il resto non esiste completamente " le parole hanno il loro peso, Sabaku. Sceglile bene " uno sguardo truce atto a stizzirla e perforarlo , a metter in dubbio le sue stesse parole, a metter in dubbio quelle convinzioni che perdon sostanza se interrogate " chi posso essere? Sei davvero convinto di poter scegliere e piegare la natura insita nel tuo essere? " è davvero sicuro di ciò che dice, di ciò che pensa? Indaga con il mero sguardo, lasciandolo avvicinarsi e senza sottrarsi , percependo il respiro caldo dei polmoni altrui sul proprio viso "sarebbe l'ultima cosa che vedresti in questa vita " una promessa o una minaccia? Non andrà a dir altro sulla questione, lasciando solo a lui il merito e il tempo di comprendere come il proprio dire sia solo il frutto di una vita trascorsa combattendo. Non vi era pace, non ve ne sarà adesso, sebbene quel falso mondo sia venuto fuori. Se tornasse a ciò che era, a ciò che fu, non vedrebbe altro che un'infinita guerra alla quale sarebbe pronta, sacrificare il sacrificabile e cibarsi di anime spezzate e di sogni mai mossi, un passato che torna a pesare, e stare li, dentro quelle quattro mura come una comune donna.. non fa per lei. Un cenno del capo, la raccomandazione di posar i libri al suo posto, prima di uscir lei stessa come una furia da li e iniziare a correre per sentirsi di nuovo libera. [end]