attendere fato
Oggi non è un giorno come gli altri, oggi si celebra la vita, la vittoria e soprattutto il villaggio. Sono passati dieci anni da quell’evento che potrò persino la numerazione degli anni a cambiare, dieci anni di un vero inferno, attacchi continue da parte delle Bestie e distruzioni causata dal Kami. Nessuno pensava che potesse giungere questo momento, si pensava solo a sopravvivere, tirare avanti, persino mettere al mondo dei figli non sembrava una cosa molto saggia da fare ma ora è tutto cambiato. Dopi dieci anni qualche giorno fa finalmente il Kami è stato sconfitto definitivamente, siamo finalmente liberi dalla sua ombra, certo i problemi fuori restano, le notizie degli attacchi delle bestie continuano a circolare ma non ha senso pensarci per ora. Tutti si sono messi i loro vestiti migliori, hanno riempito le piazze e per l’occasione molti degli impiegati possono godere di qualche ora extra di riposo così da poter partecipare a questa grande celebrazione. Ci sono bancarelle ovunque, vendono amuleti porta fortuna, piccoli oggettivi celebrativi della vittoria e cibo, un odore agrodolce si espande nella piazza di Oto. Bambini che corrono e che dopo tanto tempo passano tra le gambe ridendo, donne con indosso i loro Yukata migliori e la totale assenza di armi da parte dei comuni cittadini solo i dettagli che più colpiscono. Tra i tetti sono tirati lunghi tessuti colorati che occupano in parte il sole che splende in cielo, donando maggior colore alle strade e portando con sé un augurio di speranza e felicità. <Avvicinatevi forza! Avvicinatevi!> urla un banditore dietro al suo bancone in legno, sta vicino al centro della piazza e intorno a lui si sta creando una discreta folla <solo per oggi la ruota della fortuna! Forza fatevi avanti! Non siate timorosi!> richiama le persone, molti ridendo si avvicinano, una ragazza sui quindici anni sfiora Sango, si ferma e la osserva. Sorride dolcemente, piena di un’allegria genuina e sincera per poi inchinarsi come a volerle chiedere scusa. Da tutto il resto della piazza le voci e gli odori si mischiano. Un bimbo va invece a sbattere contro le gambe di Hibiki, rimbalza su di lui e cade a terra con il sederà, non avrà più di tre anni, lui appartiene alla generazione della speranza, uno di quei pochi nati in questi anni. Lo osserva qualche istante prima di scoppiare in un pianto quasi disperato. Pochi i secondi prima che la madre, una bella donna mora, venga a recuperare il pargolo e con un piccolo inchino e qualche parola di scuse prende in braccio il piccolo dagli occhi verdi e se lo porti via. Tanta la gente in giro e tanti gli incontri che potrete fare. Notate anche come spesso le persone tirino fuori i loro telefoni solo per farsi delle fotografie, immortalare l’istante, in giro c’è persino chi ha gli occhi lucidi per la commozione del momento. Tra la folla potete comunque scorgere delle divise, sorridono quei ninja eppure sono lì per controllare che tutto si svolga secondo le regole, che non ci siano incidenti. All’inizio quasi non ci si fa casa per via dell’afflusso di cittadini eppure a voler aguzzare lo sguardo e a focalizzarsi si potranno vedere parecchi ninja, alcuni con i tipici corpi fronte e abiti da chunin altri invece con delle divise differenti, sono loro ad essere assediati dalle fanciulle che con insistenza chiedono delle fotografie o si presentano a loro. Sango non lo sa mentre Hibiki può riconoscerli come membri della Shinsengumi. [continuate pure liberamente]
Oh quanto è difficile tutto, perfino camminare, tutto è divenuto strano e assurdo al limite dell'inverosimile, tutto quello che sta vedendo e che sta accadendo non ha assolutamente senso. Ha chiesto al ragazzo in sedia a rotelle cosa sia quel loco, l'unione di diversi villaggi , tutti insieme così vicini. Le viene la claustrofobia, quel senso di oppressione al petto, ma nulla sarà in confronto a tutto ciò a cui è esposta. Cartelloni giganti di scritte colorate e fantasiose, con le luci che la accecano e la confondono solo di più. Il mondo gira, tutto ciò che è troppo alto per i propri occhi e le mette non un senso di disagio, ma di ricordi, ricordi una vecchia Amegakure lontana - che ha pure visto e attraversato, ma non è ancora giunto il momento di tornare a quella casa per scoprire cosa sia divenuta, è il momento di cercar un pezzo del proprio passato. Se lei è sopravvissuta, allora qualcun altro sarà stato inglobato come lei? Una speranza che la terrorizza, ma che l'ha portata a chiedere in quella marmaglia di gente in festeggiamento , la direzione per Otogakure, o almeno, il quartiere di Otogakure a quanto le è stato riferito. Stringe le mani intorno a quella nera cappa, ma non sono visibili adesso le nuvole rosse di sangue, l'ha girata, spaventata da ciò che non conosce, da chi non conosce ma potrebbe ricordarsi di lei. Dieci anni son trascorsi, un tempo tanto lungo alla quale non vuole e non riesce davvero a pesare sulla propria vita, per quello ci vorrà del tempo. Quello della calma, della riflessione , quello dell'accettazione. Sta negando a se stessa la morte di tutti, qualcuno sarà vivo, qualcuno dei visi noti sarà li di nuovo a Oto, tra quelle vie strette e quelle case mal fatte di quel viola spento e scuro - si, è a Oto, quel colore che dona alle serpi giganti, quel colore che l'ha sempre contraddistinta. Avanza, barcolla perfino mentre i dolori del corpo e dell'animo ancora non sono stati guariti del tutto . La festa continua intorno a lei, troppe luci, troppi rumori, troppi colori e troppa gente allegra. Quei sorrisi che le fanno non vengono ricambiati, nemmeno uno tanto li trova strambi e inquietanti. Un cammino che avviene con difficoltà, le iridi che non vogliono lasciarsi sfuggire nulla, di quei cosi rettangolare che portano in mano - gli stessi aggeggi del ragazzo sulla sedia a rotelle - così come gli uomini in divisa - non li riconosce eppure sa di doversi allontanare davvero e poggiarsi ad una di quelle case vicino al commerciante che urla la ruota della fortuna per respirare, agitata, confusa, persa in quel marasma stringe le mani sottili e delicate.Hibiki si avvicina a quella bancarella così che possa meglio osservare l’uomo, abbastanza muscoloso lui, il tipo di muscoli che si ottengono con il duro lavoro, le rughe del suo volto poi lasciano che chiunque legga la fatica che si porta appresso, il dolore è disegnato sulla sua pelle, inciso nei suoi tratti che in questi dieci anni, come chiunque altro alla fine, ha visto il peggio del mondo e forse ha perso molto più di quanto aveva pensato di avere. Ma non è importante perché oggi sorride, oggi è lì con quella ruota in legno colorata come l’arcobaleno, divisa in sezioni diverse e aspetta semplicemente che qualcuno si faccia avanti. Lui offre qualcosa, lui è portatore di speranza. La sua altezza è di quasi due metri e lo si capisce proprio perché quel gioco da strada che si porta dietro gli arriva poco più sopra rispetto alla testa, ci sono incisi dei Kanji all’interno degli spicchi colorati, ognuno di loro indentifica una precisa sensazione, qualcosa che tutti hanno provato almeno una volta in questa nuova vita fatta di sacrifici e pericolo: felicità, amore, solitudine, speranza, morte, audacia. La sua mano destra poggia proprio in cima alla ruota coprendo appena quel semplice filetto in metallo, abbastanza resistente da poter, una volta fatta partire, fermare la ruota stessa <Oh abbiamo un primo coraggioso!> ride, una risata profonda, bonaria e amichevole <vieni avanti ragazzo vieni> lo invita aggiungendo alle parole anche un gesto della mano sinistra <come ti chiami?> e mentre lascia che la folla lo faccia passare lui continua a guardarsi intorno <altri? Forza per oggi sarà gratuito partecipare!> sa che i soldi scarseggiano nelle tasche di qualcuno e non vuole infierire lui che si limita ad offrire divertimento in cambio di quello che spera sia solo un sorriso. Torna a rivolgersi verso Hibiki, ad osservarlo, donandogli tutta la sua attenzione. Sango in tutto questo si muove completamente persa in quel nuovo mondo ma nessuno le dona particolari attenzioni, sono tutti occupati a far altro, chi festeggia con un bicchiere, chi fa qualche gioco tradizionale, chi si bacia e chi invece si insegue, insomma hanno tutti i loro interessi e la rossa non è altro che una qualsiasi, non c’è nulla che agli occhi di creature semplici come sono queste persone possa interessare, non ancora almeno
La mente che vola alle possibilità prossime, chi potrebbe davvero cercare? Chi potrebbe riconoscere con facilità? Il clan Uchiha, li ha conoscenze, diverse e variegate. Non possono essere tutti morti no? Sarebbe impossibile e assurdo esser l'unica ad esser tornata e anche una maledizione non condivisa, che qualcun altro soffra insieme a lei e provi quel dolore sordo di non avere più nulla. Scuote il capo, i lunghi capelli rossi come il sangue scivolano lungo il corpo, scompigliati qua e la, giungono sotto i glutei a coprirla come un manto visibilissimo. Lo sguardo che è perduto d'innanzi a se, il respiro che lentamente si calma. Non è in guerra, è solo una mole di gente che sta festeggiando, nulla di pericoloso, no? No. Non vi è nulla di tale portata adesso, ma festeggiamenti per cosa ancora non lo ha compreso. L'albino che le si parerà abbastanza vicino attira lo sguardo, quegli occhi e quei capelli, il colore stesso della pelle l'attira. Non è usuale, molto raro, veder qualcuno con quei colori. Un bianco non tenue come quello di Shiroyuki, ma sbiadito, come se la sua stessa pelle fosse fatta di una carta sottile e fragile. Si costringe a staccarsi da quello stesso muro, per andare verso di lui, passo dopo passo < ei > la voce che fuoriesce, roca e bassa nonostante l'alto vociare , eppure ci prova a comunicare sebbene senta il peso del petto farsi più pressante e presente , provando perfino a prendergli la manica della giacca con la destra , un tentativo debole, eppure un tentativo < tu sai dove è il clan Uchiha? > un sussurro basso, cupo, contrasto perfetto e netto rispetto a ciò che hanno intorno. Attende quella risposta , la vuole, la pretende da arrogante qual'è eppure anche lei si ritrova a girare il viso verso l'omone a sinistra, quello dalla grande ruota dietro di se con dei kanji scritti sul legno. < gioco anche io > un solo dire, serio, solo per aver l'attenzione momentanea dell'albino e beh, non dover per forza pronunciar il proprio nome. Se la credono morta, perchè non dargliene quasi atto? Una parte di lei è finita per davvero, quello non è altro che un corpo vuoto mandato avanti solo per quella piccola speranza che prova , quella del non creder subito alle parole di un tizio sconosciuto. Attende portando gli occhi di nuovo sul viso del bianco, i pochi centimetri che li separano le portano il mento poco verso l'alto, in attesa di una risposta.Lanciatemi entrambi un D6
Sango tira un D6 e fa 1
tira un D6 e fa 2
Due partecipanti, bene bene. Sorride anche alla rossa seppur lo sguardo si faccia appena più preoccupato. Forse dovrebbe chiederle come sta, la fissa qualche istante come se volesse decidere come agire, meglio fermarsi e interrompere lo spettacolo per preoccuparsi di lei oppure semplicemente continuare senza lasciare che nulla turbi quella festa? Uno sguardo poi verso quei numerosi membri tra la folla, meglio continuare come se nulla fosse, nessuno vorrebbe rovinare per sbaglio quell’ambiente di festa no? Non farebbe sicuramente piacere al nostro governo che fa così tanta fatica per assicurare la sopravvivenza a tutti noi. Eccolo quindi tornare a sorridere, decidere di tralasciare la questione e mandare avanti quel piccolo momento di intrattenimento. Osserva entrambi i ragazzi <prima le signore> l’occhiolino bonario che viene rivolto verso Hibiki e così eccolo che la sua mano cala, imprimendo forza in quella ruota di legno che inizia a vorticare, i colori si mescolano tutti in uno andando così ad unirsi per poi, piano piano, tornare a distinguersi. Ogni spicchio ha un piccolo tassello in legno che passano va in contatto e contrasto con la levetta di metallo. Appena parte il suono è come un prolungato “tic” unico, non si possono percepire i differenti scontri ma man man che la ruota rallenta il suono, che non diventa mai fastidioso ma è al massimo rilassante, inizia a percepirsi più distintamente, rallenta così come rallento i colori che vorticano. Si ferma dunque indicando lo spicchio arancione, il Kaji appartenente è quello di Felicità. Sorride l’uomo e scoppia in una bonaria risata <non esiste augurio migliore di questo!> e sporgendosi verso la bancarella va semplicemente a cercare un piccolo sacchettino in stoffa dello stesso colore dello spicchio, arancione dunque. Un semplice talismano profumato che al suo interno contiene una frase, un aforisma che verrà svelato solo leggendolo. Fatto questo eccolo voltarsi verso il ragazzo <bene Hibiki, vediamo ora cosa esce a te, siete tutti pronti?> incita comunque la folla prima di tornare a compiere esattamente lo stesso gesto di prima dando così il via a quel moto rotatorio dell’oggetto in legno colorato. Come prima il ticchettio è ben unibile e rallenta insieme alla velocità di rotazione fino a fermarsi. Questa volta la ruota si è fermata sul rosso, sul Kanju di Amore <oh chi sarà mai la fortunata?> domanda ora al ragazzo <che sia proprio la donna qui davanti? Che il destino vi abbia donando ad una felicità e all’altro amore per legare le vostre vite? Dite che diventeranno una bella coppia?> domanda alla folla da cui parlano degli urletti imbarazzati e di incitamento. In tutto questo l’uomo si sporge a prendere un sacchettino rosso, del tutto simile a quello già donato a Sango, per poi porgerlo ad Hibiki. Anche lui scoprirà la frase solo aprendo e leggendolo. Ad ogni modo ora siete stati congedati e l’uomo è libero di continuare lo spettacolo mentre voi lo siete di parlare e chissà magari anche di innamorarvi come la ruota sembra voler suggerire [end ambient-continuate in free][vi mando le frasi solo se aprite i sacchettini ♥]
La mano che riesce a tirar quella stoffa con la poca forza che ha. Sebbene la propria domanda venga dileguata in quel modo gli occhi della rossa non si scostano. Non è morta e risorta dopo dieci anni per sentirsi dire tutto < allora dimmi dove si trova la sede dei clan, sono certa che tu lo sappia > insistente eh? Ebbene si, lo sarà decisamente se nessuno vuole dirle dove diamine si trovino i clan di Oto, i clan che le interessano per le proprie conoscenze passate. Non toglie quella mano dalla giacca altrui, la stringe sebbene non la tiri ancora. Apprende il nome dell'altro , ne conserva il senso nella memoria nel caso possa esserle utile nel futuro, tutte le informazioni sono utili - un modo di pensare quasi macchinoso, vecchio e antico , di coloro che sono rimasti guerrieri fino al midollo e che fanno fatica ad integrarsi in quel nuovo mondo. Chissà se vi riuscirà mai in effetti, ma non è ancora il tempo di pensarvi. L'attenzione che non si mantiene sempre viva, rivive dei momenti di vuoto totale, come se non riuscisse davvero a vedere ciò che la circonda ma rivive ciò che è passato. Geme ad alta voce, lo sguardo perduto prima che si riporti al signore stesso con la sua ruota. Quel ticchettio prima veloce poi lento le pare il tempo stesso, che si dilata e che si stringe, lo stesso che vive adesso e ne rimane ipnotizzata senza poter davvero rispondere, nemmeno a quel kanji arancione. Si risveglierà solo quando quel sacchettino le verrà messo in mano < felicità > oh ma davvero? I kami non hanno nulla da fare che augurarle adesso felicità dopo averle tolto tutto quanto? Che ironia eh. Prende quel sacchetto, dimenticandosi che intorno vi sia quella piccola folla, andrà semplicemente ad aprirlo per tirar fuori quel talismano e quel foglietto per leggerlo con calma, estraniandosi da tutto, seppur distratta da quegli urli e perdendosi parte della frase dell'uomo < come prego?> inconsapevole dell'uscita altrui, ma ben presto vi farà i conti guardandolo < amore > seriamente? < non esiste ne felicità ne amore per ognuno di noi, tutto ciò porta solo alla distruzione eterna e quanto penserai d'averlo trovato allora ti verrà strappato via > parole astiose, non contro l'uomo inconsapevole, solo contro i kami, contro il cielo, contro tutta quella speranza e nel proprio desiderio di render il proprio dolore, il dolore degli altri. Stringe quel sacchetto nella mano per qualche attimo, la gemella libera che sale alla fronte massaggiandola e chiudendo gli occhi cercando di rilassarsi .