Giocata del 08/02/2021 dalle 16:22 alle 19:03 nella chat "Piazza Centrale [Oto]"
attendere fato
Oggi non è un giorno come gli altri, oggi si celebra la vita, la vittoria e soprattutto il villaggio. Sono passati dieci anni da quell’evento che potrò persino la numerazione degli anni a cambiare, dieci anni di un vero inferno, attacchi continue da parte delle Bestie e distruzioni causata dal Kami. Nessuno pensava che potesse giungere questo momento, si pensava solo a sopravvivere, tirare avanti, persino mettere al mondo dei figli non sembrava una cosa molto saggia da fare ma ora è tutto cambiato. Dopi dieci anni qualche giorno fa finalmente il Kami è stato sconfitto definitivamente, siamo finalmente liberi dalla sua ombra, certo i problemi fuori restano, le notizie degli attacchi delle bestie continuano a circolare ma non ha senso pensarci per ora. Tutti si sono messi i loro vestiti migliori, hanno riempito le piazze e per l’occasione molti degli impiegati possono godere di qualche ora extra di riposo così da poter partecipare a questa grande celebrazione. Ci sono bancarelle ovunque, vendono amuleti porta fortuna, piccoli oggettivi celebrativi della vittoria e cibo, un odore agrodolce si espande nella piazza di Oto. Bambini che corrono e che dopo tanto tempo passano tra le gambe ridendo, donne con indosso i loro Yukata migliori e la totale assenza di armi da parte dei comuni cittadini solo i dettagli che più colpiscono. Tra i tetti sono tirati lunghi tessuti colorati che occupano in parte il sole che splende in cielo, donando maggior colore alle strade e portando con sé un augurio di speranza e felicità. <Avvicinatevi forza! Avvicinatevi!> urla un banditore dietro al suo bancone in legno, sta vicino al centro della piazza e intorno a lui si sta creando una discreta folla <solo per oggi la ruota della fortuna! Forza fatevi avanti! Non siate timorosi!> richiama le persone, molti ridendo si avvicinano, una ragazza sui quindici anni sfiora Sango, si ferma e la osserva. Sorride dolcemente, piena di un’allegria genuina e sincera per poi inchinarsi come a volerle chiedere scusa. Da tutto il resto della piazza le voci e gli odori si mischiano. Un bimbo va invece a sbattere contro le gambe di Hibiki, rimbalza su di lui e cade a terra con il sederà, non avrà più di tre anni, lui appartiene alla generazione della speranza, uno di quei pochi nati in questi anni. Lo osserva qualche istante prima di scoppiare in un pianto quasi disperato. Pochi i secondi prima che la madre, una bella donna mora, venga a recuperare il pargolo e con un piccolo inchino e qualche parola di scuse prende in braccio il piccolo dagli occhi verdi e se lo porti via. Tanta la gente in giro e tanti gli incontri che potrete fare. Notate anche come spesso le persone tirino fuori i loro telefoni solo per farsi delle fotografie, immortalare l’istante, in giro c’è persino chi ha gli occhi lucidi per la commozione del momento. Tra la folla potete comunque scorgere delle divise, sorridono quei ninja eppure sono lì per controllare che tutto si svolga secondo le regole, che non ci siano incidenti. All’inizio quasi non ci si fa casa per via dell’afflusso di cittadini eppure a voler aguzzare lo sguardo e a focalizzarsi si potranno vedere parecchi ninja, alcuni con i tipici corpi fronte e abiti da chunin altri invece con delle divise differenti, sono loro ad essere assediati dalle fanciulle che con insistenza chiedono delle fotografie o si presentano a loro. Sango non lo sa mentre Hibiki può riconoscerli come membri della Shinsengumi. [continuate pure liberamente]
Oh quanto è difficile tutto, perfino camminare, tutto è divenuto strano e assurdo al limite dell'inverosimile, tutto quello che sta vedendo e che sta accadendo non ha assolutamente senso. Ha chiesto al ragazzo in sedia a rotelle cosa sia quel loco, l'unione di diversi villaggi , tutti insieme così vicini. Le viene la claustrofobia, quel senso di oppressione al petto, ma nulla sarà in confronto a tutto ciò a cui è esposta. Cartelloni giganti di scritte colorate e fantasiose, con le luci che la accecano e la confondono solo di più. Il mondo gira, tutto ciò che è troppo alto per i propri occhi e le mette non un senso di disagio, ma di ricordi, ricordi una vecchia Amegakure lontana - che ha pure visto e attraversato, ma non è ancora giunto il momento di tornare a quella casa per scoprire cosa sia divenuta, è il momento di cercar un pezzo del proprio passato. Se lei è sopravvissuta, allora qualcun altro sarà stato inglobato come lei? Una speranza che la terrorizza, ma che l'ha portata a chiedere in quella marmaglia di gente in festeggiamento , la direzione per Otogakure, o almeno, il quartiere di Otogakure a quanto le è stato riferito. Stringe le mani intorno a quella nera cappa, ma non sono visibili adesso le nuvole rosse di sangue, l'ha girata, spaventata da ciò che non conosce, da chi non conosce ma potrebbe ricordarsi di lei. Dieci anni son trascorsi, un tempo tanto lungo alla quale non vuole e non riesce davvero a pesare sulla propria vita, per quello ci vorrà del tempo. Quello della calma, della riflessione , quello dell'accettazione. Sta negando a se stessa la morte di tutti, qualcuno sarà vivo, qualcuno dei visi noti sarà li di nuovo a Oto, tra quelle vie strette e quelle case mal fatte di quel viola spento e scuro - si, è a Oto, quel colore che dona alle serpi giganti, quel colore che l'ha sempre contraddistinta. Avanza, barcolla perfino mentre i dolori del corpo e dell'animo ancora non sono stati guariti del tutto . La festa continua intorno a lei, troppe luci, troppi rumori, troppi colori e troppa gente allegra. Quei sorrisi che le fanno non vengono ricambiati, nemmeno uno tanto li trova strambi e inquietanti. Un cammino che avviene con difficoltà, le iridi che non vogliono lasciarsi sfuggire nulla, di quei cosi rettangolare che portano in mano - gli stessi aggeggi del ragazzo sulla sedia a rotelle - così come gli uomini in divisa - non li riconosce eppure sa di doversi allontanare davvero e poggiarsi ad una di quelle case vicino al commerciante che urla la ruota della fortuna per respirare, agitata, confusa, persa in quel marasma stringe le mani sottili e delicate. [Piazza Centrale] Il giovane Shinobi si trova a girovagare per la piazza centrale di Otogakure no Sato, più che girovagare sta letteralmente dondolando, con la schiena leggermente arcuata in avanti e fare completamente svogliato. Non indossa nulla di particolare, se non una lunga tuta nera e scarpe da ginnastica del medesimo colore, oltre un borsellino beige sul fianco sinistro in cui tiene il suo kunai. Barcolla qualche istante, scuotendo poi la testa e proseguendo oltre. Appare come un ragazzo sulla ventina, visibilmente albino, con pelle diafana esente da imperfezioni e una chioma candida, corta e scompigliata, che fa da contorno a un volto dai tratti delicati e piacenti, dal quale spiccano due occhi azzurri e vitrei. Con la destra, tenuta ad altezza del petto, tiene un sacchettino di carta con alcune caramelle comprate da poco, quelle alla menta e dure, che andrebbe poi a prendere con la mancina e infilarsene una manciata in bocca. [CRACK! CRACK!] Le sgranocchierebbe con forza, producendo un suono relativamente fastidioso. Mentre continua ad "avanzare" però un bambino gli finisce contro, lo osserva silente e alzo poi lo sguardo verso la madre, ignorerebbe quanto questa a da dirgli, facendo un semplice cenno col capo e proseguendo poi oltre. Si ferma giusto qualche istante all'udire una voce, ruota della fortuna sembrano chiamarla. Sospira, con fare sempre svogliato e [CRACK! CRACK!] eccolo sgranocchiare le ultime caramelle che teneva in bocca. Si avvicinerebbe dunque all'individuo, dondolando e fermandosi a circa quattro metri da lui. <Vorrei partecipare a questo gioco...> Dice con tono pacato, forse anche fin troppo, mentre con la sinistra va a prendere altre caramelle e portarsele alla bocca [CRACK! CRACK! CRACK!].Hibiki si avvicina a quella bancarella così che possa meglio osservare l’uomo, abbastanza muscoloso lui, il tipo di muscoli che si ottengono con il duro lavoro, le rughe del suo volto poi lasciano che chiunque legga la fatica che si porta appresso, il dolore è disegnato sulla sua pelle, inciso nei suoi tratti che in questi dieci anni, come chiunque altro alla fine, ha visto il peggio del mondo e forse ha perso molto più di quanto aveva pensato di avere. Ma non è importante perché oggi sorride, oggi è lì con quella ruota in legno colorata come l’arcobaleno, divisa in sezioni diverse e aspetta semplicemente che qualcuno si faccia avanti. Lui offre qualcosa, lui è portatore di speranza. La sua altezza è di quasi due metri e lo si capisce proprio perché quel gioco da strada che si porta dietro gli arriva poco più sopra rispetto alla testa, ci sono incisi dei Kanji all’interno degli spicchi colorati, ognuno di loro indentifica una precisa sensazione, qualcosa che tutti hanno provato almeno una volta in questa nuova vita fatta di sacrifici e pericolo: felicità, amore, solitudine, speranza, morte, audacia. La sua mano destra poggia proprio in cima alla ruota coprendo appena quel semplice filetto in metallo, abbastanza resistente da poter, una volta fatta partire, fermare la ruota stessa <Oh abbiamo un primo coraggioso!> ride, una risata profonda, bonaria e amichevole <vieni avanti ragazzo vieni> lo invita aggiungendo alle parole anche un gesto della mano sinistra <come ti chiami?> e mentre lascia che la folla lo faccia passare lui continua a guardarsi intorno <altri? Forza per oggi sarà gratuito partecipare!> sa che i soldi scarseggiano nelle tasche di qualcuno e non vuole infierire lui che si limita ad offrire divertimento in cambio di quello che spera sia solo un sorriso. Torna a rivolgersi verso Hibiki, ad osservarlo, donandogli tutta la sua attenzione. Sango in tutto questo si muove completamente persa in quel nuovo mondo ma nessuno le dona particolari attenzioni, sono tutti occupati a far altro, chi festeggia con un bicchiere, chi fa qualche gioco tradizionale, chi si bacia e chi invece si insegue, insomma hanno tutti i loro interessi e la rossa non è altro che una qualsiasi, non c’è nulla che agli occhi di creature semplici come sono queste persone possa interessare, non ancora almeno
La mente che vola alle possibilità prossime, chi potrebbe davvero cercare? Chi potrebbe riconoscere con facilità? Il clan Uchiha, li ha conoscenze, diverse e variegate. Non possono essere tutti morti no? Sarebbe impossibile e assurdo esser l'unica ad esser tornata e anche una maledizione non condivisa, che qualcun altro soffra insieme a lei e provi quel dolore sordo di non avere più nulla. Scuote il capo, i lunghi capelli rossi come il sangue scivolano lungo il corpo, scompigliati qua e la, giungono sotto i glutei a coprirla come un manto visibilissimo. Lo sguardo che è perduto d'innanzi a se, il respiro che lentamente si calma. Non è in guerra, è solo una mole di gente che sta festeggiando, nulla di pericoloso, no? No. Non vi è nulla di tale portata adesso, ma festeggiamenti per cosa ancora non lo ha compreso. L'albino che le si parerà abbastanza vicino attira lo sguardo, quegli occhi e quei capelli, il colore stesso della pelle l'attira. Non è usuale, molto raro, veder qualcuno con quei colori. Un bianco non tenue come quello di Shiroyuki, ma sbiadito, come se la sua stessa pelle fosse fatta di una carta sottile e fragile. Si costringe a staccarsi da quello stesso muro, per andare verso di lui, passo dopo passo < ei > la voce che fuoriesce, roca e bassa nonostante l'alto vociare , eppure ci prova a comunicare sebbene senta il peso del petto farsi più pressante e presente , provando perfino a prendergli la manica della giacca con la destra , un tentativo debole, eppure un tentativo < tu sai dove è il clan Uchiha? > un sussurro basso, cupo, contrasto perfetto e netto rispetto a ciò che hanno intorno. Attende quella risposta , la vuole, la pretende da arrogante qual'è eppure anche lei si ritrova a girare il viso verso l'omone a sinistra, quello dalla grande ruota dietro di se con dei kanji scritti sul legno. < gioco anche io > un solo dire, serio, solo per aver l'attenzione momentanea dell'albino e beh, non dover per forza pronunciar il proprio nome. Se la credono morta, perchè non dargliene quasi atto? Una parte di lei è finita per davvero, quello non è altro che un corpo vuoto mandato avanti solo per quella piccola speranza che prova , quella del non creder subito alle parole di un tizio sconosciuto. Attende portando gli occhi di nuovo sul viso del bianco, i pochi centimetri che li separano le portano il mento poco verso l'alto, in attesa di una risposta. [Piazza Centrale] L'albino sgranocchia ancora quelle beneamate caramella [CRACK! CRACK!] per poi sentirne il gusto di menta in bocca, fresco e piacevole, che lo porta inspirare aria nei polmoni per poi buttare tutto fuori [Fuuuuh!]. Ancora non si avvale della presenza di Sango, scambiandola per una comune passante e avvicinandosi dunque alla bancarella che gestisce il gioco della ruota. È lì che, una volta giunto, osserverebbe senza ritegno da capo a piedi quello che pare essere il proprietario, annuendo e rimanendo con le orecchie ben aperte, così da cogliere ogni eventuale parola fuoriuscire dalla bocca altrui, mostrandosi visibilmente attento e ben disposto al dialogo, anche se il suo sguardo svogliato direbbe il contrario. Porta nuovamente la mancina nel sacchetto di carta ed ecco altre caramelle che finiscono per essere divorate dal giovane [CRACK! CRACK! CRACK!]. Sente la propria giacca tirata e si volta dunque in direzione di Sango, la scruta da capo a piedi e [CRACK!] eccolo dare una ultima sgranocchiata per finire le caramelle che portava in bocca. Volta la testa di lato nell'udirne la domanda, pensando, meditabondo. <No!> Risponde, secco e coinciso, una palese menzogna la sua visto che ne è un clone. Ma di certo non va a dire di che clan fa parte, così, alla leggera. D'altronde in pochi lo sanno al momento, oltre a lui e quei pochi, non li ha mai incontrati. <Ma siamo a Oto, dovresti incontrarne qualcuno.> Risponde con l'ennesima bugia e il volto completamente apatico, svogliato. Tornerebbe quindi sul proprietario della ruota. <Sono Hibiki Miyamoto.> Si presenterebbe dunque, aspettando una risposto dal muscoloso uomo che si ritrova di fronte.Lanciatemi entrambi un D6
Sango tira un D6 e fa 1
tira un D6 e fa 2
Due partecipanti, bene bene. Sorride anche alla rossa seppur lo sguardo si faccia appena più preoccupato. Forse dovrebbe chiederle come sta, la fissa qualche istante come se volesse decidere come agire, meglio fermarsi e interrompere lo spettacolo per preoccuparsi di lei oppure semplicemente continuare senza lasciare che nulla turbi quella festa? Uno sguardo poi verso quei numerosi membri tra la folla, meglio continuare come se nulla fosse, nessuno vorrebbe rovinare per sbaglio quell’ambiente di festa no? Non farebbe sicuramente piacere al nostro governo che fa così tanta fatica per assicurare la sopravvivenza a tutti noi. Eccolo quindi tornare a sorridere, decidere di tralasciare la questione e mandare avanti quel piccolo momento di intrattenimento. Osserva entrambi i ragazzi <prima le signore> l’occhiolino bonario che viene rivolto verso Hibiki e così eccolo che la sua mano cala, imprimendo forza in quella ruota di legno che inizia a vorticare, i colori si mescolano tutti in uno andando così ad unirsi per poi, piano piano, tornare a distinguersi. Ogni spicchio ha un piccolo tassello in legno che passano va in contatto e contrasto con la levetta di metallo. Appena parte il suono è come un prolungato “tic” unico, non si possono percepire i differenti scontri ma man man che la ruota rallenta il suono, che non diventa mai fastidioso ma è al massimo rilassante, inizia a percepirsi più distintamente, rallenta così come rallento i colori che vorticano. Si ferma dunque indicando lo spicchio arancione, il Kaji appartenente è quello di Felicità. Sorride l’uomo e scoppia in una bonaria risata <non esiste augurio migliore di questo!> e sporgendosi verso la bancarella va semplicemente a cercare un piccolo sacchettino in stoffa dello stesso colore dello spicchio, arancione dunque. Un semplice talismano profumato che al suo interno contiene una frase, un aforisma che verrà svelato solo leggendolo. Fatto questo eccolo voltarsi verso il ragazzo <bene Hibiki, vediamo ora cosa esce a te, siete tutti pronti?> incita comunque la folla prima di tornare a compiere esattamente lo stesso gesto di prima dando così il via a quel moto rotatorio dell’oggetto in legno colorato. Come prima il ticchettio è ben unibile e rallenta insieme alla velocità di rotazione fino a fermarsi. Questa volta la ruota si è fermata sul rosso, sul Kanju di Amore <oh chi sarà mai la fortunata?> domanda ora al ragazzo <che sia proprio la donna qui davanti? Che il destino vi abbia donando ad una felicità e all’altro amore per legare le vostre vite? Dite che diventeranno una bella coppia?> domanda alla folla da cui parlano degli urletti imbarazzati e di incitamento. In tutto questo l’uomo si sporge a prendere un sacchettino rosso, del tutto simile a quello già donato a Sango, per poi porgerlo ad Hibiki. Anche lui scoprirà la frase solo aprendo e leggendolo. Ad ogni modo ora siete stati congedati e l’uomo è libero di continuare lo spettacolo mentre voi lo siete di parlare e chissà magari anche di innamorarvi come la ruota sembra voler suggerire [end ambient-continuate in free][vi mando le frasi solo se aprite i sacchettini ♥]
La mano che riesce a tirar quella stoffa con la poca forza che ha. Sebbene la propria domanda venga dileguata in quel modo gli occhi della rossa non si scostano. Non è morta e risorta dopo dieci anni per sentirsi dire tutto < allora dimmi dove si trova la sede dei clan, sono certa che tu lo sappia > insistente eh? Ebbene si, lo sarà decisamente se nessuno vuole dirle dove diamine si trovino i clan di Oto, i clan che le interessano per le proprie conoscenze passate. Non toglie quella mano dalla giacca altrui, la stringe sebbene non la tiri ancora. Apprende il nome dell'altro , ne conserva il senso nella memoria nel caso possa esserle utile nel futuro, tutte le informazioni sono utili - un modo di pensare quasi macchinoso, vecchio e antico , di coloro che sono rimasti guerrieri fino al midollo e che fanno fatica ad integrarsi in quel nuovo mondo. Chissà se vi riuscirà mai in effetti, ma non è ancora il tempo di pensarvi. L'attenzione che non si mantiene sempre viva, rivive dei momenti di vuoto totale, come se non riuscisse davvero a vedere ciò che la circonda ma rivive ciò che è passato. Geme ad alta voce, lo sguardo perduto prima che si riporti al signore stesso con la sua ruota. Quel ticchettio prima veloce poi lento le pare il tempo stesso, che si dilata e che si stringe, lo stesso che vive adesso e ne rimane ipnotizzata senza poter davvero rispondere, nemmeno a quel kanji arancione. Si risveglierà solo quando quel sacchettino le verrà messo in mano < felicità > oh ma davvero? I kami non hanno nulla da fare che augurarle adesso felicità dopo averle tolto tutto quanto? Che ironia eh. Prende quel sacchetto, dimenticandosi che intorno vi sia quella piccola folla, andrà semplicemente ad aprirlo per tirar fuori quel talismano e quel foglietto per leggerlo con calma, estraniandosi da tutto, seppur distratta da quegli urli e perdendosi parte della frase dell'uomo < come prego?> inconsapevole dell'uscita altrui, ma ben presto vi farà i conti guardandolo < amore > seriamente? < non esiste ne felicità ne amore per ognuno di noi, tutto ciò porta solo alla distruzione eterna e quanto penserai d'averlo trovato allora ti verrà strappato via > parole astiose, non contro l'uomo inconsapevole, solo contro i kami, contro il cielo, contro tutta quella speranza e nel proprio desiderio di render il proprio dolore, il dolore degli altri. Stringe quel sacchetto nella mano per qualche attimo, la gemella libera che sale alla fronte massaggiandola e chiudendo gli occhi cercando di rilassarsi . [Piazza Centrale] Nota come l'uomo vada a rivolgersi per primo a Sango e lo lascerebbe fare, senza alcun problema o fretta, dondolando nel mentre sul posto e sbadigliando anche un paio di volte, con quell'alito che profuma di menta. Durante l'attesa, ecco che Sango gli rivolge di nuovo parola, con fare piuttosto insistente. <Non ne ho idea...> Risponderebbe l'albino, in merito alla sede del clan, con solito volto apatico e svogliato. <Non che la cosa mi interessi, poi secondo te perché dovrei saperlo?> Domanda quindi alla rossa, con solita voce baritonale. Quando ecco che sta per arrivare il suo turno e si volta dunque nuovamente verso l'uomo, oltre la relativa ruota. Va a tirare fuori altre caramelle dal sacchetto, le ultime a quanto pare, portandosele alla bocca e schiacciando la carta con la destra, formando una pallina. Si porta quindi le caramelle alla bocca e [CRACK! CRACK!] eccolo sgranocchiare nuovamente, mentre una smorfia addolorata ne dipinge il volto. <Merda, sono finite...> Borbotterebbe a bassa voce il giovane, drogato di caramelle e dolciumi vari a quanto pare. Alle parole dell'uomo non fa una piega, facendo semplicemente spallucce e accettando il sacchetto, prendendolo con la mancina e mettendo la pallina di carta in tasca [CRACK! CRACK! CRACK!] eccolo finire le caramelle che porta in bocca, per poi sospirare e prendere parola. <Non credo molto a queste cose, ma vediamo che c'è qui dentro, grazie per il suo tempo signore.> Lo ringrazia dunque, allontanandosi poi di qualche passo, barcollante e andando ad aprire il tutto. Andrebbe quindi a vedere il contenuto di quel sacchettino, curioso e annuendo alle parole di Sango. La frase viene letta, una frase da due soldi insomma < che ovvietà > la sagra dell'ovvio insomma, ma che non riceverà risposta alcuna, il commerciante che continua il suo lavoro e la propria mano che lascia infine quel ragazzo per potersi dedicar ad altro, la ripresa dei sensi in primis , il sacchetto che viene posto nella tasca con tutto quanto e lasciato li, mentre le iridi si riaprono e ode quel che l'altro dice < immagino che tutti qui sappiano dove si trovino le sedi dei clan > affilo lo sguardo, trattiene un ringhio leggero che cresce dentro la propria gola per limitarsi a sospirare < se non lo sai, non sei utile > non è utile alla propria ricerca, a nulla di ciò che vuol trovare. Risposte . Perchè v'è rimasta solo lei sotto terra per dieci lunghi anni? Come ha fatto a sopravvivere e non morire nel frattempo. Troppi quesiti che desiderano una risposta, e dei quesiti che la portano ancora avanti, senza fermarsi, cercando di appigliarsi a quelli con tutte le proprie forze a quelli per non crollare definitivamente. Le crepe iniziano a farsi vedere sul viso, crepe di dolore mentre rimane spaesata in un mondo nuovo nella quale è stata gettata senza delicatezza < cos'è accaduto a otogakure e a questa .. città , Kagegakure > pronuncia a fatica quel nome che le è stato detto , quella città che ha inglobato tutte le altre sotto un consiglio principale, centrale, o quel che è , ma almeno spera che possa rispondere a domande semplici ma complesse, ma quello è solo per se stessa. Se Shiro è ancora vivo, allora sarà ancora li. Deve esser ancora li, no? Tace adesso, spostandosi un poco dalla piccola folla per prender più spazio, aria, cercando un modo per ritrovar la calma stessa. [Piazza Centrale] L'albino legge dunque il contenuto e rimane bloccato per qualche istante, come se la frase l'abbia colpito, d'altronde il giovane shinobi ha trovato ben poche volte nella sua vita quelle due cose e per lui sono estremamente rare, quanto surreali. <Baggianate...> Borbotterebbe a bassa voce, andando a buttare il tutto a terra e digrignando i denti, nervoso, ben diverso dal volto apatico di prima. Gli torna infatti alla mente la guerra e la morte del suo caro padre adottivo, un buon uomo, un semplice fabbro come tanti, dal grande cuore. Colui che l'ha cresciuto e salvato da un triste destino, raccontandogli poi in punto di morte, la verità su chi lui sia e sul clan. Clan che a quanto pare viene richiesto dalla rossa che si trova vicino a lui, ma non vuole rischiare di esporsi. Inspira dunque profondamente, dandosi una calmata. <Comunque, la sede del clan Uchiha, la trovi nella sede dei clan...> Sospira. <Sono tutti raggruppati lì.> Risponde solo ora, sperando di poter essere risultato utile alla donna, almeno per una volta. <È un quartiere dove vivono tutti i clan di Oto.> Continua a spiegare, sbadigliando nel mentre e apparendo piuttosto svogliato. <Per quanto riguarda il resto...> Si sposta anche lui dalla folla, seguendo Sango con passo lento e barcollante. <C'è stata una grande guerra, molte persone sono morte e i villaggi sono stati riuniti sotto un unico vessillo, Kagegakure.> Spiega quindi alla persona che si ritrova di fianco, a circa due metri. <Come mai non sei a conoscenza di queste cose?> Domanda ora lui, tornando poi silenzioso e sospirando ancora. Le domande proseguono eppure, finalmente, arrivano alcune risposte. Lo sguardo che segue la direzione, poco importa che egli ne faccia parte o meno, non è questo quello che le interessa davvero o avrebbe fatto domande diverse, specifiche e decisamente non tanto dirette. Sa destreggiarsi molto bene in quelle situazioni, l'esser una jonin è anche quello dopotutto, esperienza. Geme semplicemente un assenso, un colpetto del capo e la mente vola via di nuovo, rimembrando la vecchia e vera terra del suono, tutto il tempo che vi ha passato dentro . Chissà che fine ha fatto il clan che ha diviso? Chissà che non si trovi li o finalmente sia ritornato ad Ame < bene> sibila a bassa voce, senza portare ancora lo sguardo sull'albino ma sulle carte a terra < non osare insozzar la natura con quelle carte, raccoglile > un ringhio nasce davvero, basso e scuro, come lo sguardo, quello di un assassino. Non può permettere a chicchessia di rovinar la madre terra, non quando lei stessa ha trasceso il comune per divenire parte di essa completamente. Il senjutsu l'ha portata anche a quello, ad una maggiore comprensione di ciò che le sta intorno, natura o meno che sia. La storia che prosegue è breve, troppo breve, priva di dettagli e informazioni importanti, eppure quella domanda la mette a tacere per un attimo < vengo da.. fuori > fuori, un eufemismo se togliamo il tempo no? Fuori completamente da quella realtà, si vede che non si trova a proprio agio, quel villaggio tanto diverso, lo stesso della popolazione che sorride - e ancor rimembra il carattere del suono che ha vissuto. < molto lontano. Ma non è questo l'importante > s'irrigidisce, dire o non dire cosa sia? No, non è ancora giunto il momento e forse non avverrà mai. L'unico essere che sappia il proprio nome è lontano e potrebbe benissimo dimenticarsi di lei, una speranza forse vana, ma una speranza . < quali sono i villaggi che abitano kagegakure > domande senza esserlo davvero, sta cercando di comprender come giri quel mondo davvero, cosa sia accaduto dopo la guerra. [Piazza Centrale] L'albino rimane vicino alla donna dai capelli rossi, dondolando sul posto e tenendosi leggermente arcuato in avanti, simulando quella che par essere una gobba, anche se gobba non è di fatto. Si stiracchia ora, neanche si fosse appena svegliato, alzando le braccia e portandole tese verso l'alto. Silenzioso e meditabondo, ad alcuni tratti nervoso per ciò che ha ricordato, rimarrebbe tuttavia fisso sul volto di Sango, cercandone il contatto visivo. Questa donna infatti, col tempo, sta accumulando poco per volta il suo interesse, gli pare strano infatti che qualcuno sappia così poco di quanto successo in questi anni e la cosa lo ispira, che sia anche lei una cavia da laboratorio? Chi lo sa... Quando a un certo punto, ecco che viene sgridato dalla stessa e con fare sempre svogliato, va a raccogliere il tutto, tenendolo il sacchetto con la mancina. <Contenta?> Domanda, sbuffando un paio di volte e tornando poi concentrato su di essa. La ascolta, tenendo le orecchie ben aperte e attente, mostrandosi visibilmente attento e ben disposto al dialogo. <Tutti quelli principali Oto, Konoha, Ame, Suna e Kiri.> Direbbe alla rossa, rispondendo alla sua domanda e mettendosi poi in silenzio, non pare uno con una gran parlantina. <Sembra quasi come se, venissi da un'altra epoca.> Commenta l'albino, non sapendo tuttavia che, quanto detto, corrisponde alla realtà. Contenta? Lo è davvero < per nulla > ecco, infatti. Il corpo che si muove nervoso sul posto in evidente disagio che non riesce a celar ne a se stessa ne ad altri, come potrebbe porsi in maniera normale in quel mondo che sconosce totalmente senza esserne travolta. Respira, un comando che si pone con forza e che si delinea nella mente. Può farlo, è viva, eppure perchè quel pensiero la rende tanto rabbiosa dallo stringere di nuovo quei pugni ? La cappa la protegge , si , ma è sporca, in alcuni punti è divisa, non ha casa ne soldi, non ha nulla se non quella speranza. Sente lo sguardo su di se, e sposta il viso in direzione diversa così da cercar di non far cogliere i dubbi del proprio essere , mentre la notte cala e le luci s'accendono donando a quel loco un'aria magica e diversa . Le lanterne colorate che circondano le strade per mostrar la via da seguire, i negozianti che si illuminano anch'essi invogliando la gente ad unirsi per mangiare e bere. La mano che controlla la tasca notando che qualche ryo alla fine le è rimasto, poco si, ma almeno meglio di nulla insomma . < davvero? > a quella domanda non può che scostar lo sguardo su di lui, davvero appare tanto spaesata ? < vengo da fuori, te l'ho detto > solo quello, non andrà a scucirsi le labbra. Se l'altro vuol tener celato il proprio clan, lei vuol tener celata la propria identità e il proprio passato. Se nessuno rimembra di lei, del suo aspetto, ben venga, ne avrebbe fatto un punto di partenza per passar inosservata al momento. < senti > si volta davvero per fissarlo negli occhi < fa finta che non ti abbia chiesto nulla, non conosco questi luoghi, semplice. > la voce che si fa più morbida come a volerlo incantare, bassa e calda, lievemente roca provando ad avvolgerlo e un lieve sorriso. Falsa. Lo è davvero, e l'arte della menzogna le è sempre calzata a pennello, specialmente quella da mukenin. Un sorriso che scivola via poco dopo, non s'ode altro dalle morbide gemelle rosee e secche, il sangue della notte precedente che s'è fermato ma non il dolore che prova e che la investe in pieno < ti ringrazio per tutto > un semplice dire si, ma lo sguardo adesso vaga sui volti poco familiari che li circondano. [Piazza Centrale] A quel "per nulla" l'albino non fa che far spallucce, dimostrandosi visibilmente poco interessato alla cosa, ma tenendo il sacchetto con la mancina in segno di rispetto. Cercherebbe infatti un cestino nei paraggi e una volta trovato, si avvicinerebbe allo stesso, andando a gettare lì il tutto. Tornerebbe quindi rivolto alla rossa, che poco dista da lui, raccorciando le distanze e arrivando a distanziarla di un paio di metri. <Davvero...> Risponde, con la stessa svogliatezza di poco prima, ma risponde. <Dammi un secondo...> Al che si avvicinerebbe a una bancarella che vende dolciumi. <Vorrei delle caramelle alla menta, quelle dure e croccanti.> Direbbe, dando poi i ryo al negoziante e prendendo l'ennesimo sacchetto, con la mancina. Andrebbe quindi a estrarre con la destra una manciata di caramelle, portandosele alla bocca e sgranocchiandole senza il benché minimo ritegno [CRACK! CRACK!]. <Di niente...> Risponde a quel ringraziamento, porgendo poi il sacchetto con le caramelle. <Ne vuoi un po?> Domanda, aspettando che lei vada a prenderle e se così non fosse, riportare comunque la mano alzata ad altezza del petto e lungo il fianco sinistro. <Ci rivedremo, forse...> Saluta quindi, dirigendosi poi altrove, dondolando in mezzo alla folla.