"Puoi fidarti". - "Non ci riesco."

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21:37 Keiga:
  [Vicolo] A quanto pare oggi non è stata una bella giornata e la pioggia che continua a bagnare il paese del fuoco non aiuta di certo. E lei è lì, seduta per terra, in quel vicolo lurido che proprio non riesce ad abbandonare. E' puzzolente e lurido. Con alcuni pezzi di legno e cartoni si è anche fatta una sorta di tettoia di emergenza, così da poterci stare senza lavarsi troppo, sebbene sia zuppa lo stesso. Abbigliamento solito, tutto interamente nero. Felpa con cappuccio, giacca felpata, pantalone lungo e scarpe chiuse. I capelli neri sono sciolti e nascosti sotto il cappuccio. I triangolini rossi simbolo del clan sempre presenti sebbene al momento nascosti all'ombra del cappuccio nero. Porta armi alla coscia destra con dentro 1 shuriken, 1 kunai e 5 fuuda da sostituzione. Nella tasca porta oggetti, legato alla vita a destra, 1 tonico chakra e 1 curativo. Su braccia e gambe ci sono rispettivamente vambracci e schinieri, invisibili poichè indossati sotto gli indumenti. E' seduta a terra con la schiena appoggiata alla parete di quel vicolo lercio. Le ginocchia piegate e al petto, con le braccia che le cingono per tenerle a sè. Tra le mani, tiene quel pezzo di carta tutto stropicciato dove sembra esserci una sorta di ritratto con due adulti e due bambini. Sembrano felici. Gli occhi neri, profondi sono fissi su quel pezzo di carta. Sono lucidi sebbene l'espressione sia seria con un velo di tristezza che cerca di sovrastare su quella severità. E tira su col naso, almeno una volta. Si sta trattenendo, ha promesso che non avrebbe più pianto perchè è da deboli. E lo stringe quel foglietto, con la testa inclinata in avanti proprio per permettere allo sguardo di non sclerare per inquadrarlo. Akuma, cucciolo di pastore italiano totalmente nero, è appallottolato accanto a lei, con una maglia nera sopra che le ha appositamente messo per scaldarlo un pò, sebbene stando vicini un pò di calore l'un l'altro se lo passano. Cucciolo che alza il musetto a guardarla dopo che l'altra tira su col naso, pigolando appena, come se sentisse la tristezza dell'umana. E probabilmente è così.

21:52 Dyacon:
 [Centro Konoha] Piove di nuovo. Ancora e ancora. E' passato dal villaggio della Sabbia, sua terra natìa, dove l'acqua piovana era ed è un evento assai raro, al villaggio della Foglia, dove i temporali e gli acquazzoni sono all'ordine del giorno. Insomma, da un estremo all'altro. Gradirebbe un pò di equilibrio, ma si sa che gli Dei, con le sue richieste, ci si puliscono i bordi del bidet(?). < Aaaahhhh... > Si lamenta in maniera rumorosa, camminando sotto la pioggia, zuppo ormai fino al midollo. Cammina per il centro di Konoha, volenteroso di mettere qualcosa sotto i denti, oltre che scaldarsi. Il chiosco di Ichiraku è il suo prossimo obiettivo, ma manca ancora un pò di strada prima di trovare riparo e ristoro. Avanza con passo cadenzato, come se ormai ci avesse fatto il callo a convivere con quell'evento atmosferico. Capigliatura corvina lasciata alla mercè del tempo, dove delle ciocche laterali gli ricadono fino al mento, incorniciando quei tratti somatici tra loro. Volto in cui spiccano i due occhi color ametista e la pelle chiara, albina, in netto contrasto con lo scuro dei capelli. Indossa i classici vestiti: gorgera che gli protegge il collo; busto coperto da un gilet doppio petto con trama a scacchi bianco e nero. Sopra di esso, c'è il kimono di colore denso come la pece con dei ricami rosso fuoco. Pantaloni purpurei dove alla cintura è assicurato il portaoggetti facente capolino dal fianco destro; ad altezza quadricipite sinistro, invece, fa la sua porca figura il porta kunai a tre scomparti, contenente varie armi da lancio. Mani protette da degli speciali guanti: questi infatti hanno una placca metallica sul dorso, aumentando la difesa della zona appena citata. Ai piedi, a conclusione dell'abbigliamento, un paio di stivali alti fino alle caviglie e aperti sulle punte. Classici del ninja. < Dannazione... > Mugugna mentre un lampo irradia tutto il paesaggio. < Sono l'unico ad esser uscito con questo tempaccio... > L'unico idiota. Avanza, sorpassando il vicolo dove c'è Keiga, senza ovviamente notarla. Non sa che quella stradina è il suo alloggio.

22:07 Keiga:
  [Vicolo] Ancora una volta tira su col naso. Tenendo la carta con la sinistra porta l'avambraccio destro a pulirsi e probabilmente asciugarsi gli occhi per poi riprenderla con entrambe le mani. Il lampo passa anche per il vicolo, illuminando anche i due sebbene sotto legno e cartone sotto forma di tetto e piccola camera, come i barboni. <*Wof! Wof! WOF!*> L'abbaiare di Akuma si fa sentire dopo quel lampo, scattando sulle quattro zampe, probabilmente in dormiveglia nel momento precedente <Stavi sognando?> Chiede lei spostando lo sguardo dal ritratto al cucciolo nero che esce da sotto quella casetta puntando il musetto verso l'alto per annusare l'aria. <C'è qualcuno?> Chiede aggrottando la fronte, cercando di guardare da uno spiraglio fra due travi verso la fine del vicolo che dà sulla via principale, dove è appena passato Dyacon ma senza vederlo. Chiude le iridi in fessure, guardando anche dall'altra parte. Nulla. Torna su Akuma <...> Ed il cucciolo punta verso la via principale, con la coda dritta e la zampa anteriore destra leggermente piegata rispetto alle altre tre su cui poggia tutto il corpicino. <*Woff Woff!*> Inclina la testa di lato lei. <Smettila Akuma, li farai arrivare tutti qui> Brontola lei, che ha ben capito quello che vuole fare il peloso nero <Sei un testone> Risponde quando il cucciolo abbaia ancora. La mano destra appallottola la foto, come se fosse carta da buttare e la mette nella tasca, senza accorgersi che è caduta nella maglia che prima era sopra il cucciolo. E per fortuna lì sotto è abbastanza riparato dall'acqua, altrimenti addio ultimo ricordo di famiglia. Resta poi con la schiena appoggiata al muro incrociando le braccia al petto, davanti al seno, distogliendo lo sguardo imbronciata ma guardandolo con la coda dell'occhio.

22:23 Dyacon:
 [Centro Konoha] Sopravanza il vicolo dove sono Keiga e Akuma, diretto verso il chiosco di Ichiraku, desideroso quanto prima di addentare il migliore Ramen di Konoha. Al solo pensiero gli viene l'acquolina in bocca. < ..... > L'attenzione ai dettagli e la concentrazione sono annebbiate dalla fame e dalla fretta che il Sabaku ha nel raggiungere la destinazione prefissata. Meno male che Akuma, riconoscendo il suo odore, decide di farsi sentire. < Uh? > Inarca il sopracciglio destro, fermando di colpo l'avanzare. Il capo ruoterebbe di poco verso dritta, avvicinando il mento glabro alla rispettiva spalla, dando così alla coda dell'occhio di poter osservare cosa accade dietro di lui. Riconosce il cucciolo di pastore italiano dal colore scuro, aggrottando la fronte. < E tu che diamine ci fai qui tutto solo? > Domanda, portandosi in posizione frontale rispetto al cane. < Dov'è? > Si riferisce a Keiga, cercandola con lo sguardo a destra e a manca. Nel frattempo si piegherebbe sulle ginocchia, abbassandosi alla stessa altezza di quel batuffolo di pulci, distendendo la mano destra in sua direzione, cercando di accarezzarlo. < Allora? dov'è quella squinternata della tua padrona. > Potrebbe affibiare all'Inuzuka molti aggettivi, di cui alcuni "zozzi", ma si limita al primo che gli viene in mente. < Non ci credo che ti abbia abbandonato con questo tempaccio... > Sentenzia con serietà, ritirando la mano e dipanare le dita. Pochi attimi dopo e toglierebbe dalla testa un bel pò di acqua piovana, staccandosi qualche ciocca corvina dalla faccia, appiccicatasi alle guance a causa della pioggia. < Allora? > Incalza il piccoletto, come se l'altro riuscisse a capirlo. Riacquista l'eretta postura, rimanendo sotte le intemperie alla ricerca della ragazza. Non gli passa minimamente per la testa il fatto che possa essere sotto un paio di cartoni come un clochard qualunque. Affina la propria percezione, anche se riesce a "sentire" altri esseri viventi attorno a lui in un diametro di 10mt. < Uh? > Presa.

22:35 Keiga:
  [Vicolo] <Traditore.> Sussurra quando il cane al vedere Dyacon, sebbene non si avvicini, il codino scodinzolante lo faccia partire. E nel guardarlo, tutto fradicio con quegli occhietti neri ancora dolcissimi, inclina il muso di lato, tirando indietro le orecchie nel sentire il sussurro dell'umana. Allunga però il musetto verso la mano, per annusarla ma senza avvicinarsi troppo. Rialza il muso e gli da il culetto per fare qualche passo indietro per poi rigirarsi e tornare su di lui con gli occhietti neri. Un chiaro segno di invito a seguirlo. <Akuma, dannto> Le parte un ringhio sommesso, senza accorgersi della foto appallottolata cadutale quasi sotto il sedere. <Akuma..> Un sussurro un pò più alto di volume mentre si avvicina di nuovo con la faccia a quello spiraglio tra i due pezzi di legno per controllare che cosa stia facendo il cane e soprattutto con chi ce l'ha. Ancora non vede Dyacon, solo il codino scodinzolante del trottolo nero. Denti stretti ed altro ringhio. Si allontana dallo spiraglio per riabbracciarsi le ginocchia piegate, appoggiando il mento sulle stesse. La faccia sembra aver abbandonato la tristezza, ora è imbronciata e null'altro. Ha deciso che avrebbe fatto fare al cane quello che voleva ma vederlo allontanarsi per richiamare l'attenzione altrui la fa sentire come se la stesse abbandonando, e quella sensazione proprio non le piace. I suoi, il clan con cui non va per niente d'accordo, forse può resistere a quello. Ma ad Akuma no. Lui è tutto quello che ha.

22:52 Dyacon:
 [Vicolo] Percepisce chiaramente la presenza di Keiga, ma non riesce ancora ad inquadrarla nel proprio raggio visivo. L'attenzione viene inevitabilmente catturata dal fare di Akuma, piccolo pastore italiano dal pelo scuro. Abbozza un sorriso nell'osservarlo dall'alto verso il basso, capendo al volo il suo gesto. Infatti, dopo pochi passi, raggiunge l'imbocco del vicolo in cui è nascosta l'Inuzuka, lasciando scivolare gli occhi color ametista al suo interno. Si piazza frontale alla stradina, facendo scivolare le mani all'interno delle rispettive tasche dei pantaloni. Un nuovo lampo rischiara la sua figura, illuminandola allo sguardo della Genin. < Devo dire che come mimetizzazione puoi fare di meglio... > Alza leggermente i decibel della voce, così da raggiungere l'apparato uditivo della ragazza, oltre a sorpassare in fatto di rumore, lo scrosciare della pioggia. < Che diamine ci fai la sotto? > Chiede con fermezza, non riuscendo a capire perchè si sta proteggendo dalle intemperie con degli scatoloni e qualche trave di legno raccattata qua e la. < Alza quelle chiappe solide... > Le ha testate direttamente con le proprie mani. < E andiamo a mangiare del ramen da Ichiraku. Oppure vuoi passare tutta la serata in questo vicolo? > Puzzolente e degradato in maniera inverosimile. < Anche Akuma ha fame e vuole un posto caldo dove riposare. Dove giocare. Se rimanete qui durante la donna, vi prenderà un bel malanno ad entrambi. > Sospira, ricercando lo sguardo dell'Inuzuka, anche se è impossibile, visti i vari oggetti che fungono da barriera. Resta poi in silenzio, attendendo una risposta da parte dell'altra. Aspetta in quella posizione, sentendo come ogni singola pioggia s'infranga contro lui e s'insinui tra le fibre di tessuro degli abiti che indossa.

23:09 Keiga:
  [Vicolo] Il piccolo traditore peloso riesce nel suo intento, attirando il deshi nel vicolo, nonostante avesse percepito già prima la sua presenza. E quando lui va a parlare, lei sgrana gli occhi, immobilizzandosi per qualche istante. <...> Ma non risponde alle sue prime parole, voltando il capo di lato, facendo uscire solo un flebile "tkz.." <Non sono affari tuoi.> Risponde poi all'altra domanda. E nel caso lui si avvicini può notare che lì sotto c'è anche qualche effetto personale, a parte la foto accartocciata quasi a terra. Sospira però, con lo stomaco che al sentir la parola ramen inizia a brontolare. Un qualcosa che forse sente solo lei, data la pioggia che insiste. Akuma poi trotterella scodinzolante verso di lei, che cerca sempre di isolarsi. Ma ha davvero fame il piccoletto sebbene mangi più lui di lei. <Non ci ammaliamo> Eh no perchè quando piove tanto la signorina va a dormire da Furaya, sebbene anche lì tenda a starsene in disparte e lontano da tutti. <Non rompere, stavo già pensando di farlo> Si, certo. Perchè dar ragione a quel ragazzo, che comunque tratta meglio degli altri, è una cosa molto dura da fare ancora. E quindi esce, come se nulla fosse, recuperando la postura eretta dopo essersi abbassata per non prendersi le legnate in testa. In fila le mani, munite di guanti senza dita con placca di ferro sui dorsi, nelle rispettive tasche . Ed ancora non si è accorta della foto accartocciata, rimasta dentro la casetta. Le nere per un attimo guardano Dyacon negli occhi, o meglio ne cercano lo sguardo. Poi abbassa la testa, che suona più come un distogliere lo sguardo e prende a camminare in sua direzione con tutto l'intento di raggiungerlo, affiancarlo e superarlo senza dire una parola. Akuma la guarda per poi entrare nella casetta ed annusarsela tutta. Lo fa sempre prima di lasciarla, metti che s'è persa qualche briciola. Ed è così che trova la palletta di carta prendendola tra le fauci e probabilmente sbavandola appena. Esce e con quel pezzo di carta che gli esce dalla bocca prende a raggiungere i due.

23:24 Dyacon:
 [Vicolo] Finalmente la signorina decide di parlare. Da quell'ammasso di cartone, legno e fogli di carta vari, fuoriesce un timbro di voce inconfondibile: quello di Keiga. < Ti fai vedere? Oppure ti piace esser pregata? > La incalza ancora, anche se è ben conscio che l'Inuzuka è tutto tranne una che "se la tira". Lo ha provato a sue spese durante il loro primo incontro. E' stato sottoposto a più trasfusioni di sangue dopo il suo fare decisamente troppo sfacciato per gli standard a cui era abituato. Le manu vengono estratte dalle rispettive tasche dei pantaloni e poi, successivamente, incrociate insieme a tutti gli arti inferiori davanti al petto. Assume una posizione più solida, nonostante la pioggia, condita da lampi e tuoni, continua a farla da padroni. < Non sono affari tuoi... > Piccolo attimo di pausa. < Non ci ammaliamo... > Altro stop voluto. Più lungo del precedente. < Non rompere... > Ripete le parole che Keiga gli ha rivolto, mantenendo invariato l'ordine con il quale sono state dette. < Sempre amorevole nei modi. Tsk! > Schiocca la lingua sul palato, mentre gli angoli della labbra si arcuano verso l'alto, abbozzando un sorriso. < .... > La squadra da capo a piedi quanto questa decide di uscire dal suo rifugio, sostenendone lo sguardo quando gli occhi incrociano i suoi. Resta fermo, immobile, lasciandola sfilare accanto a lui. Solo quando sono fianco a fianco, decide di aggiungere un ulteriore frase. < Come no. Se non fossi passato io saresti rimasta sicuramente lì... > Non ne ha la certezza, ma il fatto di non darle ragione, oltre a dire il contrario di quello che ha appena asserito, lo diverte. Gli piace stuzzicarla. < Ora andiamo da Ichiraku e mi offri del buon ramen... > Gentleman allo stato puro(?). < Uh? > Aggrotta la fronte vedendo come Akuma stringa tra i proprio dentini un pezzo di carta. < Il tuo cucciolo sta mangiando della carta... > Non prende da solo l'iniziativa, consapevole del legame che c'è tra lui e la ragazza. Ci manca solo di rimediare un bel morso alla mano e addio cena da Ichiraku.

23:36 Keiga:
  [Vicolo] Il passo non è neanche troppo lento nel superarlo <Però, che udito..> Dice, quando l'altro ripete le sue parole. Ma si ferma quando l'altro dice che lei deve offrirgli il ramen. Gli da le spalle, restando ferma sotto la pioggia che cade incessante. Attimi di silenzio senza che Dyacon abbia una risposta. Con quali soldi dovrebbe offrirgli del ramen? Ma di certo non dirà nulla. Quando però è Akuma il soggetto della discussione allora si gira, con lo sguardo nero che sotto il cappuccio cerca il cagnolino. <...> Lo guarda chinandosi sulle ginocchia quando il cucciolo si avvicina per lasciarle il pezzetto di carta in mano. Lo accarezza sulla testa, tra le orecchie e recupera la postura eretta. Solo lì fa più attenzione, riconoscendo il foglio che comunque non apre. Lo guarda, con lo sguardo che si spegne, abbassando il capo come se non volesse farsi vedere dall'altro. Deglutisce e stringe in pugno quel pezzo di carta già abbastanza stropicciato, riponendolo in tasca ed assicurandosi che ci stia, stavolta. Rialza solo adesso lo sguardo per guardare Dyacon. Di certo non è l'assatanata di sesso del solito. Più distante e distaccata del solito, si volta facendo un passo vero la via principale. <...> Non dice nulla, solo ruota il capo per guardare appena indietro, come ad assicurarsi che lui la segua.

23:52 Dyacon:
 [Centro Konoha] L'attenzione rimane ancora per qualche secondo sul cucciolo di pastore italiano dell'Inuzuka, osservando che non mangi e non ingoi la palla di carta che stringe tra i denti. Se lo facesse sarebbero affari amari per il batuffolo di pelo. Almeno crede. < E va bene... > Sospira. Allarga poi le braccia oltre i rispettivi fianchi, reclinando di poco la testa all'indietro, puntando lo sguardo verso il cielo carico di pioggia. < Facciamo che stasera pago io. Non serve rimanere in silenzio e far pesare questa cosa eh... > Teatrali sia i movimenti, sia il timbro di voce utilizzato nell'esternare quella frase. Ruota sulla propria posizione, tornando ad essere frontale - con la struttura fisica - alla schiena della ragazza. < Siamo di poche parole? > Inarca il sopracciglio destro, riprendendo a camminare per le vie del villaggio della foglia, seguendo la sua "interlocutrice" di serata, diretti entrambi al chiosco di Ichiraku. < ..... > Resta in silenzio, limitandosi unicamente ad osservare il fare dell'altra e di Akuma. Reclina di poco il capo sulla destra, avvicinando l'orecchio alla rispettiva spalla. < Non pensavo che quello che stringeva tra i denti ti servisse... > Immagina che fosse della semplice spazzatura, della sporcizia che il ventro e la pioggia hanno portato in quel maledetto vicolo. < Che cos'è? > Chiede curioso, accelerando il passo nel tentativo di camminare al fianco di lei e non averla più distante. Vorrebbe dire altre cose, riempirla di domande, ficcargli la lingua in bocca e al contempo palpeggiarla. Tuttavia, questi pensieri passano in secondo piano nello "studiare" il suo comportamento. E' diversa dal solito. Molto diversa. Se fosse stata la stessa, adesso avrebbero a fatica i vestiti al loro posto. Molto a fatica.

00:07 Keiga:
  [Vicolo] Cammina, senza aspettare il ragazzo che comunque sente alle spalle. Non dice neanche niente quando l'altro cambia idea e decide di pagare. Meno male, va. Poi iniziano le domande. Quando mai è una chiacchierona? Lo lascia continuare, chiedere, finchè non arriva alla curiosità sul pezzo di carta che sta ancora stringendo nella mano destra. <Fai troppe domande..> Risponde, quando finalmente lui la affianca. La coda dell'occhio da sotto il cappuccio cerca di inquadrarne parte della figura per poi riguardare davanti a sè. Akuma trotterella accanto all'umana, alzando il muso quando l'odore del chiosco inizia ad invadergli le narici. E non manca neanche una leccata di baffetti. <Akuma sa di cosa ho bisogno.> Aggiunge però questa frase, mantenendo quell'aria distaccata e fredda, perfino con lui che nonostante tutto ha piacere di avere intorno. E scodinzola il pulcioso scuro, affrettando il passo tutto contento dal momento che già sa che avrà la sua porzione di carne. <Sei maggiorenne?> Domanda, giusto per sapere se riesce a prendere dell'alcool o se deve accontentarsi dell'acqua, come se non ne avesse già presa abbastanza in questi giorni.

00:24 Dyacon:
 [Centro Konoha] Camminano l'uno di fianco all'altra, con il piccolo Akuma al lato opposto dell'Inuzuka a chiudere le fila. Un bel trio sotto una pioggia incessante, non c'è che dire. < Le domande si fanno alle persone che si conoscono per conoscerle meglio. > Sentenzia con tono di voce serio, dove si può intravedere una leggera vena di fastidio. L'atteggiamento di stasera da parte dell'altra sta iniziando ad innervosirlo. < E tu sei una che non risponde. > Pan per focaccia. Replica in modo rude, diretto, per poi accellerare volutamente il passo, nel tentativo di sopravanzarla. Se ci fosse riuscito, gli si piazzerebbe davanti, bloccandosi di colpo. < La mia età non è un affare che ti riguarda... > I tratti somatici di solito morbidi e candidi, subiscono una mutazione considerevole: s'induriscono e la fronte si aggrotta. < Ora... > Prende in mano la situazione, stanco di doverla rincorrere in quel gioco del silenzio. < ...mi dici che diamine hai. Chiaro? > Non ammette repliche negative a quella richiesta. Anzi, somiglia più ad un ordine. < Non ho alcuna intezione di passare la serata con una persona che non ha voglia di parlare. Di condividere. > Le sta facendo una ramanzina? A quanto pare. < Quindi dimmi che intenzioni hai. Altrimenti ognuno per la propria strada. > Ultimatum vero e proprio, neanche stessero litigando per una questione di corna. Purtroppo caratterialmente è fatto così. Prendere o lasciare. Intanto alle narici arriva l'odore inconfondibile del ramen di Ichiraku. Come una falena attratta dalla luce, il suo stomaco inizia a brontolare e se avesse delle gambe indipendenti, state pur sicuri che le userebbe. Ora però deve risolvere una questione più urgente.

00:43 Keiga:
  [Vicolo] L'altro continua a parlare e lei mantiene la testa bassa, stringendo in mano, in tasca, la foto accartocciata. <Tu ne fai troppe.> Risponde ancora alla sua prima affermazione, cosa che non succede alla successiva. Silenzio che di nuovo regna sovrano. Gli occhi, spostandosi in sua direzione ne scrutano la figura velocizzarsi fino a superarla e fermarlesi davanti, sbarrandole la strada. Arresta il passo, lasciando che il piede si appoggi su una pozzanghera. Lentamente alza anche la testa, lasciando intravedere ciò che il cappuccio stava nascondendo. I triangolini rossi, le labbra serrate e quello sguardo vuoto, spento, come se non le importasse di niente. Una giornata decisamente no. Il respiro per ora è tranquillo, anche quando lui risponde in quel modo riguardo la sua età. Ci sta. Ma dopo, quando inizia a dare ordini, ecco che qualcosa si smuove. Nello stomaco, come un qualcosa che inizia a bollire che che fa aumentare in maniera impercettibile il battito cardiaco ed il respiro. Ed ecco come la cagna perde ogni occasione di avvicinarsi a qualcuno, anche andando contro a quello che prova. Quella dannata rabbia che la coglie sempre in fragrante, nonostante cerchi di contenerla. <E chi sei, mio padre?> Esce di getto quella frase. Non ci pensa quando è in questo stato. Irruente e diretta. Stringe i denti, manco dovesse spaccarla quella mandibola. Sostiene lo sguardo dell'altro. Una guerra sul cosa rispondere. Vorrebbe stare con lui, ma vuole abbassarsi ad ammetterlo. Vorrebbe avvicinarsi a leu, ma non ne è in grado. Stringe le mani in pugno, decidendo che forse è meglio che l'altro conoscenze migliori. Sospira, distoglie lo sguardo e poi torna su di lui. Riabbassa la testa e con le mani nelle tasche, si volta dandogli le spalle. Ha preso la sua decisione, sebbene non sia esattamente quella che voleva davvero. Un'altra persona tenuta a distanza, una persona che le piaceva pure. Akuma guarda i due umani dal basso e quando la sua di umana si muove per tornare indietro, senza brontolare trotterella per seguirla. <...>

01:05 Dyacon:
 [Centro di Konoha] La pioggia continua a cadere con veemenza e costanza, creando sul terreno delle numerose pozzanghere, alcune anche difficili da evitare. Deve ancora imparare a camminare sull'acqua. Tecnica di cui ha sentito solo parlare e che non vede l'ora di fare sua. Dicono che ti fa sentire Dio(?). Sicuramente andrà a stressare l'Hokage in persona dopo aver superato l'esame per passare a Genin. < ..... > Resta in silenzio ed in eretta postura davanti alla Genin, attendendo una risposta, una qualsiasi risposta da quest'ultima. Un nuovo lampo va a squarciare il cielo, illuminando tutto il paesaggio che li circonda. < Tsk. > Schiocca la lingua sul palato nel sentire la seconda frase. Domanda al vetriolo quella dell'Inuzuka. Reclina il capo verso il basso, facendo sfiorare il mento glabro ed il torace. Alcune ciocche della capigliatura corvina si riversano davanti ai tratti somatici, oscurando lo sguardo. Gli angoli delle labbra, nel frattempo, si arcuano verso l'alto disegnando un sorriso di puro nervosismo. < No, non lo sono. > Flebile il tono della voce con il quale replica. Difficile da udire anche per la donna. A testa bassa si avvicinerebbe verso di lei , dopo che la stessa si è voltata per intraprendere la strada di ritorno. Cerca di azzerare quanto prima le distanze, piombandogli alle spalle. Il braccio destro verrebbe disteso in avanti, sopra la spalla dritta dell'Inuzuka, e poi chiuso attorno al collo. No non vuole strozzarla o farla passare a miglior vita. Il suo è un abbraccio che, se fosse andato come descritto, l'avvicinerebbe a lui, tanto da far venire a contatto entrambi i corpi. Le labbra si avvicinerebbero sul suo lato sinistro, dove sosta l'orecchio coperto dal cappuccio. < Non scappare. Oltre ad Akuma puoi contare su altre persone. Puoi fidarti... > Un consiglio, un sussurro al cui termine vi è un nuovo lampo seguito da un tuono. Coincidenze? No, però rende il tutto più teatrale.

01:32 Keiga:
 E l'Hokage in persona è la persona che vorrebbe vedere anche lei. Ma è troppo orgogliosa per andare a disturbarla, confidando nei soliti incontri casuali che da un pò sembrano non arrivare mai. Quindi muove quei passi per tornarsene verso il vicolo, o almeno, per allontanarsi dal ragazzo. Lo sguardo è a terra, vuoto, spento, perso in quelle goccia di pioggia che si suicidano a terra. Akuma rallenta in modo da restare al fianco dell'umana, sebbene si volti quando avverte il movimento del ragazzo, con quel braccio che fa per cingerle il collo. Ed abbaia, una volta, ma la distrazione del momento e della giornata sembra farle arrivare quell'avvertimento in ritardo. Sgrana gli occhi quando sente quel braccio cingerle il collo, fermandosi ed impattando con la schiena contro il petto dell'altro. Un gesto incondizionato le fa sollevare la testa, come a cercare più vicinanza con Dyacon. Schiude le labbra ma non accenna a parlare, limitandosi ad ascoltare quel suo sussurro che le arriva dritto nell'orecchio, passando attraverso al cappuccio. Gli occhi sgranati si placano, tornando ad un'apertura normale. Guardano dritti davanti a sè. Akuma nel vedere che non c'è pericolo sposta l'attenzione attorno, così, perchè fa sempre comodo. Lei alza la destra, abbandonando il foglio di carta all'interno della tasca, cercando di appoggiarla sul braccio con cui il ragazzo la sta abbracciando. Ne cerca il contatto, anche se quella vicinanza già basta a farla stare bene. Ma non è di certo così facile far cambiare idea all'Inuzuka <Non ne sono capace. Non ci riesco.> Ammette, ruotando appena il capo verso di lui, senza neanche riuscire a vederlo per via del cappuccio. E quella mano che dovrebbe essere appoggiata a l suo braccio proverebbe a tirarlo via, a spostarlo, così da avere il via libera, senza però lasciarglielo. Dovrebbe tenerlo ancora quasi all'altezza della mano, come se quello fosse un ulteriore sforzo. "Ancora un pò, poi la smetto" Un qualcosa di auto imposto. E si allontana. Un passo, due, lasciando lì il ragazzo. <Stammi lontano. Non sono come te.> Ultime parole prima di allontanarsi per davvero. Rimette la mano in tasca, stringendo i denti perchè ogni volta fa male da morire ma proprio non riesce a relazionarsi con gli altri se non in quell'altro modo che può piacere ma non è quello che vuole davvero. Il passo diventa corsa, con Akuma che fa lo stesso. Direzione: da Furaya. |X per entrambi|

Dyacon incontra Keiga nel solito vicolo "convincendola" ad andare a mangiare del ramen. Durante il tragitto lui prova a farle domande per parlare ma lei già in una giornata no, non risponde. Gira che rigira, Dyacon cerca di provare a farle capire che si può fidare ma no, nada.