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22:11 Raido:
 Una sera, finalmente, dove a Konoha non piove. Non ci crede nemmeno lui nel vedere la luna in cielo e le stelle che brillano insieme ad essa facendole compagnia. Il cielo è di quel blu scuro che farebbe invidia a chiunque, una notte davvero stupenda e neanche troppo fredda, non per gli standard del Jonin comunque. E' arrivato da poco nel villaggio del fuoco dove, attualmente, è ospite ma con una compito ben preciso, non può perdere d'occhio Hoshiko e si può dire che tra tutti i compiti affidatogli, questo è uno dei pochi che svolge con piacere personale ma, nonostante ciò, deve comunque tenersi in forma e continuare i propri allenamenti se vuole migliorare. Non ha bisogno di arrivare a chissà quali livelli eppure sa bene che potrebbe andare anche oltre, forse ben più oltre dei propri limiti. In fondo il potere del sigillo che porta sul collo è ancora ignoto in parte, non sa fino a quanto possa arrivare una tale potenza ma lo avrebbe scoperto. Si trova nei pressi dei tre tronchi fatti a posta per gli allievi e per i genin che intendono seguire un addestramento non molto difficile ma allo stesso tempo possono rivelarsi tremendamente utili per un ripasso generale delle nozioni di base. In mano ha la Bishamonten, oramai divenuta l'unica katana che utilizza veramente sul serio, essa è tenuta stretta nella mano destra la quale si avvinghia intorno all'elsa con forza, non lasciandola andare. Il peso non indifferente dell'arma lo aiuta particolarmente, un esercizio per le braccia, lo fortifica. E' li per una missione, non semplice e non veloce ma ha promesso alla Doku di aiutarla a raggiungere il suo obiettivo e vuole farlo, disposto persino a rischiare la propria faccia dinanzi alla decima Hokage, tutelarla e garantendo per lei. La fiducia che ripone nella Doku è tanta, forse più di quella che dovrebbe concedere normalmente ma non ce la fa, la sua storia, il suo vissuto, lo sguardo di lei, tutto quanto lo hanno portato a prendere quella decisione, di rischiare un ultima volta fregandosene delle conseguenze. Indosso porta realmente qualcosa di semplice, una maglia nera aderente al busto in grado di farne risaltare il fisico e le larghe spalle, a maniche corte; pantaloni neri da shinobi, lunghi, di poco più larghi nella zona delle cosce e più stretti nella parte relativa alle caviglie. Infine abbiamo i classici sandali blu, niente di entusiasmante. La lunga chioma bianca discende lungo la schiena fermandosi a circa metà di essa, i capelli si mostrano curati e scompigliati nella zona del viso andando a coprirlo interamente e con esso anche parte del collo. Vestito quasi da normale cittadino è in procinto di cominciare il proprio allenamento sotto gli occhi di Hoshiko, agitando la katana e simulando soltanto gli attacchi senza sfiorare il legno. Un colpo prima sulla destra e poi sulla sinistra, inizia lento per poi aumentare di volta in volta la velocità cercando di mantenere l'autocontrollo su ogni movimento in modo da sapere quando e come colpire e se colpire. Non può permettersi di uccidere qualcuno per sbaglio, non è così che agisce. Agita le braccia velocemente restando concentrato, fissando l'obiettivo che ha davanti, sgombrando la mente da qualsiasi pensiero. [Chk On][Bishamonten Equip]

22:42 Hoshiko:
 Che piova o meno non le fa differenza, il cielo notturno è ancor più bello quando, la Luna vanitosa e maledetta, vien ottenebrata dalle nuvole oscure che ne usurpano la sua bellezza, sporcandola, esattamente come accadde a Lei quando la crudeltà macchiò un piccolo fiore candido in procinto di sbocciare. Ed a che servono le lodi decantate se lo stesso amore non vien mai ricambiato, perchè venerare una Dea con la superficie butterata dalle mille imperfezioni, possibile che i sentimenti possano offuscar la vista a tal punto da idealizzar qualcosa che non si potrà mai, davvero, ottenere? Si susseguono domande nelle membra, un pensiero perpetuato fin allo sfinimento senza mai raggiungerne la soluzione. Certi argomenti non possiedono un filo logico, neanche una risposta soddisfacente per l'ingordigia della curiosità, eppure, le cremisi continuano a fissare, permanendo taciturna, l'uomo intento a colpir l'aria c'attorna delle assi di legno. Inclina lateralmente il capo, dubbiosa, visibilmente provata anche dall'incontro avvenuto alle mura del Villaggio con la Decima Hokage. Stringe le palpebre prima di schiudere le labbra, esse vengono umettate da una passata fugace di lingua, per fermare il verbo saccente ed arrogante a contraddistinguerla <perchè ti sei esposto così tanto per me, Oboro?> ecco, di nuovo il cognome, forse fatto di proposito, dispettosa com'è, non dovrebbe stupirsi. Seduta sull'erbetta a pochi metri di distanza dalle spalle avverse, getta indietro il busto per aderir lo stesso al suolo, con le ginocchia parzialmente sollevate a formar un'arco <la tua reputazione da queste parti è onorevole...metterla in dubbio per sposare ideali di una proveniente da Oto, non è dannoso per te?> dalle sue parti nessuno lo avrebbe fatto, al dir la verità, un rango alto come quello di Furaya non l'avrebbe neanche considerata così facilmente. E' calore quello avvertito nel petto, una quiete che mai, l'animo, è riuscito trattenere se non ne sonno profondo, incoscente. Al suo fianco giacciono due ciotole di Ramen ancora bollenti, di quelle d'asporto con rispettive bacchette ed acqua. E' ripetitiva la pietanza, ma maledettamente irresistibile. Ruota l'intero corpo per trascinar il ventre verso il basso, tessuto che si solleva sino ad abordare il gluteo carnoso, se ne sarà realmente accorta? <Niente allentamento se il mio stomaco non è pieno> proferisce con i piedini incrociati che, per prospettiva, salvano la visuale degli slip. Ma insomma, un po di contegno!Minuta la statura, non più di centocinquanta centimetri, ciò che spicca sono sicuramente i capelli, una cascata argentea e setosa terminante le fosse di venere. Epidermide chiara, accentuata la colorazione degli occhi esaltati da un leggero trucco a valorizzarne la forma. Curve accattivanti, ma saranno i fianchi ad essere più sviluppati del seno, coperti da abiti scolareschi: una gonna con i volant verde lunga sino metà coscia, camicetta castigata fin sotto la gola dove, un nastro infiocchettato, ricade morvido sul petto, parigine nere tuffate in stivaletti semplici ed una cinghia in cuoio che la aiuta a trasportare le classiche armi. Kunai, Fuuda, carte bomba e fumogeni. Le mani sono guantate, eccetto l'unghia dell'indice, appuntita e nera dove, attorno alla falange, vi è attorcigliato un anello d'oro a forma di serpe. Ricordiamoci del bavagioa coprirlei connotati finoa raggiungere le clavicole. [4 Kunai] [4 Carte Bomba] [3 Fuuda] [2 Fumogeni]

23:07 Raido:
 Quel movimento di lama procede incessante, sempre più veloce arrivando a sfiorare il tronco di legno talmente tanto da vicino da poterlo quasi toccare ma si ferma ad una distanza così irrisoria da risultare nulla ad un occhio poco attento. Deglutisce man mano che procede osservando la bishamonten in quell'operazione, non la perde di vista provando a fare di meglio, sempre di più. L'abilità nell'houjutsu è oramai arrivata a livelli difficili da raggiungere, la perfezione di quelle movenze lo portano a sorridere, i riflessi non sono mai arrivati ad un punto del genere e solo ora si accorge, con quel piccolo ed insignificante allenamento, quanto si è spinto oltre, quanto davvero ha osato superando un limite che neanche Hotsuma è riuscito a sorpassare. Il vecchio Kage di Kiri, per quanto potente, è ora il nulla se paragonato al Jonin. Adesso la consapevolezza si fa strada in lui, una consapevolezza da sempre presente ma mai accettata: è più forte del suo sensei, più agile e veloce e con una padronanza delle armi non indifferente e infatti l'ultimo fendente andrebbe a fermarsi a pochi millimetri dal legno mettendo fine a quelle movenze. Sospira gettando aria dal naso, sorride soddisfatto mentre lo sguardo ricade sull'arma e lentamente andrebbe a volgere il proprio sguardo, girando il busto, in direzione della genin per poterla guardare e scrutare meglio. I pensieri, ora, sono rivolti a lei ed a lei soltanto, nessun altro ne cattura l'attenzione così come niente può distrarlo. Non ha idea di cosa attanagli la di lei mente ma ciò che è certo è che non l'avrebbe lasciata sola, non le avrebbe permesso di ritrovarsi in solitudine nuovamente. Strofina le labbra tra loro con un lento movimento, ammorbidendole mentre inclina il capo di lato nell'udire quella domanda. Importante e diretta ma ancora una volta viene utilizzato il proprio cognome e non il nome percependo quel distacco, forse voluto dalla stessa pensando a chissà cosa o forse non lo fa a posta. Non lo sa e non può saperlo di questo passo. Chiude appena gli occhi sospirando, buttando all'esterno altra aria e deglutendo. La risposta non è affatto semplice e darla nel modo più giusto possibile risulta complicato. Scuote il capo alzando lo sguardo al cielo, scrutano la luna, una volta suo personale simbolo in onoro degli Oboro <Perchè credo in te> forse la semplicità è la chiave per poter affrontare un discorso del genere, risposte semplici e dirette che racchiudono in se tutto ciò che pensa <Perchè penso che il tuo sia un obiettivo nobile e merita di essere sostenuto fino alla fine. Hai dimostrato una grande determinazione, un grande coraggio e una grande forza nell'affrontare Furaya, eri disposta a morire pur di permettere ad Oto di essere salvata e questo non può passare inosservato> dando i vari motivi ma, per ultimo, viene lasciato il più importante e significativo, il più personale di tutti <E perchè sei tu> un unica frase fondamentale per esprimere ancora una volta ciò che sta guidando le sue gesta e le sue parole <E non lascerei mai che ti metta in pericolo o che ti accada qualcosa> rimanendo silente, adesso. Non dice nient'altro a riguardo preferendo tacere, mantenendo ancora quella distanza che li separa. Sorride divertito chinando il capo e guardandola con la coda dell'occhio ora che è sdraiata <Cosa te ne fai della reputazione se non combatti per una giusta causa? La fama non mi è mai interessata, io so quello che è giusto fare e lo faccio a dispetto di quello che gli altri possano pensare> insomma, della fama non gliene frega niente, per quanto gli riguarda può anche sparire il suo nome dalla bocca di tutti <Tu sei la prova che per Oto c'è ancora speranza e bisogna sempre lottare per essa> la speranza è ciò che vivere il mondo e che porta avanti i vari ideali. Inarca il destro sopracciglio alle parole seguenti e d'istinto porta lo sguardo sulle ciotole fumanti di ramen. Si è totalmente dimenticato di mangiare ed un minimo di sensi di colpa arrivano tramite una smorfia ma è la posizione assunta dalla ragazza che gli fa spalancare gli occhi, stupefatto e preso alla sprovvista. Bocca che lievemente si apre per poi cominciare a camminare con passo piuttosto svelto in sua direzione, varie falcate per giungere in sua prossimità e, con il piatto della lama, dare un piccolo colpetto ai glutei di lei <Contieniti, mostri cose che posso vedere solo io> e non si fa problemi a dirlo ovviamente. La bishamonten viene poggiata per terra e lui stesso andrebbe a sedersi al fianco di Hoshiko, alla sua destra per la precisione, mani poggiate sul suolo, gamba destra piegata e sinistra distesa <Perchè mi chiami ancora Oboro?> tornando, ora, a guardarla con un leggero sorriso in viso. [Chk On]

23:58 Hoshiko:
 Lama che ad ogni fendente sembra tagliar l'aria, e questo suono, le fa nascere leggeri brividi sulla schiena seppur insoddisfatta del mancato tonfo a dilaniar la corteccia del tronco come bersaglio. Leggero il sorriso che si disegna sulle labbra, ben celato dall'amato bavaglio nero, inseparabile, alla pari di un'ennesimo strato di pelle a proteggere un dettaglio ben più intimo di ciò che si potrebbe pensare. L'uomo scaglia l'ultimo colpo prima di incrociar lo sguardo con il proprio, ma dura ben poco data la posizione assunta successivamente che la costringe a rimirar la volta notturna, illuminata dalla fioca luce Lunare man mano celata da alcune nuvole scure di passaggio. Ascolta le parole proferite con minuziosa attenzione, medita sulle motivazione rivelatele, eppure, nessuna delle intenzioni decantate, al momento sembrano aver preso forma <non è stato facile per me convincere Furaya...> la spada puntatele a minacciare la sua incolumità, l'odio palpabile per delle origine che dei bastardi hanno reso condanna, la protezione verso il Villaggio di Konoha ed i suoi abitanti come fosse una mamma Lupo a guardia della cucciolata. Ammirevole. Non vi è neanche un cavillo fuori posto, ed allora per quale motivo non ha conosciuto tale luogo prima, durante l'esilio forzato dalla massa ad additarla come impura per un congome che ha voluto cancellare anche dalla memoria, tornato solo per reclamar il proprio posto all'interno di un Clan. Un Clan che le ha voltato le spalle e sputato in faccia. Schiocca la lingua contro il palato, il ventre le pizzica per i ciuffi d'erba pressati sotto il peso corporeo, ma sarà lo schiaffetto sulla natica a destar l'attenzione dall'indice attorcigliato al verde. Rilancia un'occhiata in tralice, il tessuto inevitabilmente mostra la curva soda del gludeo sobbalzata al tocco, facendolo saltellar di qualche millimetro più in alto <ah si, puoi vedere solo tu, Oboro?> una sfida vien lanciata, accompagnata dalle ciglia a sfarfallar da brava smorfiosetta prima di trascinar il discorso all'argomento precedente <ho compiuto solo un piccolo passo verso il ripristino di Oto ed il suo governo. Come già detto, desidero inserirla nuovamente nell'alleanza e, se vorranno, scegliere personalmente una guida adatta se non divenirla io stessa> la seconda è realmente un sogno, di quelli nascosti nel cassetto. Deve solo studiare, divenire più forte e capace di potersi imporre in una civiltà che per secoli è stata stuprata dalla gerarchia indiscussa dove, il più forte, massacra il più debole. <Ci vorrà un piano strategico per l'assedio, ma direi che i più scomodi sono proprio i Doku ed i loro veleni. Questi raggiungono la superficie anche con le semplici scorie cutanee, probabilmente è per questo che Kimi, di solito, si copre il meno possibile> deduzioni tratte dall'osservazione ed i ricordi dei loro incontri <quando mi toccò non riuscivo a ragionare, come se nelle vene stessero scorrendo fiamme pronte a divorarmi> leggera la smorfia prima di raddrizzarsi e poggiar il peso sulle ginocchia affinchè possa, lateralmente, fronteggiarlo <quello di Eryk era diverso, smisi di percepire i miei arti oltra a perdere completamente l'attività motoria> mancina guantata a raggiungere il tessuto che copre i connotati, li svela come se fosse il gesto più naturale del mondo, incurante di portare alla luce la cicatrisce in viso <volevo prestarmi ai medici di Konoha per lasciar studiare degli antidoti fittizzi che possano permettere magari una resistenza maggiore a tutti coloro che dovessero entrar a contatto con le tossine> non è male, certo l'immunità è impossibile, ma forse un piccolo miracolo potrebbe avvenire. Indica con un cenno del mento, in fine, le ciotole <che fai me le passi o le lasciamo in pasto agli insetti?>

00:26 Raido:
 Seduto al suo fianco, tenendo la katana alla propria destra, pronto a prenderla in qualsiasi momento in caso di pericolo. Peccato non abbia tutte le armi con se ma al momento non gli servono, Konoha è un posto fin troppo sicuro per loro e con Fenrir a guardia poi, non aspetta altro che mangiarselo ed attende quella sfida con trepidazione. Resta vicino alla Doku ma guarda verso il cielo, osservando le stelle e godendosi quei lunghi momenti di tranquillità e serenità in sua compagnia nonostante la situazione delicata in cui si trovano. Cercano di portare una rivoluzione vera e propria nel paese del suono e questo non può essere definito un compito facile, al contrario, ci vuole una preparazione non indifferente per poter arrivare alla vittoria e liberare il suono da tutti i mukenin che lo hanno occupato <Lo so ma sei riuscita ad entrare nel villaggio, hai compiuto un passo importante, questo vuol dire che puoi fare tutto e sei in grado di fare tutto> sorridendo appena a quelle parole <E cosa più importante, la mia presenza non è servita a convincere Furaya più di tanto, hai fatto tutto da sola> lui è risultato essere completamente inutile quel giorno e va bene così, si è esposto quanto basta ma ha fatto tutto Hoshiko, lui si è limitato a dire la propria e ad esporre i propri pensieri, non con qualche difficoltà ma è normale in fondo. Inspira ed espira con il petto che viene sollevato, portato avanti e poi fatto indietreggiare. Il corpo viene rilassato sentendo la stanchezza della giornata arrivare a visitarlo, la voglia di sdraiarsi e dormire è tanta ma in un luogo del genere non è la cosa più normale che ci sia, specie se può arrivare qualcuno da un momento all'altro sorprendendoli. Occhi lievemente più spenti rispetto al normale e più lucidi ma si sta rilassando, passa il tempo con l'albina e quello schiaffo con la spada giunge su di lei. Non le vuole fare male, tutto il contrario, una semplice provocazione la sua ma ancora una volta ode il cognome. Non risponde alla domanda sul motivo per cui ancora lo chiama così, viene glissata ed il viso si abbassa appena quanto basta <Si, qualcosa in contrario, Hotaka?> ricambiandole il favore, perchè solo lui deve subire? E' tempo che subisca anche lei. Un sorriso da faccia da schiaffi gli si disegna in viso, pronto a fare qualunque cosa gli passi per la mente od a rispondere a tutto. Son discorsi leggeri e vengono prontamente lasciati indietro in favore di cose più importanti <Solitamente è il primo passo quello più difficile. Una volta compiuto è tutto in discesa> è difficile iniziare, non proseguire e lei ha iniziato, ha dato il via ad una catena di eventi che solo i Kami conoscono alla perfezione <Guidare Oto tu stessa? E' una grande responsabilità> consapevole di quello che l'aspetterebbe in caso <Sono sicuro che un giorno ci riuscirai> perchè dovrebbe pensare il contrario? Non ne ha motivo, quello che sta facendo è encomiabile ed altamente rischioso. Lievemente più serio diviene il viso quando vengono tirati in ballo gli assedi e le tattiche militari. Fino a quel momento non ci ha ancora pensato ne ci ha riflettuto sopra. Parla dei Doku e del loro veleno, dell'effetto che esso può fare sul corpo della vittima <Mh> pensieroso <Beh, se le cose stanno così, basta coprirsi e il veleno viene neutralizzato. Le armature servono anche a questo> a volte l'idea più stupida e semplice si rivela anche la più adatta ed efficace <Ma non sono i Doku a preoccuparmi quanto gli Uchiha, il loro potere è qualcosa di indescrivibile. Lo sharingan è infido e difficile da contrastare, nemmeno i più abili shinobi riescono a farlo> pensa ad alta voce, riflette su quello che si trova oltre le mura di Oto <In un piano ideale, i Doku dovrebbero essere fronteggiati da un ninjutser mantenendo le distanze mentre Uchiha e Yakushi da taijutser e houjutser ma assediare un intero villaggio non è semplice, serve un esercito in grado di surclassare tutti loro e non bastano Konoha, Kusa e Kiri, ne servono di più> il piano che ha in mente inizia lentamente a prendere forma nella di lui mente, un'idea che potrebbe realmente ricostruire l'intera alleanza. Volge il capo guardandola mentre si sistema piegando le ginocchia, ora è frontale e quel tessuto viene abbassato rivelandone il viso, un gesto che lo colpisce portandolo a fissarla, addolcendo lo sguardo <Ne sei sicura?> fare letteralmente da cavia per un esperimento del genere. Storce il naso a quell'idea, non è molto convinto. Si volta andando a prendere le ciotole, solleva il busto e lo gira prendendole con entrambe le mani ma non le porge la sua, bensì parla <Cosa mi dai in cambio?> perchè non giocare un po'. [Chk On]

00:58 Hoshiko:
 Le sfugge una risata sommessa che riesce a far svelare l'intero arco dentale perfettamente dritto e dal quale svettano dei canini più appuntiti rispetto la norma umana <E perchè solo tu, Raido?> inarca un sopracciglio, forse confusa dall'insesperienza in relazioni, sul cosa si istaura tra due persone dopo un'atto sessuale e, soprattutto, sul motivo che spinge il proprio cuore a batter sempre più forte solo incrociando lo sguardo del Jonin. Leggero il rossore a pittar le gote, altrimenti, pallide, neanche il freddo riesce a tangere l'epidermide dell'albina, ma l'emozione provata nei momenti passati con l'altro, le causano un'effetto piacevole ma fastidioso allo stesso tempo. E' fame, giusto? Ma si, sarà quella. Schiarisce la voce coadiuviando carezze effettuate con i polpastrelli, essi tracciano dei piccoli cerchi sulle cosce nude, arrestandosi proprio sul bordo dell'adorabile gonna forse fin troppo corta sotto certi aspetti <Gli Uchiha...se dici che devono essere Houjutser i loro nemici, vorrà dire che io stessa dovrò combattere sul campo contro di loro> e se Kasei non dovesse unirsi alla causa, dovrà eliminare anche lui senza troppi scrupoli. Distaccare i sentimenti, spegnerli, divenire una vera e propria macchina da guerra poichè, per quando possa aver conosciuto adesso la pietà, in una situazione di quel calibro un solo e minuscolo vacillare potrebbe far la differenza tra la vita e morte. S'incupisce appena in viso, divenendo assai più seria rispetto alla leggerezza, fin ora, esternata <sono pochi in quelle mura, Raido, l'esercito di tre villaggi contro uno solo segna già una disparità non indifferente. Bisogna solo farli uscire, tendergli un'imboscata senza preavviso. Lampante come un fulmine a ciel sereno> espone le proprie idee senza imporle, esattamente come farebbero due persone durante una chiacchierata al bar <mi diverte pensare all'eliminazione dei sorci da un'appartamento. Sai dirmi come si fa?> sadiche le cremisi che adesso si tuffano nelle azzurre avverse, costringerli a strisciar fuori dalla tana ignari di quanto la morte incomba sulle loro teste verso qualsiasi possibile via di apparente salvezza <o come si catturano le volpi quando hai un'arco ed un cane da caccia> i rifugi hanno sempre una doppia uscita, ma se da un lato vorranno ritirarsi per le fauci assetate di una bestia, dall'altro troveranno una freccia indirizzata nelle membra a stecchirli. Meraviglioso. Sublime. Intenso. Scaccia l'aria dalle narici per sfociar in un tacito sospiro, pizzica l'inferiore con un piccolo morso per il cibo trattenuto dall'Oboro che richiede, evidentemente, un premio, un'attenzione <Sei il mio maestro, non vuoi che ti chiami per cognome?>. Scuote il capo ridendo con più decisione, striscia le ginocchia sull'erba per avvicinarsi e tentar di trovar appoggio su quelle dello spadaccino, premendone i palmi guantati <qualcosa in cambio, eh?> malizia colora tonalità di voce divenute più profonde, provocanti quando il corpo sinuoso, adesso, avvicinato. Sporge il busto in avanti per poter avere la possibilità di far sfiorare i nasi, punta della lingua biforcuta a voler tracciar l'arco di cupido avverso senza mai arrivar ad un vero e proprio bacio <la mia sola presenza e compagnia è già un dono, OBORO!> e al termine dell'affermazione scatta con la mancina per acchiappar la porzione di Ramen neanche fosse un micio al quale s'è sventolato un pezzo di salmone sotto le narici.

01:37 Raido:
 Solleva entrambe le sopracciglia e sorride ma alla fine il nome giunge ed il cuore batte più veloce. Il suono della voce di lei lo prende e lo colpisce, ama sentire il proprio nome provenire dalle di lei labbra, in qualche modo è come se si avvicinasse di più a lei, sentendosi non solo più vicino ma anche più vicina. Sposta il busto in avanti cercando di avvicinarsi al di lei viso e continuando a guardarla, fissandone gli occhi con maggior intensità <Perchè...> abbassa la voce quanto basta per sussurrarla in modo che solo lei possa sentirlo <...sei mia> e nel dire ciò muoverebbe il viso velocemente per adagiare le proprie labbra su quelle di lei in un bacio veloce, a stampo, glielo ruba per poi allontanarsi tornando nella posizione di prima. Non ha resistito, ha dovuto farlo, il corpo ha reagito d'istinto e la mente ha assecondato quella volontà. Il rossore sul viso dell'albina lo contagia, a sua volta si ritrova più rosso, più caldo e quella vicinanza lo rende una persona abbastanza diversa. E' ben consapevole dei sentimenti e di quello che inizia a provare per la genin, dell'effetto che gli fa la sua presenza eppure i dubbi su quello che anche lei senta iniziano a farsi sentire. Non nega a se stesso l'ovvio, si tratta di una differenza di età non indifferente e sa che oramai sta andando avanti eppure non può fare a meno di provare qualcosa, qualcosa che aumenta giorno dopo giorno in sua compagnia. Sbuffa aria dalle narici ora che è tornato al suo posto, molto più tranquillo e soddisfatto di quello che ha compiuto e felice di non sentire più il cognome azzerando le distanze <La mia strategia ideale è quella ma fai attenzione, sono bravi con le illusioni. Quello è il loro punto forte ed è quello che devi battere prima di tutto, per questo come prima cosa bisogna attaccare i loro occhi. Se li accechi riduci notevolmente la loro forza> dandole consigli di battaglia, di guerra. Sono crudeli, ridurre una persona alla cecità ma in una battaglia tutto quanto è lecito se si deve sopravvivere, non bisogna mai esitare davanti a niente e nessuno. La leggerezza svanisce al momento ritrovandosi di nuovo in discorsi di un certo peso. Le sue parole non sono errate, anzi, hanno la loro ragione ma il piano del Jonin è diverso, molto più diplomatico se così la vogliamo mettere <Lo so ma, dopo che hai parlato con Furaya ho iniziato a pensare ad una cosa. In quel villaggio ci sono anche degli innocenti e va bene, attirandoli fuori abbiamo più possibilità ma non siamo sicuri che gli innocenti ne escano tutti illesi, per questo volevo un numero maggiore, così da costringerli ad arrendersi senza lottare, senza fare vittime. Dimostreremmo non solo che l'alleanza è ancora forte ma anche la nostra superiorità> pensando ancora ad alta voce seppur finisca di nuovo per guardarla, cercare una sua reazione, capire cosa ne pensa. Affrontare l'ennesima guerra è davvero troppo, le battaglie si stanno sprecando e nessuno pensa a come evitarle. Il sopracciglio destro si alza, incuriosito da quella domanda <Posizioni la trappola con sopra l'esca e aspetti che il topo cada nel tranello> spiega velocemente il semplice piano per eliminare dei topi. Le iridi si perdono in quelle di lei notandone il sadismo <E poi, basta far fuori quei tre esponenti essenziali per ridurre il villaggio alla resa> concludendo il suo pensiero, se proprio devono, bisogna mirare alle persone giuste senza sfociare in una nuova guerra che avrebbe distrutto numerose vite. Le ciotole vengono tenute sollevate, non gliele da cominciando a giocare con lei <Adesso non ricopro quel ruolo> ora sono in intimità e non può essere considerato, anzi. Sorride vedendola avvicinarsi con quel fare provocatorio, sente le mani poggiarsi sulle proprie gambe. I nasi si sfiorano, la vicinanza è tanta ma non arriva alcun bacio se non una reazione improvvisa che lo coglie impreparato. Si fa rubare la ciotola da sotto il naso, resta stupito per qualche momento prima di voltarsi e portarsi verso di lei avvicinandosi ulteriormente. La ciotola viene posata a terra mente con le mani cerca di afferrarle i fianchi <Ehy> tirandola contro di se, stringendola, muovendo le dita per farle un po' di solletico <Ancora Oboro> aumentando la velocità di quelle dita per darle puramente fastidio, giocare ancora con lei, godersi il momento ma alla fine il viso viene avvicinato al di lei viso, in direzione dell'orecchio così che quel sussurro possa udirlo solo e solamente lei <Averti con me è un dono> niente di più, niente di meno. Voce bassa, appena accennata, non vi è malizia ma sentimento, un sentimento diverso. [Chk On]

02:08 Hoshiko:
 Ancora una volta quell'aggettivo di possessione riferito nei propri riguardi, ma assume connotati assai più dolci, e non maniacali come ricevuti in precedenza. Si lascia rubare quel bacio, lasciando scemare il sorriso nell'udir di un piano chele fa storcere letteralmente il naso <Sono di Oto, non si fermeranno solo per la maggioranza. Non si arrenderanno perchè convinti di perdere. Piuttosto moriranno, felici di aver trascinato con loro all'inferno anche solo una vittima dell'alleanza> non si possono utilizzare metodi più ortodossi dinanzi a selvaggi, bestie affamate di sangue umano, di doloree disperazione, uno sciame di cavallette che si prepara a radere al suolo intere piantagioni sane per lasciar alle loro spalle solo desolazione, vuoto ed odio. Contrae la mascella in un impeto di nervosismo sfuggente <so benissimo che vi sono innocenti, tuttavia, alle volte dei sacrifici sono necessari per raggiungere un bene superiore> ed è qui che s'esalta la prima differenza tra le due culture. Per quanto tu possa mostrare la retta via, chi ha sempre camminato tra le tenebre, non può ambire alla sola luce, bensì, unire entrambe per tentare di avvicinarsi alla giustizia senza compiere stragi inutili <il tuo piano sarebbe primario, ma se non dovessimo ricevere risposte positive, allora dovremo attaccare senza esitazione> veri e propri burattini costruiti per la guerra <gli Uchiha devono essere accecati...e se inserissimo all'interno dei fumogeni delle proprietà irritanti affinchè perdano la vista senza forzatamente cavar bulbi oculari come sestessimo raccogliendo funghi> più veloce e d'impatto, senza ricader in un attacco multiplo decisamente scomodo <i genjutsu non sono piacevoli> lo sa bene, e probabilmente anche lui. Scuote il capo, alcune ciocche albine si smuovono dinanzi al viso prima di tornar al loro posto, pare che brillino sotto la fioca luce Lunare sulle loro teste, rendendola incantevole nonostante iridi cremisi fredde come il ghiaccio infernale <se vuoi catturar un topo, usi trappola. Se vuoi eliminare una famiglia intera, bruci la tana> semplice e diretto <anche se tagli la testa al serpente, Raido, il corpo continuerà a muoversi seppur per poco> non è detto che si fermino in mancanza dei Leader. Sospira profondamente, cerca di abbandonar tali pensieri per lasciar spazio ad attimi di pura semplicità, senza dover riflettere sulla sopravvivenza ed a come trucidare una popolazione intera. Riesce ad acchiappare la ciotola, tuttavia viene posata nell'esatto momento in cui, i fianchi, vengono afferrati per essere trascinata all'uomo. Non oppone resistenza, cosi come non lascia intedere qualche cambiamento a quel solletico accusato <Oboro, Oboro, Oboro...> ripete tra una risata e l'altra, tuttavia, all'ultima affermazione il cuore par pedere un battito, voltandosi di scatto verso l'altro. Divampano le gote, la voce le muore letteralmente in gola, una bambina dinanzi la sua prima cotta e con il quale non sa letteralmente come comportarsi. Pinza tra l'indice ed il pollice il bavaglio nero, lo tira su sin a coprir persino la fronte coadiuviando uno scivolar le natiche per poggiarela nuca contro lo stomaco avverso <smettila di far lo stranooooooo> urlacchia, palesemente in subbuglio. <il ramen si raffredda così!> eh! [end]