Apertura Totale dei Cancelli della Mente
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Giocata del 23/11/2020 dalle 16:45 alle 17:39 nella chat "Luogo Sconosciuto"
L’inferno è più freddo di come se lo era sempre immaginata, eppure non sta tremando o congelando, si sente a posto percepisce la bassa temperatura, ogni singolo fiocco di neve che tocca la candida ed esposta pelle porta con sé una netta sensazione di gelo ma finisce tutto lì, passa velocemente quasi il suo stesso corpo non le appartenesse davvero. Il vento ulula in quel luogo, quasi vorrebbe ghermirla, trascinarla con sé mentre i lunghi capelli neri svolazzano, trascinati dalla forza del fuuton che persino in quel luogo la segue, si lega a lei. Fili oscuri quelli che finiscono con il circondare la sua figura, il suo volto stesso, affilato e pallido. Si staglia la sua figura, in piedi in quell’abisso di morte, stoica se vogliamo trovarle un aggettivo. Le spalle sono ben dritte, la schiena stessa rigida e composta, le spalle all’ingresso, rivolte al tunnel percorso fino a poco fa e lei lì, in cima a quella collina nel freddo e nel gelo della morte, finalmente a casa sua, all’interno di quel luogo di dolore e penitenza, lì dove coloro che sono spirati dettano legge e non i vivi, non quelli come lei insomma. Al suo fianco la Regina che dopo averle spiegato tutto resta silente, attente e osserva. Non si concentra però su quella presenza lei. Le mani vanno a radunarsi al petto, cercando riparo nelle maniche di quel lungo Kimono nero, in quell’abito elegante e perfetto per l’occasione, si unisce la stoffa al tumulto dei suoi capelli, sospinta dal vento e in qualche impercettibile modo persino bagnata dalla neve che a contatto con il suo corpo più caldo di scioglie. Le lunghe ed affusolate dita che si legano tra loro mentre il petto si gonfia, in un profondo respiro alla ricerca della concentrazione. Quello potrebbe essere anche il posto perfetto se non fosse per le urla dei dannati che esprimono tutto il dolore del loro tormento, sofferenza che si eleva da anime senza bocca o corde vocali, urla pure non filtrate da un organo imperfetto. Il petto si abbassa mentre alle orecchie giungono questi rumori, mentre aria esce dai suoi polmoni espirando ciò che prima aveva raccolto andrebbe ad isolare appunto i lamenti dei dannati. Cercherebbe semplicemente di escluderli dalla sua testa senza proferire altro. Non le fanno impressione, né prova compassione per quelle essenze quindi ignorarle non dovrebbe venirle poi così difficile, soprattutto considerando quante volte in vita sua ha ignorato i lamenti dei deboli o dei morenti. Le palpebre si abbassano lentamente nell’istante in cui lei torna ad inspirare profondamente aria, sa cosa deve ricercare ma non ha idea di come raggiungere il suo obiettivo. Il tempo che è trascorso da quando la regina ha smesso di parlare ad ora è poco ma non ha idea se possa valere lo stesso concetto anche per ciò che l’aspetta fuori, al suo ritorno. Rio se la caverà? Come starà vivendo e al tempo stesso Hanae? Il suo incontro come sarà andato. Eppure queste sono domande e preoccupazioni terreni che deve isolare. Sa di doverle accettare, immagina di doverlo fare per poter aprire completamente la sua mente ma al contempo non deve focalizzarsi su di esse. Questo quindi quello che, mentre lenta espira ancora una volta, andrebbe a compiere. Abbraccerebbe ogni sua titubanza, ogni sua preoccupazione e ricercherebbe in lei aspetti che non sopporta e non le piacciono. Tornerebbe ad affrontare i demoni del passato senza fuggirne ma anzi lasciando che come un fiume in piena possano andare a travolgerla. La perdita di Yume e di sé stessa, il fratello di Katsumi, la distanza da Katsumi, il rapporto con Yukio e tutto ciò che non ha mai nemmeno ammesso a sé stessa se non in maniera parziale ora vorrebbe evocarlo alla sua mente, Concentrarsi co che tutto le diventi chiaro e palese. Non ci si può aprire al nuovo se prima non si è in grado di comprendere perfettamente sé stessi. Si sforzerebbe dunque di farsi sì sommergere da tutto questo ma non di affogare al suo interno, gli irrisolti della sua vita non sono ormai molti ma restano, accettare la scomparsa di Yume è stato semplice nella misura in cui ha dato solo la colpa a sé stessa, ora le tocca fare semplicemente i conti con ciò che è natura e destino, comprendere che senza quel piccolo passaggio nulla sarebbe stato come è ora. Le dita stringono appena tra loro mentre i suoi pensieri tumultuosi vorrebbero venir domani, accettati nel loro profondo, Perdona sé stessa per aver scelto egoisticamente Nemurimasen a Katsumi accettando ancora una volta la fatalità del destino, non sarebbe potuto avvenire diversamente, Katsumi da solo si è avvicinato al baratro e nemmeno l’amore che provava per lui è mai riuscito a fermarlo, non è lei a non essere stato abbastanza è stato lui a fallire. Similmente cerca di concentrarsi sui recenti sentimenti di gelosia provata, odia quella parte di sé; eppure, comprende quanto futili siano. Davanti a tutto questo, alla morte e ai grandi traumi della sua vita essere gelosi è praticamente inutile, tutto è in mano alla natura, essa determinerà davvero lo svolgersi degli eventi, tramite il potere lei potrà unirsi a quel flusso e seguirlo lasciando che il suo volere tracci un segno ma mai dominarla o piegarla. Il petto d’innalza mentre le mani vanno a rilassarsi, la presa si fa meno forte e torna ad essere più rilassata, s’abbassa mentre realizza e concepisce quanto ancora sia piccola lei difronte a tutto questo ma soprattutto quanto punirsi o soffrire per il passato sia inutile e deleterio. Non c’è odio nemmeno verso Rayuki al momento, la focalizza e la osserva con pena, compatendone quasi una vita passata fatta di dolore e rancore che non è mai stata in grado Di Superare. Non la perdona per quello che ha fatto alle farfalle e per le minacce rivolte ma al contempo non è odio viscerale a spingerla ma la necessità di aiutarla, donarle quella pace che da solo è in grado di osservare. Accetta sé stessa andando ad accettare gli altri, aiutandosi con le poche parole scambiate con il Rokubi, comprendendole meglio e lasciando che anche questo la guidi. Svuota quindi il tumulto che si era creato nella sua mente, ent6rando in sintonia prima di tutto con sé stessa. Butta fuoti l’aria e riapre gli occhi. Nuovamente le voci tornerebbero a sovrastare il suo sento dell’udito eppure provando lei stessa più calma interiore le verrebbe più semplice andare ad ignorarle, senza escluderle ma bensì in grado di ammetterle nella propria sfera di percezioni impedendo però che tutto questo sia lìunico0 pensiero. Capace di ascoltare loro e al tempo stesso il silenzio, cercherebbe di lasciare con persino il più piccolo det6taglio giunga alle sue orecchie e venga effettivamente percepito senza essere però unico ed escludente verso tutto il resto Le orecchie le prime che proverebbe ad usare come veicolo d’espiazione quindi. Se fosse riuscita effettivamente ad ottenere quest’effetto adesso andrebbe a concentrarsi sulla vista. Gli occhi che andrebbero a puntarsi davanti a lei, la neve che cade e le ombre. Un respiro profondo mentre l’udito verrebbe escluso a fronte di ciò che può vedere. Similmente a prima adesso proverebbe a concentrarsi sui dettagli, prima di tutto su quei singoli fiocchi di neve, come a volerli mettere a fuoco tutti, uno per uno andando a far sì che persino il più piccolo frammento le sia percepibile. Se fosse riuscita quindi ora andrebbe ad espandere, come se fosse uno zoom la sua attenzione arretrerebbe così da andare a comprendere anche le ombre, senza mai dimenticare i fiocchi di neve analizzati fino a quel momento vorrebbe andare ad unire anche gli altri dettagli del mondo che la circonda, passando pian piano dal micro alla macro. Isolata completamente dal mondo e al contempo però parte integrante di esso andrebbe ora a voler vedere tutto ciò che ha intorno, persino quel vento stesso che nella sua furia spostando la neve o la terra si manifesta, rendendosi così visibile persino ad occhio nudo. Proprio come ha fatto con il suo udito ora vorrebbe essersi espansa abbastanza da poter percepire con gli occhi tutto ciò che la circonda al tempo stesso, capace di concentrarsi su un dettaglio senza ignorare il resto, tutto ai suoi occhi vorrebbe semplicemente essere un grande ed unico disegno di cui le resta la capacità di distinguere la mano che ha tracciato i segni, le varie mani ed i vari colori. Unendosi quindi a quella natura che fin troppo spesso ha ignorato o osservato solo in parte. Inspira ed espira senza nemmeno più portare vero controllo a quel gesto che ormai è stato automatizzato, potrebbe in questo momento descrivere quello che si prova ad essere stelo d’era o ghiaccio senza do0versi fissare su di essi, senza discendere nuovamente da uno o l’altro elemento. Ancora una volta tutto insieme ma al contempo così preciso da dare solo l’illusione che sia dettagliato. Comprendere il tutto senza mai isolare il singolo e comprendere il singolo senza mai isolare il tutto Ed ora che dovrebbe essere riuscita ad osservare il tutto in maniera completa andrebbe a rendersi cieca. Le palpebre che calano, ancora sorda mentre isola i rumori così che sia il tatto a farla da padrone. Partirebbe dalla sensazione principale, quella di freddo sul volto e sulle spalle. L’aria che andrebbe a ferirla senza alcuna pietà accettata pienamente, ogni singola cellula del suo volto ora verrebbe ascoltata, quelle le sensazioni su cui inizialmente vorrebbe concentrarsi, così fino a quando sarà in grado di percepirle tutte prima singolarmente e poi insieme. Ora passerebbe invece alla sensazione di calore che prova per pure contrasto accanto a quelle cellule invece congelate, andrebbe ad ascoltare i minuscoli taglietti che si formano sulle labbra, cercherebbe poi di passare al resto del corpo, andando prima di tutto a cercare il conforto del tessuto sulla sua pelle, abito composto da due texture diverse ed ecco che quindi ora andrebbe a concentrarsi, senza mai dimenticare il miliardo di sensazioni provenienti dal volto, i dettagli dei ricami. Velluto e cotone che si mischiano e vengono distinti, percepiti ancora non solo come singoli ma come unione degli stessi, Una cosa che è unica solo per la profonda unione dei suoi elementi. Se fosse riuscita ancora una volta fino a questo punto adesso dovrebbe passare a quei punti dove l’abito si è bagnato, dove è più caldo e freddo. Aggiungerebbe dettaglio dopo dettagli a quel puzzle così che la sua mente, tramite le percezioni, possa aprirsi completamente, comprendere e conoscere con certezza ciò che ha addosso senza doverlo studiare in altri modi. Un dettaglio che vale come il tutto e viceversa. Persino le mani, lì dove le dita ormai non ha idea di quanto tempo prima di erano strette ancora dovrebbero comunicarle delle sensazioni, dovrebbero percepire le cellule quasi infiammate, una reazione naturale ma talmente lieve che normalmente non se ne sarebbe mai accorta, eppure così profondamente si starebbe spingendo con la sua mente da potersene accorgere. Si sta aprendo completamente a tutto, aiutandosi e veicolandosi con i tre strumenti di percezione principale e passerebbe infine anche ad olfatto e gusto, con un processo identico rispetto a quello usato per gli altri sensi ma che dovrebbe richiederlo meno tempo ormai, ha meno imput che ora provengono da essi e più facile sarebbe comprenderli ed ascoltarli tutti in contemporanea [edit][INPT non imput che ignorantona che sono] Riapre gli occhi, si permette un sitante solo in cui la mente si richiude e torna ad essere semplicemente egoista a vedere le cose dal suo punto di vista e non a vederle. Un singolo istante in cui tutto la sommerge nuovamente prima di prendere un profondo respiro. Non ha idea di quanto tempo sia trascorso, di quanto sia rimasta isolata ascoltando e percependo la complessità di ciò che la circonda senza focalizzarsi su sé stessa o dettagli in particolare, momenti in cui la sua mente è stata completamente esposta, seppur in maniera settoriale. Adesso il compito più difficile, aprirla, con il rischio di soccombere nel tentativo a tutto, aprirla ad ogni senso, ad ogni pezzo di realtà nello stesso identico momento. Lei immobile con le mani che restano ora non legate ma poggiate una sopra l’altra, davanti al suo petto. Espira consapevolmente ancora una volta per poi reimmergersi in quel flusso. L’udito è il primo a venir richiamato, ancora una volta torna a concentrarsi così da poter percepire tutto nello stesso identico momento, così che la sua mente abbia pieno accesso senza però mai prestare attenzione unilaterale ad un singolo dettaglio. Se fosse riuscita ora andrebbe a aprirsi alla vista, senza questa volta escludere l’udito, dettagli che si sommano tra loro ma restano percepibili come singoli, ombre ed urla che sono insieme ma al contempo fanno parte di due differenti sfere. Percepire il dettaglio per comprendere la realtà più grande che la circonda. Se fosse riuscita ora aggiungerebbe il tatto, la neve che osserva, il vento che la lambisce tutto si somma divenendo parte della stessa realtà ma potendo essere percepita nella sua singolarità. Si concentrerebbe per lasciare che la sua mente assorba e percepisca tutto questo in maniera cosciente, facendo un piccolo passo alla volta per non venirne sopraffatta ma per averne il controllo pur non esercitandolo. Lei è cosciente e sa cosa sta accadendo mentre lascia che tutto avvenga, il divenire intorno a lei che comprende con consapevolezza e non solo per istinto. Se fosse riuscita andrebbero ad aggiungersi gusto ed olfatto, infine gli ultimi due sensei. Solo ora dovrebbe avere una chiara percezione, la mente aperta a ciò che la circonda, solo grazie all’unione di tutto questo dovrebbe poter percepire mentalmente la realtà stessa, come se potesse toccare l’essenza del naraka, l’essenza del mondo dei vivi poi. Un flusso continuo di informazioni che comprende prima ancora di dover essere pro0cessate, questo è aprire la mente, questo è abbattere ogni barriera, non aver bisogno di processare ma solo sapere, informazioni che distinte le giungono ed unite si creano, la mente che dovrebbe cercare di resistere a quell’immenso numero di informazioni. Proprio questo è il motivo0 per cui solitamente si creano le barriere: salvaguardarsi da troppi dati; eppure, è questa la sua sfida: sopravvivere a questo immenso flusso che le passa attraverso, che prende possesso di lei senza mai conquistarla, perché la mente resta sua solo a disposizione della natura e della realtà stessa [ho dimenticato il tag chk on per tutta la role zorry]