Giocata del 09/11/2020 dalle 16:06 alle 19:57 nella chat "Risaie"
Finalmente il silenzio torna a calare lungo le Risaie, ha deciso di lasciar tornare Ryuuma da solo verso Otogakure, dopotutto lui non ha ancora terminato il proprio compito. E' una notte serena, solo qualche nuvola, di tanto in tanto, va a coprire appena la luna per qualche breve attimo. Le iridi, color nero inchiostro, salgono qualche breve istante verso quella luna crescente, l'enorme mole va ad arrestarsi nuovamente. Il Genin scuote appena il capo lasciando sollevare la mancina a scorrere rapida fra il cuoio capelluto, va a risistemare i capelli in un gesto ormai del tutto naturale. L'indice della mano scorre appena lungo quel doloroso abbraccio di croci che ne circonda la fronte, ne traccia il sentiero centrale poi il passo riprende. L'incontro sembra aver risollevato la serata almeno in parte, non vi è più traccia di quel sorriso strafottente sul volto del ragazzone, pura e semplice stanchezza sembra macchiarne in maniera indelebile adesso l'espressione. Il passo lento e cadenzato torna a smuoverne la figura in direzione di un'altra delle pozze d'acqua, una volta risaie anch'esse oggi dimenticate ma ancora irrigate. Specchi d'acqua perfetti per le piante tranquillanti che sta ancora cercando, le ginocchia cedono in maniera lenta, quasi estenuante, non riposa bene da un po' ormai e non è più solo stanchezza mentale ma ormai ha raggiunto il livello fisico. Si china a raggiungere la pozza, la mancina va ad allungarsi appena a raccogliere un altro di quei bianchi fiori. La Nymphae viene portata al volto, la osserva con attenzione poi viene portata in direzione della tasca destra, va a riporre il fiore insieme al precedente, per l'infuso sa bene di doverne recuperare almeno quattro o cinque cosi forse potrà quietare la propria mente per un po' di tempo. Giusto il tempo di riprendere, almeno in parte, la propria forma. Indossa una maglietta a maniche lunghe, completamente nera, il cotone aderisce perfettamente al corpo non limitandone i movimenti in nessun modo.Pantaloni, Neri anch'essi, che fasciano le gambe aprendosi in larga falda solo all'altezza dei polpacci per restringersi nuovamente poco al di sopra delle caviglie. Sandali in cuoio di buona fattura cingono entrambi i piedi. Capelli nero corvino, leggermente lunghi, portati all'indietro a scoprire completamente la fronte e quelle cicatrici a forma di croci che ne solcano con prepotenza la carne. Entrambi gli avambracci sono fasciati per l'intera lunghezza da bende in bianco cotone, sotto le fasce, lungo l'avambraccio sinistro scorre, occultato alla vista, il filo in nylon, un cappio ne assicura l'estremità alla base del pollice rendendo lo strumento pronto al rapido utilizzo. Tre Fuuda sono presenti all'altezza della vita lungo il fianco destro mentre lungo il sinistro, sporge appena, il manico di un coltello. [3xfuuda/Filo nylon]La sera è tranquilla, nulla si prospetta all’orizzonte ma così che è giusto che sia man mano che il ragazzo cammina e il tempo passo così intorno a lui l’oscurità domina. Passo dopo passo tutto intorno a sé di fa più oscuro, un muro nera da spezzare che però non accenna a voler cedere davanti al giovane Uchiha, anzi. Ormai non si vede più nulla, non esiste lune, non esistono stelle, non c’è luce che possa aiutare quegli occhi stanchi e provati dalle lunghe e difficili giornate ad Oto. Ma ancora Kasei non può combattere contro il tempo e la notte stessa che ora lo ingloba nella sua profonda oscurità, nella totale assenza di colori. Il tempo non cambia, fa freddo più o meno come sempre in quei luoghi poco illuminati e umidi, zanzare varie minacciano la sua pelle e i piedi più di una volta finiscono nella melma delle risaie, un luogo tutt’altro abbandonato quello in cui cammina ora, il principale commercio del paese. Non ci sono però guardie, o meglio ci sono ma non si possono vedere come probabilmente loro non saranno in grado di vedere il ragazzo, nulla se non un ammasso di chakra sopito che cammina stanco e si trascina. Davanti a Kasei una luce, davvero forte eppure che a fatica combatte contro quella che è la notte, per quanto abbagli non riesce ad espandere la sua forza e donare al luogo dei contorni, eppure è lì che sospesa per aria attende solo che qualcuno si accorga, faccia caso a lei. Se Kasei decidesse di avvicinarsi allora potrebbe vederli, quei lunghi e fluenti capelli bianchi, estremamente sottili e lisci eppure talmente tanto da apparire come una chioma di tutto rispetto, curata e forse profumata, se solo emanasse qualche odore eh. Sono i lunghi capelli bianchi che emanano quella luce capace di stagliarsi contro la totalità della notte, sono proprio loro a mostrarsi. Tra di loro un volto candido, macro e appuntito ma affusolato al punto giusto, una vera e propria visione. Un volto ed il pezzo di un collo quello che si vede, come se qualcuno si fosse affacciato sul nostro mondo da un altro. Un ciondolo argentato dondola appeso a quel volto, all’interno una grossa perla bianca. Una luce rossastra viene emana dal lato destro del volto, da qualche parte il sole sta spuntando e si riflette su quel candido mare. Occhi rossi che fissano il vuoto davanti a lei, solo se Kasei decidesse di avvicinarsi allora potrebbe percepirli come addosso a lui, come se avvicinandosi avessero risvegliato la figura che ora lo starebbe fissando intensamente[quest chiusa][no tempo][visione: https://i.pinimg.com/564x/bc/f8/34/bcf8342e3e02e671d76e672cd7d10d1c.jpg]
Il colosso prosegue lungo la propria via, di tanto in tanto i piedi affondano nel fango, scuote con forza cercando di rimuovere la maggior parte del fango per continuare a camminare senza troppo intralcio. Se qualcuno riuscisse ad osservarlo probabilmente potrebbe notare senza fatica alcuna che il corpo del ragazzone sembra muoversi quasi per inerzia, mosso da volontà stessa più che forza muscolare. Lo sguardo, vagamente spento, vaga all'interno delle risaie alla ricerca di altre piante acquatiche ma poi qualcosa sembra riportarlo alla realtà, forse una realtà distorta però o comunque differente. Il passo viene arrestato immediatamente e le nere iridi sollevate al cielo, non riesce più ad individuare la luna e neanche le stelle. <I-Impossibile> sibila appena, tono incerto che abbandona le labbra del ragazzo che riporta lo sguardo al livello del terreno, si volta cercando eventuali presenze nelle vicinanze o almeno le fiaccole che le guardie delle risaie portano con loro. Nulla sembra riuscire a penetrare quell'oscurità densa che è calata in pochi istanti, poi una strana luce sembra far capolino in quel luogo < Non sembra una torcia...> Il busto va a chinarsi appena in avanti e le ginocchia si piegano, si porta leggermente verso il basso avanzando verso quella figura dai capelli argentei. FInalmente lo sguardo riesce a cogliere quella visione e il passo, già incerto, viene arrestato, le palpebre vanno a spalancarsi osservando con attenzione quel volto. Immobile il colosso lascia scorrere lo sguardo su quel viso, su quei capelli luminosi e poi su quel ciondolo appeso al collo, le rosse iridi altrui vagano lungo quel luogo ma l'Uchiha sembra completamente paralizzato adesso. Permane immobile come una statua di cera per lungo tempo, la muscolatura è rigonfia in maniera vistosa, bloccato anche in quel respiro mozzato che permea l'aria. Una risata isterica sembra riempire l'aria in pochi istanti, la statua di cera finalmente sembra tornare alla vita, le labbra si incurvano in maniera palesemente nevrotica. Le ginocchia tornano a distendersi e il colosso torna in posizione eretta, entrambe le mani vanno a sollevarsi, raggiungono il volto, le dita artigliano con forza il capo, i palmi vanno a coprire gli occhi. <Non è possibile...Non è possibile> Sibila a mascelle serrate, continua a ripeterlo cercando di farne convinzione, cercando di farne realtà adesso. Ancora una volta la mente analitica del ragazzo cerca di trovare un logica dietro tutto questo, forse è la stanchezza, forse è arrivato al limite o forse sta semplicemente cadendo in quel pozzo di follia ma non riesce ad essere freddo e analitico. [3xfuuda/Filo nylon]Quel fantasma non l’aveva forse avvisato? Era solo l’inizio e quindi eccoci qui con il primo step di quello che lo porterà forse a cambiare come persona o forse solo a perdere definitivamente il lume della ragione. La testa scuote un paio di volte le palpebre, si muove quasi a rallentatore come se il mondo si muovesse troppo velocemente per lei, semplice ed immutabile spettatrice di quel che accade alle risaie. Fissa Kasei e tra le sue parole di sgomento ed un effettivo segno passano secondi, addirittura minuti in cui resta silente e lenta abbassa le palpebre per poi altrettanto lentamente riaprirle <Figlio mio> due parole, un macigno che cade su Kasei, un colpo diretto al cuore. La voce di quell’apparizione è fredda, lontana come se nel mondo dove si trova lei e il sole sta sorgendo lei avesse urlato e non fosse che un eco quello che qui percepiamo <figlio mio> ripete. La bocca si apre, st6a chiaramente urlando eppure nessuna voce giunge a noim, gli occhi spalancati, terrore? No divertimento, gli angoli della bocca si inclinano a formare un sorriso, una risata malata, sguaiata quella che sembra voler emanare e che pure non giunge alle orecchie <sei così debole da farmi ridere Kasei> lo chiama per nome. Lo conosce davvero e che lui abbia o meno idea di chi è quella mezza donna, quella testa, che sta vedendo non cambierà il suo comportamento <ci hai mai provato a diventare più forte?> seria, sempre monocorde, per quanto lo sguardo ora si faccia duro come se lo stesse sgridando, in qualche modo e per qualche motivo l’inflessione del tono non arriva fino alle sue orecchie. Intorno a loro silenzio e la più scura delle notti, solo quel riflesso rosso sui capelli di lei a ricordare che prima o poi il sole sorge sempre[quest chiusa][no tempo][visione: https://i.pinimg.com/564x/bc/f8/34/bcf8342e3e02e671d76e672cd7d10d1c.jpg]
Avverte quelle parole lontane, sembra isolarsi e cercare di evitare ogni sorta di reazione alle prime parole dell'immagine, i denti si serrano con forza nel momento in cui nuovamente ripete quelle prime parole. Le dita artigliano con ancora più forza il capo stringendolo in quella morsa fino a causarne... Dolore, si ha bisogno di soffrire, le unghie affondano nella pelle incidendola appena e lasciando scendere una serie di leggeri rivoli scarlatti lungo il volto. Quel dolore sembra essere ora un'ancora a quella realtà, alla sua stessa sanità mentale, permane immobile per attimi interminabili poi le mani abbandonano il volto. Nuovamente quella frase lo colpisce come un macigno, le palpebre vanno a spalancarsi ancora una volta ma la sorpresa sembra durare veramente poco. <Tu... Lurida cagna> sibila, ringhia ora a fauci serrate quel tono mesto verso la figura femminile, rabbia mal celata e disgusto che ne ricopre anche l'espressione stessa. < Come osi tu anche solamente pronunciare il mio nome, emettere giudizio su quello che non conosci. Non sai un beneamato cazzo di quello che sono oggi e non hai alcun diritto di parola... Proprio tu, dov'era la tua forza quando hai deciso di abbandonare tuo figlio? Sangue del tuo sangue> Tono disgustato e furioso che tinge quelle parole sibilate fra la dentatura serrata e completamente esposta, la muscolatura torna a gonfiarsi vistosamente esattamente come il petto che si rigonfia in maniera ritmica sempre più veloce. < Bello scherzo, chiunque abbia deciso di giocare su questa scacchiera ha sbagliato pedina... questo gioco schifoso finirà con la tua morte, ti farò rimpiangere questa stupida mossa.> E i polmoni si svuotano completamente adesso, la testa ruota nuovamente alla ricerca di qualche figura vicina, le nere iridi tornano verso il terreno a ricercare nel fango le proprie impronte ancora una volta.
[3xfuuda/Filo nylon]Il volto della donna si modifica, alle parole di Kasei sembra reagire andando a mostrare pentimento, tristezza ed un lieve senso di colpa. La bocca si chiude e i lembi vengono inclinati verso il basso, gli occhi stessi assumono la stessa angolatura andando a farsi tristi, per quanto mantenga un contegno distante e raro. Non si muove, non si avvicina né tantomeno respira eppure quella collana continua a dondolare, a muoversi nel mondo come se ne facesse parte, sospinta da un vento che però non si mostra a Kasei. <ma tu eri debole> replica semplicemente. La voce ancora è priva di vere inflessioni. Si perdono nello spazio e nel tempo, solo la sua minima facciale può comunicare sentimenti <malato e lo sei ancora vedo> replica <non potevo certo prendermi cura di un essere sbagliato ed imperfetto quanto te> Kasei intanto si guarda intorno, vaneggia minacce e cerca altre figure che non trova, la notte è troppo scura, riesce a vedere solo la figura davanti a lui che è illuminata e a due centimetri dal suo naso, se allungasse in avanti le sue stesse mani persino di quelle perderebbe coscienza, non trova nessuno per questo motivo ma alla fine non è nemmeno detto che ci sia qualcuno. La donna intanto continua imperterrita <guardati sei così debole che stai marcendo> forse non gli sarà possibile vederlo ma basterà toccarsi per rendersi collo di come la pelle si sia fatta più sottile, più tesa e secca, malata al punto da potersi spezzare alla minima pressione, al minimo movimento errato <per questo ti ho abbandonato sei troppo debole> la malattia che ora mostra è qualcosa di più profondo. Solo lui potrà scoprire davvero di cosa si tratta ma dovrà farsi guidare, comprendere le parole di quella donna non solo sentirle, ascoltare con la mente prima ancora che con le orecchie <sei nato malato> solo. <cresciuto infermo> abbandonato <e combatti te stesso> la solitudine.[quest chiusa][no tempo][visione: https://i.pinimg.com/564x/bc/f8/34/bcf8342e3e02e671d76e672cd7d10d1c.jpg]
Ogni parola pronunciata dalla figura femminile lo raggiunge come una coltellata, la lama affonda con forza nella carne, viene girata ad aprire una nuova cicatrice in quel cuore già danneggiato, in quella psiche già vacillante. Le palpebre tornano a spalancarsi, le fauci vanno ad aprirsi ma non riesce a pronunciare parola alcuna, quella rabbia profonda arde con forza, divora l'anima del giovane che si ritrova impotente ad ascoltare e attendere che il discorso altrui termini. La mancina corre al volto, ne sfiora nuovamente la pelle rendendosi conto solo ora di quanto la propria pelle si stia facendo sottile, "debole"... L'indice viene ulteriormente sollevato, va a sfiorare ancora una volta quelle cicatrici sul proprio viso, un movimento lento e istintivo. Ne ridisegna l'arco, quel doloroso abbraccio che adorna la propria fronte, la propria corona. < Ricorda> Sibila appena premendo ulteriormente su quella pelle già segnata, le labbra tornano ad arcuarsi nell'angolo superiore destro delle labbra, snuda appena la bianca dentatura e torna ad indossare quella maschera cosi familiare, ne ha bisogno ancora una volta. Sorriso divertito e strafottente che ne macchia l'espressione con prepotenza, ride, si ora ride in faccia a quel volto e la guarda dall'alto verso il basso. Il mento va a sollevarsi appena e quel sorriso sghembo si allarga ulteriormente. < Non sai nulla donna, non sai nulla di me> E quella risata va nuovamente a distorcersi in una certa maniera, isterica a tratti eppure vagamente convincente ancora. < Sono diventato forte proprio grazie a te, sono diventato migliore proprio grazie a quel gesto schifoso. Sono diventato un Uchiha grazie ad una madre schifosa> E la mancina va a risollevarsi, l'indice va a dischiudersi puntando dritto all'occhio Sinistro. < Questi occhi sono l'unica eredità che mi serve, questo è quanto serve a rendermi forte, questi sono l'unica cosa che ho avuto da te.> Una breve pausa e il capo viene appena scosso < Non combatto più madre, ora so chi sono, sono un Uchiha e come tale proseguirò lungo il mio cammino> Ostentata sicurezza, forzata quasi ma quel tono permane arrogante e strafottente, spinge addirittura il busto verso di lei e il volto in sua direzione. < Sei tu quella malata madre, sei tu ad aver abbandonato tuo figlio non io, sei tu ad essere debole e malata. Stai solo cercando di giustificare quel gesto schifoso Donna> Rifiuto completo e totale, scuote il capo con forza continuando a ricacciare quell'idea con tutte le proprie forze. < Sei tu quella malata non io> Sussurra nuovamente, continua a ripeterlo anche nella propria mente, nuovamente cerca convinzione in quelle semplice parole eppure sente quella convinzione stessa vacillare con più forza ad ogni parola. Toccandosi la fronte il ragazzo può sentire come quella ferita si faccia viva, non più cicatrice ma pulsante di dolore, il semplice indicarla inizia a farla sanguinare, pelle calda e pustolosa, infetta ora. Persino l’indice accusa il colpo, la pelle si apre rivelando un nauseabondo liquido bianco, anch’esso marcio infetto <se fosse vero quello che dici> replica lei senza cambiare espressione <non staresti morendo e marcendo> non ha bisogno di aggiungere altro. Non in merito al suo operato come madre, ma sicuri sia semplicemente la madre di Kasei, sì l’ha identificato come figlio eppure lui come può esserne sicuro, l’ha forse mai vista? Gli somiglia? Domande alle quali dovrà trovare risposta <tu sei debole come i tuoi occhi, sei l’ultima ruota del carro persino il clone più imperfetto ed inutile ti batte> continua. Non saprà nulla come dice lui eppure parla con una conoscenza profonda. Non cambia comunque lo sguardo mentre Kasei sembra arrendersi, parla e si fa grosso ma di fatti non riesce a far cambiare idea a quella donna che non si sa bene da dove arrivi. Una finestra su un mondo diverso, un mondo che si riflette luminoso su quei capelli di neve, su quella pelle grigia ma libera da qualsiasi imperfezione, modellata da un artista, precisa in ogni suo tratto <se tu fossi forte non sanguineresti per l’abbandono> si spiega forse lievemente meglio ora <puzzi da quanto isei infetto> la malattia non è solo fisica, ecco cosa sta dicendo quello che cerca di fargli capire <tu sei malato e debole, non sopravvi9verai mai così> replica ancora una volta <ma> e qui si interrompe, la pena nei suoi occhi è palese, in questo momento prova solo pena per quella creatura debole e provata davanti a lei, forse non merita di sapere? Forse non merita di avere altre informazioni, il gesto più dolce che possa fare ora è solo lasciarlo alla sua fine a quel lento e costante deteriorarsi del corpo che lo porterà a morire[quest chiusa][no tempo][visione: https://i.pinimg.com/564x/bc/f8/34/bcf8342e3e02e671d76e672cd7d10d1c.jpg]
Quelle parole continuano ad insinuarsi nella propria mente, ad ogni frase la lama affonda più in profondità riaprendo quella cicatrice mai dimenticata, quel dolore mai assopito e metabolizzato. Le cicatrici lungo la fronte sembrano riaprirsi, il sangue copioso e putrescente ne abbandona la carne colando lungo il viso, grumi rappresi si fermano lungo il volto del colosso. L'indice della mancina stessa va ad aprirsi, liquido bianco e viscido ne fuoriesce mischiandosi al sangue che arriva dalla ferita appena riaperta. Continua ad ascoltare quella figura femminile, si riferisce a lei come madre eppure non ne ha certezza alcuna, sente quel legame eppure non sa se sia solo vittima della propria mente, della necessità che quel legame ora esista. < Io non...> Vorrebbe continuare a replicare eppure tutte quelle convinzioni sembrano crollare di volta in volta, quella maschera di strafottenza non basta questa volta a proteggerlo. Questa volta il problema non sono gli altri, ma egli stesso. < I miei occhi> Fa da eco alle parole altrui, quello Sharingan ancora cosi immaturo, ancora cosi primitivo e ridicolo in confronto a quelli visti il primo giorno ad Oto. Quella dote di cui tanto sembra andar fiero va in pezzi ancora una volta, ha avuto dimostrazione da Ekazu quanto quegli occhi possano essere potenti eppure i propri sembrano fossilizzati ancora a quel giorno. Forse quelle croci che porta in testa non sono bastate come monito, forse lui non è veramente degno di quelle iridi color scarlatto, forse dopotutto è veramente malato. Lo sguardo sembra farsi nuovamente vuoto, guarda quella figura femminile ma sembra andare ben oltre adesso, cerca qualcosa, cerca un'ancora alla quale appendersi... Ma ancora una volta è completamente solo, nessuna ideologia, nessuna ancora, nessuno a cui afferrarsi per poter combattere. Il capo cede verso il basso, mesta realizzazione di quanto sia veramente solo, occhi vuoti che calano al terreno nella rassegnazione più totale. Marcisce, ne marcisce l'anima e la carne mentre quella stanchezza sembra crollargli nuovamente sulle spalle, consapevole che ancora una volta girandosi non vedrà nessuno, nessuno pronto ad aiutarlo, nessuno a cui poter domandare aiuto. <Nessuno> Pronuncia appena ma nello sguardo qualcosa sembra riprendersi e riaccendersi lentamente. < Forse hai ragione, forse sono solo, forse sei stata solo la prima ad abbandonarmi> Ammette mentre le labbra si arcuano appena mostrando un sorriso amaro eppure stranamente consapevole. Essere consapevoli di un problema è effettivamente il primo modo per risolverlo,. Si dice così no? Bene preso atto quindi è il momento di riparare. Nuovamente la donna modifica la sua mimica facciale, la bocca si apre mostrando la dentatura, una risata sguaiata che però non viene assolutamente sentita qui la scuote con vigore, ride di lui, che simpatica. Si prende tutto i secondi necessari per ridere prima di richiudere la bocca e annuire lievemente <allora non sei terminale> replica e a quelle parole il ragazzo potrà vedere le sue ferite piene di pus tramutarsi solo in ferita sanguinanti, non c’è più infezione per quanto ancora lui non stia proprio bene <forse sei tu che ti lasci abbandonare> replica la donna <vuoi guarire?> domanda subito dopo, andando al sodo. Guarire, vivere e migliorare tutto qui., Non si mostra come una creatura pietosa o gentile, lo prende in giro, lo ferisce e lo provoca eppure sta offrendo quella che potrebbe essere una via d’uscita sta solo al ragazzo decidere se accettare. Il ciondolo continua a muoversi come dotato di vita propria mentre i raggi solari sui capelli di lei mutano e da rossi passano all’arancione, l’alba o il tramonto che sia sta avanzando. Potrebbe influire con il momento? Non lo sappiamo.[quest chiusa][no tempo][visione: https://i.pinimg.com/564x/bc/f8/34/bcf8342e3e02e671d76e672cd7d10d1c.jpg]
Quel sorriso amaro permane sul volto del ragazzo che ascolta le parole altrui ma al tempo stesso sta procedendo ora già indirizzato verso quella strada che lentamente va formandosi all'interno della propria mente. Gli angoli della bocca si sollevano appena, il volto torna ad alzarsi in direzione della figura femminile. <Forse non sono terminale, forse sono già terminato> E lo ammette senza celare minimamente quell'amarezza dovuta alla verità che lentamente sta accettando, alla realtà che lentamente come un parassita dilaga all'interno della propria mente. All'interno della propria anima. <Avanti esplica donna> E non madre ora, la voce non trema, senza alcuna inflessione pronuncia quelle poche parole nei confronti di quello spettro, visione o qualunque cosa sia. Gli occhi tornano a sollevarsi su di lei, la osserva con attenzione e l'espressione torna completamente seria. < Ascolterò la tua strada, ma sarò io a decidere ancora una volta. Il mio futuro è nelle mie mani> asserisce completamente serio, la muscolatura torna lentamente a rilassarsi mentre anche quella "malattia" sembra lentamente cambiare, sembra meno pesante e meno grave ora. Le nere iridi vanno a posarsi su quel riflesso rosso che cambia nuovamente diventando più arancione, forse più vivido addirittura. L'attenzione viene infine attirata da quel ciondolo che l'altra porta al collo, lo osserva con attenzione per poi tornare in quelle rosse iridi altrui. Eccoci al punto della questione signori. La donna non compie alcun movimento ma gli occhi sono semplicemente più comprensivi mentre il ragazzo smette di sanguinare, le ferite però si mostrano ancora come aperte, pronte ad infettarsi, ciò che è stato fatto non è che il primo passo <prendi questa pietra, ne troverai altre tre> ammette lei semplicemente <guadagnatele tutt’e e tre e solo a quel punto sarai salvo> pian piano la luce si scalda, andando nei toni tipici del giorno, facendosi sempre più gialla, intorno a loro però sempre e solo il buio profondo <devi lavorare su te stesso o le pietre scompariranno lasciandoti ala tua miserabile fine. Non ripetere gli errori passati> e con questo lei si fa indietro, come a voler rientrare dal mondo in cui viene, mentre la collana la sangue si vede come la perla bianca al suo interno invece rimanga semplicemente sospesa nell’oscurità, se Kasei la toccasse si renderebbe conto di poterla effettivamente prendere. Lei invece svanirà così come tutta quella manifestazione. L’oscurità resta ma una strana sensazione prenderà il corpo di Kasei dopo aver preso quella perla, come di terra in bocca, fango forse? Si risveglierà a terra su un sentiero, lì si era addormentato e la faccia è tutta sporca di fango così come gli abiti ed i capelli. Se dovesse averla presa la pietra sarà nella sua tasca destra, pulita e candida. Un sogno? Una visione? O qualcosa di più mistico? Non può dirlo con certezza ha solo una prova di quello che è successo, dell’inizio di un lungo e doloroso percorso, riuscirà a superarlo o morirà anonimo e mediocre?[quest chiusa][no tempo][visione: https://i.pinimg.com/564x/bc/f8/34/bcf8342e3e02e671d76e672cd7d10d1c.jpg][end]
Permane in totale e completo silenzio ascoltando in silenzio quanto l'altra ha da dire senza mettere bocca per il momento ma lasciando semplicemente che termini. Sul volto permane quell'espressione seria, si sente leggermente meglio, eppure quel sangue continua ad abbandonare le ferite che si è provocato, anche se in maniera meno evidente e copiosa ora. Le labbra vanno a dischiudersi appena quando l'altra ha terminato il proprio dire, le palpebre si socchiudono poi la voce abbandona la gola. < Seguirò la via che mi vuoi mostrare solo per vedere dove vuoi arrivare Donna, forse la meta mi piacerà e deciderò di dargli un'occhiata ma ribadisco... Solo io deciderò della mia strada. Sia chiaro ancora una volta.> Pronuncia verso l'empia figura si contrae nuovamente in direzione del proprio spazio adesso, la mancina va ad allungarsi appena in quell'oscurità, il palmo va a dischiudersi per poi serrarsi in un pugno chiuso su quella perla. L'oscurità va lentamente a diradarsi e quel sapore di fango nella gola lo risveglia in maniera terribile quando gli occhi si riaprono. Si ritrova completamente disteso in quel fango appiccicoso, le braccia tornano a posarsi sul terreno spingendo rapidamente il busto verso l'alto. <M-Mi sono addormentato?> Sibila controllando nuovamente che non vi sia nessuno nelle vicinanze, il capo ruota appena alla ricerca di qualche luce o forma di vita. la mancina istintivamente va a dischiudersi alla ricerca della perla che però non è nelle sue mani. < Deve essere stato semplicemente un brutto sogno dovuto alle svariate ore di sono perse da quella notte> E nuovamente torna nella sua mente la figura di quella bambina dai neri capelli corvini e le bende sugli occhi. Le gambe lentamente vanno a fare pressione, barcolla pesantemente ma sembra riuscire a rialzarsi finalmente, è palesemente debilitato nei gesti e nelle movenze eppure il corpo sembra ancora riuscire a reggere quello sforzo. Le mani tornano ad infilarsi nelle tasche ed è qui che la sinistra va a raccogliere nuovamente quella pietra concessagli da quello spettro. L'enorme mole torna immobile, la mano va a far uscire dalla tasca la pietra sollevandola appena, ancora una volta la mente razionale del giovane sembra andare in frantumi. Non sa esattamente cosa stia accadendo, non ha modo logico per giustificare gli accadimenti delle ultime settimane eppure sembra che una prova sia nelle sue stesse mani adesso. [END]