『I6U』
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Giocata di Corporazione
Giocata del 30/10/2020 dalle 14:26 alle 19:04 nella chat "Montagne delle Serpi"
Aria autunnale che sferza il suo viso niveo. Acqua che cade giù bagnando le sue esili forme. Gli occhi cerulei che, come zaffiri nella notte, osservano attenti la maestosità di quel luogo. E la bellezza di un temporale. Il cielo grigio non appresta a schiarirsi, come se non volesse più far penetrare, tra quelle nuvole, i raggi solari che illuminano il mondo. Perché da qualche tempo quello stesso mondo ha un nuovo colore. Un colore cupo, scuro. Un colore che rappresenta la morte. Un colore che rappresenta la bellezza. Buio. Nero. Sulla vetta più alta di quel monte, si ritroverebbe a spalancare le braccia, assaporando quel momento d'attesa. Pregustando ciò che sarà il proprio futuro. Poco prima aveva ricevuto una missiva. Una missiva che, probabilmente, ha cambiato l'intero ordine delle cose, nella vita della Senjuu. Il mittente è proprio un membro della Yugure. E lei ne sarà all'altezza? Lei, che ha raggiunto Oto proprio per avvicinarsi a quell'organizzazione, sarà in grado di diventarne un membro? Sono tanti i quesiti nella sua mente. Quesiti che per il momento non trovano una risposta. Ma lo sente. Sente che presto avrà le risposte che le servono. Sente che presto tutto ciò che ha affrontato finora verrà ricompensato. I palmi delle mani si volterebbero verso l'alto, accogliendo tra le dita la pioggia fredda. Il viso verrebbe sollevato, lo sguardo portato verso quelle nuvole. La pioggia scivolerebbe giù dal volto, delineandone i contorni. I lunghi capelli rosa ricadrebbero liberamente sulle spalle. Nessun coprifronte la identifica. Non più. Un top nero a maniche lunghe, perfettamente aderente, delinea la forma del suo seno e lascia scoperta una parte del ventre. Una gonna a ruota nera, lunga fino a metà coscia, lascia vedere quella pelle nivea delle gambe. Ai piedi porta degli anfibi neri, allacciati fin sopra le caviglie. Il chakra già scorrerebbe con violenza all'interno del suo corpo minuto. Ed attenderebbe. Attenderebbe mentre quella pioggia continua a ricadere su quel volto. Attenderebbe con quei pensieri che si affollano nella sua mente. Attenderebbe mentre le sue carni fremerebbero d'adrenalina, desiderosa di sapere quale sia il proprio futuro d'ora in avanti. [Chakra on] Ah, perfido e musicale mondo. L'oscurità gettata dalle nubi temporalesche porta su questo pomeriggio sfumature non troppo distanti da quelle notturne. Un'umidità violenta si propaga e dilata nelle vaste masse vegetali in costante vibrazione causata dall'acquazzone pomeridiano. Nonostante la vetta della Montagna sia per lo più pietrosa, è possibile vedere al di sotto gli immensi alberi del Bosco della morte, tutti assieme a lacrimare miriade di piccole e scintillanti gocce d'acqua. Il primo segnale d'arrivo del Jinchuuriki è senza dubbio il suono anomalo prodotto da fronde che d'improvviso vengono scosse e spostate, spogliandole di ogni loro gemma liquida. Non c'è suono di passi in principio, ma ad un certo punto sarà chiaramente udibile il distinto e rumoroso sibilo di una serpe, seguito dal giungere, alla più alta vetta, di una grossa sagoma composta da grandi scaglie violacee e bianche, lunga sedici metri e caratterizzata da due grandi formazioni ossee simili a corna che spuntano dal capo. E' Yan, figlio di Manda delle serpi Giganti, che non appena giunto in cima strizza i suoi occhi serpentini e mette nella sua inquadratura Yami, ormai meno distante. La sagoma di un ombrello di carta oleata rossa può esser vista da dietro le corna della grande serpe, adesso immobile in attesa di qualcosa. "Sembra che oggi siamo noi ad essere in ritardo." La voce dell'Insonne, ancora nascosto nella grande sagoma della creatura, è la prima ad essere udibile. Una nota divertita accompagna quel dire, a cui segue un balzo che produce un piccolo tonfo sulla pietra. "Andate pure.." La mano destra, libera dall'ombrello, si agita appena per aria, dando avvio ad un moto della grande serpe che immediatamente striscia giù dalla montagna, svelando finalmente la figura dell'Insonne. Un ragazzo alto un metro e mezzo, dai grandi occhi ambrati e capelli neri, avente poggiato sulle spalle un kimono bianco quasi troppo grande per la sua taglia. Il vento di tanto in tanto minaccia di farlo volare via, ma la mano libera subito lo tira appena in basso, verso il petto. Ai piedi porta dei sandali in legno, inconfondibili a causa del suono prodotto a contatto con la pietra sottostante. Finalmente, il mento viene alzato, portando nella propria visione colei che ha chiamato poco più di un'ora fa. Rimarrebbe in silenzio durante la contemplazione delle nubi e della pioggia stessa, e per un momento lo sguardo solo si solleverebbe per cercare di osservare lo stesso scenario dall'altra osservato. Anche solo quelle movenze, tanto teatrali, tipiche di chi è impegnato ad esaltare il proprio pensiero, bastano perché negli angoli delle labbra si dipinga appena una curva, facendolo accennare ad un sorriso tiepido, caratteristico di chi osserva con dolcezza. "Nonostante l'altezza degli alberi, poche foglie raggiungono questa vetta, anche durante le tempeste." Distante forse poco più di dieci metri, volta il capo verso al lato sinistro di Tenshi, fissando alcune foglie che, seppur trascinate dal forte vento, non riescono mai a salire alla loro altezza. Poco dopo, torna a cercare lei, per la prima volta con occhi intenti, aspettando qualcosa. { chakra on } { yan e hanako in giro per le montagne} {ombrello} Le gocce di pioggia continuano a cadere sul suo viso niveo e non accenna, la rosata, a cercare riparo. Se ne sta lì, ad assaporare quell'immensità di un momento. Un momento che di lì a poco potrebbe svanire. E cos'è la vita, se non un singolo momento piacevole di una storia infinita? E' proprio per questo che ha intrapreso quella strada: per vivere appieno. Per assaporare ogni secondo di quella flebile vita che prima o poi finirà. Per rendere piacevole ogni attimo vissuto in quella terra. Vissuto nell'oscurità. Vissuto nella bellezza. E proprio in quel momento d'intensità, un sibilo raggiungerebbe le sue orecchie. E lei attende ancora, non preoccupandosi di ciò che potrebbe succedere. Facendo scivolare via, insieme a quella pioggia, ogni singola goccia di paura che in precedenza aveva abitato il suo esile corpo. Adesso ode lo strisciare di un animale, sicuramente di grosse dimensioni. Ed è a quel punto che lo sguardo verrebbe portato su quella serpe. La osserverebbe, mentre le braccia verrebbero portate lentamente lungo i fianchi. Gli occhi cerulei brillano tra la pioggia, mentre ammirano quell'enorme sagoma. Uno spettacolo che attirerebbe di certo l'attenzione della Senjuu, sempre attratta da quella natura così potente che non ha nulla da temere. Da quella natura così bella che ci si potrebbe perdere solo a guardarla. Sente che potrebbe morire piacevolmente, osservando i colori di un paesaggio mentre il sole tramonta, cedendo il passo alla luna. Sente che potrebbe morire osservando quegli animali che vivono d'istinto, pur di portar avanti la specie. Sente che nella natura sia racchiuso qualcosa di meraviglioso, così prepotentemente bello da ucciderla. Un ombrello di carta rossa verrebbe notato, subito seguito da una voce sconosciuta. La sagoma scende giù dall'enorme serpe, lasciando che quest'ultima s'allontani. Lo sguardo ancora seguirebbe l'animale, per poi concentrarsi, dopo pochi attimi, su quella figura. Subito, lo sguardo ne analizzerebbe l'aspetto. Una figura minuta, proprio come lei, che indossa gli abiti della Yugure. E, con un sibilo, la Senjuu annuncerebbe < Goshadokuro >. Il tono è fermo e gli occhi giacciono ancora attenti su quelle vesti. Ed osserverebbe, ancora. Un lungo sguardo, che non verrebbe abbassato davanti a quello altrui. Uno sguardo silenzioso, ma che in realtà lascia trasudare la voglia di conoscenza e libertà della rosata. < Sarà che non tutte sono all'altezza della visione del mondo da qui > esclamerebbe, lasciando che le parole arrivino all'altro in modo chiaro, tra il rumore della pioggia che cade sul suolo. Adesso lo sguardo verrebbe poggiato nuovamente sulla distesa sotto i suoi piedi. E rimarrebbe lì, ad osservare ancora. [Chakra on] Cammina, passo dopo passo, diminuendo la distanza che li separa. Dieci metri diventano cinque, poi quattro, tre..Ad un certo punto, quasi di scatto, si ferma. Sistemando appena la posizione delle gambe porta frammenti di roccia stridere. E' quasi funebre, il loro scambio di sguardi, implacabilmente pesante, così tanto che parrebbe quasi piegare il tempo attorno a sè, renderlo illusione come se il chakra del jinchuuriki fosse stato mosso a tale scopo. La fissa negli occhi, a lungo e a dentro. Comprende ormai l'oscura causa che spinge la ruota a girare, eppure, nel vedere qualsiasi cosa esalare respiri penosi o trionfanti, non può che provare ogni volta lo stesso sentimento stupefatto, come la prima volta in cui ha potuto fissare il mondo con i propri occhi - e non più quelli di Katsumi. Dopo aver sentito pronunciato il proprio nome, finalmente sposta lo sguardo, tenendo Yami nel proprio spettro visivo ma cercando le nubi più distanti. "Chiamami Nemurimasen, è il mio nome." Pronunciando quelle parole torna finalmente a proseguire il moto precedentemente arrestato, raggiungendo la posizione di Yami e sollevando di qualche centimetro il braccio che regge l'ombrello per adattarsi alla poca differenza d'altezza presente. Affiancandosi a lei, la supera poi di un quarto di passo, quanto basta da essere affiancati ma non perfettamente allineati. La carta oleata sarebbe abbastanza da coprirli quasi interamente, lasciando in balia della pioggia uno degli arti per entrambi. Senza curarsene, esala un respiro freddo e appena visibile, una semplice condensa di fumo che repentinamente vien allontanata. "Pensi che Furaya Nara sia in grado di vedere il mondo dall'alto?" Con tono basso, volge per un momento il viso a lei, permettendogli così di poter leggere il linguaggio del corpo ancor prima di quello parlato. Nello spirito dell'Insonne è adesso presente una miriade di suoni che dal disordine stanno lentamente sistemandosi come i membri di un'orchestra. La Yugure sta raggiungendo uno stato di completezza ed assieme a questa la sua volontà ha iniziato a ergersi come una fiamma che ha gettato un'ombra su ogni terra ninja. "Sono qui per rispondere a ogni tuo quesito..." Anticipa, con uno sguardo che, diretto all'orizzonte, pare quasi infinitamente lusinghevole. Quel cuore gonfio di aspirazioni che ora dopo ora diventano sempre più nitide. L'orologio di quest'era che improvvisamente gli è comparso di fronte agli occhi mostrando un conto alla rovescia inevitabile. In gola si forma un nodo per trattenerlo dal dilungarsi su ciò, non vuole ancora parlare di ciò. "Ma prima, parlami di te. Chi sei, Senjuu?" Pronunciando quel cognome a voce ripensa per un'istante ad un vecchio compagno. Il capo s'alza d'istinto verso il cielo e in uno stato poco coscienzioso sposta l'ombrello portando inevitabilmente lui - ed anche tenshi, se rimasta lì - a tornare a bagnarsi. Passa qualche istante prima che gli occhi, da vacui, tornino pieni di coscienza, e l'ombrello viene risistemato. Quella sua profonda contemplazione ed ogni analogia al passato e al presente danno a quest'incontro una musicalità un po' più speciale. { chakra on } { etc etc } I passi altrui si avvicinerebbero, inesorabili, in quei lunghi attimi. Il tempo parrebbe fermarsi tutt'intorno, mentre i due si studiano, cercando di capire se entrambi ambiscano allo stesso obiettivo. Un obiettivo comune, quello che lega i membri della Yugure. Un obiettivo che è sinonimo di libertà. Che è sinonimo di bellezza. Rio gliel'aveva detto, quella volta al bosco della morte: libertà e bellezza sono affini a quell'organizzazione. Ed esse trascinano con sé la morte. La distruzione. Il caos. Perché la bellezza non sta in ciò che è fermo, immane. Ma in ciò che è in continuo movimento. In ciò che cambia forma, ogni giorno. Come un fiume, che giace sempre sullo stesso letto, ma che continua a scorrere. E l'acqua che scorre oggi non è quella che scorreva ieri. E' di questo che ha bisogno la rosata nella propria vita: cambiamento. Ha bisogno di slegarsi dal peso del passato. Ha bisogno di guardare al futuro con nuovi occhi. Occhi di chi sa di poter essere libero. < Nemurimasen > sussurrerebbe, ripetendo quel nome, per ben fissare quel momento tra i propri ricordi. Ricordi di una vita che sta per cambiare. Sa già che non ha bisogno di pronunciare il proprio nome. Nella missiva che aveva ricevuto, quel nome era stato scritto con caratteri chiari: Yami. La parte di sé più viva. La parte di sé più buia. Quella parte di sé che l'aveva portata ad osservare il mondo ed a meravigliarsi della bellezza dell'oscurità che esso contiene, intrinsecamente. Perché se esiste la luce, allora deve esistere anche il buio. Se esiste il bene, allora deve esistere anche il male. Se esiste la pace, allora deve esistere anche la guerra. E lei ha scelto la propria strada. La più difficile forse, ma allo stesso tempo la migliore per un'anima come la sua. Perché non può permettersi di essere chiunque in mezzo a tanti. Lei vuol essere qualcuno. Vuole che il suo nome risuoni tra i discorsi dei passanti. Vuole che quel volto venga ricordato da tutti. Vuole dimostrare al mondo di esserne all'altezza. E vuole mostrare la bellezza di quel buio che si porta dentro. Adesso la pioggia cesserebbe sopra di loro. Quell'ombrello di carta ne bloccherebbe la traiettoria. E lo sguardo sarebbe costretto ad incrociarsi con quello altrui, nuovamente. Sguardo altrui che ha sicuramente tanto da dire, tanto da raccontare. < Fin quando io sono stata al villaggio, la Judai non ne è stata in grado >. Tante sono le cose che portano la rosata a pronunciare queste parole. Lunghi discorsi che, se l'altro vorrà chiedere, lei racconterà. Eppure, non si preoccupa di pronunciare quel verdetto così pesante nei confronti della Nara. Segno del fatto che non ha più paura di uno stupido giudice cieco. Dalle labbra della rosata verrebbe fuori un sospiro, lungo e flebile, dopo le parole dell'interlocutore. Ogni sua domanda troverà una risposta. Ma aspetterebbe che sia l'altro, dapprima, a farne a lei. Aspetterebbe, prima, di mostrarsi all'altro per ciò che è. La pioggia ricomincerebbe a picchiettare la propria pelle nivea. E lo sguardo verrebbe portato nuovamente su quel cielo buio. Chi sei? < Un'anima nera in cerca di libertà > è questo ciò che è. E' questo ciò che vuole. Un altro sospiro, successivo a quelle ultime parole, mentre la pioggia cesserebbe di nuovo sopra di loro. Lo sguardo verrebbe portato nuovamente sul ragazzo, adesso. < Ho due nomi e mi piace unirli > gli occhi cerulei resterebbero fissi su quelli altrui, mentre quelle parole verrebbero pronunciate < insieme, ne formano uno solo. Angelo dell'Oscurità >. Basterebbero quelle poche parole per dare un'idea d'inizio. Certo, ci sarebbe ancora altro d'aggiungere, ma per il momento si fermerebbe lì. [Chakra on] I pensieri si mischiano agli sguardi e quasi prendono forma attraverso ogni piccolo sguardo insofferente. Il silenzio e la contemplazione della natura e il desiderio di veder ogni cosa mutare viene esalato da quei respiri, pronunciando in mezzo a quel discorso frasi non dette e rendendole parte di quelli che saranno i ricordi del loro incontro. Di tanto in tanto sposta lo sguardo verso di lei, guardando per istinto un po' più in alto degli occhi, abituato a dover alzare il mento più degli altri per fissare negli occhi il prossimo. E' visibile quel breve istante di ricalibrazione, a cui egli non fa neanche tanto caso. E' incantato, neanche troppo in segreto, dall'emergere dell'avvenire oscuro. Prova una stretta ineffabile e leggera quando comprende in che stato l'altra si trovi. E gli occhi s'illuminano come se stesse fissando una stella, riempito del desiderio che simili degradazioni non devono mai cessare. Il mondo ninja non può raggiungere uno stato di assoluto controllo, neanche per mano dell'anarchia controllata di Yukio Kokketsu. Il mondo ninja possiede una bellezza che è inafferrabile nella completa tirannia della pace. Sapere che persino un Senjuu, allegoricamente affiancabile ai ninja che nella storia han portato più pace e controllo di tutti, cerca di vedere oltre la monotonia delle cose... Quale prova maggiore che la Yugure ha bisogno di esistere? Non in funzione di Nemurimasen, o di qualsiasi altro membro. Ma in funzione del mondo. E poi, sente parlare di Yami. Della sua ricerca di libertà. Della dualità tra i suoi due nomi. Tante sono le analogie con ciò che era prima l'Insonne, ma ancora più sorprendente è come a lei, invece, piaccia unire i suoi nomi, non separarli. "..un tempo, ero noto come Katsumi." Son presenti densi istanti di silenzio prima che inizi a parlare, come se fosse indeciso sul dire o meno ciò che segue. Eppure, la mano destra s'abbassa e finisce per raggiungere una tasca del kimono poggiato sulle spalle, da cui estrae un piccolo anello. Lo fa ruotare tra indice e pollice, permettendo a Yami di analizzarlo e riconoscerlo come l'anello del medio destro dell'Akatsuki, appartenuto all'ex capoclan Uchiha: Katsumi. "Per tutta la nostra vita, siamo stati in contrasto. E ancora, è stato difficile farmi riconoscere l'identità che mi appartiene. La lotta per la libertà, nel tuo stato, dev'essere angosciante. Forse, molti continuano a pensare che Yami sia Tenshi." Pronunciando quelle parole ripone lentamente l'anello nello stesso luogo da cui l'ha preso; dopo, sposta appena l'ombrello, calibrandolo per curarsi meglio di lei, in un gesto che vuole trascinare con sè un velo di empatia. "Io ti vedo." Yami. Come uno spirito a sè stante, puro di grumi ed emozioni che possono esser derivati ma non necessariamente son la somma di ciò che ha vissuto Tenshi. Quelle parole suonano quasi come un atto di abbandono a qualsiasi tentativo di esser giudice. In effetti, se qualcuno volesse davvero portare il simbolo del Crepuscolo, potrebbe davvero fermarlo? Gli occhi vengono chiusi e la cassa toracica viene gonfiata appena, seguono secondi lunghi di silenzio nei quali non reagirebbe ad alcuno stimolo. Completamente immobile, tende virtualmente la mano in avanti alla propria coscienza, per sfiorare dolcemente l'essenza del Rokubi e afferrarla senza destarne particolarmente il riposo. E d'un tratto, il chakra rosso demoniaco emergerebbe attorno a lui, coprendolo per un singolo istante che fa anche da transizione dal corpo posseduto a qualcosa di più adulto..più simile alla sua effettiva forma. Il Kimono della Yugure non è più poggiato sulle spalle ma bensì indossato, ed una tiepida aura calda inizierebbe ad essere emanata a partire da quel manto di chakra. "E tu puoi vedere me, adesso." Guardarsi attraverso dei riflessi è suadente ma non lo trova giusto, in un momento così esteticamente importante. D'un tratto, l'ombrello viene offerto a lei, permettendole di prenderlo. Se non lo facesse si limiterà a chiuderlo per poi poggiarlo sotto i suoi piedi. "La Yugure non ha una vera gerarchia. Io, come Nemurimasen e Gashadokuro, voglio esaudire i vostri desideri, qualsiasi essi siano. Se seguirai ardentemente la tua ricerca, ogni cosa da me posseduta sarà messa a tua disposizione. Dalla conoscenza al potere." Abbandonare ogni vincolo. Trovare la propria vera natura ed esternarla. Rifiutare di rinchiudere nel proprio subconscio ciò che è sconveniente, anche quando in contraddizione con la logica o il senso comune. "Questa è la più grande condizione per indossare le vesti del Crepuscolo. La tua ricerca della libertà è in grado di superare ogni tuo vincolo?" { chakra on } { attivazione manto chakra etc etc } Due personalità in contrasto, così lontane da non potersi mai raggiungere. Eppure, la rosata ha trovato un punto d'incontro in quel nome che descrive ogni parte di sé. Sia la sua parte fragile davanti ai sentimenti, sia la sua parte potente davanti al mondo. L'una rappresenta il proprio passato. L'altra rappresenta il proprio presente. Ed il futuro è ancora tutto da scrivere. E l'altro par avere affrontato lo stesso destino di lei. Due parti di sé che spesso si contrastano a vicenda, senza mai trovare un equilibrio stabile. Ed è così. Molti continuano a pensare che Yami sia Tenshi. Eppure, non è così. Certo, qualcosa di lei è rimasta, come quella sua sensibilità alle emozioni forti. Ma Tenshi è stata seppellita a Kiri, quella notte al faro. Quella notte in cui la sua visione del mondo è cambiata. Kioshi Uchiha le aveva mostrato quel nuovo mondo dento di sé. Un mondo al quale, in precedenza, non si era mai potuta affacciare. Perché il villaggio l'aveva sempre tenuta stretta tra le proprie grinfie. Difatti, era bastato davvero poco per denominarla disertrice. E' così che l'aveva chiamata l'Hokage quando la rosata ha fatto ritorno a Konoha. Disertrice. Disertrice per il semplice fatto di non essere tornata subito al villaggio. Per essersi presa del tempo per pensare. Per conoscersi. Per amarsi. Era davvero sbagliato tutto ciò? Era davvero sbagliato voler conoscere il mondo? Era davvero sbagliato voler scoprire cosa ci sia oltre le mura di quell'anacronistico villaggio? E ciò le è bastato per capire che quello non era il suo posto e che non lo sarebbe mai stato. E lo ha lasciato. Andando alla ricerca del luogo che davvero la rispecchiasse. Trovandolo, quindi, ad Oto. Adesso andrebbe ad osservare quell'anello tra le mani dell'interlocutore. Lo riconoscerebbe, è un anello dell'Akatsuki, quello stesso anello che apparteneva all'ex capo clan degli Uchiha. Lo sguardo s'alzerebbe di nuovo, osservando l'altro con una luce nuova nei propri occhi, incuriosita. < E' così > lo pensano. Come lo ha pensato, stupidamente, Furaya, lasciandola entrare all'interno del villaggio. Ma la Senjuu non è più quella di una volta. E solo lì, in quel posto in cui si trova adesso, si sente davvero accettata per ciò che è. Buio. Yami. E ciò verrebbe confermato dalle successive parole dell'Insonne, che porterebbero lo sguardo della rosata a focalizzarsi nuovamente su quello altrui, come se l'altro potesse vedere cosa si nasconde dietro quegli zaffiri. Dietro quelle parole. Dietro quei gesti. E lei, finalmente, si sente se stessa. Un'aura rossa, adesso, circonderebbe la figura dell'altro. Avverrebbe quella che sembrerebbe essere una transizione, da ragazzino ad adulto, con quei lineamenti che vengono definiti maggiormente. Gli occhi della Senjuu si spalancherebbero appena, osservando quella piccola trasformazione. Osservando il vero io dell'altro. Entrambi si vedono, senza barriere, senza veli. Entrambi si accettano così come sono. Nemurimasen da una parte e Yami dall'altra. La destrorsa verrebbe tesa ad afferrare quell'ombrello, sorreggendolo per entrambi. Uno scambio d'opinioni, uno scambio di testimone. E lei ascolterebbe le parole dell'interlocutore, lo sguardo estasiato dinnanzi a quel discorso così reale, così vivo. Ma all'ultima domanda, lo sguardo si svuoterebbe. Una patina opaca sembrerebbe ricoprire lo sguardo, in precedenza brillante. Un mezzo sorriso smorzerebbe l'euforia del momento. E la destrorsa verrebbe abbassata, con lei anche l'ombrello di carta rossa. La pioggia tornerebbe a bagnarle il viso. Quella pioggia che lava via tutti i suoi pensieri. Il viso verrebbe rivolto nuovamente verso l'alto. Un lungo respiro, intenso, prima di abbassare di nuovo il capo e riportare l'ombrello sopra le loro teste. < Non voglio più essere una pedina > sospirerebbe, per poi aggiungere < non voglio più avere vincoli >. Ma il suo sguardo ancora non si colora, l'espressione del suo viso non si distende. < Eppure, ho un dubbio atroce, che mi porto dietro da tempo ormai > si aprirebbe del tutto all'altro, mostrando la sua vera natura, includendo anche quella più debole < i sentimenti > una pausa, mentre il pensiero volerebbe veloce verso Onosuke < possono davvero costituire un vincolo insuperabile? > lo sguardo è fermo, ma la voce flebile. Sta esprimendo quella sua debolezza davanti ad esse. Eppure, Kimi glielo aveva detto: avrebbe fatto meglio ad eliminare ogni legame, se davvero vuole arrivare alla libertà. Ma è ancora difficile da accettare. E' ancora difficile pensare di cancellare quell'amore che la lega all'Aburame. Ed è convinta che ciò non può essere fatto da un momento all'altro, anzi, Ci vorrà del tempo. Non sa quanto. E vorrebbe eliminarlo quel legame, è vero. Ma davvero sarà in grado di farlo? [Chakra on] Ancora sotto quella tempesta, è difficile scandire lo scorrere del tempo. I riferimenti diminuiscono così come la luce, lasciando su quel promontorio semplicemente due spiriti che per comprendersi si spogliano un po' alla volta, rimanendo seminudi. Egli, fissando e comprendendo un processo ed un dolore che a lungo ha provato, non può che avere negli occhi a tratti delle scintillazioni quasi dolorose; e la poca luce presente sembra abbattersi su di loro dando a quello scenario un senso di vago sgomento e malessero fisico. In mezzo a quelle sfumature e sguardi si muove in loro qualche cosa di profondamente umano e puerilmente debole e trepido. Immergendo i loro spiriti nell'onestà si ritrovano a percorrere a nuoto distanze immense nella propria coscienza. Ed eccolo lì, Nemurimasen. Lui che ha raggiunto terra ma ha deciso di gettarsi nuovamente nel più agitato dei mari, per un amore sconfinato ed infinito. I capelli disciolti s'attaccano lentamente alla fronte, sotto l'influsso della pioggia. Il corpo svelto ed eretto si pone in maniera tale da offrire un profilo all'altra, disegnando la dove è visibile un'espressione calda e pensierosa, con il mento leggermente reclinato e gli occhi intenti. Egli è assorto in tutto il discorso e sopra ogni cosa nel proprio pensiero. In quella duplice sensazione gusta una voluttà infinita, ebbro di questi momenti. E così si tempra e fortifica, lasciandosi penetrare dal dolore e abbracciandolo, così come ha fatto presso la misteriosa cascata in cui è stato recentemente. Come può essere, lui, così amorevole e crudele? Come può conciliare in lui così tante contrarietà e assumere tanti aspetti durante la stessa ora del giorno? "E' doloroso essere visti dagli altri come il prodotto di ciò che si è subito. A volte, ho vacillato anche io. " Pronunciando quelle parole osserva entrambi i palmi delle mani, adesso liberi, per poi cercare ancora Tenshi. "Alla fine, ho avuto fortuna. Katsumi è stato il mio cordaio..ma non c'era abbastanza corda per impiccarci entrambi." La grande dualità tra 0-21 e Katsumi. Katsumi e Nemurimasen. Una lotta che è iniziata quando era giovane, quando era ancora un genin. La lotta tra dovere e piacere. Tra l'avere un ruolo oppure rifiutarlo per abbracciare l'egoismo. La risposta l'ha trovata morendo, ed è stato abbastanza fortunato da poter tornare indietro. Ma Yami? Forse sarebbe già morta, a Konoha. Non fisicamente, ma spiritualmente. Si sarebbe repressa e credendo di morire sarebbe morta davvero. Il solo pensiero e le analogie lo spingono a scuotere lentamente e inconsciamente il capo, da un lato all'altro. "I sentimenti.." pronuncia e ripassa quelle parole, riflettendoci. Passano diversi istanti nei quali interpella silentemente sè stesso. Sa la risposta. Almeno la più semplice, per lui. "..non sono catene per le tue ali, Yami. Sono catalizzatori. Odio, amore..sono cardini attorno a cui ognuno di noi trova modo di sbocciare. Ignorarli sarebbe ignorare qualcosa che ti compone." Muove qualche passo mosso dal suo stesso pensiero, senza prestar davvero attenzione alla cosa, avvicinandosi pericolosamente al bordo pietroso della montagna per poi voltarsi verso Tenshi. "Io... la Yugure, siamo qua per te. E tu sei qua per noi. Aiutami a dipingere il mondo dei tuoi colori, ed io ti aiuterò a scoprirti.." Se venisse spinto, cadrebbe per centinaia di metri. La mano sinistra, lentamente, viene allungata, invitando l'altra a prenderla, non per una stretta ma bensì per un contatto, ben più raro e intimo. { chakra on } { chakra mode }
Giocata del 31/10/2020 dalle 15:12 alle 17:57 nella chat "Montagne delle Serpi"
Sentimenti e distruzione. Come potrebbero convivere queste due cose, diametralmente opposte, in un'unica persona? Forse è proprio perché le due cose non possono vivere insieme che la rosata si sente spesso a metà tra di esse. O forse è solo perché lei crede che sia così. Solo perché si è convinta che le due cose non possano stare insieme. Eppure, di cosa è fatto l'uomo se non di emozioni? E se esse venissero meno, cosa avrebbe l'uomo di diverso da un automa? E quei sentimenti, lasciati lì, nel suo cuore, da Tenshi stessa, non sono altro che un ammonimento per Yami. Sono qualcosa che le suggerisce di non tornare indietro, di non tornare quella di una volta. Di non abbassare lo sguardo davanti a quello altrui. Di non aver paura di scegliere per sé. Di non preoccuparsi prima degli altri, ma di se stessa. Di non essere dell'erba secca nella stagione estiva, bensì una rosa rossa nella stagione invernale. Vuole finalmente sbocciare, in quel luogo che sente così vicino a sé, quasi da essere proprio casa sua. Perché lei non è il prodotto di ciò che ha subito. Lei è semplicemente ciò che prima era stato nascosto da Tenshi. Lei è oscurità, venuta fuori proprio perché Tenshi l'ha voluto, in quella notte ai piedi del faro di Kiri. Non frutto del passato, ma frutto di una decisione. Le parole dell'Insonne si amalgamano perfettamente con i pensieri della rosata, creato una semplice e limpida armonia musicale. Perché, a poco a poco, la Senjuu sta avendo le risposte che cerca. < Credo che il mondo sia basato proprio su questo > i due zaffiri sarebbero fermi sullo sguardo altrui. Il tono di voce è fermo, sicuro, mentre spiega tutto ciò che ha sempre pensato < bisogna avere il coraggio di uccidere ed anche di morire, per poter rinascere > esclamerebbe infine. Questo, infatti, è ciò che ha fatto anche lei. Ha ucciso Tenshi, l'ha seppellita, per poter avere, in cambio, una nuova vita. Una vita senza vincoli. Una vita vissuta solo per sé e non per gli altri. Una vita che finalmente, davanti a sé, ha un futuro radioso. Ed è così: se fosse rimasta a Konoha sarebbe morta. Perché non avrebbe potuto spiegare al mondo chi ella sia veramente. Non avrebbe potuto mostrare la bellezza della propria oscurità. E lo sguardo si sgranerebbe ancora quando quelle parole verrebbero udite. Il contrasto tra sentimenti e distruzione, quindi, non è mai esistito. Era solo frutto della propria mente. Non ha bisogno di cancellare via i propri sentimenti. Ha bisogno di accoglierli, abbracciarli. Egli si avvicina al bordo della montagna. Un passo falso lo porterebbe a cadere, abbandonando per sempre quella vita per cui aveva lottato così ardentemente. Eppure, non c'è paura in quello sguardo, così caldo che sembrerebbe quasi volerla abbracciare. E non aggiungerebbe nulla, la rosata, continuando ad ascoltare il discorso dell'altro. Farebbe solo un gesto. La destrorsa poggerebbe quell'ombrello di carta al suolo e poi si allungherebbe verso la mancina altrui. Un contatto che porterebbe i due a spogliarsi ancor di più, quasi a diventare un tutt'uno. E la Senjuu, farebbe qualche passo in avanti, che porterebbe anch'ella su quel bordo pericoloso. Sente la vita scorrere con potenza nel proprio corpo. Sente la voglia di continuare a scoprire quel mondo e quella bellezza. < Era proprio quello che speravo di sentire > esclamerebbe infine, puntando quegli occhi luminosi sotto di sé, in quello strapiombo sconfinato e meraviglioso. [Chakra on] E lui prova un insolito bene a potersi rivelare così tanto. Quella ammissione umile pare raffermare il suo animo in un atto di vivace fierezza. Dall'alto della Montagna delle Serpi da virtuosamente le spalle a tutta la gloria e dominio conquistati, dando le proprie attenzioni soltanto allo spettacolo che in ogni cosa ricerca: Il trionfo della Vita. Le memorie dell'oscuro martirio di Katsumi, della sua povertà d'animo, della sua fame, tutto si sovrappone tramite ricordi e poi sparisce, lasciando soltanto una sensazione di sublime superiorità reale che rende entrambi loro invincibili. Quante vite, può esaltare? Quanti fiori può ancora veder sbocciare e poi sfiorire, in rapida sequenza? Quante cose liete, superbe e decadenti potrà assimilare al proprio spirito, issandosi una volta ancora in piedi come ciò che è sempre voluto essere? Si nutre della tristezza che egli stesso genera al pensiero che qualcosa come ciò che ha davanti sarebbe potuto morire senza che nessuno la riconoscesse. E, con un gesto involontario, la mano ferma lungo il fianco s'alza e si posa sul petto, stringendo appena il pregiato tessuto del Kimono. In viso sorride come farebbe un empatico portatore di cattive notizie: puerilmente e con umiltà, umano contrariamente all'idea che è stata fatta echeggiare per le terre ninja. Le sue palpebre s'abbassano, e nelle linee del viso appare l'espressione complessa emanante una concordanza rinnovata a ciò che sente provenire da Yami. Nell'ombra, che discende dai capelli corvini e dal chakra rosso, il pallore del suo viso s'anima d'una vita inimitabile. Ed accogliendone il movimento, entrambi sono adesso capaci di vedere e sentire la maestosità e inquietudine di quella vetta. Così alta...così pericolosa, e non troppo spaziosa. Un luogo che non può essere abitato da tanti nè da nessuno, perché in entrambi i casi perderebbe il suo valore. Qualcuno deve immolare il proprio spirito a desideri e sentimenti ed accettare l'isolamento da quanto è presente più in basso. " Non si può essere consapevoli o sensibili alla bellezza se non amiamo." Pronuncia quelle parole facendo scivolare lentamente la propria mano lungo il palmo di Yami, fino all'aver contatto con lei solo attraverso i polpastrelli, rendendo rara la percezione del tatto. " Attraverso l'amore vediamo i colori del mondo. Senza umani.." cerca il suo sguardo, prima di puntualizzare "Senza voi, Yami.. " E torna adesso a scrutare il mondo attorno "tanto varrebbe distruggerlo" Pronuncia quelle parole con disinvoltura fatale, dando una serietà grave all'idea che davvero l'Insonne rifiuterebbe un mondo senza colore, senza entità come Beto beto, Yurei, Bakeneko, Chiko, Kanashibari, Hitodama. Senza umani capaci di vivere e morire. Katsumi smise di vedere ogni colore quando abbracciò i suoi doveri e l'idea di guida ideale per il mondo, e questo lo portò a cercare di sparire, con qualsiasi mezzo. Non serve a niente il potere senza passione, così come non basta la passione senza potere. Solo chi riesce a trovare il compromesso tra entrambi può essere libero dalla volontà altrui. D'un tratto, sembra perdersi nei suoi pensieri. Interi secondi di silenzio, in cui ogni elemento del mondo va a sfocare. La mente viaggia attraverso una miriade di ricordi, forse fin troppi per un corpo solo; poi, le labbra si schiudono, sussurrando una parola e scandendone ogni sillaba come se la stesse sentendo anch'egli per la prima volta "Han'nya" riportando lentamente entrambe le mani ai fianchi, tasta un paio di volte il Kimono ed infine afferra un fuuda, infondendovi all'interno con massima disinvoltura una punta di chakra, facendo fuoriuscire nella sua mano una veste bianca identica alla sua, riportante nella schiena il simbolo di una mezza luna crescente. "Nel teatro, Han'nya è il personaggio di un demone femminile geloso." mentre pronuncia queste parole, andrebbe lentamente a muovere pochi passi per posizionarsi alle spalle di Yami, rivolta verso il baratro. La veste verrebbe spiegata tra le sue mani e dopo di che poggiata sulle spalle della Senjuu, tentando di afferrarne dolcemente l'avambraccio per vestirla, in un gesto d'immensa potenza simbolica. Un battesimo. Come Battista riconobbe colui che venne dopo, Nemurimasen riconosce la validità dei sentimenti altrui. "E' rappresentato da una maschera da Oni; una maschera spaventosa. Tuttavia, nel mondo popolare è andato dimenticato il vero significato della parola..ciò che si cela dietro la maschera." Non tutti hanno il dono della vera vista. Quella che esula dalle percezioni e s'innerva nello spirito. "Han'nya è un termine carico di vita; non di morte. Significa 'grande saggezza'." Per qualcuno come lei, incompresa, è un nome carico di potere. E per lui, al pari della morte, c'è solo la rinascita. Tale è la forza di quell'allegoria che gli è impossibile celare la luce cristallina presente nelle iridi ambrate. { chakra on } { chakra demone etc etc } Quei passi verrebbero dunque mossi in quel limitare del monte più alto. Sotto di sé, l'immensa vastità del mondo le dona vita. Respirerebbe a pieni polmoni, in modo cadenzato, per chiudere, per qualche attimo, gli occhi. Ascolterebbe i suoni del bosco sotto di sé. Quel leggero vento fresco sulla propria pelle. Quelle gocce che ancora le ricadono addosso. Il profumo di terra bagnata dalla pioggia. Il cinguettio degli uccelli. Ed al centro di tutto questo, in quel momento, ci sono loro. Quelle due figure, unite da quel tocco raro. E cosa sarebbe quello stesso paesaggio, senza loro due? Cosa sarebbe il mondo se non ci fossero sguardi passionali ad osservarlo? E lei non può che perdersi nell'immensità di quel momento. Non può che accogliere la vita davanti a sé, a braccia aperte. Respirandola, udendola, vivendola. Bellezza, oscurità e sentimenti, si mescolano in un'unica cosa, in quell'attimo infinito di libertà. Perché le tre cose sono tenute insieme dal filo rosso del destino. Quello stesso filo che ha portato la Senjuu ad intraprendere quel viaggio verso una nuova conoscenza del mondo. Verso una nuova conoscenza di sé. Una sé diversa dalla precedente. Una sé rinata. Una sé che riesce ad apprezzare se stessa e ciò che il mondo ha da offrirle. < Senza occhi come i nostri a guardarlo, questo mondo non avrebbe motivo d'esistere > sospirerebbe, riaprendo quegli zaffiri. Senza anime nere ma allo stesso tempo sensibili come loro, chi apprezzerebbe veramente quell'immensa bellezza? D'altronde, lei lo aveva già annunciato all'inizio della loro conversazione: non tutti sono all'altezza di una tale visione del mondo. Un'immagine che potrebbe apparire cruda, perché molti ne verrebbero esclusi, non essendo in grado di aprire gli occhi alla bellezza. Ma un'immagine vera, che si rispecchia esattamente in quella piccola realtà della Yugure. Adesso lo ha capito: gli occhi della Yugure sono aperti. Ed osservano, estasiati, la bellezza del delle cose. Entrambi sembrerebbero perdersi nei propri pensieri, in un silenzio che fa da culla a tutto ciò che hanno vissuto. A tutto ciò che stanno vivendo. L'attenzione della rosata verrebbe infine attirata da quella parola. Han'nya. Lo sguardo verrebbe portato su quello altrui, cercando di capire il significato intrinseco di quel nome. Un fuuda verrebbe tirato fuori, d'un tratto, dall'altro. E da esso ne verrebbe fuori una veste bianca, candida, senza macchia. E, sul retro, una mezza luna. Il simbolo del Crepuscolo. E, subito, la spiegazione di quel nome giungerebbe alle proprie orecchie. Un demone femminile geloso. Un demone che, forse, ha amato troppo a tal punto da esplodere. < Han'nya > sussurrerebbe quel nome, ripetendolo ancora una volta. E resterebbe lì, immobile, a guardare di fronte a sé. Un nome che già, a quella prima descrizione, sembrerebbe rispecchiarla. Un nome che rappresenterebbe una nuova nascita. E, come una bambina tra le mani del padre, lascerebbe che l'altro le faccia indossare quella veste candida. Una rinascita. Un Battesimo. La sua venuta al mondo. E sente sulla propria pelle quelle vesti, con il simbolo della Yugure. Sente il profumo di una nuova vita. Sente che finalmente uno dei propri obiettivi è stato raggiunto. Sente che adesso il proprio futuro è chiaro, proprio davanti a lei. Le mani andrebbero a toccare quella veste bianca. E quel tocco la farebbe sentire viva. Rinata, nuovamente. E continuerebbe ad ascoltare quel discorso altrui, sempre più estasiata, sempre più volenterosa di conoscere. E cosa si cela dietro la maschera Oni? Cosa si cela dietro il volto della rosata? Non desiderio di morte. Bensì, desiderio di vita. Accrescerla, allungarla fin quando ne avrà la possibilità. Per godere pienamente della bellezza del mondo. Della bellezza dell'oscurità. < Credi che io possa essere saggia abbastanza da poter portare questo nome e queste vesti? > chiederebbe. Non un dubbio. Ma un desiderio di conferma. Un desiderio di mostrare all'intero mondo chi ella sia. [Chakra on] Finalmente, l'onda si infrange, si riduce a pochi suoni residui e poi s'affioca, si spegne su un oceano che man mano diventa sempre più composto. Sentendo ogni cosa attorno a sè esplodere di significato lui percepisce la stessa anima venir meno, come se nelle profondità una grande forza devasti la sua naturale compostezza. Per un momento rimane interdetto, confuso davanti clamore che l'ha lasciato ammutolito. La testa cade appena, vicina a sfiorare la spalla destra di Yami, studiando quel furore emerso dal profondo. Così tante personalità uniche sono emerse in questa generazione ninja, tanto ambiziosi e alla ricerca di immensa gloria. E tra quelle, ci sono coloro che cercano di avere qualcosa che non può essere afferrato. Coloro che vedono il deserto e provano a prenderlo nelle loro mani, solo per vedere la sabbia scivolare tra le dita. Alcune cose non sono semplicemente fatte per essere prese. Così come le mani dell'Insonne vestono quel corpo di simboli invece che spogliarlo del suo fatale spirito. Un tempo avrebbe colto qualsiasi bel fiore nel proprio giardino, per preservarlo in una teca di vetro e poterlo osservare per sempre. Adesso, ha compreso la brutalità di un gesto simile. Non oserebbe mai immobilizzare qualcosa. Così come la sua mano ha penetrato le carni di Kurona per aiutarla a sfiorire, oggi veste Yami per portarla a sbocciare, e portarla alla sua massima Bellezza che inevitabilmente, un giorno, sarà anche la causa dell'inizio del suo appassire. Il secondo di silenzio è per lui un delirio coscienzioso che porta il solo chakra a fuoriuscire con più vemenza dal corpo, il senso della sua immobilità corporea di fronte alla grandiosità di questo momento aumentano la sua frenesia profonda. E tutto, persino l'immensa cima, sparisce; lasciando niente fuorché la figura di Yami piena di colori. Estasiato, il labbro inferiore viene appena tastato all'interno della bocca. Se solo potesse dire come lui vede. Se solo potesse mostrare le immagini accompagnate da musiche. Parla attraverso una sete ardente. Ed eccolo, che parla contenendo la voce; e l'impeto soffocato dalla pioggia lascerà lo stesso sentore d'un sussurro caldo. L'immagine dell'Angelo nero appare: gli occhi ambrati brillano così sotto la fronte vasta, le labbra si serrano sul mento armato di superbia e affetto. Poi, rivede i capelli agitati dal vento, e quel corpo vestito dalle sue stesse vesti. Un brivido ineffabile precede il battito del cuore, ed istantaneamente torna ad osservare tutto ciò che il mondo ha da offrire. "Credo che tu sia umana abbastanza." Diversamente da un insetto, possiedono la moralità per tormentarsi. Come lucciole, son disposti a viver poco pur d'essere fedeli a sè stessi. Non c'è niente che possa mettere in dubbio, e finalmente fa due passi indietro, ridefinendo gli spazi. Finalmente riacquisisce la calma persa, e gli occhi da grandi e pieni di luce sembrano spegnersi come morendo, diventando più sottili ed affilati. Per quanto possa lasciarsi prendere da questi impeti, la tempesta sta ormai scemando, sempre più. E fradicio porta la mano sinistra alla fronte, tirando un po' indietro i ciuffi attaccati alla fronte e liberandola. "Presto radunerò gli altri membri per discutere dei nostri piani. Se avrai bisogno di aiuto a ottenere qualcosa prenditi la libertà di chiedere e farò il possibile per aiutarti. " Dopo qualche secondo, l'ultima goccia di pioggia bagnerà i loro visi, mostrando finalmente un cielo cui sole va svanendo, approcciandosi all'ora Crepuscolare. "Scendiamo?" Domanda. E qualsiasi sia la risposta, il chakra demoniaco rientrerà nella sua pelle, riportandolo a quel corpo un po' più minuto. Il kimono viene risistemato e attenderà poi una risposta. Se Yami sceglierà di scendere, la grande serpe, Yan, li accompagnerà entrambi al Lago nero con grande celerità. Che fortuna, questo mondo, che ancora una volta assiste a una Grande Rinascita. { if exit } Rinascere. Sbocciare. Rifiorire. E' questo tutto ciò che quelle vesti le donano. Una nuova possibilità per raggiungere i propri obiettivi. Per raggiungere la propria libertà. E sente che in quel momento essa stessa la pervade, mentre quelle mani accarezzano la propria veste candida. Mai avrebbe pensato di avere il coraggio di spingersi fino a tanto, in precedenza. Eppure, eccola lì, sul ciglio di una montagna di un paese lontano. Un paese che non è natio. Ma è come se lo fosse. Perché in quel luogo è avvenuto il proprio battesimo. Da quel luogo potrà cominciare a vivere. A vivere in pace con se stessa ed in guerra con il mondo, in una continua evoluzione. Perché la bellezza sta proprio nella fluidità del cambiamento, del movimento. Nelle cose che muoiono, per poi rinascere. Negli ultimi sospiri, mentre la vita abbandona un corpo. Nei primi sospiri mentre la vita ne pervade un altro. Quelle vesti candide la rendono una persona nuova. La fanno entrare in simbiosi con quel paesaggio. Si desterebbe da quei pensieri solo quando sente la testa dell'altro sfiorare la propria spalla. E' come se entrambi fossero appena entrati in un'estasi che non può essere spiegata a parole. Ed il volto di lei verrebbe portato su quel cielo. Su quel cielo che intanto si sgombra da quelle nuvole. Su quel sole che tramonta, lasciando spazio al crepuscolo. Un'immagine forte da osservare, proprio adesso che anche lei indossa quelle vesti. Un'immagine accompagnata dalle parole altrettanto forti di Nemurimasen. Perché Yami è umana abbastanza. E' umana abbastanza da poter portare quel nome. Umana abbastanza da poter portare quella veste candida. Umana abbastanza da poter osservare la bellezza con occhi che riescono sempre a meravigliarsi. Non aggiungerebbe nient'altro a quelle parole. Farebbe un singolo cenno col capo, annuendo. La libertà è stata finalmente raggiunta. Ed il futuro può essere finalmente intrapreso. E come se potesse toccarlo, allungando semplicemente una mano. E' come se tutto intorno a sé avesse ripreso a vivere. Il rumore dei passi altrui farebbe riportare, infine, lo sguardo della Senjuu su quello altrui. Il corpo verrebbe ruotato verso la figura dell'altro. E quelle parole la caricano di entusiasmo. Un sorriso, un sorriso vero, dipingerebbe il volto della rosata. Le mani si intreccerebbero davanti al ventre, mentre i capelli verrebbero leggermente scostati dal vento autunnale. < Grazie, Nemurimasen > direbbe, infine. Grazie per quelle risposte. Grazie per quelle parole. Grazie per quelle vesti. Grazie per averla considerata un essere umano e non una semplice disertrice. < Sì > direbbe, osservando come l'altro adesso riprenda le sembianze iniziali. E scenderebbe da quella vetta insieme a colui che l'ha accettata. Questo è tutto ciò che ha sempre voluto: essere considerata per ciò che è e non per ciò che gli altri volessero che ella sia. Lei non è una semplice chunin. Lei non è qualcuno che ha trasgredito una semplice regola. Lei è Yami. Lei è Han'nya. [END]