Familie.
Free
Giocata del 20/10/2020 dalle 10:53 alle 19:27 nella chat "Dojo Nara"
S'è coperta, per ovvi motivi, indossando il suo solito yukata. Ne ha dovuto prendere uno più grande perché ormai non le sta più niente addosso. Tuttavia, ha preferito restare sulla tonalità del nero con dei fiori di ciliegio disegnati lungo il fianco mancino, sino a raggiungere il seno dal medesimo lato. E' chiuso in vita da una fascia addominale che, dato il pancione da palese sesto mese di gravidanza, è tenuta piuttosto larga e serve soltanto per tenere chiuso l'abito ed evitare che s'apra in momenti indelicati. Sulle spalle, è posata una cappa rossa bella pesante, poggiata sulle spalle e chiusa sotto il collo con un gancetto dorato avente su di sé il simbolo di Konoha. L'indumento scende sin ad altezza degli stinchi, tenendola dunque bella al caldo. Con sé, ha soltanto le due katana che son poste sul fianco mancino, infilati nei rispettivi foderi. Il problema è che vederla attaccare in quelle condizioni con un paio di katana sarebbe probabilmente la cosa più ridicola del mondo. Non ha molte altre armi con sé, se non degli oggetti che è sempre solita avere dietro quali il ciondolo con il simbolo degli Uchiha al collo, un paio di vambracci nascosti dalle maniche dello yukata ed un paio di saldali ninja ai piedi, di colore scuro e uniti a degli schinieri che ne coprono gli stinchi. Il coprifronte della Foglia è tenuto tra i capelli rosei, ricadenti in lunghe onde dietro la schiena e sulle spalle. Cammina con passo flemmatico, senza correre, anche perché la colonna vertebrale potrebbe avere da dissentire a tal proposito. E' ormai in là con la gravidanza, di base dovrebbe riposare ed evitare d'alzarsi dal letto il più delle volte. Al contrario, preferisce continuare le sue solenni passeggiate per arrivare alla Magione, con tutta la ovvia calma del mondo. Per fortuna, c'è il sole che l'accompagna. Oltre a delle splendide ragnatele che hanno preso posto sui tetti spioventi delle abitazioni e che brillano fameliche e pericolose. [ Chakra ON ] [Strade] Serata di ragni, serata di predatori e prede. Questo ha pensato Tachico nel suo futon, sorridendo. Sempre sorridente anche quella mattina. Addosso ha il solito yukata nero che nasconde, malamente, le sue curve. Disegni di piante in rosso brillante si arrampicano sul lato sinistro del vestito, partendo dalla fine fino ad arrivare al collo. I sandali e le calze nascondono quello che lo yukata non può raggiungere. Una collana con un matagama nero scendo dal collo fino a raggiungere l’incavo dei seni. E’ piegata presso una sorta di cespuglio di un’abitazione osservando qualcosa. Gli occhi rossi come il sangue fissano e scrutano quella creaturina impigliata in una ragnatela. Si umetta le labbra mentre i capelli violacei scendono candidi dietro la sua schiena quasi toccando per terra, ma non se ne cura. Rimane lì ferma con il cuore che batte all’impazzata. Le gote si fanno rosse un pochino per l’eccitamento che per la temperatura. La mano destra che si muove, unghie lunghe smaltate di nero che come tentacoli si avvicinano a quella piccola creatura. Il respiro è affannato quasi mentre il petto si gonfia e si sgonfia per l’aria che fa il suo naturale corso. L’indice ed il pollice attraversano le foglie andando a prendere quel piccolo insetto. Le labbra carnose disegnano un sorriso malato mentre lei continua ad osservare l’animale dimenarsi tra quelle dita. Pensa di essere salvo invece è ancora peggio. Avvicina le dita alle labbra ed ecco che appaiono i denti candidi. Le fauci si aprono facendo scomparire sia le dita che l’insetto in un leggero *Crunch*. La preda è stata mangiata. Lentamente si alza in piedi con ancora le due dita tra le labbra, succhiandole quasi per un attimo prima di notare la figura della sua Capoclan in arrivo. Tempo di farsa. La donna si girerebbe verso di lei mostrando un delicato sorriso mentre i suoi occhi rossi vanno a scrutare il pancione come se volesse vedere oltre la carne, la nuova vita. < Buongiorno Cugina.> direbbe con quella sua voce adulta, avvolgente, al tempo quasi fastidiosa. China la schiena in segno di saluto prima di alzarsi di nuovo eretta nella sua piccola figura per portare le mani verso il grembo intrecciandole < Come stai oggi?> chiederebbe andando a guardarsi intorno prima di tornare sulla figura della capostipite. Si umetta le labbra prima di chinare la testa di lato facendo ciondolare le ciocche cadenti sulle spalle, attendendo risposta.Vita che nasce, vita che muore. Nel pancione della Judai, un nascituro. Tra le mani della Deshi, un ragno. Il primo nasce, il secondo muore. Le mani della ragazzina non hanno ritegno nello schiacciare quell'innocuo aracnide, che non le aveva fatto del male. Il mondo si è colorato di bianco e grigio, ragnatele che luccicano in quella tarda mattinata di metà ottobre. Sta avvenendo qualcosa di particolare, i ragni stanno migrando. Eppure, non farebbero del male agli uomini, se non fossero costretti. Ma quelle dita della ragazzina, hanno schiacciato ugualmente quel povero ragno. E, ad ogni azione, vi è una conseguenza. Da quelle stesse foglie, viene fuori un ragno più grande. E' nero, con occhi violacei, abbastanza grande da coprire il palmo d'una mano. Si muove sinuosamente sulla sua tela, secondo quel fenomeno particolare chiamato ballooning. Nessun vento lo sospinge, eppure il ragno si muove. Si muove seguendo la giusta traiettoria. La traiettoria verso quella mano assassina, che aveva ucciso quel cucciolo di ragno. E, mentre la ragazza saluta in modo farsesco la cugina, quel grande ragno, desideroso di vendetta, si poggia sulla sua mano. Tachiko sentirà quelle zampette arrivare lì, proprio sul dorso della mano che aveva compiuto il misfatto. Il ragno lascerà la mano umida, poggiandovi sopra la propria tela. E, in quel momento, avrà la sua vendetta. Con la sua piccola bocca va a mordere il pollice della Deshi. [Piccola interruzione, potete continuare in free <3]
I propri passi si mantengono lenti, con una mano sul basso ventre come se ciò possa bastare a sorreggerne il peso. La schiena, di tanto in tanto, chiede pietà. Tuttavia, la sua resistenza è abbastanza alta da riuscire a tollerare un minimo di dolore, anche perché è appena uscita dalla sua abitazione. Per tal ragione, preferisce compiere qualche altro passo anche se quelle ragnatele le fanno storcere il naso. Ce ne sono troppe, disseminate su ogni abitazione e ha visto alcuni ragnetti passeggiare tranquilli sui muri. Nel giardino della magione, ha notato Ranmaru acchiapparne qualcuno e mangiarselo, un po' come ha appena fatto Tachiko senza un apparente motivo. Che sia anche lei un cane sotto mentite spoglie? Sospira, si sofferma sulla visione di quel che compie prima di rendersi conto che forse ha avuto un abbaglio. Forse ha mangiato qualcos'altro. Non può certo trattarsi d'un ragno o d'un insetto, quale persona sana di mente farebbe qualcosa del genere? Piega un sopracciglio, ma l'espressione sembra essere dubbiosa, perplessa. <Buongiorno a te.> Ricambia il saluto in direzione della cugina, quella stessa parte della famiglia che non vede da qualche tempo e con cui non ha molti rapporti. Poi si chiede anche il motivo. Se è una Nara, vuol dire soltanto una cosa: non è legata alla madre di Furaya. <Mal di schiena a parte, va tutto bene.> Sai anche mentire bene ultimamente, eh? Dire che va tutto bene è un po' fuori discussione quando, tramite il sigillo dell'empatia impresso su Saisashi e su Mattyse, ti son giunte soltanto emozioni negative. Tanto da desiderare di non averglieli impressi. Non tanto per il Senjuu che, chiariamoci, amici amici, ma resta un traditore della Foglia; quanto più per Saisashi, preoccupata per le sue sorti e per il luogo verso cui si sta dirigendo assieme a Raido. Sa bene che è in buone mani, ma ciò che avverte non è idilliaco. Vorrebbe essere al suo fianco. Cerca di prestarle attenzione. <Tu, inv-> Si blocca a metà per via del ragno che le cammina sul dorso della mano, talmente grosso da non sembrare reale per chi non ci ha mai avuto a che fare direttamente. <Per tutti i Kami> Borbotta, sentendo già un conato risalirle lo stomaco, probabilmente per merito della bambina che cresce dentro di sé e che, a sua volta, non è propriamente contenta di aver a che fare con un ragno simile. <non voglio credere che ce ne siano altri in giro di quelle dimensioni.> Perché non hai ancora visto Rayuki, bambina mia. [ Chakra ON ] [Strade] Il respiro torna tranquillo con le guance che tornano di quel candido bianco che la pelle palesa agli altri. La mano sinistra si muove verso la nuca, dietro ai lunghi capelli, sistemandoli meglio. Sente le parole della capa e fa un cenno con la testa, sorridendole. <Oh…> le labbra si increspano in quella espressione di dispiacere. Si umetta le labbra lasciando le braccia lungo il corpo, senza sforzare nessun muscolo < Ti servirebbe un bel massaggio…> un sussurro il suo prima di mostrare quel sorriso tanto falso quanto inquietante alla cugina. Si muove lentamente andando a portarsi al lato destro della parente alla lontana < Dove ti stai recando?> chiede poi con finta curiosità, semplice educazione che la porta a nascondersi in piena vista. Rimane in silenzio sentendo qualcosa sulla mano, un solletico, un qualcosa di estraneo. Lentamente alzerebbe la mano notando quell’enorme ragno. Lo avvicina al viso per fissarlo con i suoi occhi rosso sangue, vivi di una luce malata che porta la gente ad allontanarsi da lei. Il ragno vuole la sua vendetta, e che se la prenda. Un piccolo sussulto quando morde il pollice della Deshi. Il dolore, il dolore pervade tutto il suo corpo ed un leggero sorriso si increspa sul suo volto. Il dolore la rende viva, la fa sentire parte di quel mondo che l’ha emarginata, l’ha punita, l’ha maltrattata. Conosce solo il dolore, e dolore sia. Le gote tornano rosse mentre lentamente andrebbe con la mano a toccare la testa pelosa di quel ragnetto, imprimendo sempre più forza ed alla fine schiacciandola proprio su quella mano che aveva ferito. Rimane in silenzio godendosi quella linfa incolore bagnare la mano già umida per la tela. La lingua esce dalle labbra, bagna le stesse con moto lento. <da come ho sentito, sembra che ci siano ragni anche più grandi..> non sembra mostrare emozioni in quella voce, come se fosse un racconto da comari < ma non entrano in casa.. almeno credo.> nel dubbio, li avrebbe uccisi con gioia e sommo gaudio. Rimane in silenzio facendo cadere il cadavere del ragno per terra, osservandolo ancora rantolare nei suoi ultimi spasmi < hai provato con le terme?> chiede cambiando discorso, come se non fosse successo nulla, girando lentamente la testa verso al cugina. Fa un respiro profondo, un lungo sospiro, cercando di calmare quella sua pulsione a togliere la vita, a sentirsi potente quando la forza le era stata prosciugata dalla famiglia, l’unico suo momento di soddisfazione, di eccitamento. Si morde per un attimo il labbro inferiore pulendosi di nascosto la mano sul kimono nero prima di tornare a parlare con Furaya < Sai…in questi giorni dovrei iniziare le prime lezioni da Kunoichi…> direbbe così, mentre alza lo sguardo verso il cielo azzurro < penso che mi divertirò…> e di nuovo si bagna le labbra. Sfortunati coloro che andranno in missione con lei, se non riuscissero ad arginarla. <Però stavo pensando…> e si ferma, andando a picchettarsi la guancia con la mano destra, l’indice per l’esattezza < Dopo che avrò fatto alcune lezioni… mi insegneresti qualche tecnica tu?> ecco, la domanda che tutti non vorrebbero sentire. Rimane in silenzio poi, attendendo e studiando tutte le movenze della cugina, come una predatrice e la sua preda, sebbene pericolosa come preda. Non incontra Tachiko da un po', per questa ragione gli occhi azzurro cielo restano a fissarla forse più del dovuto. Ne squadrano le forme sinuose e l'espressione che si palesa sul di lei volto, quasi indifferente innanzi alla morte del ragno o alla sua presenza sulla mano. <Assolutamente sì.> In merito al massaggio, non può che ammettere la verità dei fatti. <So anche a chi chiedere.> A Mattyse? Non credi sia il momento peggiore per chiedergli una cosa del genere? Hai potuto sondare le sue emozioni, notandone di negative tutt'al più. Saisashi è lontano, ma potresti sempre evocare delle copie che ti aiutino nelle faccende o nei massaggi. Potresti anche approfittare della gentilezza di Tachiko, ma probabilmente non ne sei tanto sicura dopo quanto ha fatto. <Alla Magione.> Sai, sono il Kage. Avanti, diglielo. Se la meriterebbe una risposta del genere. <Ho del lavoro da svolgere.> Che potrebbe anche fare tranquillamente da casa propria, evitando gli spostamenti il più possibile cosicché non debba poi lamentarsi del mal di schiena. Tuttavia, farle entrare in testa qualcosa per il suo bene è fuori discussione. Ci son voluti Raido, Saisashi e Mattyse per farle capire che è meglio che resti a casa al sicuro, almeno fino alla fine della gravidanza. L'attenzione della Nara resta particolarmente coinvolta dal ragno che gli cammina sulla mano, schiacciato ma non domato, ferito ma non morto, che dopo aver morso sceglie la ritirata strategica tra le foglie del cespuglio. <Direi di allontanarci.> Non predilige granché la presenza dei ragni, vorrebbe bruciare tutto ciò che vede, specialmente la miriade di ragnatele che hanno iniziato ad appoggiarsi su tutte le case. Alcune sono spinte dalla brezza del vento, tanto da risultare belle da vedere se non si tenesse conto che ad ognuna d'esse v'è almeno un ragnetto. <Non voglio saperlo. Mi va bene restare all'oscuro di simili scempiaggini.> E pensare che non sai ancora quello che ti spetta. Credere che non vi siano ragni di alcun tipo differenti da quelli minuscoli, che bazzecola. Sarà divertente. <Se chiudi bene porte e finestre, non credono riescano ad entrare. E' un fenomeno particolare, non trovi? Non l'avevo mai visto.> Si stringe appena nelle spalle, sistemando meglio che può la cappa per restare al caldo, evitando fastidi inutili per sé ed il bambino. Cerca anche d'evitare di ritrovarsi addosso delle spiacevoli sorprese com'è successo per Tachiko che, a differenza propria, sembra essere immune al ribrezzo per tali bestie. <Non ho avuto tempo per recarmi alle terme, specialmente dopo quanto accaduto.> Riferendosi chiaramente ad Oto e al tradimento di taluni individui. Per quanto non conosciuti né rivelati, vi sono anche dei konohani nella mischia. <Se vuoi, posso insegnartele io. Finché si tratta della teoria, non credo d'avere problemi. Nella pratica, al momento, sono fuori servizio.> Indicando il ventre gonfio con l'ausilio della manca, trattandosi pur sempre d'un pancione al sesto mese e non più una sorpresa inaspettata. [ Chakra ON ] [Strade] Gli occhi azzurro cielo incontrano il rosso inferno della ragazza. La deshi non fa altro che sostenere il suo sguardo sorridendo leggermente, come se fosse una bambola di porcellana. Lo sguardo indagatorio di lei, fisso, potrebbe anche mettere un certo disagio. Rimane in silenzio quando lei parla, annuisce lentamente come se avesse capito ed ecco che muoverebbe la mano per portarsi una ciocca di capelli violacei dietro l’orecchio < allora abbiamo già risolto.> dice solamente andando a battere due volte le mani tra di loro facendo quel tipico rumore da applauso lento e ritmato < oh che sbadata…hai ragione!> eh si, lei è anche il kage, come se fosse una cosa da ricordare insomma. Si umetta le labbra prima di passare la lingua sotto il canino, sentendo la tipica punta del dente < dovresti riposare, non fa bene sforzarsi.> direbbe tranquillamente prima di sorridere, tipica risposta da dare ad una donna in dolce attesa. Quando lei opta per allontanarsi ecco che la ragazza si girerebbe di nuovo verso il verde, fissandolo, come se cercasse qualcosa, come se volesse qualcosa. Annuisce lenta, si muove, tenendo lo sguardo tra le foglie per qualche secondo prima di osservare davanti a se. Ridacchia quando sente quelle parole. <Ma dai, hai paura dei ragni?> chiede infine verso di lei prima di deglutire sonoramente. Si chiude un attimo in se stessa annuendo mesta mentre le mani tornano davanti al grembo, intrecciandole < si devo ammettere che è… insolito…diciamo> in effetti non era mai successa una migrazione così grande. Si limita a stringersi nelle spalle prima di tornare ad osservare con gli occhi rosso sangue la figura della cugina. I capelli ad ogni passo danzano dietro la schiena, lunghi, fluenti, mossi, quasi un mare di viola che nasconde il retro del corpo della donna, quasi a scudo <Oh…beh però rilassarsi è sempre meglio!> conclude prima di portare una mano verso il suo mento, strofinandolo. Le dita si muoverebbero per salire agli occhi, massaggiandosi le palpebre. Aprirebbe gli occhi solamente alla proposta di Furaya, o meglio, alla risposta della richiesta della Deshi. Il sorriso si amplierebbe prima di battere di nuovo le mani < oh…davvero? Grazie!> direbbe solamente prima di far scemare quel sorriso < gli altri hanno detto che è meglio che io non sappia certe tecniche.> confida poi andando a sorridere a qualche pensiero di carne e sangue < ma tanto sono abituata a farmi mettere da una parte> insomma, poco le importa di non avere conoscenze o amici, tutti falsi, tutti deboli, tutti inutili. Rimane in silenzio prima di girarsi per l’ultima volta verso Furaya annuendo < oh beh certo, mi sembra il minimo.> Il sangue scenderebbe verso il pancione, fissandolo, sentendosi disgustata nel vedere quella donna, forse l’unica che rispetta, ingravidata da qualche sporco portatore di spermatozoi…ma alla fine, sono scelte. Schiocca la lingua sul palato prima di tornare a guardare avanti prima di sospirare < ho visto che molti shinobi sono piccolissimi…mi sento inadeguata…> in realtà no, si sente la più forte, almeno fisicamente, con dei bambini, l’età non conta se desideri far del male. Il motivo per il quale non è mai stata granché assieme a quel resto della famiglia inizia a diventare piuttosto semplice da comprendere. Quegli occhi rossi come il sangue, l'espressione sadica che palesa sul suo viso la gran parte del tempo e il suo modo di parlare... Un brivido le percorre la spina dorsale, a lei che è sempre stata dietro a gente ben peggiore di Tachiko, più meschina e fuori di senno. <Lo so, me lo dicono in molti.> Cerca fin da subito di sviare il discorso in tutt'altri lidi, evitando opportunamente di approfondirlo per non ricevere le solite raccomandazioni di sempre. Ormai, sa bene quali potrebbero essere, pertanto non vuole risentirle. <No> Ribatte subito in merito alla paura che potrebbe avere nei confronti dei ragni. <ci sono mostri ben peggiori nel mondo> Forse perché non hai ancora incontrato la tua più grande paura. <quindi, i ragni sono probabilmente il meno innocuo. Inoltre, non sembrano dar fastidio a nessuno.> La loro presenza è senza dubbio poco gradita, ma questo non significa che possano ledere in qualche maniera all'essere umano. Si stringe appena nelle spalle, sollevando l'angolo destro delle labbra per risultare quanto il più possibile tranquilla nel suo modo di fare. <Chissà, magari la natura è cambiata come cambiamo anche noi.> Basti pensare alle modifiche che il suo corpo sta prendendo per merito di una gravidanza. Trova che sia una scusa più che plausibile. <Mi chiedo fin quanto durerà.> Riferendosi nuovamente ai ragni e ai fili di seta che vede ondeggiare nell'aere circostante, facendo anche attenzione a non restarvi impigliata per quanto non crede vi siano dei problemi sostanziali. Sono gli insetti quelli più vulnerabili al momento, ma la natura deve continuare a fare il suo corso. <Lo farò quando mi sarà possibile farlo.> Riposarsi non rientra nelle categorie principali dei suoi hobby preferiti. Il discorso preso dalla fanciulla per quanto riguarda la conoscenza di determinate tecniche o la necessità di non conoscerle, la stranisce un poco. <Pur volendo, non puoi fermare il normale essere d'un individuo. Se vuoi apprenderle, anche se gli altri ti diranno di no o che non ti servono, lo farai comunque.> Lo sguardo si fa un po' più severo. <Cosa risolvi facendoti mettere da parte? Sei tu che scrivi il tuo destino, no? Quindi, prendine le redini.> Sentenzia alla di lei volta, magari usufruendo d'un tono lievemente più serio e secco, ma che reputa sia idoneo per farle raggiungere un determinato messaggio. <Allora perché non inizi a darti da fare?> Non riesce più a sorridere e a far finta di niente di fronte a chi si lamenta soltanto, quindi cerca di spronarli, esattamente come faceva prima, ma in maniera differente: più diretta e concisa. [ Chakra ON ] [Strade] Continua a camminare lentamente, seguendo quel percorso ha fatto decine e decine di volte. Si umetta le labbra prima di guardare verso il cielo, notando un piccolo uccello che vola, forse alla ricerca di cibo. Lo segue con lo sguardo prima di girare la testa verso la cugina. Lo sguardo fisso, insistente, di chi sta riflettendo o sta scandagliando, occhi che nel buio potrebbero causare terrore. <Dovresti..> dice solamente prima di chiudere quel discorso. Annuisce a qualche pensiero prima di assottigliare lo sguardo, prima di sentire qualcosa all’altezza del petto, un battito forse, di quelli più accelerati. < Vorrei tanto vederli…> direbbe con un sussurro prima di leccarsi le labbra < almeno diversi dai mostri che vedo io> direbbe praticamente seria ma con un’espressione apatica sul volto, le mani si stringono in quell’intreccio fino a diventare bianche le nocche < no, hai ragione, vivono la loro vita da ragni.> direbbe verso di lei prima di fare un respiro profondo. Chiude gli occhi nascondendo il rosso che si intona bene con le piante del kimono prima di arricciare il naso < durerà fino a quando non si sentiranno soddisfatti.> almeno questo è il pensiero di Tachiko. La deshi si muoverebbe ancora, passo dopo passo, mentre probabilmente persone la potrebbero osservare e sparlare, come fanno sempre, ma non se ne cura. Annuisce solamente andando a muovere la testa verso destra, osservando un piccolo chiosco e le persone che stanno mangiando. Si limita a guardare il tutto con aria sorniona prima di tornare verso Furaya, verso l’oggetto della sua conversazione < fai quello che ti senti di fare.> dice solamente andando a stringersi nelle spalle < ma certamente non sono nessuno per dirti queste cose.> conclude prima di fare un lungo sospiro. Sente la sua esortazione ed annuisce sorridendo. < Oh beh si, è quello che farò> dice solamente prima di fare cenno con la testa prima di girarsi verso di lei < sono passati anni da quello che è successo Fu-chan> come la chiamava da piccola e che usa solamente quando sono da sole < ormai ho fatto il callo ad essere chiamata Namida no onna, la signora delle lacrime> conclude prima di mostrare un sorriso, per dire, inquietante < non mi dispiace più> conclude con una semplice frase che racchiude tutta la sua psiche crepata. Si limita a rimanere in silenzio quando lei smette di sorridere. La deshi invece sorriderebbe ancora di più girandosi verso di lei < non essere così dura però..> le direbbe solamente facendo una piccola risata e nascondendo la dentatura perfetta dietro la mano destra < non mi stavo lamentando, era solo per chiacchierare.> conclude prima di annuire < ma una cosa è certa, nessuno mi fermerà…> ed anche il tono qui, più roco, meno delicato, rotto da una emozione ed eccitazione palpabile rende il tutto più sinistro prima che torni ad essere raggiante, almeno in apparenza < e poi, magari se diventassi una famosa kunoichi del clan Nara, potrebbero iniziare a guardarmi con occhi diversi!> di terrore, di sgomento, di sottomissione. Ma questa è un’altra storia. Si mantiene al fianco della cugina, senza mai aumentare o diminuire la velocità dei propri passi. <Se prosegui lungo la via del ninja, sta pur certa che ne vedrai ben presto.> Nella sua carriera, la Nara ne ha visti così tanti da non sorprendersi più di niente. Forse soltanto il Finto Dio, avendo poteri che trascendono quelli umani e finora utilizzati dai Ninja, l'ha lasciata più di stucco degli altri. Tuttavia, s'è rivelato essere nient'altro che un comune psicopatico in cerca del potere assoluto; un po' come tutti i cattivoni che la storia ci insegna ad evitare. <A quanto pare, sei molto informata sui ragni, eh? Potrei quasi credere che siano tuoi se non t'avessi vista ucciderli davanti a me.> E mangiarne anche, ma reputa che fosse soltanto un'allucinazione o, ancor più probabile, non intende neanche sapere quale fosse la verità dei fatti. Forse è anche meglio così, ha lo stomaco piuttosto sensibile di questi tempi. Passerà anche questo periodo, spera il prima possibile. Deve tornare ai propri doveri, deve riuscire a rimettere a posto tante di quelle situazioni che ormai pare averne perso il conto. Per di più, la situazione degenera velocemente e lo stress si fa sentire sempre più pressante. <Ad ogni modo, preferisco altro genere d'animali, quindi del loro ciclo vitale non m'importa granché.> Si stringe nelle spalle di nuovo, lanciando rapide occhiate nei dintorni per sincerarsi che le ragnatele non le finiscano addosso o in faccia. Non sarebbe affatto una sensazione piacevole per lei. <Sbagli> A dichiararsi nessuno. <ascolto qualunque consiglio mi giunga, qualsiasi critica mossa nei miei confronti o valutazione che esca dalle labbra di chiunque. Alla fine, però, sta soltanto a me decidere se prenderla in considerazione oppure no.> Le mostra un piccolo sorriso, è riuscita a scucirglielo nonostante la discussione intrapresa ed il fatto che le si sia praticamente accollata addosso. <Dipende a quale evento tu ti riferisca. Eventi catastrofici che abbiano preso in considerazione il Clan sono accaduti nel corso di decenni. Qualunque soprannome ti abbiano dato non è detto che faccia di te la persona che loro credono tu sia.> La donna è stata anche definita come una vedova nera per via della morte dei suoi precedenti partner, giacché soltanto uno è sopravvissuto, chiuso però in manicomio. L'unico che si salva probabilmente è Saisashi, ma abbiamo appena constatato che la sventura che si è tirata dietro colpisce sempre chi le sta accanto, quindi anche lui non è affatto esente da quest'ultima in base agli ultimi avvenimenti dei quali è stato partecipe. <E' solo stanchezza, l'abitudine a rivolgermi in maniera schietta per terminare prima i colloqui e trovare in fretta una soluzione alla moltitudine di problemi che colpiscono giornalmente Konoha.> O se stessa. Quei due Sigilli dell'Empatia sembrano esserle costati cari, una condanna a morte, un destino segnato. <Esatto, è questo lo spirito che devi tenere.> Poco più gioiosa nel timbro vocale, sorridendole senza sapere che sta spronando una schizofrenica a far qualcosa di sbagliato per se stessa e per gli altri. <Mhm, Tachi> Storce appena le labbra. <ho voglia di biscotti al cioccolato.> No eh, non iniziamo con le voglie, ti prego! Abbiamo appena superato gli sbalzi d'umore. [ Chakra ON ] [Strade] Annuisce lentamente prima di riflettere osservando davanti a se < il nindo> dice solamente < la via del ninja…> si limita a dire come a ripetere le parole di Furaya, rimane in silenzio, respiro calmo, profondo, prima di voltarsi verso di lei e sorriderle < mh? Oh no, non sono miei> come se avesse preso seriamente la presa in giro della cugina. Si limita a fare un passo e poi un altro prima di riprendere fiato e parlare < avrei scelto altri animali invece dei ragni..> ci riflette sopra prima di andare a picchettarsi le guance. Sorride prima di guardare verso il cielo, osservando altri piccoli uccelli in volo < vespe.> conclude prima di ridacchiare < vespe! Si, vespe!> ripete per tre volte quel nome prima di andare a voltarsi verso la cugina socchiudendo gli occhi in quel sorriso velenoso < le vespe fanno più male.> conclude prima di tornare a parlare di altre cose. Annuisce lenta tornando con le mani al grembo prima di umettarsi le labbra < Bene, neanche a me importa.> liquida subito il discorso ragni come se non fosse niente prima di fare un piccolo sbuffo di sorriso < allora ti consiglio di stare attenta.> conclude prima di osservarla con i suoi occhi rossi come il fuoco, scuri come il sangue colante di una vena tagliata < perché c’è qualcosa nell’aria.> ovviamente lei ha dei presentimenti assolutamente falsi, visioni, certezze infondate, paranoia che la divora dall’interno in quel suo mondo di follia < e tu potresti essere in pericolo…ed un bersaglio facile.> osservando il pancione. Si limita a schioccare di nuovo la lingua sul palato prima di osservare davanti a se e fare un sospiro < l’evento della mia matrigna.> spiega poi andando a fare un piccolo sorriso impercettibile prima di guardarla < beh essere ignorati è peggio che morire..> direbbe lei con una tranquillità disagiante < preferisco essere la signora delle lacrime che essere ignorata.> si limita a dire bagnando ancora le sue labbra con la lingua in fare tranquillo mentre alza entrambe le sopracciglia, rendendo gli occhi rossi ancora più grandi < ed io sono uno di questi..> direbbe tranquillamente prima di ridacchiare < non sempre eh, solo oggi..magari volevi stare per conto tuo> si limita a dire prima di picchiettarsi il mento con le nocche della mano destra, muovendo la mascella a destra ed a sinistra < ma alla fine camminare in compagnia fa bene, almeno così mi hanno detto.> e ridacchia di nuovo, come una bambina, come l’innocenza che ha perso anni fa e non ha intenzione di ritrovare, scoperto il sapore del sangue. Si ferma quando lei dici che ha una voglia, sorride prima di chinare la testa di lato < Ed allora andiamo di qua.> e cercherebbe di prendere la sua mano in modo da trascinarla verso il chiosco di dolci poco lontano dalla loro posizione. Si limiterebbe ad osservare i dolci tirando fuori un piccolo borsellino di monete < Vorremmo dei bis…> ma il negoziante subito si girerebbe verso la capoclan chiedendole cosa volesse. La ragazza fisserebbe l’uomo con i suoi occhi rossi intensamente, quasi a volerlo scorticare vivo prima di passare il borsello alla cugina < offro…io…> il problema che ancora sta osservando il venditore nel momento del passaggio del portamonete. Gli occhi rossi ancora disturbano la figura di quell’uomo che quasi si specchia in quello sguardo malato e pericoloso. Muove il capo un paio di volte, annuendo alle di lei affermazioni. Non si sente in dovere d'aggiungere altro al contesto, preoccupandosi più del resto. <Le vespe?> Alza le sopracciglia in una chiara espressione sorpresa per via della scelta ricaduta su un animale in particolare. <Le vespe pungono senza una valida motivazione, soltanto perché a loro va o se si sentono minacciate, un po' come qualunque altro animale. Tuttavia, come l'uomo, riesce a scegliere arbitrariamente a chi fare del male.> Che Tachiko ci si riveda particolarmente? Anche perché l'asserzione conseguente riguardante ancora le vespe e quanto male facciano darebbe proprio questa impressione. <Anche tu con questa storia di dover star attenta soltanto perché sono incinta. Ormai, non fate altro che ricordarmi di quanto lo sia e che non possa difendermi da sola. Al contrario, sono sicura di poterlo fare.> Questo perché minacciano il tuo orgoglio, bambina, quell'orgoglio battagliero che ti porti sempre dietro. Non puoi farne a meno, ti sei sempre affidata soltanto alle tue forze, ragion per cui non riesci a dipendere dagli altri. E quando questi vorrebbero soltanto darti una mano, sei pronta a rinunciarci pur di riuscire a fare tutto da sola. L'orgoglio ti ha condotta dove sei, ma sei talmente in alto che cadere rischierebbe di distruggerti del tutto. <Nell'aria, dici? Oltre a ragni e ragnatele? C'è di nuovo l'odore della guerra e del sangue, delle lotte tra villaggi e la necessità di scendere sul campo di battaglia quanto prima.> Con la sua armatura lucente, integrale e spessa, le armi che ha sempre usato e tutto il Chakra del quale dispone. Ecco, è questo l'odore che riesce ad avvertire nell'aria e non lo nasconde a Tachiko, quando solitamente avrebbe fatto di tutto per evitare di mettere in allarme la popolazione in generale. <Mi ricordi me con questa frase. Tempo fa avrei dato tutto per sentire dolore piuttosto che il niente.> E' stata cresciuta come un involucro vuoto in grado di tenere dentro di sé soltanto le emozioni che la sua guida avrebbero voluto per lei, nient'altro. Solo ciò con cui lui l'avrebbe plasmata. Sentire dolore piuttosto che essere vuoti. La crescita le ha fatto bene, avendo poi conosciuto tutte le sensazioni esistenti per quanto ne avrebbe fatto volentieri a meno per quanto riguarda quelle negative. Tuttavia, fa parte dell'essere umano anche scoprire ciò che non si vorrebbe e testarle sulla propria pelle. <E' ormai passato tanto tempo, hai ragione. Certi nomi ti resteranno addosso per tutta la vita, ma sei tu che scegli se farteli rimuovere o meno. Le tue gesta parleranno sempre per te.> Sembra ormai invecchiata precocemente, non all'esterno quanto più di mentalità, adottando esempi vecchio stile. Si potrebbe definirla saggia, ecco. Ma ha sicuramente molta strada ancora da fare. <Sì, delle volte fa bene avere qualcuno con cui chiacchierare.> Soltanto adesso si sta sciogliendo man mano in sua presenza, non avendoci mai avuto grande confidenza. Si lascia prendere la mano e tirare verso il chiosco, tuttavia è in quel momento che avverte dei sentimenti provenire dal suo sigillo dell'empatia, perennemente attivo e collegato a Saisashi. <...> Lascia totalmente andare la mano a mezz'aria, incurante di Tachiko, sbarrando gli occhi. Le manca quasi il respiro che le muore in gola, con le labbra schiuse. <Ha bisogno di me.> Ma dove pensi di andare così? Porta la mano alla testa, come se le facesse male, quando è lo stomaco a pesarle come un macigno. <Non li voglio più.> Riferendosi ai biscotti, cambiando radicalmente modo di fare e incupendosi per motivi all'altra oscuri. Di certo, non può continuare a restare con le mani in mano. [ Chakra ON ] [Strade] Quando lei racconta delle vespe la ragazza abbasserebbe il capo sorridendo andando ad annuire <proprio così!> direbbe lei prima di alzare il dito e porlo tra lei e la sua interlocutrice. <Una vespa sola fa molto male, ma un nugolo di vespe può uccidere!> continua a dire sorridendo a quell’affermazione < io vorrei essere quel nugolo.> dice solamente alzando lo sguardo verso il cielo di nuovo facendo un cenno a qualcosa prima di fare un respiro profondo. Si ferma quando lei parla del suo pericolo e non fa altro che guardarla, fissarla con quei occhi rossi e freddi se non per la luce malsana che palesano < è un dato di fatto.> dice solamente guardandola < tu stessa hai detto che potresti insegnarmi la teoria perché non potresti con la pratica.> dice solamente prima di mostrare un lieve sorriso andando ad alzare lo sguardo ma sempre fissandola < in questo momento sei più in pericolo, tutto qui. Sei una grande Kunoichi, sei il Kage, sei la mia capoclan, ma sei pur sempre una donna gravida..> direbbe schietta la folle prima di toccarsi un sopracciglio, lisciandolo < non credi che questo sia obbiettivamente una cosa di cui tener conto?> in effetti per un ninja di alto livello provarla ad uccidere sarebbe stata comunque un’impresa ardua, non impossibile, ma veramente ardua. Si sofferma poi sulle sue parole e lei annuisce < e scenderai. Quando potrai.> sussurra prima di sorridere < e magari quando sarà il momento scenderò anche io!> e lì non vede l’ora. Omicidio legalizzato, meglio di così. Stringe i pugni diverse volte mentre un fremito le fa venire la pelle d’oca. Si umetta le labbra prima di calmarsi quando lei parla di se stessa del passato. Ricomincia a camminare andando a fare delle falcate un pochino più ampie ma lente il doppio, per rimanere accanto alla cugina < in fondo…anche se nel piccolo, siamo simili io e te.> direbbe. No, per niente, ma lasciamocela credere < quindi per questo penso tu possa capire…> non sa quello che il padre le ha fatto, ma quelle parole fanno pensare a tanto dolore, a tanta tristezza ed è a quella che si aggrappa. Rimane in silenzio e sorride quando lei le da ragione sul chiacchierare. Ma si ferma ad osservare la scena. Lascia stare il venditore, a lui ci avrebbe pensato quella sera. Si limita ad osservare Furaya prima di fare un respiro profondo. Gli occhi rossi cercano quelli sgranati e verdi di lei mentre ascolta quelle parole. Inarca un sopracciglio prima di chinare la testa di lato < mh?> non avrebbe capito. La testa ciondolerebbe nel vederla in quel modo e farebbe un respiro profondo <chi ha bisogno di te?> chiede con un tatto da elefante, ma sappiamo bene in che mondo vive lei. Rimane in silenzio prima di guardare in avanti sentendo che la voglia è passata < a te servirebbe qualcosa di più forte del cioccolato.> asserirebbe lei con fare tranquillo, come se quella scena non la preoccupasse minimamente. Si umetta le labbra prima di alzare le sopracciglia < va bene. Se vuoi qualcosa basta dirmelo.> direbbe verso l’unica donna che per ora rispetta, che per ora sente più vicina che mai, e se mai dovesse cadere ancora più giù nell’abisso…cercherebbe di portarsela dietro. Rimarrebbe in silenzio ora ascoltando, se fosse successo, altre parole di Furaya annuendo nel caso. <E tu vuoi imparare ad uccidere per sentirti migliore degli altri?> La domanda vien posta a bruciapelo, senza pensare alle conseguenze derivanti dalla sua pronuncia. D'altronde, se ha qualcosa in comune con il ramo genetico di Tachiko, è proprio la schiettezza. Ha imparato a farne caro uso col passare degli anni, mostrando un piccolo sorriso sul pallido ovale forse soltanto un po' più luminoso e pieno sulle gote a causa dei chilogrammi accumulati in breve con la gravidanza. <...> Si morde la lingua, rifilandole un'innocente occhiataccia delle sue. <Naturale che ne tenga conto> Riprende l'argomento, schiarendosi appena la voce. <ma essere incinta non vuol dire che io non possa fare nulla per difendermi da sola.> V'è comunque una protezione perenne attorno a lei, anche adesso che non è possibile vedere nessuno. Nell'ombra, agiscono in continuazione e sono pronti ad intervenire. <Se dovessi dipendere sempre da qualcuno, potrei anche impacchettare le mie cose prima di subito.> E lasciare il comando al Generale Boryoku o a chiunque altro non sia lei e possa adesso adempiere ai doveri di comando del villaggio. <Se riesci a diventare Genin prima che la guerra inizi ancora, sta pur certa che sarai chiamata a tua volta sul campo di battaglia. Vorrei tanto non dover pronunciare queste parole, tuttavia credo sia incosciente anche per me credere che non vi saranno più guerre.> Il pensiero della donna è mutato in relazione ad alcuni pensieri discordanti, avendo ascoltato anche quelli degli altri, i quali le hanno fatto aprire gli occhi sulla questione della pace forzata. Una pace del genere porterà senza dubbio alle guerre, quindi imporsi in tal senso non ha affatto motivo d'esistere. Surclassa totalmente il discorso relativo alla sua protezione e all'essere in pericolo rispetto agli altri per via della sua carica, poiché ogni parola in tal senso è soltanto una spina nella sua corazza orgogliosa che inizia a riempirsi di crepe. Il desiderio della sua Gran Consigliera di usufruire d'una incubatrice era senza dubbio il più corretto, ma ormai non resta che attendere la fine della gravidanza e sperare che, prima d'allora, non avvenga null'altro di sconveniente. <Simili, dici?> Piega un sopracciglio, mantenendo ancor una mano ad altezza del ventre e l'altra ciondolante con l'avambraccio posato sulle else delle spade che ancor s'ostina a portarsi dietro, sul fianco mancino. Anche il venditore pare osservarla con espressione corrucciata quando palesa il suo cambio d'idea in merito ai biscotti. Inspira profondamente e cerca di far passare in fretta il conato di vomito che l'ha colta, socchiudendo anche gli occhi per cercare di ritrovare la calma interiore alla quale fa perennemente affidamento. Bianca come un lenzuolo, cerca di capire se quelle sensazioni avvertite siano ancora lì, adoperando il sigillo dell'empatia per parlare soltanto con Saisashi. "Parlami", gli sussurra delicatamente, aspettando soltanto una risposta da parte di questi e rimettendosi in attesa. Deve mandare qualcuno. Qualcuno che non direbbe niente qualora gli venga chiesto un favore del genere. Chiaramente, quel pensiero non potrà venir ascoltato in nessun modo da Tachiko, ma dall'espressione è facile comprendere che qualcosa non vada come debba andare. <Nausea.> La avvisa per evitare che pensi male e/o si preoccupi. <Ma ora è passato.> Si spera, ma non può esserne certa. <Più forte del cioccolato, tipo?> Si finge desiderosa di sapere, curiosa, ma la sua testa è proiettata praticamente altrove. [ Chakra ON ] [Strade] Fa un respiro profondo andando a guardare tentennante la ragazza. Sbatte un paio di volte le palpebre arricciando le labbra. La mano andrebbe verso l’orecchio, grattandosi la parte superiore del lobo prima di prendere fiato. < perché?> chiede infine come se fosse così normale. La lingua trapassa le labbra bagnandole prima di sorridere innocente come una bambina < uccidere, venire uccisi, dolore, tutto quanto fa parte della vita.> ed ecco che una parte di quella farsa sparisce, mostrando il viso della ragazza contorto da un sorriso malefico < se io uccido qualcuno, sono stata più brava di lui, quindi migliore.> un ragionamento che non fa una piega per lei. Rimane in silenzio poi andando a muoversi < come quel ragno di prima, ha provato ad uccidermi nel suo piccolo…> controllando il pollice che è stato morso < ma alla fine gli ho schiacciato la testa.> conclude aprendo la mano come per liberarsi di qualcosa. Rimane ancora in silenzio quando lei parla < non lo metto in dubbio, è solo apprensione la mia, cara cugina.> e sottolinea le ultime due parole con il mostrare il sorriso e la dentatura prima di tornare eretta con la schiena < allora non vedo l’ora!> e si ferma andando a ridacchiare dietro quella mano come si confà alle donne più educate < scusa il gioco di parole!> direbbe prima di riportare le mani intrecciate al grembo. Annuisce decisa quando lei utilizza quelle parole < si! Assolutamente!> convinta proprio del suo pensiero socchiuderebbe gli occhi in un sorriso . Il resto sembra un lungo silenzio, lei bianca come un lenzuolo, in silenzio, persa nei suoi pensieri e lei che la fissa, ferma, senza neanche battere ciglio, con un’espressione apatica in volto. Sente che qualcosa non va e non sapere cosa la fa innervosire. Cerca comunque di nasconderlo andando a sentire quella parola. Gli occhi scenderebbero sul pancione, dando la colpa a quel parassita che si nutre della vita della cugina. Annuisce cambiando subito espressione ed andando a portare le mani conserte vicino alla guancia sinistra < oh meno male!> direbbe prima di fare un <mh….> pensieroso alla sua domanda. Tornano a camminare prima che lei riesca a decidersi, il pugno a martello scenderebbe delicato sul palmo della sinistra < ah ha!> direbbe poi verso di lei < A casa ho una boccetta di liquore di riso.> direbbe verso di lei< è dolcissimo, quanto il cioccolato, ma distende i nervi! Se vuoi domani passo a portartelo!> direbbe poi tranquillamente prima di tornare con il sangue verso il cielo dei suoi occhi prima di fare un respiro profondo < altrimenti ci sono dei dolci che vende un negoziante in piazza che sono la fine del mondo…> si…decisamente la fine del mondo. Rimane in silenzio poi ascoltando qualcos’altro da lei, qualche risposta o reazione. < Ah ed il liquore non fa per niente male in gravidanza!> concluderebbe per convincerla del tutto a provarlo. <Come biasimarti?> Il suo "perché" iniziale sembra stranirla, tuttavia riesce a darle una risposta facilmente, per quanto risulti essere null'altro che una domanda retorica. <Non è uccidere il prossimo a renderti migliore di lui, ma non posso neanche dirti che non sia vero quando si tratta di stare sul campo di battaglia. Talvolta, si tratta di quegli elementi che fanno la differenza.> Non può appunto biasimarla di credersi migliore sulla base di una speculazione del genere. <Ognuno eccelle in qualcosa, se eccellerai nell'arte d'uccidere troveremo un posto anche per te.> Ce ne sono parecchi ai giorni nostri, specialmente da quando ha graziato volontariamente un traditore nonché terrorista del villaggio, prendendolo sotto la sua ala e permettendogli così di vivere ancora. <Anche quel ragno cercava soltanto di difendere se stesso, potresti aver infastidito la sua prole.> Ammette, stringendosi nelle spalle e lasciando di conseguenza decadere il discorso anche questa volta, ammesso ella non abbia da dire altro sul contesto. Sicuramente resterà a sentirla per il tempo che può dedicarle. <Ah no, non mi freghi!> Riferendosi alla bottiglietta di liquore che sembra avere nella propria dimora, affatto desiderosa di provarla come successe con Sango. <Fa male eccome.> Per non parlare del fatto che non è in grado di reggere l'alcol, pertanto rischia soltanto di danneggiare se stessa ed il bambino più di quanto già non faccia con il mancato riposo. <Va bene per i dolci.> Ammette, avendo nuovamente cambiato idea, desiderosa di rimettere in sesto i propri pensieri. La voce che giunge successivamente sembra essere quella di Saisashi ma, a ben sentirla, sembra avere qualcosa di strano, qualcosa che non permette di ricollegarla direttamente a lui. E poi quel nome, Lind, che le fa sbarrare di nuovo gli occhi per un istante ed ingollare un amaro boccone prima di riprendere fiato e la parola. La preoccupa, è inutile nasconderlo, ma deve farlo nei confronti di Tachiko. La seguirà per andare a prendere quei dolcetti, separandosi da lei soltanto in seguito ma comunque nel breve periodo per recarsi in magione. Soltanto una volta lì, avendoci ragionato a fondo e a mente lucida, si preoccuperà di rispondere. Fino ad allora, respira. Supererai anche questa. [ END ] [Strade] Sente quelle parole e rimane in silenzio prima di annuire lentamente < ngh…> un verso il suo, un qualcosa alla testa. Porta il palmo della mano alla tempia per un attimo prima di sorridere < ah si?> insomma, l’ha fatta contenta. Rimane in silenzio prima di sorridere alla ragazza, di nuovo quel sorriso malato < ma lui…ha provato, ma non ci è riuscito.> conclude tranquillamente schiacciando l’aria tra i due palmi prima di allontanarli ed osservare l’interno. Quando lei rifiuta l’alcool ecco che gonfierebbe le guance. Non parla però essendo stata scoperta. Si limita solamente ad abbassare il capo prima di fare un respiro profondo. Sorride quando lei cambia idea di nuovo, chiedendo per i dolci. Lentamente si incamminano tornando al luogo di prima, osservando lo stesso venditore di prima. Lo fissa intensamente prima di lasciare a lei prendere i biscotti. Li mangerebbero insieme prima di lasciarsi. La ragazza tornerebbe a casa, una casa sporca e buia. Si toglierebbe il kimono e tutto il resto rimanendo nuda. I lunghi capelli che scendono sempre sulla schiena superando i glutei. Cammina verso la cucina, prendendo uno dei coltelli. Lo osserva poi mentre infila la punta nella carne del dito mostrando un sorriso masochistico, godendo di quel dolore. Le tremano le gambe fino al punto di farla cadere sul tatami. Il sangue, la goccia che si trova ora sul polpastrello. Resterebbe le ore a guardarla, fino a notte fonda. Decide infine di alzarsi e guardare il quarto di luna sopra la sua testa da una finestra. Andrà ad incontrare il venditore di cioccolatini…ovviamente vestita, incontrerà quel tizio, e la prossima volta sarà più gentile se un cliente decidesse di passare da lui…magari salutandolo con qualche dito in meno. Si mette la maschera, quella che usa per queste attacchi lampo e sparirebbe nel buio per assaporare la sua vendetta, la vespa ha deciso di pungere. [End]