Bella la libertà a Kusa
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Giocata dal 15/10/2020 19:06 al 16/10/2020 00:13 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Massacrante è risultato quell'esame al di fuori di ogni logica umana, ammazzarsi come animali gettati in un ring, pronti a sgozzare, massacrare, spezzare l'esistenza di gente che prima d'esser carne da macello, erano chiamati compagni. Nessuno guarda negli occhi il prossimo quando vi è un premio ambito in palio, non esistono legami quando dinanzi vien parato l'egoismo e la prepotenza di imporsi con la forza, la violenza, la rabbia che fa perdere una delle caratteristiche principali della loro razza: la ragione ed intelletto. Fa maledettamente male il corpo, quelle ustioni che pulsano sull'epidermide della schiena a deturpar il meraviglioso tatuaggio lungo l'intera spina dorsale. Un serpente, simbolo indiscusso del male sotto certi versi, ma se si ricerca un significato più profondo, scopriremmo quanto nobile possa essere questa bestia, tanto da imprimerla per sempre sull'epidermide, adesso, martoriata. Dopo un bagno ed un cambio di abiti, si è gettata nel letto senza neanche pensare - momentaneamente - a ricercar un medico che la possa riabilitare del tutto. Questa sera è meglio rilassarsi. Solleva la mancina verso il soffitto, nel palmo è racchiuso il coprifronte ottenuto con così tanto sacrificio, ben diverso da ciò che ha affrontato a Kusa, dissociato dagli ideali comuni che rendono l'ambiente scolastico più sicuro, rassicurante, una campana di vetro che filtra la crudeltà di un mondo che si dovrebbe conoscere ben più tardi. Sospira lasciando sgattaiolar lentamente l'aria attraverso le narici, sarà un pensiero fugace a farle nascere un mezzo sorriso sulle labbra. Non sarà dato sapere cosa stia passando per le sue membra, tuttavia svanisce quando, l'avambraccio, vien poggiato perpendicolarmente sugli occhi, coprendoli dalla fioca luce delle lanterne. Chi mai si aspetterebbe un cambio di rotta? Minuta è la corporatura, lunga e setosa la chioma platino a raggiunger le fosse di venere, qualche ciocca ricade sul viso dai connotati nascosti per via di un bavaglio dal naso fino alle clavicole, formosa certo, ma non come ci si immagina poichè il seno sembra meno sviluppato rispetto le natiche, invece, prospere. Indossa un pantalone aderente nero a seguir ogni curva, calzini bianchi semplici, una maglia larga a maniche lunghe che lascia scoperto però il ventre, guanti in pelle dall'indice scoperto dal quale setta lunga l'unghia nera con attorcigliato un'anello d'oro a forma di serpe. Iridi cremisi, truccati affinchè vengano messi in risalto sia nella forma e nel colore. La cintola con le armi? Adagiata sul tavolo alla sua sinistra. Dopo l’ultimo rapporto e gli accordi presi con Kioshi oggi le tocca lavorare come capo clan, inutile nascondere che tra lei ed Eryk si sia già abbondantemente di fare da balia a due bambini irrispettosi. Non c’è ombra di un sorriso sul volto ma questa non è propriamente una novità. Tanti però i mo0tivi che adombrano la sua mente, anche il rotolo ricevuto da Ekazu di certo non aiuta a rendere il suo umore meno pericoloso. Cammina silenziosa per la magione Doku, padrona del luogo oggi più che mai, i piedi sono semplicemente nudi, così come quelli dell’Uchiha accanto a lei. Partiamo proprio dal nostro caro non amico qui accanto, le cammina appena qualche centimetro dietro, portandole rispetto come si conviene ad un bravo clone educato, è il tipico Uchiha, alto circa uno e ottanta, capelli neri portati abbastanza lunghi da risultare stilisticamente scompigliati, neri come i suoi occhi. Pelle candida e lineamenti che alla lontana ricordano quelli di Sasuke Uchiha, come è giusto che sia. Non sarà stato il più simile ma sicuramente è stato abbastanza bravo da arrivare vivo fino ad ora, la domanda è se continuerà su questa strada. I capelli neri sono come quelli della capoclan che li porta elegantemente sciolti, le ricadono dietro alle spalle e svolazzano ad ogni suo passo, la frangetta invece incornicia quel volto magro e così bianco poter essere scambiata per un cadavere, occhio destro azzurro e sinistro invece rosso, segno di una vita passata, di qualcosa che quei ragazzini certo non possono comprendere e che lei non si spreca a spiegare, una vita difficile che mai conoscerà la felicità, un destino infame dato dal suo essere una creatura dell’ade, eppure va bene così, adesso che lo ha davvero accettato e non lo vive più come un peso o un’imposizione si è liberata del grosso del suo dolore, per quanto il corpo continui a portare i segni di quella vita di sofferenze e difficoltà. Estremamente magra, senza il controllo di Hanae si nutre poco e male, giusto quando la sua forza viene meno, lo si vede eppure quell’eccessiva assenza adiposa non la fa apparire debole anzi, pare quasi risplendere in quelle ossa, lei è così e ne è consapevole. Un corsetto in cuoio nero sta sul suo petto, la cinge e le fascia quel poco seno, un profondo scollo a v che quasi raggiunge il limitare inferiore, una singola striscia di tessuto a tenere chiusa quella protezione, addome completamente nudo per il resto, ventre piatto e candido. Ciò che le copre le gambe potrebbe anche venir definita come gonna ma non è propriamente così, sono due lembi di tessuto differente, scuri così come il resto del vestiario. Il tessuto è ben teso sui suoi fianchi così da coprirle completamente sia davanti che dietro, lungo fino alle caviglie, tenuto su in vita da una cintura composta con un obi scuro riutilizzato, solo i fianchi risultano praticamente nudi, ad ogni suo movimento le cosce si mostrano generose. Giunge così fino alla stanza di Hoshiko <lasciateci entrare> e con queste parole i due Jonin Doku andranno a costarsi, limitandosi a farla passare, sono loro che le hanno raccontato gli ultimi avvenimenti e già immaginano, infondo di lei han sentito parlare male da Itawooshi per lungo tempo, salvo poi ritrovarla seduta nel suo sangue. Le porte di riso vanno semplicemente ad aprirsi. Lei non si muove, vorrebbe solo intravedere prima la ragazzina, ovviamente in quel silenzio andrebbe a spostare il suo chakra così da portarlo verso le ghiandole salivari, qui andrebbe a bagnarlo nel suo veleno per poi tornare a farlo circolare normalmente, richiamando così la sua innata. Alle sue spalle, spunta l’emissario Uchiha, i suoi occhi ancora sopiti, pronto però ad attivarli ad una sua richiesta, come da accordi [chk on][arte del veleni liv 4] Sottile è il filo che la differenzia da una semplice deshi ad un Genin, perchè mai allora tutti coloro che ha incontrato con questa nomina, la squadravano dall'alto in basso neanche si sentissero i Re del mondo. Schiocca la lingua contro il palato tirando su il busto affinchè la posa muti, permanendo seduta sul materasso. S'approdiga a legar il coprifronte attorno il collo, morbido ricade poggiandosi sulle clavicole <Ci si sentirà così anche quando diverrò più forte?> sussurra, un pensiero esposto a voce, come a cercar una costatazione che possa avvicinarsi ad una giustificazione che calza al meglio con i comportamenti esaminati. Sospira ancora, scuote il capo, ma inevitabili sono i rumori dei passi in avvicinamento lungo l'intero corridoio ed il silenzio tombale ricaduto sulla schiena a cozzar con il solito chiacchiericcio serale. Inarca un sopracciglio prima si stringere le palpebre, non può sapere chi si cela dietro la porta, almeno, fin quando Kimi ordina di entrar nella stanza ai due cani da guardia posti all'esterno. Deglutisce, la gola pare più secca, che sia arrivato il momento di quella famosa lettura privata? L'epidermide vien percosa da più brividi prima di abbandonar il letto per ritrovarsi al centro dell'alloggio, un respiro profondo prima di far cedere le ginocchia ad aderire sulla pavimentazione. Non vi è via di fuga, sicuramente sarà stata informata della - chiamiamola - marachella accaduta nella piazza centrale di Oto, la quasi esplosione di un simbolo indiscusso del villaggio con conseguente punizione che però è quasi una ninna nanna se paragonata a ciò che potrebbe succedere di li a poco. Dimostrare sottomissione le fa bruciar lo stomaco ancor più delle ustioni tra le scapole, ma, in fondo, a lei deve tutto poichè ha eliminato il bastardo di Itawooshi, la rovina della sua infanzia. Capo chinato in basso, entrambe le mani guantate posate sulle rispettive cosce, mai i cremisi incroceranno i due figuri palesati, adesso, dinanzi a se, per rispetto e paura probabilmente. Le conseguenze vanno affrontate, sempre. <Buo...buonasera> niente più e niente meno. Tacere conviene? Probabile. La osserva silente, aspetta che sia lei a parlare, a salutarla e fare la prima mossa mentre ancora resta sull’uscio, alle sue spalle l’aiuto Uchiha non potendo lei entrare direttamente nella mente altrui, almeno non finché restano vivi. Attende quindi fissandola con la stessa fredda intensità con cui ha guardato chiunque altro, è stufa di fare da badante, si era ripromessa che nulla l’avrebbe più legata eppure eccola lì a dare retta a dei genin e dei chunin ad occuparsi invano della loro sicurezza, chiaramente sta sbagliando qualcosa, forse Itawooshi non era poi così orribile, di sicuro aveva più pazienza. Un passo viene compiuto a quel saluto incerto, un altro subito dopo così da portarsi effettivamente all’interno della stanza, alle sue spalle l’Uchiha, lui è lì per ordine di Kioshi, dovrà poi ricordarsi di chiedergli come diamine fa a farsi obbedire e non dover passare il tempo a sistemare casini. Appena entrambi entrano le guardie richiudono la porta di riso alle loro spalle, lasciandoli lì nell’intimità o quello che più o meno una sottile porta rappresenta. La osserva senza alcuna pietà, non c’è segno in lei di comprensione, non ha nulla a che fare con le madri, non c’è affetto nei suoi occhi <hai una possibilità> il tono suona decisamente più perentorio dell’ultimo loro incontro, se all’inizio era stata quasi ben disposta nei suoi confronti ora è cambiato tutto, persino lei all’apice del suo peggio ha deciso di allontanarsi dal clan per non mettere nei casini i Doku, persino un’egoista della sua portata ci è arrivata e proprio non riesce a tollerare chi agisce diversamente <una sola per raccontarmi tutto> lei sa già la verità, lei già conosce gran parte della storia ma le da la possibilità di parlare per prima, magari potrebbe cambiare qualcosa, dimostrarle fiducia potrebbe condurla a ricambiarla almeno nella misura necessaria perché non venga bandita ed uccisa dal clan. L’incontro con Eryk Doku non le è piaciuto, uno come lui che non ha più alcun valore ai suoi occhi che si avvicina ad una giovane neo genin, inutile approfondire con troppe parole quanto non le piaccia. Non può tollerare che lei diventi esattamente come lui, che inizi a credere d’essere e di valere più di ciò che è in realtà <inizia pure> e con questo torna silente, l’attende silenziosa senza altro da aggiungere. Solo un cenno del capo verso L’uchiha, un segnale probabilmente concordato che farà nascere i famosi occhi nel suo sguardo, si illuminano di rosso e si mostra quindi palesemente come membro di quel clan, non accade altro ancora però, semplicemente lui andrebbe a richiamare la sua innata. Non è una che nutre fiducia innata e soprattutto non è una che da una seconda possibilità, la ragazza non la conosce affatto ma forse questa sera potrà iniziare ad intuire il motivo per cui alcuni dei Doku la temono, il motivo per cui ad Eryk sia bastata una parola di troppo per finire contro le mura di Oto in fin di vita, non ha mezze misure, essere vivi è una sua personale concessione e prima o poi arriverà a togliere quel dono, sta solo a lei decidere quando[chk on][arte del veleni liv 4] Ancora sovrano è quel silenzio che lascia spazio alle parole altrui, avverte il tono con il quale si rivolge, molto diverso dal primo incontro dinanzi al Lago dalle acque oscure. Potrebbe ammazzarla all'istante, o quel che è peggio, bandirla dal Clan senza aver la possibilità di crescere, di conoscere quella disgrazia risiedente nelle vene a marchiarli agli occhi del resto del mondo. Sarebbe meglio morire, finir tutto nel sonno eterno piuttosto che vivere un'esistenza alla ricerca di un posto ritenuto giusto. Non reputa i Doku la sua famiglia, è sola, lo sarà fin quando i piedi si stenderanno in una bara, tuttavia per quanto possano essere crudeli, sono comunque un'appoggio dove ritrovar ristoro, nel quale fiorire nonostante la neve a circondar il proprio cammino. L'aria della stanza è incredibilmente pesante, s'arrossano parzialmente le gote a svettar sull'epidermide diafana, eppure, non vien attuato neanche mezzo spostamento di quel corpo in totale sottomissione, inginocchiata, con le cremisi puntate alla pavimentazione a ricordarle qual'è il reale posto occupato nel mondo, cosa rappresenta nell'oceano: un pesce tra gli squali. Schiarisce la voce, elargire spiegazioni quando, di base, non sa neanche lei cosa sia effettivamente accaduto qualche sera precedente, non è facile, basterebbe una parola fuoriposto per distaccar le dita a trattenersi nell'unico scoglio rappresentante la salvezza e far cadere tutto in una fossa buia, tetra, senza fine. Lingua biforcuta a leccar le labbra secche come la sabbia arida del deserto, bisogna riflettere, calmarsi, ed affrontar con orgoglio ciò che le azioni sbagliate hanno portato. Chi è causa del suo mal pianga se stesso <Si, Signora..> la denomina così, Kimi di per se sarebbe fin troppo confidenziale, la sua tossicità l'ha provata e non desidera certamente contorcersi dal dolore <Ero uscita dalla magione per recarmi al centro di Oto...so che non avrei dovuto farlo, tuttavia desideravo ripercorrere le strade di un Villaggio nel quale mia madre è cresciuta..> oltre ad essere stata la rovina per Itawooshi e le assurde richieste. <Ho incontrato un..> cosa sei per me, Kasei? Come si definisce una creatura che t'appartiene? <amico> almeno così è stata definita durante il viaggio d'abbandono di Kusa <la mia arma si è impigliata ad una bancarella, le guardie si sono messe a ridere...dopo è stato tutto fin troppo confuso> stringe le palpebre per cercar di ricordare quanto meno i dettagli più importanti <mi sono arrabbiata con lui, dei due dietro non mi importava...tuttavia egli ha affermato di aver visto l'Hasukage Yukio alle mie spalle, sembrava davvero spaventato e pietrificato. Io però non l'ho visto> ed effettivamente non s'è mai voltata per constatare le sue parole <era strano che nessuno se ne fosse accorto, ma prima ancora che potessi voltarmi, dinanzi a me è apparsa una copia esatta di me stessa a venirmi incontro> stringe le spalle, le si controrce lo stomaco <mi faceva schifo...ribrezzo, desideravo solo la sua sparizione> perchè il più grande nemico di Hoshiko, è Hoshiko stessa. Per la sua debolezza, per quanto si ritenga inutile al momento per delle forze che non possiede <mi sono lasciata trasportare dalle emozioni, ho provato a respingere il tutto credendo fosse un'illusione, ma non ha funzionato> un'attimo di silenzio. Il pensiero scatta su Eryk e la chiacchierata affrontata, sfrigola la pelle dei guanti per pugni che man mano iniziano a stringersi senza mai distaccarsi dalle cosce <non ho riflettuto...ed ho cercato di far esplodere la statua di Sasuke affinchè potesse cader addosso all'avversario. Non ero intenta a distruggerla per mancanza di rispetto, in quel momento, neanche rappresentava per me Sasuke stesso poichè volevo semplicemente che la copia sopperisse> inclina maggiormente il busto in avanti, i capelli perlati scivolano verso il basso <poi il buio..> o coma, ma non può saperlo. Cuore ad accellelare i battiti, palpitazioni forse più per la lettura della mente, troppo intima, invasiva <chiedo perdono per la mia insubordinazione, merito una punizione> dichiara infine, tornando a tacere. La ragazzina si sottomette, come se fosse questo che cerca, semplice e silenziosa sottomissione. La lascia parlare però annotando nella sua mente tutti i punti di quel discorso che non le piacciono, soprattutto quando lei capisce, forse per esperienza forse per la maturata paranoia nei confronti di chi gioca con la sua mente “Medusa” è l’Uchiha ad interrompere il tutto, attirare la sua attenzione “vedo qualcosa” ovviamente è stato informato quel tanto che basta da avvisarla subito appena notato quel sigillo intriso di chakra. Così mentre l’altra scema nel suo discorso prostrandosi insensatamente, dichiarando di meritare una punizione e guadagnandosi l‘astio a lei non resta che inspirare profondamente e sforzarsi per l’ennesima volta di riflettere prima di agire <disegnami ciò che vedi> sa in cuor suo cosa sta per scoprire, le probabilità erano fin troppo alte per non essere così. Lascia quindi L’Uchiha ad occuparsi di riprodurre fedelmente su un piccolo rotolo quel che vede, un pezzo di carta che si sono portati appresso pronti per quel momento, così mentre lui è impegnato lei può iniziare davvero a parlare <così stupida> sospira appena quindi in direzione di Hoshiko <da non capire nemmeno ora> non spiega lascia solo che il suo parere si esprima ad alta voce. Un gejutsu sicuramente quello in cui è caduta, persino a lei una volta hanno provato a mostrare sé stessa, certo peccato che sia finita affogata quella visione, ma questi sono discorsi ben differenti <mi pare di averti detto di raccontarmi tutto, ti conviene continuare il tuo discorso> il modo in cui si rivolge a lei, le sue parole, non sono che pallidi tentativi di scusa per lei, tentativi per nulla sensati e soprattutto che non vede sentiti, alla fine non l’ha nemmeno fatta saltare quella statua e se anche fosse combattendo per le proprie idee forse l’avrebbe potuta stimare di più eppure sembra solo doversi giustificare, troppo debole persino per affermare e rivendicare le sue azioni come corrette, prostrata così a terra davanti a lei, trattandola con rispetto certo ma non certo quello che avrebbe voluto, non è parlandole così che le si dimostra di rispettarla, non la teme o almeno questo è ciò che decide lei, non la teme al punto di rivelare tutto come si dovrebbe fare davanti alla morte, ancora cerca scusanti, non ammette e non accetta. Attende quindi silente che lei continui mentre l’uomo finalmente ha finito di disegnare quel sigillo, di tracciare quelle linee che vanno a formare un simbolo che lei conosce fin troppo bene, sigillo dell’Hiraishin, Yukio quindi qualcosa ha fatto, resta da capire fino a che punto lei fosse manipolata e fino a che punto consapevole, Che venga pure a prenderla, non sbatterà fuori quella semplice Genin per una cosa simile, non si fiderà mai di lei certo ma conosce il padre abbastanza bene da non agire come lui si aspetterebbe, che il suo furbo piano prosegua, lo attende a braccia aperte, ha deciso di mettersi contro di lei in nome di cosa? Uno stupido villaggio che non ha mai considerato? La verità è che vuole solo limitare la sua libertà, riaverla al fianco e controllarla come ha sempre fatto[chk on][arte del veleni liv 4] Sottomissione che calpesta l'orgoglio fin ora idolatrato, per questo lo stomaco continua a contorcersi anche quando, i timpani, vengono smossi dalle affermazioni altrui senza esser consapevole del sigillo trovato dall'Uchiha al suo fianco. Torna eretto il busto, a che serve questa messa in scena se, di base, ha solo tentato di proteggere se stessa e...<Tutto..> riassapora quelle parole non comprendendone il pieno significato, ma se questo è il suo volere, così sia. Probabilmente è stato già deciso cosa farne di lei, l'etichetta di stupida colpisce in pieno l'ego di una ragazzina caparbia, arrogante e presuntuosa seppur in certe occasioni si nasconda dietro l'innocenza sfruttando l'estetica e l' età <dopo mi sono svegliata qui, è venuto Eryk, le guardie l'hanno lasciato entrare> cremisi che finalmente vengono sollevate verso Kimi per poter squadrare, successivamente, l'uomo a sinistra, lo vede disegnare su una pergamena, sta annotando o è venuto a farle un ritratto? Inarca il sopracciglio, dubbiosa, qualche minuto di silenzio e si continua <mi ha fatto la paternale su azioni che si, ritengo sbagliate...ma che per opinione personale avrebbero commesso tutti in situazioni simili. Chi più, chi meno, ma sempre in un combattimento si sarebbe sfociato, statua a parte> muta totalmente l'atteggiamento, molto più simile a quello mostrato al lago. La sopravvivenza viene prima di ogni altra cosa <ammetto di ammirare quell'uomo per ciò che ha fatto nei tuoi confronti, nonostante, come già affermato, per te Kimi io provo gratitudine per l'uccisione di Itawoshi> ... <ed infatti gliel'ho detto, sempre meglio aver nelle schiere persone con un cervello che soldati alla pari di manichini vuoti e senz'anima> contornarsi di persone che fanno notar errori e non procedono con ordini che, magari, possono essere ritenuti errati. Noi non siamo oggetti, siamo persone, ed in quanto tali, rispettabili poichè un Capo non sarebbe tale senza un'esercito di sostenitori, ma solo un pazzo a nuotar controcorrente. <Inoltre, ho omesso un'informazione nel nostro primo incontro, non perchè fosse qualcosa da nascondere, ma per la semplice questione che...> non sa neanche lei il motivo di tutta questa protezione verso il ragazzo <non ero sola quando Yukio si è imposto, ma con un'altro Uchiha con il quale sono venuta qui a Oto...Kasei> il nome risuona più dolce al palato, con note amare dettate dalla paura di terribili conseguenze <mi ha aiutata a scappare via da Kusa..> solleva infine le spalle con sufficenza <non credo ci sia altro che possa effettivamente interessarti o essere ulteriormente utile. Entrami nella mente se vuoi, di piani secondari da parte di tuo Padre, non ne sono a conoscenza> Continua lei a parlare, forse comprendendo finalmente quanto sia importante raccontarle dettagli e fatti di cui era in parte già a conoscenza, non c’è informazione sotto a quei tetti che le sfugga, non che vada fiera della questione a volte sarebbe davvero più semplice voltarsi e non vedere, ignorare e abbandonarli a loro stessi. Lei parla, racconta i suoi incontri e finalmente si mostra più vera, più reale senza sottomettersi e implorare una specie di pietà, non che lei possieda o abbia mai posseduto un simile sentimento <quindi tu sai cos’è successo alle porte con Eryk giusto?> il disgusto si nota quando lo nomina, sentire come l’altra ne parli non fa che infastidirla, facile manipolare la realtà dei fatti, passere per la vittima che ha solo mostrato un cervello e indipendenza, facile quando si evita di raccontare il tono accusatorio con cui le si è rivolto, le domande inutili alle quale non meritava risposta, la vana rabbia nei suoi confronti per essere stato abbandonato <non l’ho ucciso per te> puntualizza quindi appena si arriva a nominare Itawooshi <non l’ho ucciso per nessuno di voi né tantomeno per tenermi un trono mortale ed assolutamente inutile> non si spiega mai troppo, lascia sempre che gli altri ci arrivino, chi sarà in grado di comprenderla e meritevole allora verrà premiato, a tutti gli altri non spetta nulla, sì da ordini ma solo perché è il modo più veloce per scremare, a nessuno servono stupidi manichini ma così facendo è in grado di vedere chi merita il suo tempo e chi no. Non è nella disobbedienza che si mostra intelligenza, non è facendo notare errori immaginati, perché proprio qui sta il punto: finché non si è in grado di comprendere il suo agire allora non si può criticare, altrimenti non sarà che superbia <così egocentrica> la addita nuovamente con un appellativo poco gentile <credi di sapere tutto ma non ti sei nemmeno corta d’essere finita in un genujtsu l’altro giorno, ti sarebbe bastato ferirti e invece> lascia cadere la frase, prende un profondo respiro e scuote la testa lievemente, a lei finire la sua frase e dargli un senso. Si volta infine verso l’Uchiha e si limiterebbe ad annuire. Gli occhi ora dell’uomo quasi si illuminerebbero di potere, è di ipnosi sharingan che parliamo ed è con questa che andrebbe semplicemente ad entrare nella mente della donna <non limitarti> parole semplici, gentili quasi nel tono, lo vuole motivare a scoprire tutto, a vedere tutto. L’intero ultimo anno di vita di Hoshiko che ora verrebbe scandagliato senza alcun rispetto o alcuna dolcezza. Lei è così ed è meglio comprenderlo subito: non è la madre che ti aspetta la notte preoccupata, non è quel capo che ti proteggerebbe a costo della tua stessa vita, no lei è colei che ti motiva a farti giustizia da solo, colei che ti spiega come uccidere e con quanta freddezza far cadere la proprio lama sulla testa altrui, lei non perdona ma insegna come difendersi, come sopraffare anche se questo dovesse portarla a morire per mano di uno dei Doku, nulla la renderebbe più fiera che sapere che un suo allievo l’ha superata ed è riuscita a rispedirla al Naraka. Ma i Doku non sono semplici allievi, al momento sono legami che non ha reciso, gente verso cui sente un debito e che ripaga facendoli crescere, diventare forti ed importanti come hanno sempre desiderato, gli unici allievi sono Rio e in un certo modo anche Yami,. Unici due ninja dai quali accetterebbe di buon grado di farsi uccidere, persone che motiverà fino a giungere a quel momento, ma ora Hoshiko cos’è? Una bambina viziata ecco come appare ai suoi occhi, sta solo a lei farle cambiare idea [chk on][arte del veleni liv 4] Inarca un sopracciglio, stupita <Ovvio, chi non lo sa...ne chiacchierano tutti qui> ne ricorda bene i risolini, il vociare perpetuo che aleggiava per i corridoi, infastidendo l'allenamento in corso <ma...in fondo, posso conoscere solo la verità raccontata da Eryk, nient'altro> bisogna sempre ascoltar le due campane, non si aspetta tuttavia qualche spiegazione da parte di Kimi, per questo, lascia cadere il discorso così com'è giunto poichè non le interessa. Annuisce blandamente all'affermazione successiva, leggero il sorriso che incurva gli angoli, nascosto dal bavaglio utilizzato come scudo, filtro per il mondo esterno e sconosciuto <Lo so benissimo, e non sono di certo affari miei i motivi che ti hanno spinto ad uccidere quel Bastardo. Ma è inevitabile che io possa reagire in questo modo poichè le tue azioni hanno cambiato drasticamente una situazione che non andava per niente. Non tutti i mali arrivano per nuocere> come l'incendio che per quanto possa essere brutale rende il terreno più fertile, o il vento impetuoso che sdradica gli alberi dal terreno ma, allo stesso tempo, aiuta il polline a fecondar quella che sarà la natura del domani. <Tutto ciò che facciamo lascia un segno, indipendentemente dalle intenzioni per il quale siamo mossi>. Ancora vien lanciato quell'appellativo, ma non vien ritenuta un'offesa, anzi, l'egocentrismo è un pregio per quanto le riguarda, nulla da poter condannare, a differenza della stupidità nel non scovare l'inganno. Un genjutsu eh? Si stringono i palmi saettano istintivamente l'attenzione alla porta. Quei due avranno la testa impalata su una picca un giorno, tempo al tempo. Spalanca impercettibilmente le palpebre, non ha il tempo di replicare, o meglio, vorrebbe ma quando l'Uchiha viene richiamato all'ordine, il sangue le si raggela. Sta davvero accadendo? Ossì, uomo, scava pure nei ricordi di una ragazzina il cui ultimo anno è stato ricco di emozioni forti, travolgenti, che hanno segnato un'animo ancor puro sotto certi aspetti, ma abbastanza maturo da poter comprendere fin quanto si può spingere oltre la cattiveria umana. Aveva appena copiuto l'età di 16 anni circa, perchè se è questa la tempistica sul quale si stanno concentrando, scopriranno anche che domani è il suo compleanno, ma torniamo a noi. Immagini pronte a susseguirsi come diapositive per spiegar il perchè di molti atteggiamenti, l'esser vizziata per attirar semplicemente l'attenzione mancatele dai genitori e che, una volta ricevute, si sono scoperte crudeli, come le mani del padre avvolte attorno il suo collo fino a farle mancare il respiro, motivo per il quale, quella zona del corpo, è letteralmente intoccabile. Una madre Doku a salvarla per trascinarla a Oto - data l'abitazione nel bosco al di fuori delle mura di Kusa - ricercando asilo da Itawooshi, l'ordine di uccidere un marito che non ebbe il coraggio di fare e che, nella parte successiva del racconto, i colori paiono divenir più rossi, come chi ha perso il senno. Voleva solo innalzare la madre, per questo il Kunai venne infilzato più volte nel corpo di Akio, sempre più a fondo, con più foga, aspettando solo di sentir espiare a miglior vita, ma a Itawooshi non bastava, disse di mangiarlo se ne avesse avuto il desiderio, ed allora, perchè lasciare un'ordine incompleto? Unghie a scavar nelle viscere di chi l'ha messo al mondo, intestino masticato tra le corone, viscido seppur scrocchiavano i nervetti ed arterie ad ogni morso. Sangue a bruciarle l'esofago, una sete mai colmata con l'acqua per l'eccitazione provata in tale oscenità, smorzata dal palmo dietro la sua nuca mescolate ad urla disperate, iraconde, di Aimi intenta a tirarle i capelli fino a raggiunger la brace. Incandescenti le pietre sul quale mezzo viso venne schiacciato, nonostate le preghiere, le lacrime, l'implorar anche attraverso la propria esile foza affinchè potesse sottrarsi ad una tortura lenta ed asfisiante per le ceneri ispirate. La lasciò andare, "io non sono come te, mostro" echeggia questa frase nel mentre venne cacciata via definitivamente, ritrovandosi sola. Pensò lei al proprio sostentamento, lavoretti e missioni da allieva in giro per Kusa fin quando, il cammino, si incrociò con Eryk che solo per aver dichiarato il Clan d'appartenenza la avvelenò umiliandola con un pseudo bacio a ridonarle mobilità dalla paralisi. L'incontro con Kasei in quella distesa immensa e fiorita, il voler aggirar i muri che non si possono abbattere, un sentimento che è inziato a nascere ma ancora cerbo, incompreso, inesperto. La conoscenza con Raido Oboro e la proposta di farle da insegnante per la passione alle armi. Il resto? Lo abbiamo raccontato nelle scritture sopracitate, inutile ripetersi. Ricordi la domanda che le facesti, Kimi? Non usa il bavaglio per nascondersi, ma è un rituale che le veniva fatto da una signora anziana ormai deceduta, quando sembrava andar tutto storto la avvolgeva in una sciarpa calda e morbida, cerca ancora di replicare questo per avvertir un benessere perso ormai nei mesi, ed il tatuaggio a serpe lungo la colonna vertebrare, rappresentano le malelingue del popolo ostile verso chi, come i Doku, venisse reputato diverso dai normali. Lei parla e poi più nulla, l’uchiha osserva nella sua mente, prende i suoi ricordi e poi semplicemente sbatte gli occhi e disattiva la sua stessa innata “aspetto fuori, informo il Kage” e con queste parole si limiterebbe ad andarsene, fuori i due doku apriranno la sua porta così da farlo uscire e poi dopo qualche attimo di attesa la richiudono. Lei ancora resta lì, annuisce solo all’affermazione dell’uomo, sa che il Kage verrà a sapere tutto, non che fosse sua intenzione nascondere l’unica speranza è che lei abbia raccontato tutta la verità, solo così potrà provare a far valere le sue ragioni e tenerla all’interno di quel dojo, dopo tutto in qualche modo protegge sempre il suo clan <eppure non sanno la verità> replica, il motivo per cui ha attaccato resta suo, protetto nella sua intimità così quella fiducia da lui spezzata, specie per il sigillo che si porta dietro che presto scoprirà essere uguale a quello trovato sul corpo di Hoshiko e di Kasei, le mani di Yukio arrivano fino a lì. Silenzio in cui decide come agire, sa cosa si aspetta il padre ed è per questo che decide semplicemente di fare l’opposto, se normalmente l’avrebbe uccisa o cacciata ora evita tutto questo <hai addosso un sigillo che permette a Yukio di apparire al tuo fianco quando vuole> commenta semplicemente, lei stessa l’ha avuto e se ne è disfatta da poco <bella liberta a Kusa eh?> sarcastico il suo dire, c’è del rancore in quelle parole, profonda delusione per il comportamento del padre, sono due i Doku che lo hanno quel sigillo e non riesce a non credere che sia stato fatto al solo scopo di raggiungere lei, di poterla ritrovare ancora, andare da lei quando ne avrà voglia, un modo come un altro per controllarla specie visto che si è liberata del suo <decidi velocemente da che parte stare o qualcuno lo farà per te> replica ancora, si sente davvero sconfi8tta in questo momento, il controllo che lui ancora cerca di esercitare su di lei nonostante il discorso chiaro, nonostante quelle parole con cui l’ha quasi pregato di non mettersi sulla sua strada, non vuole ucciderlo ma sa perfettamente che questa è la strada scelta da lui, farsi da parte sarebbe stato l’unico modo per evitare uno scontro diretto, l’unico modo per conservare quel poco di bello che è rimasto del loro rapporto, non rinnega il passato ma non può che alzarsi in piedi con decisione verso il futuro. Le sue parole suonano come una sentenza, lei personalmente non farà nulla per evitare che Eryk o la stessa Hoshiko seguendo il loro volere, agirà di conseguenza e li terrà d’occhio, per ora hanno entrambi il privilegio di scegliere, chissà quanto durerà comunque <e soprattutto impara a ragionare con la tua testa e non farti abbindolare dalle parole, anche l’inferno può essere un bel posto se descritto con le parole giuste> e chi meglio di lei lo sa? Non continua poi sull’argomento di Itawooshi, non sente di doverle nulla, nemmeno una spiegazione[chk on][arte del veleni liv 4]
Giocata del 16/10/2020 dalle 21:40 alle 22:15 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Rallenta il respiro, così come il battito cardiaco, l'Uchiha fa segno a Kimi e s'affretta ad abbandonar la stanza. Davvero è così indolore farsi leggere nella mente? Viene inclinato lateralmente il capo, riflessiva, dubbiosa, ma ancora le ginocchia non vogliono scollarsi dal pavimento <La verità la sai solo tu. Che t'aspetti dalle classice voci di corridoio> sibila l'aria tra i denti, rigettata con fugacità tale da smuovere il bavaglio ancor fisso sul viso. Spalanca impercettibilmente le palpebre però alla rivelazione, istintiva la mancina si solleva per poggiarsi dietro il collo, non che vi sia una reale motivazione, ma il pensiero di aver qualcosa addosso che le è stato fatto senza alcun preavviso e permesso, la infastidisce <come ci si può liberare da questo sigillo? Sempre che sia possibile farlo> non vuole divenir un pericolo senza esserne consapevole, utilizzata come porta che permette ad un pazzo di poter comparir al suo fianco magari nel momento opportuno. Saettano le cremisi sull'altrui viso, innalza il mento affinchè possa essere il più visibile possibile <io ho già scelto da che parte stare, altrimenti non sarei qui. Sono una Doku ed in quanto tale non tradirei MAI il mio Clan e chi ne è a capo. Queste erano, sono, e saranno le mie intenzioni fin quando continuerò a respirare in questo mondo> arrogante nel parlare, ma è palpabile la sincerità che vien trasudata da ogni singolo poro. Nonostante la madre bastarda, nonostante l'esser presa in giro con un genjutsu, nonostante la lettura della mente per ricevere fiducia. Vogliamo davvero chiamarla famiglia? O forse è più un branco, incompresi all'esterno, uniti per formar la forza necessaria a ribellarsi verso chi, di base, si crede superiore. Sull'ultima affermazione non vuol elargir altro, limitandosi ad annuire. Lei ragiona con la propria testa, il problema, è capire se ciò che persegue è giusto o meno. Ciò che doveva scoprire l’ha fatto, non restano che chiacchierare tra loro quasi a volerla conoscere meglio, per comprendere la relazione che forse un giorno potranno avere, incompresa da tutto il clan, nessuno lì dentro è mai riuscito anche solo lontanamente ad intuire chi è, Sosachi forse ci si è avvicinato condividendo quel pezzo del suo passato, era stata lei a non considerarlo eppure ora anche lui non si è presentato, manca a quel conto presenti, ha deciso di restare a Kusa o chissà che altra fine ha fatto, ormai gli ha detto addio e non rimpiange certo la sua persona ma ogni tanto vorrebbe avere qualcuno lì dentro di cui potersi fidare, qualcuno che sa comprenderla. Ascolta le parole della ragazzina, il suo stagliarsi con forza ed orgoglio quasi, ne osserva l’atteggiamento limitandosi ad imprimersi nella mente quei momenti cercando così da risolvere un rebus sul carattere di Hoshiko <nemmeno a me piace l’idea che ti utilizzi solo per controllarmi> perché è questo che nella sua testa sta facendo Yukio. Non risponde però alla domanda diretta, evitando di dare illusioni o di fare vane promesse, forse cercherà di scoprire come liberarla, forse si limiterà ad sopportare l’idea di quel sigillo, ancora non sa cosa farà. Richiamerebbe a sé le farfalle, le metterebbe anche a guardia di quella ragazzina ma non può, in questo momento qualcosa sta accadendo, qualcuno si è permesso di rompere il loro legame o forse si tratta solo di Hisoka che si ribella, non lo può sapere e per questo non può fidarsi <rivolgiti alle farfalle se dovessi essere in pericolo> criptica come sempre, non sta nemmeno a specificare che tipo di farfalle, meglio che lo scopra da sola <forse deciderò di raggiungerti> già perché non sa ancora cosa farà in quel caso, non si sente legata a quella ragazzina, il senso di responsabilità e dovere verso quel clan sta sparendo nella stessa misura in cui loro le aumentano il carico di lavoro e i problemi da risolvere <sei libera per quel che mi riguarda> e con queste parole si limiterebbe a voltarsi per andare verso la porta della stanza. Le guardie hanno sentito praticamente tutta la conversazione ed è per questo che dopo averle aperto esitano qualche istante prima di dileguarsi, non c’è più la scorta <congratulazioni per il grado> e con queste parole si allontana, lasciando aperta la stanza, raggiungendo l’Uchiha che ora come promesso le riferirà tutto ciò che ha osservato in quella mente [end]