Una nuova era
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Giocata dal 11/09/2020 19:54 al 12/09/2020 00:19 nella chat "Prigioni"
[Corridoi - Ufficio] La luce calda del fuoco ha continuato a baluginare dalla sua entrata nei cunicoli, fino ad adesso - che sembra esser tentata a venir meno sotto il fioco e timido presenziare delle prime luci del mattino. Le finestre alte e sbarrate delle prigioni vomitano all'interno quella che sembra una speranza, se solo guardassimo a questo luogo in maniera romantica. Ma a conti fatti, ragionando con lo stesso fare analitico di Ren - quella luce rappresenta solamente lo scandire inesorabile del tempo che ci sta remando contro: Stanno arrivando, dice, stanno arrivando ed è appena iniziato tutto. Il chaos. Il subbuglio. Il fuoco e l'elettrico che hanno lasciato linee nerastre nel corridoio dal quale è arrivata, facendo apparire il tutto come un arazzo carbonizzato - come piccoli tuoni neri che ripercorrono le gallerie salendo e scendendo. Come vene in necrosi. I capelli aranciati scivolano diligenti dietro i padiglioni auricolari, ciondolando pigri a ridosso del collo che rimane nervoso, teso - a mostrar il flettersi migio delle venature e delle articolazioni più o meno gonfie della parte. L'haori pende dalle spalle, e pare niente di più che un silenzioso ammiratore di quest'opera messa in atto per un motivo ben più grosso di quel che tutti quanti credono e comprendono. Si muove con l'inerzia di chi ha finito, ed ora - sta pensando a qual'è la prossima mossa da compiere. Le dita, come rami d'ulivo pallidi, sfogliano delle scartoffie trovate nell'ennesima guardiola svaligiata alla ricerca di qualsiasi pezzo d'articolo possa ricavarne. Non che il piatto pianga miseria, anzi - forse avremo da parlare fino alla fine di tre lune, eppure - la sua pancia non sembra esser mai veramente piena. Priva d'orpelli. Priva di riconoscimenti che la riconducono al clan o al villaggio servito - lascia che parli solo quella toga bianca. Linee nere risalgono maniche e bordatura inferiore, come piccole fiammate decorate, a spazi alterni, da delle chiazzole nere. Le vesti della yugure - ora sconosciute ancora - diverranno le prossime nuvolette rosse? Quando si ferma, i passi di Pomyu fanno echo alle sue spalle fermandosi di riflesso, stringendo ambo le braccia al petto. "L'hai trovato?" Si riferisce a qualcosa - certamente - a qualcosa di cui entrambi sono a conoscenza. E lei, di tutta risposta - muove il capo dipinto d'una maschera bianca che da' sfoggio ad un bel sorrisone. Un bel sorrisone anonimo. Sì. Una risposta data dal solo annuire della testa, mentre Beto abbassa lo sguardo su quella che dovrebbe esser una planimetria delle prigioni. [ck on][Pomyu alle sue spalle: Sacchetto di Juta in testa - vesti yugure][Ren: Vesti yugure - Maschera di Beto] Oh eccola finalmente, la luce soffusa che inizia ad accarezzar il loco con delicatezza,sintomo di quella nuova era che sta per sorgere per merito loro. Una nuova alba, una nuova visione, un nuovo mondo sulla quale camminare. Sono li, tanti , tra carcerati ormai liberati e coloro che hanno avuto un ruolo importante in quel che è solo una distrazione per altri e un suicidio per chi è rimasto dentro. Celle aperte, altre ancora chiuse, coloro che un tempo eran nemici adesso non lo sono più. Ma non sono altro che rinchiusi in una prigione ancor più grande, corpi madidi di sudore, sporco, fuliggine, in certa di aria fresca da respirare ma quella che vi è sa di pesantezza. Se l'altra rossa indossa quelle nuove vesti, di un tramonto che scenderà su Oto, lei stessa indossa le vesti dell'alba per la nuova era, per Ame stessa. Nuvole rosse ad adornare quel morbido corpo, le cui forme sono celate adesso. Nuvole che chi rimembra sa dell'importanza che hanno ancora, grazie al nome di colui che ne portava le vesti stesse, Akendo Seiun. Occhi azzurri come il cielo limpido a sondare quasi con noia l'interno stesso, eppure sta fissando, contemplando altri, pur di rimaner fuori dal raggio di azione delle parole tra la Doku e il Kokketsu stesso. Occhieggia non solo lei, ma quella enorme tigre di 10 metri accucciata accanto a lei, più che altro rilassata potremmo dire, in attesa di distruggere tutto quanto, e unico vero alleato che può contare li dentro, colui che non la tradirebbe mai , unico essere che fa allargare non poco la cerchia intorno a se. Se ne sta li, accanto all'enorme testa della tigre, i lunghi filamenti color sangue a scender come dolci cascate sulle spalle stesse, un volto quasi stanco a mostrar dubbi eppure non si lamenta della situazione. Tutto è stato fatto per un motivo più grande, per un bene superiore, per la stessa libertà che agogna e che vuole raggiunger. Il proprio viso che rimane scoperto , Yukio in persona deve sapere chi è , deve poter tremare, deve sentire il tanfo di morte calare sulla sua testa sempre più veloce, prima che questa rotoli infine verso le fogne più nascoste < gigante.. tra poco saranno qui > un avviso a quello che è veramente un gigante, il più grande delle evocazioni con cui ha creato quel legame, e un ringhio basso e minaccioso in risposta < non sei mai di troppe parole..quasi nessuna posso azzardare > un mezzo sorriso prima che i movimenti di quei due figuri sconosciuti si faccia sentire al proprio udito sviluppata. Un rumore che attira la propria attenzione, iridi che seguono il movimento altrui e rimane li, ferma, osservandoli insieme a Kukyoda stesso, e un lieve ringhio a far tremare l'intera prigione. Una tigre in gabbia non è mai buona cosa, figurarsi averne due così vicine. [chakra on][Evocazione Kukyoda il gigante] [Corridoi - Ufficio | Beto] Ed è un figurino che sbuca oltre un enorme foglio ornato di pieghette che le occulta quasi tutto il capo - riducendola ad esser passi ed in pigro ciondolio di quelle staffette verdi che le pendono dai lobi delle orecchie. Le dita tengono tesa la carta, mentre si ferma sotto l'arcata del corridoio - lascia che la luce del primo mattino la investa, c'è qualcosa di piacevole in tutto questo. C'è qualcosa di piacevole nell'aver dato il bacio della vita, alla prima vera rivoluzione, non è vero? Nel brusio la voce di Sango è come un rubino tra i carboni - salta all'orecchio tanto velocemente quanto farebbe la gemma nel nero pesto. Lo stropicciarsi della carta, della gola di Pomyu che la sovrasta, allungato e spesso quanto basta da incutere un briciolo di timore. La montagna. Il bastardo maledetto. Lui per primo abbassa quel sacco di juta per rivolgere alla donna i suoi silenziosi saluti, mentre Ren l'addocchia dall'angolo del perimetro appena ritrovato. Non che sia difficoltoso notare lei, e l'enorme accompagnatore che s'è riservata. E' la prima volta - così come lo fu' con Kimi e la tetra Umiko. Le ciglia, da quegli spicchi di luna che ha per occhi, hanno un fascinato sobbalzo verso l'alto - si rivolge a lei, a Kukyoda, al circondario che ironicamente - appare caldo. Sembra un girone dell'inferno, qui dentro. E lei, ancora sudata dalla notte prima - lascia che il collo brilli imperlato torcendolo alla volta dell'Ishiba per volgerle un silenzioso e contenuto saluto. Come si farebbe tra colleghi. Abbassa la planimetria nel tentativo di farla sparire dentro la manica dell'haori, l'immenso penzolar di stoffa che le cela i polsi tanto perfettamente da farla apparire leggera perfino di se stessa. < E' esattamente la stessa cosa a cui stavo pensando io. > Le labbra si muovono mansuete, si veste di una cordialità affabile, serafica - quella che avrebbe il tuo caro vicino di casa al quale chiedi sempre il sale. Il foglietto ridotto a sei, incastrato tra indice e medio smaltati di nero - finisce per scomparire nella manica opposta alla mano incriminata, lasciandosi cadere nel taschino interno dell'haori. Ma di cosa sta parlando? < Sembrerebbe quasi che ci siamo fermati. E questo silenzio strano, mi tiene in quel bilico - > Come se Sango, infondo infondo - sapesse benissimo di cosa ella stia parlando. < quel bilico tra terrore ed eccitazione. > Se la paura di perder la vita è umana, e normale - l'eccitazione della guerra lo è altrettanto. La voglia di farsi valere. Di dimostrarsi più forti. Più potenti. Creatura contorta, l'uomo. L'incrinarsi delle labbra in un sorriso traspare, sebben timidamente - nella voce con la quale le si rivolge. Il capo si volta piano, indicandole con il palmo la strada verso la torre che sale a ciocciola, come una piccola vedetta. < Volete godervi con me il paesaggio? Abbiamo ancora poco tempo, Ishiba. > [same tag] I quattro sono li, a spiccare tra le bestie che si celano in quel girone, si sono all'inferno stesso, il cerchio dei traditori. Per un motivo o per un'altro tutti quanti lo sono in quel momento, chi ha tradito un padre, chi un amante, amico, kage, delle stesse vecchie convinzioni, uniti in quel frangente che li rende un unico gruppo di soldati e pezzi di carne ancora caldi, ma chissà per quanto ancora potrà durare. Manca poco, in quello stesso momento altri si stanno muovendo e loro fanno solo da razzo segnalatore che sembra solo dire "guardateci, siamo qui, siamo qui per voi e per la vostra effimera libertà e per opprimervi le stesse membra". Quel viso nascosto, ma le movenze? Potrebbero benissimo appartener ad un corpo di donna sebbene non vi siano forme che la natura ha donato in modo esagerato, unico motivo per cui riesce ancora a calzare le vesti del rikudo senza che la sommergano completamente . Ode quelle dolci parole, miele a lenir un attimo quell'ansia, quell'attesa stessa che la rende nervosa senza alcun dubbio e in trepida attesa. Lo desidera lei così come gli altri, il sangue a colar su quella terra a fertilizzare un nuovo mondo e crescerlo coi loro stessi nomi, coloro che stanno facendo la storia stessa del mondo ninja. Lei e Kukyoda seguono come due felini i due in avvicinamento, l'immensa tigre che solleva la testa per guardarli dall'alto al basso, orgoglioso e feroce come sempre, lei invece che controlla il proprio essere sebbene senta il sangue pompare nelle vene sempre più veloce < la pace effimera e fuggevole prima che arrivi la tempesta di cambiamento > le morbide labbra che si muovono, calda e roca la voce stessa si muove nell'aria per giunger ai due stessi < la sento vibrare nel mio animo..come una tigre che scalpita per uscire..e noi > un occhiata al gigante adesso < vogliamo uscire > e insozzar tutto col rosso che ama e poter sollevarsi al di sopra di tanti altri. Noterebbe con la coda dell'occhio quel biglietto, quella stessa carta, quella che potrebbe controllare per portarla a se solo con la volontà eppure non lo fa sebbene vi sia della curiosità verso quella figura nascosta eppure così nuda davanti a lei < comprendo quel che narri. Non sentivo questa paura, questo peso nel mio stomaco da quando Ame venne distrutta e rasa al suolo d'innanzi ai miei occhi > rimembra ancora quei momenti, li rivive adesso nella terra del suono < sebbene ora sento la sete di sangue e di rivalsa nelle mie vene > sa che anche l'altra la provi, basta solo vederla li davanti a se con quella calma nella voce a render le sue parole come carta che cade lenta verso il basso. Sono già arrivati così in basso nell'inferno? Forse. Forse ancora ci sarà tanto di quel dolore e di quella gioia da poterli affogare insieme nella nuda terra sterile . La osserva porre quella mano verso quella scala, qualcosa che ancora non ha esplorato eppure si muove anche lei, dolcemente, come i movimenti di una tigre, con lo sguardo di una cacciatrice < sono sicura che non salirà nessuno oltre noi > Kukyoda con la sola presenza fa in modo che nessuno voglia avvicinarsi, figurarsi se possano. < stanno arrivando..eppure non molti che conoscono gli Ishiba possono rimembrarli, se non Sango Ishiba > lei stessa, lei che ha preso in mano quel clan riportandolo agli antichi fasti che solo Konan è riuscita a portare < coloro che ricordano sono ancor meno. Sai il mio nome eppur io non so chi tu sia > la occhieggia curiosa, muovendo il corpo con il suo, seguendola al fianco sebbene lasci che una certa distanza possa porsi tra i due corpi. Se solo sapesse chi ella sia, di come quella che fu una cugina non è altro che una sorella della pioggia. < l'alba sta sorgendo, di nuovo su questa terra > un sussurro ad adocchiar quella tenue luce quasi timida, che nasconde un sole che brucia sulla carne di coloro che non ne saranno degni. Un sospiro felice, un sorriso a rimembrare. Che sia pazza? Forse. [stessi tag] [Torre] E' difficile anche solo comprenderne la sessualità, con linee che corrono occultate - apparentemente acerbe, o semplicemente ben poco marcate a differenza d'ella che nell'esser femmina, ci riesce molto facilmente. Gli zori carezzano la pavimentazione pietrosa, immergendosi per prima nella luce contro cui la fumea e il pulviscolo appaiono fin troppo evidenti. E la sua flemma ha un odore che staziona tra l'umido di queste pareti e del sudore, e il piacevole del gelsomino con cui s'è lavata solo il giorno prima, nella consapevolezza che potrebbero questi essere i suoi ultimi giorni. Che importa? Che importa se questi che ci scambiamo sono gli ultimi respiri. Che importa se l'uomo che amo, l'ho visto l'ultima volta di spalle - prendere un percorso ben differente dal mio? Che importa, sono sciocchezze, se le mettiamo a paragone con quello che vorresti comunicare al mondo con i soli tuoi atti d'empatia - che inevitabilmente tutti confonderanno con atrocità, egoismo e terrorismo. L'ignoranza è parte del popolo, e fino ad ora, la sua unica vera forza. Lascia che siano Kyukoda e Pomyu a sorvegliare la base delle scale - mentre passo dopo passo, sale quella scalinata. Il profilo minuto, il gelore degli occhi e le ciocchette aranciate che danzano sotto i dettami del movimento. Fa così caldo. Un caldo che non abbiamo mai realmente sentito. Quel caldo da star male, che ti rende nervosa ed irritabile - eppure Ren è capace di tener sempre lo stesso portamento umile. Il capo sorretto tra le spalle si muove tra le grate delle finestrelle per sbirciar all'esterno il sole baciare la corona d'alberi che divide il suono da queste terre. Non è un segreto che si ritrovi a pensar a chi dall'altro lato, aspetta solo il segnale per attaccare le mura di quella che un tempo - era casa sua. La sua terra d'origine. Il luogo infausto, angusto, ebbro di terrore - in cui è nata, ed in cui, allo stesso tempo, è nata la vera accademia spartana di queste terre. Orribile, è vero, ma per lo meno reale. E non ipocrita come il mondo che continuiamo a vedere e vendere. L'ascolta, potrebbe fare altrimenti? Le parole di Sango le carezzano le corde più fragili: Vendetta, rivalsa, uscire. Le palpebre s'abassano e dalla fessura scura, si nota solo una coltre di ciglia come rame. < Che ardore. Io non ho fretta. Ho premura. > Caratteri in collisione - ma non per questo la mette alla picca o la giudica con cattiveria, anzi. Ammette d'esser differente - d'esser ossessionata dal fare la cosa giusta al momento giusto, di non mancare niente, niente - prima di lasciare questo luogo. Sempre che alla fine, si possa ancora chiamare 'luogo' e non solo 'vecchie macerie'. Ed è forse quanto più teatrale veder muoversi la cappa dell'akatsuki accanto all'haori della yugure - non son due cose nettamente differenti, o anche loro - come la vecchia organizzazione alba, moriranno nel vortice dei mercenari? Le parole dell'altra la chiudono in un silenzio tipico di chi sta pensando a quel che deve dire e mentre lo fa' - issa le suole calpestando l'ultimo gradino della scalinata. Il viso rivolto al pallore del mattino, dando un riflesso di ceramica, privo di colore. < E' il mio compito ricordare il nome di chi incontro, io - sono solamente Beto. > La bocca della Yugure, sempre sorridente. Persino adesso, su quel viso di ceramica - un tetro sorriso si rivolge alla promessa della carta, del paese della pioggia - mentre il busto si gira lentamente verso di lei - rimanendo a qualche passo dal bordo della vedetta che da' su tutto il carcere, i campi - e su quella cresta nera d'alberi. < Credo tu ti stia sbagliando. > Un filo di voce, come velluto - una voce di tabacco e lunghi silenzi. < E' stato giorno troppo a lungo, oramai. E l'alba ha oramai fatto il suo venerabile corso. E' giunto il momento del crepuscolo. E credimi... > ... < Sarà una lunga notte. > Il risolino che le muove il petto, mentre le gambe da sotto l'haori sfilano mansuete verso il bordo. Inspira, se ne riempie il petto - un petto che pare squarciarsi sotto la mole di pensieri che l'attanagliano. Chiude gli occhi assaporando fitte di ricordi che le spaccano le meningi. L'anello. Quell'anello. L'ha pure messo al dito - per poi gettarlo via. L'akatsuki - oramai è polvere. E' un ricordo di gloria, solo un ricordo. E inspira, inspira - le braccia aperte lungo ai lati, manco volesse accogliere più aria e spazzar via tutto quello che le sta d'innanzi. < Sembri il tipo di persona che rimane molto legata alla tradizione, all'antico splendore. Mi sbaglio, Sango Ishiba? > Delicata nel parlare, mentre le spalle minute s'abbassano e lei, che s'era fatta avanti d'un passo, osserva la rossa da sopra la spalla - tramite la maschera bianca. Senza filtri. Senza restrizioni. Senza cortesia ne' garbo. Allunga la destra ad offrirle il palmo, come se volesse invitarla ad avvicinarsi, a non rimanere sulla difensiva con lei - poichè elemento innocuo, totalmente ed assolutamente innocuo. Ed è un palmo morbido, pallido - nonostante il riverbero del nome di Beto, possa suscitare diverse domande, diversi comportamenti. < La mia maestra era figlia della pioggia. Avrebbe riso dell'attaccamento alle radici, pur adorando il Dio Pain - mi ha sempre raccontato Ame come un paese in continua evoluzione, avanti anni luce - rispetto a chi vive ancora stazionato a centinaia e centinaia d'anni fa'. A te invece, il cambiamento, spaventa?> La osserva, lame dietro il bianco di Beto che le carezzano il profilo rossastro, curioso. [same tag] Oh quelle sfumature di rosso intenso e arancio che si intersecano tra di loro, come sfumature della stessa fiamma, chi staziona nel cuore bruciando ogni giorno, chi coltiva con più delicatezza lo stesso. Due anime, opposte? No, altrimenti non sarebbero li nello stesso loco con la medesima intenzione, simili molto più di quanto possano osare sussurrare. Nessun animo dovrebbe potersi denudare in quel modo eppur le donne si svestono, ad ogni passo in quella lunghissima scala a lasciar fuori quel che di loro è superfluo per lasciar che gli animi possano toccarsi con delicatezza, nessuna costrizione vi è adesso. Solo quell'alba e quel tramonto che nascondono la stessa sfumatura rossa arancio che le contraddistingue. Decisamente più selvaggia della compagna d'armi, non si risparmia in quanto modi, delicati e raffinati come un Ishiba di sangue puro riesce a fare, come ad averlo nel dna stesso. < siamo qui per motivi differenti, ma le nostre strade ci stanno portando nella medesima direzione > un ultimo passo anche lei in quella lunga scala per posar lo sguardo intorno, per poter sentir un poco di aria fresca , senza alcuna puzza di sudore e marciume, lo stesso sapore della libertà a cui tutti agognano fin dalle prime braci di vita < beto > mormora anche lei, assaporando il gusto dolciastro dell'altra, con quel retrogusto amaro che le sovviene tra le papille stesse, immaginando sol ora chi ella possa essere. Come un fantasma in un opera di fantasia, dolce eppure colei che potrebbe muover i fili dietro la loro stessa testa < forse, ma ognuno vede ciò che desidera vedere. Un nuovo tramonto, una nuova fine..eppure dopo quella non c'è sempre un alba a segnar un nuovo inizio? > sussurra anche lei, non ha necessità ne di urlare, ne di infiammare quell'animo già caldo e trasbordante di fuoco intenso < ognuno desidera questo o quello , son sempre facce della stessa medaglia. Attimi brevi e intensi che cambiano tutto il corso del giorno > una metafora piccola per qualcosa di alquanto grande e immenso, nemmeno sanno a cosa questo porterà un giorno, a quante guerre, alleanze e forse pace se saranno fortunati < io desidero una nuova alba che sorga tra la pioggia ad illuminar qualcosa che molti ritengono morto, eppure lo senti anche tu? Il cuore pulsante che si risveglia nell'aria umida > prende un respiro profondo, assaporando quei loro corpi, quel che le circonda < la notte calerà senza alcun dubbio, e la luce crescer altrettanto, lontano da qui eppur serve avere un equilibrio alle volte > le azzurre che sondano lei, coperta da quella maschera quasi inquietante eppure in un modo le possono ricordare i Pierrot, ma l'altra non è animata da quell'istinto frenetico e fuori controllo che possiedono i discepoli dell'hasukage stesso . La ode, la osserva, calma anche lei in cerca di quelle parole che deve pronunciare, che vuole e desidera poter dire in quella terra sconosciuta < Konan > comincia lei, dolce come musica d'estate, a cullar quasi l'altra < mia antenata, colei che da donna stessa s'è fatta regina e imperatrice di questo mondo. Si, sono legata all'antico splendore senza dubbio > le iridi che vagano adesso, lontano in ricordi passati < eppure ambisco a cose molto più alte, qualcosa che possa si ricordare il passato, ma anche esser consapevoli del presente stesso, del nuovo fuoco che nasce e di quello che distrugge > il fuoco stesso della passione, intima e pregna che le brucia nelle viscere, nel corpo, nella lingua stessa a pronunciare quelle dannate parole < per questo ho preso il mantello dello stesso Rikudo Sennin. Un dio, ma quel che rappresenta la pioggia..solo in pochi lo comprendiamo e lo desideriamo > li che tornano gli occhi a lei, osservandola, pronunciando quasi quel nome eppure sa che l'altra figura potrà capire che il solo pronunciarlo possa metterla in situazioni pericolose o meravigliose, tutto dipende dal chi ascolta . Ode quelle nuove e quella luce le accende lo stesso sguardo, ammirazione, ardore, lussuria perfino < sei fortunata ad aver avuto una maestra figlia della pioggia > mormora , un sorriso quasi diabolico a prender possesso del proprio viso < noi comprendiamo la perdita molto più degli altri...io in particolare. Li sta il mio attaccamento, a chi ho perso, uno dei pochi che io abbia mai amato in un mondo così terribile > un fratello che porta lo stesso nome dell'altra, Ren, eppure non lo sa adesso, nessun ricordo può esplodere in quel corpo < Pain..Nagato..Konan, un trio, coloro che riuscivano a completarsi e completare lo stesso mondo, eppure acerbi > gli stessi che sono morti, sconfitti dalla stessa storia < voglio riavere Ame così, enorme, potente, da far tremare col solo pronunciarla, per come debba essere > utilizza appositamente quel verbo, AVERE. Lei la vuole, la brama, la desidera in ogni attimo < il cambiamento è necessario, Beto. Serve a non commetter errori del passato e risollevarsi al di sopra di coloro che ci sono stati prima, e la stessa storia si ricorderà di noi come in questo momento. Tutti sapranno quel che abbiamo fatto qui > non ha bisogno di accenni o altro adesso, se non una piccola occhiata verso quella maschera priva d'espressione eppur così espressiva < chi era la tua maestra? Ho molti anni sulle mie spalle, e molti passati sotto la stessa pioggia.Sono sicura che chiunque essa sia, merita un riconoscimento da parte nostra...amando anche il Dio Pain> un vero dio sceso in terra, sebbene sia stato sostituito da un altro col volto di Madara stesso. Oh come sono complicate le loro vite, vero? [stessi tag] Come la perfetta amante, o un abile canzoniera - sfiora con le dita i tasti giusti da toccare. E come si volge verso di lei, lascia che l'alba alle porte si trascini dietro il masso ingombrante d'un preludio di guerra estiva. L'odore, il rumore, le urla, il pianto. E mai caduta d'una serpe fu' più rumorosa e silenziosa al tempo stesso. Il collo eretto si scansa per tenerla imperatrice della propria visuale, eleggendola ad unico elemento d'interesse dopo questa meravigliosa, ultima, alba. Il sorriso che le aleggia sulle labbra, perennemente serafino - risulta solo una nota zuccherina tra le parole che rivolge a Sango, ed al suo immortale sogno di gloria, splendore. E per quanto traviato, per quanto radicato nel profondo del suo animo - Beto l'osserva come si osserva un meraviglioso quadro appeso in una galleria alquanto monotona. Come una monalisa tra opere cubiste che, certo - ammiriamo - ma non comprenderemo mai abbastanza. Dalla coltre di rame, come fiammelle su ghiaccio - gli occhi solcano tratti e vesti danzando silenziosamente nelle sue parole, lasciando ch'ella s'esprima da sola senza nessuna interruzione. Non è forse questa l'educazione? Non interrompere chi ti sta d'innanzi, anche quando questa cerca d'infilarsi sotto le vesti che tu saggiamente hai deciso di portare indosso per pararti i punti vitali. Le mani scendono, occultati i palmi dal bordo dell'haori - si muovono solo le dita, esanime, lungo la fiancata priva apparentemente di curve sinuose. E il vento muove i capelli, trascinando con se' l'odore acre del peggior momento per riposarsi la mente. Ma nessuno lo ascolta, quì. Nessuno ha tempo per del vento. Prima delle parole parlano dei passi, quelli che Ren tenta di muovere verso l'Ishiba; pie destro e sinistro s'alternano verso di lei, cercando di divorare le distanza fino ad annullarle del tutto. Se solo non scappasse. Se solo non rifuggisse il tentativo d'un contatto, sentirebbe la punta delle dita sollevarsi verso il suo zigomo sinistro - la sfiorerebbe piano, arcana, dal centro verso l'alto - la coda dell'occhio, con il dorso scuro delle unghiette laccate. E non una parola esce dalla sua bocca. Com'è meravigliosa questa grinta? Quanta bellezza si cela dietro la distruzione d'un incendio doloso? E Ren rimarca la bellezza degli altri, non la propria - come farebbe un narratore con il suo amatissimo protagonista. < L'equilibrio è vitale. > Lo spiffera come un segreto intimo, scremando quella carezza con un battersi in ritirata della mano verso il basso - verso la mano stessa della donna. La destra che vorrebbe coglier nel suo palmo la sinistra dell'altra, tenendo poco meno di mezzo metro di distanza da lei. < Mentirei dicendo di capire cosa provi. E cosa vuoi. Persino ora, che sono tornata a casa - io non ho idea di cosa voglia veramente dire esserlo. In un certo senso, t'invidio. > Tutta quella passione che lei, osserva e trascrive. Ogni sentimento che sembra passarle d'innanzi agli occhi, che la sfiora - e la lascia mortalmente indenne. Un paradosso ilare, che alla fine, la lascia sempre con il naso storto e la strana sensazione d'incompletezza. Scansa il capo come a volersi liberare della questione, così come le lascerebbe andare la mano sempre che sia riuscita a prenderla. Un tocco delicato, mai imposto con arroganza - quasi offerto, gentilmente - come balsamo per queste giornate. Balsamo contro l'idea che lei sia un mostro disumano. Ah, non lo è. Non lo è affatto. Ed i passi che l'avevano portata a lei la portano a guardare nuovamente il panorama in direzione di Oto - neanche s'aspettasse fuoco e fiamme da un momento all'altro. Tante domande porterebbero a chi realmente lei è - o chi potrebbe essere - quindi ne esce solo un sorrisetto sbuffato fuori dalle labbra. Kurona Hanabutsuji in Kokketsu. L'illusionista figlia della pioggia. Ingolla quel nome come pillole di cianuro, posando ambo le mani contro il bordo della vedetta, ad altezza del ventre. < Quello che è già stato grande, una volta tramontato - non potrà mai tornar grande come lo era all'epoca. Può cambiare, essere diverso, può esser enorme e potente - ma in modo totalmente differente. Guardare troppo lontano - Sango - ti potrebbe far inciampare. Guarda a cosa c'è adesso. Guarda quello che ti circonda. Il Venerabile Rikudo potrà servirti Ame su un piatto d'argento - ma sarà mai tua davvero? > Le pone la domanda, scansando il viso dal panorama per inquadar quello della donna. < Quello che intendo, quello che vorrei - suggerirti - > Esplica scandendo con immensa lentezza le parole. <E' di appender quella veste al capezzale, e di vestire dei panni nuovi. A meno che tu non voglia esser l'unica a vestir uno stendardo che oramai, non ha più nessun valore. Forse non è il suo momento. Forse è tramontato del tutto. Questo io non posso saperlo - ma è il momento della Yugure. Del Crepuscolo. E io... Non penso tu sia in grado d'attender fino all'alba.> ... < A nessuno del resto piace camminare all'infinito su strade che non portano a nulla, non è vero? > Le palpebre calano lentamente, adombrano occhi sterili che ricercano quel rossore, quella danza di fiamme nel vento che accompagnano questa mattinata. Il fiato rallenta - spossata per l'attacco, per aver usato le sue forze in un entrata che è stata caratterizzata da due palle al piede messe al suo seguito. Pulita e silenziosa. Ciocchette come sangue che le carezzano la giugulare nuda e nel calare la palpebra, un triangolo si mostra, pulito, a rivestirla. La sua effige Seimei. < E dimmi, l'Eremita - t'accompagna in questo cammino, o sei solo tu - e lo spettro dei tuoi ricordi? >[same tag] Oh quelle due anime, leggere alla vista eppur hanno un loro peso, si sente la loro stessa presenza in quel nuovo regno che sta nascendo, come se potessero schiacciare tutti gli altri contro il basso solo col loro ardore e porre fine alle loro misere vite che non hanno significato, ma le loro ne hanno, eccome, in tutti quei desideri che mostrano il loro animo più nascosto. Per quanto l'Ishiba ne dimostri nel proprio essere, l'altra ne dimostra nelle proprie parole, un fuoco interno diverso senza dubbio, ma nel loro animo abita quell'istinto che si contorce e si nutre di quel che sono, come una serpe, come una tigre, come un animale bestiale che si nutre di quel che è. Soppesate quelle parole senza dubbio e ciò che le fa salire un sorriso su quelle morbide labbra < sai Beto > mormora una volta che tutte le sue parole son finite, andando anche lei ad osservare quel campo stesso, quello che le stringe lo stomaco , di paura e anche d'amore profondo, lasciando che l'altra la possa toccare come desidera, sul viso che si impregna di brividi intimi , su quelle mani a cui lega le proprie con delicatezza innata < ognuno ha il suo percorso > sorride docile a quel che narra adesso, con la voce che s'abbassa di tono, calda, intima, solo per lei, come a confessarle un amore desiderato, puro e timido < Per quanto siano irrealizzabili, la gente ama i sogni. Il sogno ci dà forza e ci tormenta, ci fa vivere e ci uccide. E anche se ci abbandona, le sue ceneri rimangono sempre in fondo al cuore… fino alla morte > prende un respiro dolce tra le morbide e rosee labbra, sollevando anche lei la destra, dolce a farle comprendere ciò che vorrebbe fare. Carezzarle quella maschera, dal centro della fronte senza premer fino al mento, cercando anche di evitar le parti altrui morbide e molle < io vivo per un sogno, per realizzarlo, per far si che quel nome possa ritornar ad esser il terrore e l'amore della pioggia al contempo > non cerca nemmeno lei di convincerla, solo di poter lasciare che il proprio animo possa mostrarsi nel suo lato più bello e tenero . Lascia anche lei quelle mani eppure non si allontana assolutamente, come attratta da quel corpo giovane e acerbo. Non è qualcosa di animalesco ne di sessuale, è qualcosa che tratta più la mente e l'animo stesso, cosa le importa a chi appartenga adesso, quando le sue parole possano colmare e risvegliare quel che è lei ? < guardare lontano..forse > sorride, il beneficio del dubbio è necessario < ma io guardo in alto, verso quel castello che i miei occhi vedono, lassù a nutrir il mio essere > quel volto, quei capelli bianchi che scendono sulle spalle mascoline e ben formate, quel calore che ormai prova a stento < il Riduko non mi darebbe mai Ame su un piatto d'argento, non sarebbe in lui > nonostante si amino a loro modo, malato anche, sa benissimo che l'altro non avrebbe mai agito se non come cuscinetto, se non al limite < tutto tocca a me, e desidero che sia mio. In ogni attimo, Ame sarà di coloro che l'hanno meritata, coloro che la faranno risorgere. Mia finchè avrò vita in questo mero e misero corpo > quelle nuvole che ancora danzano dopo tutti gli anni passati a star ferme ma che ancora muovono i loro nefasti passati in merito di un futuro meraviglioso e cupo allo stesso tempo < è vero, un tempo queste vesti potevano far tremare coloro che le osservavano. Adesso i nuovi ninja nemmeno li riconoscono > una verità inscindibile, lei stessa che si volta ad osservar l'orizzonte < Beto, forse sarà tramontato per il mondo stesso, a me poco importa. Ad Ame però il suo pulsare, le nuvole di sangue che scorrono per le strade sono ancora vive, specialmente in noi Ishiba > loro stessi che combattono ogni giorno pur di tornare di nuovo ad ame stessa < Yugure..crepuscolo..la discesa delle..tenebre? > quasi a voler una conferma dall'altra < posson arrivare a noi saremo li a sostenerla, sempre, come spero che accada alla nostra alba, a tenerci sempre in equilibrio > sussurra osservandola negli occhi stessi, in quelle fessure oscurate dalle tenebre mentre il proprio volto è pulito e limpido alla luce della stessa luna < è un cammino difficile il mio, adesso Ame si trova tra le spire di Yukio stesso. E lui..non mollerà la presa facilmente..ma a questo servono alleati no? > ecco perchè si trova li, dopo il suo patto con gli Yakushi, con gli Uchiha, con Oto stessa < da noi le nuvole di sangue non moriranno mai, perchè il sangue stesso hanno donato chi è stato prima di noi e sempre lo farà > lieta pur di pronunciar tali parole , eppure anche lei andrebbe a veder quel suo triangolo nell'occhio, qualcosa di sconosciuto quasi se non avesse vissuto a Kusa per molto tempo, e lei stessa avrebbe richiamato a lei la propria carta < l'eremita è con me e io sono con lui, sempre. Io lo amo, lui mi ama, sebbene per Amw possa pensar di esser sola, non lo sarò mai > inconsapevole che allo stesso tempo , per lei, il riduko sia sceso in campo ad Oto per "salvarla" . Sebbene sia Hanabi al momento ad esser mezza morta e lei ancora incastrata li < Beto > mormora ancora, vicina, intima anche grazie alla notte < Oto e un giorno anche Ame avranno lo stesso obiettivo, lo stesso futuro. Libertà da tutto ciò che ci costringe ogni giorno > e li tace di nuovo, sospirando ancora e chiudendo quasi le palpebre all'altra celando il proprio sguardo. [stessi tag]
Giocata del 12/09/2020 dalle 14:29 alle 16:03 nella chat "Prigioni"
[Torre] E come il tempo passa scandendo attimi che potrebbero essere gli ultimi - lei ripassa sotto lo sguardo il profilo occulto di quel che le viene offerto. D'estate l'alba è sanguigna, filtrata da nuvole sporadiche con la tendenza ad abbandonar molto velocemente il terreno. Si para lo sguardo con la mancina, sollevandola fino ad adombrarsi la maschera ridente. Le parole non sono altro che uno sfarfallio in un fallace silenzio. Lascia ch'essa parli sola, della sua idea romantica di conquista - di rinascita. Segue il discorso lasciando che sia una scia fugace dietro le sue spalle. S'è perfino fatta carezzar quel viso di ceramica, ignifuga d'ogni tipo di contatto che a conti fatti può solamente immaginare, e mai percepire. Non sarebbe ad ogni modo differente senza quella barriera. S'è semplicemente distorta con un magro movimento del collo, delle spalle che si distanziano tra di loro arretrando dalla sua figura - dalla sua idea, dalla sua speranza. La risata che le aleggia sulle labbra esplode con una grazia effimera, la trazione d'un salto sul posto la solleva dal pavimento pietroso, posando la punta dei piedi contro il bordo del di quella vedetta da cui chiunque amerebbe l'idea di controllo. < Non mi piace il romanticismo dei sogni. Li trovo incontrollabili. Inafferrabili. Un sogno, Sango, rimane solo un sogno. > L'ovattato della voce oltre la maschera s'issa di un paio di decime, per far si che la donna possa sentirla pur a distanza, ora. Cammina su quel bordo gelido e umido, come un funambolo farebbe sulla sua fune. Piedi che misurano ogni mossa, in bilico, divorando passo dopo passo, inesorabile, la distanza da un punto all'altro di quella sorta di balconata. Se di romanticismo stiamo parlando. E' onesta - forse fino a fare male. E l'onestà può attirare cieco amore, come cieco odio - un arma a doppio taglio che, effettivamente, è disposta a sfoggiar per privarsi della falsità d'alleati che fingono solamente di guardare nella tua stessa direzione. < I tempi sono cambiati, mi piace pensare alla Yugure come un paradosso. Puoi mai ambire al giorno se non hai mai visto il buio pesto della notte? > Una domanda retorica che pone curvando, scenica, il capo alla volta del capo. Il busto, un fuscello esile che muove i fianchetti a girarsi verso di lei. E ogni cosa sembra volerla abbattere; la luce rossa alle sue spalle, il vento che le muove via le vesti, le scopre le spalle che adesso alza aprendo le braccia, come chi minaccerebbe di gettarsi di sotto. Ma non lo fa' - non è nel programma, almeno per mano della stessa Beto. Ed il discorso vuole divorare l'idea che la Yugure sia la venuta dell'oscurità - o meglio, come questa oscurità sia necessaria per un bene maggiore. E il risolino, l'adorabile muoversi di quel petto acerbo che nello spacco della camicetta bianca mostra pelle diafana, priva di sfregi - di cicatrici - di riferimenti d'ogni tipo. E il suo ridere a cosa si riferisce? E' folle? O è l'avvicinarsi della vera guerra che la spaventa fino a farla ridere in modo insensato? No - oh, non è così. < L'alba non sarà mai libertà. E se questo è il tuo progetto, mia signora - che senso avrebbe promuovere la medesima parola sotto due stendardi differenti? Per provare che il tuo sudore ha creato qualcosa che già è esistito? > Il capo si scuote lento - lascia che quei coralli morbidi l'accarezzino, la puniscano per esser un mostro. A conti fatti. < Se lottiamo per la stessa cosa, perchè separarci? Per esser più deboli? Per la gloria d'aver fatto tutto da sola? La sindrome di chi se non fa' fatica, non ha ottenuto niente? > Mugola, e mentre si ferma su quel cornicione - le piante dei piedi vengono irrorate di venette gravide di chakra - così come ogni muscolo in precedenza. Eruttano i kirakurei, lasciando che una nuova rete venga formata, disegnando un impalpabile distanziamento dalla pavimentazione. E le offre ancora la mano, forse in senso simbolico - forse le sta offrendo molto di più, una via traversa. Il modo per ricalcolare quello che ha sempre creduto necessario per avere il paese della pioggia. Vieni con me Sango. La yugure è la risposta e la domanda stessa. La via di ritorno a casa. Il palmo mostrato verso Sango, cerca la sua mano - neanche ad offrirsi come grillo all'orecchio, demone personale pronto a trascinarti di nuovo all'inferno. Una parentesi nel girone dei lamenti. L'avesse afferrata, quella mano - Ren la stringerebbe per invitarla a salire sul cornicione, dove l'arcata la ferma dall'andare oltre - come una finestrella sul vuoto. < Non sarò colei che ti dirà cosa fare. Io sono solo la bocca della verità in questo mondo. > Del resto, come detto in precedenza - sono ad ogni modo alleati per qualche ragione che non la sfiora neanche. Risponderà se deve, o ignorerà le guerre della rossa - se così le verrà detto di fare. Le ciglia s'abbassano e quei pleniluni, la carezzano con la leggiadria d'un amante folle - di chi in silenzio si consuma d'un male che non è ne detto, ne esplicato. Ne comprensibile. Le farebbe spazio sul cornicione muovendo un solo passo di lato - e la ricerca - le dita sfiorerebbero quel viso docile ed al tempo stesso, tanto determinato, tanto radicato in basso - da esser irremovibile. < Vi amate, eh? > Chi lo avrebbe mai detto, del Rikudo. < Dubito che una donna come te. > E me. < Abbia veramente tempo e spazio per l'amore. > Una considerazione che rivolge più a se stessa, che all'altra - e il capo girato sullo strapiombo è il preludio dell'ennesimo invito. Che donna frenetica, Beto - non è vero, Sango? Eppure, sei così brava a starle dietro. A parar le spaccature sulle convinzioni che ti sei costruita. Un cenno del capo le chiede d'esser seguita, allargando le braccia e abbassando il busto di venti gradi per mantenere il baricento allineato. Passo dopo passo, si getterebbe in una corsa verso il basso, camminando sul profilo della torre per raggiungere una delle poche ale del carcere ancora chiuse. Di questo Sango non ne sa niente, ma del resto - non è veramente necessario. "Raggiungimi in quell'Ala, Sen." [ck on][Rilascio Finale] La luce che sorge, l'alba in arrivo per donare un nuovo giorno a quella stessa terra. I timidi raggi di sole si infrangono contro i loro corpi, li avvolgono e li sfiorano come farebbe un amante, e lo vede, quel sogno, posto lassù in alto ma tanto vicino da poterlo toccare, sfiorare ma non ancora afferrare . Le iridi che si spostano verso l'orizzonte, sanno entrambe che da li a poco avrebbero visto centinaia, forse migliaia di ninja di Oto al servizio ancora di Kunimitsu inondare la stessa terra < davvero Beto? > non volge lo sguardo a lei, non ancora < Qualcosa che non si fa per nessuno. E che si realizza… si realizza solo per se stessi. Parlo del Sogno. E' puro egoismo, e io lo sono eccome. Tutto ciò che faccio ha una ragione, un perchè > palese che ognuno di loro sia li per un motivo, per gloria, fama, alleanze strette, o per chi semplicemente non ha altro da fare. < che la Yugure si porti pure in alto come desidera, i miei interessi son ben lontani però da loro, da voi sebbene alcune volte le nostre strade si incroceranno > le due che indossano abiti tanto simili quanto differenti, l'inizio e la fine che si toccano, che si carezzano sapendo come sia facile per loro annullarsi a vicenda, eppure quel filo sottile le sostiene ancora , ma per quanto? Chi sarebbe caduta per prima? < non sarò da sola e della gloria poco importa. Sento il bisogno di dover avere degli alleati in questo mondo > ammette, con quel sorriso che increspa lo stesso volto < ma non come membro della Yugure, il mio stesso cuore appartiene a queste nuvole rosse, un sogno antico e finito senza dubbio, ma dalle ceneri può rinascere ancora una volta con un nuovo obiettivo > non lascia che siano troppe le parole a fuggir dalle morbide labbra , consapevole di quale sarà il prossimo obiettivo da conquistare, da strappare alle mani stesse del riduko sennin senza perder la vita . Le iridi che la seguono di nuovo, le due tanto simili eppure sfumature diverse di due animi di fuoco e sangue che si carezzano , e nota quella mano per lei, quel palmo verso l'alto, quell'invito chiaro come il sole che nasce. Non sarà lei a prenderla, non tocca a lei unirsi a quella rivoluzione in quel modo. Li andrebbe a disgregarsi, elegantemente una nuvola nera di carta a muoversi proprio verso di lei,provando a portarsi alle sue spalle con velocità, solo per provare a metter la propria destrorsa sotto il dorso di quella sollevata dell'altra . Se fosse riuscita la toccherebbe dopo aver ripreso in parte la propria forma < Beto > un dolce sussurro per lei < siamo simili, ma diversi , lo percepisci anche tu..l'akatsuki è il mio posto, ma non vuol dire che saremo divisi finchè i nostri occhi vedranno lo stesso orizzonte > solo due differenti modi di raggiunger il loro obiettivo , di portar il loro essere a sollevarsi e oscurare il resto del mondo, unici detentori di luce . Un altro spostamento di pura oscurità, nera massa ad avanzar anche lei sul cornicione a ergersi su tutto quanto, il viso che lento va a riformarsi per dar all'altra la visione del proprio essere, metà presente, metà no < davvero? > le labbra che si sollevano < potrei darti ragione questa volta, non è semplice amore > uno scambio di anime tanto simili quel che è il suo rapporto col riduko in persona, creato su menzogne , dolore, odio, morte .. qualcosa di piacevole potrà mai esserci per loro? Lei stessa andrà a seguir l'altra, senza necessità alcuna se non la propria essenza Ishiba. Carta che vola e si riforma in continuazione, sempre in trasformazione, in evoluzione con se stessa, come il proprio essere, le proprie convinzioni che non potranno fare altro che mutare col tempo . Non chiede dove stiano andando eppure < lo senti? Stanno per arrivare. Non abbiamo molto tempo Beto prima che ci circondino > un idea le vien alla mente adesso < potremmo utilizzare i prigionieri per combattere , questa è anche la loro guerra > la occhieggia, in attesa del suo stesso dire. [stessi tag]
Giocata del 13/09/2020 dalle 14:44 alle 16:40 nella chat "Prigioni"
[Prigioni] Forse dovrebbe andare così, forse lo scorrere del tempo attraverso questi attimi la riporta a credere alle parole di Sango depistandole giustamente verso la via che più s'adegua alla mente della Seimei - e mentre Pomyu segue gli ordini seguito o meno dall'immensa tigre, lei si trova a sostar tra parole e riflessioni. Ammira lo scomporsi di quel corpo in una miriade di foglietti corvini - ed il ricomporsi impercettibile alle sue spalle che avverte sottoforma di calore di cui non si priva. Non si sposta, non si mostra spaventata - o ritrosa, a qual si voglia movimento che l'altra promuove nei suoi confronti. E' una pagliacciata. E' solo un capriccio. Ingolla ogni parola che remerebbe contro l'ideale della special jounin premendo quei petali vellutati tra di loro - lasciando che sia il silenzio a rispondere, a questo giro. Quello che deve succedere, inevitabilmente, succederà. E lei sarà lì ad attendere, ad assistere, a rispondere al fuoco lì dove la parola del suo signore la richiama all'appello, esattamente come ha fatto in questa guerra. Abbassa le palpebre accogliendo quel palmo sotto al dorso e i polpastrelli vuoti, finiscono per tangere il ricordo fallace di una mano. Abbiamo parlato fin troppo, abbiamo goduto del silenzio - e d'un cuore che tacito corre rendendo il sangue amaro e acido al tempo stesso. Ed ora, mirando un vuoto a perdere, lascia che sia Sango ad inglobar questa pallida figura di guerra. < Non insisterò oltre. > Lapida il discorso come a volerle far capire d'aver compreso la posizione, più o meno stabile dell'altra - d'aver accettato, come lo aveva del resto fatto in precedenza. Il passo mosso, quel mezzo passo atto ad affiancarla di nuovo, come prima, la porta a rimirar in tralice quel profilo distorto - mezzo distrutto da foglietti neri che viaggiano e si disperdono ricordando le ceneri d'un incendio morente. Che menzogna, e lo sappiamo entrambe. E' che tutto sta ancora per nascere. Abbiamo mosso solo il primo passo in questo mondo ed il prossimo, chi lo sa' dove ci porterà - e soprattutto, a fare cosa. Lascia che quella mano l'accarezzi. Le dita di uno scrittore che fremono, attendono solamente di scrivere. Di gettar il seme che farà fiorir la sapienza, invece ch'esserne ghiotta solamente lei. Ed ora che nulla la protegge, il vento sembra volerle punire per qualcosa di non ancora decretato del tutto. I passi gettati verso il basso la fanno apparire come un breve raggio di luce nel buio, una fiammata rossa e bianca che cerca di scivolar come olio verso il corridoio che verserebbe sull'ala dove i peggiori detenuti venivano rinchiusi ed obbligati ai lavori forzati. < E' quello che stiamo per fare. > Il sussurro ovattato dalla maschera scivola fuori mentre ambo i piedi lasciano la parete verticale, saltando su uno di quei corridoi che collega un ala all'altra del carcere. La corsa iniziale s'arresta all'entrata, cercando i riferimenti tipici e lasciando che l'ombra di Pomyu appaia nuovamente lì, ad attenderla. Un cenno della mano, callosa - a richiamarne l'attenzione. " Quì, Beto. " Rauca e baritono, le uniche due parole spicciate fuori con un insofferenza fastidiosa. E quel tagliolino di sguardo di piombo si rigira verso Sango, un altra volta. Ha già liberato i primi prigionieri quindi, farlo un altra volta, non è un problema. < Non è solo la carne da macello che ci serve. > Ed in effetti quello che spera, è che molti di loro possano effettivamente sopravvivere. Disperdersi. Andare ad infettar vita e villaggi di chi che sia. < Volevi Ame, giusto Sango? > L'imputa, viziando la voce con il sorrisetto sadico di chi sta per firmar il patto. < Te la sto servendo su un piatto d'argento; quando un male maggiore impesta il paese, è facile divenire eroina del popolo. E se il popolo ti ama, tutti gli altri saranno costretti a farlo di conseguenza. Non trovi? > Il battere ritmico dei passi, sei suoi - di quelli di Pomyu, di quelli della stessa Sango. Ed è di nuovo inferno, chaos, vociare arrogante in vena di sguizzare via ed approfittare di quest'attacco, qualsiasi cosa significhi. Alla maggior parte di loro non interessa minimamente. Alla maggior parte di loro interessa solo tornare alla vita, essere liberi - forse cambiare e sparire - forse vendicarsi e gettar sangue ovunque. E mentre cammina la destra afferrerebbe la mano di una guardia svenuta - o morta, che importa alla fine, acchiappandola dal polso e trascinandosela dietro come si farebbe con un sacco di spazzatura fetido. < Sarà meglio per te rimanere in vita, quando ci attaccheranno. Pulire in fretta la strada agli altri, e poi correre a casa e farti vedere per quello che sei. Un degno sovrano. > Tono modulato che si spegne, mentre si ferma davanti ad un pannello di sicurezza, lo stesso che azionò giusto la notte prima. < IO SONO BETO-SAN DELLA YUGURE, LA STESSA YUGURE CHE VI STA OFFRENDO LA LIBERTA'. > La voce che riverbera nell'eco delle arcate dei corridoi su cui s'affacciano le celle. Cerca di superare quel chaos. Il parlare, le urla, lo sbattere dei pugni contro portelloni e sbarre. Le spalle minute di Beto che si sollevano appena, ammantate di bianco. < IL VOSTRO LIBERO ARBITRIO, IL NOSTRO, LA CADUTA DI QUESTO POSTO - TUTTO DIPENDE DAL RIUSCIRE A RIMANERE QUI DENTRO IL PIU' POSSIBILE. > ... < SE RIUSCIAMO NEL NOSTRO INTENTO, I VILLAGGI SMETTERANNO DI MANGIARE I FRUTTI DEI SEMENTI CONDITI INGIUSTAMENTE O MENO CON IL VOSTRO SUDORE, O E' QUELLO CHE VOLETE? VOLETE SFAMARE KONOHA? IL PAESE DELL'ERBA? IL SUONO? > Cerca di fomentare le masse, i prigionieri - issando la mano della guardia contro il pannello per azionar l'apertura delle celle. < E' ORA DI MASSACRARLI. DI FARGLI VEDERE CHE CENTO DEI LORO UOMINI NON VARRANNO UNO DEI NOSTRI! > Pigia, preme il palmo contro l'apertura andando così, gradualmente - se nulla fosse andato storto - a liberar un fiume in piena di persone che ascolteranno la parola del salvatore, del messia del chaos e al tempo stesso, paradossalmente, del libero arbitrio; la Yugure. La veste bianca. La venuta delle tenebre, che ambisce alla luce. [ck on][rilascio finale attivo][pomyu dietro di lei] La osserva, riesce a muoversi, toccarla con delicatezza di piume stesse eppure taglienti se solo volesse, ma non è questo il momento giusto per mostrarsi in tal modo, avrebbe trovato il sangue ad impregnar il proprio essere , quello di nemici che stanno arrivando. Nemici poi, chi lo sono veramente? Lei che non appartiene a quella terra, alla quale non sente alcun attaccamento nè sente il suo stesso battito, anche lei protagonista solo per puro egoismo. Assorbe le parole dell'altra eppur non continua, anzi, si muove in quel marasma di oscurità che si porta dentro, eppur qualche foglio raro mostra uno splendido rosso, il proprio colore che comincia a palpitare sotto la pelle, fremente e bruciante, desideroso di prender parte a quel massacro. Vede il secondo che arriva, quell'essere nascosto e sente lei stessa il pesante rumore di una tigre gigante che si mostra a loro, più in basso ma veramente di poco, con il suo sguardo incollato sul proprio essere. Si ricompone in un vortice, le braccia, le gambe, tutto ritorna così come le nuvole rosso sangue che contraddistinguono la propria veste , a rimembrare a coloro che si trovano li che l'Akatsuki è ancora viva, forse più di prima, e con nuovi progetti all'orizzonte . Le iridi che si portano su quella maschera per l'ennesima volta, ne osserva le fattezze, quanto più le parole però e un sorriso sboccia sul volto della giovane donna, li dove le rughe di apprensione si distendono infine < trovo che sia perfetto > prender possesso di una terra significa colpire anche il cuore dei suoi stessi abitanti, portandoli ad esser un sol uomo contro i dittatori della pace, contro quelli che si professano angeli < non morirò qui Beto San > la onora con quel suffisso, quello che lei stessa si donerà mentre le sue parole faranno eco in quelle gabbie, in quei corpi elettrizzati e desiderosi di rivalsa e vendetta , ma lascerà a lei che le parole per toccare le giuste corde di quei criminali così che il pulsante possa suonare, possa aprire le celle che tengono chiusi i prigionieri e quella calca venirsi addossata tra loro, lasciando lo spazio per quella tigre quasi circondata che non farà loro alcun male . Lei stessa si volterà verso quegli stessi prigionieri, il sorriso sulle labbra mentre si disgrega di nuovo tranne per le braccia e il busto, col volto perfettamente integro. Le braccia stesse che si sollevano dal terreno sotto i loro piedi per aprirsi, come un angelo vendicatore che porta la luce in quelle tenebre, per sollevarsi in quel piccolo muretto che li divide da sotto, sollevando anche lei la voce , ruggente e rude come quella di una tigre < UN NUOVO MONDO STA PER NASCERE. VOLETE ESSERE COLORO CHE POGGERANNO PER PRIMI LA PIETRA NELLE SUE FONDAMENTA OPPURE VOLETE ANCORA RIMANERE SEGREGATI QUI DENTRO COME DELLE BESTIE?> sorride, conoscendo già la risposta di coloro che solleveranno gli occhi, di coloro che sorrideranno al loro stesso modo < USCIAMO INSIEME, UCCIDIAMOLI, MASSACRIAMOLI E DAL LORO STESSO SANGUE CHE IMPREGNERÀ' LA TERRA IN QUESTO GIORNO, E DALLA NOSTRA FORZA, CRESCERÀ' IL NUOVO MONDO NINJA > un ultimo dire prima che la voce smetta di crescere ancora, anzi, tace adesso ricomponendo lo stesso corpo < non morire Beto san, saremo compagni in questa guerra, forse anche nelle future. La terra sta tremando, tremerà ancor di più quando Konoha e Kusa ci vedranno arrivare > un ultima occhiata per lei , un sorriso di sfuggita prima di piegar le gambe stesse per spiccare un salto proprio verso Kukyoda, il gigante che attende < è il nostro momento, mostriamo al mondo chi sono le tigri > lei compresa in quel discorso, selvaggia senza alcun dubbio < e li anche il riduko vedrà volteggiare la nostra fiamma più bella > un ultimo dire poggiando i piedi stessi sulla tigre , puntando lo sguardo verso fuori < sarà forse il caso di distruggere anche queste mura > dopotutto una tigre di 10 metri e 17 di lunghezza come potrebbe passare oltre li? Ma questo sarà ancora da vedere, e avrebbe tenuto d'occhio anche Beto san, curiosa di chi sia, di quale potere sia impregnata e veder anche danzare la Yugure. Quel giorno sarebbe stato uno dei più gloriosi della loro stessa esistenza ninja. [end] Quel cataclisma che sta per arrivare è lo stesso che inizia a muovere tremanti fiammelle nel suo petto. Finalmente qualcosa di suo, intimamente e infinitamente suo. E come un innamorata consola quel bozzo di sentimento nasconte nascondendosi dietro la bianca maschera di Beto il cui nome, almeno tra queste genti - riverbererà gentile e compassionevole. Come un leader. Come un icona di libertà. Il martire. E nasconde palpebre che calano arrossate - il viso di una sedicenne d'innanzi alla sua prima cotta. < ... > Espira, inspira - il petto si trova in subbuglio alla vista d'un polmone, d'un intero organo che farà la differenza tra la vittoria e il perire in battaglia. Ode Sango, il suo vociare - e lei di tutta risposta si muove con Pomyu al centro di quella folla che mano mano si dovrebbe formare nel corridoio dell'ala che separa le celle, disponendole a specchio una davanti all'altra. E lì da dove sono entrate, si ritroverebbe a breve a cercar la breccia per risalire le mura senza distruggerle, per evitar infiltrazioni e per proteggere chi dentro, vuole rimanere dentro - almeno fino a quando non avranno smaltito buona parte degli attacchi che arriveranno da Oto. E la montagna che butta ombra su di lei, posa ambo le mani sulle sue spalle, stringendole con fierezza. " Ha ragione. E' ora di non seguire più i precetti. " Vai - andiamo - e non guardiamo in faccia nessuno. E' ora di fare piazza pulita e non pensare ad un fine, ad una missione, a qualcosa da portare a termine. Abbassa il collo verso l'uscita, riportando quelle due lame verso la rossa che dovrebbe, ora, esser al suo fianco. Annuisce, concorda - e neanche parla tanto è l'aria che ha stretto i suoi polmoni. Il realismo di una situazione in cui t'accorgi di essere viva. Di essere nata. Di esser un meccanismo, seppur minimo, di una macchina da guerra che vuole portare un messaggio nitido. Sì, Sango. Sì. Rimarrò in vita e combatteremo fianco a fianco. Finalmente si muove, e quando si muove - è per ripescare l'Ishiba da quel marasma di persone che si muove - come una gittata lavica che, a suo tempo, travolgerà tutto quanto. Le toccherebbe l'avambraccio, avvolgendolo con una delicatezza che non sembra appartenerle. Come etere. < Facciamo crollare questo posto. > Per poi, come etere, sparire - lei e la sua cappa bianca e nera - lei e le infinite lune che si porterà dietro, ingollata da chi esalta la libertà, l'ingiustizia, il sangue. Forse è un atto di bontà, forse è un atto di follia liberare ogni singolo criminale psicopatico, ma -- noi non siamo Dio. Non giudichiamo. [ se - end ]