Puoi restare
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Giocata dal 30/08/2020 16:03 al 31/08/2020 00:42 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Una domenica come tante altre. Una domenica di fine agosto, che le ricorda l'anno prima. Fu in quello stesso periodo che lei ed Onosuke si giurarono amore eterno. Ma a quanto pare, l'amore è eterno finché dura. Poi, resta solo il vuoto. Vuoto è quello che sente la rosata, distesa sul letto della propria stanza, a fissare il soffitto. Indossa solo una maglia larga nera, che copre l'intimo nero, mentre le gambe sono completamente scoperte. Mentre il Chakra scorre con violenza dentro il proprio corpo, pensa a come Kiri sia stata per lei una rovina. Ma al tempo stesso una salvezza. Si rinasce dalle proprie ceneri, come fa quel volatile leggendario chiamato fenice. Dalle proprie ceneri, lei aveva creato delle ali e aveva cominciato a volare, libera, senza catene. Non se ne pente. Eppure, quel vuoto, quella solitudine, li sente ancora. Perché non è riuscita a dimenticare la persona più importante della sua vita. E adesso di quella persona non rimane che soltanto un involucro esterno, abitato da Tsuki. E' colpa sua se Onosuke ora non c'è più. Perché non aveva pensato alle conseguenze delle proprie azioni. Come sarebbe stato, se lei fosse tornata a Konoha quando lui è stato richiamato al villaggio? Può fare solo ipotesi, supposizioni. Ma la verità è che lei sa bene che non si può tornare indietro. E sa bene che giusto è sbagliato non esistono. Non è stata sbagliata la decisione di rimanere a Kiri. Era ciò che voleva, ciò che si sentiva di fare in quel momento. Non è stato sbagliato il suo cambiamento, perché è proprio grazie ad esso che era riuscita ad affrontare il futuro. Ma non si può certo dire che tutto questo sia stato giusto. Perché aveva fatto cadere Onosuke nell'oblio. E adesso, non sa più come riprenderselo. Non sa più come tirarlo fuori. E non riesce a trovare delle risposte. Cerca solo di dimenticarlo, divertendosi. Ma poi, cosa le rimane? Dei lividi sul corpo ed una casa vuota. Una lacrima scivola lungo la sua guancia, andando a trovare la propria meta sul cuscino nero. Si ritrova a piangere. Di nuovo. Vorrebbe solo consolarsi in qualche modo, qualsiasi modo. Ma non riesce a muoversi da quel letto, come se il proprio corpo fosse un macigno, troppo pesante da trasportare. Era diventata forte, ma non abbastanza da poter affrontare la sua debolezza: l'amore. Un'altra lacrima le bagna il viso. Gli occhi sono rossi e pieni di lacrime, come se le stesse trattenendo, per dimostrare a se stessa che anche in quei casi riesce ad essere forte. Ma non può prendersi in giro. Perché il suo punto debole è proprio il cuore. [Chakra on] Forse non è esattamente il momento migliore per andare da Tenshi a farle quella proposta o richiesta che sia, oppure dato che è lui, forse è il momento giusto per distrarla dai quei pensieri che la vincolano ancora a un passato di cui lui non sa ancora niente e che a quanto pare tanto passato non è se torna ad affliggerla oggi, nel presente. Dopo il mal di pancia di ieri in missione alla fine non si era presentato a casa della rosa, troppo costipato per via dell’aria di montagna pregna di zolfo dato che era stato al monte ardente e soprattutto per via del ramen scadente che aveva mangiato, un po' come i bambini con le verdure, lo odia. Così ha fatto passare un giorno e oggi che è domenica, si avvia di nuovo verso quella casa che l’ha ospitato venerdì sera dato che, oltre a dividere il letto con la proprietaria, a quanto pare divide altro, forse un destino che lega i due nell’immediato futuro come compagni di un’ideologia. È vestito ovviamente per impressionare con una maglia a maniche lunghe marrone scuro dove le maniche sono tirate su e bloccate dagli avambracci tatuati e muscolosi. Le gambe invece sono coperte da un paio di pantaloni comodi color caki, con tasche sul retro e ai lati delle ginocchia, i tipici pantaloni cargo, stretti alle caviglie da una banda elastica invece che cadere liberi. Ai piedi delle scarpe di tela nere con la suola bianca, così come il laccio per i capelli corvini che li tiene legati nella solita coda di cavallo ordinata. Nella mano destra ha una busta di cartone riciclato con dentro degli ingredienti. Il fondo appoggia proprio sull’avambraccio mentre un lato è contro il proprio petto a tenere fermo il tutto. Le tasche numerose dei pantaloni sono anch’esse piene con le chiavi della sua camera in locanda, il porta monete e le sigarette con l’accendino. Con i soldi che aveva preso di quella missione la metà li aveva praticamente spesi a comprare quegli ingredienti la e ora non restava che prepararli per la persona per la quale li aveva presi che, si spera gli consenta di diventare coinquilino. Arriva proprio davanti alla porta di quella casa, la sinistra si chiude in un pugno per poi essere alzata e andare a impattare con le nocche contro la superficie di legno della porta. <”Tenshi, sei a casa?”> andrebbe a chiedere con quella voce profonda, virile e leggermente roca che si ritrova, facilmente riconoscibile per la senjuu per quante volte l’ha sentita ormai. Lei di certo non si aspetta che quella casa vuota possa di colpo riempirsi. Tanto più di una persona che non sia Onosuke. Non le è mai passato per la mente che il legame tra lei ed Eryk, per quanto strano, fosse diventato così forte. Lei con lui si diverte, è vero. Ma forse, nel modo sbagliato. Perché non aveva mai detto di volergli bene. Fino a quel momento, lo aveva usato, come se fosse una ruota di scorta. La Tenshi di una volta non lo avrebbe mai fatto. Invece, adesso, ne è stata capace. Ha capito che il mondo va vissuto appieno, assaporandone ogni lato nascosto. Eppure, lo sente ancora quel macigno nel cuore. Come salvare Onosuke? Come tirarlo fuori dall'oblio? Ad Eryk, questo non lo aveva mai detto. Perché con lui voleva solo cercare di dimenticare, cercare di rimettere a posto le cose, di tornare a quei momenti prima di incontrare nuovamente l'amore della sua vita. Non pensa a quali possano essere le conseguenze di quella relazione tra lei ed il Doku. Non sa che Tsuki era lì, a guardarli, ogni volta che lei ed Eryk si divertivano, spingendo sempre più Onosuke nel baratro. Cosa sarebbe successo semmai lo avesse scoperto? Cosa sarebbe successo se Onosuke fosse tornato indietro? Forse, non l'avrebbe più accettata. Forse l'avrebbe condannata per aver permesso a Tsuki di impossessarsi di lui, pur sapendo che senza di lei non era in grado di reggere il confronto con il suo alter ego. E piange ancora. Come una bambina. Come non faceva da tempo. Perché non riesce a prendersi pienamente la colpa. Perché è egoista. Ma allo stesso tempo lo ama e vorrebbe veramente dirgli che è tutta colpa di lei. Ma non riesce ancora a muoversi da quel letto, mentre le lacrime bagnano quel cuscino ed incupiscono ancora quegli occhi spenti. Di colpo, però, come un tuono a ciel sereno, una voce interrompe quei pensieri. Una voce che lei riconosce subito. Una voce che le riscalda il cuore. La sua consolazione. Le ci vorrebbe qualche secondo, prima di alzarsi da quel letto e dirigersi verso la porta. Cerca di asciugarsi come meglio può quelle lacrime, ma gli occhi arrossati non nascondono di certo il suo pianto. Aprirebbe la porta, quasi con violenza. Freme, perché Eryk sembra essere venuto a salvarla dai suoi pensieri. Non sa che, anche in quel momento, Onosuke potrebbe essere lì, ad osservarli. La porta dunque si spalancherebbe, e, non pensando al fatto di avere indosso soltanto una maglietta, si fionderebbe fuori, spalancando le braccia e circondando la vita dell'altro, abbracciandolo, se le fosse permesso. Non sa il perché di quel gesto. Sa solo che lui capita giusto a pennello. [Chakra on] Si ritrova quella porta a spalancarsi e un cucciolo di Tenshi che si fionda addosso a lui. Non si scansa ne tanto meno la caccia via anche se non ne capisce il motivo di quell’abbraccio dato che non erano in quel tipo di relazione i due, non erano neanche amici dato che fino a qualche giorno fa neanche sapevano come si chiamavano e inoltre non si conoscono ancora come persone per definirsi tali, sono due persone alla quale piace crogiolarsi nella carne altrui ma nient’altro di più. Sarebbe pure in procinto di farle una di quelle battute che probabilmente ora come ora, sarebbero di pessimo gusto, viene difatti interrotto dal respiro pesante che Tenshi dovrebbe avere per il pianto fino a un attimo fa, con eventualmente qualche singhiozzo se ci dovessero essere. Di sicuro percepisce quel pezzo di maglietta bagnarsi e non è muco ne tanto meno saliva. Non ci vuole molto a capire una persona in un determinato stato emotivo, soprattutto se ci si ha già avuto a che fare e si sta sviluppando una forma di empatia. La sinistra si scosta dalla tasca e per un momento fa per avvicinarsi alla schiena della ragazza, arrestandosi a qualche centimetro dalla maglietta. Abbassa il capo a guardarla, probabilmente con il viso di lei nascosto negli indumenti della salamandra corvina. Gli scappa un mezzo sorriso, nel vedere probabilmente quella ragazza che in quel vicolo era stata così forte, debole e vulnerabile come non l’aveva mai vista prima e così, quel palmo enorme, caldo e rovinato dagli anni di lavoro, si posa sul capo rosa della Senjuu a darle un paio di carezze. Non le dice nulla, non sta a lui chiederle che cosa è successo e non sono fatti suoi, rispettandone come sempre, la libertà di farlo partecipe oppure no, difficilmente si impone sugli altri anche perché odia quando questi lo fanno con lui e sarebbe dunque ipocrita da parte del Doku. Ancora una volta ha quegli istinti paterni come quando li aveva già avuto con la sua sensei, anche lei minuta e fragile. Aspetta quindi che Tenshi si senta meglio, al punto da parlargli o alzare la testa a guardarlo, e se l’avesse fatto, avrebbe abbassato la destra che teneva ancora in mano la busta col cibo per fargliela vedere e dirle un semplice <”Dai entriamo, ho portato la cena.”> Non sa il motivo di quell'abbraccio neanche lei che ne è l'artefice. Sa benissimo che fra loro non intercorre quel genere di rapporto, eppure solo sentire la sua voce l'aveva fatta stare bene. Forse perché in quel tono particolare aveva visto la propria ancora di salvezza. Forse perché in quella domenica di fine estate non vuole stare più sola in quella casa vuota. Perché i propri pensieri si fanno insistenti nella solitudine. Perché adesso suo fratello non è più, presumibilmente, all'interno del villaggio e non sa come sfogarsi. Ed Eryk, sì, cade veramente a pennello. Perché lui è la sua consolazione. Lui, o meglio, il suo corpo è ciò che riesce ad allontanare quei pensieri. Perché il loro rapporto è basato proprio su questo. Prendere dal corpo dell'altro il piacere di cui hanno bisogno, senza fare troppe domande. E, nonostante lei in quel momento gli stia mostrando il lato debole di sé, sa bene che lui non dirà una parola su questo. Sa bene che la consolerà silenziosamente con le proprie azioni, come ha sempre fatto. Eppure, oggi il Doku sembra comprendere ancor di più ciò di cui lei ha bisogno. Perché non oppone resistenza a quell'abbraccio. Perché invece di avvicinarla in modo sensuale, semplicemente le accarezza il capo, come si fa con i bambini. E lei si sente felice di quel gesto. Si sente felice di non essere più sola in quella maledetta domenica pomeriggio. Si lascia andare in quel tocco, come se nessuno la toccasse più in quel modo da tempo. E così è, d'altronde. Perché quel suo lato debole è rimasto nascosto per molto tempo. Perché, solitamente, non ha bisogno di essere consolata e compatita in quel modo. Ma gli è grata. Non sa il motivo di quella visita, ma gli è grata. Perché i pensieri su Onosuke sembrano pian piano allontanarsi ad ogni carezza e ad ogni lacrima versata sulla maglia marrone di lui. Maglia che era stata scelta appositamente per presentarsi lì, dal nulla, per fare a lei una richiesta che ancora non immagina. Lentamente e solo adesso la rosata alzerebbe il volto ed allenterebbe la presa sulla vita di lui. Gli occhi, arrossati e spenti, si volgono prima a quelli ambrati di lui, poi a ciò che egli regge con la destrorsa. Proprio la consolazione di cui lei aveva bisogno. Per un attimo, le sembra che egli la conosca da sempre. Per un attimo, le pare di scorgere in lui un amico. Ma sa di non poter chiedere a lui qualcosa di più di quello che già le dona. E neanche lui lo farà mai, ne è sicura. Si distaccherebbe del tutto, adesso, sorridendo. Un sorriso sincero, che raramente si vede sul suo viso. < Scusami > e, con un gesto della mano, lo inviterebbe ad entrare in casa. Solo dopo che egli fosse entrato, lei lo seguirebbe, chiudendo la porta dietro di sé. [Chakra on] Non le può dare di più anche perché non appartengono allo stesso mondo i due, se è vero che i due stanno avendo quel rapporto carnale allo stesso modo, la causale di esso è diametralmente opposta e, seppur qualcosa possa aver intuito la salamandra corvina, poco gli importa di essere usato così come lei non dovrebbe farsi problemi a scartarlo se mai dovesse risolvere quei problemi che la affliggono, lui è solo una toppa infondo. Merita di più di questo? Forse. Chiede di più di quello che ha? Mai. Quando la rosa alza lo sguardo a fissarlo con quegl’occhi pieni di lacrime, gonfi e arrossati, diversi dai suoi soliti occhi da predatrice tuttavia non può che vedere la ragazzina che infondo è anche se non lo da a vedere. La sinistra si abbassa dal capo con un ultima carezza, con quei capelli rosa morbidi come seta che lenti abbandonano le dita tozze dell’uomo fino ad appoggiare quel palmo caldo sulla guancia destra della Senjuu, asciugandole con il polpastrello del pollice le lacrime che ora erano rallentate dallo sgorgare ininterrotte, anche se quel solco bagnato sul viso persisteva ancora. <” E di che? “> le chiede, sdrammatizzando quello che era appena accaduto con un sorriso per poi proseguire dentro e andare direttamente in cucina per appoggiare la busta sul bancone da lavoro mentre la compagna chiude la porta dietro di loro. La mano mancina tiene bello aperto l’orlo della busta di carta mentre la destra si infila dentro, cominciando ad estrarre del vino bianco, sake, mirin, riso Gohan già pronto al vapore, cipollotto, panko, olio di frittura e infine gli ingredienti principali, uova e lonza di maiale. Si guarda un attimo attorno, realizzando solo ora di non essere nella sua cucina dove ha lavorato per sei anni a Kusa e che non sa effettivamente dove si trova il tutto. Le ambrate si posano su un grembiule nero appeso su una parete del muro e quindi, con molta delicatezza, incrocia le braccia al busto mentre afferra i lembi della maglietta che era stata già bagnata da Tenshi per poi rimuoversela davanti a lei, senza alcun pudore, tanto l’ha già visto nudo diverse volte. Si sposta verso quel grembiule lungo, infilandoselo al collo, smadonnando un pochino perché si incastra sul codino e poi se lo lega dietro. <” Mi servono una padella per friggere, ciotole per impanare, sale, pepe, coltello, tagliere e una pentola. “> le chiede il tutto, con quel tono autoritario da chi comanda in cucina come ha sempre fatto anche se Eryk pure col grembiule, è una visione illegale per i minori. Cerca di portare il discorso su altro proprio per farla distrarre e anche perché non sa dove si trova il tutto ciò che gli serve. Lui probabilmente si merita di più. Ma lei non meriterebbe neanche la presenza del Doku. Perché sa che lui è solo la sua seconda scelta. Perché sa bene che lo sta solo usando, anche se a lui va bene così. Come si aspettava già, l'altro non accenna a chiederle cosa sia capitato e perché lei stesse piangendo. E lei, dal canto suo, non sembrerebbe nemmeno rivelarglielo. La mano altrui si poggia sulla guancia di lei, bagnata dalle lacrime, in un gesto dolce che lei non avrebbe mai potuto chiedere. Si abbandona a quell'ennesimo tocco, lasciandosi trasportare dalla sua presenza consolatrice, per poi seguirlo all'interno della piccola abitazione. L'altro si reca direttamente in cucina, continuando a non chiedere spiegazioni. E a lei va bene così. Non potrebbe raccontargli tutto. Non potrebbe chiedergli di ascoltarla. Perché lui fa già abbastanza per lei, senza rendersene conto. Poggiando la spalla sinistra al muro, lo osserva, mentre prende familiarità con quella cucina non sua. Quella cucina che, in fondo, era stata poco usata dalla rosata, perché lei non era mai stata una brava cuoca. Lo osserva mentre toglie quella maglietta. Osserva, ancora, quei muscoli perfettamente scolpiti che aveva già avuto modo di vedere precedentemente. Vorrebbe toccarlo, stringerlo, graffiarlo, morderlo, ma ciò che resta dei suoi pensieri su Onosuke in quel momento la blocca. Lascia, per oggi, che l'altro la consoli in quel modo, preparandole un pasto caldo, di cui lei, per adesso, ignora il motivo. Motivo che non sembrerebbe chiedere, la rosata. E' raro che i due parlino, solitamente sono impegnati a fare altro. Indossa quel grembiule nero, appeso lì da fin troppo tempo. Quella visione solitamente la spingerebbe a muoversi sensualmente verso di lui, ma stavolta non lo fa. Resterebbe lì, a guardare, ad osservare il suo corpo, cercando di allontanare ciò che resta nella sua mente dell'Aburame. Solo quando lui le chiede dove sono messi gli oggetti di cui ha bisogno, si muoverebbe verso gli sportelli. Ne aprirebbe uno in alto, in punta di piedi, data la sua statura minuta. Da lì, tirerebbe fuori il tagliere, la pentola, la padella e delle ciotole. Chiuderebbe quello sportello e poggerebbe gli oggetti, cercando di reggerli come meglio può per non farli cadere, sul piccolo tavolo in legno al centro della cucina. Dallo sportello accanto, prenderebbe sale e pepe e li poggerebbe sul piccolo ripiano della cucina. Da un cassetto in basso, invece, tirerebbe fuori il coltello. Se lo girerebbe tra le mani, osservando, nel riflesso, quanto sia patetica l'espressione che porta in volto. Con una smorfia di disappunto, anche esso verrebbe poggiato sul ripiano. < Posso darti una mano? > chiederebbe all'altro, con un po' di insicurezza in voce, dato che lei e la cucina non vanno proprio d'accordo. [Chakra on] Aspetta che gli venga fornito tutto ciò che le ha richiesto e non appena il tutto è stato messo ecco che prende subito il cipollotto e il coltello, appoggiandosi sul bancone mente comincia a tagliarlo a fette da circa mezzo centimetro, infondo devono rimanere un po' grandi e prendere quel sapore dolce. <”Certo, butta lo scarto e metti a scaldare l’olio per friggere.”> le chiede mentre prende poi la lenza incidendola leggermente per poi schiacciarla con la parte piatta della lama per ammorbidirla. Ne ricopre un lato con sale e pepe e infine la lascia lì. Si volta a guardare Tenshi che dovrebbe essere ancora lì presa a fare ciò che gli ha chiesto anche se ci vuole un attimo e non può che non notare quella espressione. Lascia quindi tutto e si volta verso di lei. La destra che è ancora pulita dato che stava impugnando il coltello, si dovrebbe muovere proprio sul mento minuto della ragazzina a cercare di sollevarlo e insieme ad esso il viso. Non applica tanta forza e la guida solamente con l’indice. Se avesse alzato il volto, a sua volta avrebbe abbassato il suo a darle un rapido bacio sulla punta del naso. <”Dovrei essere io a chiederti se posso darti una mano. Pensiamo prima a cucinare, poi a cena parliamo bene, d’accordo? Anche io infondo ho da chiederti qualcosa.”> le dice come a mettere una pausa a quei pensieri tristi che la stavano affliggendo e se effettivamente doveva convivere lì e abitare il suo divano, forse sarebbe il caso di saperne di più su lei, oltre che come compiacerla a letto. Ritorna quindi al tavolo e sbatte in una ciotola un uovo e lo allunga con l’acqua per renderlo meno pesante, passa quelle due fette di lonza nella farina sul tagliere, per poi coprirle con quel composto di uova e in un secondo momento, lo strato esterno, con il panko. A giudicare dall’odore l’olio ormai doveva essere in temperatura e quindi, dopo averle scrollate dall’eccesso di farina e panko, le deposita nell’olio bollente che comincia a sfrigolare per l’alta temperatura di esso, girandolo dall’altro lato quando questo sarà cotto a metà per rendere la cottura uniforme. Tutti gli oggetti, dunque, sono pronti all'uso. Eryk, fin da subito si mette a lavoro, dandole l'arduo compito di mettere a scaldare l'olio sulla padella. Su, non è poi così difficile, puoi farcela! è ciò che si ripete lei. Prenderebbe quindi la padella, versandovi l'olio all'interno. Dopodiché, la poggerebbe su un fornello e lo accenderebbe. Non appena fatto questo, ecco che il Doku si avvicina a lei, cogliendola di sorpresa. Dopo le loro sedute alquanto violente (...) non si aspettava che l'altro potesse esprimere anche dolcezza. Le labbra di lui, con un movimento delicato, si poggiano sul naso di lei. Da quanto tempo qualcuno non la trattava in quel modo? Da quanto tempo qualcuno non si prendeva cura di lei? Forse, fin troppo. Le parole di lui la portano nuovamente a sorridere e a togliersi dal volto quella stupida espressione inebetita. < Mm, va bene > sussurrerebbe, guardando in fondo a quegli occhi ambrati. Adesso, deve concentrarsi su di lui. Su quell'uomo che ha davanti, al quale fin dal primo giorno è attratta come una calamita. Lui è la sua seconda scelta, è vero. Ma non ha niente a che fare con Onosuke. Non ha mai sognato di rimpiazzarlo. Non ha mai pensato all'Aburame mentre le proprie unghie penetravano la pelle di Eryk. Sa bene che si tratta di due persone diverse, completamente opposte. E le sue due personalità sembrano essere attratte da entrambi. Yami da Eryk, Tenshi da Onosuke. Eppure, quello che prova per il Doku è semplice attrazione fisica, desiderio carnale. Ma ciò che prova per Onosuke è amore. Quell'amore che ti salva, ma ti distrugge allo stesso tempo. Per questo probabilmente, Mattyse le aveva detto di stare lontana dall'Aburame: perché da quella sfida, lei ne sarebbe uscita distrutta. Ancora una volta. Ma è difficile non pensare a lui. E solo Eryk riesce ad allontanare quei pensieri. Perché lui è affine a Yami. Entrambi pensano solo a perseguire i propri scopi. Ma quella sera il Doku pare interessarsi a lei sotto un altro punto di vista. Vuole davvero... darle una mano? Davvero lei se lo merita? Davvero ha bisogno ancora di essere compatita? L'altro, intanto, lasciando la presa, torna al proprio lavoro. L'olio è già caldo, quando egli mette a cuocere il tutto. L'odore forte della frittura inonda tutta la casa e riscalda ancora una volta il cuore di lei, consolandolo, perché qualcuno, dopo tempo, sta cucinando nuovamente per lei. < Mi hai incuriosita... cosa vuoi chiedermi? > il tono adesso è più tranquillo, confidenziale. L'espressione è rilassata e lo sguardo da cerbiatta fa di nuovo capolino, mentre i passi si avvicinano all'interlocutore. [Chakra on] Prende con le bacchette quelle due lonze di maiale fritte e le lascia a scolare e raffreddarsi. Nel frattempo prosegue con le preparazioni e nella pentola infila la cipolla che aveva tagliato in precedenza a fette spesse mezzo centimetro, l’acqua, un po' di brodo in polvere, soia mirin e una manciata di zucchero. Non ha ne konbu ne altre alghe purtroppo ma quello basterà per la ricetta di oggi. Mette sul fuoco quella pentola a fuoco alto fino a farla portare a bollire con quel poco di liquido, il giusto affinché il cipollotto rilasci la dolcetta e diventi morbido e i sapori si leghino. Nel frattempo si gira a guardarla dato che gli chiede di che cosa si tratta. <” Tranquilla, non si tratta di dirmi che cosa ti passa per la testa, anche se penso che dovremmo conoscerci meglio. “> le risponde tranquillamente anche se non si distrae in quanto sta tagliando quella lonza impanata e fritta a strisce, tipico del tonkatsu. Si volta verso la pentola mentre questa bolle e quindi ci inserisce quelle due cotolette di maiale appena tagliate, rompendoci dentro due uova e spegne il fuoco in modo che il calore già presente cuocia l’uovo e non fo faccia diventare una frittata, ha bisogno che appunto la salsa e il tuorlo bagnino il riso sottostante. Prende due ciotole da donburi, infilandoci sotto il riso, per poi depositarci sopra quelle cotolette con l’uovo e a pioggia la salsa che va a bagnare il tutto. Afferra quelle due ciotolone piene e le poggia a tavola ma una vicino all’altra invece che ai poli opposti, non vuole tenere le distanze tra i due. Nel frattempo che Tenshi possa prendere le bacchette lui si occupa dei calici di vetro e soprattutto di aprire quel vino che ora è ancora bello fresco. Lo stappa e, prima di sedersi affianco a lei, le riempie il baloon quanto è giusto per una porzione di vino, magari l’altra sera ha imparato da lui come si beve. <”La mia richiesta era se potevo trasferirmi sul tuo divano. Sto abbastanza a corto di Ryo dato che non sono di qui e la locanda mi sta cominciando a prosciugare, sia per dormire, sia per mangiare fuori. “> le risponde in maniera schietta senza girarci troppo attorno <”Anche perché abbiamo una situazione particolare con tu sai cosa, penso che ne gioveremmo entrambi”> E, lentamente, il pensiero di Onosuke scivola via, come in una ninna nanna. E lei osserva ancora l'altro, mentre si appresta a finire di preparare quella che sarebbe stata la loro cena. Prenderebbe una sedia e si siederebbe al tavolo. Poggerebbe i gomiti su di esso e con le mani sorreggerebbe il viso, mentre lo sguardo continuerebbe a seguire, attento, i movimenti di Eryk. Davvero merita che qualcuno cucini per lei? Il profumo che inonda la casa si fa sempre più forte, cullandola. Quasi, le sembra di ricevere tutto quell'affetto che da piccola non aveva mai ricevuto. Quello stesso affetto che anche Onosuke era riuscito a darle. vedere il Doku sotto un altro punto di vista che non sia il sesso, le provoca uno stato di tenerezza. Vorrebbe abbracciarlo nuovamente, dirgli che non c'è bisogno di tutto quello che sta facendo. Dirgli di non andare oltre, che a lei bastava così. Eppure non lo fa. Eppure, anche in quel momento, lei riesce ad essere egoista. Perché si sente bene. E perché lui la sta consolando ancora una volta. E lei se ne approfitta. Non sa da dove venga tutta quella bontà da parte dell'altro, ma sa solo che a lei piace. Sa solo che si sente meglio. < Conoscerci... meglio? > l'espressione di lei si fa confusa, non capisce ancora il perché di quella cena, di quelle parole e del conoscersi meglio. Lei non aveva mai chiesto tutto ciò. E se lui volesse qualcosa di serio? No, non può essere così. Si metterebbe a giocare con le dita sotto il tavolo, nervosa. Perché dovrebbero conoscersi meglio? E, mentre si chiede quelle cose, ecco che la cena è pronta e servita. Il profumo invade ancora una volta le narici della rosata, facendola in qualche modo tranquillizzare. L'altro si occupa pure del vino, che le viene versato come se lei fosse la regina della serata. Seguendo ciò che aveva visto fare qualche sera prima al Doku, prenderebbe il calice, agitandolo e facendo roteare il liquido rossastro al proprio interno. Solo dopo ne berrebbe un sorso, assaporandone il sapore. E, prima di cominciare a mangiare quella delizia che ha davanti, ascolterebbe le parole dell'altro. Lui vorrebbe trasferirsi lì, da lei. La sfacciataggine non le importa per niente, d'altronde lei al loro primo incontro gliel'aveva letteralmente piazzata in faccia (...). La cosa che invece la preoccupa, invece, è avere in casa propria un uomo che non sia Onosuke. Certo, non le dispiacerebbe per niente la presenza di Eryk. Anzi, ne sarebbe felice. Riuscirebbe ad allontanare sempre quei pensieri che la tormentano. Ma deve essere sincera con lui, se proprio vuole trasferirsi lì. < Senti... > si bloccherebbe per qualche momento. La situazione sta diventando un po' tesa e, per questo motivo, impugnerebbe le proprie bacchette, prendendo un po' di katsudon. Deve essere tranquilla mentre gliene parla, non può rischiare di piangere nuovamente. < Mi farebbe davvero piacere, però... io amo una persona > gli occhi fissi su quelli ambrati di lui, non accennerebbero a versare lacrime stavolta. Perché la sua presenza la consola. Detto questo, avvicinerebbe alle labbra il boccone e lo manderebbe giù, senza pensare troppo a ciò che ha detto. Sì, lei ama Onosuke. E vuole salvarlo. Ma il pensiero di non poter farlo, la distrugge. [Chakra no] Afferra con le bacchette un pezzo di katsudon e con se l’uovo sottostante e il riso bagnato dalla salsa e dall’umami della prelibatezza che sovrastava sopra quel riso che ormai si stava bagnando, allontanandosi sempre di più da quel bianco color neve. Apre quella bocca che è enorme, dopotutto dovrebbe saperlo dato che come spesso cita, l’ha mangiata. Deglutisce il tutto dopo che ha masticato per bene e la guarda. <”Io te lo dico di già, sai il mio disgusto verso Konoha e questo non si limita a queste quattro mura, bensì a tutto il sistema ninja, perchè ciò che accade qui accade ovunque.”> non ci gira troppo attorno come al solito, schietto, onesto, senza peli sulla lingua e a volta la verità che dice è ancora più velenosa del veleno che secerne dalle sue ghiandole. <”Quindi ho intenzione di collaborare con tuo fratello, non mi importano i suoi motivi, se posso far crollare tutto quanto allora, così come noi due, anche tuo fratello potrà usarmi mentre io uso lui. “> il suo tono è calmo ma deciso, interrompendosi ogni tanto per qualche boccone, masticando quello che aveva preparato. Già perché Eryk lei lo sta conoscendo e forse è quello che lei non riesce ad avere e per la quale è scissa la sua persona in due diverse, forse perché il suo punto di partenza è radioso a differenza di quello del Doku che è oscuro, venduto e cresciuto come aguzzino, scagnozzo e chissà in futuro cosa sarebbe stato se non fosse scappato via. Il suo cambiamento deriva da un trauma mentre il suo è più premeditato con quell’oscurità che si è fatta padrona di lui già in fasce ma che comunque lascia spazio anche alla luce nella figura della libertà dai vincoli, responsabilità, obblighi da parte di terzi e istituzioni. <”e dunque?”> le chiede schietto, non capendo a che cosa lei voglia alludere. Alza quelle ambrate con lo sguardo che ha imparato a conoscere in quegli incontri tra i due, lo sguardo di quando Eryk passa all’attacco e da mansueto si trasforma in quella persona dominante. Si avvicina con il viso a quello della Senjuu, con quelle labbra che si avvicinano sempre di più a quelle della ragazza se non fosse che svoltano poco prima a prendere un chicco di riso all’angolo sinistro, tra l’incrocio del labbro inferiore e superiore, e la guancia. <”Non penso neanche minimamente che le volte in cui siamo stati a letto fosse per amore. La prima volta neanche mi ricordo come è iniziato il tutto, mentre la seconda non è forse perché i nostri corpi non si chiamano a vicenda?”> le chiede seriamente prima di tornare indietro sedendosi sulla propria sedia e riprendere a mangiare. <”Non aspettarti da me frasi da cavaliere in armatura e a cavallo che ti viene a soccorrere a spada tratta, non sono quel tipo di persona. Se per me c’è un problema lo rimuovo alla radice, non posso permettermi zavorre emotive del genere per quello che ho intenzione di fare.”> le spiega, forse ancora a ribadire come è fatto lui, come mai Yami sia così attratta da lui e come mai Tenshi si plachi con la sua presenza, un equilibrio dove le due parti si abbracciano e convivono. A questo non ci aveva mai pensato. Tenshi e Yami trovano il proprio equilibrio quando Eryk è con lei. E quell'equilibrio si pezza quando lei è con Onosuke. Perché l'amore lei non riesce a controllarlo. Può controllare il proprio corpo, ma non il proprio cuore. Forse ha ragione il Doku quando parla di zavorre emotive. Lei ci aveva provato a lasciarsi alle spalle quel sentimento e, di conseguenza, l'Aburame. Ma non c'era riuscita. Perché quando lo ha rivisto, il mondo le è caduto addosso. Le è caduta addosso la consapevolezza di amarlo, da sempre. E adesso, si rende conto di non poterlo lasciare in balia di se stesso. In balia di Tsuki. Perché lui gliel'aveva detto: lei era la sua roccia. E deve esserlo anche adesso. Non può semplicemente abbandonarlo. Sa che lui, nel profondo, la sta ancora cercando. Sta aspettando che lei venga a salvarlo. E lei lo vuole fare, a tutti i costi. < Anche io sono dalla parte di mio fratello per i motivi che hai appena detto. Ci sono fin troppe cose che devono cambiare. E sì, insieme a voi, voglio farmi promotrice della rivoluzione > risponderebbe dapprima al suo discorso iniziale. Non si è unita a Mattyse per la pace. Si è unita per vendetta. Per rivoluzionare quel sistema che aveva distrutto lei ed Onosuke. Perché, in fondo, entrambi non erano altro che carne da macello. Pedine sacrificabili per un bene comune. Ma l'intero mondo ninja deve capire che non è così. Non sono i piani alti che comandano. Perché è dai piani bassi che sorge la rivoluzione. < Volevo solo mettere in chiaro le cose > il tono è fermo, sicuro. Non si lascia scalfire da quelle parole, perché anche per lei è andata in quel modo. Non lo ha mai fatto per amore. Non lo ha mai sostituito ad Onosuke. Lo ha fatto con lui solo per puro piacere, per prendersi tutto ciò che la vita ha da offrirle. < E' proprio quello che volevo sentire > certo, sarebbe potuto essere meno crudele con le sue parole, ma, in fondo, lei vuole proprio questo: non impegnarsi con lui. < La mia zavorra... penso che me la porterò dietro per tutta la vita > perché non riesce a trovare una luce nel tunnel. Sente di non poter fare nulla per l'Aburame. Si sente inutile, impotente, debole. Vorrebbe promettere che quella zavorra non interferirà con il loro piano. Ma non ci riesce. Perché non ne è sicura. Se Tsuki lo venisse a sapere, sarebbe l'inferno. Perché Tsuki non è Onosuke. Quest'ultimo probabilmente comprenderebbe. Ma Tsuki sa pensare solo agli ordini. E' la pedina più fedele del villaggio della Foglia. [Chakra on] Scoppia a ridere quando Tenshi parla di rivoluzione <” Non penso che tuo fratello abbia in mente proprio una rivoluzione sai. Mi sa più che vuole sostituirsi al falso dio come nemico pubblico. O almeno così ho capito io. Quindi prendilo con le pinze ciò che ti dico io. “> le dice finendo quindi quel donburi che aveva cucinato con passione, perché nella cucina si mette amore e dedizione altrimenti tutto fa schifo. Le direbbe di stare attenta a suo fratello e a quello che entrambi vogliono , tuttavia non sta a lui redarguirla sulle intenzioni del fratello, già le ha detto che lui stesso si aggrega solo per portare il caos all’interno di quel mondo, dopotutto l’equilibrio va raggiunto in un modo o in un altro. Appoggia le bacchette affianco alla ciotola vuota per poi aspettare che anche lei finisca la sua porzione, dopotutto non vuole mica metterle fretta o levargliela da sotto. Si dedica al vino, prendendolo dalla gamba del calice come la sera precedente e se lo sorseggia con tutta calma. <”Penso che collaboreremo allora in futuro, sappi solo che le tue zavorre non sono le mie, ne di tuo fratello appunto.”> le spiega con tutta la calma del mondo in fondo nessuno gli corre dietro e nessuno la sta obbligando a fare nulla, semplicemente se devono collaborare è giusto che lei lo sappia che lui è fedele al suo obiettivo, disposto a collaborare ma tutto ciò che esula da esso non lo riguarda e non si espone per altri, non è un buon samaritano, può fare si favori ad amici e persone con la quale è intimo ma non intraprenderà mai una crociata per conto di altri, soprattutto perché ciò che vuole Tenshi non è che una probabilità. <”Inoltre non dovrebbe essere una zavorra. Se vuoi un consiglio da qualcuno che ne ha passate un po' di più di te, dovresti decidere se è un peso morto o fare qualcosa, lasciare che ti divori e ti rallenti no. Non so le vostre circostanze dato che dormiamo insieme, ma posso immaginare non siano semplici… Se vuoi dirmi altro ti presto volentieri un orecchio, altrimenti rispetto il tuo desiderio.”> finisce infine per poi alzarsi in piedi appena ha finito di mangiare. Si spoglia di quel grembiule e si infila nuovamente la maglietta che nel frattempo si è asciugata delle sue lacrime. La sinistra si infila in tasca ad estrarre la sigaretta e accendersela per poi avviarsi verso la finestra più prossima. Di certo, lei rispetta le idee di suo fratello, pur non condividendole del tutto. Lei non vuole la pace. Lei vuole la rivoluzione, l'anarchia. La pace è un concetto astratto che non può mai esistere. Perché gli uomini sono sempre pronti a farsi guerra, anche per le minuzie. < Se non ce l'ha in mente lui, ce l'ho in mente io. Ho sempre un grado in più del suo, se si mettesse contro di me, rischierebbe senza dubbio la vita > direbbe, senza mezzi termini. Ma non crede di dover arrivare a tanto. O, almeno, lo spera. Perché Mattyse è diventata una figura importante per lei. E se le mettesse i bastoni tra le ruote, sarebbe un vero problema. Manderebbe giù un altro boccone di ciò che è rimasto del katsudon, quasi finito, mentre ascolta ancora ciò che Eryk ha da dire. < Non ho mai chiesto che qualcuno risolva i miei problemi > lo sguardo è fermo su quello ambrato dell'altro. Sguardo ceruleo quasi arrabbiato da quell'affermazione. E' ovvio che le zavorre di lei sono sue e di nessun altro. Pensava che questo fosse chiaro, e invece l'altro ha voluto metterlo ancora una volta nero su bianco. < Non ho mai chiesto compassione, né da te, né da mio fratello, né da nessun altro > puntualizzerebbe. Neanche la Tenshi di un tempo aveva mai chiesto una cosa del genere, nonostante le sue evidenti debolezze. Che poi Onosuke si fosse caricato anche dei problemi di lei, senza che la rosata le dicesse nulla, è un'altra cosa. Ma, di certo, non potrebbe mai chiedere qualcosa del genere. Né a Mattyse, né ad Eryk, né nuovamente all'Aburame. Finirebbe in fretta quel piatto che ha davanti, innervosita dalla situazione che si è venuta a creare. Adesso vorrebbe solo dimenticare tutto quel discorso. Manderebbe giù tutto il vino che poco prima c'era all'interno del calice, stizzita. Non risponderebbe alle sue ultime parole. Onosuke la divora? Sì. La rallenta? Sì. Ma non può abbandonarlo. Perché lui è stato il suo inizio. E lui sarà la sua fine. Non può semplicemente lasciare che quei sentimenti svaniscono nel nulla. Perché, lei lo sa, rimarranno lì per sempre. Nel suo cuore. Lo aveva capito quando era tornata a Konoha. Nel frattempo, l'altro si riveste e si accende una sigaretta. Velocemente, lei lo raggiungerebbe. La leonessa è di nuovo pronta alla caccia. Deve pur scaricare il peso di quella discussione, no? I suoi occhi cerulei brillano, mentre il proprio corpo si adagia perfettamente su quello altrui. Distenderebbe le piante dei piedi ed allungherebbe la mancina verso il viso altrui. Se le fosse permesso, vorrebbe togliere dalle labbra altrui quella sigaretta, per avvicinarla alle proprie. E inspirerebbe di quel fumo che le inonda i polmoni, per poi rigettarlo violentemente dalle narici. La mano destra scivolerebbe lungo il petto dell'altro, per risalire verso il collo. Lì, stringerebbe, facendo pressione, quasi a fargli mancare l'aria. E lo spingerebbe ad avvicinare il volto a quello di lei. Solo quando saranno abbastanza vicini, lei sussurrerà contro le labbra altrui < Puoi restare > per poi mordergli il labbro inferiore. E, solo se l'altro vorrà, sfogherà con lui l'ansia della giornata. Perché lui è la sua consolazione. [END] <”Compassione? E che te ne fai? Si mangia?”> le risponde calmo, dopotutto non è qualcosa che gli tocca. Lo sguardo è fisso fuori verso quel cielo stellato estivo e quella luna a metà del suo ciclo, un po' come Tenshi dovrebbe forse diventare. Apprezza almeno che non si fidi ciecamente del fratello, dopotutto l’obiettivo di Tenshi è più affine a quello del Doku invece che del Senjuu il quale ha uno scopo quasi nobile, se così si può dire per il quale vuole fare il cattivo a differenza loro che vogliono radere giù quel sistema intero. <” Il conosciamoci meglio era per sapere di come sei arrivata a questo punto, cosa ti spinge. Non per spingerti nelle mie braccia, se volevo prenderti allora mi sarei comportato in maniera diversa, Tenshi.”> le spiega per poi riportarsi quella sigaretta alla bocca o almeno vorrebbe dato che la ragazza lo interrompe e la ruba. La lascia fare con quella mano attorno al collo anche se quello che vede non è probabilmente la reazione che si aspetta. Lo sguardo è quello di sfida, di uno spirito indomito quale quello della salamandra corvina, di appunto una tigre che non si ferma davanti a nulla e che col suo portamento nobile ed elegante continua con il suo incedere indisturbata, o forse, dato il colore degli occhi, di quel crine e di quella carnagione più scura del normale, sarebbe più giusto definirlo un giaguaro nero più che una tigre. Riceve la risposta intanto per la sua permanenza all’interno di quell’appartamento, l’obiettivo di quella serata appunto. Sarà che le conviene anche a lei dato che ha visto che cucina bene? Non lo sa, Tenshi non parla esattamente con lui di come si sente in sua presenza, forse per paura, o forse per chissà quale motivo. Sta di fatto che lui non indaga, non è uno che si fa i fatti suoi o spinge per essere un ficcanaso, anzi, come accaduto spesso se la persona gli rifila la storia della sua vita neanche ascolta se di quella persona non gli frega una beata minchia, come è stato per quel giovane Koshirae petulante. Si abbassa come vorrebbe fino a farsi mordere quel labbro anche se non la guarda con fare amorevole o con desiderio carnale, bensì con quello sguardo serio da predatore che spesso ha nei suoi confronti e quindi, non appena finisce di mordergli il labbro, andrebbe a correggere il tiro solo per mangiarle le labbra ancora una volta, infilando se gli fosse permesso la lingua all’interno della bocca altrui, per darle quella dose di veleno che ha preso con se, per mettere a tacere Tenshi un'altra volta e far salire la personalità che più è affine a Eryk, Yami. Con lo scambiarsi della saliva arriva anche quell’effetto che ha già imparato a conoscere e così dovrebbe invertire la posizione, spostandosi alle spalle della Senjuu con lei rivolta alla finestra. La sinistra se fosse in questa posizione andrebbe ad afferrarle quei lunghi capelli morbidi rosa in un pugno per chinarla in avanti, mentre la destra dovrebbe scendere di 180 gradi, in un moto rotatorio, a colpire da sotto, col il palmo aperto, la natica destra di Tenshi in una sonora e poderosa sculacciata, a ricordarle che è pure casa sua, ma tra i due a letto chi comanda è lui, anche se il fare proattivo della rosa è qualcosa che apprezza e che gli risveglia quegli istinti animaleschi che spesso ha dato che ha una personalità abbastanza ferale. Lasciamoli dunque sfogare le ansie della giornata e di quella conversazione, che questo sia il ponte a una conoscenza tra i due più approfondita e magari di fiducia. Probabilmente da oggi i vicini non saranno più contenti. RIP ore di sonno tranquillo. [END]