Nel Clan Hyuuga, c'è sempre qualcosa che non è al suo posto. E' un Clan che ne ha viste di cotte e di crude. Ciò che accadrà quest'oggi potrebbe rivelarsi altrettanto interessante, trattando temi riguardanti la Capo Clan in carica. Potrebbe succedere di tutto e, probabilmente, è anche già accaduto. Molti membri del Clan omonimo son in tenuta da battaglia per eseguire le ronde che sono state loro richieste, ma non per questo il Dojo o la Magione son rimaste sguarnite. Nessuno è rimasto privo di uomini al suo servizio. Mekura è nel suo ufficio, svolgente il ruolo di madre dei suoi due pargoli nati più per un investimento a lungo termine e per aggiungere adepti al Clan che per vero amore paterno. Quello materno, senza dubbio, almeno è presente e lo si vede dai tanti piccoli gesti. Kurako, uno dei pargoli, è lì intento a giocare con il fedele cane di famiglia che smuove lentamente la sua coda senza però dar modo al bambino di acciuffarla, sottraendogliela non appena allunga le sue manine. Hiashi, invece, sul petto della madre e con la boccuccia socchiusa, ma pur sempre imbronciato nell'espressione, è prossimo al riposino pomeridiano. Li ha fatti allenare, è giusto dunque che possano riposarsi adesso. Lo può sentire mugugnare contro la sua spalla, aggrappandosi distrattamente all'abito della madre con le piccole dita della dritta. A ben vedersi, il quadretto familiare è idilliaco. Non c'è assolutamente niente di stonato e fuori posto, se non forse quel rigonfiamento del ventre ancora non molto percettibile ma che lo sarà ben presto. E dalla porta d'ingresso, senza bussare, non ne troverebbe mai il motivo, subentra un figuro affascinante, alto e dalla muscolatura definita. Indossa un kimono piuttosto elegante, dai colori bluastri e bianchi, recante l'effige del Clan Hyuuga dietro la schiena e sul pettorale sinistro, laddove lo scorcio dell'abito mette in mostra il sinuoso collo taurino. Passa una mano tra i capelli corti ed il ciuffo che ricade sulla sinistra, assottigliando lo sguardo chiaro e dal taglio a mandorla, mentre entra nella stanza in questione. <Mi stavi cercando?> E' giunto il fatidico momento. [ Ambient - CHIUSA ][ Orochi è tanta roba. ]
Lo Hyuuga scandaglia l'ufficio, spostando le bianche iridi in direzione del pargoletto che per primo gli rivolge attenzioni. Si avvicina a Kurako, chinandosi sulle ginocchia per poterlo afferrare sotto le ascelle o giungere ad un'altezza tale da risultargli facile farlo. Allunga dapprima una mano sul capo della bestiola, precisamente tra le orecchie, salutando anche Andoss con un sorrisetto che mette in mostra i denti bianchi e i canini appena appuntiti. Solleva, subito dopo, il mocciosetto che tiene dunque nel braccio destro, precisamente nell'incavo del gomito corrispondente con la mano che risale lungo la schiena ed il fianco altrui per tenerlo ben issato e immobile. <Sì? Ma che bravo, Kurako!> L'altra mano gli scombina i capelli, spostandoglieli da un lato e tenendo gli occhi fissi su quella prole che, un giorno, sarà sicuramente il suo cavallo di battaglia, il suo investimento futuro s'un clan composto da veri Hyuuga. D'altronde, il matrimonio combinato non ha fatto altro che giovare ad entrambi, rendendo poi di fatto Mekura la Capo Clan degli Hyuuga. Tale nomina non fa altro che accrescere la necessità per Orochi d'averla al proprio fianco. Essere sposato con la Capo Clan porta sempre un sacco di vantaggi, anche in questo caso non è escluso che possa trarne profitti. Con un lieve colpo di reni, spinge la porta a chiudersi dietro le proprie spalle con un lieve tonfo, dirigendosi verso l'anfratto in cui ha posato l'altro fanciullo. <Kurako dovrebbe iniziare ad allenarsi come i grandi!> E osserva il bambino con una strana luce negli occhi, divertito e soddisfatto in un certo qual senso, prima di tornare sulla moglie. Quel sorrisetto che finora mostrava al bambino svanisce in un battito di ciglia, facendosi ovviamente più serio. Lo poggia al suolo, lì da dove l'ha preso, nei pressi di Andoss. <Torno subito!> Interrompendo il flusso di lamentele e chiacchiericci dell'infante che, sicuramente, non vuol lasciar andare il paparino appena comparso nella stanza. <Concordo sul fatto che la tua attuale carica sia utile per ambo i fronti> Sia quello di Mekura stessa che di Orochi. <dunque, cosa reputi dovrebbe cambiare?> Il sorrisetto si allunga da un lato, quasi mefistofelico, poggiando le mani sulla scrivania per adocchiar quel che su di essa si trova prima di dirigersi in direzione degli alcolici da lei proposti. <Oh, ti ringrazio, moglie.> Palesemente ironico nel pronunciarsi, probabilmente vuol soltanto sembrare più simpatico di quello che in realtà è. La dritta cerca di raggiungere una bottiglietta di sakè, la manca due bicchierini. <Vuoi?> Cordiale, stranamente, forse fiuta il pericolo di perdere un vantaggio. <Non posso lamentarmi degli affari.> Glielo ripete pur rispondendo alla domanda fattale circa il suo stato fisico o mentale. <Tu, invece? Ultimamente non sembri in forma.> L'occhio attento che la scruta di sottecchi senza però sospettare alcunché. <Ad ogni modo, sai che non amo perdere tempo.> Arriccia appena il naso, gesticolando con la mano che sorregge il bicchierino ancor vuoto. <Parlami.> E sia? [ Ambient - CHIUSA ][ Orochi è fregnissimo. ]
Scuote il capo con delicatezza, scostando quei sottili ciuffi bluastri dalla fronte. Abbassa per un attimo lo sguardo sui due mocciosi, sangue del suo sangue, il suo investimento futuro. La mandritta s'allunga verso la testolina di Hiashi dormiente, accarezzandolo come se fosse un tesoro prezioso. Vuol bene a quei bambini, ma non nell'esatto ed amorevole modo in cui lo vorrebbe un genitore. Per lui, non sono altro che affari, ma affari che respirano e che un giorno diventeranno esattamente come lui. Riporta le iridi biancastre verso sua moglie, stringendosi nelle spalle. <Sei la Capo Clan per un motivo, Mekura> Riempie il primo bicchiere, evitando quello della donna che sembra non essere propriamente in vena data l'espressione schifata che palesa al sol pensiero di bere. <non metterei mai in dubbio i tuoi allenamenti, tuttavia> Perché c'è sempre un "ma" di mezzo quando si tratta di questi argomenti tanto delicati. <bisogna considerare il fatto che sono figli di un Capo Clan e del marito di quest'ultima. Non possono permettersi trattamenti di favore, devono superare gli altri bambini> Le sue manie di grandezza vengono man mano fuori, portando il primo d'una lunga serie verso le labbra. Ne svuota il caldo liquore nelle fauci, deglutendo con un celere sollevarsi del pomo d'adamo appena coperto da una sottile peluria. <sono Hyuuga puri. Dico soltanto questo.> E si stringe nelle spalle, poggiando una mano sulla scrivania ed adocchiando il vario fogliame che ha disposto su di essa. <Ti riferisci a questi progetti?> Piega appena la testa, incuriosito e trae tra le mani i fogli che ha appena intravisto, ammesso non venga fermato dapprima da Mekura. Gli occhi glissano sul viso di quest'ultima, apparentemente soltanto incuriosito con un piccolo sorrisetto bieco che traspare sotto gli occhi chiari. <Ma di quale menzogna parli, mia adorata?> Le mani ricercano quelle altrui, ovviamente e palesemente ironico nei confronti di quella che lei definisce essere una menzogna. <Il nostro è un patto che abbiamo stipulato al momento del matrimonio. Non ti ho mai giurato eterno amore, sapevamo fin dall'inizio che un rapporto simile non avrebbe funzionato. Ci abbiamo provato, lo stai dicendo anche tu in questo momento. Io ho fatto la mia parte> Mano sul proprio cuore. <e tu la tua, dandomi questi due bambini.> Non v'è davvero chissà quale altro motivo per averla sposata, semplicemente s'è presentato sull'uscio chiedendole la mano, investendo sul futuro dei pargoli che è diventato anche il proprio. Sgrana gli occhi, fintamente sorpreso. <Neanche tu mi ami, Mekura. E il problema dov'è mai stato?> Il sorrisetto bieco permane sul viso dell'uomo, i cui occhi non si discostano da Mekura, la quale gli s'avvicina per poterli parlare a quattr'occhi. <Puoi anche frequentare altri uomini purché questo non minacci la nostra reputazione, purché tu non ti faccia scoprire e purché tu non resti incinta di qualcun altro.> Patti chiari ed amicizia lunga, ovviamente. Lui stesso non è esente e qualora volesse troverebbe qualcun'altra. D'altro canto, tra i due vige soltanto un'attrazione fisica reciproca. Il loro rapporto lo reputa tale. La fronte, però, s'aggrotta successivamente e l'espressione si fa dannatamente seria. <Ricompensato? Resterò il padre di Kurako e Hiashi?> Ripete le sue parole con una certa enfasi, alzando lievemente il tono della propria voce tanto da costringere Andoss a drizzare la coda, percependo l'iniziale pericolo. E quando gli viene afferrata la mano, cerca di ritrarla indietro con una certa riluttanza come se avesse già capito il motivo per il quale l'abbia convocato e sia altrettanto conscio che non sarà di suo gradimento la risposta. Snuda i denti, arricciando le labbra e la pelle sul setto nasale. <Che cazzo hai combinato?> Soffia fuori dalle fauci, in attesa d'una risposta da parte della donna senza ancor ritrarre la mano. E' però abbastanza palese che quel figlio, beh, non sia suo. [ Ambient - CHIUSA ][ Orochi è proprio maiale. ]
Sottrae la propria mano alla presa di Mekura, ritraendola e rigirandosela nel palmo dell'altra come se volesse pulirla dallo sporco accumulatosi nel toccarle il ventre. Lo sguardo glissa dal ventre al viso della Hyuuga, per un momento in stasi come se non sapesse cosa dirle. Sta rimuginando. <Lo farò. Hanno bisogno della figura paterna, tu ci vai troppo leggera.> Ritratta quanto detto poc'anzi, seppur fosse stato asserito tra le righe per farglielo comprendere in qualche modo. Fa schioccare la lingua sul palato, non essendo più dell'umore giusto, ma cercando un pretesto, un motivo per non dare di matto; come se il matrimonio combinato ed i due pargoletti or non fossero più sufficienti. <Di cosa stai parlando? Non posso scendere in affari con chi non mi spiega bene cosa vuole dal sottoscritto.> Gli occhi bianchi fissano l'interlocutrice al pari d'una estranea. <Ho fatto tanto per te, per noi> Con il braccio allargatosi, cerca d'abbracciare la stanza e chi vi è presente in essa, dannatamente teatrale. <e tu mi ricompensi così! Dimmi che si tratta almeno d'un altro Hyuuga, Mekura.> Sembra assurdamente serio nella richiesta che le sta facendo, non potendo accettare né anche solo tollerare che non sia un discendente della casata. <Altrimenti, come lo spiegheresti al Clan che non è figlio mio? Che non avrà gli occhi del Clan?> Le domande si susseguono rapidamente, le sopracciglia di Orochi si aggrottano maggiormente sulla fronte. La rabbia inizia a prenderne possesso, tanto da rendergli il viso paonazzo. Pare però trattenersi tramite un profondo respiro. <Dimmi che è di uno Hyuuga. Non ho interesse nell'ammazzare chi è stato, non sono geloso, ma dimmi che è del Clan!> Glielo risottolinea, cercando di tenere un tono di voce adeguato, sì, ma basso. D'altronde, non devono far scoprire a nessuno di quest'incidente. <Stai mandando a puttane ogni nostro accordo, cazzo! Potresti semplicemente abortire, cosa te ne frega di un altro bambino? Ne abbiamo già due e siamo sicuri che siano Hyuuga purissimi!> Allarga nuovamente le braccia verso l'esterno, sbarrando le palpebre ed attendendo una risposta da parte di sua moglie. <Non prendermi per il culo.> Febbrilmente, si passa una mano tra i ciuffi per spostarli, socchiudendo le palpebre per ritrovare la calma che sta perdendo e che potrebbe ritrovare soltanto se Mekura gli confermasse che non tutto è perduto. [ Ambient - CHIUSA ][ Orochi è gnocchissimo quando si incazza. ]
La vede adirarsi, ringhiargli in faccia come la migliore delle predatrici. Arretra lievemente col collo ed il capo all'indietro, pur non spostandosi affatto con il resto del corpo. <E' il modo più veloce e sicuro per evitare che la nostra reputazione coli a picco.> Riferendosi ancor una volta all'aborto, seppur la donna non sembri niente affatto propensa a prenderlo in considerazione. Il bambino, impauritosi, cerca sì la madre, ma abbastanza riluttante in merito. E' spaventato da entrambi, non li ha certo mai visti arrivare a litigare così tanto, alzando persino la voce. Ciò che però viene esternato successivamente da Mekura, fa sì che la rabbia di Orochi si plachi man mano, rendendo di fatto coerente quel che lei ha pronunciato, quasi fattibile e assurdamente propiziatorio. <Col cazzo che ti concederò il divorzio, Mekura. Abbiamo un affare da portare avanti, abbiamo siglato un accordo e non intendo rescinderlo soltanto perché ti sei fatta mettere incinta da un altro. E come ti comporterai con lui, mh? Sa che sarà soltanto la tua dannata ombra? O era una botta e via? Sa del bambino?> La sta palesemente provocando, sentendo però di nuovo la rabbia aumentargli dentro. Non è geloso tanto meno prova qualcosa nei confronti della Hyuuga, tuttavia sta rischiando di mandare all'aria il piano d'una vita. E questo non glielo può concedere, non esiste che ciò avvenga. <Accetto l'accordo.> O il patto o qualunque altra cosa fosse, su qualunque piano voglia metterlo lei. Lo pronuncia a denti stretti, girandosi rapidamente su se stesso. Torna su suoi passi con un frusciar dell'abito soltanto per prendere il sakè ed il bicchierino. Lo guarda, fa spallucce, lo ripoggia sul tavolo e si trascina via con sé soltanto la bottiglia. <Non farmelo trovare nel nostro letto> La guarda da sopra la spalla, sguardo assottigliato e ferino. <e non ci saranno modifiche al nostro accordo.> Una minaccia velata. Per lei che conosce il ruolo di Orochi, sa anche bene cosa possa fare uno Yakuza se vuol far sparire un corpo. Si lascia chiudere la porta dietro le proprie spalle con un tonfo secco, senza esagerare. L'accordo l'abbiamo trovato, Orochi non sembra essere molto d'accordo ma qualora vada in porto il piano della Jonin potrebbe zittirsi del tutto. Ogni cosa, adesso, è nelle mani di Mekura. [ END | Quant'è bono Orochi. ]