Normale amministrazione ciò che avverrà quest'oggi. Così normale da non stupire gli altri Anbu, neppure i novizi. Nessuno di loro è incaricato di seguire questa procedura o di farne parte, difatti soltanto uno dei Luogotenenti prende parte a quest'infausta giornata di torture e arruolamenti. Sì, perché degli Anbu non si smette mai d'avere bisogno. E ciascun pretendente, prima di venire "rapito" dalla propria abitazione e condotto nelle segrete in un posto sperduto, viene dapprima analizzato e tenuto d'occhio senza che quest'ultimo possa saperne qualcosa. Nel suo caso, fortuna vuole che non lo tengano d'occhio da molto tempo, altrimenti avrebbero potuto scoprire piani ed informazioni molto importanti e che avrebbero di fatto annullato un suo possibile quanto anche solo plausibile ingresso tra le loro fila. Per non parlare delle conseguenze che ne sarebbero derivate. Eppure non siamo qui per parlare dei se e dei ma, bensì per mettere in pratica un nuovo arruolamento che non differisce granché dai precedenti. Nel momento in cui aprirà gli occhi, non vi sarà neppure un raggio di sole a filtrare dalle fessure della tenda o d'una ipotetica finestra della sua stanza, ovunque egli viva. Non vi sarà nessun odore invitante o suono piacevole, se non un fastidiosissimo "Plic" costante d'acqua che cade da un rubinetto in un lavandino sudicio. "Plic". Ancora una volta. La stanza nella quale si trova è posta nelle segrete della Base Anbu di Konoha - quella ufficiale. E' uno stanzino, in realtà, grande forse cinque metri per cinque. E' abbastanza larga da poter però contenere una brandina con un materasso scomodissimo e, nell'angolo a destra, un water di metallo che, probabilmente, ha visto giorni migliori. Non molto distante da esso, praticamente affiancato, v'è il famoso lavandino nel quale sente scorrere questa fastidiosa goccia. Le mura che circondano quel quadretto sono scure, di pietra rinforzato con del cemento armato. La particolarità è data dal fatto che, per quanto possa sembrare una gabbia, e non si sarebbe lontani dalla verità, le sue mani sono libere da qualsivoglia manette anti-chakra o ancor normali. Frontalmente al lettino, quindi a circa tre metri e mezzo o quattro, v'è una lunga parete composta da delle sbarre metalliche che, assieme al lavandino e alla stanzetta in questione, erano belle lucenti probabilmente soltanto appena fissate. D'altronde... chi è che pulisce a fondo le segrete degli Anbu? E' già tanto che non vi siano tavoli operatori sporchi di sangue, vittime distrutte dalla vena sadica del Generale Yami od altri rimasugli di cadaveri ormai dimenticati. In confronto, in effetti, quella gabbia cinque per cinque, quasi un quadrato mortifero, potrebbe rivelarsi anche ottimale. <Yo> Una voce monocorde fuoriesce da un modulatore vocale non meglio identificato. <che ne dici di aprire gli occhi, bella fanciulla?> Si comincia. [ Ingresso Anbu - CHIUSA ][ Nessun limite di tempo | NO Chakra ON, NO Equip ]
Bōryoku ha un'altezza non superiore al metro e sessantacinque, fisico atletico senza dubbio ma ben nascosto dagli abiti. Questi son formati da un paio di pantaloni neri, t-shirt d'un verde militare e cappa marroncina ben calata anche sulla testa. Non è possibile intravedere scorci di pelle alcuno, tanto meno capelli, eccezion fatta per le dita e le braccia. La pettorina è ben agganciata sia fronte che retro, rendendo il fisico ben più grosso e impostato del normale, per quanto non si possa dire se lo sia effettivamente oppure no. La maschera a forma di Volpe è ben calcata sul viso, non lasciando intravedere proprio niente al di sotto di essa, per ovvi motivi. Le braccia sono incrociate sul petto, mentre tamburella con le dita e le sottili unghie sull'avambraccio scoperto. Sul braccio mancino, è inciso il simbolo della Corporazione, in un blu elettrico ben evidente e che solo in questi casi viene mostrato con orgoglio e giudizio. Ai piedi, vi son un paio di sandali ninja e, attorno alla coscia destrorsa, una tasca porta Kunai e Shuriken, oltre ad una Porta Oggetti sul gluteo opposto. Ed è lei che ora presenzierà a quest'infausto incontro, dove il prigioniero sembra per altro godere della disponibilità delle prigioni. Non appare propriamente come una donna o comunque è difficile capirlo se non la si guarda bene, dato che possiede un vestiario fatto affinché ciò non si capisca del tutto. In piedi, innanzi alle sbarre della cella, attende soltanto che questi possa svegliarsi. Piega un sopracciglio, impossibile a vedersi dall'esterno, quando questi non solo si gira dall'altro lato, ma persino le chiede altri cinque minuti. <Gli stronzi capitano sempre a me.> Bofonchia, sollevando il viso e la relativa maschera verso il soffitto, costellato da alcune crepe. Tra l'altro, nel suo girarsi al di sopra della brandina, rischia di cadere a terra ed è inevitabilmente quel che succede. Probabilmente, così facendo, riuscirà persino a svegliarsi. Cade al suolo, poco distante in realtà dalla brandina sul cui materasso era steso, sbattendo il naso che si ritroverà ad esser rosso e parzialmente dolorante per qualche minutino. Non solo! Aprendo gli occhi, considerando come una botta del genere farebbe svegliare chiunque, potrà anche rendersi conto che a non molti centimetri dal proprio naso v'è una bella blatta cicciuta che lo fissa muovendo le sue antennine. <Chiamami un'altra volta mamma e ti faccio ingoiare quelle blatte una per volta.> Oh, queste minacce, davvero molto belle e soavi da parte dell'Anbu. Non sono certo noti per la loro galanteria e bontà d'animo. Picchietta con il vambraccio di metallo contro una delle sbarre della cella, facendo sì che causi un rumore metallico, rimbombando come se non bastasse da solo. <In piedi, bellezza. Non è il momento di dormire. Ma chi cazzo li sceglie questi agnelli sacrificali?> Bullismo gratuito, niente di anormale da parte del Luogotenente. [ Ingresso Anbu - CHIUSA ][ Nessun limite di tempo ]
Tira un D100.
Mattyse tira un D100 e fa 14
E lui s'azzarda, non solo ad aprir gli occhi al secondo tentativo, ma anche a prendere tra le dita quella schifosissima blatta. Come se non bastasse, l'acciuffa tra le dita, con quelle zampette che si muovono spasmodiche in aria alla ricerca d'un appiglio al quale aggrapparsi, senza ovviamente trovarlo. Furiose, anche le antennine cercano di captare qualcosa d'utile allo scopo. Dopo pochi istanti, si ritrova a volare in direzione della maschera altrui. Gli occhi, da dietro quest'ultima, osservano con attenzione la blatta che vola in sua direzione ma non per questo si sposta o fa altro. Lascia che impatti contro la maschera, rimbalzando sulla sbarra di metallo e cadendo al suolo. Fortunatamente, ricade in maniera tale da poter facilmente riprendere a zampettare, sparendo immediatamente e altrettanto velocemente dalla zona in questione, pur di non venir bullizzato ancor una volta così come sta per succedere al ben poco innocente Senjuu. <...> Un innaturale silenzio scende nella stanza, permettendo ai due di fissarsi senza che l'Anbu pronunci mezza parola. Non adesso. Anche perché pare essersi concentrata per attuare qualcos'altro. Tramite un flusso di Chakra invisibile che lui non riuscirebbe a percepire né a vedere, Bōryoku va ad intaccarne i sensi, in particolar modo vista e tatto. Agli occhi del ragazzo, la figura che stanzia oltre le sbarre, inizierà a far paura. Una paura reverenziale, di quella che proveresti nei confronti d'un superiore che sai sta per farti la ramanzina più clamorosa dell'ultimo millennio; come se stessi aspettando la rabbia che proviene dal buono, così innaturale e fuori contesto che nessuno s'aspetterebbe mai di ricevere; la cosiddetta calma prima della tempesta, che comunque riesci a percepire sulla tua pelle. Ed è, infatti, il tatto che sarebbe successivamente preso di mira, laddove percepirà anche una sottile pelle d'oca che riverbera lungo entrambi gli avambracci. L'intento è uno e, almeno per la donna poiché di questa si tratta, è chiaro: sconvolgerlo emotivamente. Ciò non implica che debba davvero provare una simile sensazione, quanto più avvertirla su di sé e provarla nei confronti della fanciulla. Data la situazione, non è strano che gli risulti fuori dal comune e assolutamente incoerente con se stesso, dato che finora si stava dimostrando fin troppo divertito e arrogante nei confronti di colei che dovrebbe servire. <E' questo ciò che devi provare quando sei di fronte a me> Pronuncia solenne in sua direzione, alzando appena il capo con evidente presunzione, la presunzione di chi sa quello che fa e ti tratta da inferiore. <la paura di essere divorato esattamente come un agnellino che comprende d'essere il prossimo pasto del lupo.> Lascia che l'illusione fluisca ancora in lui, il quale avrà comunque libertà di interpretazione sulla paura che avverte. <Ora, vogliamo continuare in maniera adeguata questa discussione? Dovresti avere delle domande da farmi anziché lanciarmi scarafaggi. Non hai rispetto, principessina.> Ci prova ancora ad infastidirlo a parole qualora quell'illusione -palese di proposito- non sia bastata a farlo zittire e a farlo rigare lungo la giusta via. [ Ingresso Anbu - CHIUSA ][ Nessun limite di tempo ]
Come un animale, il Luogotenente annusa la paura nell'aria; quella stessa paura che ha generato con delle pessime intenzioni ed un tiro mancino. Palese l'utilizzo di una illusione. Ma non lo libererà da questa tanto facilmente. Altrimenti, il divertimento non esisterebbe più e l'arruolamento tornerebbe ad essere dannatamente noioso per entrambi. C'è una certa affinità nell'aria, laddove il Senjuu pare volerle tenere testa nonostante sia sotto l'influsso d'una illusione che gli fa percepire la paura per quella che dovrebbe essere. Nonostante la poca esperienza, in quanto Genin, intende combatterla e sopravvivervi, per quanto chiunque altro si sarebbe probabilmente pietrificato. Lo vede avvicinarsi alle sbarre, volendo far lo spavaldo al pari di chi non è stato colpito dal Genjutsu. Da dietro la maschera, lei sorride. Sorride perché ha trovato pane per i suoi denti e n'è contenta. Finalmente, l'arruolamento si sta rivelando essere quello che avrebbe sempre voluto fosse: divertente. <E' un bene> Sentirsi vivo. <perché ben presto potresti sperimentare cosa vuol dire morire.> Sussurra da dietro la maschera, avvalendosi del modulatore vocale per variarne il tono. Le braccia restano sciolte lungo i fianchi, mentre gli permette d'avvicinarsi alle sbarre ed averlo frontale a sé. Ma poi allunga quella mano e a Boryoku crea fastidio, più che disagio. Gliela potrebbe spezzare, ma probabilmente gli causerebbe soltanto un livido e una lieve distorsione. Ci rimugina su mentre gli occhi chiari osservano le dita altrui stringersi attorno alle sbarre. <Mi sento più affine al lupo in questo momento. Sei soltanto un agnellino coraggioso che cerca di combattere la paura. Sei consapevole di essere debole e che, pur col Chakra impastato e le tue carte bomba, non avresti alcuna speranza di uscire vivo da qui. Eppure mi provochi.> Pronuncia a mezza voce, portando il viso a pochi centimetri dalle sbarre, chiaramente nascosto dalla maschera Anbu che mai oserebbe togliersi, un tutt'uno con se stessa ormai da qualche anno. Distende l'arto mancino assieme alla mano relativa, mostrando delle unghie lunghe e appuntite, laccate d'un bianco perla. Strisciano lentamente sull'avambraccio altrui, infilandolo dentro le sbarre. L'intenzione è quella d'entrare in contatto con la pelle di questi, dunque formare un contatto specifico con colui che dovrà subire l'ennesima illusione. Vuole scavare nella sua mente, fermandosi però a qualche ultimo ricordo relativo a persone che fanno parte della sua sfera emotiva e che, come per altri prima di lui, vuole fargli visionare in maniera particolare. La visione di quanto accadrà viene sviluppata sia dall'udito che dalla vista del ragazzo, chiaramente, il quale inizierà a sentire una voce. Una voce sin troppo familiare e femminea, attribuile senz'alcun dubbio a quella di Mekura. Gli occhi potranno iniziare a vederne la forma nella cella frontale alla sua, sdraiata a terra in una pozza di sangue, evidenti segni di colpi, frustate, taglietti e quante più ferite si possano immaginare nel vedere tanto sangue al suolo, vestita soltanto di intimo e privata delle solite vesti. <Sai> Pronuncia Boryoku, ritirando lentamente la mano dalle sbarre e lasciando dei piccoli solchi sulla di lui pelle dovute alle lunghe unghie che ha mostrato poc'anzi. <non sei stato l'unico che abbiamo deciso di rapire per quest'occasione particolare.> Avvantaggia la propria illusione, distogliendo però l'attenzione dai suoi ricordi, avendo ovviamente preso quel di cui aveva bisogno e tralasciando il resto: per fortuna. <Ora> Prosegue, baritona. <hai due opzioni: parliamo tranquillamente e te la porti a casa salva e ben poco sana> Vuole saggiarne la reazione, quella vera, disattivando persino il flusso del Genjutsu che gli faceva percepire una finta paura. <oppure lei muore e tu resti chiuso nelle segrete. Nessuno saprà che sei qui e nessuno ti farà uscire finché non marcirai.> Vuole sentirsi vivo? Lei l'accontenta. Gli crea e gli regala le migliori sensazioni che potrebbe mai provare nella sua vita: l'odio, la paura e l'amore? <Non ho un elastico, ho qualcosa di meglio.> Oh, decisamente, Boryoku. <E' chiaro chi io sia ed è altrettanto ovvio dove tu ti trova. Poni le tue domande con attenzione e dammi le risposte che cerco con altrettanta convinzione.> Soddisfacente. [ Ingresso Anbu - CHIUSA ]
Non si lascia scomporre dalle parole e rivelazioni di Mattyse. Anzi, dimostra d'avere un ottimo autocontrollo assieme ad un'eccellente dose di cattiveria che non fa mai male. E' abbastanza ovvio che abbia appreso molto bene gli insegnamenti del Generale Yami. Il piede manco va muovendosi ritmicamente, scandendo i secondi durante tutto il discorso pronunciato dal ragazzo, segno inequivocabile di come non veda l'ora termini e faccia finalmente silenzio. Fa roteare lo sguardo verso l'alto, ovviamente non visibile dall'esterno per via della maschera che continua a coprirne il volto. <Okay.> Pronuncia soltanto, portando la dritta verso una delle tasche dei pantaloni, tirando fuori la chiave che serve per aprire la cella. La infilerebbe nella toppa, girando dal lato opposto e spingendo poi l'anta metallica verso l'interno giusto il necessario per svicolare dentro. Commessi i primi passi, prima che egli possa muoversi, chiude con un gesto secco le sbarre dietro le proprie spalle con un sonoro rumore metallico che ne segna la chiusura. Conduce di nuovo la chiave nelle tasche, ponendosi adesso frontale al ragazzo che pare averla sfidata sino a questo punto. Non entra mai nelle celle degli esaminandi non avendone spesso motivazione, a meno che non debba raccoglierli in stato evidente di shock. E' successo, ma non è questo il caso. <Sono dal tuo stesso lato, adesso. Contento?> Dimostra di non avere nessuna paura di lui, spavalda più dell'altro. Non sa ancora con chi ha a che fare, gli Anbu sono però noti per essere privi di scrupoli. Una volta chiusasi le sbarre dietro la schiena, compirebbe un singolo quanto celere movimento, sparendo letteralmente alla vista del ragazzo e ricomparendo dietro le sue spalle. Ne avvertirà la presenza per via dell'ombra che rigetterebbe sulla sua figura, pur essendo più bassa di lui. Solleva la mandritta, la quale viene direzionata verso i suoi capelli piuttosto lunghi. Lungo la stessa mano, imprime una modica quantità di Chakra e, prima che lui possa ancora accorgersi di quel che starebbe facendo l'altra, inizierà a sentire calore generarsi ad altezza della propria nuca in prossimità dei capelli bianchi. Alcuni d'essi iniziano a bruciare per via della manipolazione del Chakra Katon che, seppur sia nettamente inferiore all'uso che ne fa delle illusioni, dovrebbe bastare per causargli non poco fastidio e bruciargli qualche ciuffetto. Non vuole sfigurarlo o tagliarne in modo tale che appaia poi buffo, vuole soltanto accorciarglieli affinché... <Ora che l'elastico non ti serve più> ...non debba più legarli e non debba mai più chiedere un elastico durante questa sessione al Luogotenente. <possiamo iniziare a parlare del motivo per il quale sei stato condotto qui, mh?> Strattona lievemente il di lui capo, lasciando cadere al suolo alcuni ciuffetti sparuti che le son rimasti impigliati tra le dita, disattivando anche la tecnica che usato sino a questo momento. Non vuole causargli alcun male fisico, se non psicologico come starebbe facendo. E seppur egli dica il contrario, lei è assurdamente convinta che qualche tasto dolente l'abbia toccato e tanto le basta per poter finalmente condurre questo fasullo interrogatorio verso il suo culmine. <Non ho voglia di scherzare, abbiamo perso fin troppo tempo, per quanto mi sia divertita: devo dartene atto.> Ammette, restando ancor dietro la sua schiena, permettendogli però qualunque movimento voglia fare. Conduce le mani dietro il bacino, in attesa che possa parlare e agire di conseguenza: sa che lo farà. <Se sei stato convocato qui> Poiché d'una convocazione effettiva si tratta. <è perché abbiamo riscontrato delle capacità ottime per ricoprire questo ruolo. Il fatto di tenermi testa, nonostante le illusioni nelle quali ti ho buttato, è un punto a tuo favore. Pochi lo fanno. Molti parlano soltanto del bene che vogliono nei confronti del Villaggio, io invece voglio sapere se saresti disposto a fare e farti del male per il bene ultimo ed unico della missione.> Riprende fiato per un attimo. <Devi solo decidere se sarai dalla mia parte o contro di me. I vantaggi li conosci: questo nostro incontro odierno potrebbe ripetersi. Io ti dono la tortura che desideri e ti insegno a farne agli altri, tu in cambio lavori per noi.> Scambio equo? Probabile. Deve risponderne lui. [ Ingresso Anbu - CHIUSA ]
Scendere ai patti coi Genin non è uno dei migliori passatempi del Luogotenente, la quale è conosciuta per la sua testardaggine tanto quanto per la necessità di far del male al prossimo e mettere alla prova le nuove leve. Si diverte davvero tanto, specialmente quando trova davanti a sé gente del calibro del Senjuu che riesce a tenerle testa ben volentieri. E' un incontro che si è prefissato essere ben fuori dai canoni dei soliti arruolamenti, facendola persino divertire ed usare poco più Chakra del normale. Ne ha ancora, ovviamente, ma le illusioni consumano un po' e assumere un tonico adesso sarebbe controproducente per la sua stessa reputazione. Può ancora dare tanto, ma il gioco è bello quando dura poco e prolungarlo oltre potrebbe diventare noioso. Alla fin dei conti, hanno trattato quel che avrebbero dovuto trattare; manca soltanto la decisione finale con relativo apprendimento del soprannome e dei termini e le condizioni di lavoro nella corporazione in questione. Ritira lentamente la mano indietro, coperta in parte da dei guanti a mezze dita, lasciando libere di muoversi le falangi e alle unghie il felice compito di graffiare. Non è questo il caso, per quanto sotto la maschera la fanciulla stia ghignando. Resta ancor dietro le sue spalle, probabilmente soltanto per monito e per ricordargli che non può fare mosse false. Rischierebbe soltanto di finire contro un muro, a terra o di faccia sulle sbarre. <Non mi porto a letto i mocciosi che ancora devono capire quando è il momento di stare in silenzio.> Gli risponde per le rime, piegando il capo da un lato e ostentando una sicurezza innata, una faccia tosta come poche. Lo vede girarsi e lei non vorrebbe scomporsi, ma il movimento conseguente è necessario tanto quanto richiesto in maniera non esplicita dall'interlocutore. La sta provocando e Boryoku risponde alle provocazioni, sempre. Stende l'arto mancino, conducendo le dita a stringersi attorno alla di lui gola, ma senza smorzarne il respiro più del dovuto. Non sta esagerando e questo dovrebbe risultare abbastanza ovvio quanto chiaro a Mattyse. <Farai scoppiare i Villaggi che vorremo noi quando vorremo noi. Sei soltanto una pedina del Villaggio al livello attuale delle cose, posso ancora decidere di cambiare idea e cancellarti la memoria.> Gli lascia andare il collo con uno spintone all'indietro che non causa perdita d'equilibrio alcuna. La sua considerazione ultima circa la pugnalata che potrebbe prendersi durante una missione fa sì che la donna annuisca, con lentezza ma pressapoco convinta della risposta che ha ricevuto. Sotto la maschera, le si sta illuminando lo sguardo, conscia d'aver trovato probabilmente uno dei futuri Anbu a lei più affini. Se ne potrebbe pentire nell'immediato futuro, ma lasciamo queste considerazioni a quando vi sarà effettivamente motivo di farle. <Per noi Anbu, la missione è la nostra padrona. Siamo legati ad essa finché non la portiamo a termine, il fallimento non è contemplato: meglio la morte in battaglia, è più onorevole.> Le ultime parole espresse dal ragazzo risultano ancora essere ben lungi dal normale comportamento che un Anbu dovrebbe tenere nei confronti d'un superiore. Fa schioccare, non a caso, la lingua contro il palato. <Se non impari come comportarti nei confronti d'un superiore, non scalerai mai la vetta ma verrai spesso e volentieri lasciato chiuso qui dentro> Indicando la cella nella quale si trovano entrambi. <finché non apprenderai la lezione. Ogni volta che esagererai, la pena potrebbe essere più severa.> Non ci vanno certo leggeri, dovendo piegare delle menti e dei corpi affinché ascoltino ogni ordine senza batter ciglio e senza controbattere in nessuna maniera. <Scegli il tuo nome in codice> Pronuncia alla fine, il tono che assume una serietà diversa dalla precedente, contornata dapprima dall'ironia e dalla sbruffonaggine. <e ti porterò la cena direttamente in cella quando sarò costretta a chiudertici.> E capiterà, n'è davvero tanto sicura. Per un motivo o per un altro, presto o tardi, dovrà buttarcelo dentro. Siamo alle battute finali! [ Ingresso Anbu - CHIUSA ]
Non nega d'aver provato divertimento durante quest'arruolamento, ma non lo rende neppure noto a parole. Restia a dargli questo contentino, preferisce continuare lungo la sua linea di pensiero che viene reputata ben migliore di quella altrui. <Palese presa per il culo> Il suo "agli ordini", intende. <ma ci possiamo lavorare.> Non è ancora tutto perduto, c'è sicuramente margine di miglioramento specialmente se si sceglie un addestramento mirato ed adeguato. <Non lo sono> Replica, arcuando appena le sopracciglia da sotto la maschera ma senza scomporsi più di tanto. <fallire la missione è disonorevole. Gli Anbu non possono permettersi di fallire la missione in nessun modo.> Dunque, vi ribatte non riuscendo a concepire come due argomenti tanto diversi possano risultare sinonimi. Non distoglie in alcun modo l'attenzione dal Senjuu, seppur il mezzo interrogatorio o arruolamento che sia stia giungendo al termine. <Fossi al posto tuo, opterei per non finire qui dentro tanto spesso. Ma ognuno ha il suo modo di vivere, chi sono io per giudicare?> Fa spallucce, sorvolando s'una questione simile. Se vuol finire là dentro gran parte dei suoi giorni, non ha un motivo valido per dirgli di no purché trovi lui i misfatti per i quali finirci. E' un giusto compromesso. <Il gioco è bello quando dura poco> Gli occhi roteano verso il soffitto, atto che non sarà ovviamente visibile da dietro la maschera, quanto più percepibile per via del tono utilizzato, rasente lo snervante. <Hebi> Usufruendo del suo nuovo nome in codice per chiamarlo ed attirarne così ulteriormente l'attenzione. <quindi> Solleva la mancina, direzionandola verso il suo volto, soffermandosi sul mento. La carezza è lieve, come quella che farebbe una madre amorevole al proprio bambino. <puoi sognare questa immaginaria serata tra candele e manette> E maschere Anbu. <ma non sarà mai realtà.> Egli inizierà a sentire un gran sonno calargli addosso, specialmente le palpebre che si chiuderanno con lentezza, sentendosi sempre più pesanti. Non lo aiuterà, ovviamente, a stendersi sul pavimento lasciandolo cadere dabbasso con il rischio che sbatta e si faccia del male. Non le interessa affatto. Fortuna vuole che cada di spalla, sbattendo ben poco la testolina dai bianchi ciuffi. <Sogni d'oro.> Lo saluta, chiudendo le sbarre dietro la propria schiena nell'andar via, lasciandolo in balia d'altri Anbu che lo riporteranno alla propria abitazione. Quivi, gli lasceranno una maschera, l'equipaggiamento ed il vestiario Anbu. Niente di più e niente di meno. [ END ]