Una luce nera, che danza nell'oscurità.

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con Hanabi

22:05 Hanabi:
  [Dojo Uchiha | Parete in fondo] “Avrebbe mai potuto immaginarlo?” Gli occhi sottili dal taglio freddo e superbo a spostarsi senza alcun apparente interesse lungo il perimetro del Dojo. “Davvero in questi anni di assenza il Clan Uchiha ha visto un tale cambiamento?” il visino ad inclinarsi leggermente verso destra, le ciocche corvine, corte e scalate a tagliarle in fili irregolari i pallidi lineamenti. Seduta in terra, una gamba piegata nella classica posa intrecciata, l’altra con la pianta in terra ed il ginocchio perpendicolare al terreno; un gomito a poggiarsi su di esso in quella posa sfacciata e irreverente, tutt’altro che femminile, ma che tuttavia nell’insieme non riesce a risultare sgraziata. Sarà quel portamento innato inconsciamente ereditato da suo Fratello, sarà quella superbia composta seppur arrogante al contempo. Saranno quei lineamenti, quella raggelante uguaglianza a suo Fratello persino in quelle espressioni impassibili tinte di un involontario disprezzo. Eppure, nonostante la posa, la Pura risulta elegante. Pantaloni neri da allenamenti infilati nei consueti calzari ninja; una maglia aderente del medesimo colore con scollo a V in rete a seguirne le esili seppur fiorite forme. Sopra, poggiato alle spalle senza aver infilato le maniche, un haori altrettanto nero riportante lo stemma uchiha tra le scapole le calza come un mantello, strusciato sul terreno attorno a lei per via della posizione seduta, in un’involontaria regalità. Cosa sta facendo? O forse sarebbe meglio chiedersi, cosa avrebbe voluto fare: avrebbe voluto un po’ di tregua, lontana dalle attenzioni. Avrebbe voluto silenzio, risposo. Avrebbe voluto nascondere le profonde occhiaie che da giorni le oscurano lo sguardo in quel fascino cupo e maledetto da domande indiscrete. Avrebbe voluto riflettere su quello che le sta accadendo; su quella notte, su quel sogno e sulle sue intrascurabili conseguenze sulla sua psiche. Ma a quanto pare, l’essere l’unica Uchiha Pura rimasta, rientrata dopo 12 anni di esilio scelto è una condanna alla quale non sarà possibile sottrarsi, nemmeno con i migliori intenti. E’ li, seduta in terra in quella posa insolente, e attorno a lei diversi membri del Clan se ne stanno leggermente in disparte, quasi intimoriti ad avvicinarsi. Solo una giovane ragazza dai capelli castani sembra essersi fatta avanti da qualche minuto, ammorbando la Pura di domande ingenue e curiose, normali e sopportabili per qualsiasi ninja del rango di Hanabi, ma chiaramente non per Hanabi. <{… E quindi mi chiedevo se poteva insegnarci a padroneggiare il Katon come fa lei. }> sorride la ragazzina, un sorriso radioso, lanciando un veloce sguardo complice ai compagni che in disparte attendono il responso. Ma lo sguardo della Pura non raggiunge la sua interlocutrice, mantenendosi distaccato sul perimetro della sala < Non ce l’avete un sensei.> freddo, glaciale il tuo tono nonostante il timbro basso e vellutato. Una domanda senza alcun che di interrogativo. La ragazzina sembra a disagio, gli occhi neri che veloci si guardano attorno <{E’-è che pensavamo che insomma.. lei è famosa per l’utilizzo del- }> ma non fa in tempo a terminare la frase < Lo so perché sono famosa. > gli occhi grigi vanno ad inchiodare la ragazzina. Non è aggressiva, eppure qualcosa scuoterebbe gli animi di quei poveri ragazzi < Vattene. > un brusco congedo, lo sguardo affilato che si manterrebbe per alcuni istanti sulla sua interlocutrice. Uno, due secondi. Ed ecco che il gruppetto farebbe per allontanarsi velocemente dalla Special Jounin in un brusio concitato. La Pura sbuffa silenziosamente, il capo che in un gesto di mal celata insofferenza andrebbe a poggiarsi contro la parete alla quale è poggiata con la schiena. {Chakra ON}

22:19 Utente anonimo:
  [Dojo Uchiha] I quartieri di Kusa, casa sua insomma, si sente bene in questo posto il giovane, sopratutto ora, che è di ritorno da una missione dove hanno affrontato due copie del dio. <Finalmente a casa> va a dire, con un tono di voce più tosto basso, mentre si guarda attorno andando a riprendere un poco di fiato. Non che se la sia fatta a piedi sia chairo, però la stanchezza sis tava facendo sentire, più del solito, dovuta sopratutto alla missione svolta nel pomeriggio per l'appunto. Il giovane si presenta così: Capellu lunghi neri, che sono tenuti legati dietro con un laccio fatto di stoffadi buona qualità che va a formare una coda bassa, mentre altre due ciocche sono tenute strette sempre con lo stesso tessuto ai due lati della testa, così che non gli diano fastidio. Gli occhi sono neri come la pece, mentre la carnagione è rosea, e la maglietta aderente che porta è di colore nero e presenta le maniche lunghe.I pantaloni pure questi di colore nero cadono morbidi sulle gambe del giovane e leggermente larghi, per favore i movimenti, sopratutto durante i combattimenti. Ai piedi porta deglis tivaletti dal taglio maschile con il collo alto, che va a coprirgli tutti gli stinchi, mentre vi è un apertura all'altezza delle dita dei piedi. Magliett e pantaloni sino a sotto il ginocchio, sono sovrastati da una tunica bianca, a maniche corte e con il collo alto e che ha una spaccatura a"V" molto amplia, e che reca come abbellimento sei tomoe, tre per ogni lato, ed è tenuta chiusa grazie ad una fascia di colore nero, dive vi è presente la fascia con il copri fronte kusano all'altezza del fianco destra, mentre dietro la scheina, all'altezza dell'osa sacro vi è la tasca porta oggetti sempre legata alla fascia, mentre il porta kunai è tenuto legato sulla coscia destra. Così si mostra, sempre in ordine, ben pulito, fortunatamente quella capriola non ha sporcato la sua tunica bianca, che dopo una bella pulita con un poco di acqua è tornata ad essere come nuova. Per ora però si muove all'interno del quartiere dedicato al suo clan, voledno cercare un posto dove poter bere qualcosa e mangiare qualcosa visto che ha los tomaco che brontola in maniera parecchio arrogante, e gli stuzzichini che si era portato dietro se li ha bellamente finiti nel viaggio che ha effettuato in treno, nel viaggio di ritorno. Il passo è tranquillo, lento quasi, los guardo neutro anche se stanco, los ta conducendo verso uno dei posti dove gli piace veramente stare, il Dojo Uchiha, che non è esattamente dove voleva andare ma non se ne preoccupa in effetti, anzi, dopo qualche minuto di camminata, èa rrivato davanti a questo. Siferma e lo guarda in ogni particolare che gli è concesso vedere prima di muovere i propri passi ed entrare dentro al Dojo, andrà a levarsi con poca fatica i due scarponcini, come educazione vuole, e va ad entrare dentro con calma, volendo trovare a sua volta pace e tranquillità dopo uan gironata movimentata come quella che oggi l'ha visto protagonista. <oh> una leggera espressione sorpresa che sparisce dopo qualche istante, alla visione di quella giovane ragazza che se ne va parlattando con i suoi amici, e in fondo la figura di Hanabi Uchiha, l'unica pura rimasta. Segue con lo sguardo i ragazzini, fa un sorriso verso di loro, leggero, prima di avviarsi verso il fondo della sala, con molta calma, andando poi a sedersi, ad un tre metri da Hanabi stessa. <Buona Sera Hanabi> La saluta in modo cordiale, mentre le gambe vengono incrociate, e le braccia vanno a poggiare sopra le ginocchia, la scheina è poggiata sul muro del dojo, mentre la testa è tenuta dritta, gli occhi chiusi per qualche istante, e fa un bel respiro, senza fare troppo rumore, trovando leggermente emozionato nel stare seduto a pochi metri dalla più famosa Uchiha dopo Sasuke, di questi tempi, anche se, cerca di non mostrare quell'emozione, da quello che ha visto potrebbe essere stata infastidita da quel gruppo di ragazzini, il che gli fa capire, che forse, non potrebbe essere proprio aria questa sera. [chakra ON]

22:44 Hanabi:
  [Dojo Uchiha | Parete in fondo] Già, non è proprio aria stasera, Shinuja ha fiutato bene. Non che solitamente la Uchiha si distingua per un carattere solare ed estroverso, tuttavia sono giorni che quel caratterino già di suo poco incline alla socializzazione sembra essere sprofondato verso la totale insofferenza verso chiunque non sia Ekazu. E dire che era migliorata; l’esilio l’aveva aiutata a crescere, a maturare, a limare quel carattere irrequieto e bellicoso in una tolleranza decisamente più consona agli usi e costumi sociali. Eppure, sono bastate poche settimane. Gli occhi sottili vengono chiusi per qualche secondo alla ricerca di un dialogo interiore. Pochi input, e l’ombra del proprio passato è tornata a ghermirla come spire di velenosi serpenti ad irretirle la coscienza. Quel sogno. Sasuke. Lei che lo abbraccia. Una cosa sola < ! > apre gli occhi rialzando di scatto la testa dal muro < cazzo > ringhia silenziosamente, i dentini a venir scoperti in quelle sillabe furenti. Un veloce scuotere il capo, le corte ciocche corvine a danzarle sul musetto, fatte eccezioni per quelle poche più lunghe, legate dietro il collo in una corta coda bassa, quasi avesse due lunghezze e due tagli differenti. Un respiro vagamente tremante, irrequieto, teso. “Che cazzo era quel sogno”. Il rumore delle porte del Dojo che si chiudono, qualcuno è entrato. “Che cazzo di problemi ha ancora” passi si avvicinano nella propria direzione, ma lei, sommersa nei propri pensieri, non degna di uno sguardo il neo-giunto Shinuja. La mano destra a sfregarsi nervosamente gli occhi, le dita a massaggiare le palpebre chiuse. Un fruscio a pochi metri da lei. “Buona sera Hanabi” la voce di Shinuja finalmente a raggiungerla. Espira, le labbra femminili seppur sottili appena schiuse in una mal celata insofferenza, quasi un implicito “che altro c’è”. Si volta solamente con il capo, i bei lineamenti ad incontrare quelli del Genin poco distante da lei; gli occhi grigi ad inchiodarlo sul posto, squadrandolo. Noterebbe il suo vestiario, la sua tunica decorata con tomoe, i suoi capelli neri. Ha un viso familiare < Ci conosciamo? > glaciale e vellutato il suo tono, privo di qualsiasi apparente interesse seppur sia impossibile decifrare qualcosa dietro il velo di superbia costante. Le sopracciglia leggermente aggrottate. No, non collega il volto di Shinuja al ragazzo che si è presentato davanti a tutto il Clan qualche settimana addietro: all’epoca aveva i capelli rossi, e purtroppo di Uchiha in questi giorni la Pura ne ha visti fin troppi per poter rievocare velocemente l’immagine del Genin nella sua memoria. Per non parlare dello stato emotivo in cui si trovava in quel mometo.{Chakra ON}

23:03 Utente anonimo:
 In quella posizione, e con gli occhi chiusi va a posizionare entrambe le mani in modo che si tocchino, dita contro dita, rivolte verso l'alto e pollici che si toccono di fronte a queste, gli occhi sonochiusi, sta cercando a sua volta pace e tranquillità il giovane. Le occhiaie di lei non gli sono sfuggite, come quegli sguardi di chi sembra essere disturbata, anche solo della presenza della propria ombra, ma di questo non può avere soluzione Shinuja, non ora per lo meno. <Shinuja Uchiha, Colui che diventerà il nuovo Madara Uchiha> Ripete quella frase, che disse di fronte a tutti gli Uchiha, per aiutarla a ricordare. La voce del giovane è morbida, è bassa, come a non voler dar fastidio all'altra, usando un tono troppo alto e spigoloso, ed anche perchè sta cercando di travare tranquillità e urlare non è proprio la cosa giusta da fare. {Hanabi Uchiha, l'ultima uchiha pura} Pensa dentro di se, rimanendo calmo, mostrandosi tranquillo, invece che come i ragazzini di primi che presi dall'entusiasmo e dal clamore che può suscitare trovarsi nellos tesso posto di una persona ben famosa, sopratutto se l'ultima ad essere la pura essenza di una clan in carne ed ossa. <Mi hai colpito, alla riunione del clan> di nuovo, un tono basso, educato, calmo, che forse vorrebbe calmare pure lei di riflesso, ma chissà, forse per qualche piccolo ed insignificante istante potrebbe anche farcela e realizzare questa cosa, anche se non ne nutre molte speranze, almeno non adesso. A dir la verità di cose da dire e da chiedere ne avrebbe anche parecchie, ma è anche una prova con se stesso il volersi contenere, e prendere la cosa con parecchia calma, visto la fama che ha la giovane, per la quale capisce di dover andare molto piano, ma che vuole scoprire se effettivamente sia così pazza e ingestibile come la descrivono le dicerie, oppure se dietro tutto questo vi è solo una ragazza con alla base problemi che potrebbero essere derivati da mille altre cose che lui non conosce, che lui non sa. {Da oggi un nuovo seme verrà piantato, sarà il più difficile da piantare e da far attecchiere, ma se non riesco in questo, non avrò mai la minima speranza di diventare il nuovo Madara Uchiha} Questo è quello che pensa dentro la sua testa, questo è forse anche un po quello che rilancia verso se stesso, una sfida dietro l'altra, un passo alla volta, a volte con lungimirnza, a volte con un risultato immediato e secco {Questa volta, potrei scottarmi, oppure guadagnarmi qualcosa che tutti gli altri non sono nemmeno riusciti, minimamente neanche a sperare} Non vuole usarla, non ha intenzioni cattive o bastarde con Hanabi, e come mai potrebbe averne con un membro del proprio clan, con IL membro del proprio clan, ma al contrario le sfide gli sono sempre piaciute, e questa per ora, rappresenta la più grande sfida che lui abbia mai affrontato e vuole vincerla, con il tempo e con la pazienza, e la perseveranza, perchè Hanabi Uchiha, è sicuramente il passato, forse il presente, ma vuole vedere se al suo fianco vorrà essere il futuro di questo Clan. [Chakra On}

23:29 Hanabi:
  [Dojo Uchiha | Parete in fondo] Due opposti che siedono accanto; lui, cosi calmo, cosi rispettoso dell’ambiente e della quiete di quel luogo stesso. Lei, puro tormento, un’anima inquieta che cerca risposte che solamente se stessa può darsi, ma proprio se stessa sopprime nei più profondo dell’inconscio. Lui, in quella posa rilassata, quasi di meditazione, senza calzari. Lei, in quella posa indecorosa pregna del fascino maledetto che contraddistingueva suo Fratello, che nemmeno ha pensato di togliersi i calzari. Lo osserva, quegli occhi fieri dal taglio sottile che indagano sulla figura di Shinuja in attesa di risposta. Ed ecco che le parole del giovane la raggiungono “colui che diventerà il nuovo madara”. La riunione del Clan. Quel ragazzo dai capelli rossi. Kioshi. Quel Discorso. Quella sensazione. < Ah si… > una risposta veloce, a scacciare velocemente il flusso di pensieri che nuovo stava andando ad irretirla. Non è il momento. Non ora. Non sei più la Hanabi di un tempo. Si concentra piuttosto sulle parole del ragazzo, associando finalmente nella sua mente il volto dei propri a quello di Shinuja < … Tu. > una conferma priva di qualsiasi intenzione o emozione, una semplice constatazione dell’averlo inquadrato. Non è mai stata una fan di Madara Uchiha, in realtà non si è mai interessata troppo alla storia, troppo focalizzata sulla propria per prestare attenzione ad altri che non fossero nei propri passati interessi. Non percepisce l’emozione di lui, e forse è meglio così, considerato quanto ami le attenzioni di questi tempi. Non avrebbe proseguito la conversazione, ad anzi, starebbe già tornando a fissare altrove con involontaria sufficienza quando di nuovo la voce di Shinuja ne richiama l’attenzione. “Mi hai colpito, alla riunione di Clan”. Tac. Un piccolo spillo nel fianco. Quel discorso. Gli occhi a scurirsi appena aiutati dalle fascinose occhiaie, quasi una veloce ombra avesse attraversato il suo sguardo. Quel discorso. Quel maledettissimo discorso. Lei che difende il sangue di Sasuke davanti a tutto il Clan, lei che dichiara apertamente la sua parentela. Quella stessa parentela che anni a dietro non lasciava nemmeno pronunciare, quella stessa parentela che l’ha portata ad uccidere innocenti in preda ad una furia incontrollata che non le apparteneva. Non torna a guardarlo < Ahn? > un mugolio interrogativo, apparentemente, e solo apparentemente disinteressato < …E in che modo? > le sopracciglia a sollevarsi, lo sguardo che di sbieco e senza alcuna fretta, si sposterebbe di taglio di nuovo sul Genin. {Chakra ON}

23:51 Utente anonimo:
 Quegli attimi di silenzio permettono al giovane, di andare a calmare le proprie emozioni, non sopprimerle, poich non sarebbe giusto e non ne trova il motivo, ma a calmare questo si. In fondo neanche lui ha l'animo impassibile, è pur sempre di fianco a lei, ma sembra che la sua prova di auto controllo stia avendo gli effetti sperati, e questo lo soddisfa ed anche di molto.Le parole usate non sono molte, i dialoghi sono corti, a volte di una parola sola, capisce che per quanto non sia il caso, sta avendo già una chiacchierata tra le migliori di oggi probabilmente assieme all'altra il che no può che renderlo orgoglioso da una parte, avventato dall'altra, ma senza rischiare non si ottiene poi molto, e questa non è cosa per lui che vuole prima essere e poi con quel suo essere, prendersi tutto. <Il tuo fuoco> Risponde semplicemente in direzione di Hanabi, con tono sempre calmo, forse ancora più rilassato in questo momento, grazie anche a quella poszione che lo aiutava a distendere i nervi e la stanchezze di questa lunga gironata. Un leggero sorriso, appena appena accenato nel suo volto, vuole provare a stuzzicare l'altra, leggermente, con un velo quasi, come se quel sorriso potesse apena apena apparire, come un velato spiffero di vento che accarezza i ciliegi in fiore, senz aperò portarne via i petali, perchè ancora troppi importanti per l'albero e per il fiore in se. <Il tuo essere..> la voce morbida, rispettosa, s'interrompe per qualche istante, ma non un interruzione secca, ma anch'essa sembra essere una continuazione stezza della frase, senza alcun significato intrinseco <quelle stesse fiamme> finesce così il suo dire, andando di nuovo ad accompagnarsi a quel silenzio, che è padrone di quel Dojo, e di quella situazione che ora si era creata, in un muto scontro di stili e caratteri: La calma con la rabbia, la pacatezza con l'orgoglio, la concentrazione con la mancanza di sonno, lui che sta imparando ad essere ciò che vuole essere, e lei invece un fuoco indomito, un fuoco che rischia di ardere tutti, anche se stesso. {Questa tensione naturale, dovrò abituarmici, che sia lo stesso riflesso di ciò che entriambi siamo?} Si pone questa domanda, andando poi a fare un profondo respiro, senza far rumore, con il naso, andando a riempirsi il pomoni di quell'aria che sembrerebbe essere ancora più pura di quello che vi è fuori, forse è solo una condizione data ed imposta dalla propria mente, ma la sensazione che avverte è questa. Butta fuori dopo alcuni secondi il giovane quell'aria dalla bocca, come prima senza far alcun rumore, andando ad aprirla solamente un poco, con uno spiraglio, mentre gambe, braccia e mani rimangono perfettamente immobili e gli occhi neri rimangono ancora chiusi, e la mente sembra essere sgombra per una volta da tutti quei pensieri, che ogni giorno sembrano attanagliargli la mente.[Chakra On}

00:20 Hanabi:
  [Dojo Uchiha | Parete in fondo] Gli occhi di sbieco permangono sul giovane; un nuovo scrutarlo, impassibile nel proprio sguardo ombrato di insonnia e tormenti. Lo guarda cercare la quiete esteriore ed interiore, quel suo espirare ed annodare le mani con compostezza. Shinuja sceglie l’approccio più adatto al momento: la pacatezza. Non cerca di tampinarla, non la investe di entusiasmo. Egli lascia che il fuoco resti li, arda nel suo spazio senza alcun vento ad alimentarlo o alterarlo. E per quanto consciamente la Pura non se ne renda conto, inconsciamente, per il momento, egli non la infastidisce. Ecco quindi che Shinuja di nuovo parla; lunghe pause tra una parola e l’altra, parole studiate e precise, per nulla frettolose. Lei lo ascolta, immobile, quel braccio che ancora poggiato sul ginocchio vedrebbe la relativa mano ad articolarsi distrattamente. “Il tuo fuoco” < … > la fronte ad aggrottarsi leggermente. Non si aspettava questo. “Il tuo essere”. Le labbra a schiudersi, i dentini apprena intravisibile in quell’accigliarsi appena interdetto. “Quelle stesse fiamme” ed egli tace. Resta silente per qualche secondo, lo sguardo a farsi sottile per quanto mai si scomporrebbe troppo in quelle espressioni sempre contenute nella consueta glaciale superbia. Il suo fuoco, dice. Non il suo orgoglio di clan, non quelle solite moine sul portamento, sulle abilità dialettiche che tanto la hanno costretta ad apprendere ai Laboratori, quando ancora era considerata un clone d’elite da addestrare con la migliore educazione possibile. Educazione che chiaramente, ha lasciato il tempo che ha trovato. Altri secondi di silenzio. Dunque torna a fissare dissanzi a se, le sopracciglia a sollevarsi dopo quella lunga pausa contemplativa < Il mio fuoco… > ripete, un tono leggermente ironico ora a macchiarle il timbro sempre vellutato, gli angoli delle labbra ad incurvarsi leggermente in un lontano sorrisino privo di gioia. La lingua a schioccare debolmente sul palato, un breve sbuffo dalle narici, quasi fossse divertita dalla di lui affermazione. Ma poi quell’inesistente sorriso si spegne < … E cosa ne sai tu del mio essere > si volta di nuovo ora, il braccio sulla gamba a scivolare via da essa, poggiando dunque il palmo in terra. Ruota leggermente con il busto, a rivolgersi a Shinuja con busto e spalle. Solleva il mento, lo sguardo cupo intervallato da ciuffi corvini; e in quei lineamenti, in un breve ed inesistente barlume, le espressioni dei due fratelli coincideranno, sovrapponendosi < Cosa ti avrebbe colpito, Shinuja. > il tono si abbassa gli occhi sottili e grigi che si pianterebbero sul volto dell’Uchiha quasi potessero scrutargli l’anima. Cosa ne sa quel Genin del suo essere. A malapena riesce a comprendersi, a malapena è in grado di stabilire chi sia ora in questo momento. Di cosa si è illuso quel ragazzino? {Chakra ON}

00:43 Utente anonimo:
 Quella tensione continuava a crescere, inavvertitamente provacata tra la placida calma del giovane Genin, che nel silenzio, sta cercando la pace e la pacatezza del proprio essere, mentre dall'altro un fuoco pronto a divampare in un incendio incontrollato. Tutto questo rappresenta una sfida, che Shinuja non si sta rendendo conto forse di star portando avanti con la più pure tra gli Uchiha, o forse si, se ne sta rendendo conto ed è proprio per questo che è qui, per provare che anche le fiamme più gradi e più calde del mondo, hanno sempre una soluzione per essere rese, con pazienza e librtà, fiamme che non posso nuocere a chiunque e dovunque. Non vuole restrizioni, ne per lui ne per lei, non è da shinuja, lui vuole altro, e non sa se lo otterrà, ma ci dovrà provare, e chi lo sa alla fine come potrebbe finire. <La tua fiamma, si sprigiona senza confini> Afferma, con al dovuta calma, anche se si sente lo sguardo di lei addosso, ne ha sentito i movimenti si era spostata, magari con il busto non può saperlo, e continua a rimanere con gli occhi chiusi, non come simbolo di scherno o di non rispetto, ma proprio per il contrario, perchè gli mostrava rispetto, proprio perchè la riconosceva quegli occhi neri erano chiusi, perchè non voleva provocarla e farla allontanare, anzi voleva mostrargli qualcosa di diverso, di buon, di genuino, ma che sappia anche tenerle testa, e che sappia fargli capire che il mondo non è fatto di rabbia e demoni <Sei una luce nera, nell'oscurità> Anà di nuovo a parlare, spezzando quel silenzio, che tanto amava e il quale l'aveva accolto molte volte tra le sue braccia e molte altre volte ancora, e ancora, dovrà abbracciarlo, sino alla stretta finale, dove il silenzio, diventerà una parte di Shinuja e al coltempo Shinuja diventerà una parte di quel silenzio. <Difficile non notarla..> Ancora un respiro profondo dopo queste parole, ragionate, pensate, ma che rispecchiano sempre quello che lui ha realmente visto quella volta ed anche quando è entrato al Dojo poco tempo fa. Non mente, questo è palese.. <in un oscurità, dove tutti gli altri vanno alla cieca..con il tuo fuoco..tu sembri essere di casa> una frase più lunga, non riusciva a dirla in poche parole, questa volta ha azzardato certo, ma il tono è sempre basso, è sempre rilassato, morbido. Sicuramente l'altra avrà inteso quello che vuol dire Shinuja, che non si riferisce ad un mero significato estetico, o a quella maledizione di cui il clan e tutti coloro che ne fanno parte è predestinato, parla di qualcosa di interiore, di quello che gli occhi possono dire senza dover perforza parlare, di quello che il corpo dice muovendosi, di quegli atteggiamenti ch Hanabi ha, insomma da tutto quello che potrebbe passare per inosservato o per minuzie, il giovane invece ne fa incetta, porge parecchia attenzione a quest'ultime, e questo a letto, magari è arrogante nel pensare di aver capito, ma la volontà di scoprire l'altra è più forte di quell'arroganza se così vogliamo chiamarla, che però mai è uscita fuori e si è mostrata. Mai.[Chakra On}

01:27 Hanabi:
  [Dojo Uchiha | Parete in fondo] Shinuja mantiene gli occhi chiusi, rilassato, tremendamente rilassato rispetto alla Pura. Il Genin sta sfidando i propri limiti in una battaglia di cui Hanabi non è a conoscenza, mosso da una determinazione che accomuna i membri del Clan Uchiha da secoli. E lei, lei ha evidentemente sopravvalutato il proprio equilibrio. Assuefatta forse da quella calma in cui ha vissuto per dodici anni, assuefatta da quel fittizio autocontrollo, non è stata in grado ora di valutare oggettivamente in quali condizioni si trovi la propria mente. Non si è resa conto di quanto la mancanza di sonno abbia teso i suoi nervi oltre la normale precaria soglia. Non si è resa conto di come da quando quella notte ha riaperto gli occhi, tra conati di rigetto per quanto vissuto e specchi infranti, qualcosa sul profondo della coscienza raschi costantemente contro le sottili pareti del proprio equilibrio. Un veleno che lento inquina i sentimenti, annichilisce l’autocontrollo, travia i pensieri insinuando rancore laddove non vi era alcuna esca a richiamarlo. No, non si è resa conto. Si è sopravvalutata. E purtroppo, le conseguenze di quell’errore di calcolo iniziano a manifestarsi. Egli parla, gli occhi chiusi, rilassato. “Sei una luce nera, nell’oscurità” “in un oscurità, dove tutti gli altri vanno alla cieca… tu con il tuo fuoco… sembri essere di casa”. E cala il silenzio. Lo sguardo della Pura è ancora su Shinuja, le labbra schiuse, gli occhi puntati su di lui. Altri secondi, il capo viene appena abbassato, le ciocche corvine ad oscurarle lo sguardo < mpff- > un lieve sbuffo, quasi una risata mal trattenuta. Una mano a raggiungere la fronte, intrecciandosi con i capelli. Un nuovo sussulto, le spalle a venir scosse <mpffff-- > il corpo si sporge leggermente in avanti, la mani a scendere, a coprirsi il volto < mpffahHAHAHHAHAHAHAHAAHAH.. > e di colpo, ride. Una risata agghiacciante. Una risata isterica, priva di gioia o sentimento. Una risata di stridente in quelle note cristalline, insana, precaria. Il busto ricade leggermente più avanti, ad assecondare quel crescendo del tutto innaturale per la situazione ma che eppure esterna un qualcosa di antico. Un qualcosa di insano, di presente, di sottovalutato. Lentamente i sussulti si diradano, quelle note stridenti ad estinguersi. La mano viene abbassata, le dita a strusciare sulla pelle del volto, tirando appena i lineamenti ad abbandonarli < Ma cosa cazzo ne sai tu > si volta verso Shinuja, un piede a fare perno quasi assieme alla destra, accennando un imminente volontà di alzarsi < Cosa cazzo ne sai di cosa sono io > una lieve spinta, le gambe a distendersi, l’haori poggiato sulle spalle a frusciare sinuosamente in quel movimento < Luce nera, oscurità… > in piedi ora, regale, superba. Le spalle erette, il mento sollevato, il capo leggermente inclinato in un che di instabile, di isterico, da anni insolito su quei lineamenti glaciali < Parli come se mi conoscessi, come se avessi la più pallida idea di chi tu abbia davanti > non si rende conto di quanto Shinuja tutto fosse tranne che arrogante, non si rende conto di come quelle esternate dal Genin fossero solo spontanee impressioni. Qualcosa in lei è scattato, qualcosa che ha sottovalutato < Tu non sai un cazzo di me, Shinuja > fiamme in lei, eppure quella voce è gelida. Fuoco ad ardere nei suoi occhi che ancora punterebbero l’Uchiha < Inizia a mettertelo in testa > sibila, aggressiva. Resta dunque immobile, lo sguardo a voler inchiodare il genin. Solenne, quel crine ribelle ad intervallarle le iridi grigie, l’haori a frusciarle sulle spalle. Una bellezza dannata, una bellezza maledetta, oscura. {Chakra ON}

01:54 Utente anonimo:
 Nel silenzio di cui quel Dojo è abituato solo per metà, i due stanno continuando quella lotta a loro sconosciuta, per lo più a Shinuja, una lotta che solo ora comincia a percepire in maniera flebile, come un lontano sibilo che il vento porta con se di ere lontane. La calma gli appartiene, la concentrazione è salda nella sua mente, e quella posizione oltre che a rilassarlo, gli favorisce quest'ultime, in modo che almeno per or anon perda nell'una nell'altra, cosa più che essenziale. Dei rumori squotono l'area, una risata che sta per nascere, non può sbagliarsi, si tratta sicuramente di una risata, ed è di fatti quest'ultima a spazzare via prepotentemente quel silenzio per far spazio all'arroganza e alle convinzioni, a quel °clik° che solo Hanabi può dare spiegazioni ad Hanabi e di cui lui non sa nulla e non sospetta nulla. Ascolta el sue parole, gli occhi chiusi, tali rimngano, altrimenti un poco di paura l'avrebbero forse mostrata, una reazione del genere, non è così semplice da gestire per chi la riceve, sopratutto se a fargliela è olei che è la più pura di tutti, e che evidentemente è mossa da un bisogno di sonno che la rende forse instabile in questo momento per qualche motivo a Shinuja ancora ignoto. <Anche in questo momento, mostri le tue fiamme> Gli va a dire, rimanendo con quel tono tranquillo, pacata, per nulla arrogante. <è vero io non so nulla di te Hanabi> Su questo deve darle ragione, non sa nulla, ma sta vedendo, sta ascoltando, sta capendo, e anche se non se ne rende conto Hanabi si sta mostrando, per la prima volta agli occhi di Shinuja. {Un primo pezzo di un puzzle molto più complesso}, questa sarà la sua riflessione ora come ora, ritornando in quel silenzio che lo vedo protagonista e antagonista, prede e cacciatore, perchè in questo Dojo, in queste tiepida sera di una giovane estate, uno Shonibi dal gradi Genin, sta incosciamente sfidando i demoni colei che è la più pura di tutti gli Uchiha, solamente perchè vuole conoscere la vera Hanabi, attratto da quel fuoco che spigiona, indomito e sensuale, ribelle, narciso, acido, instabile, irascibile, ma dannatamente interessante e attraente al tempo stesso. Una sfida, verso se stesso, verso hanabi, verso i suoi denomi, e verso quell'instabilità che ancora shiuja non conosce ma che l'altra ha inziato a mostrare, verso il mondo, solamente per essere qualcosa, solamente per raggiungere i suoi obbiettivi, solamente per ergersi sopra chiunque, solamente e dannatamente per una ragione sola. Il clan Uchiha. Questo è il suo volere, questo diventerà il volere di tutti un giorno, quando sarà madara, quando sarà capo clan, quando avrà un fuoco attorno lui, selvaggio ma libero di nome Hanabi, allora si, allora il Clan Uchiha, potrà essere e potrà avere, ora non saprebbe dire se questo vale anche con Kioshi. <anche in questo momento, mostri te stessa> ed è qualcosa che il giovane, apprezza, davvero molto, in qualche modo cercherebbe di mostrarlo, senza spezzare quel precario equilibrio che regge quel flebile filo di cotone, ad una minima distanza dalla fiamma i una candela, che non può ora bruciarsi, altrimenti tutto sarebbe stato vano. Nelle sue parole ammirazione, ringraziamento, onore, semplicità, onestà, sono presenti, in piccoli frammenti, che si nascondono e si mostrano completamente nella calma di lui, nei suoi occhi chiusi , nel suo temperamento, nei suoi gesti, nel suo essere in questo momento, che l'altra non sembra però poter leggere. [Chakra On}

02:42 Hanabi:
  [Dojo Uchiha | Parete in fondo] Avrebbe dovuto reagire cosi? No. Avrebbe reagito così se non avesse avuto quello stramaledetto sogno? No. Eppure è successo. Ed ora è li, davanti ad uno Shinuja che fedele ai suoi intenti mantiene gli occhi chiusi, ostentando una calma che per quanto forse interiormente non gli appartiene, riesce comunque a manifestare. E lei, ooh, lei inizia a non sopportarla quella calma. Quasi il vederlo così tranquillo le ostentasse in faccia quanto il problema sia solo e soltanto lei, quasi in quel di lui mantenersi rilassato si mettesse in risalto la propria perdita di controllo. “Anche in questo momento, mostri le tue fiamme” < Taci > qualcosa scatta. Qualcosa che non doveva scattare. Il chakra che ribollente inizierebbe a mischiarsi con l’elemento Katon prendendo le sue caratteristiche: fiamme, calore, ardore. Quel chakra inizierebbe a fluire lungo il keirakukei, andando ad incanalarsi verso gli tsubo delle mani. “Anche in questo momento, mostri te stessa” il chakra katon a fuoriuscire da quegli tsubo, e all’improvviso: fiamme. Fiamme ad ardere su entrambe le mani della Pura, crepitando ardenti sulle affusolate dita < HO DETTO TACI > i pugni vengono stretti, le fiamme a divampare a quelle parole, quasi qualcuno avesse alimentato il fuoco per un solo istante. Le spalle vengono portate all’indietro in un’istintiva e veloce posizione intimidatoria, i capelli a danzarle dinnanzi a quel volto maledetto. Bella, letalmente bella. L’haori nero come un mantello sulle sue spalle, lo sguardo dannato puntato in una furia immotivata verso il Genin inerme ancora a terra. Ha intenzione di attaccarlo? Chi può dirlo. Chi può dire quali fili stiano ora muovendo i movimenti della Pura. Un passo in avanti, pericolosa < Azzardati- > le braccia lungo i fianchi, le fiamme a crepitare sulle sue mani a creare bagliori di luce in quegli occhi affilati sciupati da occhiaie. Un altro passo < … Azzardati a continuare- > ringhia, il capo a venir inclinato lateralmente con strafottenza. E all’improvviso, lo sentirà: delle mani a cingerle gli avambracci da dietro, spingendoli appena. Un volto a poggiarsi languido sull’incavo della propria spalla, un respirare a smuoverle i capelli. “Schiaccialo, Bambolina” le labbra a sfiorarle l’orecchio “Mostragli chi sei davvero” < !!! > Trasale, quasi qualcuno le avesse rovesciato un secchio di acqua gelata in testa. Le fiamme sulle mani ad estinguersi all’istante, il capo a venir scosso velocemente, gli occhietti appena strizzati in un veloce “tic”. No. Non di nuovo. E all’improvviso, tutto sembra tornare normale. All’improvviso, sembra rendersi conto. Cosa diavolo stava facendo? Si guarda le mani, leggermente tremanti. Cosa diavolo le è preso? Veloce la consapevolezza a stringerle lo stomaco: stava per perdere il controllo. Lo sguardo scatta verso Shinuja, palesemente allarmata, quasi ad accertarsi di non averlo ferito o attaccato. Apre le labbra, vorrebbe dire qualcosa ma <… Cazzo! > ringhia voltandosi di scatto, l’haori a frusciarle alle spalle. Ampie falcate che la porterebbero a muoversi in direzione dell’uscita del Dojo. Non una sola parola verso Shinuja, non un solo sguardo. Cosa diavolo ha fatto? Cosa diavolo era quella sensazione, DI NUOVO? Se non venisse fermata le porte verrebbero spalancate, lasciando che la figura scompaia nelle tenebre. {//END} {Raffica di Fuoco}{Chakra ON}

03:05 Utente anonimo:
 Se prima quella tensione era presente ma non invadente, in questo momento l'ambiente sis calda e sembra farlo parecchio in fretta. Hanabi sembra quasi perdere il controllo, almeno questo è quello che può capire il giovane.Dal suo modo di parlare, dal suo tono, hanabi sembra essere furiosa, sembrerebbe non voler sentire nulla, forse ha solamente detto qualcosa che l'ha colta nel vivo, oppure shinuja, deve ancora capire ed è l'opzione più probabile. Tra gli urli e la dimostrazione di quella rabbia che sembra dominarla, un calore si presenta all'improvviso, non vede quello che siccesso, e nel volto si dipingerà un espressione quasi interrogativa, che prenderà per qualche istante il posto di quell'espressione neutrale che di solito si porta dietro, il che potrebbe far capire che dentro di se quell'aura di paura sta crescendo, tutto quel lavoro quella sera sta vacillando e rischia di cadere come un castello di carte, esposto ad una leggiadra quanto fatale folata di vento caldo. Si ricompone, quell'espressione viene scacciata, più in ritardo del solito e riprende posto quella neutrale, basica di sempre che lo fa sembrare ancora più concentrato, anche se il cuore dello Shinobi sta battendo come un tamburo nel suo petto, quasi volesse uscirne {Hanabi uchiha, tanto interessante, quanto mistero, ma più di tutto pericolosa come una fiammella divampa in una foresta di soli alberi secchi} Questo è il pensiero che il giovane formula, in quell'esatto momento, aspettando un colpo, o del dolore fisico, era pronto a riceverlo in qualche modo, era pronto a ricominciare da capo se fosse servito, sacrificando un altro seme, e un altro ancora, ma tutto questo stranamento non succede, tutto si ferma. Un respiro viene fatto al giovane, quasi fossero a tempo, e come prima inspira dal naso ed espira dalla bocca senza fare alcun rumore, dando una vaga idea nella sua espressione di averla scampata bella, gli sfugge certo, ma subito cerca di ricomporsi, e sente i passi, allungarsi verso l'uscita del Dojo <Hanabi, rimani con me, a meditare> Gli dirà, una richiesta che suona sorda, e che serve solamente a far sentire ancora più forte quello sbattere le porta prima di andarsene, ritrovandosi così solo in quel Dojo, dove riaprendo gli occhi dopo qualche altro minuto, vedrà davanti a lui, il simbolo del Clan Uchiha: Un ventaglio per metà rosso e metà bianco. <Li..io deve arrivare ad essere li> Sussurra tra se e se il giovane figlio del clan Uchiha, che si prepara ad andarsene, a sua volta, verso la propria casa, dove andrà a riposare, e a riflettere su quanto è successo questa sera, recuperando però prima ciò che era suo.[Chakra On}[END}

Shinuja e Hanabi si incontrano al Dojo Uchiha. Entrambi cercano silenzio e calma, ma lui la trova, a tratta vera a tratti permanente, lei si rivela per chi è, o per chi i suoi demoni vogliano che sia. Uno scontro psicologico nasce, spontaneo ed estraneo ai due, ma che è il filo conduttore di tutto l'evento, fino a quando i due non se ne vanno, prendendo strade diverse.