{Il rumore del Suono}
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Giocata dal 02/06/2020 22:06 al 03/06/2020 00:57 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Confine.] Una debole brezza d'aria fresca che ne abbraccerebbe quell'ignoto territorio, ove il Chuunin si sarebbe spinto oltre la cinta muraria, spinto da quella vaga intenzione di compiere perlustrazione del settore limitrofo al villaggio e sia per schiarirsi maggiormente le idee, soprattutto una volta che sopraggiunge in quella zona indefinita, in quel miscuglio ove il territorio di Kusa si perderebbe in favore a quella di Oto, ben distante dalla propria persona, ma non così eccessivamente dalla volontà del singolo. Inspirerebbe a pieni polmoni, ingrandendo il torace e trattenendo il respiro per un breve intervallo di tempo, neanche come se quell'aria potesse risultare differente, potesse essere spogliata della contaminazione umana e possa permettergli di godere di quella sferzata nuova, rinnovata. Alimentato da quel retrogusto nostalgico, mentre il corpo si pietrifica, totalmente ritto e perpendicolare al terreno, per poter osservare quella direzione, con le braccia che rimangono decadute, lungo i corrispettivi fianchi. Semplicemente prossimo a quello che potrebbe sembrare una banalissima pedina, seppur nel proprio cuore il proprio ruolo si appresta maggiormente a quello dell'Alfiere, che scruta il terreno prima di affondarsi oltre. Il silenzio lo attanaglia, come un abbraccio consolatorio, mentre le ciocche corvine danzano imperterrite, mentre incorniciano quel viso maschile, quella pelle diafana, al cui centro sorgono due rubini ardenti. Braci, rinchiuse in quelle lenti a contatto, che non mancano di presentare la fiamma della rivalsa, di quella determinazione che fino ad ora l'ha spinto dal baratro a risorgere, passo dopo passo, verso una nuova linfa vitale. Una nuova moneta è stata inserita nella fessura ed è stato possibile recuperare la propria coscienza, la responsabilità che quel progetto, che quell'obiettivo, non è stato ancora rimosso, ripulito totalmente. <Uh.> Sta soltanto riscaldando il motore, permettendo alla macchina quale risulta essere di rombare e far sentire la potenza repressa, quella stessa scintilla mediante cui riuscirebbe, esente di sigilli, ad evocare quel miscuglio, quel connubio di energie fisiche e psichiche, per poter godere di quella linfa vitale, di quel calore che come tepore riscalderebbe l'intero organismo, cibandosene e riattivando il fisico, pronto a compiere movimenti e contrarre i tessuti muscolari, in caso difensivo. Il vestiario intanto verrebbe composto da un paio di jeans neri, che rilegano le leve inferiori, debolmente schiuse, ed una maglia a mezze maniche, dal leggero scollo a v, che evidenzierebbe il torace longilineo, quasi esile e mancante di una prestanza fisica, notevole. Equipaggiamento che si riversa principalmente in quelle sacche, legate posteriormente al bacino, e la tasca lungo la gamba destra; oltremodo, le vaghe protezioni a rivestire principalmente la fisionomia d'egli, per permettere una superficiale copertura, mentre nessun segno distintivo possa effettivamente identificarlo come un grado militare. Un'incognita, che sembrerebbe godere di uno spettacolo privato, del tutto personale, capace di far distendere maggiormente il turbinio di pensieri che la corteccia cerebrale assumerebbe; apparentemente tranquillo, con quei lineamenti facciali che si ammorbidiscono, perso ipoteticamente in una traccia non del tutto congelata. [Chakra On][Equip.Scheda] La notte incombe sul mondo portando la sua oscurità e lasciando che la luce del Sole sparisca dietro l’orizzonte. Il buio ingloba la volta celeste che viene illuminata dalle Stelle e da una mezza Luna che risplende nel cielo. Una giornata chiara si vive in quel posto. Lontana sarebbe la nebbia del Paese dell’Acqua, ormai abbandonato da qualche giorno dalle truppe dell’alleanza. Il pericolo si è spostato nei principali Villaggi nel Mondo Ninja e il nemico sembrerebbe pronto ad attaccare il proprio obiettivo. Di tutto ciò, Kioshi non si preoccupa però. Il jonin lascia che il fato agisca secondo il suo volere, senza mettere mano nelle vicende che stanno riguardando la salvaguardia dell’alleanza. Il viaggio compiuto dopo l’abbandono del Villaggio della Nebbia, ha portato Kioshi a trovar dimora temporanea al di fuori del Villaggio di Kusagakure. L’Uchiha si trova all’interno del Paese dell’Aria, lontano dal Villaggio del Suono ma in una posizione abbastanza utile per osservare i movimenti degli uomini di Kunimitsu. Tra pochi giorni, il jonin si riunirà con tutto il team al completo per organizzare il piano d’attacco alla Kokukage. Una missiva è stata mandata a tutti con lo scopo di informare ogni singolo elemento del luogo e del giorno dell’incontro che si terrà. Questa sera Kioshi si è concesso la libertà di vagare tra le terre del Paese dell’Erba e del Paese dell’Aria. Da una parte si disegnano le risaie del Suono, dall’altra invece inizia a presentarsi il tipico paesaggio del Villaggio dell’Erba. Due mondi opposti, divisi da un tratto di terreno erboso. Quasi come se qualcuno avesse tracciato un confine visibile su quei territori. Kioshi arriva dalle Risaie, il suo passo è lento e i piedi vengono trascinati tra i fili di quell’erba. Il mantello nero copre parte del suo corpo. Sotto di esso, Kioshi indossa una camicia di color grigio scuro con un collo alla coreana con sopra un gilet di una tonalità più chiara di quella precedente. Nella parte inferiore, invece, porta un semplice pantalone di color nero di un tessuto elastico e infine uno stivale classico che si allunga fino al mediale della tibia. I suoi occhi scuri osservano la terra del Paese dell’Erba. Kioshi non ha mai provato nulla nel guardare quel territorio, nemmeno nel viverlo. Un distacco emotivo è nato in lui sin dall’inizio e il jonin non ha mai superato questo scoglio. Il suo corpo si ferma un passo indietro quel confine, tra la fine delle risaie e quel lembo di terreno erboso, prima del territorio dell’Erba. Le braccia lungo i fianchi accarezzano il tessuto del mantello. Il respiro si fa più lungo, rilassato. E rimane lì, fermo, ad osservare ciò che il mondo ha da offrire. [chk on] [Confine.] Potrà facilmente notare quel sorriso sornione della luna, la quale si mostrerebbe beffarda nei confronti dell'uomo, come se potesse minimamente predire il susseguirsi degli eventi, mentre rilascia quella luce argentata a deliziare la vista per permettere di affondare ulteriormente, in quegli ettari di erba che si pongono dinanzi, lungo quel confine. E mentre navigherebbe in quel mare smeraldino, con quei steli neanche troppo cresciuti, potrebbe individuare largamente una sagoma umanoide, che si ripone e si stanzia senza muoversi ulteriormente, lasciando che la comparsa provenga direttamente dalla zona delle risaie; un ambiente che dopotutto conoscerebbe, in quanto avrebbe circolato per tutta l'infanzia ed adolescenza in quelle terre, permettendo di concedere un nuovo innesto. <Mh?> Labbra che si ripiegano appena, si congiungono una contro l'altra, mentre le palpebre si socchiudono appena, nell'atto di rendersi come una fessura ed impiantare l'attenzione visiva in quella direzione; eppure risulterebbe eccessivamente distante per percepire altri dettagli. Divaricherebbe appena le gambe, strisciando la pianta del piede destro su quel manto erboso, prima che il baricentro possa effettivamente abbandonarsi, di poco, potendosi permettere l'inclinazione appena soffermata del busto in innanzi. Sembrerebbe pronto per uno scatto, un movimento a molla, che effettivamente andrebbe a compiere, in un fremito repentino, in modo tale da ridurre drasticamente la differenza, quel distacco, e potersi permettere di arrivare ad una distanza, [frontale], di circa [10 metri]: non conoscerebbe ancora l'altro e dunque questo implicherebbe una sorta di attenzione maggiore, poco più che guardingo, mentre si fermerebbe fluidamente, arrestando il proprio intercedere. <Non mi sarei mai immaginato che qualcuno potesse fuoriuscire da...> L'occhio che andrebbe a penetrare oltre, superando abbondantemente la presenza altrui. <Oto.> Dopotutto ricordava che fosse ancora sigillata, rinchiusa sotto l'ira funesta della Yakushi e della sua dittatura che ne marchia il respiro, ad ogni suo singolo cittadino. C'è un accento gentile nel trattare quel nome, quel villaggio, a cui la nuca sembrerebbe abbassarsi percettibilmente e rialzarsi poco dopo, in una cortesia in cui vorrebbe deliziare la propria origine. Cercherebbe dunque di memorizzare, a quella distanza, l'impronta dell'altro, in quella sagoma ricoperta prevalentemente dal mantello color pece, da quei pochi dettagli che potrebbe individuare, non riconoscendolo affatto. <Posso conoscere il tuo nome?> Cauto nel domandarlo, permettendo che l'attenzione possa essere rivolta interamente sullo sconosciuto, come se potesse esser pronto a qualsiasi reazione, dal più funesto al più gentile. Il respiro inizierebbe a divenire più profondo, come se ambisse ad un picco di concentrazione, mentre proverebbe ad intraprendere un argomento con lo sconosciuto, cercando innanzitutto di comprendere le sue intenzioni, che possano risultare ostili o favorevoli al percorso del genetista. Il chakra che continuerebbe a ribollire all'interno di sé, pronto ad esser attinto, in caso di qualsiasi necessità, non potendo prevedere con facilità un incontro così casuale, al di fuori di ogni giurisdizione, esterni in quella zolla neutrale. [Chakra On][Equip.Scheda] L’attenzione dell’Uchiha è catturata da quei pensieri all’interno della sua mente. L’essere stati costretti a vivere nel Villaggio dell’Erba tutti questi anni, lontani da quel luogo in cui la maggior parte delle persone poteva ritrovare un posto da chiamare casa, non può essere facile da dimenticare. Come può essere ingiusto quello che lui sta cercando di compiere? Come può qualcuno affermare che lui sta agendo per uno scopo personale. Kioshi vuole ridare gloria al suo Clan, non a se stesso. Kioshi vuole ridare una casa ai nativi del Suono, non solo a se stesso. Kioshi vuole ridare potere ad Otogakure, non a se stesso. Come può esserci dell’egoismo in tutto questo? L’Uchiha riflette, in silenzio, analizzando tutto quel che gli è accaduto fino ad oggi. Dopo aver toccato così profondamente il fondo della sua anima, non può fermarsi proprio adesso nell’evitare che Kunimitsu lasci il Suono nel silenzio per sempre. La rinascita del Suono deve avvenire tramite lui perché è l’unico che ha avuto una volontà così ferrea da rompere quell’equilibrio che si era creato. Dunque, le gesta di Kioshi e dei suoi alleati saranno l’ira della giustizia del Suono. Quei pensieri vengono travolti dal rumore di una voce e l’Uchiha si accorge che qualcuno si sta avvicinando alla sua posizione. Il capo ruota in quella direzione permettendo al suo sguardo di osservare quella figura in avvicinamento. Non lo conosce, ovviamente. Le due figure si separano da circa dieci metri e gli occhi di entrambi si incrociano. L’altro sembra osservarlo più attentamente di quanto Kioshi stia invece facendo. Le iridi nere rimangono ferme su quelle dell’altro senza muoversi di un millimetro. La domanda dell’altro arriva all’udito del jonin. Il viso non si smuove di un millimetro. I muscoli facciali rimangono rilassati nella loro totalità. Le labbra si separano di qualche millimetro, pochi secondi dopo, permettendo alla voce di Kioshi di uscire dall’interno della sua bocca. <Il mio nome?> domanda stizzito il jonin. A cosa serve scoprire un nome, in fondo? <Cosa te ne fai di un nome? Ma soprattutto..> si ferma per un attimo mentre la testa viene piegato sul lato leggermente. <Cosa ti interessa scoprire come mi chiamo?> il tono di voce è molto profondo. Kioshi non si rivela essere un gran simpaticone, come spesso gli capita con le persone che non conosce e di cui non ha inizialmente interesse. Rimane fermo a fissare quella figura, senza preoccuparsi molto di chi sia l’altro. Non si muove da quella distanza rimanendo sempre all’interno del territorio del Paese dell’Aria. In silenzio, aspetta la risposta dell’altro se vorrà continuare a curiosare. Il tempo è partito e si avvicina alla scadenza. Si sa che a Kioshi non piace perdere troppo tempo. [chk on] [Confine.] Poteva immaginarlo, ma eventualmente non prevedere: quella sensazione in cui il Goryo sembrerebbe approdare con maggior impeto nello studio altrui non verrebbe affatto ricambiare, come se ai suoi occhi la propria persona non fosse degna di un'attenzione, di una tensione che bisognerebbe nutrire dinanzi all'ignoto. Uno sguardo che non verrebbe ceduto, mantenendosi aggrappato alla figura altrui, quando le domande, potenzialmente sterili, vengono elargite come spine, come frecce velenose, che saettano molto più velocemente possibile quella misera distanza e provano ad intercettare l'animo proprio. Ne avverte la rudezza, quella voce che non si sporca e non compie sbavatura, in una chiusura piuttosto evidente. Dovrà assorbire un'alta dose di ossigeno, prima di farla vibrare all'esterno, come se fosse un sospiro poderoso, provando a scaricare una parte di quell'aria così elettrizzata dall'opposto. Un senso di maggior rivalsa, nel trovare ed ambire un termine adeguato a quelle questioni, a convincere l'altro che il moro possa essere guardato con occhi differenti, come se fosse un costrutto intriso del vuoto. Un velo di indefinita essenza che si ripercuote intorno alla propria persona. <Potenzialmente, nostalgia.> Accarezzerebbe i padiglioni auricolari altrui. <Dopo aver ottenuto il congedo da Kiri, la maggior parte delle persone son tornate tra Konoha e Kusa, dato che in quest'ultima si raccoglie una variegata moltitudine di persone.> Un rapido silenzio: <Come detto, non mi aspettavo qualcuno fuoriuscire dai territori di Oto.> Molti villaggi sono stati assorbiti da quel dominio, dopotutto. <Ora capisco.> L'intonazione di voce, la forma del modo d'essere che viene trapelata e ricongiunta ai propri ricordi. <Sei Uchiha.> Un sussurro, facilmente percepibile, ma non concesso come un'onta, ma bensì come un atono enunciare, una constatazione semplice e lineare. <Sai...> Spezzerebbe l'argomento dell'identità poi, in favore di altro. <Son nato e cresciuto ad Oto, prima che la Koukage mi emarginasse, per una malattia che mi fu diagnosticata.> Le braccia si sollevano appena, si allargano in due direzioni opposte. <Eppure ho combattuto e ho superato l'ostacolo.> C'è un pizzico di fastidio in quella nota, arricchita dalla poca fiducia presentata nei suoi confronti, posto quanto prima in esilio ed allontanato dalla scala gerarchica. <Incontrare qualcuno che appartiene ad Oto è come respirare una folata d'aria fresca.> Riverserebbe, nell'altro, il motivo per il quale stava ambendo al nome, per conoscere maggior dettagli che forse fino ad ora gli sono stati esclusi, per mero capriccio presentato da quella donna, da quella Yakushi che non ha riposto nel corvino le dovute risorse, le armi capaci per combattere doverosamente. Dunque tornerebbe silente, mentre le braccia inizierebbero a ritornare verso le loro precedenti posizioni, permettendosi che quella durezza dapprima rappresentata venga limata, scalfita, dal riconoscere un'entità così famosa, anche per qualcuno che ha subito un debole allontanamento dalla realtà circostante. Ma non per questo decade nella guardia, ma tutt'altro: i muscoli sono pronti ad incentivarsi, se necessario. [Chakra On][Equip.Scheda] L’altra figura permane davanti a lui, senza aumentare o diminuire quella distanza creata all’inizio. Le iridi scure di Kioshi osservano quelle dell’altro e rimangono lì per la durata delle parole del Goryo. Il corpo dell’Uchiha non si muove ancora e non ne ha la volontà di farlo. Le dita accarezzano il tessuto del l’haori di color nero che racchiude il suo corpo. I piedi rimangono distanziati l’uno dall’altro posizionati sotto la larghezza delle spalle. E Kioshi rimane in quella posizione ascoltando la risposta del ragazzo alle sue domande precedenti. Molte informazioni vengono allo scoperto, fin da subito. ‘Sei Uchiha’, dice l’altro. È bastato così poco tempo per riconoscere il suo nome, perché chiederlo dunque? L’altra figura racconta anche parte della sua storia, quel che Kunimitsu gli ha fatto e quel che ha passato, tutto in poche e concise parole. <Uchiha.. Visto che lo sai, allora?> ripete il jonin verso l’altro, ancora stizzito per quella domanda posta inizialmente dal Goryo. <Questo è il Paese dell’Aria. Il territorio del Suono nasce più in là> questa è una bella differenza, spiega il jonin al ragazzo. Il Villaggio del Suono è soltanto una parte del Paese dell’Aria, non la sua totalità. <E il fatto che io venga da questa direzione, cosa ti fa pensare che io sia appartenente ad Otogakure?> si domanda ancora una volta l’Uchiha ritrovando in quella figura una sorta di supponenza. La testa si smuove leggermente per spostare una ciocca di capelli corvini finiti davanti ai suoi occhi. Il ciuffo si sposta lateralmente sulla fronte lasciando visuale libera alle iridi scure. <Credi di conoscere molte cose, eh..> dice mentre sul viso si disegna un’espressione indispettita che può far capire il suo umore attuale. <Dunque, Kunimitsu ti ha allontanato dal Suono? E poi hai combattuto e superato la tua malattia.. Bene, bene..> ripete le parole dell’altro ricomponendo i punti della storia raccontata. Piega ancora leggermente il capo da una parte e pone una semplice domanda a lui <E, se adesso non hai problemi, perché non hai fatto nulla per tornare ad Otogakure?> si chiede Kioshi, incuriosito da questa storia. <Hai provato a chiedere di tornare al Suono o hai vissuto come un ninja dell’Alleanza? Dalle tue parole, sembri molto legato al Villaggio. Immagino tu abbia fatto l’impossibile per far sì che la Kokukage ti accettasse nuovamente..> denomina la Yakushi in quel modo formale, ironicamente anche se non si capirebbe dal suo tono di voce che rimane sempre molto cupo. Il ritmo delle parole è lento, scandisce ogni parola attentamente. Gli occhi rimangono ancora fissi su quelli dell’altro, non distogliendo lo sguardo neanche per un attimo. <È così?> domanda ancora una volta il jonin al ragazzo davanti a lui. Kioshi non sa dove questo incontro possa portare ma per ora rimane in quel gioco di scambi di dialoghi sulla conoscenza altrui. Al momento, non nasce in Kioshi quel fuoco che può dare vita ad un incontro degno di tal nome. Basta un po’ di fiamma per accenderlo però. [chk on]
Giocata del 04/06/2020 dalle 19:30 alle 23:13 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Confine.] Rimarrebbe fermo ed immobile in quella posa, statuaria, in cui sembrerebbe immergere totalmente la propria essenza nell'altro, in uno studio approfondito, come se non volesse far decadere minimamente l'attenzione, in una guardia che si manterrebbe perennemente composta, pronta ad intervenire in caso di necessità. <Uh.> Un respiro poderoso che viene emesso all'esterno, mentre i padiglioni auricolari andrebbero ad ascoltare i fonemi avversi, l'indispettirsi di quel viso e la cupezza della voce che non manca mai di incidere, lungo l'argomentazione altrui. <Cambio?> Domanderebbe, in un sussurro quasi sommesso, in quanto neanche dedicato all'altro, ma piuttosto ad un'altra essenza, quella rilegata all'interno di se stesso, lasciando che la volontà possa permettere di far schiudere quel cancello, di inviare una minuscola mole di chakra dal plesso solare fino al cervello, in quei due emisferi, per potersi concentrare in una cavità tale da incentivare il processo. Il cambiamento dovrebbe dunque avvenire, con quei fili che andrebbero a spogliarsi della loro tonalità, fino a decadere nel bianco crine della controparte; mentre gli occhi mutano, scivolano dolcemente, fino ad apparire viola, come due gemme che sembrerebbero brillare di luce propria, specchio di un fuoco indomabile. <Chiedo scusa se non son riuscito ad identificarti subito come Uchiha.> Anche la tonalità di voce sembrerebbe plasmata, mentre piegherebbe il cranio verso destra, d'una decina di gradi. <E non puoi immaginare quanti di voi ho visto circolare tra le strade di Oto.> Dopotutto è una famiglia con cui il Goryo ha sempre avuto molti contatti, sempre positivi; chissà se la catena possa spezzarsi ora. <Io?> La mano destra che si innalza, per portarsi sul proprio busto, sul proprio torace. <Credo invero di conoscere effettivamente poco, ma sono abbastanza curioso da voler ambire a certe informazioni.> Modula con lentezza, avvincendo con quel sorrisetto che si presenta sul proprio viso, al di sopra di quella maschera diafana e nivea. Son lineamenti vagamente compiaciuti, invero, di trovarsi una personalità come quella dinanzi. Ne avverte la tensione, il magnetismo che ne propaga, ma non si trasforma in timore, ma quasi divertimento, gioia per quell'adrenalina che avvertirebbe scorrere all'interno. <Siamo sinceri.> Quasi come una confessione, una base su cui ponderare l'intero argomento. <Lei mi ha emarginato una volta che ha ritenuto impossibile la mia vittoria sulla malattia, ma non ha neanche provato a darmi la possibilità per mostrarle il contrario.> Un respiro flebile. <Come se io non fossi vivo, come se avesse preso un dito della mano e lo avesse tagliato via.> Le palpebre che si ingrandiscono, a tale cosa. <Ogni cosa nella vita ha un costo, un sacrificio.> Mugugnerebbe appena, raddrizzando la testa. <Ne ho pagato uno anche io, per ottenere nuovamente la mia vita.> Non svelerebbe però quale fosse. <Così sono tornato, ma che senso avrebbe mostrarsi dinanzi alla persona che mi ha cacciato?> Un picco di orgoglio che si può percepire, dall'aria, dal tatto opposto. Dappertutto. <Oto è il mio villaggio.> Lo afferma, con decisione. <Ma per essere un valido Koukage devi sapere anche gestirlo, saper ottimizzare le risorse ed immettere le giuste risorse per...> Si distaccherebbe per un secondo. <L'evoluzione.> Perchè tutto cambia, tutto si modifica. <Sto attendendo solo un momento più propizio, per rientrare.> Espira alla fine, in un ultimo vociare, semplice e delicato. [Chakra On][Equip.Scheda][Tentativo Attivazione Sindrome: Secondo Stadio. | -2 Chakra] Un soffio di vento accarezza quei fili d'erba, così come il corpo di Kioshi. Le ciocche nere vengono spostate di qualche centimetro, dalla parte della direzione della brezza. Le palpebre rimangono ferme, gli occhi non si smuovono di un millimetro invece, sempre fisse sull'altra figura. Le braccia che aderiscono sui fianchi e le dita che assaggiano il tessuto morbido del mantello indossato. Quale sia il fine di questo incontro non è ancora dato saperlo. Per conoscerlo, bisogna attraversare quel percorso e portarlo a termine. Prima non è possibile venirne a conoscenza. Kioshi osserva quel ragazzo. L'aspetto dell'altro si modifica, cambiando alcuni elementi fisici come i capelli e il colore degli occhi. In parte, anche il tono viene modificato leggermente. L'Uchiha si rivela impassibile anche in questo caso. Non è la prima volta che vede un cambiamento simile. Lui è del Suono, proprio come l'Uchiha. Non lo ha mai visto, dato anche le circostanze degli ultimi anni che vedono la maggior parte degli shinobi vagari tra il territorio dell'Erba. Il jonin ascolta l'altro mentre si scusa di non esser riuscito a identificarlo subito come un Uchiha. Una smorfia si disegna sulle sue labbra, senza lasciare alcun altra parola al dire altrui. Il discorso del Goryo va avanti e Kioshi prova ad addentrarsi in esso cercando qualcosa che possa attirare la sua attenzione, come fino ad ora non è successo. <E a quali informazioni ambisci? Sentiamo> chiede adesso l'Uchiha all'altro. E dopo Kioshi ascolta la storia del ragazzo e i motivi che ancora lo spingono a non tornare a Otogakure. I denti si serrano tra loro, la mascella si delinea in quello sguardo così privo di qualsiasi sentimento di gioia. <Un momento più propizio?> si domanda ripetendo quelle stesse parole del Goryo. <Dunque, se non dovesse nascere questo momento, resteresti lontano dal Suono per tutta la vita?> inizia a porsi più del domande del solito l'Uchiha, forse un po' infastidito da queste ultime parole. Questo è il concetto su cui ha riflettuto molto negli ultimi giorni. Per quanto il suo piano possa essere sbagliato, lui è l'unico che ha avuto la volontà di far qualcosa per arrivare ad un cambiamento mentre tutti gli altri guardavano soltanto nell'attesa che qualcosa accadesse. Ed ora è così semplicemente salire sul suo carro. Ora sembrano tutti pronti al caos, alla guerra, mentre fino al giorno prima svolgevano stupide missioni per conto dell'Alleanza. Non c'è un giorno nella vita di Kioshi in cui si è guardato allo specchio e ha visto nel riflesso uno shinobi dell'Erba. Non c'è un secondo della sua vita in cui non ha pensato di far risplendere gli Uchiha, come meritano. <Questo è il tuo amore per il Villaggio?> domanda ora, quasi ironicamente, senza lasciare trasparire sul viso questo tono. Qualcosa non torna nelle parole dell'altro e Kioshi non perde tempo nel farglielo capire. [chk on] [Confine.] Poi, quasi di improvviso, senza peccare troppo di presunzione o nell'abbassare la guardia, le gambe andrebbero a smorzare, a ripiegarsi, affinché possa semplicemente abbassare il baricentro, al punto tale da potersi accomodare sulla distesa d'erba, con i glutei che affondano in quel manto erboso, mentre le gambe verrebbero ripiegate, raccolte su se stesse, per offrire vantaggio alle leve superiori che si adagiano, comodamente, con le dita che sembrano sfiorarsi fra loro: i polpastrelli della destra con quelli della sinistra, pronto ad incastrarli per evenienza e necessità. <Sono stato distante da questa realtà per circa quattro anni, mentre questo è cambiato e si è trasformato.> Una rapida occhiata, nell'osservarsi attorno, prima di tornare nuovamente sull'altro, a sprofondare in quegli occhi, in quell'argomentazione così ostica, percependo quasi la durezza dei modi suoi, quel continuo ripetere delle proprie parole, come se ponesse un valido muro tra il duo. Eppure l'albino ignorerebbe l'ostacolo, pronto ad impattarci contro, provando a far breccia con la propria voce. <Non mi son risvegliato neanche un mese addietro, dunque ho bisogno di comprendere la situazione attuale.> Una piccola smorfia di insoddisfazione. <Ho saputo soltanto che lei è ancora Koukage.> Le mani che andrebbero ad allinearsi, dito con dito, affinché tutti possano essere comunicanti col gemello, dinanzi a quel busto maschile. <Solo uno stolto caricherebbe a testa bassa, senza avere un'idea chiara.> Ecco a cosa anela, cosa sembrerebbe ambire, in quel dettaglio. <E tu, Uchiha.> Lo richiamerebbe all'attenzione, quasi come se ora le dinamiche si capovolgessero, a dispetto dell'altro. <Hai modo di raccontarmi qualcosa a riguardo?> Domanderebbe, probabilmente la seconda vera questione che elargirebbe, oltre il nome che deve essere ancora svelato, esplicitamente. <Se non dovesse nascere questo momento?> Ripeterebbe il pronunciare altrui, quasi come potesse appropriarsi della tecnica avversaria e renderla propria. Il sorriso si distanzierebbe, poco più compiaciuto. <Lo si crea.> La dentatura viene svelata, candida e malata, in un'espressione vagamente sadica, ricco di quella sensazione che arderebbe l'interno maschile. <L'umidità si avverte già.> Quella della tempesta, la stessa che decadrà sul territorio puntualizzato da entrambi. <Se non ne avessi, non avrei neanche combattuto.> Esordirebbe. <Se non ne avessi, non sarei neanche qui.> Rincara la dose verbale, mentre rimarrebbe a farsi cullare dalle parole dell'altro, dalla reazione che potrebbe suscitare. <Quale è il tuo ruolo...> Domanderebbe, poi, d'improvviso, in maniera repentina, con un sussurro, come se volesse richiedere maggiore attenzione altrui nel prestare ascolto, a sforzarsi per captare quei fonemi. <... in questa scacchiera?> Cruciale in quel contesto, come se volesse identificare una sagoma accanto a quel gene maledetto, a quel viso cupo e neutrale. Vorrebbe strisciare, superare la barriera, come una fioca luce che si protrae, per accarezzare quell'animo oscuro. Risalterebbe, evidenzierebbe. [Chakra On][Equip.Scheda][Sindrome: Secondo Stadio.] Le iridi scure osservano l'altro mentre si distende sull'erba trovando una posizione a lui comoda. Kioshi non si muove ancora, invece. Il capo viene leggermente abbassato adesso per permettere al suo sguardo di incrociare quello altrui, dall'alto verso il basso adesso. L'animo dell'Uchiha riposa pacato al suo interno, quasi come se non ci fosse motivo di esser disturbato. I lunghi capelli che seguono i lineamenti del viso si fermano ora, non più spostati da quella brezza precedente. Kioshi ascolta, concedendo la dovuta attenzione, il Goryo lasciando che spieghi tutte le sue motivazioni e risponda alle domanda porte in precedenza. <Non c'è niente da raccontare. Il Suono è rimasto in silenzio in tutti questi anni. Non senti?> inclina il capo verso le risaie, riconducendole al Villaggio del Suono. Nessun rumore viene prodotto da quella terra. Il Suono silenzioso. Un ossimoro che non piace per niente all'Uchiha. L'altro dice quel che in realtà ci sarebbe soltanto da fare. Lo si crea, esatto. Dirlo è semplice però. Farlo fa tutta la differenza di questo mondo da chi possiede una volontà ferrea nel decidere le sorti del mondo e chi attende soltanto di aggrapparsi ad un treno già in corsa. Il Goryo chiede quale ruolo sia lui della schacchiera. Le palpebre dell'Uchiha si stringono cercando di focalizzare per bene il ragazzo davanti a lui. <Di che diavolo stai parlando?> domanda il jonin mentre le sopracciglia si abbassano in un'espressione ancor più seria. Il capo viene scosso ripetutamente, destra e poi sinistra, più volte. <Io sono la scacchiera. Io sono il pedone. Io sono il Re. Io decido come giocare> risponde abbastanza stizzito, ancora una volta. Kioshi non è un tipo che si attiene ad un ruolo preciso, richiudendosi in esso. <Non sto di certo ad un ruolo o attendo che sia il mio turno. Non ci sono queste stupide regole nel mio Mondo. Abbiamo una visione molto diversa della vita..> rivela all'altro, senza fargliene una colpa. Non si può essere tutti uguali. Kioshi lo osserva nuovamente e le palpebre si aprono maggiormente lasciando che l'iride si mostri quasi nella sua interezza. <Il momento che aspetti sta per nascere. Tra poco un nuovo vento soffierà sul Suono che lo risvegliarà dal suo sonno> spiega l'Uchiha verso il ragazzo. Lo scruta attentamente, come se non fosse ancora convinto. <Per avere quel che vuoi, devi prendertelo. Non puoi aspettare che sia qualcuno a regalartelo> dice nei confronti dell'altro aspettando una sua reazione alle parole appena dette. Rimane in silenzio, ancora, aspettando che sia l'altro a prendere parola adesso. Kioshi lo osserva soltanto. Il mantello si piega all'alzarsi dell'aria che soffia su di lui. [chk on] Una piccola nota stonata, a recuperare quella sentenza che peserebbe molto più di quanto potesse solo lontanamente immaginare: labbra che creano una distorsione notevole, infastidita quasi dalla risposta. <Tutto questo tempo ed il silenzio ancora risulta essere presente.> Una vaga metabolizzazione dell'evento, di quell'analisi che andrebbe a rinforzarsi maggiormente, permettendo di comprendere maggiormente sullo spessore dell'altro, sulla sua figura e presenza. <Purtroppo.> Risponderebbe al primo quesito, lasciando che quella sensazione pungente quanto fastidiosa venga occultata dalla presenza di maggior estensione dell'ego altrui. Lo sentirebbe vociferare, la prima volta che lo avverte vivo e non più nascosto in quella barriera. Ne dovrà approfittare, allargando le palpebre ed incentivando l'improvviso, quanto funesto, tentativo di rialzarsi in piedi e non solo. Proverebbe a passeggiare, piedi che si stanziano per portarsi sul limite, su quel confine che divide i due paesi, ad avvicinarsi fin quando non saranno [cinque metri] a separarli, in modo tale da potersi sbilanciare maggiormente con il proprio corpo, per poter assaporare quella vicinanza e quel corpo altrui che viene sferzato unicamente dal vento e nient'altro. Sembrerebbe difficile cogliere una vaga sintonia, dolciastra, ma sicuramente l'altro ha una fonte di informazioni decisamente importanti, massicce, per cui potrà permettersi quel gioco. <Se tu decidi come giocare...> Riprenderebbe il carico, allargando appena le braccia, per presentarsi. <...io ho volontà di essere un pezzo di questa scacchiera> Si dichiara, s'offrirebbe volontario, per lasciarsi accarezzare. <Probabilmente potrai pensare che io stia cogliendo solo un'opportunità e che, se non ci fossimo incontrati questa sera, non mi sarei mai spinto così in avanti.> Mugugnerebbe appena, folle ma non per questo stupido. <Non potrei non biasimarti.> Potrebbe pensarlo anche lui. <Ma non avremmo mai la certezza che sia così.> Un'eventualità, d'altro canto. <Ma ora invece potresti avere la certezza che, dinanzi a quella tempesta...> A proposito dell'umidità e del vento che soffia forte. <Prima che compaia l'arcobaleno che segna il suo epilogo...> I polmoni si riempono, di nuovo ossigeno. <...Io possa esserci.> Il capo che si inclinerebbe in basso ed in alto, un paio di volte. <Puoi chiamarmi Kawaakari.> Un nominativo, nient'altro, che possa ridisegnarlo in qualche modo, colorarlo di quella tenue luce, quel bagliore appena spento, che ancora combatte, che ancora intende contestare la propria esistenza, la rivalsa che non sia totalmente estinto. <Cosa hai da perdere, in tutto ciò?> Che sia considerato una vittima, un pezzo sacrificabile od un traditore della Yakushi, a lui poco importerebbe. Lo sguardo si farebbe improvvisamente serio, bruciante di una nuova vitalità. <Dammi una brezza, io la trasformerò in un tornado.> Prova, nel caso in cui non fosse stato attaccato od altro, a muovere nuovamente innanzi il passo, per arrivare ora a [3 metri] dal corrispettivo, dal Jounin, tenendosi ben saldo a qualsiasi reazione. <Uchiha.> Un sollecito, un richiamo, non propriamente amichevole, ma assolutamente professionale. [Chakra On][Equip.Scheda][Sindrome: Secondo Stadio.] Kioshi rimane fermo a fissar il Goryo. Quel che si aspetta l’Uchiha è una risposta che faccia capire quali siano le intenzioni del ragazzo. Un modo per comprendere meglio la sua storia, cercare di capirla e andare oltre quel primo incontro. Il respiro del jonin è calmo, il viso rilassato seppur tenebroso, lo sguardo è serio. Kioshi ascolta tutto quello che lui ha da dire riguardo le parole dette in precedenza dall’Uchiha. Le iridi nere osservano mentre l’altro si avvicina portandosi a circa tre metri. Kioshi non muove un singolo muscolo, ne intimorito ne attratto da quell’avvicinamento. Non ritrova niente in quella di riduzione della distanza. Lo guarda e basta, ancora adesso. <Tu stai cogliendo un’opportunità. Questo è chiaro. Non è un mio pensiero ne soltanto un’ipotesi. È un fatto oggettivo..> spiega il jonin guardando in modo serio il ragazzo davanti a lui. Come accaduto con altri, lui sta provando a sfruttare l’occasione per coglierne i frutti di un vantaggio personale. <Ma non sei il primo e non sarai l’ultimo> esce sincera la voce dell’Uchiha verso l’orecchio dell’altro. Il piano per Otogakure sta per iniziare. L’inizio si fa sempre più vicino. Kioshi è pronto per portare una nuova vita all’interno del Villaggio del Suono e su tutte le Terra Ninja. Una novità che cambierà molto cose. <Tieniti pronto per la Guerra, allora. Non manca molto> le iridi si spostano verso il territorio dell’Erba e il corpo adesso ruota tracciando un semicerchio con il piede destro su quell’erbaccia. Il corpo si rivolge verso le Risaie di Otogakure. <Ti farò avere notizie> sussurra prima di prendere di nuovo il passo è addentrarsi all’interno del Paese dell’Aria. I piedi scivolano sul terreno e Kioshi si allontana da quella figura che si fa chiamare Kawaakari. In qualche modo, gli farà avere notizie per metterò al corrente dell’inizio della Battaglia. Kioshi scompare dunque dietro l’orizzonte cercando un posto nascosto in cui dormire all’oscuro del sapere della Yakushi mentre continuerà a studiare il territorio. [end] Vorrebbe non crederlo, vorrebbe non pensare che quello effettivamente sta compiendo: se ne sta approfittando, nella maniera probabilmente più esplicita e diretta, senza però neanche un pelo sulla lingua. <Yare...Yare...> Sembrerebbe affermare, notando come l'altro vada a delimitare la zona, con quella gamba, tranciando una scia di terreno, spezzando gli steli presenti, nel compiere un semi cerchio. <Uh.> Una piccola nota, un vocalizzo breve, nel notare quanto sia accaduto. <Concretizzerò quell'opportunità nei migliori dei modi, però.> Non potrà beneficiarsi di una volontà simile all'altro, per poter innalzare una lotta così incredibile contro il trono di Oto, ma sicuramente potrà affermare che quello che compirà sarà sicuramente degno di nota, tale da non far ricredere all'altro di aver sbagliato, in quella scommessa, in quella sfida con lo stesso destino. <Appena sentirò il fragore del tuono, il lampo mi porterà dove vorrai che io sia.> Una similitudine, un gioco di parole per permettersi quel solenne impegno, in cui non sembrerebbe sottrarsi, venire a mancare. E' una parola che ha concesso, una garanzia che potrà esser sufficiente, per muovere primo passo in quella costruzione, di un villaggio nuovo e liberato dal dominio della Yakushi. <Saprai trovarmi.> Ne risulterebbe quasi sicuro, mentre l'altro tenderà ad allontanarsi, a distanziarsi dalla propria persona. E lui? Proverebbe a sorridere dapprima e poi far scoccare una risata, controllata ed appena repressa, moderata dalla volontà propria, ma intrisa di quel divertimento che sembrerebbe bagnare l'animo. Si sentirebbe vivo, pronto a compiere un nuovo tracciato, a rimarcare una nuova linea della propria esistenza. Adrenalina che pomperebbe un quantitativo maggiore di sangue, mentre l'albino andrebbe a porre ambedue le mani in una delle tasche presenti ed occuparsi di ritrovare il Kiseru, una pipa dallo stampo orientale, tinta di nero ed accessori dorati. Vorrà bruciare in quel punto del tabacco, rendere adeguata combustione e far sì che le prime nubi grigiastre si pongono nell'area circostante, in quel susseguirsi quiete, pronto ad annebbiare il loco circostante alla propria persona. Avrebbe già l'acquolina in bocca, dopo di ciò. [Chakra On][Equip.Scheda][Sindrome: Secondo Stadio.][EXIT]