『Katharsis』
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Giocata di Clan, Giocata di Corporazione
Giocata dal 29/05/2020 19:33 al 30/05/2020 00:49 nella chat "Montagne delle Serpi"
[Insenatura] La pioggia non cessa, come da previsione. Hanako è stato allontanato per concedergli la meditazione a lui necessaria per ripercorrere i ricordi delle serpi che ultimamente sta cercando. Dopo aver passato gli ultimi giorni presso la Montagna delle Serpi s'è ormai abituato al caratteristico odore di terriccio umido e quasi s'è abituato al magnifico spettacolo che offre dall'alto della propria posizione. A poche centinaia di metri dal terreno è visibile agli occhi più allenati il vago bagliore di una lanterna poggiata sul bordo di un'insenatura naturalmente scavata nella roccia che più volte ha già ospitato la figura dell'Insonne. Affacciandosi all'interno sarà visibile esclusivamente un masso poggiato su una parete lungo circa sei metri, il punto esatto nel quale si trova attualmente Nemurimasen. La gamba sinistra è alzata con il tallone poggiato sulla pietra, mentre la gemella è lasciata a penzolare nello spazio tra lui ed il terreno. I capelli corvini sono elegantemente tenuto, con un ciuffo che cade nello spazio tra gli occhi ambrati ed il resto del capello spostato ai lati del viso. E' ben visibile sulla guancia destra un sigillo quadrato nero, riportante in rosso il kanji del giglio cremisi, un fiore che nella cultura popolare rappresenta il trapasso, perché trovato sempre nei pressi di un cimitero. I piedi sono coperti da una calzatura bianca che sale sopra le caviglie, ed un paio di sandali in legno sono lasciati sotto quel sasso su cui siede. Salendo, un Hakama - quel largo pantalone che ricorda una gonna a pieghe - lo veste, e va stringendosi all'altezza della vita, punto dal quale il tetro viola sfuma in un rosso spento che caratterizza invece l'haori indossato. Sempre poggiate su quel masso, senza particolare ordine, sono presenti diverse missive ed alcuni fuuda, nonché un paio di occhiali da vista. La luce prodotta dalla lanterna lasciata sul bordo è flebile, tale da gettare una penombra su quel figuro alto circa un metro e mezzo. 'Chi è questo Uchiha?' La voce soltanto a lui udibile, il nobile Sei code, esordisce sul panorama odierno, riflettendo su quanto L'Insonne ha messo in moto. Gli occhi si riaprono lentamente e le labbra si comprimono per poi allungarsi appena, forse, potrebbe già aver udito qualche suono, grazie ai sopraffini sensi naturalmente posseduti da qualsiasi ninja. "E' uno spirito raro." Qualcuno che ha avuto un ruolo di maggiore importanza nel passato, un'ombra e un'arma mai propriamente usata dal villaggio del Suono. Una figura che dai propri ricordi - e quelli di Kurona - è legata a chi ora sta venendo minacciato dagli ideali di Kioshi: Yakushi Kunimitsu. Silenzio; attesa. { chakra on } [Parete | Insenatura] La terra di Kiri è oramai alle spalle. L’aria del Suono nuovamente a stagnarsi addosso. La migliore amica lasciata riposare nella tenda. L’incontro con Ren e la scalata verso un qualcosa a lui ancora ignoto. Brulle e nude pareti rocciose a formare insenature naturali in cui la luce troverebbe ben poco spazio. Un silenzio attorno ai due interrotto solamente dallo scrosciare della pioggia. Lo scalpiccio dei passi, lenti ma cadenzati, perfettamente regolari in quel lamento, si alternano a quelli diversi della Seimei. Il ticchettio sordo delle placche rossastre dell’Armatura ad avvolgere il tutto. Al di sotto di essa, un semplice completo nero. Il visino, coperto parzialmente del crine corvino arruffato, ad illuminarsi a malapena della Luna sempre più alta in cielo. Le leve inferiori, coperte da dei pantaloni anch’essi scuri infilati in delle fasciature bianche, si alternano, appesantite dal terreno umido e fangoso. Il busto leggermente si piega in avanti, quasi dovesse bilanciare la sempre più intensa brezza, ristretta da quei cunicoli di roccia. Lei svariati metri sotto di lui, in attesa. Il Chakra che, come il più potente degli adesivi, lo terrebbe incollato alla parete verticale. < che fatica.. > le labbra, bagnate dal grondare della pioggia, appena si schiudono. Una debole, e fioca luce arancio ad illuminare una particolare insenatura. Gli occhietti bicromi, spezzati dal mezzo calare delle palpebre, a guardarsi intorno. Deve essere per forza qui. Sarebbe solamente questione di secondi, massimo minuti. Seppur non prestante, tornerebbe a poggiar i piedini sul suolo orizzontale con relativa facilità. Le goccioline a bagnarne i pochi centimetri dinnanzi a lui. Il bagliore della lanterna ad illuminarne i tratti, specchiandosi nell’opacità delle placche rossastre. Un masso, e poi Lui. < mh.. > i primi passi ad avvicinarlo, la copertura dell’insenatura a stagliarsi su di lui, così che l’acqua torrenziale sia solo un vago ricordo. < sono nel posto giusto, immagino.. > la voce è atona, completamente priva di ogni sfumatura. [ Chakra: ON ] [Insenatura] Il suono della pioggia finalmente cessa d'esser rilevante quando agli occhi dell'Insonne diventa finalmente visibile la prima frazione della figura dell'àmbito veterano del clan Uchiha. Un tempo un clone tra i più eccelsi, almeno finché non è giunta la morte di Arima e con egli il primo sentore di cambiamento. Gli Uchiha hanno affrontato per la prima volta la libertà ed il risultato è, dipendentemente dai punti di vista, un successo e un fallimento. Certamente più Uchiha si sentono liberi, ma contemporaneamente la libertà comporta il rischio di uscire da una zona sicura. Il clan non è mai stato tanto libero e tanto debole. Ma è ormai una questione appartenente al giovane Kioshi, uno spirito anch'esso raro ma caratterizzato da dogmi troppo radicati per poterlo avvicinare. Come un fiore, si limita ad osservarlo e ad interagire appena. A proposito di fiori, ad uno dei bordi dell'insenatura è possibile osservare un Sigillo di Salomone cui pianta è inclinata verso l'esterno, colpita adesso dalla pioggia e per questo più bassa del solito. Gli occhi dell'Immortale s'alzano per un momento su quella debole Natura ed immediatamente si spostano per osservar nella totalità la figura di Ekazu. L'espressione rimane quasi immutata se non per il mento leggermente alzato e la posizione degli occhi. Dopo qualche secondo, finalmente, le labbra si schiudono. "Sì, mi spiace per il luogo poco.." inspira e raccoglie il proprio pensiero, definendo dopo pochi istanti l'aggettivo migliore da utilizzare. "..accessibile." Le labbra tornano in posizione più neutra per pochi secondi, rendendo l'espressione facciale coerente a quanto appena pronunciato. Si sofferma sulla sua eterocromia e potrebbe anche esser visibile come gli occhi passino dal suo celeste per poi posarsi sul nero. Gli occhi differenti li aveva anche ai tempi dei Maboroshi, una cicatrice antica ed invisibile che Katsumi mai si soffermò a ponderare. Non era certamente in grado di farlo. "Mettiti comodo." La mano sinistra scivola sul proprio petto, indicando con fare subliminale la sua armatura. Con una spinta di entrambe le braccia si spinge giù da quel masso su cui ha a lungo riposato, muovendosi lungo la parete sinistra dell'insenatura per avvicinarsi all'altro. Lo sguardo si fissa in questo frangente all'esterno, alla magnifica grandiosità del Suono. "Zero." Pronuncia quel nome e la mano sinistra sale al mento, lo sguardo si fa assente come farebbe con chi sta speculando. "Quattro, zero, quattro." Annuisce appena, come se avesse collegato qualcosa soltanto adesso. "Ti hanno trattato bene, la Seimei e la Doku?" Il bijuu assiste per il momento silente, ma con un occhio di viva curiosità per una figura che nelle generazioni alla Lumaca sconosciute è diventata in qualche modo colonna portante del Suono. Un portatore dell'infame sigillo maledetto. { chakra on } [Insenatura] Un destino, quello del Clan Maledetto, che fin dall’alba del Suono pareva segnato. Successi raggiunti tramite i fallimenti. La perfezione, poi ricercata tramite il tentativo di imitazione. Una serie di contraddizioni che, però, parevano funzionare. Parevano. Ed inoltre, un destino da cui per anni lo stesso 404 si è allontanato. L’ombra di Lei, in quegli anni, era troppo forte nella sua mente. Lo Sharingan spargeva sangue al suo comando, e nulla più. Un burattino in mano di chi deteneva il Potere, e di chi ne bramava uno ancor superiore. Lo sguardo si posa su di lui, seguendone i movimenti. Si defila dunque leggermente con le iridi. < sono comodo..> le spalle si ammorbidiscono, quasi si arrendono al peso dell’Armatura. Ben altre sarebbero le parole che, in quel decisamente poco canonico incontro, desterebbero la sua attenzione. ‘’Zero’’. ‘’ 404 ‘’. Un attimo di totale blackout. Gli occhietti si serrano, mentre lenti e pigri seguono i movimenti di lui. Alle sue spalle, il panorama del Suono che l’altro contempla. < aaah.. > la destra si posa sulla testolina, le dita affondano nel crine corvino zuppo d’acqua. Confuso, seppur non lo dimostra. Le ginocchia cedono volutamente, il sedere impatta in un tonfo sordo a terra. Le placche di armatura che, disordinate, gli muoiono addosso. Le gambe si incrociano nella sua tipica seduta. Ora si che è comodo. < .. questa storia non mi tranquillizza > le manine che afferrano le piante umide e sporche dei calzari, nascoste tra le gambe. Il musino si solleva. Il bagliore della lanterna mostra ora pienamente il viso pallido, segnato dalle profonde occhiaie. < chi sei > domanda, seppur le parole non ne presenterebbero la tipica intonazione. < come fai a sapere di Zero > questo è ciò che più gli preme sapere. Storie dei Maboroshi risalenti ad anni fa, troppi. E dinnanzi a se, quel che sembra un semplice bambino. Della Doku e di Ren, ora, neanche tornerebbe a parlare. Crimini sono stati commessi sotto quel nome. Del sangue ha bagnato la terra su cui l’occhio dei Maboroshi posava. Pochi, pochissimi sanno di tutto questo. [ Chakra: ON ] [Insenatura] Silenziosamente gli occhi calano dal paesaggio del Suono alla figura altrui, fradicio di quella pioggia che ormai bagna incessantemente da diversi giorni il maestoso luogo circostante. Trovandosi all'interno dell'insenatura non se ne preoccupa tanto, ma notando di tanto in tanto l'acqua che cade da Zero non può far altro che ri appellarsi al proprio chakra. Richiama l'energia in un gesto completamente disinvolto e senza realmente mostrare alcun segno se non l'attenzione che ha poc'anzi donato al bagnato. Fa dell'energia cumulata una serie di fasci distribuiti su ogni tsubo e da lì esternati attorno alla pelle, espulso verso l'esterno e riadattato col Katon, in maniera tale dall'utilizzare la tecnica della manipolazione ambientale del Fuoco. E' un jutsu molto semplice, in realtà elementare, cui unica funzione è aumentare la temperatura circostante. L'incremento sarà improvviso, dieci gradi Celsius. Abbastanza da rendere questo luogo un po' più sopportabile, forse ad una temperatura che più ricorda i cunicoli bui e sotterranei dei laboratori Uchiha. '...' Il Sei code dall'interno reagisce con curiosità a quel gesto di cura verso lo stato altrui, ma oltre a far percepire il proprio sguardo non c'è altro. "Perdona anche l'assalto psicologico." Utilizza impropriamente il termine 'perdono'; è troppo complesso il perdono per una persona sola. Richiede la presenza d'un tradito ed un traditore. Si riferisce all'averlo chiamato con un nome che forse non viene pronunciato da alcuna bocca da chissà quanti anni. Un convenevole evidente, che non cela una nota di familiare ironia. Lo sguardo acceso dal barlume della lanterna s'abbassa su di lui quando questo si lascia cadere sulla roccia asciutta. In quel frangente, ascoltandone le parole, smette d'osservarlo e si muove più vicino al bordo di quell'insenatura, abbassando finalmente gli occhi sulla grande caduta che conduce inevitabilmente ad un impatto per molti mortale sul lago Nero. Quasi seguendo l'azione altrui, con l'intenzione di mantenere un ambiente formale tramite la distanza ma informale nei movimenti, piega le ginocchia e si poggia a terra col sedere, con le gambe penzolanti sul vuoto e dando le spalle alla figura dell'Uchiha. "Cercare qualsiasi informazione su di te non conduce da nessuna parte, se non alla Yakushi." Il preludio alla propria spiegazione, che termina col collo che si piega appena di lato per permettergli d'osservare appena l'altro. Le gambe, e più occasionalmente il corpo stesso, vengono colpiti dalla pioggia dirottata dal vento. Non ci fa caso, l'oscura visuale presente è da sola abbastanza valida. "Ci siamo incontrati, in vite diverse." Tra metafisica e realtà, analogie e discorso diretto e privo di metafora. Lascia che qualche secondo riempia il silenzio, ascolta il suono della pioggia come farebbe con un sublime brano. "Hanae, è il nome di questo corpo." Rivela. Rivela ancora e ancora. Non ottimista nei confronti della posizione altrui ma completamente conscio che se anche creasse un castello di carte adesso lo farebbe crollare molto presto. "Io mi chiamo Nemurimasen." Al termine del proprio nome la mano destra viene infilata dentro la larga manica sinistra dell'Haori ed estrae un piccolo anello. L'anello bianco del Medio destro dell'Akatsuki, appartenuto in origine a Konan. Lo allunga con la mano in direzione dell'Uchiha, lo tende e gli permetterebbe persino d'afferrarlo per analizzarlo di più. "A Oto si parlava spesso del tuo sigillo maledetto. Funziona?" Domanda, cercando in quel poco di pelle altrui visibile qualsiasi possibile marchio. { chakra on } [Insenatura] {manipolazione ambientale del fuoco. Ninjutsu 125. +10°C } [Insenatura] La temperatura aumenta sensibilmente. Il visino pallido, infreddolito dall’asciugarsi dell’acqua, pian piano si arrossa. Un’ondata di calore del tutto innaturale, a cui però non darebbe troppo peso. Le goccioline, lente ed inesorabili, rallentano il loro ticchettio sulla roccia nuda. Per qualche istante, lo accosta nel suo muoversi verso lo strapiombo. Gli occhietti mai si privano della vista di lui. < figurati.. > ironia della sorte di come quei due, maestri nell’arte della manipolazione della mente, stiano lì, a scambiarsi convenevoli ‘’sull’assalto psicologico’’. Gli ritornano davanti, lasciando che la figura di Hanae esca dall’angolo visivo. Gli occhietti, illuminati dal bagliore tremolante della torcia, puntano in avanti. Nel vuoto. La testolina appena si abbassa, quasi. La destra che pigramente arruffa le ciocche umide. Goccioline d’acqua mosse da quei movimenti si uniscono al vapore acqueo portato dal vento in tempesta. Giusto qualche attimo, e tutto tornerebbe ad appiattirsi nuovamente. Le labbra si schiudono, senza proferir parola. Ne ascolta il dire. Pura verità. Dati, notizie che inevitabilmente lo legano a Lei. Tratti di una vita confinata al servizio dei Laboratori che, di punto in bianco, passano in mano stringeva il Suono. < è una lunga storia.. > si lascia sfuggire, spostando le iridi bicrome verso di lui, di taglio. < .. che tu sicuramente già saprai > tornano sulla parete in penombra, di fronte. Il petto, coperto e costretto dall’armatura, che si gonfia e sgonfia in un profondo respiro. < .. sarebbe comunque tra le cose più normali che mi sono successe in questi giorni.. > dall’incontro con Ren, al ritorno di Hanabi, al genin che profetizza il ritorno di Madara, fino al suo totale rinnego della [ex]Padrona. < Nemurimasen.. > sbiascica in corpo, quasi cercasse di far riafforare ricordi forse perduti. La testolina che ruoterebbe il tanto che basta affinchè la figura alle sue spalle sia chiaramente visibile. Ancora la destra che, con l’indice guantato, afferrerebbe il lembo del colletto nero del completo. Un leggero tirarlo mostrerebbe all’altro, parte del Marchio. Un Tomoe nero pece si snuda sul lato sinistro , tra spalla e collo. Rimarrebbe così, per qualche secondo, mentre intanto dinnanzi a lui l’Anello dell’Akatsuki a mostrarsi. Lo lascerebbe li, nelle sue mani. Sa pure del Marchio; nasconderlo o negare sarebbe inutile. < .. si che funziona, la Doku non te l’ha detto > chiede, ricollegandosi alle sue prime parole. Qualcosa gli sfugge. [Insenatura] Sono radunati in questa piccola grotta due entità che hanno rappresentato letteralmente i genjutser più famosi e temuti delle loro generazioni. Due Uchiha - in passato - com'è giusto che sia, ma entrambi contraddistinti da un'aria di completa flemma e pace. La manipolazione verte alla conoscenza. La conoscenza conduce inesorabilmente all'esperienza. E l'esperienza porta dopo anni e anni a poter avere in viso quell'espressione completamente standard che li caratterizza. Si sfiorano ma rimangono nelle loro dimensioni. E' elegante...anzi..Bello. Ekazu, utilizzato o meno, è potente soltanto nel nome e nelle capacità note. Un Uchiha col sigillo maledetto, analogo a quel che era il primo capoclan di Oto. Per chi lo ha combattuto, persino un gradino più in alto nell'arte delle illusioni. Le gambe s'alzano e il corpo ruota appena, facendo poggiare la schiena sulla parete rocciosa e piegando le ginocchia verso il petto. Si mette comodo, più al riparo dalla pioggia e con sguardo facilmente dirigibile in direzione di Zero. Nessuna loro frase tenta di convincere nè inquisire più del necessario. E' l'apice della manipolazione. Riconosce una maestria che soltanto guardando in faccia Yukio Kokketsu è stato capace di confermare. "Mi ha fatto sapere che ti ha testato. Ma non ha mai avuto grandi capacità oratorie." Nè di comunicazione. E al compiersi di questo parlato ben osserva il marchio maledetto impresso certamente dalla Yakushi sul corpo di lui. Forzare energia naturale in un corpo e renderlo immediatamente un'arma infinitamente pericolosa. Gli viene naturale chiedersi cosa accadrebbe se tentasse di porre un sigillo su un proprio corpo, ma la Lumaca intercede immediatamente e secca con 'Moriresti. Troppe energie, troppo diverse.' Nella realtà sbruffa appena. Ed effettivamente, ha reso sè stesso saturo e in un certo senso completo. Questo rende chi ha davanti ancora più speciale. "Seimei Ren ha un'alta opinione di te--" Si ferma e scuote appena il capo. I convenevoli diventano noiosi molto in fretta, girare attorno all'oggetto del loro incontro ancora più a lungo sarebbe un esagerato tentativo di percepire la profondità dello spirito altrui. S'arresta per questo nel parlato, dirottando argomento. "L'Alba è passata. La Luce è flebile al Crepuscolo." La lanterna simula bene quel residuo di luce in mezzo alle ombre, rende un'atmosfera speciale nell'illuminargli una porzione di viso, nell'accentuare quei tratti fanciulleschi estremamente idilliaci. Quel contrasto tra la purezza e la brutale bellezza. "Kioshi vuole prendere il potere ad Oto. La serpe, nella sua superba bellezza, deve cadere. E' inevitabile." Pronuncia queste parole non con solennità ma con lieve distacco ed infelicità miste. "Sei qua perché voglio renderti parte del Crepuscolo. Sincera fedeltà, ad un prezzo che possiamo stabilire assieme." Con prezzo ovviamente non abbassa l'altro a mercenario. Parla di un 'prezzo' più profondo. Un desiderio, un ideale. Una condizione di esistenza. { chakra on } [Insenatura] Sono lì, a poco più di un metro l’uno dall’altro, eppur rinchiusi nella loro natura. L’unica sponda di contatto sarebbero le loro parole. La testolina, pesante, si china appena. Gli occhi a seguire il tutto, lasciando che il di lui poggiar la schiena al muro passi ora inosservato. Ne sente tuttavia la presenza, è lì. I visini dei due, seppur separati, sarebbero ora alla stessa altezza. Una cupa luce arancione ad illuminarli. < già.. > le labbra appena si schiudono, intanto che per attimi, nella sua mente, come immagini di una pellicola consumata. Ricorda solamente la nube tossica. Il suo punzecchiarlo. La perdizione del Marchio, ed Itsuki con Eiji. Immagini, come detto, consumate che confuse, lo abbandonerebbero nuovamente al dire dell’altro. Un appena accennato respiro. Il profilo dedicatogli, completamente nullo in qualsivoglia crepa, torna a sollevarsi sul muro. < mh.. > le manine, poggiate sulle gambe, a poggiarsi alle sue spalle, con i palmi a terra, a sorreggerne così il corpo minuto. La testolina che, pigra, danza all’indietro. Lo sguardo punta il soffitto, perso. < .. ah le donne > sdrammatizza, come suo solito, seppur in corpo, lo stomaco reagisce. Un brividino, quasi fastidioso. Il cuore abbozza uno scattare inusuale. Tutto questo, al solo nome di Lei. Concorda con l’Immortale; discorsi che annoiano molto in fretta. Argomentazioni che lascerebbero il tempo che trovano, eppure.. quelle sensazioni. La testolina a scuotersi impercettibilmente, quasi volesse scacciare fisicamente ogni forma di distrazione. La luce della lanterna, smossa dal vento, trema. Le Fiamme abbracciano le tenebre sulle pareti di roccia. Il cielo fuori piange, e il Suono ai loro piedi. < .. Crepuscolo > ripete, le palpebre ne spezzano le iridi, puntate ancora in alto. Di sbieco, lente si muovono su di lui < parlavano di riprendersi il mondo.. > le labbra appena si schiudono, quasi sussurra. Ancora il silenzio. < .. Kunimitsu > il nome a scandirsi perfettamente. No Padrona, Kunimitsu. Pensa ad alta voce, sconnette quasi ogni sua frase. < .. perché dovrei accettare > le tenebre che, in quel dire, abbraccerebbero gli occhi, ora nascosti dal completo calare delle palpebre. < il Suono non conosce tregua.. > sussura. Una Pace mai trovata. Una lotta al Potere che mai cesserebbe. Una continua corsa di chi, quel Potere, tanto lo brama. [Insenatura] Eccolo, il momento tanto atteso. E' quando può parlare di ciò che tanto desidera che rivela nello sguardo un estro artistico differente. E' quando si trova davanti ad un Raro che sa di dover svelare qualcosa. Ai rari le cose rare, no? Fissandolo gli vien naturale pensare ad un passato che conserva come una serie di informazioni a lui estranee. Abbandonati i dogmi s'è spogliato rivelando di fronte a sè la grandiosità dell'essere umano. L'Immortale. L'Insonne. Il Jinchuuriki. Niente di lui è ciò che era. Gashadokuro. Feroce entità generata da migliaia di morti. La propria nera aura s'intensificherebbe in maniera impercettibile e surreale, svelando la malizia e la terribilità di chi è giunto a trascendere la duttilità del corpo. Sente il profumo della pioggia umido e molle, un profumo cutaneo che dall'ora del crepuscolo diviene inebriante come pochi. Si trova qui per reclusione, ma il suo spirito straripa e s'unisce a tutto. Un tutto che idealmente può coinvolgere anche Ekazu. Guardando così quella creatura delicata e complicata, chiusa nel mistero della mente, pare raggiare da tutti i pori e verso di lui una strana fascinazione occulta d'intensità eccelsa. L'Insonne stesso avverte in fondo allo spirito un vago moto di disagio, all'idea di non dargli un ruolo. E nelle pupille si traduce in un fremito nascosto dalla prospettiva. "Se può aiutarti mi ha mandato una missiva in cui ti ha definito non più un'ameba." Un'ameba al seguito di Kunimitsu. Ma ha un'accezione stranamente ilare quando pronunciata senza indicare il complemento di specificazione. In contemporanea a questo dire la mano destra s'alza e l'indice indica il masso dove si trovano più e più missive ed un paio di occhiali da vista. Solo un accenno che accompagna il dire. Ma rapidamente si passa ad altro, a qualcosa di più grandioso e che fa insorgere le trasmutazioni più intime dell'anima dell'Immortale. Perché accettare. Muta attitudine, tornando serio. Dalle labbra socchiuse esce un respiro lento e freddo, un po' irregolare; di tanto in tanto i sopraccigli si contraggono. Oto non conosce tregua. Che tregua? Spia su quel volto i minimi accenni mostrati. Scopre qualcosa di nuovo e si sorprende. "riprenderlo.." Alza la mano sinistra e punto il palmo verso l'alto. Simbolico. Come potrebbe alcuna mano reggere il Mondo? Non da mortale, certamente. Lo sguardo è diffidente nel momento di riflessione, rivelando la caducità di quell'affermazione forse impetuosa. "La guerra è pace, paradossalmente. Il fiore del Suono è sbocciato dal sangue, non dall'Amore. E' solo naturale che sfiorisca sotto una tirannia di Pace." Alla pronuncia di quelle parole le leve inferiori lo portano a sollevarsi e lentamente supera l'Uchiha per tornare alla roccia, da cui afferra gli occhiali. Contemporaneamente chiude per un momento gli occhi, appellandosi alla propria coscienza, cercando Rokubi. Protende la mano, simbolicamente, a Saiken; cercando da lei un consenso per dimostrare all'altro non solo il perché, ma specialmente il *come*. Ed un chakra scuro lo circonda e lo nasconde per un momento, velando la metamorfosi che lo porta immediatamente a crescere e riproporzionarsi: la forma dell'Anima. Non più giovane ma adulto. Non più semplice sognatore ma potenza della natura, circondata di un chakra rosso che si conclude in un paio di code di chakra. Il potere di un Demone. Tornando visibile, sistema gli occhiali e fissa in viso l'altro. "Perché io posso assicurarti la libertà che ti serve per creare la tregua." Solenne e oscuro, brutale bellezza ancora incompleta. Ha vissuto l'invivibile, ha accumulato ogni ricordo ed esperienza, ha meditato a lungo e sofferto come il più basso degli esseri umani. Se un Kami t'osserva, sarebbe scortese non ricambiare. "Permettimi di essere il punto in cui collocherai la differenza tra passato e futuro, Uchiha Ekazu." L'indice e medio sinistro sollevano gli occhiali, e subito dopo allunga il braccio verso di lui. Gli tende la mano, come volesse aiutarlo a sollevarsi in piedi, al suo stesso livello. Al contatto sarà caldo, quasi capace di bruciare. { possessione a due code } { chakra on } Il Meteo stesso sembrerebbe accompagnarli in quell’incalzare. La pioggia, placida e amorfa, lentamente muta in una violenta tempesta. Lo sfregare dell’acqua sulla pietra si fa sempre più intenso. I pochi arbusti si piegano alla Natura, le foglie fischiano. L’aura nera di lui ribolle. Un’innata presenza, tanto pesante quanto effimera, a circondarli. Un fluttuare di malizia e terrore ad abbracciarli, a cullarli. Quasi ne trarrebbe piacere. Quasi come se quell’atmosfera così surreale sia oramai descritta, scolpita nei loro geni. Un violaceo panorama alle loro spalle, dall’alto del Suono, sembrerebbe richiamarli. Otogakure richiama i propri figli, ora preda della più nobile delle Serpi. Un sospiro alle prime parole di lui. Nulla più; è un qualcosa di cui discutere con la diretta interessata. Ha bisogno di capire se quel suo definirlo ameba discerne da ciò che è da considerarsi un puro resoconto da spia, o un qualcosa in più. Se quella stessa Ren, è ancora sotto il braccio di Kurona. Ma agli occhi di lui, tutto sembrerebbe scivolargli addosso. Non disinteressato, semplicemente immerso in un’atarassia inscalfibile. Gli occhietti che, dal soffitto si spostano sulle pergamene. Qualche secondo. ‘’ si è dato da fare.. ‘’ Diverse missive accatastate l’una sopra l’altra. Una rete informativa, probabilmente, di cui ancora ignora l’entità. Ma, ‘’Zero’’. Nuovamente quel nome a ricollegarsi al tutto. Attimi in cui lo sguardo si perderebbe, quasi perderebbe fuoco, mentre la figurina di lui raggiungerebbe proprio il masso. Le parole risuonano ovattate nella mente, confusa, assente. Un Chakra prima nero, minaccioso, gli illumina il volto in quella luce così brillante seppur tenebrosa. Lo scuro muta nel rosso. Sul suo volto pallido, la luce soffusa della lampada sfuma nel rosso della possessione. Il capo lentamente ritorna parallelo al terreno. Le iridi, beate da quel potere, risplendono eccitate. Le due code a fluttuare dietro di lui, oramai cresciuto e mutato. Rimane in silenzio, con la mano di lui protesa, pronto ad accoglierlo. Anni son passati dall’ultimo incontro con un Jinchuuriki. Il busto torna nella posizione originale, leggermente ingobbito dal peso delle placche. < non mi interessa una tregua.. > perché lui, in quanto tale, è parte integrate del Potere maledetto del Suono. Gli occhietti ancora si stagliano su di lui. Il chakra del Bijuu che ribolle, pronto ad accoglierlo. La destra a cogliere la presa. I guanti che, quasi impotenti dinnanzi alla natura di quel potere, per nulla lo proteggerebbero dalla sensazione di forte calore. Il corpo che, a seguirne le intenzioni, si riporterebbe dritto. < .. la tregua, dinnanzi al Potere, è destinata a morire.. > il contatto tra i due che verrebbe interrotto, la mano che tornerebbe a penzolare lungo i fianchi. < .. e di Potere, tu ne hai.. > la testolina si abbassa, lo sguardo si oscura, lasciando che, quasi inconsapevolmente, il Chakra fluisca nei bulbi, eccitando il gene Uchiha. Gli occhietti bicromi ruotano in un vortice cremisi. I tomoee si assestano, immobili. < il mondo non mi interessa. Voglio piegarli.. > il volto torna a mostrarsi, illuminato dal calore dell’altro < .. voglio piegarli tutti sotto questi occhi. > la sua unica ragione di vita. [ Attivazione Sharingan III Tomoee ] [Insenatura] Da qualche parte, dove il proprio sguardo è adesso inoltrato, è presente Kunimitsu. Forse nella Tana degli Eredi stessa, immersa in lavori d'ufficio e nel tenere sotto controllo il suo villaggio sfruttando il potere del terrore. E forse, un brivido innaturale potrebbe averla finalmente colta. La sensazione di freddo su una creatura che nel gelo esiste. Il freddo tocco della morte, che neanche un manipolatore del ghiaccio potrebbe ignorare. Il suo destino è segnato da una decisione completa e definitiva dell'Insonne: sostenere la bellezza. Il proprio chakra straripa in quel piccolo buco ed il Bijuu ancora una volta diventa osservatore d'una personalità resa tale da un mondo ninja divenuto più distorto e oscuro di quanto mai è stato. Rokubi, profeta di una neutralità tipica, estende la propria esistenza all'Immortale; ed il loro sguardo diventa uno solo. Quel legame che cresce al connubio che in momenti potenti come questi avviene tra i due spiriti. Il culto profondo della bellezza e del potere. Zero unisce perfettamente quegli elementi e s'eleva automaticamente allo stesso livello del fiore che neanche con tutto il chakra da lui posseduto potrebbe mai schiacciare. E' un individuo capace di dare al mondo ciò che serve, ed adesso che sente quelle parole si convince di aver fatto la cosa giusta. Le tre tomoe si formano e non può far altro che contemplare in silenzio e con labbra schiuse quella scena, mostrandosi realmente interdetto, come farebbe un contemplatore d'arte di fronte alla visione dello scultore tanto studiato e ricercato. Bene e male. Egli, l'Insonne, sa trovare nell'atto terribile, sia sofferenza o crudeltà, l'estrema e bella gioia. Non riconosce che un gran trionfo in quella vita plasmata dal trauma, uno stimolo, che produce in lui lo stesso effetto d'un farmaco che eccita ed accelera le azioni organiche. Dal profondo del suo tragico e sublime sentimento non sorge un semplice desiderio di liberazione da terrore e pietà ma l'immensa aspirazione ad una catarsi finale. "Maestoso, Zero." Le palpebre calano sugli occhi e dopo aver lasciato la presa china appena il capo a lui. Corpo e anima martiri e al servizio di quell'ideale estetico. Non si china semplicemente ad Ekazu, ma al Mondo che attraverso lui viene mostrato e reso reale. Dopo qualche istante, torna dritto, inspirando e gonfiando la cassa toracica. Muove qualche passo indietro, riavvicinandosi al masso presente e poggiandovi al di sopra una mano. Lo sguardo scivola al proprio lato sinistro per fissare la sua figura. "Anche Kioshi, è parte del Crepuscolo." Gli dà un'informazione e lasciapassare che potrebbe facilitare qualche conversazione. "Terminate le mie ricerche tornerò da tutti. La Yugure si presenterà al mondo ridando vita al suono. " Gli fa un cenno, liberandolo dal vincolo della conversazione e permettendogli di andar via in qualsiasi momento. 'Le tue recenti interazioni hanno quasi fatto dimenticare la tua smodata passione, Insonne.' Pronuncia Rokubi; e quando lui sparirà, il chakra rosso tornerà all'interno del corpo, ridando lui le sue forme e compostezza rinnovata. { exit } rosso tornerà all'interno del corpo, ridando lui le sue forme e compostezza rinnovata. { exit }
Il Potere in quegli occhi si fonde alle Code dell’Insonne. Ipnotiche ed eleganti si specchiano nel cremisi d’odio. Un richiamo il sui a cui non poteva tirarsi in dietro. Il Marchio è ancora silente, fonte di un’energia poche volte liberata. Una spira di chakra mortale ad avvolgerli. Il fuoco della lampada si spegne se confrontato con Lui. La pupilla a restringersi, richiamata dai suoi movimenti. Scatta, interagisce con ogni minima variazione. Il capo si china, e quelle parole pronunciate mentre le Code furiose ancora si mostrano. Rimane immobile. Saggia quegli attimi pienamente. Droga, tale è, purissima, che alimenta l’animo di un Uchiha. Il cremisi nello sguardo compare. In quello nero, i Tomoee a venir assorbiti dall’oscurità del bulbo acquisito. La testolina torna ad abbassarsi, ora. Spenta, nuovamente piatta. Il bagliore che lo illuminava scompare del tutto, lasciando spazio a deboli lingue di luce. Le palpebre tornano a calare, pigre, a mezz’occhi. < .. > un cenno con il capo al sentire il nome di Kioshi. La figura di lui a scomparire alle sue spalle. L’Armatura che torna a bagnarsi in quel freddo delle Montagne. Il tepore della Caverna lo abbandona. I passi, in verticale sul pendio, a riportarlo da Ren, ancora lì ad aspettarlo. //END