L'inizio della fine.

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con Hanabi

22:11 Hanabi:
  [Tavolo] E’ difficile essere tornati. Non credeva lo sarebbe stato così tanto. Forse si era abituata alla semplicità di non aver mai alcun tipo di rimando al passato. Si era abituata alla solitudine, al silenzio, al non essere nessuno per nessuno. Nessun oggetto, persona o parola ad istigarle collegamenti a ciò che era, nessun input a metterla alla prova in una possibile ricaduta. Era facile, troppo facile così. Il viso stanco e cupo a riflettersi su un piccolo specchio risposto sul tavolo al centro dell’enorme tenda che le è stata designata al suo rientro. Entrambe le mani poggiano sui bordi della superficie lignea, il busto in avanti, quasi si stesse sorreggendo in quel contemplarsi senza realmente vedersi. I capelli corvini per una volta sono sciolti: le ciocche più lunghe, solitamente tenute insieme dalla coda bassa, oggi ricadono in lisci ed eleganti filamenti color notte sulle nude spalle fino scapole. Un netto contrasto con quelli più corti frontali, quasi avesse due tagli differenti in quelle corte e scalate, a tagliarle come di consueto i lineamenti gemelli a suo fratello. O semplicemente, non riuscendo a tagliare decentemente anche dietro, ha optato per quell’insolita scelta della doppia lunghezza. Indosso null’altro che le fasciature al seno e dei comodi e corti pantaloncini da “casa” – se cosi quella tenda può essere chiamata -. I precedenti vestiti, fradici visto il tempo a Kiri, malamente gettati su una sedia. Scalza, immersa nei propri pensieri. Gli occhi superbi dal taglio affilato, cosi simili a quelli di Sasuke se non fosse per quelle folte ciglia, permangono fissi sul proprio riflesso < Avevi smesso > un sussurro basso in quella voce vellutata quanto involontariamente aggressiva < Tsk-> i dentini a venir mostrati sotto le labbra sottili quando morbide < Che cazzo ti prende > domanda, ma nessuna risposta le giunge da quello specchio. Solamente la propria immagine che inquisitoria cerca altrettante risposte in lei < Avevi smesso con queste stronzate. Sei veramente ancora così precaria, Hanabi? > le mani che darebbero una lieve spinta al tavolo per allontanarsi di scatto, scazzata. Gli occhi permangono sul proprio riflesso, quasi sfidandolo. E’ bastato davvero così poco, per farla vacillare? L’aspetto di Kioshi, il dichiarare le proprie origini a quello che era soltanto uno sconosciuto. Il discorso al Clan, il difendere il volere di Sasuke. LEI, che riporta alla luce davanti a tutto il clan l’onore della persona che l’ha costretta a vivere nell’umiliazione, nella paura, nella più crudele sottomissione del proprio corpo e della propria volontà? Si volta di scatto, qualche passo verso il proprio letto.

22:39 Hanabi:
  [Letto | Sogno] Lo ha difeso. Lei, ha difeso Sasuke Uchiha davanti a tutto il Clan, dichiarandosi apertamente sua sorella. E cos’era poi quello? < … > La fronte ad aggrottarsi, gli occhietti appena socchiusi in un’espressione maggiormente cupa. Cos’era quella sensazione? Quelle mani che inesistenti si sono poggiate sulle proprie spalle, e quella voce, LA SUA VOCE, crudele e familiare a sussurrarle parole di complici < L’hai fatto di nuovo > una dura critica a voce alta, mentre senza troppe cerimonie va a lasciarsi cadere sul letto. Un gomito a piantarsi sul cuscino, un palmo a reggersi la testa mentre il corpo, su un fianco, va a ripiegare le gambe in una posa tutt’altro che composta e femminile < … Dopo dodici cazzo di anni ancora lo senti? Ancora allucinazioni? > espira con rabbia, lasciandosi ricadere supina a pancia in su, una mano a torturarsi i capelli. È stanca, dannatamente stanca, nonostante sia ancora presto per gli standard degli shinobi. Gli occhi grigi a chiudersi per qualche secondo, la mano che torturava i capelli ad andarsi a coprire la fronte con l’avambraccio, quasi si stesse schermando lo sguardo da una luce inesistente < Devo parlarne con Ekazu > mugugna, il tono appena più impastato dalla posizione < Gliel’ho promesso > già, lo ha fatto. Ha già commesso quell’errore di isolarsi ed affrontare tutto da sola, ed i risultati li abbiamo visti tutti. Questa volta non sbaglierà ancora. Ma ne vale la pena? Ha davvero senso esternare tutto questo al suo migliore amico? È davvero un qualcosa di cui preoccuparsi? < mpf-> un mugolio di dissenso, un inspirare profondo mentre le membra iniziano a rilassarsi assecondando il flusso di pensieri < È morto. > deboli parole impastate dal torpore < … È morto…. > i pensieri iniziano a diradarsi. Cosa dovrebbe temere, infondo? Di perdere il controllo? Le parole nella sua testa iniziano a farsi pesanti, brevi immagini veloci zampillano oniriche insinuandosi nel flusso di pensiero dall’inconscio. < .. La de… vo… > biascica, il respiro più pesante <.. smet..> la catena di pensieri si perde come anelli di una catena che perdono la presa tra di loro, lasciando il posto all’ovattata oscurità del risposo. Il petto ad alzarsi ed abbassarsi in un ritmo calmo e regolare, il musino arruffato di capelli sommerso tra i cuscini. Crolla, un sonno profondo. I suoni, la tenda attorno a se, il letto, il tavolo, lo specchio, tutto sembra scomparire lasciando il posto all’oscurità. Silenzio. Totale silenzio. Eppure, sembra esserci una luce. Una tenue luce di una candela, in quel buio. La debole fiammella a tremolare nel nulla; nel nulla? No, è poggiata su un tavolo. Un lungo tavolo da cena in un’enorme e sontuosa sala, ricco di qualsiasi pietanza possa aggradare il palato più raffinato. Quel posto è così familiare: la sala da pranzo del Kokukage. Muove ora qualche passo in quella stanza, i piedini scalzi sul marmo scuro, il frusciare di un’elegante kimono nero riportante il ventaglio Uchiha tra le scapole ad aderirle al fisico allenato; i lunghi capelli corvini, sciolti, ripiegati su un lato del candido collo lasciato visibile dalla clemente scollatura dell’abito da cerimonia.

00:01 Hanabi:
  [Letto | Sogno] <[ Vai già a letto, bambolina? ]> all’improvviso quella voce a risuonarle nella testa con un che di languido. Quella voce, che potrebbe riconoscere tra tutte quelle esistenti su questo mondo. Ed è un attimo: improvvisamente è seduta dall'altro lato del lungo tavolo nero d'ebano, la stanza è cupa, lugubre, le tende a lasciar entrare solo metà di quella pallida luce notturna. E di nuovo, candele: la stessa iniziale e tremula fiammella che ora, assieme ad altre illumina le pareti, che seppur ora vengano da esse rischiarate, non risultano che più lugubri. Un sussulto, quasi un animale che viene percepisce un pericolo imminente e atavico, il visino a scattare guardandosi attorno, le ciocche corvine a tagliarle il visino; conosce bene quel posto: uno dei teatri delle sue umiliazioni, delle sue urla. Ed è tutto come allora, fatta eccezione di sé stessa. Il respiro si accorcia, il petto ad abbassarsi ed alzarsi violentemente, il viso a scattare in ogni direzione < DOVE SEI > ringhia, il tono solitamente vellutato improvvisamente corrotto da un odio che MAI si è più manifestato in lei; i dentini vengono scoperti in un ringhio feroce, i muscoli contratti al punto da segnarsi in quei pochi punti di nudo presenti sul fiorito corpo < ESCI FUORI LURID- !!! > lo sguardo che per l’ennesima volta scatta dall'altro lato di quella distesa scura dove è apparecchiato ora unicamente per due incontra finalmente Lui. Suo Fratello. Sasuke Uchiha. Seduto dall'altro lato con le mani sui braccioli, indosso un kimono nero non troppo dissimile dal proprio se non per un taglio più maschile. Due gocce d'acqua. A distinguerli, solamente il genere. Persino l'età, un tempo così distinta è ora relativa: Hanabi è cresciuta, maturata rispetto alla bambina che era, mentre lui… oh, lui risulterebbe sempre lo stesso, scarso sulla trentina, coetaneo a lei. Identici. Come allora. Come sempre. Bello da mozzare il fiato e perennemente ammantato di quel suo fascino malevolo ed aggressivo, strafottente ed egoista <[ Stavi facendo un discorso così interessante... ]> si smuovono le di lui labbra schiudendosi in quel lasciar che sia un'orchestra oscura capace di suonar solo le note più tenebrose e distorte che si possano immaginare. Hanabi sembra incapace di muoversi. Tesa, immobile, ogni muscolo che sembra caricarsi per una furia incontrollata < OSI ANCORA PARLARMI > il tono è rauco, il ringhio di una bestia fuori controllo, l’esatto opposto di quello di suo fratello, cosi malizioso e demoniaco. Con un movimento ipnotico Sasuke scosta la schiena dalla propria sedia che pare un trono tanto quanto quella di lei, andando a puntare i gomiti sul tavolo per poi intersecare le dita a crear un ponte dove andrebbe posandosi il viso, il mento sostenuto e puntato tra le nocche, i corvini che danzano appena ai lati del viso affusolato e quella stramaledetta espressione da predatore per nulla paziente. Famelico. Il lato che mai sarebbe dovuto esistere tra due fratelli, quello più presente, che ha avuto ben più tempo per svilupparsi e causare tutta quella serie di... per lui sfiziosi eventi e simili. A quel movimento, lei parte. Si alza di scatto, la sedia a cadere alle proprie spalle, mentre le gambe inizierebbero a caricarsi in uno scatto furioso, incurante di qualsiasi cosa possa intralciare il proprio scatto verso di lui. Come sempre. Come ogni volta. E come ogni volta, suo fratello la conosce bene. Troppo bene. Conosce l'animo ardente di lei che brucia tanto quanto il suo < !!!!!!!!! > All’improvviso attorno ai polsi di Hanabi andrebbero stringendosi delle manette, mezzelune d'acciaio freddo larghe e relativamente spesse che vano scattando dallo stesso legno intarsiato del tavolo, serrandole i polsi. Lo scatto pronto a partire viene bloccato in un’improvviso strattone < NGH- > le braccia tese tentano di liberarsi, le mani a sbiancare <[ Continua, ti prego. ]> la esorta lui con quel tono che non ha nulla da pregare, anzi. Un ordine piuttosto. <è Ah, non farci caso, è la forza dell'abitudine. ]> un cenno di una mano che si libera dal sorreggere il diabolico viso di lui, viso che si solleva leggermente in quell’espressione vagamente maliziosa tornando poi a fissarla con quegli occhi profondi come un pozzo di petrolio, alludendo alle crudeli abitudini a cui solamente loro, nel loro rapporto, possono alludere. Uno strattone, un altro. I polsi a segnarsi da quei movimenti convulsi. Vuole ucciderlo. Vuole farlo a pezzi. Ma come sempre, come allora, non riesce. Come allora, è impotente. Uno, due secondi di silenzio. Il viso che dopo essere stato abbassato per qualche secondo, torna a sollevarsi lentamente < … Cosa c’è? > i bei lineamenti intervallati dalle lunghe ciocche ribelli < Ora hai paura di me? > solleva il mento, la rabbia che cede il posto ad una delirante calma tinta di superbia < … Temi forse ciò che sono diventata, Sasuke? > il busto a sporgersi in avanti su quel tavolo, le mani ancora costrette. E improvvisamente, le labbra sottili si tenderebbero in un sorriso. Un sorriso insano, degenerato. Un sorriso privo di felicità e pregno di arroganza. È lei? Si, è lei. Una lei ancora sconosciuta.

01:53 Hanabi:
  [Letto | Sogno] Sasuke la osserva, quel suo sguardo morboso non si distoglie mai dal di lei viso, quasi estasiato dal vederla contorcersi e divincolarsi, un piacere malsano, sadico nel vederla dannarsi sotto al proprio volere <[ Osare? Per quanto lo abbiamo scoperto tardi… Abbiamo lo stesso sangue, quindi sto semplicemente parlando con la mia Sorellina. ]> una sentenza a rintoccare nella Pura. Un marchio indelebile. Passa da un nome ad un altro, da un'etichetta ad un'altra in quel lasciar che il viso si contorca in un che di avido. Sasuke abbassa lo sguardo, afferra un paio di posate che tintinnano appena tra di loro per poi iniziare a tagliare un pezzo di carne perdendosi nel proprio gesto lasciando che le nere abbandonino per brevi istanti Hanabi dall'altro lato de tavolo. Ma le parole di Hanabi lo raggiungono, portandolo a bloccarsi nel movimento quando lei andrebbe ad insinuare del timore < [ ... ]> scalfendo qualcosa in quell'animo squilibrato che è capace di infiammarsi per ben poco, di ardere con violenza tanto quanto quello della sorella. Risolleva lo sguardo, le posate vengono lasciate e cadono con un clangore metallico e di ceramica allo stesso tempo che riecheggia nella stanza. Hanabi estende il ghigno, i dentini acuminati a venir scoperti maggiormente < … Preso. > un sibilo, una constatazione nell’averlo colpito nonostante le mani legate. Sasuke svanisce, fiamme nere come quelle dell'Amaterasu ad avvolgerlo in scorci di un'immagine che all’improvviso le ricompare di fianco nella sua interezza con quello stesso effetto con il quale era svanito. Un crepitio di fiamme divine ed eccolo accanto a lei, con un braccio poggiato lungo lo schienale della sedia e l'altra mano sul fianco, chino in avanti per raggiungere il suo orecchio <[ In realtà... Mi piace. ]> mormora lui. Lei scatta con la testa a tentare di colpirlo sul setto nasale, violenta e imprevedibile ma come sempre lui sembra leggerle nella mente. Conosce Hanabi, la conosce troppo. Prima che ella possa colpirlo eccolo apparire dall'altro lato, al suo fianco, poggiato al tavolo con le braccia conserte come se fosse lì a svolgere una blanda lezione. Il viso di Hanabi scatta, individuandolo velocemente dopo un veloce spostamento oculare. Lo osserva di sbieco, lo sguardo tagliato dalle selvagge ciocche corvine. Lui, mal cela quel risultar come elettrizzato al suo fianco, attratto in quel bramare il di lei viso, la rabbia, l'astio, l'amore e l'odio che li ha sempre legati <[ Sei sulla buona strada, hai quasi raggiunto il tuo Fratellone. ]> sottolinea l'ultima parola con il tono che va a farsi sempre più truculento e sbagliato, suadente ma allo stesso tempo velenoso e mefistofelico <[ Sono - quasi - fiero di te. ]> un velato senso di supremazia, un ostentare di essere comunque più forte di lei. Le labbra di Hanabi si schiudono in una lunga e muta pausa. Il respiro trema dalla rabbia, eppure su quel viso permane quell’espressione insolitamente calma e inquietante, un misto tra la superbia ed il disprezzo < /Quasi/ raggiunto? > scherno nel timbro ora di nuovo vellutato. Uno scatto, gli anelli che le costringevano le mani a svanire dal tavolo come solo in un sogno può avvenire, liberandola. È un’istante. Fulminea la destra che andrebbe a ghermire il di lui collo, sollevandolo per poi scaraventarlo in terra in un unico movimento mantenendo la presa, schiacciandolo quasi < Non sottovalutarmi Fratellone > ripete quel nomignolo facendolo proprio, quasi lo avesse involontariamente appreso o semplicemente sfruttato a proprio vantaggio. Lo sovrasta, la mano sinistra a posizionarsi accanto al volto del gemello < Mi hai insegnato tante cose, sai? > scavalca le sue gambe mettendosi a carponi su di lui, le ciocche corvine a ciondolare sul profilo affilato < Dovrei ringraziarti > il capo che viene abbassato verso quello di lui, la presa sul collo che non diminuisce, dominante.

19:33 Hanabi:
  [Sogno | Sala da pranzo del Kokukage] Lascia che lei scatti per finire dunque a terra lì di fianco al tavolo, disteso in quel tener le braccia appena sollevate poco sopra la testa, due angoli sghembi in quel voler giacere inerme per vedere cosa lei sia in grado di fare, quanto sia disposta a spingersi oltre in quel suo sentimento che vede ardere nei suoi occhi. Lei, ancora sopra di lui. Ferale, accucciata in una postura predatoria, le dita strette sul suo collo ed i visi pericolosamente vicini. Eppure, all’improvviso, lui ride. Quella risata che si contiene dallo scalare nella follia come tante altre volte in passato, vagamente più contenuta ma allo stesso tempo perversamente divertito da quella folle gemella. Lo sguardo di Hanabi a scurirsi, assottigliato. Le labbra a schiudersi in un silenzioso ringhio. Lo conosce quel suo ridere. Lo conosce troppo bene, quasi un terribile presagio. Ed infatti, dopo il di lei parlare ecco che gli occhi di Sasuke vanno a tingersi di un nero più fitto e di lembi cremisi; geometrie ben distinte e precise, uniche, che Hanabi può associare a ricordi atroci e perversi, incesti e crudeli, per quanto questo dipenda dai punti di vista dei due fratelli o forse più dal progredire di quel malsano rapporto, se non da entrambe le cose messe assieme. Il di lui Mangekyou Sharingan si risveglia scontrandosi nel di lei sguardo alla vorace ricerca di vederla quanto più simile a lui. Non vi è bisogno di illusioni in quel mondo onirico ignoto alla pura, è un semplice voler giocare ancora più intensamente in quello scambio di sguardi, finendo però allo stesso tempo per far sì che lui svanisca, ritrovandosi quindi accovacciato al suo fianco. Si regge sulle punte dei piedi, il kimono nero ad avvolgerlo in quel sembrar inchiostro riversato sul terreno, le braccia sono poggiate sulle ginocchia che puntano all'esterno <[Ma non ti ho insegnato a uccidere chi ami ]> il tono è infido, infame in quel volerla far soffrire sviando in maniera a lui congeniale in quel discorso < ?! > Ancora a carponi Hanabi scatta con viso verso la nuova posizione del fratello il sorriso a incrinarsi, congelato. E non ha il tempo di realizzare. Lentamente, il viso torna ad abbassarsi verso la precedente posizione del Fratello. Lo sguardo di Hanabi si svuota di qualsiasi sentimento. Gli occhi sgranati, le labbra schiuse. E sotto le sue mani ancora strette nella morsa, lui. Colui che l’ha fatta soffrire in maniera indicibile. Colui che ha portato più dolore che gioia in amore seppur non sia mai arrivato a raggiungere la crudeltà di Sasuke: tra le mani, il collo di Eiji. Quello intorno al quale le dita stingono con veemenza. Sotto il proprio corpo, ancora in posizione felina, quello della prima persona che sia mai riuscita ad amare, dopo la depravazione della relazione tra i due consanguinei. Il volto del principe spento e privo di vita, un rivolo di sangue a colargli lungo il viso < ..No.. > un sussurro, la voce incrinata quasi qualcosa la stesse strozzando < No, Eiji- > il panico ad estendersi in quei lineamenti identici al suo carnefice, una lacrima a rigarle il volto < EIJI. NO EIJI- > le mani che scattano ad afferrare il volto del Principe, le dita ad intrecciarsi tra i capelli del cadavere < NO TI PREGO- > urla, gli occhietti a serrarsi sconvolti da lacrime incessanti e violenti singhiozzi, i dentini digrignati in un dolore indicibile. China il viso, la fronte a poggiarsi su quella di Eiji. Sasuke, accanto a lei, con un ghigno bastardo sembra gioire di quella scena <[ Lui ti amava veramente, ma è stato consumato dall’odio. Ne so qualcosa, ma noi… eravamo di più. ]> lei e Sasuke erano sbagliati, contorti e perversi; un sentimento tra fratelli che non doveva aver diritto di nascere, ma dopotutto a voler essere romantici al cuor non si comanda, seppur di romantico non ci fu nulla dall'inizio. Solo costrizione, solo tortura, perversione e sottomissione. Il petto di Hanabi scosso dai singhiozzi, le lacrime improvvisamente a tingersi di un rosso cremisi <[Che disdetta.]> direbbe lui in quel lasciare che nella stanza risuoni il suono macabro del mille falchi di lei che trapassa il costato altrui, lasciando che la figura del Principe svanisca. Un tuono esterno a squarciare la penombra della stanza per un istante. Hanabi ancora a carponi, piccole gocce di sangue a ticchettare sul pavimento come rivoli dalle guance. Lentamente riapre gli occhi, il viso che viene ruotato verso Sasuke. Occhi che all’improvviso hanno lo stesso colore del sangue, decorati da disegni esagonali gemelli a quelli che crudeli la stanno guardando. Ma il mangekyou sharingan attivo, non sarà nulla rispetto allo sguardo della Pura. Uno sguardo distrutto, corrotto dal più profondo odio generato dal dolore. Uno sguardo sottile, degenerato seppure mortalmente lucido. Lo sguardo di chi ha perso la luce per sempre, volgendo verso una crudeltà razionale straziata dalla sofferenza causatagli.

20:29 Hanabi:
  [Sogno | Sala da pranzo del Kokukage] Ancora a carponi, ansima. Un ansimare lento, tremante, i dentini scoperti in una smorfia tra il pianto e l’odio. Sangue a gocciare dalle proprie guance. Deglutisce, vorrebbe dire qualcosa, ma le parole sembrano mancarle. Quasi il dire di lui le avesse tolto la voce. Ma quella stasi non dura che un attimo. Il corpo di Eiji, svanito, lascia il posto a quello del clone perfetto. A quello dell’ultima persona che è riuscita ad amare. Quello del ragazzo che stava per sposare, ma che il fato le ha sottratto senza pietà a lacerando per sempre le carni dell’anima già straziate dal proprio passato. Wooaki Uchiha. “L’Imperfetto” per Sasuke, che tanto si dava da fare per essere come lui senza ottenere nessuna particolare considerazione dal Puro <[ Poi c'è stato lui... Sei stata così debole Hanabi, ti voleva soltanto per quella sua mania di essere identico a me... Penosi. ]> Sasuke compare davanti a lei, ancora accovacciato sulle punte ma sopra alla testa di Wooaki. Lentamente, esausta, Hanabi torna a guardare in basso. Uno sguardo stanco, distrutto, di chi conosce il proprio destino ma ha paura di riconoscerlo, di chi è consapevole di cosa troverà e disperata si rassegna a guardare. La mano di Wooaki si protende verso di lei, le dita allargate che si posano sul proprio volto a smacchiarle il sangue da una guancia < Wooaki.. > bisbiglia, un singhiozzo mal trattenuto a romperle la voce. Il viso viene inclinato, un disperato contemplare il volto del Clone Perfetto < … Stai- > deglutisce, il viso che lento risale verso il Fratello, accovacciato sopra la testa di Wooaki <… Stai mentendo. TU MENTI- > ringhia, ma il dubbio come un gelido serpente si insinua in lei. La amava davvero? Riabbassa il viso sul Clone, il viso ad inclinarsi a cercare di gioire del contatto con la sua mano. Lo sguardo assorto, disperato, in cerca di risposte. Sasuke che con il viso adagiato sulla mano destra con la mancina stava indicando il Perfetto sotto di lui, interrompe quel gesto per muoverla in direzione del polso di Wooaki. Un ringhio sommesso che accompagna il non risultare del tutto composto <[ E non la toccare. ]> minaccia in quella gelosia morbosa che contraddistingueva il loro rapporto nel mentre che forza via quella mano, che abbandona il viso di Hanabi. Il contatto termina, la figura di Wooaki scompare. Hanabi è inerme, incapace ormai di reagire, incapace di mettere a fuoco la variazione dell’ambiente, incapace di vedere nulla. Gli occhi sono vuoti, velati, distanti. La mano di Sasuke la raggiunge, le dita a sollevarle viso afferrandole il mento con un misto tra dolcezza ed irruenza, e lei, vuota, si lascia guidare <[ Ti voglio più forte Sorellina, metti veramente a frutto i miei insegnamenti. ]> gli occhi gemelli in quel motivo maledetto a fondersi, incontrandosi. Il di lui tono è suadente quanto allo stesso tempo diabolico <[ Odia, distruggi, uccidi, lasciati andare, sii onesta con te stessa... ]> si solleva portando le braccia ad aprirsi appena in una via di mezzo tra l'elargire e l'aspettare una sorta di abbraccio, risultando allo stesso tempo come nel mezzo di un gesto che ha da far intendere che non ci sarebbe altro da fare, che è l'unica cosa da fare, se ha intenzione di sopportare quello che la aspetta <[ Accettami. ]> il tono è solenne ed imperativo, ma allo stesso suona come un dolce invito ad accettare quella sé stessa che ha sempre soppresso, quell’avvicinarsi a lui, quell’emularlo fino a superarlo un giorno. Come un fantasma Hanabi imita i movimenti del Fratello, come uno specchio con qualche secondo di ritardo. In piedi, davanti a lui, le braccia abbandonate lungo i fianchi. Uno, due secondi di silenzio. Il mento alto, il viso distrutto, le labbra schiuse. Cosa può fare? Cos’altro può fare per evitarlo? Nulla. Non può fare nulla. E la verità, come aceto su una truculenta ferita, incide la sua sentenza: “Ha ragione”. Gli occhi maledetti a incontrare di nuovo quelli del fratello, dinnanzi a lei, a braccia aperte. Dunque, con una lentezza surreale, in secondi dilatati dallo scandirsi del destino, muove un passo in avanti; il corpo ad aderire contro quello di Sasuke, le mani a scivolare sui suoi fianchi cingendolo in un abbraccio debole e sconfortato, una ricerca di rifugiarsi. Per la prima volta, i due corpi si incontrano per volere di lei. Per la prima volta, il viso di Hanabi va a poggiarsi stancamente sulla spalla di suo Fratello in quella disparità di altezza. Per la prima volta, Hanabi, accetta.

23:10 Hanabi:
  [Tenda | Letto] Sasuke è lì, come un macabro spettatore del progressivo rompersi di Hanabi, quel progressivo infrangersi di quell’animo di fuoco in pezzi sconnessi fino al totale cedimento. Un ghigno a decretare quel suo aver vinto la battaglia, almeno questa volta. Non muove un muscolo nell’attendere l'avvicinarsi della sorella, come se fosse andato tutto secondo i piani di quella riproduzione onirica del fratello, di quel macabro giocare del subconscio che avrebbe portato infine a quell'abbraccio <[ Oh.. ]> è un velato vocalizzo di composta sorpresa quella di lui, il quale si sarebbe aspettato un qualche scambio di frasi pungenti con la sorella, ma Hanabi è esausta e straziata dal dolore. Ed infatti, lei, che mai ha saputo tacere. Lei, che non si è mai arresa a nulla, nemmeno alla prospettiva della morte, ora non è in grado di reagire. Non è in grado di rispondere a quella voce che crudele ha esternato ciò che la sua anima si ostinava a far tacere. Lui ha ragione, ha ragione su tutto. Sasuke, come un angelo oscuro, accompagna l'abbraccio dopo aver incrociato lo sguardo infranto di Hanabi, una mano attorno alla vita e l'altra che si porta dietro alla di lei testa; le dita ad affondare appena tra le chiome nero pece distintive che li accomunano <[ So che ti hanno fatto del male, Hanabi. ]> sussurra, quel nome pronunciato con uno strano tono, a metà tra il possessivo e l'affettuoso mentre quella stessa mano immersa tra i capelli sciolti della Pura va ad assecondare la testolina di lei sulla propria spalla < Lo hanno fatto > fa eco lei, vuota, soggiogata completamente alle di lui parole < Li odio... tutti > cessa in lei qualsiasi resistenza. La voce di lui si va a fare più melliflua, gelida, diabolicamente invitante come prima <[ Ma tu hai la forza per diventare più forte, grazie a questo dolore. ]> gli rivela quella verità proseguendo con quel tono crudele e mieloso allo stesso tempo, scostando la mano dal crine della sorella per andare a prenderle con un filo di gentilezza in più del solito il viso. Hanabi si lascia prendere, si lascia guidare dalla di lui volontà. Gli occhi ancora tinti di quel motivo cremisi maledetto che si posano vuoti sulle di lui labbra < Io… diventerò forte. Sfrutterò questo dolore. Li sfrutterò tutti. > e mentre parla lo sguardo di lei sale verso gli occhi di lui. Egli la cerca, posa una mano sotto al mento di lei per riversare nei suoi occhi uno sguardo sottile, che brucia come le fiamme nere e fende come la lama più affilata di sempre, un'oscura lama irresistibile <[ Tu.. Hai me. ]> tre brevi parole vengono scandite dalle suadenti labbra di lui, brevi pause che andrebbero a sottolineare la drammaticità di quel teatrale e fondamentale momento, pittoresco quasi in quel sembrar almeno per una volta, l'accenno di un “vero” fratello maggiore. Hanabi è lì, immobile in quell’abbraccio < ... Io… > le labbra di lei ad incurvarsi impercettibilmente in un sorrisino disperato < … ho te. > le loro menti si allineano, le loro voci un eco l’una dell’altra. Quasi le volontà divenissero una. Sasuke emana un lieve sospiro, andando poi a scostarsi appena più indietro a non voler sciogliere l'abbraccio, portandosi tuttavia quei pochi centimetri più indietro anticipando un imminente distacco. La mancina di lui a tener distese soltanto indice e medio, poco più avanti delle altre in quel voler andar a darle un buffetto gentile, un tocco che sa di affettuoso, un gesto ben preciso che qualcun'altro faceva a lui e che non ha mai potuto farlo a lei. Lo stesso gesto che Itachi ha più volte donato ad entrambi, seppur in momenti differenti. <[ Diventa più forte, Sorellina, se avrai bisogno di me io ci sarò sempre. ]> lì dentro, in quella sua coscienza, in quel piano astratto nel quale potrà permettersi di alimentare la fiamma dell'odio che in lei arde, quello stesso odio che lui stesso decanta. Lei si lascia toccare, chiude gli occhi < Tu… Ci sarai sempre > assapora quelle parole, quasi un conforto in tutto quel dolore. Ed improvvisamente l'immagine di lui diventa un misto di nebbia e sabbia scura, vien sollevata da una brezza, strappata via dall’abbraccio di Hanabi. E Hanabi resta lì, ad occhi chiusi, le braccia ancora protese in quell’abbraccio che vanno ad allargarsi leggermente. Ma quel vento intangibile all’improvviso soffia in direzione contraria. La investe, si scontra con la figura della Pura ormai rimasta sola; le labbra si schiudono, inspirando come chi riprende finalmente aria lasciando che quella coltre si insinui in lei, si fonda con lei, la inebri completamente in quel mescolarsi fino ad unificarsi. Ed è così piacevole. Così bello. Confortante. Cosi… <{ Hanabi }> una voce lontana ripete il suo nome <{Hanabi!}> chi è che la disturba? Chi usa interrompere quel momento? <{HANABI!}> Gli occhi della Pura si aprono all’improvviso: la stanza svanisce, dinnanzi a lei la tenue luce di una lampada. La tenda. Ekazu davanti a lei, il contatto delle sue mani dopo averla scossa. La realtà. L’accampamento. < …! > trasale ansimando, il volto imperlato di sudore, i capelli scompigliati, il sangue incrostato sulle proprie guance, ormai secco, a tirarle la pelle. Ed eccola, rapida, la consapevolezza. Un conato improvviso, una mano a portarsi davanti la bocca. Ansima, il respiro che si accorcia velocemente. Un altro conato, il busto a sporgersi oltre il letto per rigettare. Tossisce, il panico a salire in lei. Era “solo” un sogno. {//END}

Hanabi dopo vari eventi che l'hanno portata a piccoli cedimenti di coscienza si addormenta sognando la figura del Fratello nella sala da pranzo del Kokukage, teatro di crudeltà innominabili nel loro passato.
Durante il sogno, la Pura si scontra con il Sasuke presente in lei. Viene costretta a rivivere i più grandi traumi del suo passato, da Eiji a Wooaki, e per la prima volta la volontà di Hanabi crolla, cedendo all'influenza di Sasuke.

N.B. Prima delle giocate che porteranno ad un'importantissima transizione nel carattere di Hanabi. Giocata essenziale per l'evoluzione del personaggio.